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Cleonice Morcaldi LA MIA VITA VICINO A PADRE PIO Diario initme spirtiuale — >. Jyrnopuzons Prima di. i conoscere i i Padre lo sognai. ‘Tare seatre ja poesia francescana, ie aparece un gle oc 2 aspetti per venire jonna delle Grazit Tasca doo, Gobedisd c sural fclive pov iniie si pio sacerdots, figto spirituale del Padre ¢ da lui tanto amato, mi o- sorts a scrivere i ricordi della mia vita. EB tanto misera ¢ povera In mia vita che nen marita ricordarla. Scriverd qualche vicordo in cui entra il mia padre spivituale Padve Pio da Pietrelcina, che tanio mi ha amata én Dio, ¢ tanto ha sofferto per rigencrarmi a Gasd. Dir quel che Dio e il Padre hanno fatio per Vanima mia, quel che mi comsigiiova neiis omjessioni. Acumen’ atte sue sujjeremin, wite sue gran dase spirituals, per gut che mi era dato di intendere, Diri, insomma, quel che ho visto ¢ sentito da tui. Dato che, per bonté di Dio, quasi tutti i superior’ mi permetteoane di baciare ogni giorno la mano al Padte, aueve modo di rivolgergl qualche domanda spirituale ¢ ricsvere la sua risposta. Tutto riportave sul wie dia- _ vio, Questo firvore divino duvé fino alla vigitia della sua scomparsa per it Alcune di queste domande e risposte le riporteri su questo quaderno, perché possano servire al bene spirituale di quaiche anima ben disposta a profittarne pid di me, 13 Avendo sempre presente la persuna del Padre, pensave a gustare la soavitd del suo spiro, il suo amore divino, Uaffascinante bellaaa del suo anime che trasbarive dal suo volta di paradiso, e poca importanza davo Gite Side parole. Oggs, rikeggenaok, i appread, ¢ Re scopre sata 2 uate shirituale, Le sileggo e piango, perchd in esse rivedo tutto Vanimo del grande san- to, del dolce Gest) uisibile. Piango perché non ho messo in prratica i suai in- segnamenti, perché non ho corrisposto @ tanta sua predilerions, alla tene- reaxa del suo stragrande amore materno, 14 Caprrotol + ‘acqui nell’anno, nel mese e nel giorno in cui Padre Pio fece la sua professione religiosa: 1 22 gennaio 1904. Tl Padre mi diceva che soffri tanto per strapparmi al mondo e donarmi a Gesii. In verita avevo una naturale awersione e ripu- gnanza a tutto cid che éfa mondo, mia satana sa bene l’arte di far “cadere wel Taugu anche chi vive neiia solimdine delia ciausura e degli eremi, ¢ si serve delle creature maliziose per far cadere nella sua rete gli incauti e gli innocenti. Mia madre rigorosamente mi sorvegiiava. Non yolewa che co stassi sulla soglia di casa o sul balcone, né che faces! amicizia con le v: del vicinato, né che uscissl in piazza. Esagerazione, di- Tbe i gente ogeh Eppure non una volta sola incontrai satana in persona, ma tante volte. S'insinuava, i] maligno, anche per mez- delle compague di scuola, che ne sapevano di tutti i colori. E chi, se i al tinsel di gente per beiié,dtparenti, di-iniiche, di occasionali confessori, di_pro- - fessori, ee — "Ti caalterd e ti ringrazierd sempre, o Signore, perché per mez- zo del.Padre mi hai salvato e non hai fatto lieti i miei nemici sul woiie su. - a mamma era attenta a sorvegliarmi, anche perché una pia ” veggente, tanto devota dell’Addolorata, le disse: «Tieni da conto quella figliuola. perché Dio ha i suoi disegni su di leis. Questa fra. “se la seintii mentre passavo davanti a questa donna che parlava con la mamma presso il focolare. Finsi di non sentirla, Lei pe- ré mi guardava. Avevo sei o sette anni. 15 a te Sanehey disenne di Dia era questo. io penso: il ‘buon Dio mi ave- va gid affidata al P; quale un, giorno mi disse che cro sente nel suo ito quando cetabri Ja prima Messa, i! 10 agosto 1910. Oi cid ringrazio