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21-11-2012

C una questione da riprendere, o da articolare meglio. Ci che abbiamo


stabilito ultimamente importante, importante perch pone le questioni in
modo elegante, fluido, semplice, pulito, cio senza tanti fronzoli e cio,
come direbbero gli informatici, il linguaggio un flusso di informazioni che
vengono trasmesse da umano a umano, cos come si trasmettono da
macchina a macchina, e queste informazioni consistono di dati e
informazioni per processarli, cio per elaborarli: dicono come i dati devono
essere assemblati per potere essere utilizzati dal sistema. In effetti perch
una sequenza sia una proposizione, sia riconosciuta come proposizione e
quindi utilizzata dal discorso occorre che sia creata in un certo modo, sia
prodotta in un certo modo. Una sequenza di dodicimila b, una parola?
un discorso? un racconto? una storia? Non nulla di tutto ci, come
mai? Perch non soddisfa i requisiti richiesti a una sequenza per potere
essere riconosciuta dal discorso come una proposizione e quindi utilizzata
come proposizione, vale a dire utilizzata per essere connessa, combinata con
altre proposizioni e costruire sequenze pi elaborate. Ecco, tutto questo,
dicevo, elegante perch pulito, fluido, non comporta nessun problema,
nessun intoppo, non comporta la necessit di inserire la magia, di inserire
quei termini che per esempio, dicevamo proprio mercoled scorso, che
Verdiglione ha mutuati da nostra santa romana chiesa, la quale chiesa gi li
ha utilizzati nel momento in cui si accorta che non poteva in nessun modo
argomentare le sue affermazioni, e quindi interviene il deus ex machina, il
miracolo e tutte queste storie. A questo riguardo, riguardo cio alla teoria
psicanalitica, c una questione da riprendere che riguarda il divenire, cio
lalterit. Lalterit comporta il divenire, un qualche cosa che si altera, una
questione che riguarda la psicanalisi dai tempi di Lacan, prima non si era
posta la questione in questi termini. Dire che un elemento altro da s,
come sappiamo, auto contraddittorio. Il problema del divenire antico,
risale a Parmenide, il problema di ci che e ci che diviene, ci che , ,
per Parmenide infatti non cera il divenire, perch c soltanto lEssere,
immutabile, immobile, eccetera, il divenire una illusione, e in effetti
sembra che le cose divengano, si alterino, basta che io muova una mano ed
ecco che mi sono alterato, e questo lo si vede. Tuttavia esistono delle
argomentazioni che dimostrano limpossibilit logica del divenire. Ve ne
avevo gi parlato, Severino che ha fatto questo, ve la riassumo molto
rapidamente, lui fa un esempio: prendete della legna, la bruciate, la legna a
un certo punto diventa cenere e questo il divenire, ma cosa comporta il
divenire? Comporta che un qualche cosa, cio la legna, diventi cenere (L =
legna C = cenere-) ma se L diventa C, la L non pi L, la legna non pi la
legna. Per noi vediamo che c la fiamma, la legna incomincia a diventare
rossa, sempre pi rossa, poi a un certo punto il rosso scompare lentamente
finch diventa grigio e diventa cenere, questo ci che si vede. Ebbene dice
Severino che questo un inganno, perch noi non vediamo la legna che
diventa cenere, ma possiamo vedere dei momenti precisi, singoli, questi
momenti precisi possono anche essere infiniti e qui volendo ci potremmo
anche mettere un richiamo allinfinito attuale, nel senso che tra un numero
naturale e il suo successore possiamo metterci dentro una quantit infinita di
numeri, questo linfinito attuale, ciascuno di quei numeri per quanti tanti
essi siano, sono comunque ciascuno individuabile. Ciascuno di questi
elementi, di questi stati che passano dalla legna alla cenere sono stati perch
ciascuno di questi elementi di per s sempre, non solo quello che ma
anche sempre, perch ciascuno di questi elementi, cos come allinterno
dellinfinito attuale, ciascuno di questi numeri quello che , e allora lui usa
questo termine eterno a mio parere poco felice per questo il termine
che usa, cio tutti questi elementi sono degli eterni, come definisce lui
leterno? Lo definisce come lapparire dellesser s degli essenti, ciascuno
di questi elementi un essente, un qualche cosa che , e quindi ci che
appare che ciascuno di questi essenti quello che , cos come nellinfinito
attuale, fra un numero naturale e il suo successore ciascuno dei numeri che
ci mettiamo dentro per quanto tanti siano ciascuno quello che , non un
altro. Ora questo per Severino, questa argomentazione, nega la possibilit
del divenire e cio che ci sia una progressione senza soluzione di continuit,
per lui questa progressione discreta, non continua. Che differenza c fra
discreto e continuo? discreto il contrario di continuo, continuo vuole
dire che una linea ininterrotta, invece discreto che fatto di elementi
individuabili, e questo dicevo, secondo lui nega la possibilit logica che ci
sia il divenire, il continuo quindi il divenire. Le cose non divengono, le cose
procedono da stati, ciascuno di questi eterno nellaccezione che indica lui,
cio ciascun elemento appare come lessere s di se stesso, dellessente.
