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L'urbanistica nasce come disciplina autonoma nel XIX secolo con la funzione di

organizzare l'impetuosa e disordinata crescita urbana dovuta alla rivoluzione industriale.


Nel suo successivo sviluppo diventerà lo strumento di controllo del territorio per perseguire
nelle sue trasformazioni il rispetto del bene comune nel conflitto tra rendita ed interesse
pubblico equilibrando le necessità delle comunità e degli individui[1]. Lo studio dei sistemi
urbani e del loro funzionamento complessivo delle relative tensioni positive e negative
permette all'urbanista di agire sia attraverso la pianificazione degli spazi fisici urbani che
nella programmazione di strumenti urbanistici e normative costruite "ad hoc" al fine ultimo
di migliorarne le condizioni di sviluppo futuro, progettando uno spazio urbano "vivibile" nel
tempo e nello spazio [2].
La pratica della pianificazione urbanistica si sostanzia nel delineare le grandi opzioni di
organizzazione dello spazio e indirizzare (avvalendosi di meccanismi analitici e
partecipativi), localizzare e gestire le attività sul territorio. Il più grande scopo e "sfida"
dell'urbanistica moderna è invece quello di trasferire tali obiettivi nella progettazione del
territorio e della città; una pratica che, anche grazie all'apporto di altre discipline parallele
(ingegneria, architettura, sociologia e altre a seconda del caso specifico), acquista così un
disegno concreto attraverso la produzione di piani (piani di riqualificazione urbana, per
esempio) e progetti (edilizi, di recupero ambientale, di accompagnamento sociale, ecc.).
Mentre in passato la disciplina urbanistica si è occupata essenzialmente di progettare e
gestire le nuove espansioni della città[3], oggi tale scienza abbraccia anche la sua
programmazione e gestione nel tempo, perde i convenzionali confini territoriali per
guardare alla cosiddetta "città diffusa"[4], dove il limite tra città e campagna perde il suo
senso; è in quest'ottica che tematiche come la sostenibilità (usare le risorse presenti oggi
sul territorio in modo da non pregiudicarne l'uso alle prossime generazioni),
la pianificazione territoriale, la progettazione ambientale e quella delle infrastrutture e dei
trasporti sono oggi al centro dei nuovi progetti urbani a tutte le scale.
Il modo e le fasi del progetto urbano sono oggi mutate rispetto al passato, oggi ogni
oggetto architettonico non è disegnato solo rispetto alla sua forma e alla sua intrinseca
funzione, compito dell'urbanistica moderna è inserire le singole parti che compongono la
città all'interno di relazioni che appartengono al contesto più ampio, a valutazioni di
fattibilità e materialità, alla storia che ha determinato il territorio attuale, alla ricadute nei
processi di coesione e riproduzione sociale, alle regole costitutive della forma della città [5].
I modi di vivere nelle grandi città stanno cambiando ed evolvendo molto più velocemente
rispetto al passato, i movimenti non sono più legati solo a distanze spaziali ma anche e
soprattutto temporali, nel senso che luoghi spazialmente lontani tra loro, possono essere,
grazie alla presenza ed efficienza di infrastrutture di trasporto, raggiungibili più
velocemente di luoghi più vicini. La vita delle popolazioni, oggi sempre più spesso, si
svolge in "reti di città".

È così che, grazie al miglioramento delle reti, ci spostiamo tra luoghi spazialmente distanti
ma ormai vicini (come distanza temporale). Attraverso il coordinamento dei diversi saperi
derivanti da diverse ma correlate discipline quali l'architettura, l'ingegneria, l'ecologia,
la geografia, la sociologia, il diritto e l'economia. L'urbanista studia, programma e progetta
scenari passati, presenti e futuri della città, oltre che occuparsi delle politiche, delle
normative tecniche e legislative, allo scopo di migliorare la qualità urbana (nel senso più
ampio) e quindi la vita dei cittadini[6].
L'urbanistica si esprime alle amministrazioni e alla collettività attraverso la produzione
di piani. In Italia ad esempio sono il piano strategico (vedi pianificazione
strategicaterritoriale) e il Piano Regolatore Generale (il vecchio PRG prende oggi altre
denominazioni a seconda delle diverse leggi regionali: Piano urbanistico comunale, PAT in
Veneto, Piano di governo del territorio in Lombardia, Piano strutturale in Toscana etc..),
sempre composto da una parte strutturale e una operativa. Il piano strutturale fornisce il
quadro delle tutele e delle strategie cui deve conformarsi ogni altra attività di pianificazione
o di programmazione svolta dal Comune. Per questo il PRG viene anche chiamato il "piano
dei piani"[7]. In concreto, individua le condizioni per difendere le risorse e gli equilibri del
territorio comunale e indica gli obiettivi di lungo periodo per il suo sviluppo e le regole
essenziali per conseguirli. Sono strumenti di applicazione del Piano Strutturale
(modificabili nel tempo dalle amministrazioni) il Regolamento Urbanistico, i piani attuativi o
particolareggiati, il Regolamento edilizio e tutti i piani di settore (mobilità, traffico,
commercio, sanità, rifiuti, energia, cave, paesaggio, coste, ecc.).

