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del sac. dott.

Luigi Villa

MARTIN LUTERO
omicida e suicida

Editrice Civiltà - Brescia


«Io non ammetto
che la mia dottrina possa
essere giudicata da alcuno,
neanche dagli Angeli.
Chi non riceve la mia dottrina
non può giungere
alla salvezza».
(Martin Lutero, Weim., X, P. II, 107, 8-11)

OPERAIE DI MARIA IMMACOLATA- Editrice Civiltà - Brescia


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Martin Lutero
omicida e suicida
del sac. dott. Luigi Villa

Q
uindi si potrebbe dire che l’anno dopo, la scuola di S. Giorgio,
Lutero è all’inferno! Ed ec- ad Eisenach. All’età di 18 anni en-
cone i motivi principali: trava all’università di Erfurt per
egli fu “omicida”, ed è per questo studiarvi filosofia e diritto. Era
che Lutero dovette rifugiarsi in un l’anno 1501. Nel 1505 era già “Ma-
convento, come vedremo più avan- gister Artium”, ossia Dottore in Fi-
ti; e morì “suicida”, dopo una en- losofia. Nello stesso anno, a mag-
nesima orgia serale! gio, iniziava lo studio del Diritto,
Ma prima tratteggiamo, in breve, la ma vi durò solo per sei settimane,
sua vita. circa!
Lutero nacque a Eisleben, in Sasso- Ora passiamo a quella sua “entrata
nia, il 10 novembre 1483. Era figlio in religione”, il 2 luglio 1505, che
di un minatore. La famiglia si tra- avvenne «non tanto perché attrat-
sferì a Mansfeld, la città dei mina- to, quanto trascinato»! (“non tam
tori, sei mesi dopo la sua nascita. tractus quam raptus”); e questo
Qui, Martino vi trascorse i suoi pri- non per un trauma dovuto a un
mi 14 anni frequentando le scuole violentissimo uragano, vicino a
private locali. In seguito frequen- Stotternheim, in cui sarebbe man-
terà, per un anno, la scuola capito- cato poco che non vi perisse1, ma
lare dei canonici, in Magdeburgo e, perché…

1 Lutero stesso lo fece credere quando riferiva a una grave ferita di spada che
disse che la sua entrata in convento «fu si sarebbe fatto mentre era in cammino,
involontaria, per la paura di una mor- con un suo compagno, nelle vicinanze
te subitanea» (Cfr. Wa W 8, 573, 31). di Erfurt. Sarebbe certamente morto se
Da notare, però, che Lutero parlò di un medico non avesse curata la ferita in
”paura della morte” anche quando si tempo!

3
Qui, ci mettiamo sulle orme del
giurista Dietrich Emme che, nel
1983, pubblicò un suo libro dal tito-
lo: “Martin Luther, Seine Jugend
und Studienzeit 1483-1505. Eine
dokumentarische Darstelleng” (=
Martin Lutero: La giovinezza e gli
anni di studio dal 1483 al 1505.
Bonn 1983, Dm 69)2.


MARTIN LUTERO
“OMICIDA”

Ebbene, in quel suo libro, il dott.


Dietrich Emme afferma che Lutero
entrò in convento solo per non ca-
dere sotto gravi sanzioni giuridi-
che, che gli sarebbero incorse do-
po che egli avrebbe ucciso, in
duello, un suo collega di studi.
L’Autore del libro su indicato così
descrive il “fatto” che noi, qui, sun-
teggiamo: Lutero - scrive - non si
ferì da solo, ma perché si era battu- Qui, bisogna sapere che gli studen-
to in duello con quel compagno. ti già graduati - a partire dal “Ba-
Allora, Lutero era “Bacelliere” del- cellierato” - avevano il diritto di
la facoltà di Filosofia. In seguito a portare la spada, ma non potevano
questo duello, comunque, dovette farne uso, pena un grave castigo.
abbandonare la celebre “Burse Por- Tutti gli universitari, perciò, dove-
ta-Coeli” di Effurt (del collegio vano giurare di sottomettersi a
“Amplonianum”) e andare a rifu- quest’ordine. Tuttavia, i litigi tra
giarsi nella poco stimata “Burse” di loro, anche a mano armata, erano
San Giorgio. assai frequenti. Perfino le dispute

2 I due storici più competenti, in Ger- no avvalorato sia il materiale, sia i do-
mania, della vita di Lutero e dei tempi cumenti nuovi del Dott. Dietrich Em-
della Riforma, ossia il Dott. Theobald me, raccomandandone anche la pubbli-
Beer e il Prof. Remigius Baumer, han- cazione.

