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Diritto Civile II

Parte generale Studi di diritto successorio E. Moscati

Capitolo II Il divieto dei patti successori e il trust.


Nella dottrina italiana, da qualche tempo in atto una revisione del dogma del
divieto dei patti successori (art.458 c.c.) ritenuto il testimone di una cultura
proveniente dalla tradizione romanistica che vede nel testamento lunica ipotesi
di atto mortis causa. Questa tendenza della dottrina ha ricevuto un nuovo input
dal riconoscimento legislativo degli effetti dei trusts costituititi nei paesi di
common law. Nel trust che letteralmente significa affidamento, un soggetto, il
settlor dispone di uno o pi beni di sua propriet a favore di un altro soggetto il
c.d. trustee, il quale in qualit di fiduciario del primo tenuto allamministrazione
di questi beni che rimangono separati dal suo patrimonio personale, e ad
assicurare le aspettative del destinatario finale dellattribuzione. Quindi in
questo assetto dinteresse, lunico proprietario dei beni in trust il trustee, che
per obbligato allesercizio del diritto di propriet e al suo trasferimento finale al
beneficiario, in conformit delle direttive del settlor. In questo modo, il trust si
presta ad una molteplicit di utilizzazioni, ad esempio:

- Il settlor da incarico al trustee di amministrare le azioni di una societ che


costituisce il patrimonio di famiglia, attribuendo le rendite ai propri figli, ai quali
verr trasferita la titolarit del pacchetto azionario, solo quando questi saranno
in grado di assicurare la continuit e la managerialit nella direzione aziendale.

Ci si chiesti allora se lassetto dinteressi posto in essere dal settlor, sia contrario
allart. 458 c.c. giacch il trust potrebbe costituire un patto successorio, di tipo
istitutivo. La risposta a questinterrogativo negativa: infatti, nel trust non vi
nessun accordo diretto con il beneficiario finale, poich vi la presenza di un
terzo, il c.d. trustee, che funge da intermediario nelloperazione. questa la
conclusione alla quale perviene anche la dottrina italiana, la quale esclude che la
caratteristica strutturale del trust possa dare vita ad un patto successorio
istitutivo, e che si possa parlare di atto mortis causa dal momento che i beni
costituiti in trust, fuoriescono dal patrimonio del disponente durante la vita del
medesimo.
In ultimo, si afferma che il trust non contrasta, da nessun punto di vista, con il
principio generale secondo cui si pu disporre dei beni appartenenti allasse
ereditario soltanto con il testamento.
Capitolo III I presupposti della vocazione ereditaria: La
capacit di succedere.
Nel c.c. del 1942 la disciplina della capacit di succedere (art. 462) fa parte delle
disposizione generali sulle successioni. Accogliendo le istanze di una parte della
dottrina, si riservato un capo autonomo, il III (artt. 463-466) allindegnit, in
modo da separarla anche formalmente dallincapacit di succedere. Parte della
dottrina si chiesta allora se lart. 107 del progetto, adesso art. 462, non fosse
una norma inutile, poich la capacit di succedere altro non che un aspetto di
quella capacit giuridica generale che le persone fisiche acquistano al momento
della nascita.
In realt lart. 4262 del c.c. del 1942, serve per superare molte contraddizioni
logiche insuperabili nel codice del 1865. Inoltre lart. 462 pone laccento sulla
capacit di succedere piuttosto che sullincapacit.
Lart. 462 salvo alcuni aggiustamenti dindole tecnica, lattuale disciplina si
muove a livello di principi nel solco della tradizione. Il primo comma dellart. 462
menziona tra i soggetti capaci di succedere: coloro che sono concepiti al tempo
dellapertura della successione. Quindi coordinando lart. 462, 1 con lart. 1, 2
possiamo dire che i diritti successori del concepito sono subordinati allevento
nascita. Emerge dal sistema che lunica ipotesi di capacit incondizionata
sarebbe quella di chi nato prima dellapertura della successione, poich solo
in tal caso che si pu avere una coincidenza piena tra esistenza del soggetto e
capacit di succedere. Nel diritto vigente non pi richiesto il requisito della
vitalit, cio lattitudine a continuare la vita extra-uterina (a differenza dellart.
724 del 1865 che aveva lo scopo di escludere la capacit successoria dei nati vivi
ma non vitali). Lart. 462 consente lallineamento allart. 1 c.c. che a sua volta non
prevede il requisito della vitalit per lacquisto della capacit giuridica delle
persone fisiche. Quindi per poterci essere capacit incondizionata:

1) occorre che il destinatario della vocazione ereditaria sia nato vivo;


2) il chiamato deve essere ancora in vita, cio deve esistere al momento
dellapertura della successione, non vi , infatti, dubbio che il pre-morto non sia
un destinatario idoneo della vocazione ereditaria.

Pi controversa si presenta la situazione giuridica del chiamato di cui sia incerta


lesistenza al momento dellapertura della successione. Si discute, infatti, se il
destinatario della vocazione del quale signori lesistenza, debba essere
equiparato al chiamato pre-morto; in altri termini ci si chiesti se lassente
debba essere considerato alla stessa stregua di un incapace di succedere. Al
riguardo, si detto che la vocazione di chi subentra alla persona di cui signora
lesistenza, sarebbe sottoposta a condizione risolutiva, quindi ci si troverebbe
nella posizione di un erede apparente di buona fede. Tuttavia le difficolt,
appaiono superabili se si considera che uno dei presupposti della vocazione
ereditaria, sia senza dubbio, la certezza dellesistenza del chiamato al momento
dellapertura della successione. AL tempo stesso per la designazione non del
tutto inefficace, noto, infatti, che lart. 70,2 ha una serie di cautele dirette a
salvaguardare i diritti del chiamato nelleventualit che ritorni o ne sia provata
lesistenza al momento della successione. Alcune di queste cautele sono:
linventario dei beni e la cauzione, imposti a chi succede in luogo della persona di
cui signori lesistenza ed hanno un senso solo in quanto si riconosca alla
scomparso, la titolarit di una situazione giuridica soggettiva di tipo prodromico.
La capacit di succedere del concepito messa a dura prova di fronte alle
problematiche emergenti per laffermarsi delle partiche di procreazione assistita.
Gi da tempo, infatti, la dottrina italiana aveva evidenziato linadeguatezza del
diritto vigente a far fronte alle nuove problematiche emergenti anche a livello
successorio della procreazione assistita. Quindi non pu sorprendere che alla
fine degli anni 90, sia stato concesso un provvedimento cautelare richiesto dalla
vedova dopo la morte del marito per limpianto di un embrione crioconservato;
un giudice di merito, abbia suggerito uninterpretazione evolutiva dellart. 462 al
fine di riconoscere al nascituro (da quellembrione), la capacit di succedere al
padre. Erano state avanzate molte proposte tra cui: distinguere lembrione
congelato da quello impiantato, riconoscendo solo a questultimo un ruolo
omologo a quello del nascituro concepito. Ma il problema di fondo, cio quello da
cui partire, quello della rilevanza dellembrione per il diritto, che la legge
19/2/2004 non ha contribuito a risolvere.
Non vi dubbio che a livello successorio, i problemi di tutela dellembrione siano
essenzialmente due:

1) Quello che riguarda linseminazione post-mortem, per quanto attiene la


successione paterna;
2) quello dellembrione crioconservato, con impianto solo dopo lapertura della
successione che vietato dallart. 14 L. 19/2/2004, sebbene sia scientificamente
possibile.

Lunica soluzione sicura della L. 19/2/2004 quella pi drastica:


linterpretazione restrittiva dellart. 462, in modo da considerare concepito solo
lembrione gi impiantato, al momento dellapertura della successione. Lunica
soluzione alternativa, potrebbe essere di ricorrere per analogia al meccanismo
dellart. 641, considerando il nascituro da embrione crioconservato, alla stessa
stregua di un erede istituito sotto condizione sospensiva.

Capacit di succedere delle persone giuridiche


Lart. 462 non si occupa della capacit di succedere delle persone giuridiche.
Nessun dubbio per esisteva nella nostra dottrina sulla capacit di succedere
delle persone giuridiche con o senza scopo di profitto, anche prima
dellobbligazione:

a) art. 17 c.c. che richiedeva lautorizzazione governativa per laccettazione di


eredit e per lacquisto di legati;
B) art. 600 c.c. che nel primo comma dichiara inefficaci le disposizioni
testamentarie fatte a favore di un ente non riconosciuto, se entro un anno dal
giorno in cui il testamento era esigibile non fosse stata fatta listanza per il
riconoscimento.

Dopo labrogazione dellart. 17 e dellart. 600 lunico riferimento normativo


implicito rimasto quello dellart. 473 che impone alle persone giuridiche
diverse dalle societ laccettazione con beneficio dinventario. Va aggiunto che la
capacit di ricevere per testamento indiscusso solo per le persone giuridiche
esistenti come soggetti. Bisogna, infatti, fare una distinzione tra enti non
riconosciuti ed enti non esistenti. Lart. 473 c.c. novellato che impone
laccettazione delleredit con beneficio dinventario anche per gli enti non
riconosciuti, non dice altrettanto per quelli non ancora esistenti.
Quindi la capacit di succedere delle persone giuridiche non riconosciute, deve
fare i conti con il requisito dellesistenza.

Capitolo IV Lesclusione della vocazione ereditaria


Lindegnit a succedere.
Allepoca del c.c. del 1865 la disciplina dellindegnit di succedere aveva
suscitato molte perplessit, che si erano avvertite nel corso dei lavori
preparatori degli artt. 108-111 del Progetto del libro delle successioni e
donazioni (art. 463-466 c.c. 1942). Si precisava che lindegnit non determina
una vera e propria incapacit, ma una causa di esclusione, operativa in virt
della sentenza del giudice. Nonostante ci, e nonostante la disciplina
dellindegnit sia stata separata anche formalmente, cio nel codice civile, da
quello della capacit di succedere, una parte della dottrina si chiede ancora se
lindegno non sia unincapace, e che lindegnit si risolva in una sorta di pena
provata per alcuni comportamenti nei confronti del de cuius, o del coniuge, dei
discendenti/ascendenti di lui; ovvero comportamenti lesivi della libert
testamentaria o della volont espressa dal testatore.
Con il sistema degli artt. 463-466 lindegno ha lobbligo di restituire tutti i frutti a
lui pervenuti dopo lapertura della successione; ed privato dellusufrutto e dei
poteri di amministrazione sui beni delleredit devoluti ai figli minori.
Lesclusione dalleredit non si estende ai suoi discendenti.

Riabilitazione dellindegno: Lart. 726 c.c. 1865 stabiliva che la riabilitazione


dellindegno potesse avvenire solo con atto autentico o con testamento c.d.
riabilitazione totale o espressa, con conseguente esclusione di una riabilitazione
parziale o tacita.
Ma questarticolo fu riconosciuto troppo rigoroso dal legislatore del 1942, il
quale nel secondo comma art. 466 ha disposto che: lindegno non espressamente
abilitato ammesso a succedere nei limiti della disposizione testamentaria:
quando il testatore a conoscenza dellindegnit lo abbia contemplato nel
testamento c.d. riabilitazione parziale, tacita o indiretta.
Sono nati problemi in merito ad alcuni elementi, come lobbligo di restituire i
frutti. Lunica spiegazione razionale che la legge considera lindegno alla
stregua di un possessore di mala fede, per avere con il suo comportamento dato
causa allindegnit.

Le singole cause dindegnit: Lattuale disciplina si presenta pi articolata


rispetto a quella del 1865 pur rimanendo ferma la ripartizione delle cause
dindegnit in due gruppi:

a) Comportamenti dellindegno che costituiscono attentati alla personalit fisica


o morale;
b) Oppure alla libert di testare del de cuius.
Per quanto riguarda la libert di testare del de cuius stata prevista quale causa
dindegnit lipotesi di formazione o di uso inconsapevole di un testamento falso,
ovvero ancora chi ha indotto con dolo o violenza la persona a fare revocare o
mutare il testamento.
Invece per quanto riguarda gli attentati alla personalit fisica o morale, accanto
alle tradizionali ipotesi di omicidio volontario consumato o tentato e di calunnia,
stato aggiunta la falsa testimonianza, nonch la generica previsione dellaver
commesso un fatto al quale la legge penale dichiara applicabili le disposizioni
sullomicidio. Si parla di attentati alla personalit morale del de cuius perch nel
codice del 1942 sono rilevanti ai fini dellesclusione dalla successione anche i
comportamenti connessi a danno del coniuge o dei discendenti-ascendenti.
Lart. 463 non chiarisce se i fatti che danno luogo allesclusione dalla successione
debbano essere preventivamente accertati dal giudice. Questo riscontro
previsto solo per la calunnia e la falsa testimonianza. Quindi nel silenzio della
legge c da chiedersi se nei casi diversi (da queste due ipotesi) sono rilevanti ex
se quali cause dindegnit, ovvero se anche per essi occorre lintervento
giudiziale, se non addirittura una sentenza di condanna, in sede penale, com
richiesto negli ordinamenti francesi, per gli attentati alla personalit fisica del de
cuius. evidente che se tutti i fatti contemplati dallart. 463 dovessero essere
accertati prevalentemente in giudizio per poter operare quali cause dindegnit,
sarebbe un inutile complicazione pretendere una seconda pronuncia per
lesclusione dalla successione. Quindi lesclusione dalla successione sarebbe
automatica una volta accertato in giudizio il fatto che d causa allindegnit.

Lindegnit e la successione per rappresentazione: lindegnit va collocata


sullo stesso piano della premorienza o dellassenza, poich un soggetto che non
pu accettare leredit o il legato. Per affermare il contrario bisognerebbe
dimostrare che lindegnit vale ad escludere anche la successione per
rappresentazione. Lincapacit di succedere generale, mentre lindegnit
relativa perch vale solo nei confronti di quel determinato de cuius. Ecco spiegata
la diversa collocazione dei due istituti.

Si continua a discutere se lindegnit a succedere debba essere paragonata


allincapacit a succedere. Vi sono due modi di concepire lindegnit:

a) Loperativit automatica della causa dindegnit strettamente correlata alla


concezione che considera lindegno alla stessa stregua di unincapace di
succedere.

b) Secondo cui lindegno pienamente capace di succedere, ma il sui acquisto


destinato a caducarsi con efficacia retroattiva a seguito dellaccertamento della
causa dindegnit con sentenza passata in giudicato.

Qualche spunto utile di riflessione sul modo di operare dellindegnit si pu


ricavare da alcune proposte di legge di modifica dellart. 463. Un primo spunto di
riflessione offerto da due proposte di legge, entrambe diniziativa
parlamentare, dirette ad ampliare il catalogo delle cause dindegnit di cui allart.
463 c.c. ritenuto troppo tassativo e non suscettibile dinterpretazione estensiva.
Con il prima di questi due disegni di legge si era proposto di introdurre una
nuova causa dindegnit a carico di chi fosse decaduto dalla potest genitoriale ai
sensi dellart. 330 c.c. Con un successivo disegno di legge si era proposto
dintrodurre una diversa causa dindegnit a carico di chi avesse riportato
condanne per uno dei delitti previsti dagli artt. 570-572 c.p. per non aver
ottemperato agli obblighi di assistenza familiare.
Queste proposte di legge offrono un ulteriore spunto, perch sono un modo
diverso per ritornare sul problema della diseredazione quale strumento
alternativo allindegnit, in caso di comportamenti che sostituiscono violazioni
dei doveri, commessi con la potest genitoriale e dei doveri familiari. Ma listituto
della diseredazione per questi comportamenti, anche se stato introdotto in
alcuni Paesi (tra cui la Spagna), in Italia ancora sconosciuto.

Capitolo V La capacit di succedere.


