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LO SCHERMO

D'ANGELO VIGGIANI DAL MONTONE DA BOLOGNA


Nel quale per via di Dialogo si discorre intorno all'eccellenza
dell'armi, & delle lettere: intorno all'offesa & alla difesa: &
s'insegna uno schermo di spada sola da filo, co'l quale pu
l'huomo non pure difendersi da qual si voglia colpo del
nimico; ma anchora offender lui non poco.
Con una copiosissima Tavola di tutte le cose principali, che
nell'opera si contengono.
CON PRIVILEGIO
IN VINETIA, APPRESSO GIORGIO ANGELIERI,
MDLXXV

Il libro, stampato nel 1575, era stato in realt completato


quindici anni prima, e pubblicato dopo la morte dell'autore, per
sua espressa volont: come scrive il fratello Battista, nella dedica
a Massimiliano, Re di Boemia, frattanto divenuto Imperatore. Il
trattato del Viggiani successivo alle pi complete e importanti
opere date alle stampe da Moncio (1509), Marozzo (1536), Agrippa (1553), Di Grassi (1570), per non
citarne che alcuni. Ancor prima (1410), manoscritto, vide la luce il primo trattato italiano a noi noto:
il Flos Duellatorum, di Fiore dei Liberi, riscoperto dal Novati alla fine del secolo scorso, e riprodotto
dalla Fis nel 1982, che oggi quasi oggetto di culto per gli appassionati. Se ne possedete una copia,
tenetevela cara. E' un periodo di dominio incontrastato della trattatistica italiana. Il primo trattato
francese di questi anni: il Sainct Didier (1573), che il Gelli dice scopiazzato dal Di Grassi,
aggiungendo che il primo testo in cui appare la parola fioretto (in un sonetto). Tedeschi e spagnoli,
che ci hanno preceduto, sono in declino. Le armi da fuoco hanno da tempo dato inizio alla rivoluzione
degli armamenti. Le pesanti corazze si avviano al tramonto, e con loro le armi bianche progettate per
sfondarle e perforarle. La spada inizia ad alleggerirsi, ed a specializzarsi come arma sola, da usarsi
prevalentemente di punta. Quella del Viggiani ancora pesante, a doppio filo. Sull'elsa a croce
appare, per, l'anello protettivo per l'indice: segno sicuro di un crescente utilizzo come arma da punta.

"ARGOMENTO DI TUTTA L'OPERA.


L'intenzione dell'Auttore del presente Trattato di mostrare uno schermo suo particolare: e
perch dal fine si denominano le cose; ragionevolmente lo iscrive Trattato di uno schermo di
spada sola da filo, e diviso in tre parti, si come tre sono le cose trattate: nella prima disputa
dell'eccellenza dell'armi, e delle lettere: nella seconda dell'offesa, e difesa, cercando qual sia
prima, e pi naturale e pi da cavalliero: e nella terza parla dello schermo stesso; perch
essendo lo schermo attione di offesa, e di difesa tra due cavallieri; era convenevole ragionare
della perfettione del cavalliere, e della dignit dell'offesa, e difesa, e dell'eccellenza dello
schermo. Insegna nell'ultima parte lo schermo; perch essendo questo il fine da lui proposto;
deve essere insegnato nell'ultimo loco: e disputa nella prima parte dell'eccellenza del cavalliero,
come di cosa dirizzata al bene, e pi universale che non l'offesa e difesa; ricercando l'ordine
delle dottrine che si proceda dal pi al meno universale. Ragiona di queste tre cose sotto forma
di Dialogo per pi facilit, e perch il Dialogo conforme al disputare, e all'insegnare, e
imparare: e introduce nella prima e seconda parte i due pi eccellenti nelle loro professioni
all'et loro, l'Illustrissimo Signor Alvigi Gonzaga, detto Rodomonte, e l'eccellentissimo Messer
Lodovico Boccadiferro Bolognese: perch disputandosi questioni di tanta difficolt dovevano
essere trattate da personaggi degni, e particolarmente da un Cavalliero valoroso e dotto; i quali
per la istessa cagione sono anche introdotti nella seconda parte: Et nella terza vi si aggiunge
l'Illustrissimo Signor Conte d'Agomonte, anco egli Cavalliero famoso, e meritevolmente
lodato."
Tralasciamo quasi del tutto le prime due parti, in cui si discute di filosofia, e si tessono le lodi di vari

