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Imago xaxa

La mafia: dalla realt dei fatti alla creazione degli stereotipi

"Vale la pena di rischiare la propria vita per questo stato?"

"Che io sappia, c' soltanto questo stato,

o pi precisamente questa societ di cui lo Stato l'espressione."

[Intervista televisiva del 1988 di Marcelle Padovani a Giovanni Falcone]

1 Introduzione

La mafia e gli stereotipi

2 Il problema terminologico

3 Tra storia e letteratura: Hobsbawm e Sciascia

4 Una definizione?

Il progetto di ricerca

5 Ipotesi e obiettivi della ricerca

6 Il campo dindagine

7 Limagologia come strumento ausiliario

Bibliografia

1
1 Introduzione

Una ricerca sulla storia della mafia e la creazione degli stereotipi non pu

fare a meno di individuare innanzitutto una delle caratteristiche

salienti di questo processo che dura da quasi un secolo e mezzo: la

mafia stata sempre diversamente descritta, interpretata e

rappresentata.

A titolo di esempio ho preso due momenti di costruzione e/o mantenimento

degli stereotipi: la genesi del fenomeno mafioso ( 2 ), e il dibattito

scatenato da Sciascia con I professionisti dellAntimafia1 ( 3 ) quasi un

secolo dopo: ci a dimostrare la longevit di alcuni luoghi comuni.

In ci va sottolineato un carattere di modernit sorprendente.

Per attenerci agli sviluppi pi recenti, la mafia stata percepita

dallopinione pubblica come unemergenza, come un contro-stato, come

una mafia invisibile, come uno strumento di poteri occulti.

Nel campo della storiografia, sino agli anni Ottanta del Novecento, la

lettura predominante era quella culturalista ( la mafia come

comportamento, sottocultura, mentalit ), nonostante sin dalla sua nascita

1
Corriere della Sera, 10/01/1987

2
furono numerose le testimonianze di chi guardava alla sua reale natura di

organizzazione criminale.2

Dopo le confessioni dei pentiti ed i successi di Falcone e Borsellino, si

invece fatta avanti una interpretazione storica della mafia che guarda

principalmente alla sua natura di organizzazione criminale3 e che pertanto

usa categorie analitiche conseguenti, almeno a partire dalla pubblicazione di

Storia della mafia di Salvatore Lupo, in cui si afferma:

Lorganizzazione collegata da molti fili con pezzi consistenti della

societ siciliana, ma non corrisponde ad essa[] Proprio i risultati delle

grandi inchieste giudiziarie degli anni Ottanta consentono ora la

delimitazione delloggetto che era riuscita impossibile alle generazioni

precedenti di studiosi, spesso impantanati nella ricerca di un non meglio

identificabile costume, di una generica mentalit4

2
A cavallo tra 800 e 900, non solo il famoso rapporto Sangiorgi
(cfr John Dickie, Cosa Nostra, Bari, Laterza, 2005)
ma anche le analisi di due poliziotti-criminologi, Alongi e Cutrera, citati da Lupo
in Storia della mafia, Donzelli, Roma, 1993, pag.13
3
Anche se Lupo precisa che : Non sembri che si voglia espungere lelemento culturale
dalla spiegazione di questo ( come del resto di ogni ) fenomeno sociale[]
Bisognerebbe provare ancora a distinguere il fenomeno dal suo contesto indagando sul
modo in cui lorganizzazione mafiosa si appropria dei codici culturali, li strumentalizza,
li modifica, ne fa un collante per la propria straordinaria tenuta.
In Salvatore Lupo, Storia della mafia, op. cit., pag.12
4
Salvatore Lupo, Storia della mafia, op.cit., pag.VIII

3
Questa impostazione stata criticata in particolare da Umberto Santino,

ritenendo che il lavoro dello studioso non si possa identificare con quello

del magistrato5 e che sarebbe impossibile isolare la mafia dal contesto.

