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3
MODEL SCALING
&
MATERIALI
Cenni di Reologia
Reologia delle rocce
Comportamento FRAGILE
Comportamento DUTTILE
Reologia delle rocce: Comportamento fragile
COMPORTAMENTO FRAGILE: la
roccia perde la coesione lungo
fratture e faglie;
la resistenza delle rocce è
indipendente dalla velocità di
deformazione ma dipendente
dalla pressione:
= sn tanF (1 - lv) + c (Coulomb-
Navier) con lv = Pf / sv e sv =rgh
Stress effettivo:
s’ = s - Pf
Reologia delle rocce: Comportamento fragile
Proprio di:
• Alcune rocce di copertura (calcari, arenarie)
• Crosta continentale superiore
• Crosta oceanica
• Mantello litosferico superiore
Reologia delle rocce: Comportamento duttile
Strain: L(t ) Lo
ε(t )
Lo
Strain rapporto tra lo stiramento e lunghezza originale, dove Lo è la lunghezza
originale e L(t) è la lunghezza ad un tempo t (finale). Lo strain-rate sarà quindi:
ε (t) =de/dt
Power-law creep Q
(comportamento viscoso):
(Arrhenius law)
ε Ae RT
σ1 σ3 n
ε Aσ1 σ3
n
Reologia delle rocce: Comportamento duttile
Comportamento viscoso:
v
• Newtoniano: h h dove h [Pa s]
zd
shear stress deviatorico (=F/A), con F parallela alla placca con area A
(v/zd) gradiente di velocità o engineering shear strain rate
Relazione lineare Stress –strain rate proporzionali e viscosità costante
strain rate raddoppia se lo stress è raddoppiato
A
, F
Reologia delle rocce: Comportamento duttile
Comportamento viscoso:
In esperimenti con reologia Newtoniana e con deformazione
approssimabile a pure shear lo stress differenziale è espresso come
(Ramberg, 1980):
σ1 σ3 4hex
v
dove ex è lo strain rate longitudinale approssimato ex
dove x è la larghezza della zona di deformazione.
x
Reologia delle rocce: Comportamento duttile
Weijermars (1997)
In materiali power-law la linea In materiali power-law (strain rate
‘taglia’ attraverso le linee di softening) la viscosità diminuisce
isoviscosità con l’aumentare dello strain rate.
Viscosità varia con lo strain-rate In materiali Newtoniani la viscosità
è costante
In un materiale Newtoniano la
retta deve passare per l’origine
Reologia delle rocce: Comportamento duttile
Diffusion creep: esistono
imperfezioni nel reticolo
cristallino – tipo vuoto
interstiziale tra atomi,
impurità, atomi interstiziali
impuri (esterni rispetto alla
molecola). Il diffusion creep
avviene mobilizzando i punti
di imperfezione, per
Weijermars (1997) esempio il salto seriale di
atomi all’intermo di vuoti
adiacenti.
Dislocation creep: la
deformazione avviene lungo
piani di debolezza
determinati dalla simmetria
cristallografica. Tali piani del
cristallo sono quindi
potenziali superfici di
scivolamento (plasticità del
cristallo). Varie tipologie.
Reologia delle rocce: Comportamento duttile
Weijermars (1997)
COMPORTAMENTO DUTTILE:
Comportamento favorito da:
• Bassa velocità di deformazione
• Alta temperatura
• Alta pressione (sebbene alcune rocce siano duttili anche alla superficie
topografica; es sale)
Proprio di:
• Alcune rocce di copertura (evaporiti, argille) e metamorfiche
• Crosta continentale inferiore
• Mantello litosferico inferiore
Reologia delle rocce
I limiti tra tali campi di comportamento reologico non sono però netti.
Dato che una roccia può esibire l’intera gamma di comportamenti
basilari (elastico, viscoso, plastico). Es. Le rocce prima della rottura
hanno un comportamento elastico. Le varie risposte dipendono quindi
dal moduli di elasticità di un certo materiale (vedi Modulo 2 del corso).
