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Zienkiewicz O.C.: The Finite Element Method in Engineering Science, McGrawHill, London, 1971.
325
326 CAPITOLO 21. METODO AGLI ELEMENTI FINITI
dove u V , C 1 ([a, b]) con (x) > 0, q C([a, b]) con q(x) 0 ed f
funzione continua in [a, b].2
Si consideri il seguente problema variazionale, detto principio di RayleighRitz
trovare u VE tale che J (u ) = minuVE J (u) (21.1)
Si ha che il termine
1
[A(u , v) < f, v >] + 2 A(v, v) 0
2
poiche u minimizza J (u); cio implica
1
2 A(v, v) [A(u , v) < f, v >] (21.4)
2
Se > 0, dividendo per il termine (21.4) si ha
1
A(v, v) [A(u , v) < f, v >]
2
e passando al limite per tendente a zero,
1
A(v, v) [A(u , v) < f, v >]
2
e passando al limite per tendente a zero,
dunque
A(u , v) < f, v >= 0
Viceversa, se u VE ed e tale che A(u , v) =< f, v > per ogni funzione v V0
allora per ogni valore del parametro reale si ha
1
J (u + v) = J (u ) + [A(u , v) < f, v >] + 2 A(v, v)
2
1
= J (u ) + 2 A(v, v)
2
ma 12 2 A(v, v) 0 con le ipotesi sulle funzioni (x) e q(x), (x) > 0 e
q(x) 0. Dunque J (u + v) J (u ).
Si analizza ora, una relazione tra (21.3) e il problema dierenziale del secondo ordine
con condizioni al bordo di Dirichlet
{
L(u) = f x (a, b)
(21.5)
u(a) = u(b) =
Si nota che una funzione continua con derivate prima e seconda continua appartiene
allo spazio di funzioni V 1 .
ovvero
A(u, v) =< f, v > v V0
Si e provato dunque il seguente risultato:
se u V 1 VE e una soluzione del problema a valori al bordo (21.5), allora
u e una soluzione debole dello stesso problema, ovvero
In particolare
A(u u, u u) = 0
Poiche (x) > 0 e q(x) 0 x [a, b], si ha
b b
A(v, v) = [((x)v (x)2 + q(x)v(x)2 ] dx |v |2 dx
a a
Scegliendo v = u u si ha
b
0 = A(u u, u u) |(u u) |2 dx
a
N 1
SE = {uN VE : uN (x) = (x) + j j (x) j R}
j=1
con
N 1
S0 = {vN V0 : vN (x) = j j (x) j R}
j=1
e
N 1
uN (x) = (x) + j j (x) (21.9)
j=1
3 Sesi considera, come supposto, che SE VE allora gli elementi niti sono detti conformi.
4 Per la dimostrazione si veda p. 393 in Suli e Mayers (2003):
Suli E., Mayers D.F.: An Introduction to Numerical Analysis, Cambridge University Press, Cambridge, 2003.
330 CAPITOLO 21. METODO AGLI ELEMENTI FINITI
N 1
A( + j j , i ) =< f, i > i = 1, ..., N 1
j=1
da cui
N 1
A(, i ) + j A(j , i ) =< f, i > i = 1, ..., N 1
j=1
dunque
N 1
j A(j , i ) =< f, i > A(, i ) i = 1, ..., N 1
j=1
ovvero il sistema
K = b
dove = (1 , ..., N 1 )T e la matrice K e il vettore b hanno elementi
kij = A(j , i ) i = 1, ..., N 1; j = 1, ..., N 1 (21.10)
bi = < f, i > A(, i ) i = 1, ..., N 1 (21.11)
La matrice K e simmetrica (poiche loperatore bilineare A(v, w) e simmetrico) ed
e denita positiva in quanto per ogni vettore z non nullo si ha che5
z T Kz = A(vN , vN ) > 0
N 1
con vN (x) = i=1 zi i (x), vN S0 .
Si considerano come funzioni di Galerkin j , j = 1, ..., N 1, le Bspline lineari.
Si partiziona lintervallo [a, b] in N sottointervalli [xi1 , xi ], i = 1, ..., N , con a = x0
e b = xN . Gli N + 1 punti della partizione xi , i = 0, ..., N , sono detti punti della
griglia o nodi mentre gli N intervalli [xi1 , xi ], i = 1, ..., N , sono detti elementi
(da qui il nome di elementi niti).