4
degli esami, spesso venivan conti- suo esame di “Magister”, assieme
nuate con la spada. Per questo, gli a Lutero e ad altri 15 candidati.
esaminandi, prima dell’esame, do- Ebbene, costui morì proprio tra l’e-
vevano giurare di non vendicarsi same e la promozione a “Magi-
per le “note” ricevute! Ma nei libri ster”!
dei Decanati delle Università me- L’Autore sopra citato scrive che fu-
dioevali vi figurano molti decessi rono proprio Lutero e Buntz a
di universitari dopo gli esami, pro- scontrarsi in duello, e che fu Lutero
prio per l’uso delle armi! a ferire mortalmente il compagno!
(Necessità di difesa?.. azione pas-
sionale?..).
Da tener presente che Lutero si era
già battuto in un altro duello - co-
«Io sono stato me abbiamo già detto - vicino a Er-
un grande mascalzone furt, da cui era uscito malconcio;
e omicida». ma, con questo secondo duello, in
cui uccise il suo collega di studi,
Jérôme Buntz, oltre che incorrere in
(Martin Lutero, due scomuniche, Lutero, per sfug-
WA WW 29,50,18) gire alla condanna a morte, andò
dal suo protettore ed amico Johan-
nes Braun, vicario collegiale a Ei-
senach, per chiedergli consiglio.
Fu nel giugno 1505. Braun lo solle-
citò ad entrare in un Ordine reli-
Ora, subito dopo che Lutero ebbe gioso, proprio per evitare un pro-
dato il suo esame di “Magister” cesso giudiziario!
della facoltà filosofica, avvenne E così Lutero, il 17 luglio 1505, ri-
una morte misteriosa: quella di un parò nel convento degli “Eremiti
certo Jérôme Buntz, che aveva da- Agostiniani”, allora coperto dal
to anch’egli, con esito positivo, il “diritto d’asilo”!3

3 Col nome di “Asilo”, fin dai tempi re- quei luoghi o edifici e, quindi, l’immu-
moti, si è designato un luogo al quale è nità così partecipata alla persona che vi
connesso il privilegio di mettere al co- si rifugia. Ne seguiva che un luogo sa-
perto da ogni persecuzione chiunque vi cro era sottratto alla giurisdizione dello
fosse rifugiato; ordinariamente un luo- Stato e cadeva sotto la giurisdizione ec-
go sacro, considerato, quindi, sotto la clesiastica (can. 1160). Questo istituto
particolare potestà, tutela e vendetta giuridico è antichissimo (Cfr. “Enciclo-
della divinità. Si chiama, “Diritto di pedia del Cristianesimo”, Casa Editri-
Asilo” l’immunità stessa di cui godono ce Tariff-Roma).

5
Martin Lutero.

Qui, vorrei ricordare il famoso de mascalzone e omicida - WA W


“Ludovico” di manzoniana memo- 29,50,18).
ria, che riparò anch’egli in un con- E in un altro discorso conviviale di
vento - dopo aver fatto un “occhiel- Lutero, trascritto da Veit Dietrich,
lo nel ventre” di quel “signorotto”! si legge: «Singulari Dei consilio fac-
- da dove, però, pentito e rinnovato tum sum monachus, ne me cope-
nello spirito, uscì col nome di “Fra rent. Alioqui, essem facillime cap-
Cristoforo” di santa memoria! tus. Sic autem non poterant, quiaes
Lutero, invece, si farà anch’egli, sì, nahm sich der ganze orden mein
“frate”, ma, benché reo confesso an» (= Per un singolare consiglio
del suo delitto, rimase sempre un di Dio sono divenuto monaco af-
frate inquieto e turbato! Lo dirà lui finché non mi arrestassero. Altri-
stesso in una sua predica dell’anno menti, sarei stato facilmente arre-
1529: «Ego fui, ego monachus, der stato! Ma così non poterono, poi-
mit Ernst fromm wollt sein. Sed je ché tutto l’Ordine si occupava di
tieffer ich hin ein gangen bin, yhe me - WA Tr 1,134,32).
ein grosser bub et homicida fui» (= L’edizione (delle opere di Lutero)
Io fui, io monaco, che voleva essere di Weimar si apre col suo primo
seriamente pio. Invece, sprofondai Trattato, redatto da lui stesso, che
ancor di più: io sono stato un gran- inizia così: «Tractatulus doctoris

6
Martini Lutherii, Ordinari Univer- tatello fu stampato, per la prima
sitatis Wittembergensis. De his qui volta, proprio nello stesso anno
ad ec-clesias confugiunt tam indici- che Lutero espose le sue 95 tesi,
bus secularibus quar Ecclesiae Rec- allo scopo di una giustificazione
to-ribus et Monasteriorum Prelatis personale. Difatti, in esso vi si fa
perutilis» (= Un breve Trattato del menzione che, secondo la legge di
dott. Martino Lutero, ordinario del- Mosé, chi uccide un uomo senza
l’università di Wittenberg, su colo- essergli stato nemico, per errore e
senza premeditazione, non è reo di
morte!4


«Questi idioti di asini
(cattolici) non cono- MARTIN LUTERO
scono che le tentazio- “SUICIDA”
ni della carne. (...). In Abbiamo già detto che Lutero, no-
realtà, a queste tenta- nostante si fosse fatto “frate”, non
zioni il rimedio è faci- ebbe mai pace interiore, ma attra-
versò continui periodi di crisi, di
le: vi sono ancora don- lotte morali e di angosce di spirito
ne e giovanette...». spaventose. Anche questo può far
pensare che la sua entrata in reli-
(Martin Lutero) gione sia stata il frutto di una “vo-
cazione” molto discutibile, e piut-
tosto il risultato della paura di un
sicuro processo e di una sicura
condanna, anche a morte, e non
certo, quindi, una chiamata divina,
ro che fuggono nelle chiese; assai né un bisogno interiore di solitudi-
utile per i giudici secolari come ne e di preghiera!
per i rettori ecclesiastici e prelati Una crisi, quindi, la sua, che si fece
dei monasteri). sempre più accentuata con l’andare
Questo trattatello anonimo vide la degli anni, fino a portarlo… al sui-
luce nel 1517, mentre l’edizione del cidio!
1520 apparve col nome di Lutero. Lo psicanalista M. Roland Dal-
Ora, tutto fa pensare che quel Trat- biez, nel suo studio su “L’angoscia

