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Vv ‘Unde et quo Catiust” ‘non est mihi tempus, aventi ‘ponere signa novis pracceptis, qualia vincent, Pythagoran Anytique reum doctumque Platons.. ‘peceatum fateor, cum te sic tempore laevo interpellarim; sed des veniam bonus, oro. quodsi interciderit tibi mune aliquid, repetes mox, sive est naturae hoc sive artis, mirus utroque.’ ‘quin id erat curae, quo pacto cuncta tenerem utpote res tenuis, tenui sermone peractas.’” ‘ede hominis nomen, simul et, Romanus an hospes.” ‘ipsa memor praecepta canam, celabitur auctor. longa quibus facies ovis erit, illa memento, ut suei melioris et ut magie alba rotundis, 268 SATIRA QUARTA ‘oRazio Da dove viene, dove va il nostro Cazio? cazio Non ho tempo, mi preme fissare dei segni! per ei nuovi precetti tali da superare Pitagora, Taccusato di Anito! e il dotto Platone. ‘onaz10 Confesso la mia colpa, d'averti interrotto in un momento cosi inopportuno; ma abbi la bonta di scusarmi, ti prego. Che se qualcosa adesso ti sar sfuggita di mente, in un attimo la ritroverai: sia questo un dono di natura 0 di urfarte, tu sei, in ogni caso, un portento. ‘cazio Ma proprio di questo mi davo pensiero, in che ‘modo potessi tenere a mente ogni cosa, visto che é una ma- teria minuta ed é svolta in un minuto linguaggio. ‘onazio Fuori il nome di quest'uomo e, insieme, se sia romano o straniero cazio I precetti si, memore, io li canterd, ma resterd celato lautore. Le uova di forma allungata, siccome il loro gusto & migliore e il bianco é pit bianco di quelle rotonde, quelle ricorda di mettere in tavola: e il loro guscio, difatti, ' Secondo Porfrione, Cazio sta corendo a metre per isritto 1 nuo- vi precetti, Pid probabilmente st allude a un procedimento di mnemo- teenie, consistente nelfassocare ogni singolo pensiero a un oggetto materiale, la cui vista basteri pot richiamarlo alla mente, "Soerate, di cui Anito fu Taccusatore pid accanito. Orazio ricorre @ questa peifrasi perché Séerités non entra nell'sametro 269 ponere: namque marem cohibent callosa vitellum. cole suburbano qui siccis crevit in agris, dulcior: inriguo nihil est elutius horto. si vespertinus subito te oppresserit hospes, ne gallina malum responset dura palato, doctus eris vivam mixto merearo Falerno: hoo tencram faciet. pratensibus optima fungis natura est; aliis male ereditur. ille salubris estates peraget, qui nigris prandia moris finiet, ante gravem quse Iegerit arbore solem. Aufidins forti miscobat mella Falerno: mendose, quoniam vacuis conmittere venis nil nisi lene decet: leni praecordia mulso prolueris melius. si dura morabitur alvus, mitulus et viles pellent obstantia conchae et lapathi brevis herba, sed albo non sine Coo. Jubrica nascentes inplent conchylia lunae; 270 contiene un tuorlo maschio.* I eavolo cresciuto in un terre- no secco € pid saporito di quello dell’orto suburbano: non 7 niente di pit insipido di un orto ben irrigato.‘ Se un o- spite ti piomba addosso allmprovviso, verso sera, perché Ja gallina non risulti coriacea e non opponga una fastidiosa resistenza al palato, avrai Vaccortezza di tenerla immersa viva nel Falerno® allungato: cid la rendera tenera. I funghi prataioli sono quelli di qualita migliore, di altri non & bene fidarsi. Passera in buona salute estate colui che termine- 74 il pranzo con delle more nere, che avra raccolto della pianta prima che il sole si faccia violento. Aufidio mescola- va il miele col robusto Falerno:* errore! perché nelle vene vuote é opportuno non metterci altro che bevande legge- re:? sara dunque meglio se tinnaffierai le viscere di mulso leggero. Se l'intestino sara duro e pigro, i mitili,e le econo- riche conchiglie rimuoveranno Vostacolo e anche lerba minuta del lapato* e, perché no, vino bianco di Cos.” La *Considerato pid pregiato di quello femmina. Il tuoto deluove vie ne confuso con il germe. Che le uova allungate contenessero un germe di rmaschio, le uova rotonde un germe di femmina @ pregiudiio diffuso rellantichité, testimoniato pid vote in sritti tenico-cientifel. Oppo- sta Topinione di Aristotle. Cazio comineia ab ovo (dalla pietanza cio’ che eptiva, come antipato, a serie delle portate “‘Liabbondenza di soqua favorisce certo