Alcuni storici non condividono in pieno questa polarizzazione, vedendo

in essa una tendenza eccessiva nellidentificare completamente

lorganizzazione Cosa Nostra con il fenomeno mafioso: tra gli altri, e per

motivi diversi da quelli di Umberto Santino, Rocco Sciarrone:

dunque un fenomeno che, esprimendo continuamente fatti criminali,

non si identifica pienamente e semplicemente con la criminalit, n pu es-

sere assimilato tout court alla criminalit organizzata. Bisogna tuttavia

evitare di cadere nell'immagine opposta, tenendo presente che la mafia

non altro rispetto alla criminalit (Lupo, Mangiameli 1990, p. 19) e

comunque la si interpreti, la sua storia storia di fenomenologia

criminale, ossia storia di delinquenza avente alcune caratteristiche

peculiari (Renda 1997, p. 39)- pertanto lo studioso propone, nellottica di

precisare una caratteristica peculiare, lutilizzo del termine capitale

5
Santino Umberto, La mafia interpretata, Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Messina,
rubbettino, 1995, pag.96

4
sociale che - fa riferimento alla disponibilit di risorse collocate in

reticoli di relazioni.6

La scoperta di documenti importanti7 sulla strage di Portella della Ginestra

ha invece portato altri storici, ed in particolare Casarrubea8 e Tranfaglia, a

riscrivere la storia di quella strage secondo uno sviluppo che va dalla teoria

del doppio stato9 all affermazione di una strategia della tensione,

ipotizzando un legame stretto tra servizi segreti, neofascismo e mafia.

Solo nellarco di mezzo secolo si partiti dunque da alcuni stereotipi ( la

mafia come mentalit, la Piovra, Pizza Connection ), si attraversato un

paradigma giuridico-criminale ( legge del 1982 contro l associazione a

delinquere10 ) per giungere poi ad altri paradigmi ( la mafia come

organizzazione o la mafia come impresa ).


6
Cfr http://www.riferimenti.org/Pagine/Sciarrone1.htm
7
Tra questi, quelli ritrovati nel 1996 nellUfficio affari riservati, via Appia, Roma
Cfr. Aldo Giannulli, Salvatore Giuliano, un bandito fascista in Libertaria, anno 5,
n.4., 2003
8
Casrrubea, Microstoria di una strage di stato, FrancoAngeli editore 1997
id., Storia Segreta della Sicilia, Milano, Bompiani, 2005
9
Nello scritto Da Portella della Ginestra alle stragi del 22 giugno 1947, inserito in
AA.VV, Portella della Ginestra.50 anni dopo, Atti del Convegno, 1997, Casarrubea usa
il termine manovra reazionaria e non va oltre laffermazione di un doppio stato che
permette/premette la strage
10
Umberto Santino riflette sul nesso tra maxi-processo e lambiguit del terzo livello
in La mafia come soggetto politico, Centro Siciliano di documentazione Giuseppe
Impastato, Appunti2, 1994

5
E questo per ci che concerne la percezione esterna dello stereotipo o del

paradigma che stato creato al di fuori dellorganizzazione mafiosa.

Se si va a guardare alla percezione interna (dellassociazione) degli

stereotipi, notiamo come in alcuni casi i mafiosi hanno saputo adattarsi agli

stereotipi ed utilizzarli in maniera positiva per i loro fini, ricostruendo pur

sempre un loro concetto di tradizione, che insieme ai codici e alle norme

costituisce quellinsieme in cui si riconosce una comunit.

Un noi e un voi.

Questa evoluzione che tiene il passo dai fatti di Cosa Nostra si inserisce a

sua volta in una molteplicit di processi storici e sociali, come la

costruzione dello Stato-nazione, il fascismo, la Repubblica, lemigrazione

siciliana in America e per ultima la globalizzazione.

Da questa complessit la mafia ha tratto profitto giovandosi molto spesso

degli strumenti retorici che riuscita a procurarsi, molto spessi forniti

involontariamente dalla parte sana della societ che pur la combatteva.

Gli obiettivi della ricerca, precisati nei 5, 6 e 7, non possono dunque

prescindere dal corto circuito tra realt e rappresentazione, tra verit storica

6
e verit giuridica11, tra opinione pubblica e mass-media, tra intellettuali e

senso dello Stato.