Questo naturalmente si basa sul principio del terzo escluso, cio sul fatto
che un elemento non pu essere altro da s, non pu essere il suo contrario,
ecco perch nega il continuo, se no quellelemento sarebbe anche non se
stesso: A sarebbe ~ A, perch si alterato e quindi diventato ~A. Dicevo
si basa sul principio di non contraddizione come linvalicabile,
lincontrovertibile, la bebaiotate arch. Qualunque cosa che appare mutarsi
in unaltra cosa comporta la contraddizione: la legna quando ancora non
cenere ancora legna, ma anche cenere, insomma si crea una sorta di
contraddizione che non logicamente ammissibile. Ma perch la
contraddizione non logicamente ammissibile? Perch costituisce questo
limite invalicabile? Poniamo la cosa in termini pi semplici di quanto lha
posta Severino.
Identit: A = A
A = A cosa significa? Che abbiamo due A e diciamo che sono identiche
AA
Scrivere che A differente da A significa a questo punto che
A=~A
Cosa significa che A = ~ A? Significa che questi due termini, sono due
termini di una uguaglianza quindi A e ~ A sono uguali ovviamente. Se io
dico che A differente da A, dico che A ~ A, per a questo punto dicendo
che A ~ A pongo questi due termini come uguali, c il segno di uguale,
quindi cosa succede? Per commutazione io posso sostituire questo elemento
con questaltro indifferentemente, quindi posso sostituire a ~ A la A, perch
il ~ A abbiamo detto che uguale ad A e quindi scrivo
A=A
Se eliminiamo il principio di non contraddizione allora se affermiamo che A
differente da s, allora stiamo affermando che questo elemento identico a
s
Intervento:
Se accogli la contraddizione allora giungi a una conclusione inevitabile, e
cio giungi a considerare che A = ~A, perch a questo punto se ~A la
stessa cosa di A, allora io posso cambiarle come mi pare, perch sono
uguali, e quindi invece di ~A io scrivo A, sono la stessa cosa, e quindi
scrivo anche che A = A. Come dire che se un elemento differente da s
allora identico a s, questa la conclusione. Severino ci arriva per unaltra
via, per per Severino la questione importante, tutta la sua filosofia si
incentra sul fatto che non c divenire, cio il divenire impossibile anzi, il
divenire lidea stessa della morte perch per divenire altro da s un
elemento deve morire: le cose vengono dal nulla, sono qualcosa poi
tornano nel nulla, e questa per lui la visione mortifera che si porta
appresso il divenire. C una parola che utilizzava Platone per indicare
questo movimento basculante epanfoterizein, che questo movimento
oscillante tra il non essere qualcosa, lessere qualcosa, e poi di nuovo il non
essere, e Severino nega questo, non c questo movimento perch
logicamente impossibile e lo dimostra in questo modo, perch se fosse cos
allora ciascun elemento sarebbe anche altro da s, cio la legna a un certo
punto sarebbe anche cenere, e questo viola il principio di non
contraddizione, la bebaiotate arch, il principio omnium firmissimum.