Sono tuttora controversi i presupposti della capacit di succedere, si continua a
discutere se tra i requisiti della capacit di succedere, accanto a quello ovvio
della sopravvenienza della morte del de cuius, sia richiesto per essere ammessi a
succedere che sia certa lesistenza del chiamato al momento dellapertura della
successione. In altri termini se lassente possa essere considerato un idoneo
destinatario della vocazione ereditaria.
Altro problema tuttora dibattuto quello del senso dellattualit e
dellimmediatezza delle vocazioni del concepito e degli enti non personificati
ma gi esistenti in fatto. Lattivit della vocazione del concepito e delle persone
giuridiche non riconosciute ma gi esistenti in fatto, si rifletteva unicamente sul
punto specifico della decorrenza del termine di prescrizione per laccettazione
delleredit, che nel caso di vocazione immediata coincideva con il giorno
dellapertura della successione, mentre per chi riteneva che la capacit di
succedere dei concepiti e degli enti non persone giuridiche fosse subordinato
allevento della nascita o alla presentazione entro lanno, dellistanza per
ottenere il riconoscimento; il termine di prescrizione iniziava a decorrere
dallevento della nascita o dalla presentazione dellistanza.
In dottrina si continua a discutere se la vocazione dei non concepiti (cio dei figli
di una determinata persona vivente al tempo stesso della morte del testatore,
bench non ancora concepiti) possa essere posta sullo stesso piano di quella dei
concepiti. Il secondo comma art. 462 che attiene alla presunzione relativa di
concepimento al tempo dellapertura della successione d luogo a una vera e
propria frattura: da un lato la capacit successoria generale dei concepiti, e
dallaltro quella specifica e limitata della successione testamentaria dei non
concepiti.
Il vero grande problema in tema di capacit di succedere quello conseguente
alla legge sulla procreazione assistita 19/2/2004 n.40. Questa legge non
consente limpianto post-mortem dellembrione crioconservato, n
linseminazione dopo lapertura della successione perch in entrambi i casi
violato il presupposto legislativo dellesistenza in vita di entrambi i genitori al
momento dellimpianto embrionale. Qualche anno prima dellentrata in vigore di
tale legge, si era proposta uninterpretazione evolutiva dellart. 462 c.c., al fine di
riconoscere al nato, da un embrione crioconservato, di succedere al padre
defunto. Tutto il problema resta interno al ruolo dellembrione per il diritto. Il
problema, risulterebbe semplificato se si riuscisse a equiparare lembrione al
concepito. Ma la legge 22/5/1978 n. 194 sullinterruzione volontaria della
gravidanza, induce alla conclusione che lembrione non niente e nessuno sul
piano giuridico. Quindi alla luce di ci, lunica interpretazione possibile dellart.
462 quella restrittiva, considerando concepito solo lembrione gi impiantato al
momento dellapertura della successione.

Capitolo VI La vocazione indiretta La successione per


rappresentazione
Il codice del 1942 ha riservato alla successione per rappresentazione solo tre
norme (467-469). La collocazione di questi articoli tra le disposizioni generali
delle successioni, ha tolto ogni dubbio sul fatto che la rappresentazione un
istituto di carattere generale del diritto delle successioni, destinato a disciplinare
i rapporti non solo tra gli eredi legittimi, ma anche tra questi ultimi e gli eredi
testamentari. In dottrina si ritiene che linnovazione di maggior rilievo debba
essere considerata la possibilit di rappresentazione anche nel caso di rinuncia
come si evince con chiarezza dal riferimento dellart. 476 al chiamato che non
vuole accettare leredit o il legato.
Consensi unanimi, ha riscosso il disposto del secondo comma art. 469 secondo il
quale la rappresentazione ha luogo anche nel caso di unicit di stirpe. Per mezzo
della successione per rappresentazione si realizza un sistema successorio misto,
in cui il criterio delle linee parentali di tipo romanistico
(discendenti/ascendenti) si combina con quella della stirpe, proprio degli
ordinamenti tradizione germanica; portando ad un temperamento del principio
gradualistico attraverso la chiamata del gruppo dei discendenti nel loro
complesso.
La ricostruzione della successione per rappresentazione che si affermata e che
riscuote maggior successo quella della vocazione indiretta nel senso che la
posizione giuridica del discendente determinata dalla legge in riferimento a
una vocazione antecedente. Al riguardo lart. 467 afferma che la
rappresentazione fa subentrare i discendenti nel luogo e nel grado del loro
ascendente.
La seconda parte dellart. 467, primo comma, si occupa dei presupposti
oggettivi della successione per rappresentazione in tutti i casi non pu o non
vuole accettare leredit o il legato. Ecco il catalogo delle ipotesi dimpossibilit
dellapertura della successione; commorienza la dichiarazione di morte
presunta poich anchessa anteriore allapertura della successione. Si considera
vera e propria ipotesi dimpossibilit sopravvenuta dellaccettazione, la perdita
del diritto di accettare leredit a seguito del decorso del termine fissato dal
giudice; o di quello di 4 gg. dal compimento dellinventario quando il chiamato
non nel possesso dei beni ereditari. Lunica ipotesi in cui il chiamato non vuole
accettare rimane quella della rinuncia. Poich la rappresentazione anche nella
successione testamentaria, il legislatore del 1942 ha stabilito lulteriore
condizione che il testatore non abbia provveduto per il caso in cui listituto non
possa o non voglia accettare leredit o il legato.

Limiti soggettivi: il legislatore del 1942 ha compreso tra i soggetti ai quali si pu


succedere per rappresentazione anche i figli naturali del defunto, che vengono ad
aggiungersi a quelli legittimi, legittimati e adottivi. In passato con il c.c. del 1865
non era cos, ma la giurisprudenza soprattutto grazie alla riforma del diritto di
famiglia si spinta verso questa direzione ammettendo cos anche i figli naturali.
Capitolo VIII I diritti dei legittimari Lazione di riduzione e il
trust
Lart. 15 della Convenzione dellAja del 1/7/1985, ratificata dallo stato italiano
con legge, fa espressamente salvi i limiti della legge nazionale in materia di
testamento e di devoluzione dei beni ereditari, con una specifica attenzione per i
diritti dei legittimari, che qualunque TRUST costituito nei Paese di common law,
per atti tra vivi o mortis causa, tenuto a rispettare. Ci sta a significare che ina
disposizione testamentaria, istitutiva di un TRUST soggetta allazione di
riduzione in caso di lesione della quota di legittima. Questo principio stato
affermato con molta chiarezza da una sentenza del tribunale di Lucca che ha
dichiarato ammissibili ma soggette a riduzione, le disposizione testamentarie
redatte allestero che istituiscono un TRUST di ultima volont, in violazione delle
norme sulla successione necessaria.
Il caso venuto allattenzione del tribunale di Lucca era il seguente: un cittadino
italiano, naturalizzato americano aveva redatto, secondo la legge dello Stato del
Kentucky, un testamento con il quale aveva disposto dellintero patrimonio a
favore di un fiduciario, il quale avrebbe dovuto amministrarlo a sua assoluta
discrezione, per tutta la durata della vita dellunico figlio del de cuius e fino al
compimento di 25 anni di et da parte dellultimo dei figli di questultimo. Da
quel momento ci che sarebbe rimasto del patrimonio del de cuius, sarebbe
dovuto essere diviso in parti uguali tra i nipoti ancora viventi. Il figlio
naturalmente, aveva impugnato il testamento, deducendo la nullit per
contrariet allordine pubblico interno, per contrariet al divieto di sostituzione
fedecommissaria e per contrariet alle norme sulle forme del testamento. Il
tribunale di Lucca per ne ha affermato la compatibilit con i principi generali
dellordinamento italiano, ai sensi dellart. 11 della Convenzione dellAja.
In realt, anche se in linea teorica la giurisprudenza ha fatto un passo avanti, si
raccomandata una grande prudenza nellistituzione di TRUST liberali in Italia.

Capitolo IX Rapporti di convivenza e diritto successorio


Nel diritto italiano vigente il divieto dei patti successori (ex art. 158 c.c.) che al
momento non conosce alcuna deroga, ed in tema di attribuzione di diritti
successori, a favore del convivente per atto inter vivos, da escludersi. da
escludersi inoltre, unattribuzione di diritti successori a favore del convivente
superstite nellambito della successione legittima. La possibilit di riconoscere
diritti successori ex lege al convivente stato escluso dalla Corte Costituzionale
dinanzi alla quale, sono stato sollevate congiuntamente questioni di legittimit
costituzionale, in riferimento agli artt. 656 e 582, nella parte in cui non includono
il convivente tra gli eredi legittimi, parificandolo in questo modo al coniuge; e nel
secondo comma dellart. 540 nella parte in cui non riservava al convivente il
diritto di abitazione nella casa adibita a residenza della coppia se di propriet del
de cuius o comune. Ecco perch si ritine che il meccanismo testamentario rimane
lo strumento tipico per assicurare al convivente un adeguato trattamento
successorio. Anche in questo caso per per non correre rischi, il convivente che
dispone per testamento dovrebbe farlo limitandosi alla sola porzione disponibile
nellasse ereditario.
Capitolo X La divisione
Gli artt. 713-768 c.c. del 1952 si applicano alla divisione delle cose comuni, a
meno che non si trovano in contrasto con gli artt. 1100-1115 c.c. Sono da
considerarsi in contrasto, quelle disposizioni sulla divisione ereditaria che sono
espressione di un potere specifico del testore o comunque presuppongono
necessariamente lacquisto a titolo di successione mortis causa delle quote da
parte dei condividenti. Pi precisamente non sono applicabili alla divisione della
cose comuni gli artt. 713- 715-719-724-725-731-733-735, nonch il regime della
collazione delle donazioni o del pagamenti pagamento dei debiti ereditari.
noto che la divisione non costituisce lunico strumenti per lo scioglimento di
una decisione, infatti, altre e diverse possono essere le cause che fanno cessare
una situazione di contitolarit, sia essa di natura reale o obbligatoria. Ad esempio
lusucapione della cosa comune, la rinuncia abdicativa ecc.

Capitolo XI Il patto di famiglia


La legge 14/2/2006 n. 55 ha introdotto nel nostro ordinamento listituto del
patto di famiglia ex art. 768 bis/octies c.c. Da un punto di vista soggettivo i
partecipanti al patto di famiglia possono essere: dal lato del disponente solo un
imprenditore o il titolare di una o pi partecipazioni sociali. Dal lato
dellassegnatario solo uno o pi discendenti- Dal punto di vista oggettivo,
loggetto dellatto di trasferimento devessere la propriet dellazienda. Per la
validit dellatto richiesta la forma scritta ad substantiam. Il termine uno o pi
discendenti, non casuale ed la conferma che il legislatore ha inteso
predisporre un meccanismo che consenta allimprenditore di attribuire il bene
produttivo al soggetto o ai soggetti che ritiene pi idonei, soltanto se necessario
anche una o pi generazioni.

N.B. Il patto di famiglia, nonostante molte tesi contrastanti in dottrina estraneo


al meccanismo dei patti successori, ma non pu essere considerato una terza
fonte della vocazione ereditaria in aggiunta alla legge e al testamento.
Parte speciale La rinunzia alleredit Sciarrino

Capitolo 1 La rinunzia alleredit nel codice civile del 1865


La rinunzia alleredit costituiva un atto contrario con il quale il chiamato
dichiarava di non volere acquistare la qualit di erede. Non occorreva che tale
atto fosse seguito da unaccettazione da parte di eventuali interessati quali
coeredi o eredi, ereditari dellerede o del defunto e/o legatari. Trattandosi quindi
di un atto di natura unilaterale. La volont del rinunziante doveva per essere
manifestato in una determinata forma prevista allart. 944 c.c. del 1865 che
sanciva al secondo comma che la rinunzia non pu farsi che con una
dichiarazione presso la cancelleria della pretura del mandamento in cui si
aperta la successione; sopra un registro tenuto alluopo. Latto di rinunzia doveva
dunque compiersi expressis verbis a differenza di quello di accettazione che
poteva anche avvenire tacitamente. La rinunzia non veniva considerata un atto
personale e quindi si ammetteva che potesse essere compiuta anche tramite un
mandatario.

La volont di rinunziare: Per il compimenti di un valido atto di rinunzia


alleredit. Occorreva che la volont di non divenire erede fosse seria, piena ed
illimitata. Si richiedeva quindi la piena capacit di agire del rinunziante; invalida
era reputata anche la rinunzia operata da chi si fosse trovato, al momento
dellatto in stato dincoscienza per qualsiasi causa anche temporanea. Nel caso di
eredit devoluta a minori, interdetti ed inabilitati occorreva rispettare alcune
formalit. I minori che si trovavano sotto la patria potest non potevano porre in
essere autonomamente un valido atto di rinunzia; il genitore che avesse reputato
opportuno, non fare accettare al figlio leredit a lui offerta, doveva previamente
ottenere lautorizzazione dal Tribunale. Per quanto atteneva agli interdetti, essi
erano considerati in stato di tutela e quindi come i minori non sottoposti a patria
potest, necessitavano della rappresentanza del tutore nonch
dellautorizzazione del Consiglio di famiglia. Per gli inabilitati invece bastava la
semplice assistenza del curatore.
La volont come detto, doveva essere piena ed illimitata e quindi non potevano
apporsi condizioni o termini, ne essa poteva farsi limitatamente ad una sola
parte delleredit. La volont in sintesi doveva essere esente da vizi.

Gli effetti della rinunzia: Lart.945 disciplinava gli effetti dellatto rinunziativo
sancendo che chi rinunzia alleredit considerato come se non vi fosse mai
stato chiamato, e che la rinunzia per non lo esclude del poter chiedere i legati a
lui fatte. In tema di effetti diretti, avvenuta la rinunzia, il rinunziante perdeva il
possesso dei beni ereditari a lui attribuito per legge. Il rinunziante era reputato
alla stregua di chi non aveva mai avuto alcun diritto sulleredit; egli veniva
considerato come un amministratore estraneo che aveva avuto cura di una cosa
che non gli apparteneva. La rinunzia alleredit produceva inoltre effetti indiretti
nei confronti di soggetti diversi dal rinunziante. In tal caso occorre ricordare che
la legge escludeva la possibilit della rappresentazione a favore dei discendenti
del rinunziante, affermando che: nessuno succede rappresentando un erede che
abbia rinunziato. Inoltre se taluno rinunziava alleredit, i figli potevano ricevere
la quota del padre solo quando fossero stati i suscettibili del grado pi prossimo.
Quindi esclusa per legge la rappresentazione, gli effetti che si producono nei
confronti degli altri chiamati dovevano essere distinti a seconda che la
successione fosse stata legittima o testamentaria. Nel primo caso lart. 946
sanciva che: la parte di colui che rinunzia si accresce a favore dei suoi coeredi; se
solo la successione si devolve al grado susseguente. Nel secondo caso, lart. 948
statuiva che la parte del rinunziante si devolve ai coeredi o agli eredi legittimi,
com stabilito negli artt. 880-883. Lart. 880 sanciva che il diritto di
accrescimento ha luogo fra i coeredi quando in uno stesso testamento siano stati
congiuntamente chiamati. Lart. 883 tutte le volte in cui non ha luogo il diritto
allaccrescimento, la porzione dellerede mancante devoluta agli eredi legittimi
del testatore.

Lirrevocabilit dellatto di rinunzia: Si riteneva la rinunzia un atto non


revocabile. Quindi una volta manifestata la volont di rinunziare, il chiamato era
escluso dalla successione. Leffetto dellirrevocabilit si produceva solo in
presenza di una valida ed efficace rinunzia, quindi non poteva aver luogo in caso
di rinunzia inesistente o invalida. Era reputata inesistente, quella mancante della
sottoscrizione del cancelliere che riceveva latto rinunziativo e quella priva della
firma del rinunziante o del suo mandatario essendo latto privo di un elemento
essenziale per la sua autenticit ed integrit. La rinunzia era invece invalida
quando inficiata da vizi nel consenso o se aveva ad oggetto uneredit futura o
diversa, o se non era inserita nel registro delle successioni. Inoltre la rinunzia era
invalida se operata da chi non aveva la piena capacit di agire. Tuttavia anche in
presenza di una valida rinunzia, in alcuni casi eccezionali il rinunziante poteva
tornare sui suoi passi compiendo cos un atto di accettazione, purch leredit
non sia gi stata accettata da altri eredi e senza arrecare pregiudizio ai terzi. Per
potersi pentire della rinunzia occorrevano per due presupposti:

A) Mancata accettazione delleredit da parte di altri chiamati;


B) La mancata prescrizione del diritto di accettare leredit e cio 30 anni
dallapertura della successione.