ogni mattina il Signore. La mamma era molto buona e pia. Ogni maiiina facewa la santa comunione nella chicsa dell’Addolorata. Avevs un fratello che-méti poco tempo prifna di‘celebrare la santa Messa. Per que- ae os po! te Sacra Serittura, della quale mi narrava spesso gli episodi pit belli. L’ascoltavo con tanta attenzione e piacere, anche con amore. Era per me come se mi avesse dato un dolce squisito. Per I’anima mia era come se ayessi visto un po" di cielo. Que] che mi affascinava era la bonta di Dio per ie sue crea: ture. Quei racconti materni non i cancellarono mai dalla mia mente, Frequentai tutte le classi elementari, fino alla sesta, Della mia prima comunione ricordo solo che la feci sola, nella chiesa madre, senza vestito bianco, né velo. Ai piedi dell’altare di san Michele, in ginocchio, appoggiata a una sedia facevo il ringraziamento. Niente festa in casa. In principio la mia famiglia viveva agiatamente, dopo cadde in una puveria che prooccups in mi evi, Fravamo nove figli. Io ero la penultima. Quattro maschi morironc, Non conobbi i giorni della prosperita, del benessere ¢ della santa le- tizia, ma solo quelli della miseria « della tribolazionc che co- strinsero il povero babbo a fare il garzone presso un tratello ricco. Ne soffri tanto la mamma, che era vissuta sempre nell’agia~ tez7a_ Sno paire era molto ricco ¢ timorate dt Dic, sua madre tutta carita verso i poveri. Soffriva non per lei, ma per i figli. Io, abituata a quel regime di vita povera, non ci soffrivo affatto. Soffrivn nel sentirla lamentarsi di motte per una dolorosa ulcera. allo stomaco, I medici non sapevano suggeritle nessun rimedio. A scuola ero molto ben yoluta dalla maestra, che mi lodava intel Alle fine del pri- mo anno meritai il premio: upa grande medagha d'argent con a nastro tricolore. Me Ja doveva consegnare in ts il sindaco durante una festa, Gesd mi liber dalla vanagloria, regalandomi, il giorno prima, una gran febbre ¢ il morbillo. 16 a ee — a I A A tS A i A le infermita si servi il Signare ner liherarmi da mali La notte di Natale, all’eta di cinque anni, caddi in un gran bra- ciere acceso. Piccola ancora, mi spezzai le gambe. Per tanto tempo Portai un apparecgiio metaliico, del quale, non so perche, mi ver- tanto. Tl fratello di mio padre era sacerdote. Mi. chiamava sempre a WAddnlnrata @ aline pen ghiere. Nella sua camera aveva un crocifisso grande, molto hello. Quando lui andava in un’altra stanza per recitare lufficio,.io,.con la scusa di spolverarle, le staccavo dal muro, lo mettevo sul letto, lo contemplavo e mi deliziavo a baciarlo con tanto amore. Uh, co- me desideravo averne uno a casa mia! Dopo tanti anni il Padre mi ee ee uno Pid grande ane oe es Me Jol bene- cage em per recitare con Inf Ja noven: GE studi 0 Foggia Nonostante l’estrema poverta in cui cadde Ja mia famiglia do- po la morte del mio Povero babbo, continuai gli studi a Foagia. Eaeniall da me, quasi sempre riso. La mattina senza colazione. giai mai un po’ di latte o una tazzina di caffé. A scuola portavo un pezzo di pane solo. La sera quasi sempre un cardo, quella verdura che ha le foglie spinose. Neppure un pezzo di formaggio arrivavo @ comprare con i pochi soldi che avevo. Oggi ancora mi doman- do: come potevo vivere ¢ studiare con un nutrimento da remiti? che mit mandava lo aio prete. Questo stato di poverta mi accompa, gnd fino a quando, finiti gli studi, ebbi un posto nelle scuole ele- mentari. A gloria di Dio devo dire che, durante i sei anni che stetti a Foggia, non ebbi né una febbre, né un dolor di testa, né mossi un lamento con qualcuno, né Ja wistezza o l’abhattimento oppres- sero mai il mio cuore. no a consumare i loro