11
Un utile parallelismo sul rapporto tra la storia e la giustizia in
Carlo Ginzburg, Il giudice e lo storico, Milano, Feltrinelli, 2006

7
La mafia e gli stereotipi

2 Il problema terminologico

In ogni disciplina si crea spesso una questione delle origini: nel caso della

storia della mafia ci avviene in maniera contestuale alla nascita della stessa

disciplina.

Essendo il concetto stesso di mafia un problema terminologico, sin

dallinchiesta di Franchetti del 1876, loggetto della ricerca tale in base ad

una interpretazione del nome:

Abbiamo accennato come questa parola sia sul Continente usata per lo

pi in senso improprio - e alla imprecisione del termine, e dellaggettivo

mafioso, seguiva di fatto una vaga identit tra il termine e le persone a cui

esso era riferito - Laonde il sostantivo mafia ha trovato pronta una classe di

violenti e facinorosi che non aspettava altro che un sostantivo che

lindicasse, ed alla quale i suoi caratteri e la sua importanze speciale nella

societ siciliana davano diritto ad un nome diverso da quello dei volgari

malfattori di altri paesi12.

Leopoldo Franchetti, Condizioni politiche e amministrative della Sicilia, Roma,


12

Donzelli, 2000, pag. 103

8
Sin dallinizio si pu quindi affermare che la rappresentazione del

fenomeno mafioso si sia costruita allinterno dei gruppi criminali, e

dallesterno: e con ci bisogna riferirsi non solo agli osservatori sociali

come Franchetti e Sonnino, ma pi in generale ad una serie di soggetti attivi

in questo processo di rappresentazione ( opinione pubblica, uomini delle

forze dellordine, istituzioni dello Stato italiano) ed in particolare a quei

soggetti che per primi hanno inaugurato una pratica deformante per un

secondo fine, sia esso politico o di arricchimento personale.

Al riguardo Paolo Pezzino riassume cos il contesto negli anni Settanta

dellOttocento:

Alla Camera dei deputati, nel giugno 1875, si era svolto un dibattito

tesissimo su un progetto degli Interni per l Applicazione di provvedimenti

straordinari di pubblica sicurezza, che aveva visto contrapposta lintera

deputazione siciliana al governo, accusato non solo di intenti autoritari e

liberticidi, ma anche di collusioni, per fini politici, con gli ambienti mafiosi

e criminali13.

Questo sembra quindi il momento in cui il problema della mafia nasce nella

dimensione politica, intendendo con ci la gestione della cosa pubblica, e

ci attribuisce pertanto un carattere di modernit, una capacit di inserirsi


13
Paolo Pezzino, Introduzione a Franchetti L., op. cit, pag. XV

9
sin dal primo istante nelle dinamiche sociali e politiche del neonato stato

italiano: sulla contrapposizione tra Stato e Sicilia, tra un ceto sociale e

laltro, tra un partito e laltro.

Peraltro questa compenetrazione con la vita politica nazionale sembra

essere una caratteristica saliente, al contrario del luogo comune che voleva

la mafia segno di arretratezza e residuo feudale:

Si pensi poi a quante volte la mafia stata metafora o pretesto per

battaglie riguardanti il sistema politico nazionale[] Non c nulla di

cui stupirsi. La lotta politica piega ai propri fini uno strumento concettuale

gi di per s impreciso] [Lupo1993]

Sin dallOttocento lambiguit del termine, e lincapacit di concepire la

mafia come unassociazione strutturata, come pure emergeva da molte

circostanze, proietter la mafia verso lempireo delle fumisticherie

culturologiche. [] basti dire che si tratter di unoperazione vincente,

tale da determinare una generale incomprensione del fenomeno, almeno

sino alle inchieste di Chinnici e Falcone dei nostri anni Ottanta..[]

Stando a scienziati come Hesse, Boissevan, Block, gli Schneider, Arlacchi,

il reticolo (network) delle relazioni parentali, clientelari ed amicali dei vari

capi mafia basterebbe di per se stesso a delineare la struttura della cosca;

10
che dunque rappresenterebbe una delle forme con cui in Sicilia si esprime

la parentela, la clientela, lamicizia14.

