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HONESTA MISSIO congedo militare romano

Già nel periodo tardo repubblicano la ferma militare poteva durare fino ad
un massimo di 16 anni.[5] Al termine del servizio veniva concesso un
premio per il congedo onorevole (honesta missio) che poteva consistere in
un terreno o una somma di denaro.

Tito Livio raccontando della fondazione di Aquileia sostiene:

« Nello stesso anno [181 a.C.] fu dedotta nel territorio dei Galli la colonia
di Aquileia. 3.000 fanti ricevettero 50 iugeri ciascuno, i centurioni 100, i
cavalieri 140. I triumviri che fondarono la colonia furono Publio Scipione
Nasica, Gaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino. »

(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XL, 34.2-3.)

Durante il periodo imperiale, da Augusto in poi, veniva rilasciato ai militari


(fossero essi legionari o ausiliari) un diploma che ne sanciva per legge la
fine del servizio; veniva, quindi, consegnata un'indennità in denaro
(nummaria missio) o in beni (es. un appezzamento di terra con deduzione
di colonie romane[62] = agraria missio, quasi fosse una forma di pensione
dei giorni nostri[63]), ad alcuni era concesso il diritto di cittadinanza
romana (ausiliari) con la possibilità di contrarre matrimonio legittimo (Ius
connubii).[64] Beneficiavano di questi premi anche i legionari congedati
anzitempo per ferite o malattie (causaria missio) o i congedati per volere
del comandante (gratiosa missio). La perdita dei benefici avveniva con il
congedo disonorevole (ignominiosa missio).

Nel 6 a.C. il princeps istituì l'aerarium militare, una cassa destinata al


pagamento dei premia a chi si fosse congedato onorevolmente (honesta
missio)[5]: il premio per i soldati poteva consistere o in un lotto di terra
(regolamentando la procedura della tarda repubblica) o in una somma di
denaro[6].

In età imperiale la pratica di assegnazione di terre ai veterani cadde in


disuso. Si ricordi quanto racconta Tacito in riferimento alla città di Taranto
e al fallimento della politica di stanziamenti di veterani[7], ormai condotti
secondo procedure diverse a quelle dell’età tardo repubblicana:

(LA) (IT)
« Non enim, ut olim universae « Poiché ora a fondar colonie non
legiones deducebantur cum tribunis si conducevano più, come un
et centurionibus et sui cuiusque tempo, legioni intere coi tribuni e i
ordinis militibus » centurioni e i loro soldati di ogni
ordine »
(Tacito, Annales, XIV, 27,2; trad. di A. Arici, Classici latini , Utet, Torino, 1975, pag. 793)

Verso la fine dell'impero divenne sempre più difficile reperire i fondi per
pagare le truppe e le retribuzioni divennero sempre più irregolari. I
legionari potevano ritirarsi dopo 20 anni di servizio militare con l'honesta
missio[12] o, con maggiori privilegi, dopo 24 anni con emerita missio,
come attestato dalla tavola in bronzo rinvenuta presso Brigetio e databile
al 311 (sotto Costantino I)

formula tipica dai tempi di Claudio al regno di Antonino il pio, 140 d.C.

« Cittadinanza a loro stessi, ai loro figli e discendenti, e diritto al


matrimonio legale con le mogli che avevano al momento in cui è stata
data la cittadinanza o, per coloro che erano celibi, con quelle che abbiamo
sposato in seguito, purché vi sia una sola moglie per ognuno »

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