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Che cos’è la fisica?


Che cos’è la fisica? Possiamo farcene un’idea sfo­
gliando l’indice di questo libro: scopriremo così che un cor­
so di fisica inizia con lo studio della meccanica, prosegue affrontando la termodina­
mica, l’ottica, l’acustica e l’elettromagnetismo e si conclude con accenni ad argo­
menti “moderni” come la fisica nucleare e la meccanica quantistica.

Per introdurre lo studio di una nuova materia come la fisica, però, non è
sufficiente elencare gli argomenti di cui si occupa. Conviene anche capire come
essa abbia influito nello sviluppo della cultura in cui viviamo e quale sia il metodo
che con cui si è sviluppata nel corso degli ultimi quattro secoli. Ce ne occuperemo
in questo primo capitolo.

1. La fisica
Il desiderio di conoscere la natura ha accompagnato l’uomo fin dall’antichi­
tà. La complessità e la molteplicità dei fenomeni che osserviamo intorno a noi su­
scita domande e allo stesso tempo meraviglia per la molteplicità e la complessità di
ciò che avviene intorno a noi e porta a indagare sulle cause delle continue trasfor­
mazioni che percepiamo.

L’uomo ha un poco alla volta acquistato una conoscenza pratica della na­
tura, che gli ha permesso di sfruttarne le potenzialità per vivere meglio nel mondo.
In tutte le culture è presente un sapere spontaneo intorno alle realtà naturali: è così
che conoscono il mondo un agricoltore o un artigiano, che sanno come utilizzare le
risorse naturali per fini pratici. Con il progredire della civiltà insieme a questa cono­
scenza spontanea si assiste anche al risvegliarsi di un desiderio speculativo, che
ha portato l’uomo a cercare di capire i principi e le cause profonde delle cose. Si è
così sviluppata una conoscenza scientifica del mondo, che procede in modo siste­
matico e metodico, attraverso l’osservazione particolareggiata della realtà e ragio­
nando su di essa.

a) b)

Figura 1. Nonostante l’aspetto simile, le due immagini si riferiscono a oggetti agli estremi
opposti del campo di applicazione della fisica. a) A sinistra, atomi di oro depositati su uno
strato di atomi di grafite, ripresi con un microscopio elettronico a effetto tunnel; la distanza
tra gli atomi di grafite è di circa mezzo milionesimo di millimetro. b) A destra, l’ammasso di
galassie nella costellazione della Chioma di Berenice, a circa 300 milioni di anni-luce dalla
Terra.
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Figura 2. Galileo Galilei (Pisa 1564 – Arcetri 1642) fu l’iniziatore del metodo speri­
mentale in fisica. Studiò il moto del pendolo e la caduta dei gravi, gettò le basi del­
la dinamica, inventò la bilancia idrostatica per la determinazione della densità dei
solidi e costruì il primo telescopio astronomico, di cui si servì per importanti scoper­
te astronomiche. Sostenitore del sistema copernicano, fu protagonista della nota
vicenda conclusasi con il processo del 1632.

I primi filosofi greci si posero due domande fondamentali sul mondo che
ci circonda: quali sono i principi costitutivi di tutte le cose? Qual è la realtà del
movimento a cui è soggetto tutto ciò che osserviamo? Iniziò così lo studio scienti­
fico della natura e nacque la fisica, cioè la “scienza della natura” (il nome deriva
dal vocabolo greco ϕυσις – “fúsis” – che significa “natura”).

Le stesse domande che stimolarono la ricerca filosofica sulla natura nel­


l’antica Grecia costituiscono anche i punti nodali dello sviluppo della fisica moderna
come scienza sperimentale. All’inizio del XVII secolo Galileo Galilei (1564-1642)
affrontò per la prima volta lo studio del moto dei corpi con un metodo nuovo, basa­
to sull’osservazione sperimentale e sull’uso della matematica. Iniziò così lo studio
della meccanica, che fu sviluppata da Isaac Newton (1642-1727) e da altri impor­
tanti scienziati nel corso del XVII e XVIII secolo. Lo sviluppo della fisica è prosegui­
to nel XIX secolo con la comprensione della natura del calore e dei fenomeni elet­
trici e magnetici. Il XX secolo, infine, ha visto concentrarsi la ricerca sulle questioni
più fondamentali relative alla natura del mondo: da una parte, la scoperta delle par­
ticelle elementari e delle proprietà atomiche della materia, per la cui descrizione è
stata sviluppata la meccanica quantistica assieme alla teoria della relatività specia­
le; dall’altra, l’osservazione dell’universo, le cui proprietà globali sono studiate per
mezzo della teoria della relatività generale.