4 Cfr. WA W 1,3; 4 Mosè XXXV, 5 - Mosè XIX, 4 - Josuè XX.

7
zione” mediante la sola Fede, sen-
za le opere, grazie al sacrificio del
Cristo che ha portato su di Sé i pec-
cati degli uomini.
Leggiamo, qui, il testo di Lutero
(un po’ contorto):

«Se la moglie
trascura il suo dovere
(sessuale),
l’autorità temporale
ve la deve
costringere,
oppure
metterla a morte».
Martin Lutero.
(Martin Lutero)

di Lutero”, gli attribuisce «…una


nevrosi d’angoscia gravissima, tal-
mente grave che ci si può doman-
dare se essa non sia dovuta a uno «Bisogna guardare il Cristo quando
stato-limite alle frontiere tra la ne- tu vedrai che i tuoi peccati ti si so-
vrosi, da una parte, e il “raptus no attaccati; tu, allora, sarai come al
suicida”, dall’altra parte, un auto- sicuro di fronte ai peccati, alla mor-
matismo teleologico anti-suicida». te e all’inferno. Tu devi dire, allora:
È un testo di uno psicanalista, que- i miei peccati non sono miei, per-
sto, sulle orme del pensiero di ché essi non sono in me, ma sono
Freud, che vorrebbe insinuare una in un altro, cioè nel Cristo, per cui
“non-libertà” di un Lutero amma- non possono nuocermi. Ci vuole
lato di nervi. uno sforzo estremo, infatti, per po-
Ora, questo potrebbe forse spiegare ter afferrare queste cose attraverso
perché Lutero, per sfuggire alla vo- la Fede e crederle fino al punto di
ce della sua coscienza e soffocare in dire: io ho peccato e io non ho pec-
lui la continua angoscia, abbia ri- cato, affinché sia vinta la coscienza,
preso la tesi - falsamente attribuita questa dominatrice potentissima
a Sant’Agostino! - sulla “giustifica- che spesso ha trascinato gli uomini

8
alla disperazione, al coltello o alla in modo tale che tu abbia a guar-
corda»5… «Si conosce l’esempio di dare non quello che tu hai fatto,
un uomo che, tormentato nella sua non la tua vita, non la tua coscien-
coscienza diceva: io non ho pecca- za, ma il Cristo…»6.
to! In realtà, la coscienza non può
essere tranquilla se non quando i
peccati sono allontanati dal suo
sguardo. Bisogna, quindi, che essi
siano allontanati dal tuo sguardo, «Il motivo per cui bevo
tanto più forte, parlo
tanto più licenziosa-
mente, gozzoviglio
tanto pù frequente-
mente, è quello di pi-
gliare in giro il diavolo
che voleva canzonar-
mi».

(Martin Lutero)

È chiaro che un tale testo non ha


nulla di automatico, bensì è un ra-
gionamento ben sofisticato; è un ri-
fiuto, cioè, della verità! Io ho pec-
cato - dice Lutero - ma io non vo-
Caterina von Bora, ex monaca cistercense glio riconoscerlo. Ora, questo è un
e moglie di Lutero. immergersi nella menzogna, è un

5 «Est autem maximus labor posse haec quae saepe ad desperationem, ad glau-
ita fide apprhendere et credere ut di- dium et ad laqueum homines adigit».
cas: peccavi et non peccavi, ut sic vin- 6 Cfr. “In Esaiam prophetam scholia”,
catur consciencia, potentissima domina c. 53.

9
volersi auto-suggestionare; è come Comunque, questo suo odio con-
un ammirarsi in ogni peccato e in tro la coscienza non può essere
ogni errore, tacitando la coscienza certo di origine divina e neppure
come Caino di fronte al suo pecca- umana, ma solo frutto di una ten-
to! tazione demoniaca! Satana, infatti,
sa bene che spingendo un’anima
contro la ragione e la coscienza,
lui vi entra da maestro! «Un pec-
cato riconosciuto, è un peccato
perdonato!» gli sussurrava. E anco-
ra: «Ad ogni peccato c’è misericor-
dia!».

«Chi non si oppone


con tutto il suo cuore
al papato
non può raggiungere
l’eterna felicità!».

(Martin Lutero)

Martin Lutero.

Negando, però, di essere colpevole,


Di sicuro, anche Lutero non si era uno si ravvolge in un orgoglio as-
certo rasserenato con l’inventarsi surdo, perché il peccato, che lui
quella sua “giustificazione” me- dice “non commesso”, non gli vie-
diante la sola Fede! Né egli stesso ne perdonato, ma anzi lo segue si-
vi ha mai aderito in pieno, perché no a diventarne un’idea fissa e per-
ben sapeva di essersi “fabbricato” fino una fonte di nevrosi, per cui
un proprio sistema religioso e mo- non gli resterà altro che il suicidio
rale, e perciò ben sapeva che era per tacitare la coscienza e… Dio! È
tutto una menzogna, come quella come una fuga in avanti!
di un fanciullo che dice alla madre, Ora, fu questo il cammino interiore
diventando rosso in viso: «Non so- di Lutero! Sulla sua crisi d’angoscia
no stato io!». sentiamo anche la testimonianza di

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Martin Lutero, con le sue 95 tesi, tentò di abbattere il Triregno papale!