freschi panini imbottiti di salame, io mi ap- Ms partavo per roaicchiare ii pezen di pane duro e nuda. Non ricordo di avere avuto i] desiderio di quelle belle colazioni. Ricordo invece che sentivo vergogna della mia poverta ¢ cercavo di nasconderla. che non era virii, ma amor proprio. Non ancora frequentavo Jascuola del Padre. Soffrivo molto la Jontananza della mamma. Non andavo in fami- glia né a Natale né a Pasqua. La rivedevo solo alla fine dell’anno seulastico. | Fui promossa sempre senza csami, con grande gioia della marama. Un anno mi assegnarono la borsa di studio. Durante le yacanze il mio divertimento era di cominciare a studiare il pro- gramma dell'anno seguente. Di che coaa non é capace la volonta quando «fortissimamente vuole»! E questo sia detto nel bene, co- me nel male. A chi iv devo dutta i'assisienza e gii aiuti? Non forse a Dio per Je continue preghiere del Padre al quale la mamma mi raccoman- dava? Povera mamma, non aveva altro rifugio su questa terra. Si confessava dal Padre che la confortava tanto e le parlava di Dio Prowidenza. Mi raccontava spesso che un giorno non ne poteva pit, era op- pressa da tante tribolazioni e infermita. Andd a piedi al convento pei avere una parvia di conforio. Ma prima di iei c’era tanta gente in corridoio. Stava per perdere ogni speranza di riuscita e tornar- sene a casa, quando vide il Padre sulla soglia della clausura. La rrente gli corse vicino. I Padre, stendendo il braccio verso mia madre, disse: «ih! tu... vieni qua!s. Tutti si voltarono indietro per vedere questa fortunata ¢ fecero spazio. Dopo che i] Padre ebbe benedetio tutti, mia ma- dre lo segui. I Padre si scdetic im sacresiia e disse: «eh, che vuole. La trattenne a lungo. Se ne torné a casa piena di conforto e di le- tizia. La prima lettera inviata al Padre Nellultimo anno di studi, l'anno in cui dovevo diplomarmi, i pitas da giauic augusiia © aviaiiuucuiv. Un po’ per ia preuce upazione di ottenere buoni yoti onde aver diritto al posto; un po’ perché la coda é sempre la pid difficile da scorticarsi; e poi, per Ja nuova legge del passaggio col sette. La materia che mi dava da 18 iil pensare era la pedagogia scritta. Infarti, al primo tema che svolsi a ste di una brave ineegnante, merita! appens Mf cet. Cosa potevo sperare svolgendolo in ciasse, da sola? Senza perdere tempo chiesi aiuto al Padre, per iscritto. Fu que- sta la prima lettera che gli mandai. Quale non fu la mia sorpresa e la mia gioia ne] ricevere-un bigliettino del Padre, scritto da lui; in fondo c'era una piccola macchia di sangue. Le parole crano queste: «Anima del caro Dio. Non temere: studia con amore é aorai a suo tem- pu is daveia rianapensa, Con i jrufeasori ws te vnironw iv ¢ Div, Ti benedico con effusione pari al bisogno ¢ at desiderio di vederti san- ta», P. Pio Capp.no. Non finivo di esclamare durante il giorno: 4Un santo che scri- e-amel E. che vogiio pit? Be la vedra Ini con’ professor, altro che raccomandazioni umane». Ripresi coraggio e dissi a me stessa: «Tu fai tutto quello che puoi, ¢ sii pur certa che il resto lo fara il caro Padre assieme a Gest, C’é al mondo un aiuto pit sicuro e po- fe per aiutarmi in modo miracoloso (¢ non esagero) pres- 90 tutti i professori, Miracoli? Si, e di quelli grossi, Accenno solo alla pedagogia che era il mio terrore, la mia preoccupazione, la cosa pid difficile. aca Dopo parecchi mesi, sia la professoressa che il direttore, in pubblico ¢ in privato, mi fecero le congratulazioni per i grandi progressi faiti in poo tempe in lialiano ¢ pedagogia scritia, Mi dettero un bell’otto in media. La professoressa mi disse pure che meritavo di pid, ma che non era consentito