TEORIA DELL’IMPRESA
Il dibattito si basa sulla Teoria dell’equilibrio economico generale, la quale considera esogeno il
progresso tecnologico, ma dopo gli anni ’70 inizia proprio un periodo di elevato progresso
tecnologico grazie al passaggio all’informatica.
1
LA TEORIA DELL’IMPRESA DI R.COASE
“La ragione principale per cui è profittevole fondare un’impresa 1, è che vi è un costo2 d’uso del
mercato”
Individuo
Finalità del comportamento economico è possedere merci che possano soddisfare i bisogni.
Tutti gli individui sono diversi, ma il modo con il quale si raggiunge l’obiettivo è uguale per tutti
(razionalità massimizzante) “scambio solo se ottengo maggiore utilità rispetto a prima”
1
Intesa come organizzazione sovraindividuale
2
Legato all’incertezza
3
Nella terminologia moderna
2
La teoria economica esclude atti irrazionali, ossia che non portino utilità.
Produttore
Dal lato del produttore l’incertezza può manifestarsi sul prezzo. Esso può essere > o < rispetto al
prezzo d’equilibrio, perciò il produttore si deve informare.
Costi di coordinazione
MERCATO
A B
C D
3
Alla fine l’esito dello scambio favorisce una parte.
Può essere conveniente per la parte più debole (dotata di – informazioni) cercare un accordo
e sviluppare un rapporto di dipendenza per cercare migliori condizioni di scambio.
Può essere + conveniente per la parte + forte creare un accordo con la parte più debole, per
assicurarsi gli scambi futuri in un contesto di incertezza (si instaura un rapporto di
coordinazione)
Si forma quindi un’entità produttiva unica (società)
Esempio Coase
Mercato
A B
C D
Impresa
A B
C D
4
Costi di incompletezza contrattuale
Esempio:
B cerca un pianista ma non ha studiato per suonare il piano. A è un pianista. Si ha scambio
asimmetrico
Le informazioni sul giusto prezzo da pagare le sa A
B deve pagare ma non sa quale sia il giusto prezzo poiché non ha informazioni
A attuerà comportamento opportunistico per percepire un prezzo maggiore rispetto a quello
d’equilibrio
Conclusioni
5
APPROCCIO STRUTTURA – CONDOTTA – PERFORMANCE
Negli anni del dopoguerra si instaura un nuovo approccio economico che passa dalla studio
dell’individuo a quello del settore.
Autori principali sono: J.Bain4, P.Andrews, R.Marris, E.Mason
Nasce
bisogna
Variabili di struttura
Per studiare un settore bisogna definire il peso di tutte queste variabili. Sulla base di ciò si
determina la condotta. Poi si verificano i risultati (performance).
Lo studio di un settore non corrisponde allo studio di un agente economico
Il settore non è definibile con un linguaggio formale.
L’approccio S-C-P è di tipo descrittivo.
4
Insieme ad Hall-Hitch fa uno studio in 200 imprese chiedendo ai manager quali fossero i loro obiettivi nella gestione
dell’impresa. Nessuno dice “massimizzazione del profitto”!!!!Ma ci si riferisce ad altre variabili(di struttura)
6
Variabili di condotta
Pratiche collusive
Fusioni e acquisizioni
Differenziazione di prodotto
Variabili di performance
Profitti
Costi di produzione
Quote di mercato
Innovazione sono obiettivi intermedi
Q.tà dei prodotti
Critica
1. Non c’è una teoria economica alle spalle. Non sono risultati rigorosi ed hanno una valenza
generalizzabile.
2. S C P la sequenzialità logica (struttura influenza condotta che a sua volta influenza
la performance) implica una struttura eccessivamente rigida
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2 tipi di critiche: 1- approccio troppo rigido, 2- non si tiene conto della possibilità di
feedback: struttura e condotta possono influenzare le variabili di struttura.
La critica in generale dice che l’approccio S-C-P si basa sull’esogeneità della struttura di
mkt.