la crescita rigogioea delle ‘verde, ma i loro saporeé pid intenso se il terreno & ascitto (et. Pl nio, Nat. Hist. XIX 198) ‘Vedi la nota a I 5, 37. La congottura di Bentley must, in luogo dt ‘isto del codic, @ intelgente ma non necesseria, Le gallina andava amnegata invece che egozzata ‘Per cttenere l mulio, bevande di largo uso presso i Romani, Lari cstta di Aufdio (forse M. Aufidio Lurcone, quell che, secondo una no- tin di Plino, intraprese per primo Tallevamento del pavoni) & inveoe approvata da Plinio (Net. Hist. XXII 53), * Venae designano qui probablmente non lo stomaeo, me, in acezi- ze propria, le vene: gli antichi eredevano che i vino, come il cibo, avesse lurinluenza diretta sulla czcalasione del sangue "Unlerbs con fori axuaze, radii picolssime (umex acetoela. 5 vino bianco delsola egea veniva mescolato eon soqua marina aun ottimo lassativ, am sed non omne mare est. generosae fertile testae: murleo Baiano melior Lucrina peloris, costrea Circeis, Miseno oriuntur echini, pectinibus patulis iactat se molle Tarentum. nee sibi conarum quivis tomore arrogot artom, non prits exacta tenui ratione saporum, neo satis est cara piscis averrere mensa ignarum, quibus est ius aptius et quibus assis Janguidus in cubitum iam se conviva reponet. ‘Umber t iligna nutritus glande rotundas curvat aper lances earnom vitantis inertem; nam Laurens malus est, ulvis et harundine pinguis, ‘vines submittit eapreas non semper edulis, fecundae leporis sapiens sectabitur armos. piseibus atque avibus quae natura et foret actas, luna nuova fa pieni i viscid frutti di mare; ma non tutti i ‘mari sono ricchi di crostacei di qualita: la peloride del Lu- crino é migliore del murice di Baia, al Circeo nascono le o- striche, a Miseno i ricci di mare", i larghi pettini sono van- to della voluttuosa Taranto." E non si attribuisca uno qualunque, avventatamente, arte del cenar bene, senza aver prima investigato a fondo la scienza sottile dei sapori. E non basta spazzar via a prezzo salato i pesci dal bancone, quando poi non si sap ppia a quali pid convenga la salsa e quali invece, arrostiti, fan si che il convitato gid fiacco si rimetta sul gomito."* Il cinghiale dell'Umbria, nutrito di ghiande di leccio, fa pie- gare i rotondi vassoi di chi non ama carne flaccida", quello di Laurento'" @ cattivo infatti, ingrassato com’? di erbe pa- lustri e di canne. Il vigneto ci da caprioli non sempre buoni da mangiare."* Della lepre che ha gia figliato l'intenditore cerchera la spalla. Di pesci ed uccelli quali fossero le carat- "La peloide 2 unestricagigante; il murice un molluso con il guscio fa spirale spinoso, da cui si estraeva anche la porpora. Baia era un'a ‘esa citadina sulla costa cempana, sinomata per le sue belleze na. tuteli per le sorgenttermali, logo di vileggistura alla moda; ad esa ferano contigui i Igo Lucrino (Veocellenza delle cui ostrche era prover biale) © promontorio di Miseno. Il promontorio del Cireo (rinomato lanch’eseo per le ostriche) & invace un po' pit a Nord, nel basso Lazo. ‘Alt intend patulus come edalla larga apertura, pensando alle vale dischiuse del crostaceo, Taranto, cittd grees, anche altrove in Orazio & il luogo ideale della quiete Hlassata, della vita piacevole « distor. "1 Romani mangiavano sdraiati su divani, appogsiandos! sul gomito sinisto, Il consitato gid sezo si laseia cadere svoglatamente sul cus: ho: per far a che eappogsi di nuovo sul gomito bisogaa vsveglame Teppetito com una pietana pactenlarmente gustosa, "Perché eervitointero a tavola: queste moda fu introdotta a Roma, in eta sillane, da P. Serio Rulo, padre del tribuno autor dels legge fgraria nell'enno del consolato di Cierone (63 a.C.). Anche altrove 0. Tazioriorda i cinghial dlle region! montagnose della penisola (Mari 2, Lucania) “Citta del Lazio, in une regione paludosa lungo la costa trrenica, fra Osta ¢ Lavinio. “SPerché { pampini di cui si nutrivano potevano dare alla carne un 213 ante meum nulli patuit quaesite palatum. sunt quorum ingenium nova tantum crustula promit, nequaquam satis in re una consumere curam, ut siquis solum hoc, mala ne sint vina, laboret, quali perfundat piscis securus olivo. ‘Massica si caelo suppones vina sereno, nocturne siquid