C una questione da riprendere, o da articolare meglio. Ci che abbiamo
stabilito ultimamente importante, importante perch pone le questioni in modo elegante, fluido, semplice, pulito, cio senza tanti fronzoli e cio, come direbbero gli informatici, il linguaggio un flusso di informazioni che vengono trasmesse da umano a umano, cos come si trasmettono da macchina a macchina, e queste informazioni consistono di dati e informazioni per processarli, cio per elaborarli: dicono come i dati devono essere assemblati per potere essere utilizzati dal sistema. In effetti perch una sequenza sia una proposizione, sia riconosciuta come proposizione e quindi utilizzata dal discorso occorre che sia creata in un certo modo, sia prodotta in un certo modo. Una sequenza di dodicimila b, una parola? un discorso? un racconto? una storia? Non nulla di tutto ci, come mai? Perch non soddisfa i requisiti richiesti a una sequenza per potere essere riconosciuta dal discorso come una proposizione e quindi utilizzata come proposizione, vale a dire utilizzata per essere connessa, combinata con altre proposizioni e costruire sequenze pi elaborate. Ecco, tutto questo, dicevo, elegante perch pulito, fluido, non comporta nessun problema, nessun intoppo, non comporta la necessit di inserire la magia, di inserire quei termini che per esempio, dicevamo proprio mercoled scorso, che Verdiglione ha mutuati da nostra santa romana chiesa, la quale chiesa gi li ha utilizzati nel momento in cui si accorta che non poteva in nessun modo argomentare le sue affermazioni, e quindi interviene il deus ex machina, il miracolo e tutte queste storie. A questo riguardo, riguardo cio alla teoria psicanalitica, c una questione da riprendere che riguarda il divenire, cio lalterit. Lalterit comporta il divenire, un qualche cosa che si altera, una questione che riguarda la psicanalisi dai tempi di Lacan, prima non si era posta la questione in questi termini. Dire che un elemento altro da s, come sappiamo, auto contraddittorio. Il problema del divenire antico, risale a Parmenide, il problema di ci che e ci che diviene, ci che , , per Parmenide infatti non cera il divenire, perch c soltanto lEssere, immutabile, immobile, eccetera, il divenire una illusione, e in effetti sembra che le cose divengano, si alterino, basta che io muova una mano ed ecco che mi sono alterato, e questo lo si vede. Tuttavia esistono delle argomentazioni che dimostrano limpossibilit logica del divenire. Ve ne avevo gi parlato, Severino che ha fatto questo, ve la riassumo molto rapidamente, lui fa un esempio: prendete della legna, la bruciate, la legna a un certo punto diventa cenere e questo il divenire, ma cosa comporta il divenire? Comporta che un qualche cosa, cio la legna, diventi cenere (L = legna C = cenere-) ma se L diventa C, la L non pi L, la legna non pi la legna. Per noi vediamo che c la fiamma, la legna incomincia a diventare rossa, sempre pi rossa, poi a un certo punto il rosso scompare lentamente finch diventa grigio e diventa cenere, questo ci che si vede. Ebbene dice Severino che questo un inganno, perch noi non vediamo la legna che diventa cenere, ma possiamo vedere dei momenti precisi, singoli, questi momenti precisi possono anche essere infiniti e qui volendo ci potremmo anche mettere un richiamo allinfinito attuale, nel senso che tra un numero naturale e il suo successore possiamo metterci dentro una quantit infinita di numeri, questo linfinito attuale, ciascuno di quei numeri per quanti tanti essi siano, sono comunque ciascuno individuabile. Ciascuno di questi elementi, di questi stati che passano dalla legna alla cenere sono stati perch ciascuno di questi elementi di per s sempre, non solo quello che ma anche sempre, perch ciascuno di questi elementi, cos come allinterno dellinfinito attuale, ciascuno di questi numeri quello che , e allora lui usa questo termine eterno a mio parere poco felice per questo il termine che usa, cio tutti questi elementi sono degli eterni, come definisce lui leterno? Lo definisce come lapparire dellesser s degli essenti, ciascuno di questi elementi un essente, un qualche cosa che , e quindi ci che appare