Per esempio, per strain rate estremamente bassi anche le rocce fragili
si deformano in maniera duttile (es. lastre marmo nei cimiteri che si
piegano per ricristallizzazioni) e per strain rate alti anche rocce duttili
si comportano in maniera fragile (esempio rocce di halite fagliate)
Reologia delle rocce
Plastico ideale
Plastico ideale
curve stress – strain rate per i principali materiali (viscosi - dipendenti dallo strain
rate Newtonian power-law). Il comportamento plastico ideale è indipendente dal
tempo (strain-rate independent). Il Bingham ha una yield strength iniziale (plastico).
Reologia delle rocce
La copertura ed il sistema litosfera-astenosfera possono essere approssimati a
delle sequenze verticali di strati a comportamento fragile e duttile alternati.
Materiali più comunemente usati per modellare la deformazione delle rocce fragili:
argilla, sabbia (normalmente asciutta, bagnata)
argilla
Vantaggi: Permette un’analisi (molto) dettagliata delle strutture principali e
secondarie derivanti dalla deformazione
Problemi: alta resistenza coesiva (adatto solo per le rocce con alta resistenza), alto
contenuto di acqua influenza le proprietà di attrito, determinazione del
contenuto d'acqua (utile però in certi casi, es. considerazione dei fluidi)
sabbia
vantaggi: resistenza coesiva molto bassa (scalata a molte rocce naturali, ad
esempio, crosta superiore), facile (ed economica?) da trovare
Problemi: non ha rilevante componente elastica propria delle rocce naturali (anche
se un po’ ce l’ha); alta dilatanza di taglio delle faglie la cui larghezza non scala con
quelle reali.
Dilatanza (stress dilatancy) quando un corpo sabbioso viene sottoposto a taglio inizia un
aumento di volume (riorganizzazione interna) che dipende dall’impacchettamento dei granuli
(fabric) e dalle forze di contatto tra loro.
Il modo di deformazione dipende quindi dalle relazioni tra fabric e dilatanza.
Materiali analogici
Somiglianza dei
risultati del primo
ordine; differenze
nei dettagli.
Materiali analogici
Materiali più comunemente usati per modellare la deformazione delle rocce duttili:
Varie tipologie di silicone (acquistabili presso aziende, tipo Dow Corning etc.)
Miscugli di silicone con altri materiali (sabbia, barite) o composti (es. acido
oleico) queste miscele sono utilizzati per aumentare/diminuire la densità e la
resistenza del materiale duttile
Magma: glicerolo; silicone a bassa viscosità (silicone + acido oleico), oli, paraffine
Viscometro coni-cilindrico
utilizzato per la
determinazione delle
curve stress – strain rate
per alcuni materiali
analogici a
comportamento duttile
(presso il Laboratorio di
Modellizzazione
Tettonica, CNR – IGG
(UOS Firenze) -
Dipartimento di Scienze
della Terra (UNIFI)
Materiali analogici
2500 Grafici stress – strain rate per
Newtoniano
2000 differenti materiali
shear stress
1500
1000
Non-Newtonian
500
(power-law)
0
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12
strain rate
5000
shear stress
4000
3000
2000
1000
0
0 0,05 0,1 0,15 0,2
strain rate Silicone+sabbia quarzosa (100:55)
9000
Silicone+sabbia al corindone (100:30) 8000
7000
6000
shear stress
e =s/h
5000
Newtonian: 4000
Non-Newtonian: e = A (sn
3000
2000
1000
0
0 0,05 0,1 0,15 0,2 0,25
strain rate
Materiali analogici
Strength profiles litosferici
Una condizione necessaria è che i modelli siano scalati per la gravità, cioè i
materiali siano progressivamente più densi dalla superficie terrestre verso il
basso, a meno di inversioni di densità (e.g., sale).