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nobili contemporanei all'autore. Rileviamo solo (a pag. 43) quest'accenno ai modi di combattere in
varie nazioni: "Mi soviene hora, che la fuga difesa Moresca & Turchesca; similmente la
persecuzione, l'offesa & la difesa schietta da Tedeschi, i quali menano gi pel dritto quei lor
fendenti, & fanno a darsi un colpo per ciascuno: la difesa offensiva poi, & la difensiva offesa,
delli Spagnuoli, & degl'Italiani. Mi soviene anco ch'un Cavalliero in abbattimento [duello], a cui
tocchi la elettione dell'arme, overo elegge arme da vile (come sarebbe coprirsi tutto da capo a
piedi di forte arme da difesa) o pur elegge arme da mezo cuore, come il coprirsi le parti pi
nobili della persona, o che elegge arme da coraggioso, volendo in camicia con spada sola, o
spada, & pugnale, mostrar il valor dell'animo suo. Questi sono veri guerrieri, & huomini di
gran cuore."

Nella terza parte, rispondendo alle domande del Conte, Boccadiferro espone prima una sua personale
classificazione semplificata della scherma con la spada a due fili, arma da lui ritenuta la pi nobile ed
efficace, tenuta con una sola mano: mostrando, per, di ben conoscere la pi elaborata classificazione
diffusa ai suoi tempi. Poi passa a descrivere il suo "schermo", che potremmo definire oggi una
"forma", o un "kata". Un po' esageratamente, la descrive cos: "Hors vi voglio insegnare oggi uno
schermo, che non ho veduto mai esser fatto da altri, e io ne sono stato a me stesso precettore, e
discepolo, il quale per non si fa con altro che con buone spade, ed un ferir solo, un parar solo,
e una guardia sola; e ogni cosa di queste tre insieme un tempo solo, col qual parato vi potete
riparare da ogni sorte di ferire, e di offesa: e questo ferire superiore a ogni specie di ferire, e
da questa guardia ogni altra guardia procede." Il "tempo solo", cui si fa riferimento, richiede
qualche spiegazione. Secondo l'autore, ogni moto, che sia uno e continuo, sta fra due quieti. Tirando
un colpo, si parte da una guardia, e ci si ritrova in un'altra. Quel moto un tempo. "La guardia la
quiete, e il riposo sopra qualche sito, e forma." Tempo e guardia, equivalgono a moto e quiete
(p.64). Ogni movimento ridotto o incompleto mezzo tempo. Si sente dire che si ferisce sempre in
mezzo tempo perch, trovandosi "due intelligenti dell'arte" di fronte, "chi vuol ferire, inganni il
compagno in modo, che che quando l'avversario cerca di fare un colpo, egli deve con destrezza,
e prestezza, entrare, e ferire in mezzo al
colpo dell'avversario, col suo mezzo
colpo." Un mezzo mandritto, quindi, come
per gli altri colpi, un mandritto incompleto,
meno ampio, che richiede per meno tempo
per essere eseguito: un mezzo tempo. Prima
di descrivere lo "schermo", necessario
mostrare i colpi principali, riassunti
graficamente in un "Albero dei
colpi" (figura), e le sette guardie proposte
dal Viggiani, poi riassunte nel suo "Albero
delle guardie" (figura nella pagina
successiva).
Tre sono i modi fondamentali "di ferire":
mandritto, rovescio e punta. Questi
comprendono tutti gli altri. Partendo con la
spada nel fodero, che nel "lato stanco",
cio a sinistra, il taglio che guarda verso
terra (impugnando la spada, corrisponde alle
nocche delle dita) il dritto, l'altro (il lato
del pollice) il falso. I colpi di taglio tirati
da destra (di chi tira) a sinistra, col filo dritto
o col falso, saranno mandritti; da sinistra a
destra saranno rovesci. Non si considerano
fondamentali i fendenti (da alto a basso)