che ciascuno di questi essenti quello che , cos come nellinfinito attuale, fra un numero naturale e il suo successore ciascuno dei numeri che ci mettiamo dentro per quanto tanti siano ciascuno quello che , non un altro. Ora questo per Severino, questa argomentazione, nega la possibilit del divenire e cio che ci sia una progressione senza soluzione di continuit, per lui questa progressione discreta, non continua. Che differenza c fra discreto e continuo? discreto il contrario di continuo, continuo vuole dire che una linea ininterrotta, invece discreto che fatto di elementi individuabili, e questo dicevo, secondo lui nega la possibilit logica che ci sia il divenire, il continuo quindi il divenire. Le cose non divengono, le cose procedono da stati, ciascuno di questi eterno nellaccezione che indica lui, cio ciascun elemento appare come lessere s di se stesso, dellessente. Questo naturalmente si basa sul principio del terzo escluso, cio sul fatto che un elemento non pu essere altro da s, non pu essere il suo contrario, ecco perch nega il continuo, se no quellelemento sarebbe anche non se stesso: A sarebbe ~ A, perch si alterato e quindi diventato ~A. Dicevo si basa sul principio di non contraddizione come linvalicabile, lincontrovertibile, la bebaiotate arch. Qualunque cosa che appare mutarsi in unaltra cosa comporta la contraddizione: la legna quando ancora non cenere ancora legna, ma anche cenere, insomma si crea una sorta di contraddizione che non logicamente ammissibile. Ma perch la contraddizione non logicamente ammissibile? Perch costituisce questo limite invalicabile? Poniamo la cosa in termini pi semplici di quanto lha posta Severino. Identit: A = A A = A cosa significa? Che abbiamo due A e diciamo che sono identiche AA Scrivere che A differente da A significa a questo punto che A=~A Cosa significa che A = ~ A? Significa che questi due termini, sono due termini di una uguaglianza quindi A e ~ A sono uguali ovviamente. Se io dico che A differente da A, dico che A ~ A, per a questo punto dicendo che A ~ A pongo questi due termini come uguali, c il segno di uguale, quindi cosa succede? Per commutazione io posso sostituire questo elemento con questaltro indifferentemente, quindi posso sostituire a ~ A la A, perch il ~ A abbiamo detto che uguale ad A e quindi scrivo A=A Se eliminiamo il principio di non contraddizione allora se affermiamo che A differente da s, allora stiamo affermando che questo elemento identico a s Intervento: Se accogli la contraddizione allora giungi a una conclusione inevitabile, e cio giungi a considerare che A = ~A, perch a questo punto se ~A la stessa cosa di A, allora io posso cambiarle come mi pare, perch sono uguali, e quindi invece di ~A io scrivo A, sono la stessa cosa, e quindi scrivo anche che A = A. Come dire che se un elemento differente da s allora identico a s, questa la conclusione. Severino ci arriva per unaltra via, per per Severino la questione importante, tutta la sua filosofia si incentra sul fatto che non c divenire, cio il divenire impossibile anzi, il divenire lidea stessa della morte perch per divenire altro da s un elemento deve morire: le cose vengono dal nulla, sono qualcosa poi tornano nel nulla, e questa per lui la visione mortifera che si porta appresso il divenire. C una parola che utilizzava Platone per indicare questo movimento basculante epanfoterizein, che questo movimento oscillante tra il non essere qualcosa, lessere qualcosa, e poi di nuovo il non essere, e Severino nega questo, non c questo movimento perch logicamente impossibile e lo dimostra in questo modo, perch se fosse cos allora ciascun elemento sarebbe anche altro da s, cio la legna a un certo punto sarebbe anche cenere, e questo viola il principio di non contraddizione, la bebaiotate arch, il principio omnium firmissimum. Questo cosa ci dice? La bellezza di un argomentazione non soltanto il suo risultato, il percorso stesso. Ma tutto questo ci porta a considerare che il principio di non contraddizione, se noi lo violiamo, ci ricaccia indietro, cio se noi diciamo che A non A, il dire questo ci conduce immediatamente ad affermare, come abbiamo