La rigidità deriva dal postulare l’esogeneità della struttura.
3. Questo approccio va bene solo per alcune forme di mercato (es.oligopolio). In altri ambiti
(es.concorrenza perfetta) le variabili di condotta dipendono più dalle caratteristiche della
domanda e non sono liberamente utilizzabili. Es in settori con ↓ tecnologie ↓ economie di
scala (pelle-calzature)
L’approccio è valido solo in alcuni contesti ma non è generalizzabile.
8
MODELLO DI DASGUPTA – STIGLITZ (1980)
a. Un solo mercato/settore
b. Domanda di mkt decrescente rispetto al prezzo p (Q5) funz. Domanda. Esiste un numero n
di imprese Q=n*q .
Merce omogenea nel settore = bene uguale per tutti(no politiche di differenziazione)
Uguaglianza tra domanda e offerta (no eccessi)
c. Il costo unitario di produzione [cu] è una funzione decrescente con correlazione negativa
-
della spesa R&S6 (x):cu (x) ↑R&S ↓cu
d. Completa informazione (ogni impresa sa cosa fanno le altre e gli effetti delle decisioni sulle
altre imprese) ma non perfetta poiché ogni impresa non sa massimizzare i profitti.
e. Ciascuna impresa sceglie l’output (q) al livello di max profitto (π)
Ogni scelta di una impresa influenza quella delle altre (completa informazione):
C C1
5
Q.tà domandata
6
Variabile di condotta
7
a livello di singola impresa
9
Indichiamo con * i valori d’equilibrio delle 3 variabili endogene q, x, n.
[q*, x*] sono oggetto di scelta da parte dell’impresa. L’obiettivo del massimo profitto passa
attraverso la scelta ottimale sul ricavo q e quello sui costi x.
n* è il numero d’imprese che fa annullare i profitti in un mkt con entrata libera, ed è determinato
dalle condizioni di entrata: n alto indica concorrenza, basso concentrato.
n* è anche variabile di struttura così come x* (opportunità tecnologiche).
La performance può essere indicata dal margine unitario di profitto rispetto al prezzo:
(P-cu)/P
Dasgupta e Stiglitz assumono che le preferenze dei consumatori e le opportunità tecnologiche siano
descritte dalle seguenti funzioni isoelastiche8 e costanti.
-ε
P(q)=σq (funz inversa di domanda)
-α
cu(x)=βxi (Funz di produzione=funz dei costi)
con i=∑1n
α= opportunità tecnologiche, tecniche di produzione, ↑α ↓cu mi dice q.to la tecnologia è efficace e
misura q.to varia in meno il costo unitario con una unità in + di costi in r&s
β= indica tutti gli altri costi di produzione
1/α=valore assoluto dell’ε di costo rispetto a x
8
Si ipotizza una funzione in cui l’elasticità è uguale in tutti i punti
10
Le 3 soluzioni dipendono dalla singola scelta di x e q
[1] [
n*= ε *(1+α) ]/α
Si individua un nesso tra opportunità tecnologiche(α) e concentrazione del settore (1/ n*)
↑α ↑ n*
<ε > spazio per operare nel settore > concorrenza ↓1/ n*
Conclusione
C P S
11
[Baumol, Panzer, Willig, 1980]
Determinazione endogena delle condizioni di entrata e di uscita come elemento di variazione della
struttura di mkt.9
Ma l’endogeneità della struttura di mkt non dipende soltanto dal comportamento delle imprese (cfr.
modello Dasgupta- Stiglitz), bensì dalle condizioni di costo e di domanda10
La tecnologia è esogeneamente determinata, perciò le condizioni di costo sono date11
4. Le imprse operanti sul mkt hanno tempi di reazione più lenti rispetto alle nuove entranti(le
nuove imprese hanno + informazioni
Un mkt è contendibile quando l’entrata è completamente libera e l’uscita avviene senza costi
(Baumol)
L’ideale per Baumol è assumere poltiche per ↑ mkt contenbili poiché, indipendentemente dalla
forma di mkt, se è contendibile un mkt è soggetto alla concorrenza potenziale(causando
comportamenti di tipo preventivo). Quindi le imprese operanti sul mkt devono tenere conto
9
Nessuna impresa può impedire l’accesso al mkt
10
Le condizioni di costo dipendono dalla tecnologia mentre le condizioni di domanda dalle scelte dei consumatori
11
In Dasgupta – Stiglitz le condizioni di costo erano endogene per cui si potevano scegliere
12
dell’entrata nel settore di nuove imprese (minaccia potenziale), ciò induce ad una elevata
concorrenzialità.