La tutela dellinteresse dei creditori del rinunziante: la rinunzia alleredit


era in grado di compromettere le ragioni dei creditori del rinunziate che per
effetto del mancato acquisto delleredit e quindi del mancato incremento del
patrimonio del loro debitore, avrebbero visto diminuire la garanzia generica del
loro credito. Al fine di tutelare la loro posizione e assicurare il soddisfacimento
del diritto di credito: lart. 949 consentiva ai creditori, di farsi autorizzare
giudizialmente ad accettare leredit, in nome e luogo del loro debitore. In questo
caso la rinunzia annullata a vantaggio dei creditori e per la concorrenza dei
loro crediti. I creditori che si vedevano accogliere le domande non diventavano
eredi, bens essi aveva diritto di soddisfarsi sui beni ereditari limitatamente alla
concorrenza dei loro crediti.

Il D.lgs. 21/4/1918 n.629: sanciva che trascorso lanno dallapertura della


successione se i coeredi o alcuni di essi non avranno accettato il legato, la quota o
la le quote rinunziate saranno devolute allo Stato, il quale concorrer alla
divisione delleredit con gli stessi diritti e doveri del rinunziante.
Capitolo 2 natura giuridica, caratteri ed oggetto della rinunzia
alleredit nel sistema vigente.

Latto di rinunzia: In tema di rinunzia alleredit, lart. 519 c.c. rappresenta la


dichiarazione di rinunzia e gli artt. 519-527 si occupano della rinunzia in
generale. Nl sistema italiano, non esiste una normativa generale dellatto di
rinunzia, ma sono numerose le norme che trattano della rinunzia. Si parla per
esempio di rinunzia oltre che in tema di eredit, anche con riguardo al legato,
allestinzione dei diritti reali, alla quota di cosa comune ecc. Quando parliamo di
rinunzia, si tratta di un atto meramente abdicativo con il qualche il soggetto si
limita a dismettere la posizione di potere cui titolare. Si ritiene che la rinunzia
determini solo la perdita, il distacco del diritto da parte del rinunziante,
realizzando quindi un effetto dismissivo, separando ila situazione giuridica
soggettiva dal suo titolare. Con la rinunzia, atto unilaterale, il titolare di una
situazione giuridica soggettiva se ne spoglia volontariamente. Latto dismissivo
compiuto puramente e semplicemente nel senso che il suo autore intende
soltanto escludere un diritto dal suo patrimonio. Ovviamente alla rinuncia non
segue lestinzione della situazione giuridica; i partecipanti alla comunione
acquistano, infatti, lo stesso diritto del rinunziante con tutti gli oneri che
eventualmente gravano su di esso. La rinunzia una delle facolt che
costituiscono il contenuto del diritto soggettivo, un modo di manifestarsi del
potere di disposizione. Lunico soggetto legittimato a rinunciare il titolare del
diritto. Nessuno dei chiamati alla successione pu essere obbligato ad accettare
leredit e a subentrare quindi nei rapporti giuridici attivi e passivi facenti capo
al de cuius. Lordinamento consente cos a tutti i chiamati di manifestare la
volont di non rendersi erede della persona della cui eredit si tratta. Lunica
eccezione riguarda lo Stato, al quale la facolt di rinunzia espressamente inibita
ex art. 686.
Diverse possono essere le motivazioni sottese allatto di rinunzia delleredit:

a) Ragioni di natura economica: laddove leredit sia passiva, il chiamato non ha


interesse allaccettazione;
b) Il chiamato non acquista perch vuole avvantaggiare un chiamato di grado
successivo;
c) Disistima nei confronti del de cuius;
d) Volont di non provvedere alle necessarie pratiche legate alla successione.

La natura giuridica della rinunzia alleredit, al pari dellaccettazione espressa,


costituisce un negozio giuridico, un atto volontario di regolamento dinteressi
posto in essere dal chiamato. Chi rinunzia alleredit considerato come se non
fosse mai stato chiamato; egli resta quindi estraneo ai rapporti, attivi e passivi,
facenti capo al de cuius ed considerato come alienus ab hereditate.
Si tratta di un negozio inter vivos (perch produce i suoi effetti durante la vita del
soggetto che lo compie), unilaterale e non recettizio. La rinunzia non per un
atto unipersonale, potendo la parte rinunziante essere anche plurisoggettiva.
Lunilateralit della rinunzia comporta limpossibilit di configurare una rinunzia
contrattuale. La rinunzia delleredit si perfeziona con la semplice dichiarazione
di volont del chiamato, il quale non tenuto a portare la rinunzia a conoscenza
di terzi n a renderla a questi ultimi conoscibile. La produzione degli effetti
giuridici della rinunzia non pertanto condizionata dallavvenuta notificazione o
comunicazione, ecco perch non pu condividersi quanto affermato da quella
dottrina che ritiene che la pubblicit prevista dallart. 519 per latto di rinunzia
sia un elemento costitutivo.
Loggetto della rinunzia delleredit: sono molti i dubbi in merito, si pensato
di abbandonare la terminologia codicistica rinunzia questo perch sebbene gli
artt. 519 e ss. c.c. disciplinano listituto della rinunzia alleredit, il chiamato che
compie tale negozio non ha ancora acquistato alcun diritto (al quale rinunziare),
sul patrimonio ereditario, essendo tale acquisto subordinato al compimento di
un atto di accettazione. Invece una atto di rinunzia presuppone labbandono, la
dismissione di un diritto di cui si gi divenuti titolari. Senza contare che se
lacquisto mortis causa fosse gi avvenuto, la rinunzia risulterebbe ormai
preclusa. Infatti, laccettazione delleredit irrevocabile.
Quindi per sciogliere eventuali dubbi, ecco quale teoria stata accolta:
preferibile ritemere che listituto disciplinato dagli artt. 519 ss. non sia una vera
e propria rinunzia, ma un atto di rifiuto, attraverso il quale il chiamato impedisce
un acquisto, respingendo una posizione giuridica che gli viene offerta con la
delazione ereditaria.
Si considera comunemente latto di rinunzia alleredit quale atto a struttura
unilaterale nonch atto neutro, nel senso cio che esso non gratuito e neppure
oneroso. La rinunzia alleredit un atto di rifiuto che non determina il
trasferimento della posizione giuridica (che di essa forma oggetto/od altro
soggetto).
La rinunzia alleredit a vantaggio di terzi: passando in rassegna le possibili
ipotesi di rinunzia alleredit volta ad arrecare un vantaggio a soggetti terzi, vi :

1) il caso in cui lautore dellatto dichiari di rinunziare in favore di tutti i


chiamati. Anche se in questo caso non vi nulla di nuovo, infatti, anche senza
questa affermazione, una volta ottenuta la rinunzia, leredit sar devoluta a tutti
i conchiamati. Latto dunque rimane una vera e propria rinunzia che non
modifica lordine successorio. Tuttavia, la precisa qualificazione di gravit e
lesplicito intento di favorire gli altri chiamati potrebbe portare a qualificare
latto come donazione indiretta, se lanimus che lo caratterizza animo di
libert.

2) Diverso il caso in cui la dichiarazione di rinunzia, gratuita a favore di tutti i


chiamati, sia contenuta in un testo negoziale in cui alla detta dichiarazione segua
una presa datto, ovvero unaccettazione da parte del conchiamato o chiamato di
grado successivo che dalla rinunzia vengono a beneficiare. Si ricade, in questa
ipotesi, nella previsione dellart. 519, 2 comma ove: La rinunzia pur rimanendo
un atto unilaterale inserita in un contesto negoziale bilaterale o plurilaterale.
Ci consente alla parte/i diverse dal rinunciante di curare le finalit previste
nellart. 519, primo comma. Le parti alle quali si fa riferimento, sono coloro che
in quanto destinatari della delazione a seguito della rinunzia, hanno interesse a
che la dichiarazione rinunziativa del chiamato di grado precedente sia fatto nelle
forme stabilite dallart. 519.
Anche per la rinunzia alleredit effettuata gratuitamente in favore di tutti i
chiamati e contenuta in un testo negoziale, pu sostenersi che ove questo sia
fatto per spirito di liberalit, costituisce una donazione indiretta.
3) Altra fattispecie ricorre quando il chiamato alleredit dichiara di porre in
essere dietro corrispettivo, un atto di rinunzia in favore di tutti conchiamati. Il
corrispettivo pattuito costituisce una vera e propria controprestazione e il
negozio sar considerato bilaterale o plurilaterale, oneroso e soggetto a
trascrizione. Quindi in questa fattispecie non si davanti a una vera e propria
rinunzia. In questo caso leredit trova la sua giustificazione nel contratto e la
natura di questultimo sar qualificata a seconda della tipologia di corrispettivo
pattuito, a seconda cio che esso consista in un prezzo o in altro.

4) Altro caso di rinunzia alleredit fatta per arrecare un vantaggio a soggetti


terzi, si ha quando latto rinunziativo compiuto in favore di uno soltanto dei
chiamati o di alcuni di essi. Bisogna distinguere anche se avviene a titolo gratuito
o dietro corrispettivo.

La rinunzia concordata: si ha nei casi in cui il chiamato abbia rinunziato


alleredit dopo aver concordato con tutti i conchiamati di rinunziare in loro
favore. da ritenere che laccordo non confligga con la spontaneit dellatto di
rinunzia. Quindi la rinunzia rimane sempre un atto unilaterale ma essa posta in
essere in esecuzione di un obbligo precedentemente assunto nei confronti degli
altri chiamati. Laccordo in questione costituisce un negozio bilaterale non
traslativo, posto che con esso il chiamato non trasferisce alla controparte la
posizione giuridica di cui titolare, infatti, con tale negozio si obbliga solo a
rinunzia. Per quanto attiene al contenuto dellaccordo, possibile che il chiamato
si sia impegnato a rinunziare gratuitamente ovvero dietro corrispettivo, inoltre
pu concordare se rinunziare a favore di tutti o di uno o alcuni di essi. Nel caso in
cui si sia impegnato a rinunziare gratuitamente a favore di tutti, si pu parlare di
donazione diretta di carattere obbligatorio.

Termine per latto di rinunzia: In assenza di una norna, da ritenere che anche
per la rinunzia delleredit valga lo stesso termine di prescrizione previsto per
laccettazione; quindi fino a quando non siano trascorsi 10 anni dallapertura
successoria.

La rinunzia a fare valere il testamento: Questo atto non implica


necessariamente la volont di non venire alla successione. Occorre considerare
due ipotesi:

a) Il caso in cui il de cuius abbia disposto per testamento solo relativamente ad


una parte del suo patrimonio e in favore di un solo soggetto. In questo caso, la
rinunzia dellerede testamentario, a far valere latto mortis causa, determina
unestensione del relictum da distribuirsi ai sensi dellart. 565 c.c.

b) Loggetto delle disposizione testamentarie a favore del rinunziante esaurisce


lintero asse ereditario; la rinunzia a far valere il testamento comporta la
sostituzione della vocazione ex testamento con quella legittima.
Capitolo 3 Presupposti dellatto di rinunzia.

Lapertura della successione: La rinunzia alleredit presuppone:

1) lavvenuta apertura della successione, com chiaro desumere dallart. 458 che
sanziona con la nullit ogni atto col quale taluno dispone dei diritti che gli
possono spettare su una successione non ancora aperta o rinunzia ai diritti
medesimi;

2) Altro presupposto indefettibile, per poter compiere un valido atto di rinunzia


quello di non avere gi accettato, neppure tacitamente leredit, infatti, la
qualit di erede una volta acquistato mediante accettazione resta
definitivamente. Allaccettazione delleredit stato equiparato lacquisto
automatico ex art. 485, norma che prevede in caso di accettazione presunta o
coatta, e che statuisce: decorsi 3 mesi dallapertura della successione o abbia
notizia della devoluta eredit senza che sia stato compiuto linventario dei beni
ereditari, il chiamato considerato erede puro e semplice. Questa disposizione
risponde ad unesigenza di certezza e celerit. Affinch possa per operare
questa presunzione normativa, devono concorrere alcuni fattori di carattere
soggettivo, quali la conoscenza dellapertura della successione e
dellappartenenza dei beni al compendio ereditario.
Dunque oltre allaccettazione anche lacquisto automatico delleredit, esclude
lammissibilit e lefficacia di un eventuale e successiva dichiarazione di rinunzia.
La rinunzia alleredit non determina automaticamente e necessariamente anche
il rifiuto del legato di abitazione e di uso; ed una generica rinunzia delleredit
non pu essere vista o interpretata estensivamente come rinunzia a tutti i diritti
nascenti dalla successione.

La mancata perdita del diritto di accettare: Il compimento di un valido atto di


rinunzia postula inoltre che il diritto di accettare leredit non sia venuto meno.
Questa perdita pu avere luogo quando il diritto di accettazione si sia prescritto,
ci si pu verificare:

a) Trascorsi 10 anni dellapertura della successione;


b) Se il chiamato non ha avuto notizia della delazione delleredit;
c) Qualora sia trascorso il termine (abbreviato) fissato al chiamato, dallautorit
giudiziaria senza che egli abbia dichiarato se accetta o rinunzia alleredit;
d) Sopravvenuta inefficacia della disposizione testamentaria, o allindegnit del
chiamato.

La capacit di agire: il compimento di un valido atto di rinunzia della delazione


richiede la piena capacit di agire, e cio quella stessa capacit necessaria per
porre in essere un valido atto di accettazione. In mancanza della capacit legale,
non essendo la rinunzia, un atto personalissimo, essa pu essere compiuta, a
seconda dei casi, tramite rappresentante legale o dallo stesso incapace con la
dovuta assistenza e opportune autorizzazioni.
Occorre chiedersi quanto latto di rinunzia, da compiersi da parte dei
rappresentanti legali, persegua lobiettivo di realizzare linteresse dellincapace.
Se leredit passiva, la passivit deve risultare in materia evidente.
Mel caso di eredit devoluta a minori non emancipati, latto di rinunzia pu
essere compiuto dai genitori congiuntamente previa autorizzazione del giudice
tutelare; lo stesso dicasi nel caso di eredit devolute a soggetti interdetti. Nel
caso invece di soggetti parzialmente incapaci (minori emancipati-inabilitati) la
rinunzia uno di quegli atti eccedenti lordinaria amministrazione per il
compimento dei quali, occorre lassistenza del curatore, oltre che
lautorizzazione del giudice tutelare. Il mancato rispetto di queste disposizioni
determina lannullabilit della rinunzia alleredit. Ammissibile inoltre la
rinunzia del rappresentante, compiuta in conflitto dinteressi con il
rappresentato. Lazione di annullamento regolata dalla nome che disciplinano
lannullamento die contratti ex art. 1442 ss. Essa pertanto soggetta a
prescrizione quinquennale.
La L. 9/1/2204 n.6 ha istituito lamministrazione di sostegno, quale nuova misura
di protezione dei soggetti privi di una completa autonomia e svantaggiati sotto il
profilo psichico o fisico; affiancandola allinterdizione e inabilitazione. Si tratta di
una nuova forma di tutela modulabile; lindividuazione delle mansioni
dellamministrazione di sostegno rimessa al giudice tutelare; ed sempre il
giudice a indicare se allamministratore spettino compiti sostitutivi o di mera
assistenza. Lamministrazione di sostegno pu innanzitutto, essere disposta in
presenza di uninfermit soltanto transitoria.
Possono poi chiedere la nomina di un amministratore di sostegno anche i
soggetti depressi, o gli anziani in situazioni di disagio anche solo fisico. Ai sensi
dellart. 404, lamministrazione di sostegno pu comunque aversi anche per
coloro che sono affetti da una mera menomazione fisica, menomazione per la
quale stata sempre esclusa linterdizione e linabilitazione. Allindomani
dellentrata in vigore della L. n.6 del 2004, si dovuto affrontare il problema
della distinzione tra listituto in esame e le altre forme tradizionali di tutela del
disagio psichico. Recentemente sullargomento si pronunciata la Suprema
Corte di cassazione, secondo la quale lamministrazione di sostegno si distingue
dallinterdizione sotto il profilo funzionale; ed ha affermato inoltre che in linea
generale, in presenza di patologie particolarmente gravi, possa farsi ricorso ad
entrambi gli strumenti di tutela e soltanto le esigenze da soddisfare volta per
volta, possono determinare la scelta tra i vari istituti.
In definitiva la Corte di cassazione, riconosce che lultima parole spetta sempre al
singolo giudice, il quale tenuto conto delle circostanze del caso concreto pu
decidere se dar luogo allinterdizione o allamministrazione di sostegno.