«Prima di me, non si è conosciuto nulla. Sono cer-


to che né Sant’Agostino, né Sant’Ambrogio, che
pure in queste materie sono grandissimi, mi stan-
no alla pari. Sono superbo in Dio sopra ogni misu-
ra, né la cedo di un dito agli Angeli del Cielo, né a
Pietro né a Paolo, né a cento imperatori, né a mille
Papi, né a tutto quanto il mondo.
Ecco il mio motto: Non cedo a nessuno!».
(Martin Lutero)
«La Messa non è un Sacrificio, o l’azione del sacrifi-
catore. Dobbiamo considerarla un sacramento o un
testamento. Chiamiamola benedizione, eucarestia,
mensa del Signore, memoriale del Signore. Le si dia
qualunque altro nome, purché non la si macchi col
nome di “Sacrificio”».

(Martin Lutero)

Melantone7, il quale scrisse: «Spes- omnes sub peccatum ut omnium


so, quando egli (Lutero) pensava misereatur”!).
con attenzione alla collera di Dio Lutero, quindi, si sforzava di getta-
o ai clamorosi esempi di castighi re su Dio la responsabilità dei pec-
divini, egli veniva come colpito da cati! Ma gli uomini non sono obbli-
un terrore tale che perdeva quasi gati al peccato perché essi hanno la
la conoscenza. (“Subito tanti terro- libertà di respingere le tentazioni,
res concutiebant, ut paebe exani- né essi sono prigionieri di un “self-
maretur”). Io stesso, prendendo arbitre”, come l’ha affermato Lute-
parte, un giorno, a una discussione ro!
dottrinale, l’ho visto come colpito Anche Cochlacus ci racconta di
da costernazione e andare a sten- una crisi che colse Lutero quando
dersi su di un letto in una camera egli era monaco. Assistendo, cioè,
vicina, alternando una sua invoca- in coro, alla lettura del Vangelo di
zione a un versetto che ripeteva di San Marco, là dove si parla di quel-
frequente: “Dio ha come rinchiuso l’uomo “posseduto” dal diavolo,
gli uomini nel peccato per usare Lutero cadde a terra gridando:
misericordia a tutti!”» (“Conclusit «Non sono io! non sono io!…».

7 Filippo Schwarzerde, detto Melanto- lante tra luteranesimo, zwinglismo e


ne (1497-1560) fu un amico e collabora- calvinismo, il tipico “conciliativista”.
tore di Lutero nell’opera della Riforma Fu l’autore, poi, che redasse la “Con-
protestante, come teorico e promotore fessio Augustana”.
della Riforma; ma fu uno spirito oscil-

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Lutero, un giorno, ri-
spondendo a sua ma-
dre che gli aveva chie-
sto se doveva anche
lei cambiare religione,
disse: «No, restate cat-
tolica, perché io non
voglio né ingannare né
tradire mia madre!».

(Questo significativo
“documento” si conserva
nella Biblioteca del Convento
domenicano di Santa Maria
della Minerva in Roma).

La madre di Martin Lutero.

In un frammento del “Propos de assieme a tanti altri fili, si da far-


Table” viene riportata una conver- ne una corda alla quale egli avreb-
sazione tra Lutero e il pastore di be potuto impiccarsi!.. Poi ancora
Gûben, M. Léonardt, avvenuta ci disse che il diavolo l’aveva
nell’anno 1551: «Ci disse che, spinto fino al punto che egli non
quando egli era prigioniero, il dia- era più capace di recitare il “Pater
volo l’aveva malvagiamente tor- noster” né di leggere i Salmi, che
mentato e che aveva riso di tutto pure egli così bene conosceva!.. e
cuore quando egli (Lutero) aveva che il dott. Lutero gli aveva detto:
preso in mano un coltello, dicen- «Questo mi è capitato molto spes-
dogli: “Su via! ucciditi!”». (…) E ci so, tanto da prendermi in mano un
disse che lui (Lutero) aveva spesso coltello… e che cattivi pensieri mi
dovuto gettare lontano da sé il col- venivano in mente così, da non
tello… e che un giorno dovette fa- poter più pregare... e il diavolo mi
re lo stesso quando egli, vedendo ha perfino cacciato fuori dalla
per terra un filo, l’aveva raccolto, stanza!».