crassi est tenuabitur aura et decodet odor nervis inimicus; at ills, integrum perdunt lino vitiata seporem. Surrentina vafer qui miscet faece Falorna vina, columbino limum bene colligit ovo, quatenus ima petit volvens aliena vitellus. tostis marcentem squillis recreabis et Afra potorem coclea; nam lactucs innatat acri post vinum stomacho; pena magis ot magis hillis flagitat inmorsus refici, quin omnia malit ‘quaecumque inmundis fervent allate popinis. cst operas protium duplicis pernoscere iuris naturam. simplex ¢ dulci constat olivo, quod pingui miscere mero muriaque decebit teristiche e Veta giusta non si @ rivelato all'indagine di nes sun altro palato, prima che al mio. C’8 gente, il cui ingegno non escogita altro che nuovi pasticcini. Ma non é per nien- te abbastanza consumare in una cosa soltanto il proprio impegno, come uno che si dia pensiero solamente di que- sto, che i vini non siano cattivi, senza curarsi della qualita delfolio che versa sui pesci. Se esporrai sotto il cielo sereno i vini Massici,"* la brez- za della notte li depurera, se ce n’é, della feccia e svanira Paroma che & nemico dei nervi; ma quegli stessi vini, filtra- ti col lino, si guastano e perdono la pienezza del loro sapo- re.!" L’uomo aecorto, che mescola il vino di Sorrento con della feccia di vino Falerno,'* opportunamente poi racco- alie le impurita con un uovo di piccione, perché, nell'anda- re verso il fondo, il tuorlo trascina con sé i corpi estranei."® Il bevitore ormai fradicio lo ristorerai con gamberetti arro- stiti e ostriche afticane: dopo il vino, infatti, I lattuga na- ga nello stomaco e produce acidita;®' con del prosciutto, meglio ancora, con delle salsicce lo stomaco chiede d'essere stuzzicato e rimesso in sesto e anzi preferirebbe tutte le pietanze che vengono portate bollenti dalle sudice bettole. ‘Val la pena conoscere a fondo le caratteristiche della salsa doppia. Quella semplice @ fatta di olio dolce, che sara op- ortuno mescolare con vino grosso e salamoia, di quella del ‘spore amaro, Leapriall non erano rar: i Roman li custoivano, in par cc appost, come le lpr, i ceri, i cingbiai, Il monte Massico, vcino a Sinvesea, fra Lazio ¢ Campania: con twada rinomata per il vino a filratura atraverso un sacco di lino era uno dei proceimenti consueti per i vini troppo fortie gross. Questa sistema @ eiticato da Cazio per Is buona ragione (confermeta dai vitioltori modern) che r- vina il bouquet. Eg, perio, consilia di limiter allalto procedimen to (anch'esso usuale) di esporre il vino alaria aperta "Si aggiunge la feecia essiccta di vino robusta al vino troppo legge- ‘, per dargi pit vigor. "Anche questo @ un procedimento coneueto, nor ogg in uso; ma si ‘adopera soltanto il bianco e non il rosso dell wow. La Iattuga nel costume pil antico terminava la cena. Al tempo di Orazio Tordine fu invertito e si comincid a mangiarneall'nizio. Cecio critica appunto Tuso antco per ragioni eupeptich. ‘non alia quam qua Byzantia putuit orca, hhoo ubi confusum sectis inferbuit herbis Coryciogue croco sparsum stetit, insuper addes preisa Venafranae quod baca remisit olivas. Picenis cedunt pomis Tiburtia suco: » nam facio praestant, venucula convenit olli rectius Albanam fumo duraveris uvam. hhane ego cum malis, ego faecem primus et allec, primus et invenior piper album cum sale nigro incretum puris circumposuisse catillis. s inmane ect vitium dare milia terna macello angustoque vagos piscis urgero catino. ‘magna movet stomacho fastidie, seu puer unctis 276 cui odore siimpregnano le giare di Bisanzio.”" Questa sal- sa, quando Pavrai unita a un tritello di erbe, fatta bolli- re, ¢ poi, cosparsa di zafferano di Corico™, Pavrai lasciata riposare, ci aggiungerai ancora Volio spremuto dai frutti dellolivo di Venafro.® La frutta di Tivoli é inferiore a quella del Piceno,® per sapore; per aspetto, infatti, la supera. L’uva venucula 8 a- datta a conservarsi nei vasi, mentre quella di Albano sara meglio tu la faccia essiccare al fumo.