La fisica ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo del pensiero scien­


tifico e della cultura nella quale viviamo. La chimica, cioè lo studio delle trasforma­
zioni delle sostanze a livello molecolare, dipende dalla fisica per quanto riguarda la
descrizione atomica della materia; la biologia, che studia gli esseri viventi, presup­
pone sia la fisica sia la chimica; nello studio dei corpi celesti è intervenuta così pro­
fondamente la fisica che oggi questo ramo della scienza viene chiamato astrofisi­
ca, piuttosto che semplicemente “astronomia”. Si può sostenere che la fisica sta
alla base di qualsiasi scienza sperimentale della natura.
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La conoscenza dei fenomeni naturali e della costituzione della materia for­


nitaci dalla fisica è pure alla base dell’incredibile sviluppo delle applicazioni tecni­
che che hanno tanto cambiato il modo di vivere dell’uomo. Basta pensare all’ener­
gia elettrica, alle automobili, ai computer, alla televisione e al telefono, allo sviluppo
della medicina e alle biotecnologie. Le applicazioni tecnologiche delle scoperte
compiute dai fisici sono ogni giorno più numerose, e ci riesce difficile immaginare a
quali usi pratici potranno portare nei prossimi decenni le conoscenze ottenute nel
corso del XX secolo.

2. Il metodo sperimentale
Qual è il metodo utilizzato dalla fisica? Nell’antichità e nel medioevo, la fisi­
ca si è posta di fronte ai fenomeni da studiare come semplice spettatrice. Nella fisi­
ca moderna, da Galileo in poi, si è sviluppato invece il metodo sperimentale: si
creano situazioni nelle quali il fenomeno sia riproducibile a piacimento e nelle quali
i fattori che intervengono siano controllabili.

Cerchiamo di comprendere con un esempio in che cosa consista il metodo


sperimentale. Supponiamo di voler studiare la caduta dei corpi pesanti sotto l’azio­
ne della forza di gravità. Osserviamo un albero e notiamo che, per effetto di un col­
po di vento, cadono un ramo secco e alcune foglie; il ramo giunge a terra cadendo
verticalmente in un tempo molto breve, mentre le foglie sono trasportate dal vento
in direzioni diverse, impiegando alcuni secondi per giungere fino a terra.

La semplice osservazione di questo fenomeno ci potrebbe far concludere


che la velocità di caduta di un corpo dipenda dal suo peso e dalla sua forma: quan­
to più il corpo è pesante e compatto, più velocemente cade. Questa concezione,
che era anche quella di Aristotele e dei filosofi dell’antichità, non è poi così ingenua
come sembra. Proviamo infatti a far cadere, all’interno di un recipiente pieno d’ac­
qua, due sferette di uguali dimensioni, una di piombo e l’altra di alluminio, più leg­
gera. Potremo osservare che la sferetta di piombo si muove più velocemente di
quella di alluminio e raggiunge il fondo del recipiente in un tempo più breve. Se ri­
petiamo la prova con liquidi diversi, per esempio olio o miele, osserveremo velocità
di caduta differenti, ma in ogni caso verificheremo che la sferetta di piombo rag­
giunge il fondo del recipiente prima di quella di alluminio.