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Più che una tentazione, quindi, mandandosi come sia stata abroga-
possiamo dire che in Lutero c’era, ta la legge mosaica, Lutero così
ormai, come una morbida impul- spiegava: «Essa è, tutt’intera, senza
sione al suicidio! riserve, un testo che non può più
Voglio anche far notare, adesso, la né accusare né tormentare i fedeli!
predilezione che Lutero, a Witten- In essa vi è una dottrina della più
berg, aveva verso un giovane suo alta importanza che bisogna predi-
allievo di nome Jérôme Weller. Era
un giovane anch’egli portato alla
malinconia, alla tristezza; e Lutero
gli dava questi consigli: «Ogni vol- «... io trovai
ta che il demonio ti tormenta con
questi pensieri di tristezza, cerca il mio padrone
subito la compagnia dei tuoi simi- impiccato al suo letto,
li, o mettiti a bere o a giocare, e fai letteralmente
discorsi licenziosi, e cerca di di-
vertirti! Dobbiamo fare anche strangolato!».
qualche peccato, per odio e di-
sprezzo verso il demonio, per non (Dalla “deposizione” del dome-
dargli l’occasione di crearci degli stico di Lutero, Kudtfeld, pub-
scrupoli per niente!..». E continua- blicata ad Aversa nel 1606 dal-
va: «… e quale altra ragione credi lo scienziato Sédulius)
tu che io abbia per bere sempre
meno acqua, per avere sempre me-
no ritegno nel parlare, e di amare
sempre più i buoni pranzi? Con
questo, anch’io voglio infischiar-
mi del diavolo e tormentarlo, lui care sui tetti, poiché essa porta se-
che vuole tormentarmi e burlarsi renità alle nostre coscienze, specie
di me! Oh! se potessi trovare an- nelle ore in cui lo spavento ci op-
che qualche buon peccato per bef- prime. Io l’ho detto di frequente e
farmi del diavolo e per fargli com- lo ripeto ancora, perché non lo si
prendere che io non riconosco al- dice mai abbastanza che il cristia-
cun peccato e che la mia coscienza no, che abbraccia i benefici del
non me ne rimprovera alcuno!.. Cristo con la Fede, è assolutamen-
Bisogna assolutamente allontana- te al di sopra di ogni legge, ed è li-
re dai nostri occhi e dal nostro spi- bero da ogni obbligo sui diritti
rito ogni decalogo!..». della legge… Quando Tommaso
Da notare che Lutero, allora, era (leggi: S. Tommaso d’Aquino) e gli
pur sempre professore di Sacra altri teologi della Chiesa parlano
Scrittura! Ebbene, come tale, in un della legge di Mosé, essi dicono che
suo commentario, del 1535, su l’E- sono le leggi giudiziarie e cerimo-
pistola ai Galati di San Paolo, do- niali dei Giudei che sono state

14
dersi nella sua casa. La grazia di
Dio, anche quella volta, era passata
«È già un approvare invano!
l’errore E ormai, in lui, c’era un follìa os-
il non resistervi; sessiva che non l’abbandonava
più, e una disperazione che gli ro-
è già un soffocare deva il cuore!
la verità «Io non posso più pregare senza
il non difenderla!». maledire!» diceva. «Invece di dire:
il tuo nome sia santificato, io dico:
Maledetto! sia dannato il nome
(Papa Felice III) del papista! Invece di dire: il Tuo
Regno arrivi! io dico: Maledetto!
che sia dannato e annientato il pa-
pismo! Invece di dire: che la Tua
abrogate, ma non le leggi morali Volontà sia fatta, io dico: Maledet-
(cioè quelle del Decalogo); ma co- to! che siano dannati i piani dei
storo non sanno quel che si dico- papisti!… Ecco la mia preghiera!».
no!..». La vita dell’apostata Lutero, quin-
Povero Lutero!... ma ormai era al- di, era già diventata un vero infer-
l’apostasia totale! no per lui! Ed egli temeva la morte,
Poco prima della sua morte, una pur invocandola di continuo: «Il
sera, Lutero era assiso su una pan- mondo è sazio di me e io sono sa-
china, solitario, nel suo giardino a zio di lui! - diceva - ma presto farò
Wittemberger. Lo raggiunse la sua divorzio… Ah, se ci fosse qui un
convivente, l’ex suora Caterina Bo- turco per uccidermi!…».
ra. Lutero era immerso in un cupo Nel suo “Propos de Table” aveva
silenzio, guardando il cielo. D’im- scritto: «Il demonio spinge gli uo-
provviso, egli grida: «O bel cielo! mini dapprima alla disobbedienza
io non ti vedrò mai più!». Cateri- e al tradimento, come Giuda; poi
na, terrificata, si avvicinò a lui. «E li spinge alla disperazione, in mo-
se noi ritornassimo indietro?», gli do che essi finiscono col perdersi
disse. «No - rispose Lutero - inuti- o strangolarsi»!
le sognarcelo!». «E perché?» mor- E continuava dicendo che il demo-
morò la donna. «Il carro, ormai, è nio «ha una voce così terribile da
troppo impantanato!»8. spingere alcuni uomini, dopo un
E per sfuggire la vista di quel cielo colloquio notturno con lui, a farli
che lo eccitava e gli procurava ri- trovare, il giorno dopo, morti! E
morsi, Lutero si alzò e andò a chiu- questo arriverà anche a me!».

8 Cfr. “Storia di Lutero”, Audin, 1846, T. III, p. 180.

15
È una allucinante riflessione che grande timore! Non di meno cor-
prova come Lutero avesse chiaro remmo, senza alcun ritardo, dai
davanti a sé la sua fine. E questo prìncipi, suoi convitati della vigi-
dimostra anche che non sempre il lia, ad annunziare loro quell’ese-
suicida compie un gesto di follia, crabile fine di Lutero! Costoro,
ma può anche compiere un gesto colpiti dal terrore come noi, ci im-
lucido di possessione diabolica! pegnarono subito, con mille pro-