La rappresentanza negoziale: Essendo un negozio non personale, la rinunzia


alleredit pu essere compiuta anche tramite una rappresentante volontario.
Trattandosi di atto eccedente lordinaria amministrazione, occorrer una
procura speciale. Quanto alla forma della procura essa devessere conferita nelle
forme proprie della rinunzia cio per atto pubblico.

La delazione a favore dei nascituri e la rinunzia alleredit: La questione


relativa alla rinunciabilit alla delazione da parte dei nascituri si inquadra
nellambito di quel pi ampio dibattito sulla capacit a succedere di questi ultimi;
cio come attitudine del soggetto ad essere destinatario di un attribuzione
patrimoniale per successione a causa di morte. Si premette che il concepito
chiamato alla successione soltanto in quanto nasca vivo; non occorre invece la
vitalit e cio che il soggetta nato abbia lattitudine fisiologica a vivere una vita
extra-uterina. Il primo comma dellart. 462 riconosce la capacit di succedere a
tutti coloro che sono nati o concepiti al tempo dellapertura della successione;
mentre il successivo terzo comma sancisce che possono ricevere per testamento
anche i figli di una determinata persona vivente al tempo della morte del
testatore, bench non ancora concepiti. Dicono per che tale norma si trova in
contrasto con lart. 1 c.c., disposizione che collega lacquisto della capacit
giuridica al momento della nascita. Quindi chi non ancora nato non pu
succedere, non pu cio subentrare nella titolarit dei rapporti giuridici facenti
capo al de cuius. Lart. 1 introduce il concetto di soggetto di diritto e di
soggettivit che lordinamento attribuisce al momento della nascita. Numerosi
sono stati i tentativi per cercare di spiegare i rapporti tra le due norme e
numeroso sono state le tesi. Si parlato di riconoscere al concepito una parziale
capacit giuridica, ma ovviamente ci impensabile, poich la capacit e la
soggettivit giuridica non sono graduabili. da ritenere che la soluzione vada
ricercata altrove, in tal senso viene in nostro aiuto il capoverso dellart. 1
secondo il quale: i diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono
subordinati alla nascita. Lacquisto die diritti ereditari, da parte del beneficiato,
presuppone quindi lesistenza in vita di questultimo.
Da qui consegue che: fino a quando non venga meno la situazione dincertezza, la
designazione legale o testamentaria non in grado di esplicare i suoi effetti tipici.
Pu dunque parlarsi di una delazione sospensivamente condizionata, delazione
che diventer attuale solo alla nascita, momento nel quale il chiamato acquister
la capacit a succedere. La capacit di succedere quindi fino a quando non si
verificata la nascita, soltanto eventuale.
In definitiva, lequiparazione del concepito a chi gi nato, si verifica
(interpretando lart. 462 conformemente al disposto dellart. 1 c.c.) solo a
posteriori: solo una volta avvenuta la nascita, lordinamento riconosce al
concepito quei diritti che avrebbe gi acquistato se fosse stato in vita, al
momento dellapertura della successione.

La capacit di succedere e la rinunzia alleredit delle persone giuridiche:


Lart. 462 si occupa esclusivamente della capacit di succedere delle persone
fisiche; nulla si dice della capacit di succedere delle persone giuridiche.
Nonostante il silenzio, si conviene introno ad un riconoscimento implicito,
essendo questa capacit una manifestazione ed un aspetto della capacit di
diritto (patrimoniale) che la persona giuridica ha proprio in quanto e perch
persona.
Per le persone giuridiche, diverse dalla societ, la capacit a succedere non
configurata in relazione solo al loro avvenuto riconoscimento nel medesimo
momento, ma a tutela del loro patrimonio, in ragione delle finalit morali e
sociali dinteresse collettivo, dalle stesse perseguito, alla successione in
universum ius mediante aditio, nella particolare forma dellaccettazione
delleredit con beneficio dinventario.
Inoltre le persone giuridiche non hanno una capacit generale a succedere,
potendo esse acquistare mortis causa solo per testamento, non essendo previsto
a loro favore una successione legittima, lunica eccezione vale per lo Stato.
Gli articoli che si occupano delle perone giuridiche in ambito deredit sono gli
artt. 17-473-600, che sono state oggi sostituite o abrogate.
Per quanto riguarda la rinunzia alleredit per le persone giuridiche, parte della
dottrina affermava che come per laccettazione, anche per la rinunzia fosse
necessaria lautorizzazione governativa; altra parte della dottrina riteneva che
non ci fosse bisogno.
In definitiva, a seguito dellabrogazione dellart. 17, sia per laccettazione della
delazione in favore di persone giuridiche o enti privi di personalit giuridica, sia
per la rinunzia, non richiesta lautorizzazione governativa.
invece rimasto in piedi lart. 473 sia pure riformulato. Prima della riforma la
disposizione prevedeva che laccettazione delleredit devoluta alle persone
giuridiche diverse dalle societ non potesse farsi che con il beneficio
dinventario, osservate le disposizioni di legge circa lautorizzazione governativa.
Tale limitazione venuta meno a seguito dellabrogazione degli artt. 17 e 600. La
riforma dellart. 473 consiste nel fatto che sono previste oltre le persone
giuridiche diverse dalla societ, anche le associazioni, le fondazioni e gli enti non
riconosciuti che devono accettare leredit con beneficio dinventario.

Lattualit della delazione e la pluralit dei chiamati: Non si ancora oggi


fermata una communi opinio in merito allattualit della delazione in presenza di
pi soggetti chiamati a succedere a titolo universale al de cuius. Il problema
affermato se in presenza di una pluralit di soggetti chiamati a succedere, si
realizzino pi delazioni cronologicamente susseguenti o ununica simultanea e
attuale delazione, nei confronti sia dei primi chiamati si dei chiamati ulteriori.
Come risposta a tale quesito, si afferma che laccettazione o la rinunzia sono
efficaci, solo se i chiamati di grado posteriore non potranno manifestare la loro
volont in merito alla delazione, fino a quando quelli di grado superiore non
avranno deciso cosa fare: a questo proposito i chiamati di grado posteriore
potranno far fissare allautorit giudiziaria un termine entro il quale il chiamato
dichiari se accetta o rinunzia alleredit. Lart. 519 c.c. indica tassativamente la
forma che devono rivestire gli atti di rinunzia delleredit, a garanzia della
seriet e ponderatezza dellatto. Quindi in altre parole, laccettazione o la
rinunzia dei chiamati di grado successivo seppur valide, sono prive di effetti fin
tanto che il chiamato di grado precedente non abbia manifestato la sua volont.

Formalit della rinunzia: A differenza dellaccettazione pura e semplice


delleredit che pu farsi senza losservanza di alcuna forma, la rinunzia
alleredit un negozio formale e solenne. Ci perch la rinunzia un fatto che
interrompe bruscamente il naturale svolgimento della successione. La forma
solenne richiesta sia nellinteresse di terzi, sia in quello dello stesso
rinunziante. Sono terzi interessati: i creditori e i successivi chiamati.
Lart. 519 c.c. statuisce che la rinunzia va fatta con dichiarazione ricevuta da un
notaio o dal cancelliere del tribunale, del circondario in cui si aperta la
successione e inserita nel registro delle successioni. La mancata osservanza di
ci comporta la nullit. inoltre inficiata da invalidit assoluta, la rinunzia
manifestata tacitamente o desumibile da comportamenti concludenti che
implichino o presuppongono la volont dio rinunziare.
inoltre nulla: la rinunzia compiuta tramite una scrittura privata non
autenticata, quella ricevuta dal cancelliere del tribunale del circondario
territorialmente competente, poich diverso da quello in cui si aperta la
successione.
Quella prevista dellart. 519 lunica forma da osservarsi per la validit e
lefficacia della rinunzia. Si discute per se nonostante il disposto dellart. 519
possa riconoscersi alla rinunzia effettuata senza la forma solenne, una certa
validit limitatamente ai rapporti tra coeredi. La risposta sta nel fatto che il
rigore formale si reputa cos rilevante e obbligatorio, solo rispetto ai terzi
estranei alleredit; ritenendosi invece valida una rinunzia informale nei rapporti
interni tra i chiamati alla successione.

Inammissibilit di una rinunzia presunta: Il codice civile vigente non sancisce


a differenza di quello abrogato, il principio secondo il quale la rinunzia alleredit
non si presuma. Tuttavia la mancanza di tale previsione normativa, non deve fare
optare per lammissibilit di una rinunzia presunta, poich il principio della
forma espressa e solenne (ex art. 519), non necessita di ulteriori riconoscimenti
in capo alla conseguente inammissibilit di una rinunzia presunta.

Inserzione del registro delle successioni: Come si visto, ulteriore formalit


richiesta dallart-. 519 linserzione della dichiarazione di rinunzia nel registro
delle successioni, tenuto presso la cancelleria di ogni tribunale. Tale inserzione
devessere eseguita dufficio a cura del cancelliere o su istanza di parte e dietro
produzione di copia identica, in caso di rinunzia compiuta per atto di notaio.
Ci si domanda quali sono le conseguenze della mancata inserzione: preferibile
considerare linserzione quale pubblicit-notizia, prescritta affinch i terzi
interessati ne possano avere conoscenza. Linserzione quindi una formalit per
questi ultimi. Quindi in caso di assenza, essi potranno agire in giudizio per
ottenere il risarcimento dei danni.

Trascrivibilit: Altro aspetto che attiene al profilo formale quello che


concerne la trascrivibilit dellatto di rinunzia alleredit, qualora il relictum
comprende anche o solo dei beni immobili. La rinunzia alleredit entra nel
contegno della trascrizione una sola volta, e cio qualora lacquisto a causa di
morte si colleghi alla rinunzia di uno dei chiamati. In questo caso chi domanda la
trascrizione, deve presentare il documento comprovante la rinunzia facendone
menzione nella nota.

La rinunzia al legato: Lart. 519 si occupa solo della rinunzia alleredit. La


rinunzia al legato, come quelleredit, un atto di rifiuto, ecco perch ci si chiede
se in presenza di legato, occorra osservare le forme prescritte dallart. 519
nonostante il silenzino dellart. 649 c.c., che si limita a riconoscere la facolt di
rinunziare al legato, senza occuparsi del profilo formale. Muovendo dal principio
della libert di forma, deve ammettersi che la rinunzia al legato non sia un atto
ormale non pu dunque applicarsi lart. 519 c.c., nella parte in cui prescrive per
la rinunzia alleredit una determinata forma.
Capitolo 4 ART. 520: Rinunzia condizionata a termine o
parziale.

Lart. 520 prevede che nulla, la rinunzia fatta sotto condizione o a termine o
solo per parte.
Al pari dellaccettazione espressa delleredit, anche la rinuncia alla delazione
considerata dal legislatore quale actus legitimus con la conseguente nullit
dellatto rinunziativo fatto sotto condizione, sospensiva o risolutiva, o sottoposto
a termine iniziale o finale.

La rinunzia parziale: lart. 520 sancisce inoltre la nullit della rinunzia fatta
solo per parte. Cos come lart.475 esclude lammissibilit dellaccettazione
parziale sanzionando con linvalidit assoluta; anche lart. 520 adopera la stessa
sanzione dinvalidit per la trasgressione del precetto normativo. Di grande
importanza capire cosa deve intendersi per accettazione parziale e rinunzia
parziale. Certamente entrambe devono dirsi parziali quando il chiamato dichiari
rispettivamente: di voler subentrare al de cuius solo in alcuni dei rapporti
oggetto della quota attribuitagli per legge o per testamento; ovvero al contrario
dichiari di rinunziare a parte della quota riservatagli.

Lunicit della rinunzia in caso di delazione legale o testamentaria: Occorre


chiedersi se si ricade nel divieto dellart. 520 nel caso in cui un soggetto, che nel
contempo chiamato in forza di vocazione legale e testamentaria dichiari di
accettare soltanto la delazione ex lege e non quella ex testamento o viceversa.
In altre parole, ci si deve interrogare in ordine alla validit degli atti di
accettazione o di rinunzia alleredit, limitati a un solo titolo successivo.
La risposta a questa domanda che nel nostro diritto successorio, il principio
dellunicit della delazione, principio secondo il quale pi delazioni fondate su
diversi titoli a favore del medesimo chiamato si fondano in ununica delazione.
Ne discende quindi che gli atti di rinunzia alleredit limitati ad un solo titolo
successorio ricadono nel divieto previsto dallart. 520. Infatti, si va incontro alla
rinunzia parziale che come detto diversamente dalla norma di cui allart. 520, si
ritiene nulla.

Altri casi di rinunzia parziale: Ricorre una rinunzia parziale qualora il


chiamato dichiari di accettare la quota a lui offerta ma di rinunziare a quelle
devolute ad altri conchiamati che vi abbino rinunziato. Va poi considerata
parziale, la rinunzia alleredit limitata alla quota, inferiore alla legittima,
laddove quindi tale rinunzia sia compiuta con riserva di accettazione della
legittima.
Capitolo 5 ART. 521: Retroattivit della rinunzia.

Lart. 521 prevede che chi rinunzia alleredit considerato come se non vi fosse
mai stato chiamato. Il rinunziante pu tuttavia ritenere la donazione o
domandare il legato a lui fatto, sino alla concorrenza della porzione disponibile,
salve le disposizioni degli artt. 551-552.
Il primo comma dellart. 521 sancisce il principio dellefficacia retroattiva della
rinunzia delleredit- la rinunzia fa cadere la delazione con effetti ex tunc e cio a
partire dallapertura della successione ed il rinunziante perde pertanto ab
origine la qualit di chiamato e non viene pi annoverato tra i successibili. Il
principio della retroattivit della rinunzia considerato come il risvolto
dellefficacia retroattiva dellaccettazione (ex art. 459) e mira anchesso ad
assicurare la continuit nella titolarit delle situazioni soggettive, gi facenti
capo al de cuius. da ricordare che comunque la definitiva perdita della
delazione si avr solo con lacquisto delleredit da parte di chiamati ulteriori,
potendo il rinunziante, fino a tale momento, revocare la propria dichiarazione di
rinunzia, ovviamente solo nel caso in cui non sia prescritto il diritto di
accettazione.
Il secondo comma dellart. 521 statuisce che al rinunziante consentito ritenere
la donazione o domandare il legato a lui fatto, fino a concorrenza delle persone
disponibili. In presenza di rinunzia, il bene donato in favore del rinunziante non
fa parte delleredit. La rinunzia alleredit per non implica la rinunzia al legato,
essendo la qualit di ere e quella di legatario distinte ed indipendenti.
Pertanto il rinunziante chiamato alleredit e nel contempo prelegatario, con la
rinunzia alleredit non perde il diritto al legato e non tenuto a restituire
loggetto legato che i trovi gi in suo possesso o che gli sia stata consegnato
prima della rinunzia.
Lultima parte dellart. 521 afferma: fatte salve le disposizioni degli artt. 551-
552. In particolare lart. 551 disciplina il legato in sostituzione di legittima,
ovvero che il legato in sostituzione della legittima grava sulla porzione
indisponibile. Ma se il valore del legato eccede quello della legittima spettante al
legittimario, il legato grava sulla disponibile.
Lart. 552 che disciplina la donazione e i legati in conto di legittima, riguarda
lipotesi del legittimario, gi donatario del de cuius e/o legatario che chiamato
alla successione abbia rinunziato alleredit.

