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‘Thoto uigeate La scence enlesslle on Fa onion dl Hegel {© 1968 by Libtive Pon, Pais Copptight © 1979 Gialio inauli editores. pa, ovine EUGENE FLEISCHMANN LA LOGICA DI HEGEL Traduzione di Anna Solmi Piccola Biblioteca Finaud? Indice pax 26 a B in x 7 G n a 7 Profasione La logica di Hegel 4 I presupposti di una Logica filosofica 1x, Certezza e verith 2, Il processo concettuale 3, Teoggeto e Fogeesto 1, La grande triade 2, Dessre 2, Lessons 3. 1 Concetta ur, La determinszione indeterminata, ola qualics 4, I puro essere 2, Lressere determinato 3. Lindividualita av. Ladeterminazione indiflrente,ole quantita x La grandest 2. Lagrondezza data 0 2 quanto 3. La relacione quantiuativs vw P33. 105 ns n6 19 5 133 “7 ny 3 14 15 137 163, 164 167 mn 176 "7 84 r9t 192 193 139 INDICE v, Misura e misurazione 1 La misuea specifier 2. La misura zeale 4 Lindifferensa assofuta vr. La fondazione del!'essere sulla sua spiegazione, o Pessenza 1. La natura dela rflesione a) Lidectis 3) La difrenva 6) TL foadsento 6) I focdamento aseluto 8) I fordameentodeterinato ©) condizionamento 2 Lesivensa 5. Lareifcaions (ais Ding) vit, Tl dustismo e i suoi problemi x, Imondo in quanto fenemena 2 La legge e i fenoment 3. Lrapporto di separazione 4) Insiemseparti 8) Forzamanifestazione €) Internoesterno virr, L'immanenza ¢ la sua esteriorizeazione 2, Lissolute 2. I problema modsle 3.11 processo iimmanente di cresriane 1) Sostansnaccidente 5) Cousnetierio ) Linterssione InpICE i207 a1 NG 217 a7 219 25 as ak aya 37 238 23 2s ast 258 263 285 269 arr 28 28r 287 289 290 295 son 34 vu rx, La struttuza della soggettivica 1, La eomprensione {il Concetto) 2) Vuniversale 6) I particotare ol 2. La divisione (il giv 2) 1 ghudizio qualitaivo 2) Ml giudizio della rifessione ¢) I givdizio necessario 4} I giudizio concettuale 3. La rinifierione (i sillogismo) 46) Il silogisaro deltimmediatezza 4) Teelogismo della rifessone 21 sillogismo necessacig x. La strutinra concettuale del mondo 1. U meceanieima 2, Ichimismo 3. La Gnalit 4) Il fine soggetsive 4) Th meza0 } TL fine reslzzsto x1. Il senso realizeato 0 Videa a Lavi 2. La vita delle epitzo 4) La woria a) Lanalst 5) La simtesi 3) Ls pratica 3. La presenaa della verish var pat 3 37 335 333 345 7 INDICE xz, La scienza ele scienze 2. Tsapere 2. Tt metodo 3. 11 modelo universle Bibliogrsfis Glosserio Indice det noni Prefazione Non? soltanto un interesse stotico che ha portato I'su- tore a pubblicare questo studio sulle Logica di Hegel. Gli sforzi dei nostri contemporanei per tipeasare radicelmen- te i rapporti tra flosofia e scienze particolari, Pattale confltto fra le scienze umane e le scienve della natura, la innovata ricerca di un metodo scientfico universalmente aceettabile sano tutti espressione éi problemi permanenti che si pongono al pensiero. L'altimo tentativo della filo- sofia classica (alla quale ron appaztiene pit il positivismo logico) di elaborare una escienza wniversalen & quello di Hegel, che a sua volta non faceva altro che soddisfere alambizione della filosofa trascendentale. Solo Hegel aiunse a elaborare tn sistema filosofico che pretese di es- sere una «superscienza» e di ricapitolare sia Te flosofie che Vavevano preceduto che le scienze particolati allors conosciute, L'Encielopedia contiene i principt filosofict delle scienze della natura e dell'vomo, mentre si ritie- ne che la Logica (Vergomente di questo libro) elabort le strutture a priori del pensiera, inteso come presupposto # compimento di ogni lavoro intelleteusle. Ma mentre si pud considerare PExiciclopedia come obsoleta, almeno pet cid che concetne i particolati, Ja Logica pad ancora set vire come argomento di una discussione intelligente, Che cos’é Ia logiea hegeliana? Tespostzione del pen- sero quale si costituisce nello stesso atto di intelligenza per opera sua, Hegel wuole esplicitate le strutture del- Pintelletto per mostrare che & in esso che esiste la lease, TFordine, Ta razionaliti (indipendentemente da ogni espe sicnza) ¢ che ogei conoscenza della natara ¢ dell'uomo x