Quanto abbiamo osservato ci porta a pensare che la velocità di caduta di


un corpo dipenda anche dalla resistenza del mezzo in cui esso si muove: l’acqua,
l’olio, o l’aria. Ma che cosa succede se il corpo cade nel vuoto, senza subire la resi­
stenza di nessun mezzo materiale? Torniamo all’osservazione del ramo e delle fo­
glie che cadono dall’albero (figura 3.a). Possiamo pensare che la traiettoria compli­
cata delle foglie sia un effetto del vento e della forma complessa dalle foglie. Collo­
chiamo allora delle pareti intorno all’albero, che lo proteggano dal vento, e sosti­
tuiamo il ramo e le foglie con oggetti di diverso peso ma di forma più semplice: per
esempio delle sferette di materiali diversi, come acciaio, legno, sughero (figura
3.b). Osserveremo che le sferette cadono tutte lungo la direzione verticale, più ve­
locemente quelle più pesanti e più lentamente quelle più leggere.

Se poi riusciamo a eliminare totalmente l’influenza dell’aria, per esempio ri­


petendo l’esperimento di caduta dei corpi in un ambiente nel quale sia stato fatto il
vuoto per mezzo di una pompa (figura 3.c), osserveremo che tutti i corpi (le sferette
di acciaio o di sughero come il ramo di legno e le foglie) cadono in direzione verti­
cale esattamente con la stessa velocità.
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a)

b)

c)

Figura 3. (a) Nell’aria spesso i corpi cadono con traiettorie complicate: un esempio sono le
foglie trasportate dal vento. (b) Corpi di forma sferica, in ambienti protetti dal vento, cadono
nell’aria verticalmente, anche se con velocità diverse. (c) Nel vuoto, in assenza di aria, tutti i
corpi cadono verticalmente con la stessa velocità. Nel metodo sperimentale si cerca di
controllare le condizioni in cui si realizzano i fenomeni, eliminando le cause che si ri­
tengono non essenziali.

Per giungere a questo risultato abbiamo via via eliminato tutto ciò che po­
teva disturbare il fenomeno che ci proponevamo di osservare (il vento, la resisten­
za dell’aria), per concentrarci su un aspetto del fenomeno che consideriamo essen­
ziale. Abbiamo utilizzato così il metodo sperimentale caratteristico della fisica,
con il quale i fenomeni da studiare vengono provocati artificialmente in condizioni
controllate e ben riproducibili: variando a volontà del ricercatore le condizioni in cui
il fenomeno si realizza, è possibile isolare le cause che si considerano essenziali
(nel nostro caso, l’attrazione gravitazionale) da quelle che non lo sono (la resisten­
za dell’aria e il vento). L’abilità del ricercatore sta spesso nell’intuire quali siano le
cause veramente essenziali, e distinguerle da quelle che determinano aspetti acci­
dentali del fenomeno che si sta studiando.
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3. Leggi, ipotesi e teorie


La fisica utilizza il metodo sperimentale per ottenere le migliori condizioni di
osservazioni dei fenomeni. Non si ferma però alla semplice osservazione speri­
mentale. Come in molte altre scienze naturali, il procedimento scientifico utilizzato
dalla fisica si articola attraverso fasi successive, che schematicamente possono
essere elencate come: 1) osservazione; 2) ipotesi; 3) deduzione; 4) verifica. Que­
sto metodo, caratteristico delle scienze naturali, si chiama metodo ipotetico-de­
duttivo.

L’osservazione
Normalmente l’osservazione dei fenomeni viene effettuata utilizzando
strumenti che rendono oggettivi i risultati. I nostri sensi possono facilmente fornirci
risultati ingannevoli. Due persone che si trovano contemporaneamente nella stessa
stanza possono sentire una caldo, l’altra freddo. La misura della temperatura con
un termometro permette invece di ottenere un’informazione oggettiva e comunica­
bile con precisione. L’uso di strumenti come il microscopio o il telescopio permette
di ampliare il raggio di osservazione al di là di ciò che è direttamente accessibile ai
nostri sensi. Altre volte gli strumenti di osservazione ci permettono di cogliere e mi­
surare proprietà che non possiamo percepire con i sensi, come per esempio i raggi
X o il magnetismo. I risultati ottenuti tramite l’osservazione sono generalmente
espressi attraverso misure quantitative.