IL “SUICIDIO” DI LUTERO «Papa, da vivo
ero la tua PESTE,
Vi sono varie “testimonianze”, da morto
protestanti e cattoliche, su questo
ultimo gesto disperato di Lutero. sarò la tua MORTE».
Qui, ci basti ricordare la principale;
quella del suo servo personale, (Martin Lutero)
Ambrogio Kuntzell (o Kudtfeld) il
quale, colpito nell’animo da quel
terribile castigo di Dio sul suo pa-
drone, finì col confessare tutte le
particolarità! messe e coi più solenni giuramen-
Ecco la sua testimonianza: ti, ad osservare, su quell’avveni-
«Martin Lutero, la sera prima del- mento, un silenzio eterno, e che
la sua morte, si lasciò vincere dal- nulla di nulla fosse fatto trapelare.
la sua abituale intemperanza e con Poi, ci ordinarono di staccare dal
tale eccesso che noi fummo obbli- capestro l’orribile cadavere di Lu-
gati a portarlo via, del tutto ubria- tero, di metterlo sul suo letto e di
co, e coricarlo nel suo letto. Poi, ci divulgare, dopo, in mezzo al po-
ritirammo nella nostra camera, polo, che il “maestro Lutero” ave-
senza nulla presagire di spiacevo- va improvvisamente abbandonata
le! All’indomani, noi ritornammo questa vita»!
presso il nostro padrone per aiu- Questo è il racconto della morte-
tarlo a vestirsi, come d’uso. Allora suicida di Lutero, fatta dal suo do-
– oh, quale dolore! – noi vedemmo mestico Kudtfeld; un “racconto”
il nostro padrone Martino appeso che fu pubblicato, ad Aversa, nel
al letto e strangolato miseramente! 1606, dallo scienziato Sédulius.
Aveva la bocca contorta, la parte Il dottor de Coster - subito chiama-
destra del volto nera, il collo rosso to! - fu lui che constatò che la boc-
e deforme. ca di Lutero era contorta, che la
Di fronte a questo orrendo spetta- parte destra del suo viso era nera e
colo, fummo presi tutti da un che il collo era rosso e deforme, co-

16
me se fosse stato appunto strango- suo corpo gracchiando paurosa-
lato. Questa sua diagnosi la si può mente, e che l’accompagnarono,
verificare su una incisione che Lu- poi, fino alla tomba!
cas Fortnagel fece subito il giorno E c’è anche quest’altro episodio
dopo la morte di Lutero, e che fu storico:
pubblicata da Jacques Maritain nel- «A Graz (Austria), un Padre fran-
la sua opera: “Tre riformatori”, a cescano, in una sua predicazione,
pagina 49 (dell’edizione francese)9. affermava che Lutero era danna-
Lutero, quindi, non morì di morte to… Una sera, col pretesto di am-
naturale, come si è falsamente scrit- ministrare una ammalata, un uomo
to su tutti i libri di storia del prote- lo venne a cercare… Invece di tro-
stantesimo, ma morì “suicida” 10 varsi davanti ad una ammalata, il
nel suo stesso letto, dopo una lau- Padre francescano si trovò in pre-
tissima cena in cui, come al solito, senza di 5 uomini che, mostrando-
aveva bevuto smisuratamente e si gli una rivoltella, gli dissero che
era rimpinzato di cibo oltre ogni li- se non dava la prova che Lutero
mite! era all’inferno, non sarebbe uscito
Sopra il suo letto, un giorno, egli vi vivo dalla stanza. Il Religioso, vero
aveva scritto: «Papa, da vivo ero la uomo di Dio, depose il SS. Sacra-
tua PESTE; da morto sarò la tua mento che portava con sé e si mise
MORTE»! (“Pestis eram vivus, mo- in adorazione; poi, recitò la pre-
riens ero mors tua”). ghiere dell’esorcismo… Improvvi-
C’è da inorridire, ma anche da me- samente, fu bussato alla porta.
ditare! «Entrate!» – dissero gli uomini –
Uno storico contemporaneo narra ma nessuno entrò! Pochi istanti do-
che una frotta di diavoli, sotto sem- po, però, la porta si aprì e Lutero,
bianza di corvi, volarono attorno al incandescente come un carbone

9 In quest’opera, Maritain offre anche le: «Per la gloria di Cristo, io svelerò al


una lista impressionante di amici, di grande giorno quello ch’io vidi e an-
compagni e primi discepoli di Lutero nunciai ai prìncipi di Elsleben: Martin
che si suicidarono. Una vera epide- Lutero si lasciò andare alla sua incli-
mia! nazione, di modo che noi dovemmo
10 Anche l’Oratoriano Th. Bozio, nel portarlo via in uno stato di ubriachez-
suo “De Signis Ecclesiae” del 1592, za completa e metterlo a letto… L’in-
scrive che apprese da un domestico di domani, andando dal mio padrone per
Lutero che il suo padrone fu trovato aiutarlo a vestirsi, lo trovai, oh dolore!
impiccato alle colonne del suo letto. lui, il mio padrone, impiccato al suo
Anche il dott. G. Claudin, nella “Cro- letto, letteralmente strangolato. Andai
naca Medica” (1900, p. 99) ha pubblica- a prevenire i prìncipi che mi scongiu-
to il testo di quella “deposizione” del rarono di non parlare a nessuno di
domestico, dalla quale ecco l’essenzia- questo avvenimento».