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perch non rientrano fra i colpi pi naturali. Infatti, portar la mano destra all'elsa della spada nel
fodero, simula un mandritto; estrarre la spada rappresenta un rovescio. La punta dritta se nasce da
destra di chi tira, rovescia se parte da sinistra (a pag. 56 c' uno svarione, o forse saltata una riga).
Pu essere ascendente (stoccata), discendente (imbroccata), o punta ferma dritta (n ascendente n
discendente). La stoccata, dal basso in alto, si tira col filo falso in alto; l'imbroccata, dall'alto in basso,
col filo dritto in alto; la punta ferma con i fili alla stessa altezza, e quindi la lama col piatto parallelo
al suolo.
Secondo il Mrignac, "Viggiani il primo autore che ammette pi colpi di punta, bench insegni gli
stessi colpi di taglio del Marozzo.... Ci che vi di notevole in questo libro, che l'autore fa portare
al petto dei colpi di punta che, sino ad allora, s'indirizzavano solo al viso, e che egli li classifica
considerando il punto di partenza, senza occuparsi del punto di arrivo, n della posizione di pugno".
Quest'ultima considerazione, come abbiamo visto, non del tutto giusta.
Per importanza, per il Viggiani, prima viene la punta, poi il rovescio e poi il dritto. La punta la
prima, perch fa pi danno, in parti pi profonde e vitali, e richiede meno forza. Il rovescio va pi
lontano, perch colpisce e taglia in avanti col procedere del colpo. Il mandritto riduce il suo campo
per il ritrarsi del braccio. Poi, il rovescio colpisce prima le parti destre dell'altro, inabilitandolo
maggiormente.
Richiesto, Rodomonte d una dimostrazione di movimenti della spada (mandritto e rovescio tondo);
poi critica il portamento del Conte, per il rumore che fa la spada non portata perfettamente di taglio.
Sostiene, infine, che si debba imparare con spade vere, e non da allenamento ("da giuoco"), perch
cos l'attenzione sempre al massimo, e la decisione nel difendersi sar maggiore.
L'albero dei colpi rappresenta e classifica in forma grafica tutti i colpi principali, e val la pena di
riprodurlo e studiarlo. I colpi di taglio (dritti o rovesci) possono essere verticali (fendenti), obliqui
(sgualembrati) o orizzontali (tondi): e possono andare dall'alto in basso (discendenti) o dal basso in
alto (ascendenti). "Ma di queste spetie poi mischiate insieme ne nascono altri imperfetti colpi,
composti di questi, come mezi mandritti, tramazzoni, falsi finti, puntati, & altri assai colpi,
riducibili per a questo Albero, ch'io per
compiacervi hora vi descrivo."
Le guardie, semplificando i tanti nomi di
fantasia allora in uso, sono di tre tipi
principali: difensive (tre), offensive (tre), e una
generale [la settima? questo nome non si
ritrova pi, dopo pag. 60]. Il Viggiani conosce
le classificazioni esistenti, ma ne propone una
propria.Nell'albero delle guardie (figura) c'
un errore (indicato dalla freccia), come si
rileva dal testo successivo. Le guardie
offensive imperfette sono la terza, alta, e la
sesta, larga (e non stretta, come nell'albero).
La guardia una posizione ferma, stabile, per
la difesa e per l'offesa. Le guardie, quindi,
sarebbero infinite. Rispondendo alla domanda
del Conte, Rodomonte parla del vantaggio
nello stare in guardia, nel ferire, nel
"passeggiare". Nello stare in guardia si ha
vantaggio quando la punta guarda il nemico, e
svantaggio nel caso contrario, in ragione del
tempo necessario per difendersi ed offendere.
Contro un nemico abile, attento alla distanza,
si dovrebbe passeggiare di traverso con finte e
mezzi colpi, sino a trovare l'occasione di porsi
in guardia con vantaggio. Se fosse l'altro ad