Nella nostra conoscenza del mondo naturale, gioca un ruolo fondamentale


l’induzione empirica, attraverso la quale siamo portati a generalizzare un fatto ri­
petutamente osservato in natura, senza che risulti necessariamente la connessio­
ne tra il soggetto e la proprietà osservata. Osserviamo, per esempio, che ogni volta
che dell’acqua è portata a una temperatura inferiore a 0 °C ghiaccia; ci sentiamo
così autorizzati, anche prima di conoscere perché ciò avviene, a concludere che
“l’acqua ghiaccia a 0°C”, cioè che ogni porzione di acqua, non solamente quelle
determinate quantità che abbiamo osservato direttamente, ghiaccia a 0 °C. Questo
processo induttivo, nell’ambito della fisica, porta alla formulazione, a partire dai dati
osservati, di leggi fisiche: enunciati universali che esprimono le proprietà e il
comportamento regolare e uniforme delle cose.

Osservazione 1
Osservazione 2

Osservazione 3
Legge
fisica

Figura 4. A partire dai fenomeni osservati il ricercatore formula una legge fisica: solitamen­
te si tratta di una relazione matematica che esprime una certa regolarità nei fenomeni os­
servati.
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Così come i risultati dell’osservazione sono solitamente espressi attraverso


misure quantitative, le leggi fisiche sono generalmente rappresentate da equazioni
matematiche che esprimono certe relazioni tra le proprietà osservate. Esempi di
leggi fisiche sono la legge di gravitazione universale, o le leggi dei gas che espri­
mono le relazioni tra il volume, la pressione e la temperatura di una data massa di
gas, espresse da formule come le seguenti (vedremo più avanti il significato di
queste formule e dei simboli utilizzati):

m1m 2
F = G0 ; pV = nRT
r2

Occorre tener presente però che la maggior parte delle volte i fenomeni
che avvengono nella realtà sono molto complessi. Per questo spesso le leggi fisi­
che hanno un carattere schematico e sono in qualche modo una semplificazione
della realtà, perché prescindono da molti aspetti delle cose reali che influiscono
realmente sui fenomeni: la realtà non si comporta esattamente come afferma l’e­
nunciato della legge, ma in modo simile. Possiamo rendercene conto, consideran­
do alcuni esempi che possono dare un’idea delle semplificazioni che è necessario
operare nello studio dei fenomeni naturali:

- nello studio del moto dei corpi si cerca di eliminare per quanto possibi­
le l’effetto dell’attrito, ma nessun corpo reale si muove senza attrito;

- nella meccanica si studia in prima approssimazione il moto dei corpi


solidi sotto l’azione delle forze ipotizzando che essi non si deformino
per effetto di queste forze, cioè che siano “corpi rigidi”, ma qualsiasi
corpo reale si deforma, anche se di poco, sotto l’azione di una qualsia­
si forza;

- nello studio dei gas si semplifica il loro comportamento, ricorrendo in


una prima approssimazione all’idealizzazione del “gas perfetto” che
prescinde da fenomeni come la condensazione dovuti alle forze che si
esercitano tra le molecole del gas: ma nessun gas reale si comporta
esattamente come un gas perfetto.

In questo modo la fisica ricorre a modelli, cioè a rappresentazioni schema­


tiche e semplificate di realtà complesse. Nozioni come quelle di gas perfetto o di
corpo rigido sono idealizzazioni della realtà, che difficilmente potrebbe essere com­
presa e descritta in tutta la sua complessità. Man mano che la descrizione dei fe­
nomeni diviene più precisa e più profonda i modelli possono essere progressiva­
mente perfezionati in modo da avvicinarsi alla realtà.

realtà modello

Figura 5. Spesso la fisica ricorre a modelli, intendendo con questo termine delle rappre­
sentazioni schematiche e semplificate di realtà complesse.
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Leggi
Osservazioni

Modelli

?
Ipotesi

Figura 6. Quando cerca una spiegazione dei fenomeni osservati e delle leggi fisiche che li
descrivono, il fisico formula delle ipotesi, che hanno sempre il valore di congetture finché
non siano sufficientemente verificate.