CITTÀ DIFFUSA

I termini città diffusa, dispersione urbana, o sprawl urbano, sono usati per indicare
fenomeni urbanistici connotati dalla crescita rapida e disordinata di una città. Questo
fenomeno si manifesta nelle zone periferiche, data la connotazione di aree di recente
espansione e sottoposte a continui mutamenti. Il segno caratteristico della dispersione
urbana è la bassa densità abitativa in città di medie e grandi dimensioni (oltre i 100.000
abitanti); tra gli effetti di tale fenomeno, vi sono la riduzione degli spazi verdi, il consumo
del suolo, la dipendenza dalle autovetture a causa della maggiore distanza dai servizi, dal
posto di lavoro, dai mezzi di trasporto pubblico locale, e in generale per la mancanza di
infrastrutture per la mobilità alternativa come piste ciclabili, marciapiedi o attraversamenti
pedonaliadeguatamente connessi. La dispersione urbana è caratterizzata dall'elevato
consumo di terreno: la presenza di aree commerciali, residenziali ed industriali distinte tra
loro e separate da strade e zone verdi-agricole. Come risultato, i luoghi dove le persone
vivono, lavorano, acquistano e si divertono sono distanti tra loro, e viene a mancare il limite
tra città e campagna. La bassa densità abitativa è l'ulteriore elemento caratteristico: gli edifici
vengono realizzati con un numero limitato di piani e sono separati tra loro; molto spazio è
riservato ai parcheggi e alle strade poiché questo modello insediativo è funzionale rispetto
all'uso dell'automobile che consente di raggiungere in poco tempo distanze considerevoli, che
nella città preindustriale non erano praticabili. Il risultato di questo sviluppo urbano è che il
terreno viene urbanizzato ad un tasso superiore rispetto all'effettivo incremento della
popolazione. In alcuni luoghi la popolazione che cresce dell'uno o due per cento può causare
un incremento dell'uso del terreno fino al trenta per cento. A causa del fatto che la crescita
della città procede ad un ritmo accelerato, gli edifici tendono ad essere simili gli uni agli altri.
Costruiti a partire dagli stessi principi architettonici, questa urbanizzazione è caratterizzata
dall'estrema omogeneità e da un disegno prevalentemente uniforme dell'ambiente costruito.
Alcuni esempi di questo fenomeno sono le comunità del nord di Milano, Los
Angeles in California, l'area metropolitana di Washington DC, e Atlanta in Georgia, il nuovo
sviluppo è spesso a bassa densità di popolazione, e le metropoli crescono in senso orizzontale
piuttosto che verticale (il che provocherebbe l'alta densità). Il movimento ecologista e un
numero crescente di esperti di urbanisticadisapprovano per molte ragioni la dispersione
urbana come modello di sviluppo. In Europa, evoluzioni della forma urbana, partite da
fenomeni per la gran parte assimilabili allo sprawl americano, hanno portato a risultati simili,
seppur con modi di vivere la città differenti. Tra le maggiori sono l'area metropolitana
di Barcellona in Spagna e la vasta metropoli diffusa olandese. Anche in Italia, lasciando stare il
caso di Milano-Nord, seppur con alcune differenze dovute alla specificità dei luoghi abbiamo
diversi esempi di città diffusa. Tra i più studiati il caso dell'area metropolitana di Venezia.
Molte aree metropolitane si possono meritare il titolo di "area urbana con più dispersione
urbana". L'area urbana di New York copre più terreno di qualsiasi altra città, circa 8.684
chilometri quadrati. La più bassa densità di popolazione tra le grandi città (oltre 1 milione di
abitanti) del mondo è Atlanta, che copre 5.084 chilometri quadrati (1.963 miglia quadrate),
per una popolazione di soli 3.499.840 abitanti ed una densità di 690 persone per chilometro
quadrato (1.783 per miglio quadrato). Questo valore è circa un terzo della densità di New
York. La città più "densa" del mondo è Hong Kong, con circa 3.500.000 di persone in 70
chilometri (27 miglia), ed una densità di 48.571 per chilometro quadrato (128.000 per
miglio).