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adottare questo metodo, bisogna mettersi pi lontano e passeggiare per far prima
cambiare proposito all'altro. Vantaggio nel ferire quando la distanza guardia
consente di raggiungerlo con non pi di un passo o mezzo passo: al fine di
non scomporsi troppo nel movimento, di renderlo rapido, e di non essere
soggetti ai colpi in tempo o alle schivate del nemico. Nel passeggiare il
vantaggio nel momento in cui l'altro alza il piede per muoversi; e nello
stare stretto coi piedi, per essere pi rapido ed efficace. E' meglio aspettare
che prendere l'iniziativa; ed meglio aspettare che il nemico tenti di ferire,
perch cos facendo necessariamente si scopre, o non pu
contemporaneamente difendersi; vantaggioso colpire il nemico subito
dopo il suo tentativo, mandato a vuoto, o quando fa pi di un passo per
colpire. Le guardie proposte da Viggiani, e rappresentate graficamente
nell'Albero delle guardie, sono sette. Sono difensive, quando l'arma a
sinistra (perch a sinistra che l'arma nel fodero, nella prima guardia,
difensiva come la quarta e la quinta);
sono offensive quando l'arma a destra (seconda, terza, sesta e
settima). Sono perfette quando la punta rivolta al nemico
(seconda, quinta, settima), imperfette in caso contrario. Sono alte
(seconda, terza) o basse, dalla posizione dell'arma. Sempre per la
posizione dell'arma, abbiamo guardie larghe (quarta, sesta) e strette
seconda (quinta, settima). Tutte le guardie contemplate sono col piede
guardia destro avanti.

La prima guardia (figura) si ha con l'arma nel fodero. Mano sinistra


che regge il fodero, mano destra che impugna la spada. Guardia
difensiva, imperfetta. Da essa nasce il rovescio difensivo
ascendente, che termina nella seconda o terza guardia.

Seconda guardia (figura). Alta, offensiva, perfetta. Il braccio


sinistro quasi sull'anca destra, accompagnando il movimento di
rotazione del corpo, che porta la spalla sinistra pi avanti della destra, il sollevarsi e ruotare del calcagno
sinistro con la punta del piede che resta a terra, pronta a spingere. La spada con la punta agli occhi del
nemico, il filo dritto in alto, il pugno appena dietro la testa. Il movimento per andare in seconda guardia
(rovescio ascendente) pu essere utilizzato per ribattere (in alto o a destra) un colpo tirato dal nemico
verso le parti superiori. Dalla seconda guardia nasce la punta sopramano.

La terza guardia (figura) in tutto simile alla seconda, salvo che per l'arma, rivolta all'indietro. Si ha
quando si estrae lanciando molto in alto al punta, poi, continuando il movimento (la mano ruota a
braccio disteso), volgendola indietro, piegando il gomito, pronti a lanciare un mandritto discendente.
Guardia alta, offensiva, imperfetta, perch la punta non rivolta al
nemico, e scopre il lato destro.