darlo in tale materia. Questi progresai lei Li attribuiva alla lettura continua di buoni libri di pedagogia. Io li attribuivo al fiume di idee che Padre Pio mi metteva nella mente, Lui dettava € io scrivevo. Tanto é vero che, quando a casa leggevo la brutta copia del tema svolto in clas- se, Testavo meravighata: «Ma sono idee me quester». Mi dispiace non poter raccontare cid che avvenne nelle altre materie per man- canza di tempo. Divenni oggetto di lode da parte di tutti i professori; oggetto di ammirazione da parte della scolaresca. Mentre prima nessuno si daya pensiero di me, dopo mi circondavano di attenzioni ¢ cure. 19 Mi offrivano pezzi di cioccolato ¢ altri dolcini. Il mio diploma era brillante. Ovcimi yoti in tutte le materie. Ne parlé pure il giornale provinciale. Solo Padre Pio sapeva fare que- ste cose! Solo la sua mano Piagata sapeva toccare la mente e il cuore degli uumini ¢ operure weravigiie © miracoli. Un giorno mi mand un'immaginetia con queste parole scrit- te da lui (Yimmaginetta rappresentava il Cuore di Gesit): «Guards, egti 2 UOnnibotents.... na la sua onnibotenzn 2 wmile ance Ja del suo Amore», Compresi che tutti gli attributi di Dio sono a servizio del suo Amore. Gii aiuti potenti che Dio, per mezzo del Padre, mi dette in quest‘uitimo anno, hanno dei meravigiiaso. to li chiamo «scherzi del potente suo Amore». Nel mio caso posso dire che Dio si com- piace di sollevare ¢ innalzare i piccoli e i poveri. . Sedevn inn cantuecin dellanla, tutta rannicchiats mico wioto; con Wvestito poco decente, con le calze gro che la povera mamma lavorava a mano; con le scarpe rotte, quie- ‘@, quasi muta, perché nessuno si accorgesse di me ¢ scoprisie ta Mia poverta ¢ miseria. Ma quando il Signore si compiacque di “porgenini la sua destra, mi tave fori dal cantacclo € mosird a tut- tiquello che lui faa chi confida in Tur. ~ Grande fu Ja gicia della mamma al ritorno di questa figiuola che aveva fatto parlare di sé anche i giornali. Lei si compiaceva di avere una figlia cosi brava. Parlava di me alle amiche che venivano a salutarmi. Parenti e amici si ‘congratulavano con lei ¢ con-me, C’era da montare in superbia, Ma non a me andavano le lodi. Tutto aveva fatto colui che mi voleva per sé. Anda! dal Pare ver ringraziarlo. Mi rispose: Andai dal Padre per ringraziaris. Mi rispose: «Ringraziamo Gesi!». Poi mi disse: «Cast piccola danni a di statum vuoi fare la maestra? Ti confonde ranno con le scolaretize. To sorrisi ¢ gli raccomandai di pregare, perché preato mi affi- dassero una scuola onde aiutare la mia povera famiglia. Me lo pro- I pi Se meus i In casa c’era solo la mamma. Le sorelle si erano sposate, Le mie occupazioni giornaliere erano: aiutare la mamma nelle fac- cende di casa e ieggere i iibri sacri. Ggni giorno faceyo ia santa co- munione, ma non andavo in convente. Non ricordo per qual mo- tivo. Non era ginnta l'ora di Dio? Non Io ao. per vedere il presepe e astisterc alla Messa di mezzanotte. La chie- sa era piena di gente. Sostai davanti al presepe cosi ben preparato dat buoni frati. Tutto ad un tratto mi sento prendere per il braccio € trar fuon dalla joila, Mi volte. Kra Padre Pio, Misericordial Che cosa vuole? Lo seguo. Mi dice: «Vieni». Mi conduce in foresteri dove c'era una vecchietta, Il Padre mi parla di tre nell’anima scendeva una Rioja soprannaturale, e nel cuore un amore celeste, piacevole assai. Dopa se ne_andd, e io ritornai in chiesa, davanti al presepe. Le compagne non si accorsero della mia assenza. Di cié mi meravigliai altamente. Era una cosa strana davvero. Come sapeva il Padre che io ero davanti al presepe? Gustavo in silenzio quell’insolita quella consolazione