L’ipotesi
Il secondo momento del metodo ipotetico-deduttivo è costituito dall’enun­
ciazione di ipotesi che diano una spiegazione dei fenomeni osservati. Mentre la
legge risponde alla domanda “Come avviene questo fenomeno?”, l’ipotesi cerca di
rispondere alla domanda “Perché avviene questo fenomeno?”: l’ipotesi è una pro­
posizione non direttamente verificabile che dà una spiegazione del fenomeno
osservato, almeno nell’intuizione di chi l’ha formulata. L’ipotesi è sempre una
congettura, una conoscenza probabile o possibile, che tende alla certezza ma am­
mette anche altre possibilità.

Pensiamo per esempio alle ipotesi sulla natura della luce formulate nel cor­
so del XVII secolo. I fenomeni luminosi noti a quel tempo erano la propagazione
rettilinea dei raggi luminosi, la riflessione, la rifrazione e la scomposizione della
luce bianca nei colori dell’arcobaleno. Per dare una spiegazione a questi fenomeni,
Newton ricorse all’ipotesi corpuscolare: ipotizzò che la luce fosse costituita da par­
ticelle che si muovono in linea retta, anche se non poteva verificare direttamente
questa ipotesi, poiché non aveva strumenti che gli permettessero di osservare que­
ste ipotetiche particelle. Altri fisici, come l’olandese Christiaan Huygens (1629-
1695), ipotizzarono invece una natura ondulatoria della luce: che la luce fosse cioè
costituita da onde.

Nella scienza contemporanea vi sono conoscenze ancora ipotetiche, non


definitivamente provate. Più l’uomo si avvicina ai limiti della conoscenza dell’uni­
verso, spingendo le sue osservazioni alle regioni più lontane del cosmo o ai livelli
microscopici della costituzione della materia, maggiori sono le difficoltà di osserva­
zione e di conseguenza più ampi sono i margini di incertezza.

Deduzione e verifica
Il terzo momento del metodo ipotetico-deduttivo è la deduzione. A partire
dalle leggi fisiche formulate a partire dalle osservazioni e dalle ipotesi, si deducono
conseguenze, prevedendo così fenomeni futuri o non ancora osservati o nuove
leggi fisiche. Un insieme di conoscenze organizzato e strutturato a partire da
diverse ipotesi e leggi fisiche che fungono da principi costituisce una teoria.
Si parla per esempio di teoria della relatività, di teoria atomica, di teoria quantistica.
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Osservazioni Osservazioni

Teoria
Ipotesi Ipotesi

Deduzioni Deduzioni Deduzioni

Figura 7. A partire dai fenomeni osservati, si sviluppa un complesso di ipotesi e deduzioni,


che costituisce una teoria.

Il momento deduttivo, con il quale si applicano gli enunciati generali alle si­
tuazioni particolari, si può presentare come enunciazione di teoremi, o sotto forma
di calcoli, che spesso nella fisica moderna richiedono l’uso di calcolatori elettronici.
È possibile così dedurre nuovi fenomeni, o prevedere nuove proprietà relative ai fe­
nomeni osservati, che possono essere sottoposte alla verifica sperimentale. Si
giunge allora all’ultimo momento del metodo ipotetico-deduttivo: la verifica delle
ipotesi e quindi delle teorie scientifiche. Una teoria può essere verificata sperimen­
talmente, oppure screditata da prove contrarie.

Si è fatto prima l’esempio della teoria corpuscolare e della teoria ondulato­


ria della luce, presentate come teorie rivali a partire dalla fine del XVII secolo. Per
spiegare il fenomeno della rifrazione della luce nella teoria corpuscolare era neces­
sario supporre che la velocità della luce fosse maggiore in un mezzo trasparente
come l’acqua che nel vuoto; nella teoria ondulatoria, viceversa, la spiegazione del­
la rifrazione richiedeva che la velocità della luce nell’acqua fosse minore che nel
vuoto. Nel 1850 il fisico francese Léon Foucault (1819-1868) determinò sperimen­
talmente che la velocità della luce nell’acqua è minore che nell’aria, fornendo così
una verifica sperimentale della teoria ondulatoria e screditando la teoria corpusco­
lare.1 In molti altri casi, come vedremo man mano che avanzeremo nello studio del­
la fisica, si sono presentate situazioni simili.