Perdipi, durante lo sviluppo del fenomeno mafioso, le contraddizioni tra

nuovo e vecchio, che sono emerse maggiormente durante quelle fasi

chiamate guerre di mafia, hanno dato luogo ad un altro schema

stereotipato, messo cos in evidenza da Rosario Mangiameli:

sempre il medesimo schema degenerativo quello che emerge, legato

ad unaltrettanto importante coincidenza delle qualit insite nel positivo

significato originario con i supposti caratteri propri di una cultura

regionale, tanto pi profonda e radicata quanto persa, non dico nella notte

dei tempi, ma in quella esotica zona della storia siciliana che il periodo

della dominazione saracena15

14
Salvatore Lupo, Storia della mafia, pag.13
15
Rosario Mangiameli, La mafia tra stereotipo e storia, pag. 197

11
3 Tra storia e letteratura: Hobsbaw e Sciascia

A testimoniare la longevit di alcuni stereotipi sia nellopinione pubblica

che in sede storiografica, lesempio evidente e clamoroso viene offerto

proprio da uno dei simboli dell antimafia, lo scrittore ed intellettuale

Sciascia che, soprattutto con i suoi romanzi, aveva contribuito a fare uscire

la mafia dalloblio mediatico, insistendo in particolare sui suoi caratteri di

associazione criminale e sui legami con la politica.

Eppure, nel gennaio 1987, scrisse un famoso articolo sul Corriere della

Sera, il cui titolo redazionale fu I professionisti dellAntimafia:

sulla questione sono stati numerosi i saggi e i libri che ne hanno sviscerato

gli aspetti, tra cui va segnalato il recente e organico lavoro di Lupo, Che

cos la mafia, Sciascia e Andreotti, lantimafia e la politica.

Qui preferiamo collegare larticolo ad un lavoro di Hobsbawm per mostrare

lintreccio tra mass-media, intellettuali, opinione pubblica e storiografia.

Riguardo la polemica scatenata dallarticolo di Sciascia, Salvatore Lupo ha

ripreso una introduzione del racalmutese al libro di Hesse, Mafia, per far

notare come:

egli non crede che Cosa Nostra sia un soggetto processabile e neppure

identificabile, non differentemente da quanto pensava nel 1973, quando

12
sosteneva che il mafioso non sa nemmeno di essere tale rappresentando la

mafia un comportamento e non unorganizzazione.16

Peraltro va messo in evidenza un altro articolo di Sciascia sul Corriere della

Sera, (Contro la mafia in nome della legge questo il titolo, di poco

posteriore e scritto quindi nel pieno del dibattito che lui stesso aveva creato)

dove viene citato un libro che sembra, o vuole sembrare, pi che un

semplice punto di riferimento o un punto di partenza come la recensione del

libro di Christopher Duggan:

I ragazzi bisogna lasciarli a scuola, che bene o male ancora serve. Se

qualcosa di serio si vuol fare, perch non dar loro quella trentina di

illuminanti pagine sulla mafia che si trovano nel libro I ribelli di

Hobsbawm? Se ne pu fare un opuscolo da distribuire largamente, e

impegnando gli insegnanti a spiegarlo nel contesto della storia siciliana e

nazionale. Costerebbe meno di quanto costano, in denaro pubblico, certe

manifestazioni "culturali" contro la mafia.17

16
Salvatore Lupo, Storia della mafia, Roma, Donzelli, 1993, pag.220
17
Corriere della Sera, 26 Gennaio 1987

13
Ledizione italiana del libro di Hobsbawm era uscita nel 1966, e contribu al

mantenimento di alcuni stereotipi sulla mafia, intrecciandoli alla

questione del banditismo e dei fenomeni di ribellione sociale,

ignorando ancora una volta la possibilit di poter conoscere la

mafia in quanto organizzazione concreta e distinguendo tre

ipotetici livelli ( mafia/comportamento, bassa Mafia, controllo

delle bande), un sistema parallelo ( il rapporto con la politica), e

una contrapposizione tra vecchia e nuova mafia.