A volte la dispersione urbana è chiamata con il neologismo di "Los Angelizzazione",


nonostante alcuni ritengano che sia un termine improprio. Los Angeles è stata una delle prime
aree urbane a bassa densità, come risultato di un elevato tasso di possesso di autovetture
ottenuto prima degli altri, ma è diventata molto più densa nell'ultimo mezzo secolo,
principalmente a causa del poco spazio disponibile e dell'altissima richiesta di case dovuta ad
un boom demografico. Secondo i dati dichiarati dall'Ufficio del Censimento Americano, l'area
urbana di Los Angeles (area in continuo sviluppo) ha incrementato la sua densità del 50% tra
il 1950 ed il 2000. Nel 2000, era l'area urbana più densa degli Stati Uniti, con 7.068 persone
per miglio quadrato. Al secondo posto c'è San Francisco con 6.127 ed al terzo New York con
5.309. Si fa spesso confusione su questo fatto, dal momento che la densità a New York
(escludendo la periferia) è molto più alta di quella della città degli angeli. Il miglior risultato di
Los Angeles è dovuto ad una maggior densità nelle aree suburbane, simili ai valori delle
periferie parigine.

La dispersione urbana è un sinonimo di suburbanizzazione: l'espansione geografica di aree


urbane oltre i propri confini. Oltre il 90 per cento di sviluppo urbano negli Stati Uniti, Regno
Unito, Giappone, Canada e Australia è localizzato nelle periferie negli ultimi decenni. Le
periferie sono cresciute di circa il 115 per cento nei maggiori centri urbani dell'Europa
Occidentale, a causa della perdita di popolazione del centro della città (Trend demografico
metropolitano urbano e suburbano).

Nel corso del XIX secolo le grandi città europee furono oggetto dei cosiddetti
"sventramenti" che ne rivoluzionarono l'aspetto. Furono abbattuti i vecchi quartieri
medievali e sostituiti con imponenti palazzi e ampi viali alberati. I più notevoli sventramenti
furono quelli di Londra (1848-1865), Parigi(1853-1869), Vienna (1857), Bruxelles (1867-
1871).
L'urbanistica in Italia conosce il primo esempio di Piano Regolatore nel 1884, con
l'opera dell'ingegner Cesare Beruto che compilò per la città di Milano il piano d'espansione
oltre i Bastioni Spagnoli[senza fonte], oggi riconoscibile nella fascia tra
la circonvallazione interna (sorta al posto delle vecchie mura) ed esterna.
L'urbanistica diviene una disciplina riconosciuta ufficialmente negli anni trentacon
il Razionalismo italiano e le nuove città di fondazione ad opera del regime fascista, alcune
anche di alto livello urbanistico ed architettonico, come Portolago e Sabaudia.
Nel 1942 viene emanata la prima legge generale italiana di coordinamento urbanistico
territoriale che prevede l'istituzione di un Piano Regolatore Generale attraverso il quale si
può controllare e gestire lo sviluppo urbano.
Il dopoguerra in Italia è contraddistinto dal boom edilizio, che con le sue aberrazioni e
la speculazione edilizia, generò, anche se in ritardo e insufficientemente, la cultura della
salvaguardia dei centri storici e del territorio, con lo sviluppo di una legislazione di tutela.
Infatti bisogna aspettare la legge n°183 del 18 maggio 1989 "Norme per il riassetto
organizzativo e funzionale della difesa del suolo". per avere una legge che tuteli
l'ambiente.
La speculazione edilizia è una forma di speculazione che vuole lucrare sull'andamento
del mercato immobiliare, con l'acquisto e la vendita di terreni ed edifici in fasi successive. Essa
riguarda l'acquisizione e la successiva vendita di beni immobili con il fine specifico di
guadagnare surplus tra il costo di acquisto ed il prezzo di vendita

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