Quando una teoria va abbandonata?


Osservazioni o esperimenti che portano in maniera inoppugnabile a sce­
gliere tra due o più teorie contrapposte si chiamano esperimenti cruciali. Ma non
è detto che un’osservazione che contraddica le previsioni di una teoria porti neces­
sariamente al suo abbandono. A volte una teoria ben verificata può essere inserita
come caso particolare in una teoria di portata più ampia: è il caso per esempio del­

1
Nel 1801 l’inglese Thomas Young (1773-1829) aveva dimostrato che la luce è in grado di
superare ostacoli di dimensioni sufficientemente piccole dando luogo a fenomeni di interfe­
renza: questa osservazione era già una chiara dimostrazione della natura ondulatoria della
luce.
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la meccanica classica i cui principi sono stati formulati da Newton, che è stata so­
stituita dalla più generale teoria della relatività elaborata da Albert Einstein (1879-
1955). La meccanica classica continua a essere ben verificata nelle situazioni ordi­
narie in cui le velocità dei corpi sono molto piccole rispetto alla velocità della luce e
l’intensità del campo gravitazionale non è molto elevata, e continua a valere come
caso limite della teoria della relatività.

Gli scienziati hanno formulato alcuni criteri che permettono di distinguere


ipotesi valide da altre che debbano essere scartare. Uno di questi è la semplicità.
Quando una teoria inizia a presentare molte eccezioni strane e devono essere in­
trodotte ipotesi ad hoc per spiegare i nuovi fenomeni che vengono scoperti, l’espe­
rienza insegna che probabilmente la teoria deve essere sostituita da una migliore.
Un secondo criterio è la fecondità: un’ipotesi feconda è un’ipotesi che permette di
spiegare nuovi fenomeni, dei quali altre ipotesi non riescono a dar conto.

Gli esperimenti e le osservazioni compiuti per verificare una teoria possono


costituire il punto di partenza per formulare nuove ipotesi. La verifica delle ipotesi
può quindi costituire un ritorno alla prima fase del metodo ipotetico-deduttivo, che
si sviluppa così ciclicamente verso teorie sempre più certe e applicabili ad ambiti
più ampi della nostra esperienza.

La matematica
Oltre che dal ricorso al metodo sperimentale, lo sviluppo della fisica moder­
na è caratterizzato dall’adozione della matematica come suo specifico linguaggio.
Ciò ha comportato molti vantaggi: il risultato delle osservazioni è espresso attraver­
so un numero in modo preciso, chiaro e oggettivo; le leggi fisiche possono essere
espresse come relazioni matematiche; le deduzioni sono spesso calcoli; e il mo­
mento finale della verifica non è altro che il confronto tra il risultato dei calcoli e le
misure che si ottengono sperimentalmente da nuove osservazioni. È tale l’esattez­
za e la chiarezza con cui in questo modo si svolge tutto il processo scientifico, che
Galileo poteva affermare, quando la scienza era ancora denominata “filosofia”, che
«la filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta dinanzi
agli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non si impara a in­
tendere la lingua e conoscere i caratteri nei quali è scritto. Egli è scritto in lingua
matematica, e i caratteri sono triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i
quali mezzi è impossibile intenderne umanamente parola; senza questi è un aggi­
rarsi vanamente per un oscuro labirinto» (Galileo Galilei, Il Saggiatore, in Opere,
Ediz. Naz., vol. VI, p.333).

Per poter utilizzare il linguaggio della matematica nello sviluppare il discor­


so della fisica, è necessario ridurre l’oggetto della fisica, cioè ciò che osserviamo
del mondo intorno a noi, a dimensioni calcolabili, ossia a numeri. Ciò è possibile at­
traverso l’uso di quelle che vengono chiamate grandezze fisiche. Che cosa è una
grandezza fisica? Una grandezza fisica è una proprietà misurabile delle cose, os­
sia una proprietà alla quale si possono assegnare dei valori quantitativi in relazione
ai risultati di una misura. Ce ne occuperemo con più dettaglio nel prossimo capito­
lo.
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Punti fondamentali
• La fisica è quella parte della scienza che si occupa di tutti i fenomeni della
natura, cercandone la spiegazione in modo sistematico, attraverso l’osserva­
zione dei fenomeni e l’uso della matematica. Generalmente si escludono dal
campo della fisica le trasformazioni delle sostanze a livello molecolare, di cui si
occupa la chimica, e lo studio degli esseri viventi, di cui si occupa la biologia
(Paragrafo 1).