Capitolo 6 ART. 522: Devoluzione nelle successioni legittime.

Lart. 522 prevede che nelle successione legittime, la parte di colui che rinunzia si
accresce a color che avrebbero concorso col rinunziante, salvo il diritto di
rappresentazione e salvo il disposto dellultimo comma art. 571. Se il rinunziante
solo, leredit si devolve a coloro i quali spetterebbe nel caso che gli mancasse.

Effetti della rinunzia ed accrescimento: Come visto, la rinunzia produce sia


effetti diretti nei confronti di colui che rinunzia, sia indiretti nella sfera giuridica
di coloro che sono chiamati insieme o in luogo del rinunziante. Gli effetti che si
producono nella sfera giuridica dei terzi sono comunque diversi a seconda che la
vocazione sia legale o testamentaria. Tali effetti sono descritti rispettivamente
dagli artt. 522-523. Lart. 522 individua i soggetti ai quali si devolve leredit
ripudiata, nel caso di successione ab intestato. Per quanto riguarda
laccrescimento della quota del rinunziante, in favore di coloro i quali con
questultimo avrebbero concorso, entra in gioco lart. 571 che dispone che nel
caso in cui i genitori del de cuius, concorrenti alla successione con i fratelli del
medesimo, rinunziassero o non potessero succedere (indegnit, prescrizione,
decadenza). In simili ipotesi la norma esclude laccrescimento della loro quota ai
fratelli. Solo se non ricorrono i presupposti per dar luogo alla rappresentazione o
alla successione degli ascendenti, la quota delleredit rinunziata si accresce.
Laccrescimento automatico e non occorre un espressa accettazione della
maggiore quota.
Nellambito delle successioni legittime, deve parlarsi di un mero incremento
delle quote dei coeredi, ritendendo che lespressione accrescimento sia
impropria e voglia esprimere solo lidea, che venendo a mancare un coerede gli
altri ne profittano. La disposizione ex art. 522, prevede che se il rinunziante
solo, leredit si devolve a coloro i quali spetterebbe nel caso che egli mancasse.
Bisogna adesso individuare quali sono questi ultimi soggetti. Se il rinunziante
solo, il successore del de cuius va ricercato sulla base di criteri generali, dettati in
tema di successione ab intestato, secondo quanto previsto nellart. 566 s.s.

Capitolo 7 ART. 523: Devoluzione nelle successioni


testamentarie.

Lart. 523 dispone che nelle successioni testamentarie, se il testatore non ha


disposto una sostituzione e se non ha luogo il diritto di rappresentazione, la
parte del rinunziante si accresce ai coeredi ovvero si devolve agli eredi legittimi.
Inoltre lart. 523 prevede che se il chiamato alleredit rinunzia, va in primo
luogo accertato se il de cuius abbia individuato chi, in luogo dellistituto,
devessere chiamato alla successione per lipotesi di mancata possibilit o
volont di accettare, ad opera di questultimo. Tale istituzione di erede, consente
al testatore di regolare la sua successione anche per il caso in cui la prima
istituzione ereditaria non abbia luogo. Lordine successorio sancisce che se non
pu operare la sostituzione, soccorre listituto della rappresentazione a favore
dei discendenti del rinunziante. Naturalmente ci presuppone che sussistono i
requisiti previsti allart. 467 e cio il rinunziate sia figlio legittimo, legittimato,
naturale o adottivo del de cuius, ed abbia a sua volta discendenti legittimi.
Nellipotesi in cui ricorrono tali presupposti, bisogna distinguere se vi sia o meno
tra i chiamati un avocazione solidale, e cio una chiamata in cui ciascuno sia
potenzialmente vocato al tutto. Se c, ai sensi dellart. 674, la parte del
rinunziante si accresce ai coeredi, altrimenti no.
Capitolo 8 ART. 524: Impugnazione della rinunzia da parte dei
creditori.

Lart. 524 consente ai creditori personali del rinunziante di farsi autorizzare


dallautorit giudiziaria ad accettare leredit in nome e luogo di chi ha posto in
essere latto rinunziativo. Tale azioni consente ai creditori di soddisfarsi fino alla
concorrenza dei loro crediti, sui beni delleredit rinunziata dal loro debitore.
La norma quindi impedisce che la rinunzia alleredit si risolva in un danno per i
creditori del rinunziante. quindi da correggere la terminologia impugnazione,
poich i creditori non mirano a far venir meno la validit dellatto rinunziativo
che non cade quindi per effetto di tale azione. Ai fini dellesercizio dellazione
occorre:

a) Il compimento di un atto rinunziativo;


b) Che la rinunzia alleredit arrechi danno ai creditori.

Naturalmente spetta ai creditori fornire la prova del pregiudizio subito, per


effetto del negozio rinunziativo; il pregiudizio deve sussistere al tempo della
rinunzia.
I legittimati attivi sono i creditori, quello passivo il debitore rinunziante. Nel
caso in cui questultimo sia deceduto, possono essere convenuti in giudizio i suoi
eredi, subentrati nella titolarit dei rapporti attivi e passivi.

Effetti dellazione: Sebbene lazione in questione sia descritta dallart. 522 c.c.
come se fosse finalizzata ad ottenere unautorizzazione giudiziale ad accettare
leredit, i creditori non possono in realt porre in essere una vera e propria
accettazione. Infatti. Lautorizzazione ex art. 524 concessa ai creditori al solo
scopo di soddisfarsi sui beni ereditari fino alla concorrenza dei loro crediti. In
definitiva, i creditori sono solo autorizzati a provvedere esecutivamente sui beni
delleredit ripudiata, tramite e normali azioni esecutive. Il diritto del creditore
allimpugnazione dellatto rinunziativo, si prescrive nel termine di 5 anni dalla
dichiarazione di rinunzia.

Natura dellazione: preferibile considerare limpugnativa della rinunzia


delleredit quale rimedio giudiziale sui generis. Infatti, una parte della dottrina
parla di azione surrogatoria, cio che attraverso lesercizio di tale azione, il
legislatore ha voluto consentire ai creditori del rinunziante di esercitare il diritto
del debitore avente ad oggetto laccettazione della delazione ereditaria. Altra
parte della dottrina parla di azione revocatoria, oltre che di azione autonoma. In
definitiva, si pu affermare che lazione ha una funzione meramente strumentale
al soddisfacimento del credito, essendo esso diretto solo a rendere inopponibile
al creditore agente, la rinunzia compiuta dal suo debitore. Il rimedio giudiziale ex
art. 524, estende la garanzia generica dei creditori oltre i confini varcati dallart.
2740 che afferma: il debitore risponde delladempimento delle obbligazioni con
tutti i suoi beni presenti e futuri.
N.B. Sic conviene che lautorizzazione prevista dallart. 524 costituisca loggetto
di un procedimento giudiziale che ha natura di sentenza e che il giudice emana a
seguito di un normale giudizio contenzioso.
Capitolo 9 ART. 525: Revoca della rinunzia.
La rinunzia alleredit pu essere revocata. Lart. 525 riconosce al rinunziante lo
ius poenitendi. La revoca, infatti, pone nel nulla latto precedente: si disvuole ci
che prima si era voluto. La revoca, cos come la rinunzia, un atto unilaterale
che viene posto in essere dallautore dellatto revocando, senza che sia
necessaria la partecipazione di altri soggetti possibili interessati (creditori, eredi
ecc.). Si tratta di un atto negoziale e non recettizio. Per poter esserci la revoca,
devono sussistere delle condizioni previste dallart. 525, ovvero: che non abbia
avuto luogo la prescrizione del diritto di accettare leredit e che leredit non sia
gi stata acquistata da parte di altro chiamato. Sono stati posti dei dubbi
interpretativi tra lart. 525 e lart. 5121 che considera il rinunziante come se non
fosse stato chiamato alleredit. Al riguardo c da dire che: la delazione non
viene meno per effetto della (sola) rinunzia alleredit. La delazione cadr quindi
solo quando, con la rinunzia concorreranno altre circostanze e cio:
laccettazione delleredit da parte degli altri chiamati o lintervenuta
prescrizione del diritto di accettare. Solo da questo momento, la rinunzia non
potr pi essere revocata.

Ragioni pratiche sottese alla revoca: Sono molte le motivazioni che possono
portare il rinunziate a pentirsi della scelta di rifiutare la delazione. I motivi pi
comuni sono:

a) Una diversa ed erronea valutazione della consistenza del patrimonio;


b) Rendersi conto del fatto che la rinunzia comunque un atto che offende la
memoria del defunto;
c) Non si vogliono favorire i successivi chiamati.

La tutela dei diritti dei terzi: Lart. 5252 consente la revoca della rinunzia
senza pregiudizio delle ragioni acquistate da terzi, sopra i beni delleredit.
Lart. 525 tutela oltre al rinunziante pentito, anche i terzi che a seguito della
rinunzia, hanno acquistato diritti sui beni ereditari. Gli acquisti che vengono
salvaguardati sono quelli avvenuti nel periodo che intercorre tra la rinunzia
alleredit e la sua revoca.

Forma della sua revoca: Lart. 525 non dice nulla in merito ai requisiti formali
della revoca. I requisiti formali e sostanziali dellatto di revoca sono quelli dettati
per laccettazione delleredit e poich questultimo pu essere espressa o tacita,
la rinunzia pu essere posta nel nulla anche da un comportamento che integri la
pro herede gestio. da ammettersi quindi la revoca tacita della rinunzia formale.

Capitolo 10 ART. 526: Impugnazione per violenza o dolo.


Analogamente allaccettazione delleredit anche la rinunzia pu essere
impugnata per violenza o dolo, ma non per errore. Per quanto attiene alla
violenza e al dolo si ritiene applicabile, ex art 1324 c.c., la disciplina prevista in
materia contrattuale con la precisazione per che si tratta di vizi della volont
che possano qui provenire solo da un terzo, dato che manca nella rinunzia
alleredit la figura dellaltro contraente. Deve trattarsi di violenza morale;
affinch ricorra il dolo, occorre che i raggiri siano tali da far cadere il rinunziante
in un errore determinante il consenso. Un errore cio senza il quale, il chiamato
non avrebbe rinunziato. Inoltre si poi osservato che non si ravvisa
lopportunit di dare rilievo allerrore non causato dal dolo. Lirrilevanza
dellerrore concerne il solo errore, vizio o motivo e non lerrore ostativo, che
quindi pu determinare lannullamento della rinunzia al pari del dolo e violenza.
Ci perch tale errore non incide sulla volont, ma colpisce la sola dichiarazione:
comportando discordanza tra la stessa volont e la sua manifestazione.
Legittimato attivo allesercizio dellazione dimpugnazione della rinunzia lo
stesso rinunziante ovvero qualora questi sia deceduto, i suoi eredi. La
legittimazione attiva, pu invero riconoscersi anche ai creditori del rinunziante
che possono far valere i vizi della rinunzia alleredit, posta in essere dal loro
debitore.
Legittimati passivi sono coloro che hanno tratto o potrebbero trarre vantaggio
dalla rinunzia. Lazione dimpugnazione soggetta a un termine di prescrizione
quinquennale, termine che decorre dal giorno in cui cessata la violenza o
stato scoperto il dolo.

Capitolo 11 ART. 527: Sottrazione dei beni ereditari.

Leredit non considerata soltanto come un complesso di beni e di elementi di


natura patrimoniale, anche di elementi di natura non patrimoniale, familiare e
sacrale. La connotazione personale della qualit di erede emerge anche
dallistituto dellazione di petizione ereditaria, rimedio giudiziale, diretto alla
tutela di tale posizione. Colui che la esercita, chiede il riconoscimento della sua
qualit ereditaria; la tutela dei diritti connessi a tale qualit, e quindi la
restituzione dei beni ereditari, da altri eventualmente posseduti o detenuti.
Parte generale La successione a causa di morte
Galasso

1. Concetto
La successione il fenomeno per cui un soggetto subentra ad un altro nella
titolarit di uno o pi rapporti giuridici. Pu avere luogo tra vivi o a causa di
morte e configura unipotesi di sostituzione soggettiva.
Si ha successione a causa di morte quando la sostituzione si verifica per effetto
della morte della persona. La ratio di garantire la continuit delle situazioni
giuridiche trasmissibili.
Listituto della successione riconosciuto a livello costituzionale. Lart. 42,
quarto comma, demanda al legislatore il compito di individuare la disciplina ed i
imiti della successione e di stabilire i diritti dello Stato sulle eredit.
Lordinamento, pur imponendo limiti alla libert di autodeterminazione del
soggetto, riconosce uno spazio allautonomia privata attraverso il negozio
testamentario, mediante il quale possibile disporre delle proprie sostanze per i
tempo successivo alla propria morte. Un primo limite rappresentato
dallesigenza di tutelare i familiari pi vicini al de cuius, ai quali la legge riserva
una quota deredit o altri diritti nella successione: le disposizioni testamentarie
non possono pregiudicare i diritti loro spettanti.
Soltanto quando manca, in tutto o in parte, una manifestazione di volont, la
trasmissione del patrimonio avviene secondo criteri stabiliti dalla legge.
La successione legittima ha quindi carattere sussidiario rispetto alla successione
testamentaria.

1.2. Apertura della successione e delazione delleredit


Alla morte di una persona si pone il problema della sorte del suo patrimonio,
inteso come insieme di rapporti giuridici, che prende il nome di asse ereditario.
Con le espressioni delazione o devoluzione sintende esprimere la destinazione
del patrimonio alla successione e la possibilit riconosciuta a un soggetto di
acquistare leredit mediante una sua manifestazione di volont c.d. accettazione.
La delazione, infatti, consiste nellofferta a uno o pi soggetti (chiamati
alleredit) del complesso delle situazioni giuridiche appartenenti alla persona
della cui successione si tratta.
Si parla anche di vocazione ereditaria, per indicare chi chiamato a succedere e il
titolo su cui si fonda questo diritto.
La successione si apre al momento della morte, nel luogo dellultimo domicilio
del defunto. Il luogo di apertura della successione consente di determinare
lautorit giudiziaria competente per il compimento o la ricezione di atti inerenti
alleredit.

1.3. Divieto di patti successori


La delazione delleredit pu avvenire soltanto per legge o per testamento, non
per contratto. Non sono ammessi patti successori, come risulta dallart. 458 c.c.
che commina la nullit di qualsiasi convenzione con cui taluno dispone a favore
di altri (che accetta) della propria successione, ed anche del contratto con il
quale una parte dispone dei diritti che le possono spettare su una successione
non ancora aperta ovvero vi rinunci.
Mentre il divieto dei patti successori dispositivi e rinunciativi va ricercato nella
finalit dimpedire che si possa disporre o rinunziare a diritti non ancora
acquistati, la ragione del divieto dei patti successori istitutivi si rinviene
nellesigenza di tutelare la libert del soggetto di disporre dei propri beni,
mediante testamento fino allultimo momento di vita.
Nella sua attuale formulazione, lart. 458 c.c. esclude dal divieto il patto di
famiglia, con cui limprenditore o lazionista procede, prima della propria morte,
alla divisione tra gli eredi del patrimonio ereditario costituito dallazienda o da
partecipazioni societarie, in modo da evitarne la frammentazione in sede di
successione mortis causa.

1.4. Capacit di succedere


Per capacit di succedere sintende lidoneit di un soggetto a subentrare nella
titolarit dei rapporti giuridici facenti capo al de cuius. un profilo della capacit
giuridica.
Sono capaci di succedere tutti coloro che sono nati al tempo dellapertura della
successione. La capacit di succedere riconosciuta anche ai nascituri concepiti,
e nella successione testamentaria anche ai nascituri non ancora concepiti purch
figli di una determinata persona vivente al tempo della morte del testatore. Si
presume concepito al tempo dellapertura della successione, colui che nato
entro 300 gg. dalla morte del soggetto della cui successione si tratta. Quando un
nascituro ad essere chiamato a succedere, lacquisto dei diritti successori
subordinato allevento nascita.