17
ardente, entrò nella camera. Era in ni come cani rognosi» – cfr. Erl. III,
mezzo ad altri due demoni! I cin- 306), di monoideismo, di nemico
que uomini presero la fuga…» (Cfr. mortale del Papa, di affossatore
B.C. 63, p. 4, 1982). della Messa («Io dichiaro che tutti i
postriboli, gli omicidi, i furti, gli as-

***

A questo punto, ci si può porre la «Io non posso più


domanda: ma allora Lutero è al- pregare
l’inferno? E si potrebbe dire di sì! senza maledire!»...
L’arco della sua vita, infatti, tra
quell’omicidio giovanile e quel sui- «Maledetto!
cidio a fine vita, è tutto marcato da sia dannato il nome
una esistenza di “eretico insensa- del papista!»...
to” (Pio VI - 9 marzo 1783), di be-
stemmiatore accanito, di bevitore
«Maledetto!
impenitente, di gozzovigliatore che sia dannato e
formidabile (fu definito, per que- annientato il papismo!
sto, il “doctor plenus”!), di sper- «Maledetto!
giuro e sacrilego (passò anche a sa-
crileghe nozze con una “monaca”, che siano dannati
Caterina Bora, da lui stesso tirata i piani dei papisti!..
fuori dal monastero per liberarla Ecco
dalle bende monacali!), di apostata
(la sua cosiddetta “riforma” fu una la mia preghiera!».
sovversione, “ab imis”, della Fede,
della Morale, della costituzione di- (Martin Lutero)
vina della Chiesa!), di continui
peccati impuri (sì da essere chia-
mato dai suoi conterranei: “Saxoni-
cus porcus”!), di facile scurrilità e
trivialità (cfr. “Discorsi convivia- sassini e gli adulteri sono meno
li”… tutto uno schifo!), di violento malvagi di quella abominazione
nelle passioni, di uomo anormale che è la messa papista!»), di appar-
di sindrome patologica, di sfrena- tenenza alla massoneria (era affi-
to egocentrismo, di megalomania, liato alla sètta di Rosacroce11 e…
di aggressività verbale incontrol- chi più ne ha più ne metta!
lata, di sessualità al parossismo, di
aizzatore alla guerra dei contadini
(che abbandonava per mettersi coi
padroni; scrisse perfino che «era 11Cfr. Ennio Innocenti, “Inimica Vis”,
tempo ormai di sgozzare i contadi- Roma 1990, p. 10.

18
Lutero (primo a sinistra), Bugenhagen, Erasmo, Jonas, Creuziger, Melantone.
Dietro a Lutero, con il berretto, Spalatino.

«Prima di me, non c’è stato nessuno che abbia sa-


puto che cos’è il Vangelo, il Cristo, il Battesimo, la
Penitenza, che cos’è un Sacramento, la Fede, lo
Spirito, le buone opere, i 10 Comandamenti, il Pater
Noster, la preghiera, la sofferenza, il matrimonio, la
consolazione, l’autorità civile, i genitori, i figli, il pa-
drone, il servo, la donna, la serva, il diavolo, l’An-
gelo, il mondo, la vita, la morte, il peccato, il diritto,
la remissione dei peccati; chi è Dio, che cosa è un
vescovo, un parroco, la Chiesa, la Croce. (...).
Ma, ora, grazie a Dio, uomini e donne, giovani e
vecchi, sanno il loro catechismo, cioè il “Deutsch
Catechismus”, ossia “il grande Catechismus” scrit-
to da me Martinus Luther».
(Martin Lutero)

19
stata sempre resa in modo giu-
sto»? E quell’altro che scrisse sulla
Rivista “Documentation Catholi-
que” del luglio 1983, sotto la foto
di Lutero: «Lutero, testimonio di
Cristo»?..
E, peggio ancora, come si può ac-
cettare quello che scrisse Giovanni
Paolo II, nel cinquecentesimo anni-
versario della nascita di Lutero, in
una lettera indirizzata allo stesso
Cardinal Willebrands e firmata,
purtroppo, dal Papa stesso, nella
quale si riconosce a Lutero una
“profonda religiosità”?.. Ma non è
proprio Lutero che derideva la pre-
ghiera mentale e il raccoglimento
interiore? E non è lui che, col suo
“esto peccator et pecca fortiter”, fa
Martin Lutero. ricordare il “fai ciò che vuoi”, che
è il comandamento prima della
nuova legge dettata dal diavolo
Ma allora, dopo tutto questo po’ Alwass ad Aleister Crowley?12
po’ di roba, chi avrebbe ancora il Ancor più recentemente, il cardi-
coraggio di definire Lutero “il no- nale tedesco Walter Kasper, presi-
stro comune maestro”, come lo de- dente del “Pontificio Consiglio
finì in una sua vanesia espressione per l’unità dei cristiani”, spiega:
un Cardinale? E come si potrebbe «Da Lutero abbiamo molto da im-
spiegare quello che il cardinale parare, a cominciare dall’impor-
Willebrands, Segretario per l’Unità tanza attribuita alla parola di Dio.
dei Cristiani, affermò, nel 1970, in Da tempo nella Chiesa cattolica si
occasione dell’Assemblea plenaria sta affermando una visione più
della “Lega Mondiale Luterana”, a positiva, una concezione meglio
Evianne (Ginevra), che, «nel corso articolata di Lutero come figura
dei secoli, la persona di Martin che ha anticipato aspetti che la
Lutero non è stata apprezzata ret- Chiesa ha nel tempo riscoperto e
tamente e la sua teologia non è inscritto nel proprio percorso».
Anche il Cardinale Ratzinger invi-
tava a riflettere “molto seriamen-
te” sul frate agostiniano e a “salva-
re ciò che vi è di grande nella su
12Cfr. John Symonds in “La Grande teologia”, mentre da Papa Bene-
Bestia”, p. 96 ss. detto XVI, in una riflessione sulla

20
«All’indomani, noi ritornammo presso il nostro pa-
drone per aiutarlo a vestirsi, come d’uso. Allora - oh,
quale dolore! - noi vedemmo il nostro padrone Marti-
no appeso al letto e strangolato miseramente! Aveva
la bocca contorta, la parte destra del volto nera, il
collo rosso e deforme. Di fronte a questo orrendo
spettacolo, fummo presi tutti da un grande timore!».