• La fisica utilizza il metodo sperimentale per ottenere le migliori condizioni di


osservazione dei fenomeni.: di creano situazioni nelle quali il fenomeno sia ri­
producibile a piacimento e nelle quali i fattori che intervengono siano controlla­
bili. Le successive fasi del lavoro scientifico costituiscono il metodo ipotetico-
deduttivo, che si articola attraverso l’osservazione, la formulazione di ipotesi,
la costruzione di teorie e la loro verifica sperimentale (Paragrafi 2 e 3).

Glossario
Causa: tutto ciò che influenza in qualche Metodo ipotetico-deduttivo: metodo che
modo l’essere o il divenire di qualche cosa si articola attraverso le quattro fasi dell’os­
(cause). servazione, della formulazione di ipotesi,
della deduzione di conseguenze, e della
Deduzione: processo mentale attraverso il verifica (hypotetico-deductive method).
quale formuliamo conseguenze logicamen­
te derivabili da alcune premesse (deduc­ Metodo sperimentale: metodo di studio
tion). dei fenomeni naturali, nel quale essi pos­
sono essere riprodotti controllando i fattori
Fenomeno: un evento o una realtà sostan­ che intervengono nel loro svolgimento (ex­
ziale che si manifesta all’osservazione sen­ perimental method).
sibile (phenomenon).
Modello: rappresentazione schematica e
Fisica: quella parte della scienza che si semplificata di una realtà complessa (mo­
occupa dello studio dei fenomeni naturali, del).
con esclusione delle trasformazioni delle
sostanze a livello molecolare e degli esseri Osservazione: procedimento con il quale
viventi (Physics). si focalizza l’attenzione su un particolare
fenomeno naturale ottenendo dati qualitati­
Induzione: processo mentale attraverso il vi o quantitativi, sia direttamente sia me­
quale siamo portati a generalizzare un fatto diante l’uso di strumenti (observation).
ripetutamente osservato in natura (induc­
tion). Principio: in fisica, si intendono per “princi­
pi” degli enunciati largamente verificati che
Ipotesi: spiegazione plausibile di un feno­ fungono da premesse nell’elaborazione di
meno osservato, che pur tendendo alla una teoria (principle).
certezza ammette anche altre possibilità
(hypothesis). Teorema: enunciato di carattere matemati­
co o fisico dimostrato attraverso la conca­
Legge fisica: enunciato universale che tenazione di una serie di deduzioni (theo­
esprime una proprietà o un comportamento rem).
regolare e uniforme delle cose. Spesso è
espressa attraverso una relazione mate­ Teoria: insieme di conoscenze organizzato
matica (physical law). e strutturato a partire da diverse ipotesi e
leggi fisiche che fungono da principi (theo­
ry).
Verifica sperimentale: osservazioni con­
gegnate in maniera da permettere la verifi­
ca o meno delle conclusioni dedotte da
un’ipotesi (experimental verification).
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Trattazione sintetica di argomenti (max 10 righe)


1. Illustrare le relazioni tra conoscenza po, la gravità, e non la resistenza del­
spontanea della natura, fisica e svilup­ l’aria.
po delle applicazioni tecnologiche.
4. Quali vantaggi presenta il metodo spe­
2. Delimitare il campo di applicazione rimentale, rispetto alla semplice osser­
delle diverse scienze naturali. vazione dei fenomeni?

3. Spiegare quali motivi portano a ritene­ 5. Quali fattori possono portare all’ab­
re essenziale, nella caduta di un cor­ bandono di una teoria scientifica?