E dunque molto probabile che Sciascia si basasse su questa tripartizione

dello storico inglese, in cui veniva cos descritto il primo livello di mafia :

La parola mafia sta a significare qui molte cose diverse. Primo,

rappresenta un atteggiamento collettivo verso lo Stato e le sua leggi, non

pi criminale di quanto lo sia il similare comportamento, diciamo, degli

scolari verso il maestro [] In altri termini la mafia ( con la m minuscola,

se usata in questo senso ) consisteva in quel codice di comportamento18

Mangiameli collega la lettura di Hobsbawm allerrore della cultura di

sinistra nel riproporre il mito della mafia come espressione di ribellione

sociale19

18
Hobsbawm E.J., I ribelli, Torino, Einaudi, 2002, pagg. 43-45
19
Mangiameli Rosario, La mafia tra stereotipo e storia, pag.150

14
4 Una definizione ?

A questo punto, ci sembra necessario partire da un punto di riferimento per

evitare di cadere in confusione e, fermo restando la diversit dei punti di

vista e la necessit di raccontarli, dobbiamo intendere per mafia

lorganizzazione criminale nata in Sicilia negli anni Settanta dellOttocento

e sviluppatasi in seguito non solo su scala nazionale ma anche

internazionale, in particolare negli U.S.A.

Tale organizzazione, nella maggior parte della sua storia, tende al controllo

del territorio, delle persone e delle dinamiche politiche, individuando nella

protezione e nellestorsione i due poli della sua attivit (power syndicate20),

mettendosi cos a capo di un sistema economico allinterno del quale

rientrano altri aspetti come il traffico di sostanze illecite (enterprise

syndicate) e la mediazione con altri soggetti. Allinterno del suo sistema di

relazioni essa si avvale di volta in volta di stereotipi, retorica e luoghi

comuni, spesso creati al suo esterno, al fine di garantire i suoi interessi,

20
Umberto Santino non condivide luso dei due termini poich luso che fa Lupo del
termine syndicate proprio il contrario di quello di Block e perch a suo dire non pu
spiegare le guerre di mafia che si vorrebbero ricostruire con questi termini Cfr Santino,
La mafia interpretata, op. cit, pagg.78-79

15
giungendo alloccorrenza a creare un consenso attorno a se, cos come a

celarsi dietro dei paraventi.

Il Progetto di ricerca

5 Ipotesi e obiettivi della ricerca

Il bandito Giuliano, esecutore della strage di Portella della Ginestra,

realmente esistito, non un mito popolare, e lomicidio Dalla Chiesa non

una fiction televisiva.

Questa una premessa banale, ma importante.

Nondimeno, in entrambi i casi avvenuto qualcosa che andato al di l del

fatto storico, stato percepito dallopinione pubblica e dai contemporanei,

ed poi ritornato alla storia come qualcosa di diverso: la creazione di uno o

pi stereotipi ( il bandito come simbolo di giustizia sociale, di resistenza

allo Stato italiano straniero, di autonomismo regionale ), luso

strumentale di questi stereotipi (un esempio fu il primo ministro Scelba), e

infine il congelamento degli stessi in un discorso, in una narrazione che si

sovrappone alle ( o deriva dalle ) ricostruzioni storiche e giudiziarie ed

influenza levoluzione della societ e dei suoi meccanismi ( larte offre

16
degli spunti: dal cinema di Rosi alle foto che nelle case della Sicilia

Occidentale ritraevano il bandito come eroe o martire).

Il tentativo quello di esaminare il fatto storico, verificare se vengono

messi in moto dei meccanismi di creazione dello stereotipo, analizzare dei

testi imago-tipici o particolarmente retorici, e se possibili individuare gli

attori sociali che si muovono dietro la scena.

Probabilmente si corre il rischio di sopravvalutare gli stereotipi nel tentativo

di farne unanalisi, dimenticando la dimensione storica del fenomeno

mafioso, ma la ricerca proposta non intende affrontare questioni di carattere

generale, bens:

-periodi ben precisi

-un evento in particolare allinterno di ogni periodo

-alcuni mezzi di comunicazione ( i pi usati nel contesto )

-una possibile opposizione ( esempio: Italia-Sicilia )

-un elemento terzo per la comparazione ( esempio: un pentito americano )

17
A tal fine, si intende elaborare, come ipotesi di uno strumento ausiliario

nella conoscenza storica, un metodo tipico dellimagologia, sottoprodotto

dei cultural studies e delle letterature comparate, che vede in Orientalism di

Edward Said21 uno dei testi pi rappresentativi nellanalizzare fenomeni di

alterit e dominio culturale.