Per comprendere le guardie successive, occorre tener presente che,


secondo Viggiani, ogni colpo partorisce una guardia, e ogni guardia un
colpo. Perci, partendo dalla seconda guardia, si descrive la punta
sopramano, o imbroccata, che si esegue con un movimento in tutto terza
simile all'affondo, la cui "invenzione" viene dai pi attribuita, a torto, a guardia
Nicoletto Giganti, che scrisse qualche decennio pi tardi. Si pu
concordare, per, col Mrignac, quando dice che l'affondo non era
ancora, a quei tempi, il mezzo abituale di cui ci si serviva per portare i
colpi. Quindi, dalla seconda guardia, per eseguire la punta sopramano
(imbroccata, p.72): grande passo (affondo) con gamba sinistra quasi
distesa e braccio sinistro che va in basso e all'esterno, mirando al petto,

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e lasciando i tagli nella stessa posizione (filo dritto in alto),
allungando il braccio e la spalla quanto pi possibile.
Accompagnare il movimento della spada con quello del piede
destro e di tutta la persona, di sopra come di sotto, insieme. Il
quarta piede sinistro rimane con la punta ferma, mentre il calcagno ruota
guardia verso il destro.
Eseguita la punta sopramano, ruotare i tagli in modo che il dritto
vada a sinistra, e scendere con la punta fino a terra, ritirando un
po' il piede destro e ruotando il busto verso sinistra, spalla destra
che si abbassa, braccio sinistro che si alza disteso indietro, piedi
ad angolo retto, gambe flesse, fino a portare la mano che
impugna l'arma in mezzo alle ginocchia: trovandosi cos in quarta
guardia (figura). Da qui nasce il rovescio tondo.
Nella stessa posizione ci si trova partendo dalla terza guardia,
dopo aver tirato il mandritto discendente (intero, perch va
dall'alto fino a terra), con gli stessi movimenti di corpo, di gambe
e di braccio sinistro.
Dalla stessa punta sopramano (o dal mezzo mandritto, offensivo,
imperfetto), e con gli stessi movimenti, ad eccezione del girare il
filo dritto a sinistra (in figura lo si volge in basso), e curando che
il pugno armato non passi il ginocchio destro, e che la punta resti
quinta
guardia
rivolta al nemico, si ha la quinta guardia (figura), stretta,
difensiva, perfetta, da cui nasce un mezzo rovescio tondo, oltre
che la punta rovescia ascendente.

Dalla quarta o dalla quinta guardia (difensive) si pu tirare il


rovescio intero difensivo, in questo modo: girando il filo dritto
verso destra, dopo aver caricato la spada portando la punta pi
indietro a sinistra, colpire in diagonale, dal basso in alto, fino alla
spalla sinistra, e poi di qui calando dall'alto in basso dal proprio
lato destro fino a terra. In questo movimento il braccio sinistro
segue il destro, il corpo si avvita portando avanti la spalla sinistra
e sollevando il calcagno sinistro, la mano armata va a destra, in
basso e indietro, con la punta della spada quasi a terra, filo dritto
in basso. Ci si ritrova, cos, in sesta guardia (figura): larga,
offensiva e imperfetta.
Se, poi, il rovescio non
sesta sar completo, e la mano
guardia armata si fermer davanti
al ginocchio destro, con la
punta verso il nemico,
spalla destra un po' pi
avanzata, braccio sinistro
in avanti, avremo la
settima guardia (figura), settima
guardia
stretta, offensiva, perfetta.
Dalla sesta e settima guardia, dice l'Autore, ci si potr poi
porre in seconda guardia.

La guardia migliore, per Viggiani, la seconda: alta, offensiva,


perfetta.

