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Cromatologia

anno accademico 2016/2017


Daniele Torcellini

Accademia Ligustica di Belle Arti


Genova
- locchio e il sistema visivo umano
Hunain Ibn Ishak (809 - 873)
Rappresnetazione dellocchio umano
tratta da I dieci trattati sulla struttura
dellocchio le sue malattie e le sue cure

Gli elementi fisiologici che


compongono un occhio sono presenti
ma la loro disposizione del tutto
convenzionale. La lente collocata al
centro, il nervo ottico disegnato
cavo ed posizionato in linea con la
lente e con la pupilla

Per gli arabi e per i greci la lente il


cuore del funzionamento dellocchio

Il disegno pu essere fatto risalire ad


un originale greco del V-IV secolo a.c.
Pitagora (570 a.c. - 495 a.c.) e i pitagorici riducono il meccanismo della
visione a un processo di percezione tattile: dallocchio emanano raggi visuali
rettilinei che, toccando i corpi, eccitano la sensazione visiva. I raggi
compiono un percorso bidirezionale

Democrito (460 a.c. - 360 a.c.) e gli atomisti ipotizzano invece che dai corpi
luminosi partano atomi, costituenti immagini dei corpi medesimi, idola, che,
raccolti dallocchio, generano la visione.

Per Platone (428 a.c. - 348 a.c.) la visione dovuta allincontro dei raggi visivi
che avevano origine dagli occhi con i raggi dela luce del sole. Due categorie
di raggi: fisici e fisiologici.

La lente il centro di questo sistema ottivo visivo costituito da pupilla e


nervo ottico cavo. Tre elementi posti lungo uno stesso asse, per permettere
ai raggi emessi dallocchio e a quelli che vi fanno ritorno di aver un percorso
da seguire.
La lente il centro di questo sistema ottico visivo costituito da pupilla e
nervo ottico cavo. Tre elementi posti lungo uno stesso asse, per permettere
ai raggi emessi dallocchio e a quelli che vi fanno ritorno di aver un percorso
da seguire.

Galeno di Pergamo (129 - 216) autore di oltre un centinaio di trattati medici


e filosofici e tra gli altri di Procedimenti anatomici

Una prima voce contro le teorie di Galeno quella di Ibn al-Haytham,


Alhazen (965 - 1039) considerato il fondatore dellottica moderna. Sue sono
le prime importanti osservazioni in merito al ribaltamento dellimmagine nel
fondo della retina, le prime sperimentazioni con la camera oscura, la ricerca
di un nervo, il sensorio, deputato alla trasmissione delle informazioni tra
occhio e cervello, il ruolo del cervello e dei processi psicologici (illusioni
ottiche) nella percezione.
Andrea Vesalio, Humanis corporis fabrica, 1543
Dopo Alhazen Andrea Vesalio a proporre una visione sperimentalmente
aggiornata del corpo umano.

Sotto quasi tutti gli aspetti la Fabrica consiste in una visione totalmente
inedita del corpo umano. E lorigine sperimentale di quasi tutte le immagini
ovvia. Ma per locchio le cose vanno diversamente. I disegni non mostrano
nessuna modifica, nessun miglioramento nei confronti degli antichissimi
archetipi arabo-greci.

La lente ancora al centro, il nervo ottico appare cavo, la sua radice


rigorosamente diametrale rispetto alla pupilla.

Ben diverse appaiono invece i disegni che raffigurano locchio dallesterno.


Keplero (1571 - 1630) studia molto approfonditamente la diottrica, cio le
leggi che governano il comportamento della luce allatto dellattraversamento
della superficie di separazione tra due mezzi trasparenti aventi diverso indice
di rifrazione e utilizza queste conoscenze per comprendere il funzionamento
dellocchio umano.

Keplero spiega inoltre il funzionamento dellimmagine invertita rispetto alla


retina, raddrizzata dallintelletto. Riconoscimento della percezione come di
un processo chiaramente cognitivo.

Nel 1619 Christoph Scheiner (1573 - 1650) pubblica la prima immagine


dellocchio per come tuttora accettato. Ora lattenzione non pi sulla
lente ma sulla retina. Questa appare per la prima volta come la struttura
anatomica dellocchio destinata a ricevere la luce, mentre tutti gli altri
elementi hanno il compito di fungere da deflettori dei raggi luminosi.
Cartesio (1596 - 1650) facendo ricorso alla ghiandola pineale - fulcro
dellinterazione tra mente e corpo - struttura un sistema di
trasmissione occhio cervello che prevede un sistema meccanico di
trasferimento delle informazioni dalle retine degli occhi alla ghiandola.

Thomas Willis, Cerebri Anatome, 1664.