Quesiti a risposta singola (max 4 righe)


1. A che cosa serve la fisica? 3. In che senso una conoscenza scientifi­
ca deve essere ritenuta ipotetica?
2. Perché in fisica è necessario ricorrere
a modelli? 4. Quali sono le fasi attraverso cui si arti­
cola il metodo ipotetico-deduttivo?

Quesiti a risposta multipla


1. Galileo Galilei ha importanza nella 3. È una caratteristica del metodo spe­
storia della scienza perché: rimentale:

A. proseguì lo studio della fisica A. l’osservazione dello svolgi­


completando le ricerche dei mento di un fenomeno.
primi filosofi greci. B. la realizzazione di apparati
B. affrontò lo studio della natura sperimentali complessi.
utilizzando il metodo speri­ C. la possibilità di controllare i
mentale. fattori che intervengono nello
C. scoprì la natura atomica della svolgimento di un fenomeno.
materia. D. la possibilità di verificare la
D. portò a termine lo sviluppo correttezza delle ipotesi for­
della meccanica applicando mulate per la spiegazione di
la matematica allo studio del un fenomeno.
moto dei corpi.
4. Perché normalmente le osservazio­
2. La fisica costituisce il fondamento ni vengono effettuate mediante
di qualsiasi scienza della natura strumenti?
perché:
A. Perché permettono di ottene­
A. precisa il metodo che deve re i risultati sperimentali più
essere seguito nella ricerca rapidamente.
scientifica. B. Per rendere oggettivi i risulta­
B. ha un grande numero di ti delle misure.
applicazioni tecnologiche. C. Perché permettono di control­
C. studia gli aspetti più fonda­ lare con più cura le condizioni
mentali della costituzione del­ in cui si realizzano i fenome­
la materia. ni.
D. definisce concetti fondamen­ D. Per rendere accessibili i risul­
tali che vengono utilizzati da tati delle misure.
tutte le scienze naturali.
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5. Attraverso la formulazione di leggi previsto dalla teoria molti


fisiche: anni prima che fosse misura­
to sperimentalmente.
A. si dà una forma matematica D. perché la misura della veloci­
alle ipotesi di una teoria tà della luce non contraddice
scientifica. nessuna delle previsioni della
B. si giunge a una comprensio­ teoria.
ne profonda dei fenomeni os­
servati. 8. La relazione tra la teoria della relati­
C. si esprimono le proprietà e il vità e la meccanica classica è che:
comportamento regolare e
uniforme delle cose. A. la teoria della relatività ha di­
D. si coglie la connessione cau­ mostrato che i risultati della
sale tra i diversi fenomeni os­ meccanica classica sono fal­
servati. si.
B. la meccanica classica conti­
6. In fisica si ricorre all’uso di modelli: nua a valere come caso limi­
te della teoria della relatività.
A. per ottenere una descrizione C. la meccanica classica si
matematica della realtà. applica a una gamma di si­
B. perché così si può prevedere tuazioni più ampia che la teo­
facilmente lo sviluppo futuro ria della relatività.
di un fenomeno. D. la teoria della relatività è sta­
C. per ottenere una descrizione ta dedotta a partire dalle con­
più precisa dei fenomeni da clusioni della meccanica clas­
studiare. sica.
D. perché spesso la realtà è
troppo complessa perché la 9. Qual è la funzione della matematica
si possa descrivere esatta­ nei confronti della fisica?
mente.
A. Costituisce il linguaggio me­
7. La teoria ondulatoria della luce ven­ diante il quale la fisica espri­
ne confermata dalla misura della me le sue leggi e i suoi risul­
velocità della luce: tati.
B. Fornisce il punto di partenza
A. perché la velocità della luce è per lo sviluppo dei ragiona­
minore in un mezzo materiale menti della fisica.
che nel vuoto. C. Utilizza i risultati della fisica
B. perché la velocità della luce è per sviluppare nuovi teoremi.
maggiore in un mezzo mate­ D. Permette di definire operati­
riale che nel vuoto. vamente le grandezze fisi­
C. perché il valore della velocità che.
della luce nel vuoto era stato

Soluzioni: 1.B, 2.C, 3.C, 4.B, 5.C, 6.D, 7.A, 8.B, 9.A

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