1.5. Indegnit
Lindegnit una causa di esclusione della successione dei soggetti colpevoli di
aver commesso determinati atti pregiudizievoli nei confronti del de cuius o di
altre persone a lui legate da vincoli di parentela o di coniugio.
Le cause dindegnit sono tassativamente indicate dallart. 463 c.c. modificato
dalla l. 137/2005 con la quale stato inserito anche un nuovo presupposto. Il
numero 3 bis esclude ora come indegno dalla successione chi essendo decaduto
dalla potest genitoriale nei confronti della persona della cui successione si
tratta non stato reintegrato nella potest alla data di apertura della successione
medesima.
In generale le cause riguardano ipotesi di attentato allintegrit fisica o morale
del de cuius, del suo coniuge o dei suoi ascendenti o discendenti e ipotesi di
attentato alla libert di testare. Lindegnit non d luogo a incapacit di
succedere: lindegno ammesso a succedere al de cuius ma tenuto a restituire
quanto ha conseguito per effetto della successione dopo che lindegnit sia stata
accertata con sentenza giudiziale. Inoltre, non ha i diritti di usufrutto e di
amministrazione sui beni della successione devoluti ai figli.
Lo stato dindegnit pu cessare a seguito di riabilitazione ad opera del de cuius.
La riabilitazione avviene per effetto di una dichiarazione di volont contenuta in
un atto pubblico o in un testamento; lindegno che non sia stato espressamente
riabilitato, se contemplato nel testamento dal de cuius che conosceva la causa
dindegnit, ammesso dallart. 466 cc. A succedere nei limiti della disposizione
testamentaria.
2. Successione a titolo universale e a titolo particolare

2.1. Concetto
La successione a causa di morte pu avvenire a titolo universale ovvero a titolo
particolare. La prima si ha quando il successore subentra in tutti o in una quota
dei rapporti giuridici trasmissibili, attivi e passivi, facenti capo al de cuius.
La successione a titolo universale attribuisce la qualit di erede.
La seconda ricorre quando il successore subentra soltanto in uno o pi rapporti
giuridici determinati.
La successione a titolo particolare attribuisce la qualit di legatario.
di regola a titolo universale la successione che avviene per legge.
La distinzione tra successione a titolo universale e particolare ha maggiore
rilevanza quando la devoluzione del patrimonio avviene in virt di un negozio
testamentario, giacch rientra nellautonomia del testatore la facolt di attribuire
i suoi beni a titolo di eredit ovvero di legato.
Ai sensi dellart. 588, primo comma c.c. le disposizioni testamentarie sono a titolo
universale ed attribuiscono la qualit di erede se comprendono luniversalit o
una quota dei beni del testatore. Le altre sono a titolo particolare e attribuiscono
la qualit di legatario. La disposizione a titolo universale se risulta che il
testatore abbia inteso assegnare quei beni come quota del patrimonio.

2.2. Rilevanza della distinzione


La distinzione tra istituzione di erede e legato rileva sotto molteplici aspetti.
Suole dirsi che lerede continua la personalit del de cuius. In realt si tratta di
una sostituzione soggettiva generale. Egli succede nel processo in cui questi era
parte, subentra non solo nei rapporti attivi ma anche in quelli passivi.
Il legatario succede nella situazione giuridica oggetto del legato; pu unire al
proprio possesso quello del suo autore per goderne gli effetti; non tenuto a
pagare i debiti ereditari e tendenzialmente risponde solo delle passivit inerenti
alla situazione giuridica in cui subentra nei limiti del valore della cosa legata.

3. Accettazione delleredit

3.1. Concetto e disciplina generale


Lacquisto delleredit non avviene automaticamente, bens per effetto di un atto
di autonomia del chiamato cui rimessa la valutazione circa lopportunit o la
convenienza di assumere la qualit di erede. La manifestazione unilaterale di
volont, diretta allacquisto delleredit prende il nome di accettazione. Al fine di
evitare una soluzione di continuit nella titolarit dei rapporti giuridici facenti
capo al de cuius, gli effetti dellaccettazione retroagiscono al momento
dellapertura della successione.
La qualit di erede, una volta acquistata, non pu perdersi.
Il diritto di accettare leredit si prescrive nel termine di 10 anni dal giorno
dellapertura della successione secondo lart. 480 c.c. a meno che il chiamato si
trovi nel possesso dei beni ereditari, nel qual caso il termine notevolmente
ridotto. Prima della scadenza, chiunque abbia interesse pu domandare
allautorit giudiziaria di imporre al chiamato un termine per la dichiarazione di
accettazione o di rinunzia; trascorso inutilmente tale termine il chiamato perde il
diritto di accettare.
Se listituzione di erede sottoposta a condizione sospensiva, il termine per
laccettazione decorre dal suo verificarsi.
Se il chiamato alleredit muore prima di averla accettata, il diritto di
accettazione si tramette ai suoi eredi.
Laccettazione pu farsi in forma espressa o tacita.
La prima consegue a unesplicita manifestazione di volont del chiamato il quale,
in un atto pubblico o in una scrittura privata, dichiara di accettare leredit o
assume il titolo di erede. nulla la dichiarazione sottoposta a termine o
condizione ed del pari nulla la dichiarazione di accettazione parziale
delleredit.
Laccettazione tacita consegue a una manifestazione di volont desumibile da un
comportamento concludente. Pu ravvisarsi unaccettazione tacita nelloperato
del chiamato che paga con denaro ereditario i creditori del de cuius ovvero che
esperisce lazione di petizione ereditaria quando risulta che ha inteso in questo
modo acquistare la qualit di erede.
Si parla di accettazione presunta, quando la legge ricollega con presunzione
assoluta, lespressione della volont di acquistare leredit e non occorre
indagare leffettivo volere del chiamato. La donazione, la vendita o la cessione dei
diritti successori importano automaticamente accettazione delleredit.
Laccettazione delleredit pu essere impugnata se effetto di violenza o dolo; il
termine entro il quale devessere esercitata lazione di 5 anni e decorre dal
giorno in cui la violenza cessata o il dolo stato scoperto.
Lerrore non causa dimpugnazione.

3.2. Accettazione pura e semplice e accettazione con beneficio


dinventario
Laccettazione delleredit pu essere pura e semplice o con beneficio
dinventario. Per effetto dellaccettazione prua e semplice si determina la
confusione del patrimonio del defunto con quello dellerede. Laccettazione pura
e semplice pu essere operata sia in forma espressa che in forma tacita.
Laccettazione con beneficio dinventario determina leffetto di mantenere
distinto il patrimonio del de cuius da quello dellerede, con la conseguenza che
lerede tenuto al pagamento dei debiti ereditari e dei legati entro il valore dei
beni a lui pervenuti.
Laccettazione beneficiata giova al chiamato quando leredit gravata da ingenti
debiti. Il diritto alla separazione deve essere esercitato entro 3 mesi
dallapertura della successione nel rispetto delle diverse formalit prescritte dal
legislatore.
La scelta tra accettazione pura e semplice e accettazione con beneficio
dinventario la regola rimessa allautonomia del chiamato. Ad alcune categorie
di soggetti, la legge per finalit di protezione o di controllo, impone laccettazione
con beneficio dinventario come unica forma possibile: cos per gli incapaci, per
le persone giuridiche e per gli enti non riconosciuti.
Laccettazione beneficiata deve farsi necessariamente in forma espressa con
dichiarazione ricevuta da un notaio o da un cancelliere del Tribunale del
circondario in cui si aperta la successione. La dichiarazione sottoposta a un
particolare regime di pubblicit-notizia.
Allaccettazione beneficiata segue la liquidazione dei beni ereditari in funzione
del soddisfacimento dei creditori ereditari e dei legatari.
La liquidazione pu avvenire in forma individuale o in forma concorsuale. Nella
prima ipotesi che presuppone la non opposizione degli interessati, lerede che
non intende promuovere la liquidazione concorsuale pu pagare questi soggetti
man mano che si presentano, sino allesaurimento dei beni ereditari. inoltre,
tenuto al rendiconto. In caso di opposizione, lerede non pu eseguire pagamenti
individuali ma deve provvedere alla liquidazione delleredit nellinteresse di
tutti i creditori e legatari, attivando una procedura di tipo concorsuale.

3.3 Rinunzia alleredit


La rinunzia la manifestazione unilaterale di volont con cui il chiamato dichiara
di non volere acquistare leredit. Deve farsi in forma espressa con dichiarazione
ricevuta da un notaio o da un cancelliere del Tribunale competente e devessere
inserita nel registro delle successioni. La rinunzia, come laccettazione, nulla se
fatta sotto condizione o a termine o soltanto per una parte di eredit; ha effetti
retroattivi e il rinunziante considerato come se non fosse mai stato chiamato
alleredit. A differenza dellaccettazione, la rinunzia pu essere revocata e il
chiamato pu accettare leredit fino a quando il diritto di accettazione non
prescritto ovvero leredit non sia stata acquistata da altro chiamato.
Il chiamato, decade dalla facolt di rinunzia ed considerato erede puro e
semplice quando sottrae o nasconde beni ereditari.
La rinunzia pu essere impugnata quando effetto di violenza o dolo, entro il
termine di 5 anni dalla cessazione della violenza o dalla scoperta del dolo; non
pu essere impugnata per errore.
La rinunzia alleredit pu essere pregiudizievole per i creditori del rinunziante,
e questi possono farsi autorizzare ad accertare leredit in nome e in luogo del
rinunziante, allo scopo esclusivo di soddisfarsi sui beni ereditari fino alla
concorrenza dei loro crediti.

4. Legato
Il legato determina lattribuzione di un beneficio in favore del legatario che vede
incrementato il proprio patrimonio; di regola disposto con testamento, essendo
limitati i casi di legato ex lege. Il legato a differenza delleredit si acquista
automaticamente senza bisogno di accettazione. La rinunzia pu essere espressa
o tacita; devessere fatta per atto scritto se il legato ha per oggetto beni immobili.
Ogni interessato pu chiedere allautorit giudiziaria di fissare un termine entro
il quale il legatario dichiari se intende esercitare la facolt di rinunzia (azione
interrogatoria); trascorso inutilmente questo termine, il legatario perde il diritto
di rinunziare.
Quando oggetto del legato la propriet di una cosa determinata o altro diritto
appartenente al de cuius, la propriet o il diritto si trasmette al legatario al
momento della morte del testatore; il legatario deve per domandare allonerato,
cio alla persona tenuta alla prestazione, il possesso della cosa legata, pur ove ne
sia stato espressamente dispensato dal testatore. Se oggetto del legato una cosa
generica, il legatario al momento dellapertura della successione acquista un
diritto di credito nei confronti dellonerato (legato di genere).
Il de cuius pu porre la prestazione del legato a carico degli eredi ovvero di uno o
pi legatari; in mancanza di espressa previsione, alladempimento del legato
sono tenuti tutti gli eredi.
Si parla di sublegato, quando onerato un legatario; il legatario tenuto
alladempimento del legato e di ogni altro onere a lui imposto entro i limiti del
valore della cosa ritenuta. Il legato pu essere disposto in favore di uno dei
coeredi e a carico di tutta leredit e prende il nome di prelegato. Il prelegato si
considera come legato per lintero ammontare: dallasse ereditario si preleva
prima il valore del legato e poi si divide il residuo per stabilire la quota di eredit
spettante a ciascun erede.
Il legato di cosa altrui nullo, salvo che dal testamento o da altra dichiarazione
scritta dal testatore risulti che questi sapeva che la cosa legata era di propriet
dellonerato o del terzo. Il legato valido se la cosa legata, pur appartenendo ad
altri al tempo della redazione del testamento, si trova in propriet del testatore
al momento della sua morte.

5. Delazione successiva
Nel caso in cui il chiamato non possa o non voglia accettare leredit, occorre
determinare quale sia la sorte del patrimonio ereditario e chi debba succedere al
posto del primo chiamato.
Soccorrono a questo fine, gli istituti della sostituzione, della rappresentazione e
dellaccrescimento.

5.1. Sostituzione ordinaria


In caso di successione testamentaria, il testatore pu regolare la propria
successione qualora questa non sia in grado di operare in favore del primo
istituito: nellipotesi in cui listituito non possa o non voglia accettare leredit o il
legato, il testatore pu preventivamente sostituirgli unaltra persona. I sostituiti
devono adempiere gli obblighi imposti agli istituiti, tranne che si tratti di obblighi
personali o che il testatore abbia disposto diversamente.
Dalla sostituzione ordinaria, si distingue la sostituzione fedecommissaria.
Questistituto stato profondamente modificato dalla l. 151/1975 di riforma del
diritto di famiglia e oggi assolve esclusivamente a una funzione assistenziale e di
protezione del soggetto incapace: mira a incentivare la persona che si occupa
dellincapace a offrirgli adeguata assistenza.

5.2. Rappresentazione
In caso di successione legittima o testamentaria in assenza di sostituzione,
leredit si devolve secondo il meccanismo della rappresentazione, qualora il
primo chiamato non succede. Listituto della rappresentazione consente ai
discendenti legittimi e naturali del chiamato di subentrare nel luogo e nel grado
dellascendente in tutti i casi in cui questi non pu o non vuole accettare leredit
o il legato. La rappresentazione opera in linea retta in favore dei discendenti dei
figli legittimi, legittimati, adottivi e naturali del de cuius e in linea collaterale in
favore dei discendenti dei fratelli e delle sorelle del defunto.
5.3. Azione di petizione delleredit
Lazione di petizione consente allerede di chiedere il riconoscimento della sua
qualit ereditaria contro chiunque possiede beni della massa, a titolo di erede
ovvero senza titolo, al fine di ottenerne la restituzione.
Notiamo che l'azione dell'erede si rivolge contro chi dichiari di essere lui l'erede
(l'erede apparente), e contro chi possegga, ma senza alcun titolo, ma non contro
chi vanti un titolo qualsiasi di acquisto ma diverso da quello ereditario;
pensiamo al caso in cui l'erede voglia agire contro una persona che affermi di
aver comprato i beni dal defunto; in questa ipotesi l'erede non dovr agire con
l'azione di petizione dell'eredit, (che del resto sarebbe inutile, visto che nessuno
contesta la sua qualit di erede), ma con la rivendicazione.
Una volta riconosciuta la qualifica di erede all'attore, il convenuto dovr
restituire i beni ereditari. Nelle restituzioni rilevante la buona fede del
convenuto.

6. Successione testamentaria

6.1. Il testamento
Nella successione testamentaria, la devoluzione delleredit avviene secondo la
volont espressa dal de cuius nel negozio testamentario. Il testamento latto
revocabile con cui il soggetto dispone di tutte le proprie sostanze o di parte di
esse per il tempo in cui avr cessato di vivere. Il testatore pu trasmettere il
proprio patrimonio mediante istituzione di erede o mediante legato.
Il testamento lunico atto a causa di morte previsto e disciplinato nel nostro
ordinamento; ha la funzione di regolare la successione nei rapporti giuridici del
soggetto e produce effetti dopo la sua morte.

6.2. Caratteri
Il testamento un negozio unilaterale, personalissimo, non recettizio, revocabile
e solenne. La volont del testatore devessere libera e spontanea. A questo
principio si collega il divieto del testamento congiuntivo e del testamento
reciproco. Sono nulle le disposizioni fatte a favore di alcuni soggetti, la cui
posizione tale da mettere in dubbio la spontaneit dellattribuzione e la libert
del testatore. Essi sono il tutore, il protutore e lamministratore di sostegno
rispetto al testamento dellincapace; il notaio, i testimoni e linterprete
intervenuti nel testamento pubblico.