Jules Baillarger (1809 - 1890) prima osservazione al microscopio della
corteccia cerebrale dellarea visiva sezionata, 1840.

Negli stessi anni Godfried Treviranus (1776 - 1836) compie osservazioni


analoghe della retina individuando strutture analoghe a quelle cerebrali. Un
sistema di strati che si dispongono in profondit, 1837.
Ramn y Cajal (1852 - 1934) decussazione incompleta dei nervi ottici
- fotorecettori

- strati cellulari della retina

- nervi ottici

- corteccia visiva
- La cornea lo strato protettivo esterno dellocchio. trasparente e
attraverso di essa passa la luce, che subisce una rifrazione.

- Lumore acqueo un liquido incolore contenuto tra la cornea e il


cristallino, la cui funzione mantenere la pressione allinterno dellocchio.

- Liride la parte colorata dellocchio, che contiene muscoli che possono


modificare il diametro della pupilla, il foro al centro delliride,
nellintervallo da 2 a 8 mm circa. Se la luce troppo intensa il diaframma
delliride si contrae in modo che la pupilla si rimpicciolisca, mentre si apre
se troppo debole.

- Il cristallino una struttura flessibile controllata dai muscoli ciliari, che ha


la funzionalit di una lente che mette a fuoco i fotoni sulla retina.

- Lumore vitreo una gelatina trasparente posta tra il cristallino e la retina


che aderisce perfettamente alle strutture con le quali in contatto.
- La retina una sottile membrana che riveste internamente il globo oculare.
considerata parte del cervello, al quale collegata mediante il nervo ottico. Nel
mezzo millimetro di spessore della retina sono ordinati tre tipi di cellule connesse
tra di loro: i fotorecettori, le cellule mediane e le cellule gangliari.

- La fovea unarea di mezzo millimetro di diametro che costituisce il punto di


fuoco centrale della retina: quando fissiamo un oggetto, la sua immagine si forma
nella fovea.

- La macula un filtro giallo sulla fovea che protegge la fovea dai danni che si
possono verificare se fissiamo una sorgente luminosa molto intensa, come il sole.

- La coroide un tessuto ricco di vasi sanguigni che riforniscono la retina di


ossigeno e sostanze nutritive. Nella parte anteriore la coroide si ispessisce
formando il corpo ciliare.

- La sclera la membrana fibrosa che riveste esternamente l'occhio.

- Il nervo ottico un fascio di circa un milione di fibre che trasmettono i segnali


neurali al cervello. Il punto sulla retina in cui inizia il nervo ottico (punto cieco)
privo di fotorecettori.
Efficenza spettrale dei bastoncelli
Efficenza spettrale complessiva dei coni
Efficenza spettrale delle tre tipologie di coni
Effetto Purkinje. Poich la funzione V ha il massimo a 555 nm e la funzione V'
ha il massimo a 510 nm, questo la causa del fatto che, man mano che il
livello di illuminazione cala, le brillanze relative del rosso e del blu cambiano.
In visione fotopica il rosso (p. e. 600 nm) ha brillanza maggiore del blu (p. e.
450 nm); in visione scotopica accade il contrario. Di notte percepiamo i
verdi e i blu pi luminosi mentre i rossi tendono ad oscurarsi, di giorno i
rossi appaiono pi brillanti.

Locchio umano ha sviluppato le sue capacit visive proprio nella regione di


lunghezze donda della luce in cui il sole presenta lirraggiamento pi
intenso.
Fotorecettori

I fotorecettori sono neuroni specializzati nel rilevare la luce. Il rilevamento


della luce avviene in una membrana in cui sono presenti proteine che
assorbono la luce.

Due tipologie di fotorecettori: coni e bastoncelli

Bastoncelli molto sensibili ma lenti e la loro risposta si satura ad alti livelli di


luminosit. Sono responsabili della visione notturna, scotopica. I coni non
sono molto utilizzati nella societ moderna dove lilluminazione artificiale
adeguata per la visione con i coni molto diffusa.

Coni sono meno sensibili ma sono pi veloci e possono adattarsi alle luci pi
alte, sono quasi impossibili da saturare. Sono responsabili della visione diurna
fotopica. I coni rispondono esclusivamente allenergia che assorbono e non
alla lunghezza donda. Si dice che sono ciechi al colore e producono una
risposta univariante.
Al fine di rilevare oggetti che hanno diversi spettri di riflettanza, cio colori
diversi. Due o pi tipi di coni sono necessari. Questo un importante
concetto per capire il funzionamento della visione a colori.
Per una visione a colori devono esistere almeno due tipi di coni sensibili a
parti diverse dello spettro del visibile, preferibilmente pi differenti che sia
possibile.
La sensibilit di un fotorecettore a luce di differenti lunghezze donda
determinata dalla probabilit con cui i suoi pigmenti assorbiranno fotoni di
quella lunghezza donda. I coni si ripartiscono in tre gruppi che mostrano
picchi di assorbimento prossimi a 430, 530 e 560 nanometri. I gruppi
possono essere chiamati blu, verde e rosso per indicare le posizioni relative
dei massimi nello spettro. Ciascun tipo di cono sensibile a radiazioni
luminose in un vasto ambito di lunghezze donda e le sensibilit dei vari
gruppi mostrano una notevole sovrapposizione.

