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VS'3J m oiaasmr v II
2 Eusebio fu, insieme con Lattanzio, il più antico testimone cristiano della ce- lebre
visione avuta da Costantino prima della battaglia decisiva con Massenzio. Ma
egli scrisse circa trent'anni dopo questi fatti, e la sua testimonianza appare in
qual- che punto imprecisa, soprattutto là dove descrive come una croce il
segno apparso a Costantino, mentre Lattanzio lo presenta piuttosto come il
monogramma cristo- logico (intreccio delle lettere greche X e P), che per altro
non è assente neppure dalla descrizione eusebiana.
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del sole, il segno luminoso di una croce, unita alla quale
c'era un'iscrizione che diceva: «Con questa vinci!». A
causa di tale visione un grande sbigottimento si
impadronì di lui e di tut- to l'esercito, che lo seguiva nel
corso di un suo viaggio e che fu spettatore del miracolo.
[29] Raccontava che molta era la sua incertezza sulla
natura di quella apparizione. Mentre ri- fletteva e pensava
a lungo all'accaduto, sopraggiunse veloce la notte. Allora
gli si mostrò in sogno Cristo, figlio di Dio, con il segno che
era apparso nel cielo e gli ingiunse di co- struire
un'immagine simile a quella del segno osservato in cielo
e di servirsene come difesa nelle battaglie contro i ne-
mici. [30] Non appena spuntò l'alba, si levò e raccontò agli
amici tutto l'arcano. Convocò poi presso di sé orefici e arti-
giani esperti in pietre preziose, si mise a sedere in mezzo
ad essi ed illustrò la forma del segno, che ordinò di
riprodurre in oro e pietre preziose. Un giorno, per volere
dell'impera- tore, oltre che per concessione divina, anche
noi avemmo l'onore di vedere questo oggetto con i nostri
stessi occhi.
[3 1] La sua foggia era la seguente. In un'alta asta
ricoperta d'.oro s'innestava un braccio trasversale in
modo da formare una croce; in cima a tutto era fissata
una corona intessuta di pietre preziose ed oro; su
questa corona due segni, indicanti il nome di Cristo,
mostravano, per mezzo delle prime lettere (con il rho
che si incrociava giusto nel mezzo), il simbolo della
formula salvifica: l'imperatore prese poi l'abitudine di
portare anche in séguito questo monogramma inciso
sul suo elmo. Al braccio trasversale, che era infisso
nell'asta, si tro- vava sospesa una tela di gran pregio: si
trattava di un manto regale ricoperto di una grande
varietà di pietre preziose, in- trecciate tra loro e
sfavillanti come i raggi della luce, tutto trapunta d'oro,
che a quanti lo osservavano offriva uno spet- tacolo di
una bellezza indescrivibile. Questo tessuto, legato al
braccio trasversale, aveva uguale misura sia in
lunghezza che in larghezza; l'asta verticale, che dalla
base si allungava di molto verso l'alto, proprio sotto il
segno della croce, lun- go l'orlo superiore del
[variopinto] drappo, recava disegna-
to in oro il busto dell'imperatore caro a Dio, insieme con
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'O bÈ xat toutotç !lÈV È!la-frlJn:uuo tolç Myotç, -fraii!la
b' ElXE 't'�ç Ò<p"fraÀ!lOLç amqi JtaQabo-frei.crl]ç -
freo<pavfi.aç, OU!l- Mì..
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vo 't'E 't'�v oùgavwv O'ljJLV 't'f1 't'Wv ÀEYO!lÉvoov
ÉQJll]VEi.� 't"Ì]V btdvmav ÈO't'l]QL�E't'O, -
freob(bax't'Ov aùtqi t�v toutoov yvoo- mv JtaQELVat
JtEL-frD!lEvoç. Kaì. aùtòç b' �bl] to'tç èv-frémç
àvayvooJlaOL JtQocréxetv ��i.ou. Kat b� toùç
toii -freoii LEQÉaç JtaQÉbQOUç autli>
JtOU'JOelJlEVOç 't'ÒV Ò<pofrÉvta -freòv :rt<icratç betV
<i) E't'O -frEQandmç 't'L!léiv. Kèbtet ta <pQa�ci!lEvoç
w'tç dç aùtòv àya-fralç ÈÀ.ni.oLv WQJléito ÀOLJtÒV
tO'ii tugavvtxoii JtUQÒç t�v àJtELÀ�
xamo�Éooov.
(Etç 1:Òv �lov 1:oii !LUX<lQtOU
Kovo'tav'tlvou, l, 27-32)
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quello dei suoi figli. Di questo segno salvifico l'imperatore
si servì sempre come difesa contro tutte le forze
avversarie e nemiche, e ordinò che altri oggetti simili ad
esso fossero messi alla testa di tutti i suoi eserciti.
[32] Ma ciò avvenne un poco più tardi. Nella circostanza
sopra detta, colpito dalla straordinarietà della visione,
deci-
se di non venerare nessun altro Dio all'infuori di quello
che aveva visto con i propri occhi. Convocò i sacerdoti
deposi- tari della sua dottrina e chiese loro chi mai
fosse [questo] Dio e che cosa volesse significare il
segno che gli era appar- so in visione. I sacerdoti
dissero che si trattava del Dio figlio unigenito dell'unico
e solo Dio, e che il segno che gli si era manifestato
rappresentava il simbolo dell'immortalità, raffi- gurante
il trofeo della vittoria sulla morte, vittoria che Cri- sto
aveva un tempo ottenuta durante il suo passaggio sulla
terra; illustrarono i motivi della sua venuta e gli diedero
una chiara spiegazione circa l'incarnazione.
Egli si lasciava istruire da questi discorsi ed era pieno di
stupore per la divina apparizione concessa al suo
sguardo, e quando, grazie alle delucidazioni che gli
furon fatte, ebbe chiaro il significato della visione
celeste, si rinsaldò nel suo proposito, persuaso che
fosse Dio in persona a trasmettergli la conoscenza di
quelle verità. Decise così di dedicarsi alla lettura dei
libri sacri. Collocò inoltre al suo fianco, in qualità di
consiglieri, i sacerdoti di Dio, stabilendo che si dovesse
onorare con la massima venerazione il Dio che gli si
era mostrato in visione. Soltanto allora, munito delle
buone spe- ranze che aveva riposte in lui, si mosse per
estinguere il mi- naccioso incendio appiccato dal
tiranno.
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