Assenza di frizioni
Assenza di discriminazioni di costo per le entranti (Stigler)
Un mkt contendibile generalizza il concetto di concorrenza perfetta al di fuori del settore: anche il
monopolista deve tener conto dell’ingresso di un nuovo concorrente, poiché > extra profitto assume
il monopolista in quel settore ↑ imprese concorrenti che vogliono entrare attratte dall’extra profitto
Tiene conto della possibile concorrenza e si accontenta di una riduzione del profitto, riduce
il prezzo fino a quando la minaccia di concorrenza potenziale si annulla(auto-repressione). Il
comportamento del monopolista è così simile a quello delle imprese in mkt di concorrenza.
Baumol afferma che non conta la forma di mkt ma il grado di concorrenza potenziale, cioè la
contendibilità. Essa determina la struttura di mkt la quale viene endogeneizzata. Baumol critica
l’esogeneità della della struttra di mkt.
Dire che un mkt è contendibile non significa dire che è soggetto a concorrenza
potenziale
Secondo Baumol l’extra profitto dipende dalla curva di domanda, dimostrando che
sotto il prezzo d’equilibrio non c’è convenienza ad entrare nel setore
13
In un mkt non sostenibile è possibile produrre ad un prezzo inferiore a quello d’equilibrio, c’è
quindi convenienza ad entrare nel settore.
Come da ipotesi le imprese al di fuori del settore hanno tempi di reazione + rapidi e > informazioni
rispetto a quella/e presenti nel settore.
La sostenibilità di un settore dipende dal posizionamento della curva di domanda dei beni scelta dai
consumatori. Essi attraverso le scelte determinano la forma di mkt del settore influenzando i
comportamenti delle imprese
NON SOSTENIBILITA’
CASO A: MONOPOLIO 1 SOLO PRODUTTORE
D (domanda)
Cu (costo medio)
Pm
P1
P0
Q0 Qm Q1 Q
Rm=cm
In concorrenza perfetta P0 = cm = rm
Se il mkt è contendibile non sostenibile c’è convenienza ad entrare nel settore. Data la struttura
tecnologica esogena, e la non sostenibilità, un impresa concorrente può produrre ad un p 1>rm ma
p1<pm, togliendo quote di mkt all’ex-monopolista.
Il monopolista non si accorge di tutto ciò per l’ipotesi dei tempi di reazione più lenti di chi è dentro
il settore. Poi è costretto a ridurre produzione (senza costi) e prezzo per la presenza del concorrente.
C’è convenienza ad entrare nel settore fintanto che non si arrivi a p=rm.
La situazione di monopolio tende a trasformarsi in una situazione di concorrenza perfetta quando
non c’è sostenibilità.
SOSTENIBILITA’
CASO B
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Cu poichè la curva di output si interseca
nel tratto discendente
P2
Q2 q
Non c’è un prezzo + basso che consenta di ottenere profitto(poichè già nel tratto discendente della
cu), quindi non c’è convenienza ad entrare
Se:
P> P2 l’entrante non vende nulla πe<0
P< P2 produce sotto il cu πe<0
Coase:
Nel rapporto tra impresa e mkt, l’impresa è + efficiente del mkt poiché gerarchizza l’approccio
S-C-P
Parte B
15
L’impresa manageriale è composta da azioni
Si ha la separazione tra azionisti – management, non sempre essi hanno comportamenti
collusivi. Quindi separazione tra proprietà e controllo
Il 1° modello di teoria manageriale viene sviluppato da Baumol nel 1959, un secondo verrà
presentato nel 1963. Stesso anno teoria manageriale di O. Williamson.