celeste Avevo letto qualcosa, nei libri sacri, delle gioie delle anime san- te, ma non Je avevo mai provate, né detiderate, credendo che si trattasse solo di parole, di espressioni vnote della loro fantasia. Dio mio! Cos’é che mi hai messo in cuore? tanto piacevole! Non: re g E chi guardava pid il presepe? Tutto era Inslguificauic. Durante la Messa mi concentrai su cié che mi aveva detto il Padre. Dopo ritornai a casa. Le compagne parlavano di tante cose. In altri pensieri era orcupata la mia mente. Quando si scopre un Po! di cielo, subito | laterra scompare, lomi assoria in me stessa le compagne credettero che mi sentissi male, o che avessi sonmo. Il pensiero che con pit insi- siéiva siivruava neiia mia menie era questo: «via come sapeva Padre Pio che io ero davanti al presepe, e come ha fatto a non far- si vedere dalla folla dei fedeli? Bastava che uno dicesse: “Padre Pio @ sceso”, oppure “Padre Pio é alla finestra”, che tutti, come tanti 21 uccelli, volasscro verso di lui, ¢ ora? Venne davanti al presepe ove ‘era tanta gente ¢ nessuno lo videl Dio mio, cos’é questo Padre? ». Con questi pensieri e con il cuore tutto cambiato, arrivai a casa stance, mi miei a lertn: ma non dnemii_ Eo studio della Sacra Scrittura Un giorno una mia amica, tanto devota, mi porté un libro che le avevano prestato le clarisse, per soli tre giorni.[Era la Sacra Ero fuori di me dalla gioia. Avere nelle mani un libro i ganerdoti ¢ le snore posseqgnnot Per avere sempre con <3o" me le parole del Signore, pensai di copiarlo su un grosso quader- no. Lavorai di giorno e di notte al’ lume d’una lampada a olio, sen- za fermarmi mai. Dovetti perd consegnarlo all’amica, senza poter- lo finire. Era il libro dei Profeti. Incominciava cosi: «Dei figli ho ingranditi ¢ innalzati, ed essi mi sono ribelli. Conosce il bue il suo padirone e I’asino la greppia del suo possessore, ma Israele non co- Reece He che piansi, e piango ogni volta che le ricordo. Quanto bene mi fece quel libro, che divorai con la mente e ‘con il cuore. Come un cervo assetato, bevevo le parole del Signo- re. Dicevo: beati i sacerdoti e le suore che posseggono un si gran tesoro! Oggi anch'io posseggo tutti i libri della Sacra Serittura, li leggo e xileggo senza mai stancarmi. Su uno di essi il Padre mi «Lo Spirite Santo guidi la tua intelligenza: if faccia seoprive le vevité recondite, contenute nella lettura del presente libro, ed infiammi la tua vo- lonté nel praticarles, Padre Pio da Pietrelcina. j=, Quesie frasl commossce tanta i min cuone, Non suudiando pid le scienze umane, mi dedicai alla lettura del Vangelo. Lumile e dolce figura di Ges in mezzo a quel popo- Je semplice che le cercava ¢ le aegniva, di quel mite Agnello conti- nuamente umiliato e contraddetto dai farisei, m'innamorava tanto che non mi decidevo a chiudere il libro. Cercavo il piti appartato cantuccio di casa per stargii pid ind- mamente unita. Sentive uno strano deat wentare Un piCco- _Jo.Gesil Strano ‘dawero. Non rho mai detio al Padre. Ricordo “per che una volta egli disse: aT cisla ccoremo alterttrnsi Pasit, jure srmighianrns. A coloquio con Gest: In casa c’era solo la mamma, eppure sentii il bisogno di mag- gior solitudine per leggere il Vangelo. Chiesi il permesso a lei ime ue sali in soffit. Attraverso un finestrino arrivai sul tetto. Mi seniii veramence soia, soto Ia volta celeste. Che felicita: sentivo Gesii vicino vicino; mi univa sempre pid asé col suo Amore. Forse Gest ¢ Padre Pio lavoravano insieme per distaccare l'anima mia dalla terra Ogni ginrna saliva ow quel tutte ove m! atten convegno il Diletto. Vera e santa, la frase: “

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