PREEAZIONE non ? che un r-conoseimento di se stesso da parte di que- sto intellerto, che ha bisogno di queste cognizioni pacti- colari della reale3 per diventare cosciente dei propri po- teri e concretizzarsi. Cid significa che né Ia filosofia né te scienze potrebero mai seoprire tn fenomeno particolare che non faccis gid parte di un sistema coetente di. deter minazioni razionali. Questa logica non si propone dunque cl aiatere il pensiero 2 atrovare» dei dati —essi sono 'og- getto dellosservazione, non della logiea ~ ma di claborare un quadro intellettuale cosrettamente strutturato che J? spieghi nello stesso tempo in cui spiega se stesso. B que- sto i! motivo per cui la conoscenza che Pintelletto ha di se stesso 2 la «prima e ultima seienza» (II, 437) e il com- pito di una logica «speculative» consiste nel «dedur- Fe» (termine improprio che abbandonetema in seguito) le strutture particolari deffintelletto dal suo fine ultimo: Ja capacita di conoscersi. Now cé bisogno di dite che si tratta di wna delle iim prese piti andact nella storia del pensiero, e la sua riuscita © lungi dall’essere garantita. In termini moderni, Hegel credeva di avet costmaito un modello coerente, compren- sivo di éuttii procedimenti esplicatiyi sia delle scienze del- Ta natura che di quelle dell'uomo. Costruziane che — pet Ja sua stessa natura ~ deve necestariamente oscllare t2a un piano di. grandissima asteazione (contenence le strut- tre di ogi oggetto possibile) ¢ piani specifici dove ap- Paiono gia i contorni dei diversi campi scientifici {fisica, chimica, biologia ece.), Cid pud anche spiepare le diff colt) incontrate dagli interpreti di questo pensiero, che zon sempre sapevano ene dove situare i fondamenti del- Yanatisi hegeliana, per non parlare dei non specialisti, che si vedevano vietare Paccesso a questo testo, spesso citato «poco compreso. , percid che ci propaniama di mettere Paccento anzituito sulla struttura d'insieme di questo te- sto hegeliano (sull‘idea di coerenza), pur considerando i dettagli indispensabili allo sviluppo delle strutture parti colati, In questo modo speriamo di poter tendere ginsti- zia all'intenzione dell’opera e mostrare chiaramente cid che Hegel accetta o rifiuta come spiegazione valida nel carapo delle scienze, Ia sua preferenza per le filosofie e PREFAZIONE, xt Je scienze sistematiche e Ia sua evversione per i metodi matematico, sperimeatale o empitico-classificacario, Sono queste discussioni sempre attuali. Tn compenso, ci sarebbe impossibile giustificare gli ‘aspetti francamente negativi della soluzione troppo rapi- da che Hegel propone per le scienze in cerca di un me- todo. Per forza di cose, la nostra esposizione diventerl allora critica, chiarendo, questa volea, delle insufficienze. Senza anticipate Je nostre conclusion final, ricordiamo soltanto i due punti pit discutibili di questa teoria Sogica: lo statuto delle scienze della narura e i] problema della dialettica, Hegel & convinto che il dominio per eccellenza della cconoscenza razionale & costituito dalle scienze dell’ como, poiché in esse @ di per sé intelligibile non soltanto il me- todo, ma anche Fosgetto. L'uomo & pil capace di com- preadere se stesso che di cogliete un oggetto i cui carat- teti sono radicalmente diversi dalla propria costituzione. Git che si chiama «natura» & Voggetto opaco e impenc- trabile (I'aaltro» dell’'uomo) che deve essere compreso alla luce delle legat fssate acbitraciamente (sebbene cox formemente alla ragione)dall'intelleto umano, E un istin- to profondo della natura umana razionale che la spinge a voler sopprimere lestraneiti cel mondo che le citconda, €2 rendete il mondo sbitsbile rendendolo comprensibile. Asli occhi di Hegel, la ricerea nelle scienze della natura ha come scopo supremo quello di congivngere Vopgetto opaco ¢ inerte alle seal:A razionale dove Puomo si sente acl proprio elemento. Ora Te scienze della natura, secon- do il nostro filosofo, non rispondono a questo bisogno fondamentale, donde Ie eritiche severe che egli rivolge loro. T metodi matematici non possono trattare che un universo quantitativo rigido e fisso, le espericnze non si tifetiscono che a una patte della realt’ astratta arvficial- inente da! resto e le classificazion?, botaniche 0 zaologi che, si fondano su un procedimento comparativo del tutto, empirico, che esumera arbitrariamente, senza fandamen- to razionale, le «note», trovate o immaginate, dei feno- meni. La vera scienza della natura invece deve poter ela- borare la cocrenza intima ¢ sistematica degli oggetti trat- xa PREFAZIONE, tati, al fine di mostratvi i differenti gradi di realizzazione della strustuta tazionale, caratteristica di ogni proced!