Le N 1 funzioni Bspline lineari sono funzioni lineari a tratti e sono denite nel
modo seguente
(x xi1 )/(xi xi1 ) per xi1 x xi
i (x) = (x xi+1 )/(xi xi+1 ) per xi x xi+1
0 per x xi1 ; x xi+1
5 Si ha
A(1 , 1 ) A(2 , 1 ) ... A(N 1 , 1 ) z1
A(1 , 2 ) A(2 , 2 ) ... A(N 1 , 2 ) z2
z T Kz = (z1 , z2 , ..., zN 1 )T . . .
.. .. ..
A(1 , N 1 ) A(2 , N 1 ) ... A(N 1 , N 1 ) zN 1
N 1
N 1
N 1
= z1 zj A(j , 1 ) + z2 zj A(j , 2 ) + ... + zN 1 zj A(j , N 1 )
j=1 j=1 j=1
N 1
N 1
N 1
= A(zj j , z1 1 ) + A(zj j , z2 2 ) + ... + A(zj j , zN 1 N 1 )
j=1 j=1 j=1
N 1
N 1
N 1
= A( zj j , z1 1 ) + A( zj j , z2 2 ) + ... + A( zj j , zN 1 N 1 )
j=1 j=1 j=1
N 1
N 1
= A( zj j , zi i ) = A(vN , vN )
j=1 i=1
21.2. METODO AGLI ELEMENTI FINITI 331
Lintervallo [xi1 , xi+1 ] e detto supporto. La Bspline e nulla fuori dal supporto.
Si nota come le funzioni Bspline sono nulle nei nodi ad eccezione del nodo indiciz-
zato come la funzione stessa in cui vale 1; cioe
{
1 se i = j
i (xj ) =
0 se i = j
Con la scelta delle funzioni B-spline lineari come base di Galerkin la matrice K e
una matrice tridiagonale simmetrica. Lelemento kij = 0 in (21.10) per j = i 1,
j = i, j = i + 1, ha espressione
b
kij = A(j , i ) = [ j i + q j i ]dx
a
La funzione (x) introdotta nella denizione dello spazio SE per assicurare che
uN (x) soddis le condizioni al bordo uN (a) = e uN (b) = puo avere unespres-
sione
(x) = 0 (x) + N (x)
e (a) = e (b) = .
La componente bi del termine noto in (21.11) per i = 1, ..., N 1, e composta da
due termini < f, i > e A(, i ). Per il primo termine, approssimando lintegrale
con la formula dei trapezi, si ottiene
b xi+1 xi xi+1
< f, i > = f i dx = f i dx = f i dx + f i dx
a xi1 xi1 xi
h h
= [f (xi )i (xi ) + f (xi1 )i (xi1 )] + [f (xi+1 )i (xi+1 ) + f (xi )i (xi )] = hf (xi )
2 2
Il secondo termine si scrive
b b
A(, i ) = i dx + q i dx
a a
e
A(, i ) = 0 per i = 2, ..., N 2
Applicando la formula del punto di mezzo per il primo addendo e la formula dei
trapezi per il secondo addendo di A(, i ) con i = 1 si ottiene
x1 x1
A(, 1 ) = 1 dx + q 1 dx
x0 x0
1 1 h
= (x0 + h/2)h ( ) + [q(x1 )1 (x1 )(x1 ) + q(x0 )1 (x0 )(x0 )]
h h 2
= (x0 + h/2)
h
Ugualmente si calcola
xN xN
A(, N 1 ) = N 1 dx + q N 1 dx
xN 1 xN 1
= (xN h/2)
h
6 un errore dellordine di h2 . Per semplicita si continuera a chiamare kii1 lapprossimazione dellintegrale
xi Si commette
dx + xi
x
i1 i x q i1 i dx.
i1 i1
21.3. COMPLEMENTI AL CAPITOLO 333
N 1
uN (x) = (x) + j j (x)
j=1
poiche per le funzioni di base j (xk ) sono nulle o valgono 1 se j e diverso o uguale
a k 7 e (xk ) = 0 per k = 1, ..., N 1, allora i coecienti j coincidono con i valori
di uN (x), i.e.,
uN (xj ) = j j = 1, ..., N 1,
La formula (21.12) mostra che u uN e ortogonale allo spazio S0 . Infatti data una
qualsiasi funzione (x) VE , la mappa
RN : V0 S0
u uN A = min u uN A
uN SE
Si consideri il problema
{
(u ) + pu + qu = f x [a, b]
u(a) = u(b) =
7 Funzioni di base di Galerkin che godono di questa proprieta sui nodi si dicono funzioni di base nodali.
8 Per una dimostrazione si veda e.g., p. 398 in Suli e Mayers (2003).
334 CAPITOLO 21. METODO AGLI ELEMENTI FINITI
Si nota che A(v, w) = A(w, v), loperatore bilineare non e simmetrico e dunque non
esiste lequivalenza tra il principio di Galerkin e quello di RayleighRitz.