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli (scaling)
• Similarità geometrica:
• il modello deve
rappresentare una replica
geometricamente ridotta del
prototipo naturale. Tale
condizione implica che, tra i
due corpi, tutte le
corrispondenti lunghezze
siano proporzionali e tutti gli
angoli corrispondenti siano
uguali. Le differenti parti del
modello devono essere
quindi ridotte dello stesso
valore (no distorsione
geometrica)
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli (scaling)
L=30 cm
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli (scaling)
• Similarità cinematica:
• implica che il modello e il
prototipo naturale rimangano
geometricamente simili
attraverso la deformazione,
senza distorsione della scala
temporale.
Assumiamo che 1 ora di
modello corrisponda a 1 Ma in
natura. Nonostante che
entrambi i modelli abbiano una
stessa geometria finale (dopo
4 h=4 Ma), il Modello 1 è
scalato mentre il Modello 2
NON è scalato perché
raggiunge la forma
corrispondente a quella del
prototipo dopo 3 ore (=3 Ma)
invece che dopo 2 ore (=2Ma)
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli (scaling)
Le forze di volume sono di due tipi, quelle dovute alla gravità e quelle
dovute all’inerzia, cioè:
fg = dm g e fi = dm a
dove g e a sono rispettivamente le forze per unità di massa dovute alla
gravità e alla accelerazione locale della massa.
Questa condizione è soddisfatta se per ogni forza Fp che agisce su una massa
dmp dell’originale esiste una corrispondente forza Fm nel modello che ha la
stessa orientazione di Fp con il rapporto modello/natura F* delle forze dato da:
F*=Fm/Fp
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli (scaling)
Similarità dinamica:
• La similarità dinamica pertanto richiede che il rapporto delle forze F* sia
costante per tutte le corrispondenti forze agenti, in qualunque punto
del modello e originale - cioè tale condizione richiede che le forze, sforzi
e resistenze agenti nel modello siano ridotti dello stesso ammontare
rispetto alle corrispondenti forze, sforzi e resistenze agenti nel prototipo.
• Questa condizione richiede una simile distribuzione dei diversi tipi di forze
di volume (body forces) e di forze di superficie che agiscono sulle
corrispondenti particelle nel modello e nella natura. In altri termini tale
similarità richiede che i rapporti di tutte le forze, sforzi e resistenze agenti
sulle corrispondenti particelle nel modello e nel prototipo siano costanti:
• Fmg/Fpg = Fmi/Fpi = Fmv/Fpv = Fme/Fpe = Fmf/Fpf = COST =F*
dove le lettere m e p si riferiscono al valore delle forze nel modello e nel
prototipo; g, i, v, e, f si riferiscono alle forze gravitazionali, inerziali,
viscose, elastiche e frizionali.
In termini di rapporti adimensionali:
F* = M*L*/T*2
Se il modello è scalato cinematicamente viene automaticamente
soddisfatta anche la condizione di similarità dinamica (Hubbert, 1937).
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli (scaling)
Similarità dinamica:
Per esempio se il peso di una colonna di
roccia in natura è scalato per essere
1000 volte più piccolo nel modello, anche
lo stress tettonico deve essere 1000
volte più piccolo che in natura.
Il Modello 1 è dinamicamente simile
perché tutti gli sforzi agenti nel modello
sono proporzionalmente simili ai
corrispondenti sforzi in natura.
Il Modello 2 NON è invece scalato
perché il fattore di riduzione dello sforzo
varia tra i differanti tipi di stress.
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli (scaling)
Similarità dinamica:
• Abbiamo quindi visto che il rapporto tra le differenti forze che agiscono nel
modello e in natura deve essere costante e pari a F*.
• Considerando quindi le forze di volume si ha che:
• Fmg/Fpg = dmm gm/dmp gp = F* = Fmi/Fpi = dmm am/dmp ap
La relazione tra stress (s) e strain (e) in corpi elastici è data dalla legge di
Hooke, per cui lo strain subìto da un corpo elastico è direttamente
proporzionale alla forza applicata:
s / e = E COSTANTE (modulo di elasticità di Young del materiale)
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli (scaling)
Similarità dinamica:
Poiché ci sono diversi tipi di strain, allora avremo altrettanti tipi di moduli di
elasticità, quali il modulo di volume, il modulo delle lunghezze o di Young (E) ed
il modulo di taglio o di rigidità (G):
strain L0 1
Quali implicazioni?