Una delle ipotesi infatti che lalterit sia un elemento centrale del tema in

questione, e se pensiamo alle confessione dei pentiti di Cosa Nostra

( autoimage ) o ai luoghi comuni che i dagoes italo-americani hanno

trasmesso ai mafiosi statunitensi ( eteroimage ) ci possiamo rendere conto

di una certa complessit.

21
Com noto, lautore rielabora la teoria gramsciana dellideologia e limportanza della
cultura nel realizzarsi della stessa: La rilevanza e la durata di un fattore importante
come la cultura per il realizzarsi dellegemonia sono comprese appieno soltanto se si
tiene conto dellefficacia non solo censoria, ma anche produttiva, che essa possiede nei
confronti dei singoli autori.
Said giunge pertanto a definire lOrientalismo nella seguente maniera:
Lorientalismo[] invece il distribuirsi di una consapevolezza geopolitica entro un
insieme di testi poetici, eruditi, economici, sociologici, storiografici e filologici; ed
lelaborazione non solo di una fondamentale distinzione geografica, ma anche di una
serie di interessi[] Soprattutto, lorientalismo un discorso
Cfr Edward said, Orientalismo, Milano, Feltrinelli, 2005, pagg 21-23

18
6 Il campo dindagine

Si dovrebbe restringere la ricerca a due-tre22 momenti della storia della

mafia, che potrebbero essere particolarmente ricchi di spunti:

1) La strage di Portella della Ginestra

Perch dalla figura del bandito Giuliano nasce infatti uno dei miti

dellimmaginario mafiologico:

Una realt resa ancora pi suggestiva dagli intrecci tra mafia e politica,

che evocano un mondo arcaico nel quale la lotta per il potere si svolge con

inusitata violenza e brutalit, nonch dalla fitta rete di mistero che ancora

avvolge molti aspetti della vicenda banditesca23 .

Perch uno degli eventi nella storia della mafia in cui il corto circuito tra

realt e rappresentazione stato maggiormente influenzato dalla politica

nazionale e locale; e allo stesso tempo la storiografia ha di volta in volta

22
Bisogna comunque osservare che la strage di Duisburg compiuta nellagosto del 2007 ha destato in
Germania un interesse considerevole, riportando alla luce alcune contraddizioni irrisolte dellintegrazione
italiana in Germania, e generando nel giro di pochi giorni un meccanismo di stereotipizzazione (Italiano/
calabrese).
23
Mangiameli Rosario, La mafia tra stereotipo e storia, op.cit., pag.159

19
affrontato la strage da punti di vista diversi, tanto che al giorno doggi non

tutti gli storici sono concordi sulla sua reale natura.24

2) La strage di Ciaculli

Perch uno dei momenti in cui la mafia ritorna sulle prime pagine dei

quotidiani nazionali, dando prova di vitalit e brutalit, segno di

una modernit che impressiona lopinione pubblica:

Ancor pi clamorosamente esplode a Ciaculli, il 30 giugno 1963, una

Giulietta al tritolo destinata ai Greco, che invece uccide sette uomini delle

forze dellordine. Nelle strade sfrecciano le auto al reciproco inseguimento,

esplodono bombe e raffiche di mitra come nella Chicago degli anni 30:

Milano, le Giuliette, il tritolo rappresentano altrettanti inconfondibili

simboli della modernit25

24
La lettura di Casarrubea (2007), nel recente Stati Uniti, eversione nera e guerra al
comunismo in Italia 1943-47, sembrata a molti storici una teoria del complotto.
Riguardo un altro problema, quello della lettura storica dei movimenti sociali del
77 e della costruzione di complotti internazionali nella storia italiana, va notata la
riflessione di Carlo Ginzburg: mi pare rilevante che il termine dietrologia , in
unaccezione prevalentemente ironica, sia entrata nelluso poco dopo il rapimento e
luccisione di Aldo Moro: una vicenda circondata da strati molteplici di complotti, veri e
falsi. [] Un complotto tende sempre a generarne altri: complotti veri che tendono a
egemonizzarlo, complotti fittizi che tendono a mascherarlo, complotti di segno contrario
che tendono a contrastarlo in Ginzburg C. , Il giudice e lo storico, Einaudi, To, 2006
25
Lupo, Storia della mafia, op.cit., pag. 177