La formulazione debole e
K = b
11
In questo caso la matrice K non e simmetrica ed ha elementi come in (21.10); il
vettore b ha elementi come in (21.11). La matrice K e non singolare.12
N 1
N 1
N 1 N
1
A(v, v) = A( i i , j j ) = A(i , j ) = T K = 0
i=1 j=1 i=1 j=1
Ma dalle condizioni sulle funzioni ,p e q si puo provare che loperatore bilineare A(v, w) e coercitivo, i.e., esiste una costante
positiva tale che per ogni v V0 si ha
A(v, v) v2 = A(v, v) > 0
Dunque, da A(v, v) = 0 conseguirebbe v = 0 e quindi = 0 poiche le funzioni {j (x)}, j = 1, ..., N 1 sono linearmente
indipendenti.
21.3. COMPLEMENTI AL CAPITOLO 335
e xi
R(uN )(x)2hi = R(uN )(x)2 dx
xi1
f = max |f (x)|
axb
e posto
[ ]
1 1 2 1/2
K = 1+ ( + p + q + p )
2
min{ , }
K
K0 =
2
si puo mostrare che13
N
u uN K0 ( h4i R(uN )(x)2hi )1/2
i=1
u uN
N
K0 ( h4i R(uN )(x)2hi )1/2
i=1
N 1
uN (x) = (x) + j j (x)
j=1
N 1
A( + j j , i ) =< f, i > i = 1, ..., N 1
j=1
15 Si ricorda che la normale e orientata verso lesterno del dominio e si percorre il bordo tenendo la regione sulla
sinistra.
21.3. COMPLEMENTI AL CAPITOLO 337
con
A(v, w) = (wx vx + wy vy ) dx dy
N 1
uN (x, y) = (x, y) + j j (x, y)
j=1
i coecienti 1 , ..., N 1 sono determinati come soluzioni del sistema lineare alge-
brico di ordine N 1
N 1
A( + j j , i ) =< f, i > i = 1, ..., N 1
j=1
ovvero
K = b
con la matrice K di elementi dati dalla formula (21.10) e il vettore b di componenti
come in (21.11).
= T1 T2 ... Tr
ove i triangoli Tl , detti elementi, l = 1, ..., r, non si sovrappongono e sono tali che
nessun vertice di un triangolo giace allinterno del lato di un altro triangolo.
Si considerano le funzioni di base di Galerkin i (x, y) nel modo seguente. In corri-
spondenza dei nodi interni Pi di , i = 1, ..., N 1, la funzione di base di Galerkin
i (x, y) e tale che vale 1 in Pi = (xi , yi ) e vale zero in corrispondenza di tutti gli
altri nodi di (si veda gura).
Se consideriamo il generico triangolo Tl di vertici Pi = (xi , yi ), Pj = (xj , yj ) e
Pk = (xk , yk ), la funzione i ha espressione
( ) ( )
y yk x xj yi yk xi xj
i (x, y) = 1 / 1
yj yk xk xj yj yk xk xj
La funzione i e una funzione diversa da zero sul suo supporto e nulla in punti non
appartenenti al suo supporto. Il supporto di i e costituito dai triangoli che hanno
il nodo Pi come vertice comune. Una base di funzioni cos scelta, ovvero di funzioni
i , i = 1, ..., N 1 tali che i (xj , yj ) e zero o uno se i = j o se i = j e detta base
nodale.
La funzione i (x, y) e chiamata anche funzione di forma.
Si osserva che gli elementi kij della matrice K sono calcolati come somma dei
contributi dei dierenti triangoli. Infatti, posto
( )
i j i j
Al (j , i ) = + dx dy
Tl x x y y
si ha
r
A(j , i ) = Al (j , i )
l=1
338 CAPITOLO 21. METODO AGLI ELEMENTI FINITI
dove {1, x, y} e la base per il generico polinomio di primo grado p1 (x, y) nelle
variabili x, y. In questo caso si hanno gli elementi niti lineari.