visto, che invece A uguale ad A. Togliendo il principio di non contraddizione che una delle procedure, delle istruzioni, badate bene, non che il principio di non contraddizione sia qualcosa di naturale che appartiene a chiss che cosa, che viene da dio o dalla madonna, soltanto unistruzione che fa parte del linguaggio, non possiamo eliminare questa istruzione perch una di quelle cose che lo fanno funzionare. Se cerchiamo di eliminare, di violare il principio di non contraddizione lui ci ricaccia indietro, come cozzare contro un muro che ricaccia indietro: non c uscita dal linguaggio, questa la conclusione. Non c uscita dal linguaggio, se io violo uno degli elementi costitutivi della sua struttura lui mi ricaccia indietro, se dico che A ~A, questo comporta che A sia di nuovo A, non posso venirne fuori in nessun modo. Affermare che un elemento differisce da s tecnicamente impossibile, non significa assolutamente niente come abbiamo visto, se differente da s allora identico a s necessariamente. Oppure si prende tutto questo come unallegoria, e allora non si pone pi come una questione logica ma allegorica, e allora se allegorica cambia tutto, per occorre precisarlo che si sta facendo unallegoria, non si sta ponendo un asserto teorico, diverso. Non c uscita dal linguaggio, vale a dire che tutto ci che facciamo rimane allinterno di questo ambito, ed costruibile soltanto ci che si attiene a certe regole di costruzione. Come abbiamo visto la sequenza di dodicimila b tutte una in fila non dicono nulla perch non sono utilizzabili come proposizione o come parola, non sono utilizzabili perch il sistema non le riconosce come proposizioni, non le riconosce come proposizioni perch non ha i requisiti richiesti a una sequenza per potere essere una proposizione. Queste istruzioni di cui dicevamo sono soltanto dei comandi che consentono a un sistema di costruire delle sequenze, riconoscere che queste sequenze sono utilizzabili dal sistema stesso e quindi utilizzarle. Quando dico che il linguaggio, questo flusso di informazioni, questa trasmissione di informazioni fatta di dati e istruzioni per processarli, quando dico istruzioni per processarli sto dicendo esattamente questo: dei comandi che dicono in che modo la sequenza deve essere costruita, dicono che se viene costruita in questo modo allora una proposizione, dicono che se una proposizione utilizzabile cio combinabile con altre proposizioni che devono essere state costruite in questo modo. La logica formale lha posta in termini molto precisi, dice che possibile costruire dei calcoli di logica, per esempio nel calcolo dei predicati, soltanto utilizzando delle formule fatte in un certo modo, quelle che chiama formule ben formate (fbf); formule ben formate sono tutte quelle sequenze e solo quelle sequenze che sono composte da: variabili enunciative (a,b,c, eccetera), connettivi (i 5 connettivi che sappiamo) le parentesi, per distinguere i gruppi di elementi da altri e la punteggiatura, che serve anche quella a distinguere dei segmenti da altri. Ecco, le formule ben formate sono quelle composte da questi elementi e solo questi elementi, se sono composte solo da questi elementi allora sono formule ben formate e quindi possono essere utilizzate allinterno del calcolo dei predicate della logica formale, tutte le altre cose no, non sono utilizzabili. Il linguaggio fa esattamente la stessa cosa. Non le chiama formule ben formate, le chiama proposizioni, parole, ma perch siano proposizioni occorre innanzi tutto che vengano riconosciute dal sistema come tali, e sono riconosciute come tali quando soddisfano questi requisiti, una volta che soddisfano questi requisiti allora sono proposizioni e allora sono utilizzabili per costruire altre sequenze, questo il funzionamento. Questo il sistema che chiamiamo linguaggio, quando dico sistema lo intendo sempre nellaccezione desussuriana e cio come una rete di elementi ciascuno dei quali connesso con tutti gli altri, in questo senso quindi allinterno di questo sistema c quellistruzione che chiamiamo principio di non contraddizione che impedisce che un elemento non sia riconoscibile dal sistema stesso, perch