6.3. Capacit di testare


Il legislatore tende a riconosce la capacit di testare a chiunque, fatta eccezione
per i soggetti ai quali la legge commina tale tipo dincapacit. Sono incapaci ai
sensi dellart. 591 c.c. i minori e gli interdetti giudiziali; non possono neppure gli
incapaci naturali. Il testamento posto in essere da questi soggetti annullabile;
lazione pu essere proposta da chiunque vi abbia interesse, nel termine di 5
anni dal giorno in cui le disposizioni testamentarie sono state eseguite.
6.4. Contenuto
Il contenuto tipico del testamento costituito dalle disposizioni di carattere
patrimoniale, quello atipico dalle disposizioni non patrimoniale.
Sono disposizioni testamentarie tipiche: listituzione di erede o di una
fondazione, il legato. Il testamento pu per anche contenere disposizioni a
carattere non patrimoniali come: riconoscimento di figlio, designazione di un
tutore allincapace, cremazione e pi in generale destinazione del proprio
cadavere. Le disposizioni atipiche hanno efficacia pure in mancanza di quelle di
carattere patrimoniale.

6.5. Forme di testamento


Il testamento in quanto negozio formale o solenne, necessita per la sua validit
delladozione di forma particolari, prescritte per legge.
Le forme di testamento si distinguono in ordinarie e speciali. Testamenti
ordinari sono il testamento olografo e il testamento per atto di notaio. I
testamenti speciali sono previsti e ammessi dalla legge, in presenza di particolari
circostanze.

6.6. Testamento olografo


Il testamento olografo latto scritto, datato e sottoscritto di pugno dal testatore
(art. 602 c.c.).
Il requisito dellautografia consente di riferire con certezza il testamento al suo
autore. La mancanza dellautografia comporta la nullit dellatto. La data deve
contenere lindicazione del giorno, del mese e dellanno di redazione.
La mancanza della data, comporta lannullabilit del testamento; lazione pu
essere proposta da chiunque vi abbia interesse nel termine di 5 anni dal giorno
in cui stata data esecuzione alle disposizioni testamentarie.
La sottoscrizione, anchessa autografa, devessere apposta alla fine delle
manifestazioni di ultima volont e consiste nellindicazione del nome e del
cognome del testatore. La legge ammette la sottoscrizione che, seppure non
contenga il nome e il cognome dellautore dellatto, risulti idonea a designare con
certezza la sua persona.
Il difetto di sottoscrizione determina la nullit del negozio.
Il testamento olografo, come quello segreto, pu essere depositato presso un
notaio o un pubblico archivio.
Il testamento olografo ha natura di scrittura privata.
Per poter essere eseguito, devessere pubblicato; a tal fine, avuta notizia della
morte del testatore , chi ne in possesso deve presentarlo al notaio.

6.7. Testamento per atto di notaio


Il testamento per atto di notaio pu essere pubblico o segreto. pubblico il
testamento ricevuto dal notaio alla presenza di due testimoni. Questo negozio
soggetto allosservanza di particolari e rigorose formalit previste dal c.c., dalla
legge notarile e da altre leggi speciali.
Il notaio deve ricevere, in presenza dei testimoni, la volont del testatore,
riprodurle per iscritto e darne lettura. Facendo menzione nellatto
dellosservanza di tali formalit. Il testamento deve indicare il luogo e la data del
ricevimento, lintervento del notaio, la costituzione e lidentificazione dei
testimoni e del testatore, lora della sottoscrizione. Deve poi essere firmato dal
testatore, dai testimoni e dal notaio. Qualora il testatore oltre che sordo e muto
sia anche incapace di leggere, necessaria la presenza di quattro testimoni.
Latto pubblico fa piena prova fino a querela di falso, della provenienza del
documento dal pubblico ufficiale che lha redatto, nonch delle dichiarazioni e
dei fatti che il notaio attesta essere avvenuti in sua presenza o da lui compiuti. Il
testamento segreto d luogo ad una fattispecie complessa, composta dal
documento che contiene le ultime volont (scheda testamentaria) e dallatto
pubblico di ricevimento da parte del notaio. La scheda testamentaria pu essere
elaborata dal testatore (anche con mezzi meccanici) o da un terzo. La
sottoscrizione deve essere apposta alla fine delle disposizioni, se si tratta di
scheda autografa, o in ciascun mezzo foglio, unito o separato, se si tratta di
scheda compilata in tutto o in parte da un terzo o con mezzi meccanici.
Questa forma testamentaria coniuga lesigenza della segretezza delle
disposizioni di ultima volont, con lesigenza di sicurezza del testamento. Nel
testamento segreto il testatore pu essere lunico conoscitore della volont
testamentaria e avere contemporaneamente la certezza che il proprio atto alla
sua morte dar conosciuto. Il testamento segreto pu essere ritirato in ogni
tempo dal testatore. In questo modo si attua una revoca tacita; tuttavia e latto
presenta i requisiti del testamento olografo vale come tale.

6.8. Testamenti speciali


Oltre alle forme ordinarie di testamento, sono previste forme speciali delle quali
il testore pu avvalersi in determinate circostanze. I testamenti speciali hanno la
natura di atti pubblici, in quanto sono ricevuti da pubblici ufficiali. Il codice civile
disciplina il testamento redatto in occasione di malattie contagiose, calamit
pubbliche o infortuni, il testamento compilato a bordo di nave, il testamento dei
militari o assimilati. Questi testamenti si caratterizzano pe runa limitata efficacia
temporale: perdono effetto, infatti, decorsi tre mesi dalla data in cui venuta
meno la causa che ha impedito al testatore di avvalersi delle forme ordinarie. La
nullit del testamento speciale si ha quando manca la redazione scritta della
dichiarazione, oppure la sottoscrizione del testatore o del soggetto autorizzato a
ricevere il testamento.
Per tutti gli altri difetti di forma, il testamento annullabile su istanza di
chiunque vi abbia interesse entro il termine di 5 anni dalla data della sua
esecuzione.

7. Revoca
Il testatore pu fino allultimo momento della sua vita modificare o revocare le
disposizioni fatte. Non produce effetti la clausola o la condizione con cui il
soggetto rinunci a tale facolt. La revoca pu essere espressa o tacita.
espressa quanto il testatore dichiara in un successivo testamento o in un atto
pubblico di revocare, in tutto o in parte, le disposizioni compiute in precedenza.
La revoca espressa un atto personale, unilaterale, non recettizio e formale.
tacita quando un successivo testamento contiene disposizioni incompatibili
con quelle espresse in uno o pi precedenti testamenti. Unaltra ipotesi di revoca
tacita data dal ritiro del testamento segreto precedentemente depositato
presso un notaio quando la scheda testamentaria non presenta i requisiti del
testamento olografo, giacch in questultimo caso il testamento segreto varrebbe
come testamento olografo.
Si pu avere la revoca della revocazione (totale o parziale) mediante
dichiarazione espressa del testatore, contenuta in un testamento successivo o un
atto pubblico. In questo caso rivivono le diposizioni revocate.

8. Linterpretazione del testamento


Lattivit dinterpretazione delle dichiarazione racchiuse nel testamento deve
essere diretta allaccertamento della volont intima e genuina del testatore.
Tale volont va individuata in base a una valutazione globale delle disposizioni
testamentarie, tenendo conto dei comportamenti assunti in vita dal de cuius, del
suo grado di cultura, delle sue abitudini e della sua situazione familiare e
affettiva in genere. A tal fine consentito ogni mezzo di prova.

9. Invalidit del testamento

9.1. Concetto
Il testamento pu dare luogo a cause dinvalidit riconducibili ora alla nullit ora
allannullabilit. Lannullabilit assolta nel senso che pu essere fatta valere da
chiunque vi abbia interesse; lesecuzione volontaria e consapevole delle
disposizioni testamentarie invalide (nulle o annullabili) non consente la loro
impugnazione.

9.2. Nullit
La nullit del testamento pu essere determinata da vizi formali o sostanziali.
Le norme di riferimento in materia di nullit formali sono lart. 606 c.c.,
relativamente ai testamenti ordinari e lart. 619 c.c. rispetto a quelli speciali.
Le nullit sostanziali sono previste dal legislatore in varie norme: si pensi al
divieto dei patti successori o dei testamenti congiuntivi e reciproci. La nullit
generalmente colpisce la singola clausola, mantenendo in vita il negozio.
Accanto alle ipotesi di nullit testualmente previste, si ha nullit quando manca
uno dei requisiti essenziali o nei casi in cui loggetto della disposizione illecito,
indeterminato e impossibile.

9.3. Annullabilit
Anche lannullabilit del testamento pu derivare da vizi di forma o di sostanza. I
difetti di forma producono lannullabilit, quando non sono tali da fare divenire
incerta la provenienza dellatto. I difetti sostanziali che determinano linvalidit
sono lincapacit di disporre e i vizi della volont.
Sono incapaci di disporre i minori det, gli interdetti giudiziali e i soggetti affetti
da incapacit di intendere di volere al momento della redazione del testamento.
I vizi del consenso sono i medesimi di quelli individuati in materia contrattuale:
violenza, errore e dolo.
In ambito testamentario si suole distinguere tra dolo e captazione. Il primo
ricorre ove un soggetto mediante una serie di artifizi o raggiri riesce a coartare la
volont del de cuius; la seconda fattispecie invece una forma attenuata di dolo e
si determina ove senza raggiri si condiziona il volere del testatore.
rilevante poi lerrore sul motivo (di fatto o di diritto) qualora risulti dal
testamento e sia il solo che ha determinato il soggetto a disporre.
Lazione diretta a ottenere lannullamento deve essere proposta nel termine di 5
anni, decorrente dal giorno in cui stata data esecuzione alle disposizioni
testamentarie ovvero dal giorno in cui si avuta notizia dellerrore , della
violenza o del dolo.

9.4. Conferma ed esecuzione di disposizioni testamentarie nulle


Lart. 590 c.c. stabilisce che la nullit della disposizione testamentaria, da
qualunque causa dipenda, non pu essere fatta valere da chi, conoscendo la
causa dinvalidit, ha confermato, dopo la morte del testatore, la disposizione o
dato a essa volontaria esecuzione.
La conferma pu essere espressa o tacita. In assenza di una specifica previsione, i
requisiti della conferma espressa si ricavano mediante lapplicazione analogica
dellart. 1444 c.c., dettato in tema di convalida.

10. Il patto di famiglia


Con la L. 14 febbraio 2006, n.55 stato introdotto il Capo V bis intitolato Del
patto di famiglia, costituito dagli artt. 768 bis-768 octies. In questo modo il
legislatore ha inteso rispondere allesigenza manifestatasi nella prassi delle
relazioni di impresa di consentire al titolare di unattivit economica esercitata
in forma individuale o collettiva, di mantenere lunit del complesso aziendale in
vista della prosecuzione dellattivit imprenditoriale, individuando in via
preventiva i propri successori e trasferendo loro nel corso della propria vita, il
complesso aziendale.
Lobiettivo assicurare un assetto stabile al patrimonio produttivo,
preservandolo dallinevitabile disgregazione conseguente a possibili liti tra eredi.
Lart. 768 bis c.c. definisce patto di famiglia il contratto con cui,
compatibilmente con le disposizione in materia di impresa familiare e nel
rispetto delle differenti tipologie societarie, limprenditore trasferisce, in tutto o i
parte, lazienda e il titolare di partecipazioni societarie trasferisce, in tutto o in
parte le proprie quote ad uno o pi discendenti. Si tratta di una deroga al divieto
dei patti successori e alla tutela dei riservatari, giustificata dalla scelta di favorire
la pianificazione dei passaggi generazionali rispetto alle aziende, in vista della
continuit dellattivit economica e della produttivit dellimpresa. Per rendere
stabile il trasferimento, allaccordo devono partecipare il coniuge e tutti coloro
che sarebbero legittimari nel momento in cui viene concluso il patto.
Destinatari dellattribuzione possono essere i discendenti dellimprenditore, non
il coniuge n altri componenti della famiglia o gli estranei. Ai fini della validit
del patto richiesta la forma dellatto pubblico. Le parti possono sciogliere o
modificare lintesa, ponendo in essere un diverso contratto con le medesime
caratteristiche e i medesimi presupposti del primo ovvero esercitando il diritto
di recesso, ove previsto al momento dellaccordo. Il recesso deve essere
effettuato mediante dichiarazione agli altri contraenti certificata da un notaio.

11. Successione legittima


Quando manca in tutto o in parte il negozio testamentario, si apre la successione
legittima: leredit si devolve al coniuge, ai discendenti legittimi, naturali,
legittimati e adottivi, agli ascendenti legittimi, ai collaterali, agli altri parenti
entro il sesto grado e in ultimo, allo Stato. Questi soggetti, detti eredi legittimi,
concorrono tra loro secondo lordine stabilito dalla legge.
Nella successione legittima il coniuge e i parenti pi prossimi escludono quelli
pi lontani; quando mancano altri successibili, leredit devoluta allo Stato.
Lindividuazione delle categorie successibili stata innovata con la L. 151/1975
di riforma del diritto di famiglia che ha sancito lequiparazione dei figli nati fuori
dal matrimonio a quelli nati nel matrimonio e ha modificato la posizione
successoria del coniuge.
Al coniuge separato la legge attribuisce gli stessi diritti successori del coniuge
non separato, tranne quando gli sia stata addebitata la separazione; in questo
caso gli spetta soltanto un assegno vitalizio se al momento dellapertura della
successione, godeva degli alimenti a carico del coniuge deceduto. AL coniuge
divorziato in stato di bisogno pu essere attribuito un assegno periodico che
grava sulleredit.

12. Successione necessaria

12.1. Concetto
Lautonomia privata del de cuius trova un limite nelle norme poste a tutela dei
suoi congiunti pi stretti: la facolt di donare in vita beni e di disporne mediante
testamento non pu estendersi fino al punto di pregiudicare i diritti riconosciuti
dalla legge a determinate categorie di soggetti denominati legittimari.
La successione necessaria non rappresenta una terza forma di successione ma si
pone come correttivo della successione legittima e di quella testamentaria.
Rinviene il proprio fondamento nellesigenza di garantire i legami familiari pi
intimi; lobiettivo assicurare una base economica comune e stabile a ogni
membro della famiglia in funzione della realizzazione piena dei suoi bisogni e
delle sue aspettative.
Le persone alle quali la legge riserva una quota deredit o altri diritti nella
successione sono il coniuge, i figli e in mancanza di questi, gli ascendenti. La
quota di eredit destinata a questi soggetti prende il nome di quota di legittima o
di riserva.
La legge sancisce il principio dellintangibilit della quota di riserva: una parte
del patrimonio ereditario indisponibile, non potendo essere pregiudicata da
donazioni o da disposizioni testamentarie non potendo essere soggetta a pesi o
condizioni per volont del testatore. Solo con riferimento alla quota di
patrimonio residuale, il de cuius libero di disporre come crede.
Nellipotesi in cui il de cuius non rispetti il limite imposto dalla legge, rimessa
allerede pregiudicato la decisione in merito alle sorti dellattribuzione lesiva,
potendo egli scegliere se agire a protezione del proprio diritto esercitando la
relativa azione (di riduzione) ovvero dare attuazione alla volont del congiunto
defunto.

12.2. Riunione fittizia


Al fine di verificare se il de cuius, attraverso donazioni o disposizione
testamentarie, abbia pregiudicato la quota riservata ai legittimari, occorre
individuare lammontare del suo patrimonio al momento dellapertura della
successione e calcolare la quota di cui poteva liberamente disporre. Questa
operazione prende il nome di riunione fittizia. un operazione contabile
attraverso cui si ricompone idealmente lintero asse ereditario: al valore dei beni
appartenenti al defunto al tempo dellapertura della successione, diminuito
dellimporto dei debiti ereditari (relictum), si somma il valore dei beni donati
(donatum), attualizzato alla morte del de cuius.
Sullasse cos formato si calcola la quota di cui il defunto poteva disporre e si
evidenza leventuale lesione della riserva.
Lazione di riduzione soggetta al termine ordinario di prescrizione decorrente
dal giorno di apertura della successione.