® Quest’uva risulta che per primo io ho servita tutt’intomo in tavola insieme alle mele, io per primo posatura di vino con allee, io ancora per primo, in linde seodelle, pepe bianco passato al setac- io insieme a sale nero.” E una manchevolezza imperdonabile dar via al mercato tremila sesterzi e poi costringere in un vassoio angusto i pesci errabondi; e grande disgusto cagiona allo stomaco, *Bisantio era un contro di pesca del tonno, che veniva marinato ed ‘esportate in grand ¢ paneiuti vasi argilla(oreze). Le muria era une ‘alamoia per Ia conservazioe, formats con le viscee e il sangue del *Corico & il nome duns tt della Cilicia (regione costers dell’ Asia Minore, fra Panflia e Siria) e del promontorio ad essa contiguo, ove tresova lo zatferano pit rinomato, * Monte e citta della Campania alla cul contrada si assegnava lpr mato nella qualité della produzione cleazia, "Vedi neta a Ha, 272 Venucala indica una varietd di uva, non la zona di origine (ma non ® eseluso che il nome, come spesto accade, sia da collegare aun toponi- mo). Anche Plinio ne conferma Ia vocazione alle conserve. La olla & un vaso di terracotta, Liovae il vino di Albano erano fra i pil famos Le invenzion! di cui Cazio va fero sembrano consistere nel'aver aceoppiato cibi e condimenti diversi, servendoli in tavla, in manior che ciascun convitato poteste servirsene a piacere, La feccia del vino, ftsiceatae tritata, serviva da condimento, Lae é eid che, nella prepa razione del garum (cr. IL 8, 46), esta delle interiora dei peset macerati in slamoia:lasciato anch'eeso ensiceare e titato, veniva usato per con- dle. Il pepe bianco & pid mite di quello nero. Il sle nero @ forse quello e- stzatto dal carbone di legna, di cul parla Plinio (oppure & sale meseolato fem lire spezie): la trovata @ anche nel rovesciare i eoori consueti In- ‘retum viene inteso da altsi come enon staccato, quindi wgrosso 217 tractavit calicom manibus, dum furta ligurrit, sive gravis veteri creterrae limus adhaesit. ‘vilibus in scopis, in mappis, in scobe quantus consistit sumptus? neglectis flagitium ingens. ten lapides varios lutulenta radore palma et Tyrias dare circum inlota toralia vestis, oblitum, quanto curam sumptumque minorem hace habeant, tanto reprehendi iustius ills, quae nisi divitibus nequount contingere mensis ?” ‘docte Cati, per amicitiam divosque rogatus ducere me auditum, perges quocumque, memento. nam quamvis memori referas mihi pectore cuncta, non tamen interpres tantundem iuveris. ade voltum habitumque hominis, quem tu vidisse beatus non magni pendis, quia contigit; at mihi cura non mediocris inest, fontis ut adire remotos atque haurire queam vitae praecepta beats 278 se Io schiavo ha toccato il calice con le mani unte del boeco: ne assaggiato di nascosto o se uno sgradevole sedimento si @ inerostato su un cratere antico. Scope da pochi soldi, strofinacci, segatura: che grande spesa sara? Non curarse ne invece é vergogna grande. Ma devi proprio spazzare le variegate pietruzze con foglie di palma fangose®” e avvol- gere con stoffe di Tiro la tappezzeria non lavata del tuo di- vvano,® senza pensare che cose del genere, quanto minore la spesa e I'impegno che richiedono, tanto pit! giustamente sono oggetto di rimprovero, rispetto a quelle che possono permettersi i ricchi soltanto? onazio Dotto Cazio, per la nostra amicizia e per gli dei, te ne prego, ricorda di condurre anche me alla lezione, dovunque si trovi il posto in cui vai. Infatti, sebbene con ‘memore cuore tu mi riferisca ogni cosa, non puoi, da por tavoce, darmi altrettanto giovamento.” Aggiungi poi volto, il gesto del maestro: case che averle viste non ti pare gran che, perché questa ventura a te é capitata; io invece sento in me un’ansia non lieve di poter avvicinare le remo- te sorgenti e attingere i precetti della vita felice. * Sparzare i preziosi mosaict det pavimenti con ramazze di palma sporche di fango. I tale & Ia stoffa di cul era rivestito il materasso (torus) dei diva: ni del tricinio (sala da pranzo). Su ai eso venivano distese sovracco- perce imprescsite da rieami o da porpors. Altri intende allinverso: Ia Soffe purpurea sarebbe la tapperzeria prezioss, seu i stende come protezione una sovraceoperts pid ordinaria, *Orazio fingo di credere allesstenza del mereviliowo maestro, da ci Cazio avrebbe appreso precetti tanto sag Ripresa parodica di Lucrezio 1 927s, (= IV 2 a). 279

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