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli
(scaling) - Rapporti adimensionali
• Calcoliamo il tempo. Un modello lungo 0.5 m che simuli 10 km in natura
(L*=5 x 10-5) richiede circa 3500 anni (Tm) per simulare solo 5 x 105 anni
in natura (tn).
• Tm=Tn √L* = 500.000 √ 5x10-5 = 500.000 x 0.0071= 3500 anni.
• Lo stesso risultato è ottenuto dividendo per L*T*-2 gli altri rapporti del
modello, per esempio:
forza M*L*T*-2 M*
Viscometro coni-cilindrico
utilizzato per la
determinazione delle curve
stress – strain rate per
alcuni materiali analogici a
comportamento duttile
(presso il Laboratorio di
Modellizzazione Tettonica,
CNR – IGG (UOS Firenze) -
Dipartimento di Scienze
della Terra (UNIFI)
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli (scaling)
Materiale
naturale
Buon materiale
analogico
Cattivo
materiale
analogico
Procedura di scaling
Fissando hn
vn = vm h* / s* L* = vm hm / hn s* L*
Tempo (T):
T* = 1/e* = en/ em = Tm/ Tn
Tn = Tm em / en = e* Tm
Procedura di scaling
NB. Questa condizione deriva dal vincolo per cui il rapporto tra le
differenti forze che agiscono nel modello e in natura deve essere
costante e pari a F* (cioè formula alla slide 41).
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli
(scaling) - Rapporti adimensionali
Una stima attendibile del grado di similarità dinamica tra modello e prototipo per
la deformazione duttile è fornita dal numero di Ramberg (Rm, Weijermars and
Schmeling, 1986) (conosciuto anche come numero di Argand):
Una stima attendibile del grado di similarità dinamica tra modello e prototipo per
la deformazione fragile è fornita dal rapporto tra forze gravitazionali e
resistenza coesiva (Smoluchowsky number; Ramberg, 1981):
r b gLb
Fg
Sm
Ff mr b gLb c
Sm natura Sm modello
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli
(scaling) - Rapporti adimensionali
Lp
Fp
Rs
Fv hv
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli
(scaling) - Rapporti adimensionali
2
Fi v
Rf
Fg gL
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli
(scaling) - Rapporti adimensionali
Fi rvLd
Re
Fv h
Questo implica che se le forze inerziali sono trascurabili allora Re tende a zero.
Abbiamo visto come la severa applicazione della riduzione dei modelli
implichi la necessaria condizione: Ren = Rem, oppure, Rem / Ren = 1.
Condizioni di similarità e riduzione dei modelli
(scaling) - Rapporti adimensionali
Nei casi in cui le forze di inerzia sono trascurabilmente piccole possiamo
violare questa restrizione e ottenere similarità dinamica anche se Ren ≠
Rem, purché i valori siano piuttosto piccoli.
Il modello era lungo 100 cm e rappresentava 100 km in natura (L*= 10-5), per cui la lastra
di piombo spessa 30 cm, che mise sul modello, rappresentava 30 km in natura. Questo
non è però realistico: (1) la deformazione sarebbe infatti consistente con un ambiente
metamorfico alla base della crosta piuttosto che thin-skinned, e (2) la resistenza del
materiale non è evidentemente scalata.
Perché dunque Willis usò la lastra di piombo?
Per evitare che le strutture si propagassero solo in aria creando vuoti nel
modello durante la deformazione
I materiali usati erano infatti troppo resistenti!!
importanza della scelta dei materiali!!