12.3. Collazione
Il coniuge, i figli e i loro discendenti che concorrono alla successione sono
obbligati a conferire ai coeredi tutto ci che hanno ricevuto dal defunto
direttamente o indirettamente per donazione. Listituto della collazione
fondato sulla presunta volont del de cuius: si ritiene che questi, attraverso
donazioni in favore dei congiunti pi prossimi, abbia voluto anticipare quanto
loro spettante in sede di successione e non abbia voluto alterare la proporzione
delle quote stabilite nel testamento o in caso di successione legittima fissate per
legge. Il de cuius pu impedire loperare della collazione dispensando i donatari
dallobbligo di conferimento; la dispenda da collazione produce effetto nei limiti
della quota disponibile.
La collazione di beni mobili si fa per imputazione, cio conferendo ala propria
quota ereditaria, il valore del bene al tempo dellapertura della successione; la
collazione del denaro si fa prendendo una minore quantit di quello che si trova
nelleredit, secondo il valore legale della specie donata.
La collazione dei beni immobili pu farsi, a scelta dellerede, per imputazione del
valore alla propria quota ovvero rendendo il bene in natura alla massa
ereditaria. Nel caso in cui il bene sia stato alienato o ipotecato, la collazione pu
operare solo per imputazione. Non soggetta a collazione la cosa perita per
causa non imputabile al donatario.

12.4. Comunione ereditaria e divisione


Quando pi eredi succedono al de cuius, sui beni costituenti il patrimonio
ereditario si realizza la comunione. La comunione ereditaria regolata dalle
norme in tema di comunione ordinaria, costituendo anchessa una forma di
contitolarit di diritti. Al fine di evitare che estranei entrino a far parte della
comunione ereditaria, attribuito a ciascuno dei coeredi un diritto di prelazione
con efficacia reale in caso di alienazione ad opera di altro partecipante alla
comunione. Il coerede che intende alienare a un estraneo la sua quota deve
notificare la proposta agli atri coeredi indicando il prezzo di vendita;
lalienazione effettuata in violazione del diritto di prelazione attribuisce agli altri
coeredi il diritto di riscattare la quota dellacquirente e da ogni successivo avente
causa finch dura lo stato di comunione ereditaria.
Allo stato di comunione si pone fine per mezzo della divisione.
Per effetto della divisione ciascuno dei coeredi acquista la titolarit esclusiva di
una porzione determinata di beni comuni corrispondente al valore della quota
ideali a lui spettante in comunione. La divisione ha effetti retroattivi: ogni
coerede considerato solo e immediato successore in tutto il patrimonio
componente la suq quota, come se non avesse mai avuto la propriet degli altri
beni ereditari.
Se vi sono beni immobili indivisibili, non facilmente divisibili, lassegnazione
viene fatta per lintero generalmente al coerede cui spetta la quota maggiore o
anche nelle porzioni di pi coeredi che ne chiedano congiuntamente
lattribuzione; lassegnatario deve corrispondere leventuale conguaglio in
denaro agli altri eredi.
La divisione pu essere annullata per violenza o dolo, non per errore, e pu
essere rescissa per lesione quado taluno degli eredi, prova di essere stato leso
oltre il quarto. Lazione di rescissione si prescrive in due anni dalla divisione.
Il testatore pu dettare disposizioni vincolanti per la formazione delle porzioni e
pu dividere direttamente i sui beni tra gli eredi. Le regole poste dal de cuius
hanno efficacia obbligatoria; con riguardo ad esse si parla di assegni divisionali.
In mancanza di divisione da parte del testatore, questa pu essere fatta
convenzionalmente dai coeredi; in caso di disaccordo, operata dal giudice con
sentenza. Alla divisione devono partecipare tutti gli eredi.

13. Gli atti di liberalit

13.1. Concetto e fondamento normativo


Negli atti di liberalit un soggetto trasferisce un diritto o assume un obbligo nei
confronti di un altro, spinto dalla volont di beneficarlo.
Ci che caratterizza questa categoria di negozi lo spirito di liberalit: linteresse
che lautore dellatto persegue non ha natura egoistica, il soggetto agisce per
motivi di simpatia, affetto, amicizia, solidariet.
I negozi liberali sono spontanei e privi di corrispettivo; sono posti in essere in
assenza di qualsiasi obbligo di natura giuridica. Il loro compimento determina un
depauperamento nel patrimonio dellautore dellatto e un arricchimento in
quello del destinatario.
Il fondamento generale di questa categoria negoziale si rinviene nellart. 2 Cost.
che richiede ladempimento di doveri inderogabili di solidariet.

13.2. Liberalit e gratuit


Gli atti di liberalit sono atti privi di corrispettivo cos come gli atti a titolo
gratuito. La differenza fra negozi gratuiti e liberali consiste nel fatto che nei
primi, lautore pur non ricevendo alcun corrispettivo, persegue un proprio
interesse; nei secondi linteresse perseguito non egoistico e non ha contenuto
patrimoniale.
La qualificazione di un atto come gratuito o di liberalit non priva di effetti
giuridici; solo gli atti di liberalit, ad esempio, sono soggetti a collazione.
13.3. La donazione

13.4 Definizione
La donazione il contratto con il quale, per spirito di liberalit, una parte
arricchisce laltra disponendo a favore di questa di un suo diritto (donazione a
effetti reali) ovvero assumendo verso la stessa unobbligazione (donazione a
effetti obbligatori). La donazione a effetti reali pu avere per oggetto un diritto
reale su cosa materiale o immateriale, oppure un diritto di credito.
La donazione un contratto solenne: per la sua validit necessario latto
pubblico e la presenza di due testimoni. Non richiesta la forma scritta quando
ha per oggetto beni mobili di modico valore, tenuto conto delle condizioni
economiche di entrambe le parti. In questultima ipotesi la donazione si
perfeziona con la consegna del bene, perci si definisce contratto reale. La
donazione di modico valore detta anche donazione manuale.
Per la conclusione del contratto necessaria da parte del donatario che pu
essere contestuale ovvero successiva; in questultimo caso deve essere fatta
mediante atto pubblico e di perfezionamento del contratto avviene dal momento
in cui laccettazione notificata al donante. Prima che la donazione sia perfetta,
tanto il donante quando il donatario possono revocare le loro dichiarazioni.
In funzione della definizione contenuta nel codice civile, la donazione
tradizionalmente rappresentata come il prototipo degli atti di liberalit.

13.5. I soggetti
Lart. 774 c.c. riconosce la capacit di donare soltanto ai soggetti che hanno la
piena capacit di disporre dei propri beni. Non possono fare donazione gli
incapaci legali e naturali, fatta eccezione per il minore e linabilitato qualora
lattribuzione della liberalit sia effettuata nel contratto di matrimonio.
Trattandosi di un atto personale, non ammesso il mandato a donare con cui si
attribuisce ad altri la facolt di designare la persona del donatario o di
determinare loggetto della donazione, ma la donazione valida quando la scelta
del destinatario o della cosa oggetto del contratto demandata al terzo
allinterno di pi persone designate dal donante o appartenenti ad una precisa
categoria. Nei pochi casi in cui ammessa, in attuazione del disposto dellart.
1392 c.c. la procura a donare deve rivestire la forma dellatto pubblico alla
presenza di due testimoni. Si ritiene inoltre che i soggetti diversi dalla persone
fisiche possano donare. Destinatari della donazione possono essere le persone
fisiche, i nascituri concepiti e non ancora concepiti e in generale le persone
giuridiche (qualche dubbio vi in merito alla capacit di donare delle societ,
perch manca nella donazione lo scopo di lucro che rappresenta la caratteristica
essenziale della stessa).

13.6. Donazioni indirette


Lo spirito di liberalit, che costituisce la causa del contratto di donazione, pu
essere attuato mediante le c.d. liberalit atipiche o indirette.
Si ha donazione indiretta quando larricchimento di un soggetto per spirito di
liberalit non si realizza per effetto di un contratto di donazione ma si consegue
attraverso il compimento di un negozio diverso. donazione indiretta lacquisto
di un immobile in nome del figlio da parte dei genitori: in questo caso la
compravendita non determinata soltanto lo scambio del diritto di propriet
verso un corrispettivo, ma produce anche un arricchimento del figlio,
intestatario dellimmobile. Sono donazioni indirette la remissione del debito e
ladempimento dellobbligo altrui se poste in essere per spirito di liberalit.
Per la validit delle donazioni indirette richiesto il rispetto dei requisiti di
forma previsti per latto prescelto, non la forma solenne.
Alle donazioni indirette si applicano le norme che disciplinano la revocazione
per ingratitudine e per sopravvenienza di figli e quelle sulla riduzione per
lintegrazione della quota di riserva.
La donazione indiretta devessere tenuta distinta dalla donazione simulata. Si ha
donazione simulata quando le parti in apparenza stipulano un contratto di
compravendita di un immobile e, al contempo, si accordano perch il prezzo non
sia pagato; in questo modo colui che appare come compratore in realt
arricchisce il proprio patrimonio conseguendo limmobile per spirito di liberalit
dellaltra parte; beninteso sempre che sia rispettata la forma solenne prevista
per la donazione.

13.7. Donazione rimuneratoria


E donazione rimuneratoria la liberalit compiuta per riconoscenza o in
considerazione dei meriti del donatario o per speciale gratificazione.
Questo tipo di donazione caratterizzato dal fatto che il soggetto agisce spinto
dalla volont di ricompensare il donatario per unazione o unattivit da questi
compiuta. Si tratta di un atto spontaneo; il soggetto non agisce in adempimento
di un obbligo giuridico o sociale.
Nella donazione rimuneratoria alla spirito di liberalit si accompagna un
sentimento di stima o di riconoscenza verso il donatario.
I particolari motivi che determinano questo tipo di donazione giustificano la
specialit della disciplina: le donazioni remuneratorie non sono revocabili; sono
assistite dalla garanzia per evizione; non comportano a carico del donatario
lobbligo di corrispondere gli alimenti al donante nel caso in cui questi versi in
stato di bisogno.

13.8. Donazione modale


Al contratto di donazione pu essere apposto un onere (o modus). Il donatario
tenuto alladempimento dellobbligazione che trova fonte nellonere, nei limiti
del valore della cosa donata. Si ha donazione modale, ad esempio, quando si
trasferisce a titolo gratuito il diritto di propriet di una villa con obbligo del
donatario di ospitare il cane del donante in assenza di questi.
Lonere limita la portata dellattribuzione ma non muta la natura di atto liberale
della donazione; la causa dellatto sempre lo spirito di liberalit, anche se
accanto a questo si pone un interesse del donante che trova realizzazione
mediante ladempimento dellonere.
Per ladempimento della prestazione possono agire il donante e ogni interessato;
in caso dinadempimento, il donante o i suoi eredi possono chiedere la
risoluzione del contratto se prevista nellatto di donazione.
Lonere illecito (cio contrario a norme imperative, allordine pubblico o al buon
costume) o impossibile si considera non apposto; qualora per il suo
adempimento costituisca il solo motivo che ha spinto il donante a compiere
latto, la donazione nulla.
13.9. Donazione obnuziale
Un altro tipo di donazione in cui assumono particolare rilevanza i motivi del
donante la donazione obnuziale, compita in riguardo di un determinato futuro
matrimonio dagli sposi tra loro o anche da un terzo a favore di uno o di entrambi
gli posi o dei loro figli nascituri.
La donazione obnuziale si perfeziona senza bisogno di accettazione produce
effetti dal momento della celebrazione del matrimonio che rappresenta
condizione sospensiva cui subordinata lefficacia dellatto.
Lannullamento del matrimonio, non il divorzio che presuppone un matrimonio
valido, comporta la nullit della donazione; sono fatti salvi i diritti acquistati dai
terzi in buona fede. La donazione compiuta in favore dei figli nascituri rimane
efficace per la prole rispetto alla quale si verificano gli effetti del matrimonio
putativo.
La donazione obnuziale non revocabile.

13.10. Revocazione
Il contratto di donazione pu essere revocato per ingratitudine o per
sopravvenienza dei figli. Sono soggette a revoca tutte le donazioni dirette e
indirette, salvo quelle rimuneratorie o obnuziali. Le ipotesi dingratitudine sono
tassativamente previste dal legislator; si tratta di casi in cui il donatario
manifesta un atteggiamento dirriconoscenza nei confronti del donante.
Lazione fatta valere dal donante o dai suoi eredi nei confronti del donatario o dei
suoi eredi entro un anno dal giorno in cui il donante ha avuto conoscenza del
fatto che consente la revocazione.
Laltra ipotesi di revoca data dalla sopravvenienza di figli: le donazioni fatte da
chi non aveva o ignorava di avere figli o discendenti legittimi al tempo della
donazione possono essere revocate per la sopravvenienza o lesistenza di un
figlio o di un discendente legittimo del donante. Le donazioni possono anche
essere revocate in ragione del riconoscimento di un figlio naturale, salvo che si
provi che al tempo dellatto di liberalit il donante aveva notizia dellesistenza
del figlio.
La domanda giudiziale devessere proposta entro 5 anni dal giorno della nascita
o del riconoscimento dellultimo figlio o della conoscenza della sua esistenza.
Avvenuta la revoca, il donatario deve restituire i beni e i relativi frutti o se li ha
alienati, il loro valore. La revocazione non pregiudica i diritti acquistati dai terzi
prima della trascrizione della domanda giudiziale.

13.11. Invalidit della donazione


La disciplina dellinvalidit della donazione sotto certi profili si discosta da quella
prevista in ambito contrattuale, presentando alcuni tratti peculiari che la
avvicinano al modo in cui si atteggia linvalidit nel testamento. I tratti della
gratuit e della liberalit che connotano questo contratto lo distinguono dalle
altre figure contrattuali e lo avvicinano al negozio mortis causa.
In funzione della piena garanzia della libert e consapevolezza del volere per
lannullabilit della donazione sufficiente la sola incapacit naturale del
donante, non dovendosi dimostrare il grave pregiudizio per il suo autore o la
malafede dellaltro contraente.
La rilevanza che pu assumere la ragione che ha spinto allatto donativo
consente lannullamento della donazione per errore sul motivo quando esso
risulti dallatto e sia il solo che abbia determinato il soggetto alla liberalit.

13.12. Le prestazioni di cortesia


Sono di cortesia le prestazioni poste in essere, per spirito di amicizia o di
solidariet, da un soggetto a favore di un altro con lintento di non vincolarsi
giuridicamente. Si tratta di rapporti che tendenzialmente restano fuori
dallambito del diritto: nessuna azione concessa al destinatario della
prestazione di cortesi in caso dinadempimento in quanto il rapporto assume
rilevanza sul piano sociale e non su quello giuridico. Il rapporto di cortesia
diventa giuridicamente rilevante qualora, in occasione delladempimento della
prestazione, si commette un fatto illecito ai sensi dellart. 2043 c.c., divenendo in
tal modo, fonte dellobbligazione di risarcire il danno. Ci avviene, ad esempio,
nellipotesi di trasporto amichevole quando il guidatore causi, per dolo o colpa
grave, un danno al trasportato.

13.13. Il volontariato
E attivit di volontariato quella prestata in modo personale, spontaneo e
gratuito, senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per spirito di
solidariet. La definizione data dalla L. 266/1991 che ha introdotto nel nostro
ordinamento la figura delle organizzazioni di volontariato.
Lattivit di volontariato consiste in una serie di atti collegati far loro diretti al
proseguimento di un fine altruistico: il volontario, personalmente e
spontaneamente, compie prestazioni di varia natura a favore di uno o pi
soggetti determinati o indeterminati.
Il volontariato incompatibile con qualsiasi rapporto di lavoro subordinato o
autonomo o comunque a contenuto patrimoniale; il soggetto pone in essere gli
atti in assenza di qualunque forma di corrispettivo anche indiretto.
Lattivit di volontariato pu esser svolta individualmente o allinterno di
organizzazioni appositamente costituite.
Lorganizzazione di volontariato in possesso dei requisiti prescritti dalla
L.266/1991 pu iscriversi in appositi registri regionali al fine di usufruire di
vantaggi fiscali e di contributi pubblici e di stipulare convenzioni con lo Stato e
con altri enti territoriali.

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