Nella fine degli anni ’60 R. Marris presenterà il modello di th.manageriale + completo
La th manageriale è segue l’approccio S-C-P
1. Estensione dell’orizzonte
analisi multiperiodale
analisi dinamica e non statica.
2 motivi:
a. interdipendenza temporale
b. tasso di crescita dell’impresa come fattore strategico di successo e sopravvivenza
Max fatturato (acquisire importanza) vincolato a buoni profitti per gli azionisti
(altrimenti vengono licenziati)
Trade off tra fatturato – profitti
4. Influsso del mkt della borsa
16
Come fonte di finanziamento
Come valutazione del “valore” dell’impresa tramite il corso delle azioni
IL CONTRIBUTO DI BAUMOL
π minimo ke
garantisce
dividendi
soddisfacenti
Nei punti Y0 , Y1 si hanno profitti nulli poiché si ha l’intersezione tra la curva di CT e quella
di RT
17
La soluzione A sarebbe ottimale per i manager poiché si massimizza la funzione di RT
La soluzione D sarebbe ottimale per gli azionisti poiché si massimizzano i profitti
In un’impresa marshalliana c’è sempre equilibrio, quindi sia manager che azionisti
avrebbero massimizzato le loro rispettive funzioni obiettivo (RT,π)
Secondo Baumol non è detto che si trovi una situazione d’equlibrio pareto-ottimale
La soluzione finale è la C. Essa non è pareto-ottimale poiché esiste trade-off tra manager –
azionisti. I manager saranno sempre costretti ha rinunciare alla massimizzazione della loro
funzione obiettivo per garantire livelli di profitto soddisfacenti per gli azionisti ed evitare
così di perdere l’incarico.Per avere una soluzione pareto-ottimale gli azionisti dovrebbero
accontentarsi di in livello di profitti minore.
MODELLO DINAMICO
Baumol presenta nel 1962 un nuovo modello pluriperiodale. La differenza sostanziale sta nella
determinazione endogena del livello di profitto compatibile con la crescita dell’impresa.
Ipotesi:
Obiettivo d’impresa max valore delle vendite o il max tasso di crescita delle vendite nel
tempo
I profitti rappresentano la principale forma di autofinanziamento
Le curve di costo sono tradizionali
Ipotizzando che i ricavi (R) crescano al tasso g su n periodi, il flusso dei ricavi S sarà:
S=R+R*(1+g)+R*(1+g)2+R*(1+g)n=Σi=0 n R*[(1+g)/(1+i)]t
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g=f(π+)
La scelta di max ricavi non è vicolata, ma i ricavi futuri dipendono dai profitti maturati
gmax A
B
R
R πmax
Curve di isovalore
S3
S2
S1
Ogni curva di isovalore indica le infinite combinazioni tra R-g che comportano lo stesso
valore di S.
+ sono lontane dall’origine, > sono i valori attesi delle curve.
L’impresa cercherà di spostarsi su curve sempre + lontane scegliendo quella coppia [g*, R*]
tale da max il valore atteso S.
S=f(R,g)
S=a1g+a2R
g = (S/a1)-[R(a2/a1)]
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a1 ed a2 sono parametri positivi calcolati sulla base dell’esperienza dell’impresa
Il parametro a1 indica l’intensità di autofinanziamento: + l’investimento è efficace, + la
quota di profitti per l’autofinanziamento è in grado di garantire profitti elevati
Il parametro a2 indica il posizionamento e le potenzialità dell’impresa all’interno del mkt: in
monopolio è un parametro elevato, mentre in concorrenza è basso.