Procedura di scaling
Le relazioni tra dimensioni e resistenza del modello possono essere mostrate in
modo empirico, per esempio considerando statue di diverse dimensioni e costruite
con materiali diversi (Eisenstadt et al., 1997):
La stabilità della statua dipende da: (1)
resistenza del materiale, (2) area sezionale
delle gambe e (3) peso.
Consideriamo che la statua centrale sia stabile
perché il suo peso (volume x densità) e la sua
resistenza (resistenza del materiale x sezione
gambe) siano bilanciati, cioè: s x a = d x v
Poniamo quindi peso, altezza, densità e
resistenza pari a 1.
Se la statua è duplicata (destra) con lo stesso
materiale il suo volume e peso aumentano di 8
volte (4L x 2L) mentre l’area delle gambe
aumenta solo di 4 volte (2L x 2L). La statua è
proporzionalmente più debole (instabile).
Se le dimensioni sono dimezzate (sinistra)
l’area delle gambe diminuirà di 4 volte (1/2L x
1/2L) mentre il volume diminuirà di 8 volte
(1/4L x 1/2L). La statua è quindi
proporzionalmente più forte dell’originale
(può sostenere il doppio del peso)
Entrambi casi non sono quindi
dinamicamente scalati rispetto all’originale.
Procedura di scaling
Tali esempi hanno illustrato che dimensioni e resistenza del modello sono
intimamente legati e dimostrano anche che la riduzione di un modello non può
essere fatta semplicemente riducendo la scala ma richiede che anche alcune
proprietà reologiche vengano modificate.
Variazione della resistenza del materiale
sxa=dxv
La resistenza del materiale è stata cambiata in
modo che sia proporzionale alle dimensioni.
Per esempio il materiale potrebbe essere
rispettivamente argilla, gesso e marmo per la
statua piccola, media e grande.
.
Applicando questo concetto ai modelli
geologici, dove il rapporto di scala delle
lunghezze varia tipicamente tra 10-4 e 10-6,
occorrerà che i materiali usati siano da 10.000
a 1.000.000 di volte più deboli delle rocce reali.
sxa=dxv
.
Questo concetto (dettato dall’equazione in
alto) è impossibile da applicare a sistemi
geologici perché richiederebbe l’uso di
materiali analogici da 10.000 a 1.000.000 di
volte più densi delle rocce naturali.
Procedura di scaling
In caso di materiali fragili, come le statue appena esaminate, le relazioni tra
dimensioni e resistenza del modello sono dettate della condizione:
s* = b* = M*L-1T-2 = r* g* L*
come esemplificato sopra dall’impiego di argilla per costruire una statua con
dimensioni ridotte, ma dinamicamente scalata rispetto all’originale di gesso.
Dati di partenza:
Spessore crostale 40 km (crosta superiore fragile: 20 km, crosta inferiore duttile 20 km)
Larghezza della zona interessata da estensione: 200 km
Velocità di estensione: 1 centimetro/anno
Valore totale di estensione: 50 km (vale a dire, 5 Ma di durata)
Al fine di avere dimensioni del modello ragionevoli, possiamo risolvere il rapporto di scala
delle lunghezze tale che 1 centimetro corrisponda a 4 km nella natura (L* =0.01/4000=2.5
10-6). In questo modo, il modello avrà uno spessore di 10 cm (40 km) e 50 cm di
larghezza (200 km in natura).
Dal momento che effettuiamo l'esperimento nel campo di gravità normale, g* =1.
Allo stesso modo, se si considera uno stress differenziale alla base della crosta fragile di
400 MPa, allora dobbiamo trovare un materiale analogico con uno stress differenziale di
smodel = (1.25 10-6) x (400 106) = 500 Pa alla sua base.
Tra i diversi materiali analogici, sabbia asciutta, sabbia bagnata o argilla rientrano in
questi parametri.