Se si vuole costruire una soluzione uN (x, y) che sia un polinomio di secondo grado
n = 2 in ogni triangolo (ma comunque solo continua su ) mantenendo la base
nodale di Galerkin (lineare), si devono introdurre in ogni triangolo altri 3 punti ed
avere cos 6 gradi di liberta. Infatti per il triangolo standard si ha
Si puo provare (p. 72 in Johnson (1987)) che usando la base nodale di Galerkin,
ovvero le funzioni i (x, y) valutate esclusivamente nei punti Pi , la funzione uN (x, y)
per (x, y) appartenenti ad ogni triangolo Tl , l = 1, ..., r, e dunque rappresentabile
mediante il triangolo standard, ha espressione
3
3
uN (x, y) = uN (Pi )i (x, y)[2i (x, y) 1] + 4 uN (Pij )i (x, y)j (x, y)
i=1 i,j=1i<j
diventa
r
Al (uN , vN ) =< f, vN >
l=1
ovvero per gli elementi niti quadratici
r
Al ( + i i [2i 1] + 4 ij i j , vN ) =< f, vN >
l=1 i i,j i<j
Johnson C.: Numerical Solution of Partial Dierential Equations by the Finite Element Method, Cambridge University
Press, Cambridge, 1987 (ripubblicato da Dover Publ. Inc., New York, 2009).
21.3. COMPLEMENTI AL CAPITOLO 339
Si nota che la matrice K dipende dalla disposizione dei triangoli (si veda gura) ed
e una matrice a banda.
Si riporta nel seguito la costruzione della matrice K degli elementi niti relativa al
problema (21.14)
u = f (x, y)
u = g (x, y)
num. elemento 1 2 3 4 5 6 7 8
C
x (x, y) h1 0 1
h 0 0 1
h 0 h1
C
y (x, y) h1 0 0 h1 0 1
h
1
h 0
Si tiene conto che larea di ciascun triangolo e data da h2 /2. Gli integrali che
intervengono nel calcolo degli elementi della matrice K sono approssimati dai valori
(approssimati) delle derivate per larea di ogni triangolo.
340 CAPITOLO 21. METODO AGLI ELEMENTI FINITI
Gli elementi della matrice K non nulli relativi alla riga corrispondente a vN = C
sono17 18
[ ]
C C
A(C , C ) = (x, y)2 + (x, y)2 dx dy
18 x y
2 h2 h2 1 h2 1 h2 h2 2 h2
= 2
+ 0 + 2
+ 2
+ 0 + 2
+
|h {z2} 2
|{z} |h {z2} |h {z2} 2
|{z} |h {z2}
triangolo 1 triangolo 2 triangolo 3 triangolo 4 triangolo 5 triangolo 6
1 h2 1 h2
+ 2
+ 2
|h {z2} |h {z2}
triangolo 7 triangolo 8
= 4
[ ]
C N C N
A(N , C ) = (x, y) (x, y) + (x, y) (x, y) dx dy = 1
1+4 x x y y
[ ]
C S C S
A(S , C ) = (x, y) (x, y) + (x, y) (x, y) dx dy = 1
6+7 x x y y
[ ]
C E C E
A(E , C ) = (x, y) (x, y) + (x, y) (x, y) dx dy = 1
1+8 x x y y
[ ]
C O C O
A(O , C ) = (x, y) (x, y) + (x, y) (x, y) dx dy = 1
3+6 x x y y
Poiche i nodi sono ordinati in modo lessicograco per righe, la matrice K e una
matrice tridiagonale a blocchi con M blocchi diagonali che sono sottomatrici tri-
diagonali di ordine M e con i blocchi sopra e sotto diagonali che sono sottomatrici
diagonali di ordine M .
Ad esempio, per M = 4 la matrice K ha la forma
4 1 1
1 4 1 1
1 4 1 1
1 4 1
1 4 1 1
1 1 4 1 1
1 1 4 1 1
1 1 4 1
K=
1 4 1 1
1 1 4 1 1
1 1 4 1 1
1 1 4 1
1 4 1
1 1 4 1
1 1 4 1
1 1 4
Si osserva che questa discretizzazione del problema (21.14) coincide con la discretiz-
zazione, dello stesso problema, mediante le dierenze nite con la formula a cinque
punti.
17 Si
nota che, ad esempio, la funzione nodale N (x, y) vale 1 in corrisondenza del nodo N .
18 Peril calcolo degli elementi della matrice K si continua ad usare, per semplicita, il segno di uguaglianza anche se il
termine a destra del segno uguale e una approssimazione dellintegrale.
21.3. COMPLEMENTI AL CAPITOLO 341
342 CAPITOLO 21. METODO AGLI ELEMENTI FINITI
21.3. COMPLEMENTI AL CAPITOLO 343
344 CAPITOLO 21. METODO AGLI ELEMENTI FINITI