Equlibrio
S3
S2
S1
A
π E
ge
Re R
L’equilibrio dell’impresa si collocherà nel punto di tangenza tra la più alta curva di isovalore
e la curva dei profitti
ge corrisponde alla allocazione ottimale tra profitti non distribuiti e profitti distribuiti
(dividendi)
E per gli azionisti corrisponde al profitto distribuito che permette il max tasso di crescita
dell’impresa
Manager e azionisti sono soddisfatti: le 2 scelte sono vincolate e massimizzate per entrambi
A rappresenta il massimo ricavo ottenibile. Nel contesto multiperiodale non viene scelto
come punto di equilibrio poiché i manager scelgono la curva di isovalore + lontana tangente
alla curva dei profitti ed A è sotto S2. In un contesto statico i manager sceglierebbero A
come punto di equlibrio
20
RT
Re RT
πe π
ye y
Noto ye la curva dei profitti individua unicamente quel livello minimo di profitto πe necessario a
finanziare il tasso di crescita ge
Nel modello statico si raggiunge un equilibrio pareto ottimale solo se il max ricavo coincide con un
dividendo soddisfacente per gli azionisti (cioè se la retta di minimi profitti per gli azionisti è pari o
al di sotto del punto di tangenza tra la curva di profitti ed il livello di ricavi).
Nel modello dinamico c’è l’individuazione di un punto di equilibrio tra 2 funzioni entrambe
vincolate.
I manager non riescono a massimizzare in assoluto il ricavo poiché vincolati al tasso di
crescita dell’impresa
Gli azionisti non si pongono il problema del dividendo soddisfacente poiché si è in un
contesto multiperiodale
Si arriva alla soluzione che elimina il trade off tra azionisti e manager. Gli azionisti hanno raggiunto
la loro funzione obiettivo avendo un profitto. I manager hanno raggiunto il loro obiettivo con il max
ricavo vincolato alla crescita dell’impresa.
MODELLO DI WILLIAMSON
12
quote di partecipazioni nel capitale sociale di un’impresa
21
Manager hanno potere discrezionale + elevato. Si riduce il trade off introdotto con
Baumol
Compito principale dei manager è garantire andamento positivo del valore delle azioni
Analisi comportamento dei manager partendo dall’ipotesi che cercano di max la loro
funz obiettivo
2. Altri emolumenti o “fringe benefits” come simbolo del potere di cui dispongono
denominati M.
(>S,M >utilità)
3. Investimenti discrezionali dei managers come indice della loro libertà d’azione. Se gli
investimenti dell’impresa vengono finanziati dai profitti non distribuiti, l’investimento
discrezionale tenderà a coincidere con i profitti discrezionali πd
Riassumendo:
Quindi:
Um=f (S(M), πd) utilità non assoluta ma vincolata
πd
22
2
1
πd
π=g(S) - πd
πd max B
Smax S
πd
πd max B
E
Bπmax S* S
I manager massimizzano la loro funzione di utilità in E
L’equilibrio si trova nel punto ove la curva di indifferenza max è tangente alla curva dei
profitti
Gli azionisti hanno solo un compito marginale e non partecipano alle scelte dell’impresa
(non c’è parità di comportamento tra manager e azionisti come nel modello di Baumol)
23
In questo modello sono i manager a definire il livello di profitti discrezionali πd
MODELLO DI MARRIS
E’ il modello + completo
24
La funzione obiettivo è max fatturato = max espansione = max tasso crescita dell’impresa =
max tasso della domanda dei beni prodotti dall’impresa = max prestigio
La crescita della domanda dei beni si attua con il fatto che l’impresa produce beni diversi
(stereotipo di impresa multinazionale)
S da cosa dipende?
Dai risultati ottenuti: + l’impresa cresce, + crea immagine + questo facilita la riconferma dei
managers
Il perseguimento di strategie finalizzate all’aumento delle dimensioni e delle quote di mkt
dell’impresa, deve avvenire in condizioni di stabilità e solidità
(Trade off tra crescita – stabilità : ↑ crescita veloce ↓ stabilità. Meglio una crescita lenta e
graduale)
Parametri di stabilità
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2. Rapporto di liquidità (cash flow)
I manager sono più sensibili al rischio di acquisizioni rispetto al rischio di insolvenza quindi:
-
Sicurezza del posto di lavoro negativamente correlate ad a2 S=f(a2 )
a3 = πr / πt
Questo rapporto influenza il corso delle azioni, e quindi la sicurezza del posto di lavoro in
-
modo negativamente correlato S=f(a3 )
I manager possono influenzare il vincolo finanziario. Dato che S è influenzata dal vincolo
finanziario i manager possono decidere del loro destino.