Questo cosa ci dice? La bellezza di un argomentazione non soltanto il suo
risultato, il percorso stesso. Ma tutto questo ci porta a considerare che il
principio di non contraddizione, se noi lo violiamo, ci ricaccia indietro, cio
se noi diciamo che A non A, il dire questo ci conduce immediatamente ad
affermare, come abbiamo visto, che invece A uguale ad A. Togliendo il
principio di non contraddizione che una delle procedure, delle istruzioni,
badate bene, non che il principio di non contraddizione sia qualcosa di
naturale che appartiene a chiss che cosa, che viene da dio o dalla madonna,
soltanto unistruzione che fa parte del linguaggio, non possiamo eliminare
questa istruzione perch una di quelle cose che lo fanno funzionare. Se
cerchiamo di eliminare, di violare il principio di non contraddizione lui ci
ricaccia indietro, come cozzare contro un muro che ricaccia indietro: non
c uscita dal linguaggio, questa la conclusione. Non c uscita dal
linguaggio, se io violo uno degli elementi costitutivi della sua struttura lui
mi ricaccia indietro, se dico che A ~A, questo comporta che A sia di
nuovo A, non posso venirne fuori in nessun modo. Affermare che un
elemento differisce da s tecnicamente impossibile, non significa
assolutamente niente come abbiamo visto, se differente da s allora
identico a s necessariamente. Oppure si prende tutto questo come
unallegoria, e allora non si pone pi come una questione logica ma
allegorica, e allora se allegorica cambia tutto, per occorre precisarlo che
si sta facendo unallegoria, non si sta ponendo un asserto teorico, diverso.
Non c uscita dal linguaggio, vale a dire che tutto ci che facciamo rimane
allinterno di questo ambito, ed costruibile soltanto ci che si attiene a
certe regole di costruzione. Come abbiamo visto la sequenza di dodicimila
b tutte una in fila non dicono nulla perch non sono utilizzabili come
proposizione o come parola, non sono utilizzabili perch il sistema non le
riconosce come proposizioni, non le riconosce come proposizioni perch
non ha i requisiti richiesti a una sequenza per potere essere una
proposizione. Queste istruzioni di cui dicevamo sono soltanto dei comandi
che consentono a un sistema di costruire delle sequenze, riconoscere che
queste sequenze sono utilizzabili dal sistema stesso e quindi utilizzarle.
Quando dico che il linguaggio, questo flusso di informazioni, questa
trasmissione di informazioni fatta di dati e istruzioni per processarli,
quando dico istruzioni per processarli sto dicendo esattamente questo: dei
comandi che dicono in che modo la sequenza deve essere costruita, dicono
che se viene costruita in questo modo allora una proposizione, dicono che
se una proposizione utilizzabile cio combinabile con altre
proposizioni che devono essere state costruite in questo modo. La logica
formale lha posta in termini molto precisi, dice che possibile costruire dei
calcoli di logica, per esempio nel calcolo dei predicati, soltanto utilizzando
delle formule fatte in un certo modo, quelle che chiama formule ben formate
(fbf); formule ben formate sono tutte quelle sequenze e solo quelle sequenze
che sono composte da: variabili enunciative (a,b,c, eccetera), connettivi (i 5
connettivi che sappiamo) le parentesi, per distinguere i gruppi di elementi da
altri e la punteggiatura, che serve anche quella a distinguere dei segmenti da
altri. Ecco, le formule ben formate sono quelle composte da questi elementi
e solo questi elementi, se sono composte solo da questi elementi allora sono
formule ben formate e quindi possono essere utilizzate allinterno del
calcolo dei predicate della logica formale, tutte le altre cose no, non sono
utilizzabili. Il linguaggio fa esattamente la stessa cosa. Non le chiama
formule ben formate, le chiama proposizioni, parole, ma perch siano
proposizioni occorre innanzi tutto che vengano riconosciute dal sistema
come tali, e sono riconosciute come tali quando soddisfano questi requisiti,
una volta che soddisfano questi requisiti allora sono proposizioni e allora
sono utilizzabili per costruire altre sequenze, questo il funzionamento.
Questo il sistema che chiamiamo linguaggio, quando dico sistema lo
intendo sempre nellaccezione desussuriana e cio come una rete di
elementi ciascuno dei quali connesso con tutti gli altri, in questo senso
quindi allinterno di questo sistema c quellistruzione che chiamiamo
principio di non contraddizione che impedisce che un elemento non sia
riconoscibile dal sistema stesso, perch se A differente da A questo
comporta che la A non viene riconosciuta, perch non pi A, qualunque
cosa sia adesso non ci interessa, se non quella come fa a riconoscerla?