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Lo schermo

Dopo aver spiegato le sette guardie, Rodomonte passa ad insegnare "lo schermo" di sua ideazione.
Prima, per, per dargli maggior valore, pone al Conte un quesito: "Rodomonte: Sono in terza
guardia. Se volessi colpirvi col mandritto discendente, cosa fareste? Conte: Mi metterei in
quinta guardia, solleverei la spada come per tirare un altro mandritto, e incontrerei la vostra,
filo dritto in croce col filo dritto. Rod.: Cos fanno tutti, ma non buona cosa. La forza del colpo
che scende superiore a quella del colpo che sale. E se anche fosse, come rispondereste? Con.:
Volterei la punta a sinistra sopra la vostra spada, e colpirai la testa con un rovescio. Rod.: E
mentre rispondete la mia spada vi colpir alla testa. Con.: Allora potrei portare la mia spada e
la vostra fino a terra alla mia destra, e poi tirerei un rovescio alla testa. Rod.: E io potrei
voltare, nello stesso tempo, il filo dritto verso la vostra spada e colpirvi il braccio destro,
difendendomi. Con.: Allora potrei, dopo aver parato, scostare un po' la spada e colpirvi le
gambe con un mandritto'. Rod.: Ma la mia spada potrebbe finir di calare e offendervi dall'alto,
nello stesso tempo. Rimettetevi in quinta guardia. Io sono in terza. Se voi intendete fare quella
parata, io potrei fingere il mandritto, e poi offendervi al braccio; potrei tirarvi alla gamba
destra; potrei fintare il dritto e fare il rovescio (mezza volta col nodo di mano); potrei fingere il
mandritto e finire di punta sopramano. Non quindi questo il buon parato. Con.: Cosa giusto
fare, allora? Rod.: Dalla quinta guardia, contro ogni mio colpo, il rovescio, cos che il forte della
vostra spada incontri il debole della mia, potendo anche romperla. E poi subito la punta
sopramano con il gran passo, come gi
spiegato, per finire in quinta guardia. E se
io dovessi tornare ad offendervi, potreste
ripetere il tutto. Questo si chiama colpo
Magno, perch bisogna far
congiungimento di tutte le forze del corpo,
dell'ingegno e dell'arte." punta sopramano, o
imbroccata
Svelato lo "schermo", Rodomonte insiste
sull'importanza di saper ben eseguire la
punta sopramano (figura, non presente nel
libro), come l'abbiamo precedentemente
descritta. Dopo il colpo la punta della spada striscia per terra, seguendo il piede destro e fermandosi
un palmo avanti al sinistro, in quarta o quinta guardia. I piedi sono completamente poggiati con le
punte divaricate. Il braccio sinistro disteso in alto e in fuori a sinistra. Non si deve indugiare nelle
guardie difensive, per. Dopo aver caricato la spada e volto il filo dritto al nemico, eseguire un
rovescio quasi tondo (figura, non presente nel libro), da non superare l'altezza della spalla, e che si
ferma in seconda guardia, con una differenza: il pugno all'altezza della spalla, e il piatto della spada
verso l'alto, i fili alla stessa altezza. Da qui, volendo ripetere la punta sopramano, sollevare la mano e
volgere in alto il filo dritto, con la punta pi bassa della mano. Eseguita la punta e postisi in quarta
guardia, eseguire subito il rovescio tondo che si fermi in
seconda guardia, sempre col piatto della lama in alto.
Ripetere pi volte per imparare il movimento.
"... dicovi che questo lo schermo mio, composto dalla
pi perfetta offesa, e dalla pi perfetta guardia che
siano; cio di guardia alta, offensiva, perfetta, e di
punta sopramano, offensiva, perfettissima. Ci havete
poi anchora il rovescio tondo, colpo difensivo, e buono,
e la guardia difensiva larga."
Nella sua semplificazione estrema, Viggiani - Rodomonte
non si avvede, forse, che molte delle contrarie da lui prima
rovescio citate sarebbero efficaci contro questo schermo. Oppure,