2. Si suppone che l’impresa cresca seguendo una politica di diversificazione, sulla base del
saggio di diversificazione d
3. Il prezzo (dato) è supposto esogeno (P); e così pure i costi di produzione (C)
26
Si possono attuare solo strategie di diversificazione
L’impresa può decidere il livello di pubblicità A o le spese in R&D per attuare strategia di
diversificazione
Il margine di prezzo è residuale ed è inversamente correlato con A e R&D
m = P – C(A) – (R&D)
2. Politiche d’espansione d
3. Politiche d’investimento m
↑ beni diversificati ↑ probabilità fallimento dei nuovi beni / ↓ probabilità di successo dei
nuovi beni
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Rendimenti marginali decrescenti dei nuovi beni prodotti
Gd= f (d,K)
d = N° beni diversificati
K= Probabilità di successo dei beni diversificati (variabile principale)
- - + +
K = f (d ,P ,A ,R&D )
Gd d↑ K↓ occorre ↑ (A,R&D) ↓m
gd
gd=f(d) m1
gd gd=f(d) m2
gd=f(d) m3
28
Determinanti del saggio di crescita gc
Si supponga a costante
π=f (m,k/y)
π = f(m,d)
indica il successo delle politiche di diversificazione
Gc= a [f(m,d)]
Graficamente
gc gc=f(d),m,a gc m3 m3>m2>m1
↓d ↑gc ; ↑d ↓gc m2
m1
d d
Dato a compatibile con S: g=gc=gd
gd m1
gd gc m3 m3>m2>m1
gc gd m2
gc m2
gd m3
gc m1
C
B
29
A
d
al quale verra associato un certo
de y
In conclusione :
gd = f(m,d)
π = f(m,d)
gc = a f(m,d)
In Baumol equilibrio ottimale per gli azionisti, in Marris equilibrio democratico che scontenta
tutti!
L’IMPRESA COME FUNZIONE DI PRODUZIONE DI
SQUADRA: LA TEORIA DEI TEAMS
30
Qa
n=α N
Formalizzazione:
∂y /∂ z1 , ∂z2 > 0
contributo congiunto di 2 fattori
Allora si dice che non vi è separabilità nella produttività dei singoli input (non si sa misurare il
contributo reale di ogni singolo input alla produzione finale, ciò implica problemi redistributivi)
31
La produttività di un input non dipende solo dalla quantità utilizzata ma anche dall’uso degli altri
input
Input 1
Input 2
Output
z1 z2
2 possibili casi
Comportamento cooperativo
z1 z2
Vale l’ipotesi che tutti i componenti della squadra condividono lo stesso obiettivo: in tal modo il
comportamento individuale sarebbe vantaggioso per tutti e l’efficienza verrebbe garantita
Ogni individuo vuole la max utilità (caratterizzata dal possedimento delle merci) ed usa la sua >
informazione per scaricare sugli altri i “costi” della produzione.
Una soluzione consiste nel designare un individuo che funga da supervisore, cioè un controllore
dell’impegno e misuratore della produttività individuale
Meccanismo di incentivi
Alchian e Demsetz suggeriscono che il controllore debba appropriarsi del residuo (profitto) rimasto
dopo che gli input sono stati remunerati sulla base del loro contributo misurabile.
Il controllore è così incentivato a reprimere comportamenti opportunistici
Definizione di proprietà
z1 z2
A B
E
C D
z3 z4
33
Il diritto al residuo della produzione attrae la funzione di controllore E
E paga i fattori sulla base della produttività marginale e viene remunerato per le sue
capacità organizzative
L’impresa nasce dal mkt e garantisce uno stabile equilibrio pareto-ottimale, senza l’impresa il mkt
avrebbe un equilibrio sub-ottimale. Nell’impresa c’è asimmetria ma non esercizio di potere.