Non ha i requisiti necessari quindi non utilizzabile, quindi il principio di
non contraddizione serve a impedire, a vietare tra virgolette, mi sembra un
po animistica la cosa, a vietare che intervengano delle sequenze che non
siano utilizzabili, accoglie quelle e solo quelle che sono utilizzabili dal
sistema, le altre sono scartate perch non servono a niente
Intervento: se contraddice non utilizzabile
No, perch non individuata dal sistema come una proposizione che ha quel
requisito per essere una proposizione. Sono utilizzabili solo quelle
proposizioni che si attengono ai principi stabiliti in precedenza, il
linguaggio questo, nientaltro che questo. Tutto naturalmente si svolge in
questo gioco, che non nientaltro che un gioco, costruisce, e una volta che
ha costruite delle cose che pu chiamare proposizioni, quindi utilizzarle,
queste si combinano fra loro. Come le proposizioni si combinino fra loro e
in quale modo, questo ci di cui si occupato Freud, a modo suo, per si
occupava di questo, perch a questo punto si possono produrre quelle cose
che chiamiamo fantasie, a seconda del modo in cui vengono costruite,
assemblate, queste proposizioni costruiscono delle fantasie. Che cosa pilota
la costruzione di queste fantasie? Quale criterio? Uno e uno solo: la verit.
La verit non altro che laffermazione di qualche cosa che non auto
contraddittorio, quindi il principio di non contraddizione scarta quelle false
che sono auto contraddittorie e accoglie quelle vere che non sono auto
contraddittorie, naturalmente questo il criterio che consente di formarle,
poi a questo punto intervengono anche altri elementi, perch quando si
trasmettono queste informazioni, vengono trasmesse anche altre cose che di
per s non fanno parte del funzionamento propriamente del linguaggio, ma
incominciano a trasmettersi anche quelle cose che si pongono come dei
valori, e cio come quelle affermazioni che funzionano allinterno del
sistema come vere, sono vere semplicemente perch non sono auto
contraddittorie, se io dico per esempio io sono dio auto contraddittorio?
No, una stupidada ma non auto contraddittorio, quindi per il sistema
questa affermazione viene accolta come vera, se non auto contraddittoria.
Non auto contraddittoria vuole dire che individuabile e utilizzabile dal
sistema, e quindi viene accolta. Questo rende conto di come il sistema possa
accogliere qualunque sciocchezza. ci di cui dovremo incominciare a
occuparci. In questi anni ci siamo occupati soprattutto di ci che fa
funzionare il sistema, tutti gli elementi che sono necessari perch il sistema
funzioni nel modo in cui funziona, a questo punto occorre incominciare a
riflettere sul modo in cui si connettono queste proposizioni, ormai sappiamo
come vengono costruite e perch si combinano fra loro dando forma,
configurando quelle cose che chiamiamo fantasie, discorsi, pensieri e tutto
quanto. Un lavoro interessante da fare tenendo sempre conto di ci che non
pu non essere, ma non perch sia unaffermazione ontologica, ch non
riguarda una filosofia dellEssere, n metafisica, cio non riguarda i principi
primi, le cause prime delle cose ma riguarda soltanto quelle istruzioni che
fanno funzionare un sistema, istruzioni che di per s, come dicevamo una
volta, non sono n vere n false, sono soltanto comandi
Intervento: oltre al principio di non contraddizione quale altra istruzione?
Il principio di non contraddizione quello che consente di individuare un
elemento e quindi di poterlo utilizzare, e quindi non ha bisogno di altro
tecnicamente. Ho detto che il linguaggio una trasmissione di informazioni
fatte di dati, cio di variabili, e di istruzioni per processarli, in queste
istruzioni ci sono i connettivi per esempio, che sono regole di formazione di
proposizioni per dire come si costruiscono attenendosi a questo criterio
fondamentale, che il linguaggio per potere funzionare deve individuare un
elemento e per poterlo individuare deve essere quello che , cio non deve
essere altro da s.

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