20
3) Lomicidio Dalla Chiesa

Perch stato uno dei momenti in cui la percezione della mafia come anti-

stato si fatta pi diffusa nellopinione pubblica:

Durante la lotta al terrorismo mio padre era stato abituato ad avere le

spalle coperte, ad avere dietro di s tutti i partiti dellarco costituzionale,

Democrazia Cristiana in testa. Questa volta appena arrivato a Palermo

cap, sent che una parte della DC, non solo non lo copriva ma gli era

contro. [Nando dalla Chiesa]26

Per queste ed altre parole del figlio, per il dibattito sullo stato e il potere

locale della mafia, per la stessa concezione su cosa ormai significasse in

Italia uno Stato, questo stato uno dei momenti pi critici nella storia

repubblicana e nella percezione comune.

26
John Dickie, Cosa Nostra, op. cit., pag. 407

21
7 Limagologia come strumento ausiliario27

Secondo la definizione di Armando Gnisci, per imagologia si intende lo

studio delle immagini, dei pregiudizi, dei clich, degli stereotipi e in

generale delle opinioni su altri popoli e culture che la letteratura trasmette

[] ogni image si costituisce attraverso un continuo confronto che muove

dallidentit allalterit .

Limagologia deve naturalmente la sua nascita alla ripresa nella seconda

met del 900 della Letteratura comparata, rivoluzionata dalla teoria della

ricezione di Jauss, da Wellek, Bordieu, Eco e dal successo degli studi post-

coloniali ( il cui esito pi noto Orientalism di Edward Said ).

Le principali scuole sono riconducibili a due comparatisti, Hugo Dyserinck

per la scuola di Aquisgrana degli anni sessanta e Daniel-Henry Pageaux per

la scuola francese degli anni settanta, che elabora una metodologia tesa a

raccogliere una serie di elementi i quali compongono la scrittura

dellalterit di unepoca e di una societ, con lo scopo di ricomporli in una

storia dellimmaginrio.

Pageaux ha dunque messo a punto un procedimento semiotico-strutturale in


Lintero paragrafo basato su AA.VV., Letterature comparate, a cura di
27

ArmandoGnisci, Milano, Mondadori, 2002 in particolare il capitolo


Imagologia e studi interculturali di Nora Moll

22
cui ogni tappa del percorso espressione dellapporto metodologico di

discipline diverse ed riassumibile nella seguente maniera ( Nora Moll si

basa su: D.- H. Pageaux, La litterature gnrale et compare, Colin, Paris

1994 cap.IV, "images", pp. 59-76 ):

1 stereotipo

-Analisi semiotica del testo: materiale lessicale delle images, ricorrenze di

parole chiave;

-a questo livello limage poco complessa e coincide con lo stereotipo

2 differenziazione - assimilazione dall' "altro"

-l'image in relazione con il contesto storico: ossia analisi dei meccanismi

che determinano le scelte linguistiche

3 grandi opposizioni e mitizzazione

-analisi del sistema di qualificazione differenziale, ossia lanalisi delle

grandi opposizioni che strutturano il testo e le principali unit tematiche;

quella del quadro spazio-temporale, della riorganizzazione dello spazio

attuata dallo scrittore e della sua simbolizzazione, della mitizzazione

del tempo; infine quella dei personaggi rappresentati e dellorganizzazione

delle loro relazioni secondo determinate categorie.

4 scenario

23
-A questo livello ancora pi complesso, ma indivisibile dagli altri, l'image

assumerebbe la forma di "scenario", presentandosi come il risultato di uno

sviluppo tematico-narrativo definito come una sequenza di scene che, in

certi casi, pu coincidere con l'intero testo imagotipico.

-Si tratta di scene alle quali si ricorre quasi obbligatoriamente per

rappresentare e poi immaginare il paese straniero e i suoi abitanti, scene

riprodotte "programmaticamente" nei testi letterari o culturali

24
Bibliografia

Sulla storia della mafia e gli stereotipi

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