Limiti dell’approccio
L’impresa esiste per ridurre l’incompletezza contrattuale esistente: senza di essa il mkt fallirebbe!
z1 z2
C D
z3 z4
34
Per ridurre il rischio di lock-in
Chi fa il capo?
2 soluzioni:
A chef
B skipper
Si aggiunge C miliardario anonimo che non sa guidare una barca (è un consumatore che esprime
una domanda, non ha investimenti specifici)
13
Forma stabile di complementarietà. Le auto organizzazioni danno origine a scambi non assimilabili al mkt.
35
Si forma un ranking sulla base del grado di sostituibilità all’interno della coalizione. Il meno
sostituibile è C
1° C
2°B
3°A
Sono le condizioni della domanda che determinano il tipo di formula all’interno della coalizione
Conclusioni
L’organizzazione deve avere un proprietario e chi comanda deve avere libertà di esercitare il comando.
Ottimalità anche per chi ha sostituibilità massima
Abusi di autorità senza sostituibilità bassa (non diritto ad esercitare il controllo) danno luogo ad interventi
regolatori (es.anti-trust). Abusi di responsabilizzazione del vertice
Da cui si sviluppa
obiettivo
Minimizzazione opportunismo
36
attraverso
Incentivi impliciti: non contrattuali (hanno a che fare con la struttura interna)
1. Carriere e dinamica dei mkt interni del lavoro all’interno della coalizione( premi
produzione, partecipazione ai dividendi ecc..)
2. Contratti impliciti (regolamentazione giuridica: Se fai bene avrai qualcosa in +!!)
3. Reputazione dell’impresa (Se ha una brutta reputazione non voglio lavorarci!)
Costi di coordinamento: sono costi che supporta chi ha la proprietà dei mezzi di produzione per
coordinare il fattore lavoro
37
FORME DI ORGANIZZAZIONE DAL DOPOGUERRA IN POI
Lo sfruttamento delle economie di scala statiche permette ↑ output combinato all’utilizzo di nuove
tecnologie di automazione che permettono ↓costi unitari
L’impresa che ha acquisito autonomia rispetto al mercato è in grado di incidere sul mercato. Sotto la
direzione troviamo la divisione, la struttura gerarchica è basata sulla teoria della
PROGETTAZIONE (fatta da coloro che hanno determinati processi di apprendimento, lavoro
intellettuale, innovazione del prodotto), ESECUZIONE (lavoro produttivo, dipende dalla
conoscenza della tecnologia, rapporto tra macchinario e forza lavoro, innovazione di processo) e
COMMERCIALIZZAZIONE (valorizzazione della produzione, lavoro impiegatizio, vendita del
prodotto). Nell’impresa U-FORM chi opera nelle fasi di esecuzione non ha investimenti specifici,
non deve attuare processi di apprendimento.
Passaggio verso
Direzione
div . 1 div. 2 div.3
Incremento di complessità
Oltre una certa soglia dimensionale avviene il passaggio da rendimenti crescenti a
decrescenti
Si attuano politiche di differenziazione all’interno del settore U-form per vari prodotti
↑ crescita dell’impresa ↑ coordinamento centrale
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La crescita della grande impresa negli anni ’60 ha portato al passaggio dalla forma U M
ciò porta
situazione di crisi
Anni ’70-’80 ridefinizione delle forme organizzative complesse: obiettivo ↓ costi transazione
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HOLDING GRUPPO PARITETICO GRUPPO ORGANICO
(forma org. per risolvere il (Giappone –Sud Korea) (Italia)
vincolo finanziario)
Es.Benetton
Gestivano le componenti
immateriali, franchising,
scaricano i rischi ai produttori.-
Sviluppo di ↑capacità persuasive
↑immagine
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