se A differente da A questo comporta che la A non viene riconosciuta, perch non pi A, qualunque cosa sia adesso non ci interessa, se non quella come fa a riconoscerla? Non ha i requisiti necessari quindi non utilizzabile, quindi il principio di non contraddizione serve a impedire, a vietare tra virgolette, mi sembra un po animistica la cosa, a vietare che intervengano delle sequenze che non siano utilizzabili, accoglie quelle e solo quelle che sono utilizzabili dal sistema, le altre sono scartate perch non servono a niente Intervento: se contraddice non utilizzabile No, perch non individuata dal sistema come una proposizione che ha quel requisito per essere una proposizione. Sono utilizzabili solo quelle proposizioni che si attengono ai principi stabiliti in precedenza, il linguaggio questo, nientaltro che questo. Tutto naturalmente si svolge in questo gioco, che non nientaltro che un gioco, costruisce, e una volta che ha costruite delle cose che pu chiamare proposizioni, quindi utilizzarle, queste si combinano fra loro. Come le proposizioni si combinino fra loro e in quale modo, questo ci di cui si occupato Freud, a modo suo, per si occupava di questo, perch a questo punto si possono produrre quelle cose che chiamiamo fantasie, a seconda del modo in cui vengono costruite, assemblate, queste proposizioni costruiscono delle fantasie. Che cosa pilota la costruzione di queste fantasie? Quale criterio? Uno e uno solo: la verit. La verit non altro che laffermazione di qualche cosa che non auto contraddittorio, quindi il principio di non contraddizione scarta quelle false che sono auto contraddittorie e accoglie quelle vere che non sono auto contraddittorie, naturalmente questo il criterio che consente di formarle, poi a questo punto intervengono anche altri elementi, perch quando si trasmettono queste informazioni, vengono trasmesse anche altre cose che di per s non fanno parte del funzionamento propriamente del linguaggio, ma incominciano a trasmettersi anche quelle cose che si pongono come dei valori, e cio come quelle affermazioni che funzionano allinterno del sistema come vere, sono vere semplicemente perch non sono auto contraddittorie, se io dico per esempio io sono dio auto contraddittorio? No, una stupidada ma non auto contraddittorio, quindi per il sistema questa affermazione viene accolta come vera, se non auto contraddittoria. Non auto contraddittoria vuole dire che individuabile e utilizzabile dal sistema, e quindi viene accolta. Questo rende conto di come il sistema possa accogliere qualunque sciocchezza. ci di cui dovremo incominciare a occuparci. In questi anni ci siamo occupati soprattutto di ci che fa funzionare il sistema, tutti gli elementi che sono necessari perch il sistema funzioni nel modo in cui funziona, a questo punto occorre incominciare a riflettere sul modo in cui si connettono queste proposizioni, ormai sappiamo come vengono costruite e perch si combinano fra loro dando forma, configurando quelle cose che chiamiamo fantasie, discorsi, pensieri e tutto quanto. Un lavoro interessante da fare tenendo sempre conto di ci che non pu non essere, ma non perch sia unaffermazione ontologica, ch non riguarda una filosofia dellEssere, n metafisica, cio non riguarda i principi primi, le cause prime delle cose ma riguarda soltanto quelle istruzioni che fanno funzionare un sistema, istruzioni che di per s, come dicevamo una volta, non sono n vere n false, sono soltanto comandi Intervento: oltre al principio di non contraddizione quale altra istruzione? Il principio di non contraddizione quello che consente di individuare un elemento e quindi di poterlo utilizzare, e quindi non ha bisogno di altro tecnicamente. Ho detto che il linguaggio una trasmissione di informazioni fatte di dati, cio di variabili, e di istruzioni per processarli, in queste istruzioni ci sono i connettivi per esempio, che sono regole di formazione di proposizioni per dire come si costruiscono attenendosi a questo criterio fondamentale, che il linguaggio per potere funzionare deve individuare un elemento e per poterlo individuare deve essere quello che , cio non deve essere altro da s.