La risposta di un cono indipendente dalla lunghezza donda del fotone che


ha assorbito: tutti gli stimoli che provocano assorbimenti identici danno
risposte identiche.Valutando il rapporto di eccitazione dei tre tipi di coni, il
sistema visivo comunque in grado di stimare il colore attribuibile alla
lunghezza donda.
Cellule orizzontali

Le cellule orizzontali ricevono un impulso stimolante da parte dei coni e


inviano un impulso inibitorio. In questo modo determinano un effetto di
normalizzazione dei segnali che riduce leffetto della luce diffusa che colpisce
le aree della retina al di fuori dellimmagine focale.

Cellule bipolari e ganglionari

La retina composta da tre strati di neuroni. Uno strato di fotorecettori un


secondo strato di cellule bipolari che trasmettono i segnali dei fotorecettori
ad un terzo strato di neuroni, le cellule gangliari i cui assoni formano il nervo
ottico.
Funzionamento delle cellule gangliare nella percezione
dei contrasti tra rosso e verde e giallo e blu
Distribuzione dei coni delle tre tipologie e dei bastoncelli nelle retine
di quattro soggetti diversi tutti normodotati
In quale modo lassorbimento della luce da parte di un cono o di un
bastoncello porta alla produzione di un segnale elettrico?

Attraverso processi di scambio di ioni positivi e negativi (atomi carichi


elettricamente) tra interno della cellula ed esterno della cellula. In particolare
larrivo di luce determina per il fotorecettore linsorgere di una
impermeabilit ad una tipologia di ioni positivi (sodio) con conseguente
aumento di carica elettrica negativa. Questa inversione del potenziale di
membrana, iperpolarizzazione, viene trasmessa alla terminazione sinaptica
della cellula e da qui ad altre cellule della retina.
Percorso dei nervi ottici e area cerebrale visiva V1
Aree cerebrali visive a vari livelli di specializzazione
Esempio di risposta molto specifica a stimoli visivi
da parte di un gruppo di cellule cerebrali
Contributo dellarea cerebrale V4 nella percezione visiva

Possiamo distinguere due stadi di elaborazione cerebrale: una selezione delle


lunghezze donda che raggiungono il nostro occhio che avviene nellarea V1 e
un confronto fra lunghezze donda riflesse da zone adiacenti che avviene
nellarea V4

Area V1: dotata di cellule che registrano la precisa composizione spettrale


della luce che proviene da ogni piccola porzione del campo visivo. Tali cellule
reagiscono alla luce di una data lunghezza donda, hanno campi ricettivi
molto ristretti e sono in larga misura indipendenti da ci che avviene nelle
zone che circonda tali campi. Una cellule di questa area visiva sensibile al
colore rosso reagisce soltanto ad una luce in cui ci sia una dominante di
lunghezze donda del rosso (reagisce pi direttamente allo stimolo di colore
e alla sua componente fisica)

Area V4: dotata di cellule che operano confronti fra lunghezze donda
riflesse da superfici adiacenti e sono legate in maggior misura alleffettivo
colore che percepiamo e in misura minore a una precisa composizione
spettrale della luce riflessa da una superficie, eseguono una sottrazione
dellilluminante, cio del colore della luce che illumina la scena
Gli esperimenti di Edwin Land

Un pannello, chiamato Mondrian (dalla somiglianza con i dipinti del pittore


Piet Mondrian) consistente in numerose aree colorate mostrato ad una
persona. Il pannello illuminato da tre luci bianche, una proiettata attraverso
un filtro rosso, una attraverso un filtro verde e una attraverso un filtro blu.
Alla persona viene chiesto di aggiustare lintensit delle tre luci in modo che
una particolare area appaia bianca. Lo sperimentatore quindi misura le
intensit di luce rossa, verde e blu riflesse dallarea che appare bianca. Quindi
allosservatore viene chiesto di identificare una area vicina che, per esempio,
appare verde. Quindi lo sperimentatore aggiusta le luci in modo che le
intensit di rosso, verde e blu emesse riflesse dallarea verde siano uguali a
quelle originariamente misurate dallarea bianca. La costanza del colore tale
che per losservatore larea verde continua ad apparire verde, quella bianca
bianca e tutte le altre aree rimangono del loro colore originario.

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