(dalla deposizione di Ambrogio Kuntzell,


servo personale di Martin Lutero)

Lutero morto.
Disegno di Furttenagel.

figura e le teorie del suo connazio-


nale Lutero, disse: «Non sbagliava
quando sosteneva che ci si salva
solo per la fede», e ancora: «Lutero
aveva molte idee cattoliche»!
Ma non è questa la realtà di tutti gli
eretici: avere “molte idee cattoli-
che”, ma non “tutte”?
Lutero all’inferno, perciò, non può
essere che una logica conseguenza
di tutta questa sua vita sbagliata e
fortemente peccaminosa! Anche se,
purtroppo, oggi, per un ecumeni-
smo distorto, di matrice massonica,
Lutero, già cacciato fuori dalla
Chiesa da cinque secoli di storia e
dal Concilio - “de fide”! - di Tren-
to, lo si sta facendo di nuovo rien-
trare dalla porta, lodato perfino con insensato, il “porcus Saxoniae”, il
pubblico elogio! frate “pagano”, il degenerato clan-
Ma per noi, ma per la Storia, Lute- destino sulla nave di Pietro, il frate
ro rimane sempre un omicida e un che, come Giuda, finì, anche lui,
suicida; rimane sempre l’eretico “in locum suum”… (all’inferno!).

21
LO STEMMA DI LUTERO
Il simbolo di cui si fregiavano i Rosa-Croce era lo stemma Rosacrociano di
Martin Lutero (una rosa rossa al cui centro era sovrapposta una croce), del qua-
le essi condividevano l’odio fanatico per la Messa Cattolica. Nessuna meravi-
glia, perciò, venire a conoscere che Lutero apparteneva anche alla sètta masso-
nica dei Rosa-Croce, i cui circoli pullulavano nella Germania del suo tempo.
Ecco un estratto di un discorso, tenuto dal Consiglio Supremo dell’Alta Masso-
neria Ebraica dei B’nai B’rith, in una riunione del 1936, a Parigi: «Noi siamo i
padri di tutte le rivoluzioni (...) Noi possiamo vantarci di essere i creatori del-
la Riforma! Calvino era uno dei nostri figli; era di origine ebraica e incorag-
giato dalla finanza ebraica a redigere il suo progetto di Riforma. Martin Lu-
tero cedette all’influenza di suoi amici ebrei e, grazie ancora all’autorità
ebraica e alla finanza ebraica, il suo complotto contro la Chiesa è riuscito...».
«Quando la Messa sarà stata rovesciata, io
sono convinto che avremo rovesciato con es-
sa il papismo. (...). Io dichiaro che tutti i po-
striboli, gli omicidi, i furti, gli assassini e gli
adultèri sono meno malvagi di quella abomi-
nazione che è la Messa dei papi!».

(Martin Lutero)

IL CAVALIERE ROSA-CROCE

Emblema araldico
del 18° grado
Il “Cavaliere Rosa-Croce”
della Massoneria di Rito
Scozzese Antico
ed Accettato

L’essenza del pensiero rosicruciano è condensata nell’asserzione: «L’uomo è Dio,


figlio di Dio e non vi è altro Dio che l’uomo» . Non è che la ripresa delle anti-
che eresie gnostiche dei primi secoli, rielaborate successivamente dai talmudisti e
dai cabalisti. La forza della sètta dei Rosa-Croce sta in questo punto: camuffare
questa essenza pagana con un’apparenza cristiana!
Nelle Costituzioni di Anderson del 1723, che seguirono la nascita della moderna
Massoneria in cui le 4 Logge operative di Londra accettarono la proposta di per-
mettere ai Rosa-Croce di porre al sicuro le loro ricerche alchimiste e le loro
idee gnostiche e razionalistiche, dietro la facciata rispettabile della Fraternità, si
legge: «L’idea della Massoneria è di riunire tutte le religioni e creare una re-
ligione universale: religione nella quale tutti gli uomini si accordano», mentre
l’essenza del deposito dottrinale è: «Il dovere del Cavaliere Rosa-Croce è di
combattere lo gnosticismo bastardo racchiuso nel cattolicesimo, che fa della
fede un accecamento, della speranza, un piedistallo, e, della carità, un egoi-
smo...». Il compito del Cavaliere Rosa-Croce è di «Cancellare il Sacrifico di
Cristo sulla Croce dalla faccia della terra»!.. E cioè, usando la parole di Lute-
ro: «... rovesciare quella abominazione che è la Messa dei Papi e, con essa, an-
che il Papato»!
Un monaco all’inferno!
– Martin Lutero –

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