Un esempio di scaling
Fissiamo quindi la viscosità della crosta inferiore (invece dello strain-rate) ad un valore
ragionevole di hnature 1020 Pa s, e considerando che Vnature è 1 cm/yr, cioè 3.2 x 10-10
m/sec, otteniamo:
(vmodel / 3.2 x 10-10) = 3.1 x 10-12 / (hmodel / 1020)
hmodel 7 103 Pa s
In questo caso, 1 ora nel modello corrisponde a 2 Ma in natura (5 Ma/2.5 ore).
Un esempio di scaling
Facciamo una ‘riprova’ del procedimento calcolando il tempo nel modello, sapendo che:
T*=1/e* = h* / s* (dato che s* = h* e*)
T*=h*/s* = [(7 x 103 / 1020) / 1.25 x 10-6 ] = 5.6 x10-11 = Tmodel / Tnature
Ovviamente, se abbiamo in laboratorio un materiale duttile con una viscosità fissa (ad
esempio, 3 x 104 Pa s) possiamo cambiare la velocità dell'esperimento per scalare il
modello alla velocità naturale di 1 cm / anno.
L* (A) =
L* (B) =
Relazioni tra dimensioni e resistenza del modello
Modelli di pieghe a grande e piccola scala
Sm / Sn = s* Sm = s * (3 x 107 Pa)
Implicazioni. Nel caso B (a piccola scala) il materiale analogico deve essere solo
~10 volte più debole rispetto alle rocce naturali.
Implicazioni. Nel caso A (a grande scala) il materiale analogico deve essere ~105
volte più debole rispetto alle rocce naturali.
Potreste verificare questa differenza calcolando la pressione al tetto e alla base dei
cubi A e B, assumendo che lo stress tettonico Sn = 3 x 107 Pa sia uguale alla
resistenza della roccia e sia costante con la profondità:
Relazioni tra dimensioni e resistenza del modello
Modelli di pieghe a grande e piccola scala
Nel caso A (grande scala)
pressione alla superficie topografica = 0 Pa
pressione alla base del cubo = 2700 kg m3 x 10 m s-2 x 5000 m = 1.35 x 108 Pa
Quindi pressione non trascurabile in confronto allo stress tettonico orizzontale
Nel caso B (piccola scala)
pressione al tetto del cubo = 2700 kg m3 x 10 m s-2 x 5000 m = 1.35 x 108 Pa
pressione alla base del cubo = 2700 kg m3 x 10 m s-2 x 5000,5 m = 1.3501 x 108
Pa
Quindi il peso del cubo B contribuisce meno dello 0.02% della pressione applicata,
ed è molto più piccolo dello stress tettonico e da quello prodotto dalla sovrastante
colonna di roccia, e può quindi essere trascurato nell’analisi del sistema B.
L’effetto della gravità in tale sistema può essere modellizzato applicando una forza
esterna (peso, camera iperbarica, test triassiale). Poiché l’effetto della pressione
esercitata sul cubo è applicata esternamente ed il peso del cubo può essere
trascurato, la resistenza del materiale non necessita di essere scalata rispetto
a rg L. Tali modelli possono quindi essere costituiti da rocce reali deformate in un
attrezzatura di alta pressione a patto che le proporzioni tra (1) il peso della colonna
di roccia (o pressione di confinamento), (2) la resistenza della roccia e (3) lo stress
tettonico applicato rimangano identici nel modello e nel prototipo.
Letture consigliate:
Hubbert, M.K., 1937. Theory of scale models as applied to the study of geologic
structures. Bulleting of the Geological Society of America, 48, 1459—1520.
Ramberg, H., 1981. Gravity, Deformation and the Earth's Crust. Academic Press,
London, 2nd. Edition, 452 pp.
Eisenstadt, G., Vendeville, B.C., Withjack, M.O., 1997. Introduction to experimental
modeling of tectonic processes. AAPG meeting, 35 pp.
Merle, O., Borgia, A., 1996. Scaled experiments of volcanic spreading. Journal of
Geophysical Research, 101 (B6), 13.805-13.817.
Weijermars, R., 1997. Principles of Rock Mechanics, Alboran Science Publishing,
Amsterdam, 359 pp.