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pi semplicemente, bara: in fin dei conti, un uomo d'armi ("il quale haveva lungamente militato sotto
l'insegna Imperiale") sta insegnando l'equivalente di un "colpo segreto" al Conte, che appare poco
versato nella materia: "Et se questo far, potr ben dire di haver compreso quello, che di
maggior bisogno al menar delle mani, o all'improviso, o pensatamente". Il Conte, nella finzione
letteraria, o il Re, nella realt, potr cos illudersi, appreso il "colpo magno", di essere un valente
uomo d'arme. I duelli, quelli veri, toccano ad altri.
Di particolare interesse, nella descrizione del Conte e di Rodomonte, il fatto che si parli comunque
di parate, sebbene non vengano classificate; che si tiri anche al braccio, cosa che, pi avanti, con la
scherma di punta accademica, scomparir fino ai trattati dell'inizio del ventesimo secolo; e che, come
gi abbiamo rilevato, si esegua il "gran passo", che in tutto simile al nostro affondo.
Lo schermo: sequenza figurata, come esercizio da eseguire anche pi volte di seguito, da soli.

1) Uomo in prima guardia;


2) estrae ed esegue il rovescio, per colpire o per parare un colpo al bersaglio alto; porta poi la punta
nella posizione descritta (quasi in seconda guardia, ma con pugno all'altezza della spalla e tagli alla
stessa altezza);
3) si porta in seconda guardia;
4) esegue la punta sopramano col gran passo;
5) si porta in quarta guardia (o in quinta); da qui ricomincia, eseguendo (punto 3) il rovescio rotondo
(o mezzo rovescio, se dalla quinta guardia), e continuando con i punti 4 e 5, anche pi volte.

1
5

L'esercizio che segue (l'elaborazione mia) comprende i vari colpi e le sette guardie descritte.

1) Uomo in prima guardia; 2) estrae ed esegue il rovescio per parare, o colpire; 3) poi volge la punta
nella posizione descritta (quasi in seconda guardia, ma con pugno all'altezza della spalla e tagli alla
stessa altezza), alza il pugno come in seconda guardia e 4) tira la punta sopramano col gran passo;
5) si porta in quarta guardia; 6) esegue il rovescio ascendente e, subito dopo, 7) trovandosi in terza
guardia, il mandritto fendente ("...voltar la destra mano per voltar il dritto filo verso le vostre parti
destre: dove la punta della spada si voltar verso le vostre parti di dietro per di fuori al lato
sinistro, & il suo principio sia da basso ad alto per fin'alla spalla sinistra, & di qui calando d'alto a

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basso verso le destre parti infin'a terra; facciate che in quello istesso tempo la persona vostra
faccia una mezza volta, & che per la spalla stanca sia alquanto innanzi, & pi alta della destra, &
che il braccio sinistro segua il destro, & che la gamba stanca faccia che'l piede giri un poco per di
fuori alle parti sinistre, che il calcagno sia un poco sollevato da terra; talch la mano della spada si
trovi di fuori della gamba dritta, & a dietro un mezo braccio, &discosto dalla coscia un poco...);
8) si pone in sesta guardia, 9) ed esegue la stoccata sotto mano (dal basso in alto, con filo dritto in
basso), con gran passo (affondo), 10) per ritrovarsi in quinta guardia; 11)esegue il mezzo rovescio,
12) portandosi in settima guardia; 13) portarsi poi in seconda guardia, pausa, 14) rinfoderare in prima
guardia.

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7
10
5 6

11
4

14 13
3 2 1 12

Questa sintesi dellopera del Viggiani, e le annotazioni, sono di mia elaborazione. Le figure, salvo le
tre indicate, sono tratte dal libro, che non ne ha altre. Lo schermo quello proposto dal Viggiani,
mentre lultimo esercizio una proposta mia.
Ringrazio Carlo Pensa per la collaborazione prestata per migliorare la qualit dei disegni originali, in
alcuni punti molto malridotti, e per i due disegni non tratti dal libro del Viggiani (il rovescio e
laffondo). La figura otto dellultimo esercizio stata modificata da me, a partire da quella
dellaffondo.
Sono grato anche al sig. Patri J. Pugliese, da cui ho potuto procurarmi, con modica spesa, le fotocopie
del testo originale.

Giancarlo Toran

Busto Arsizio, 30 agosto 1997

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