- mento intellettucle. Gli esempi di questo metodo «spe- calativon che Hegel propone ale scienze della natura nom mancheranno nel nostto testo. Ma questi esempi lasce- anno nello spitita del lettore Pimpressione ele i! nostro amore non si tenda eonto di tutte le dificoled della sua impresa. E possibile ricondurze le scienze della natura alla ragione — alla flosofe — volendo imporze loro un me- todo estzaneo al loro dominio? B vero che i llosafipossie- dono tuna saggeza che 2 anche immediatamente applica- bile alle science git costituite? Bisogna veramente pensa- ze che le «tecniche> scientiiche non hanno niente a che vedere col sapere essenziale della flosofia? Domande co- ‘me queste si pongono di fronte agli interventi del nostro filosofo nel lavoro delle scienze particolari. Le sua rispo- sta troppo sommaria: « Verra i] momento in cui [gli spe- cialis) proveranno il bisogno di utilizeare i cancetti ra- 2ionali (Ene., § 270, aggiunta alledizione del 1841). Re cordiamoci che 2 tentativo i Hegel si situa in un’epoca jn eui Ja rottura tra filosoiae scienze non era ancora siata definitivamente consumata, rottua i eu aspettiteoricd st svilupperanno sotto la nostra riflessione, nel testo che ci propoviamo dé snalizeare, Tl metodo dialettico che ei propone Hegel, e che do- vechhe fungere come veicolo della sua scienza universale, i Iascia non meno perplessi. Dave cogliere il significato del termine «dialettica> se non nella lopica di Hegel? Ora la verita & che I'analisi pit accurata nen pud fornirct tuna risposta soddisfacente, La dialettica — certamente — si trova nel nostro testo. Solo che essa non & assimilabile ‘ng a un metodo a priori valido (secondo guella che & non- dimeno Popinione pit diffusa), né a un procedimento che tarebbe apliabie al di de iit dels Sosa (lt iffuso pregindizio dei nostri siorni). Essa 8 piyttosto una visione lilosofiea de! mondo (trapica, se si vuole) insepa- rabile dalla convinzione hegeliana della finitezes delle co- se terresttic della perennit) dello spirito. Noi la conside- riamg soprattutto come l'espressione ci un certo realismo che si rifiuta di separare realti e pensiro, traendone, nel PREPAZIONE xu contempo, conseguenze proprie a una filosofia che crede allesisterza della storia. Quanto all'stilita metodelogica della «dialettica» hegeliana, ne tratteremo al momento di trarre le nostre conclusioni, alla fine di quest’opera, E questa la psime nozione della Logica che abbiamo creduto utile delineare prima di afirontate fl nostro testo. Visi cercherebbero inutilmente espressioni come «penlo- gismos, «idealismo assoluto», «itrazionalismo dello spi- tito», ece, Non abbiamo effntto ginrato fedeltd a tutta la letteratura esistente sul nostro argomento, ¢ sone soprat- tutto Je idce «neohegeliane» che abbiamo voluto evitare. £ ormai molto tempo che Valternativa ideslismo-nateria- fismo non interessa pit nessuno, ¢, piuttosto che attac- ‘care uoa o pili etichette ala Logica, abblamo preferito un «metodo di comprensione immanente, ma non passive, Le ‘enormi diffcoltA terminologiche che, durante un secolo @ mezzo, hanno reso questo testo di Hegel inaccessible al Iettore colto ma inconsapevote delle vicissitudini del Tinguaggio especulativos del x1x secolo tedeseo, ci hanno fia procurato abbastanza noie, Noi abbiamo avuto cura di evitaze il inguaggio troppo tecnico (e soprattutto ca- rico di ripetizioni imutii) del Slosofo, Non era forse inop- portuno redigere questa esposizione in une lingua diversa da quella tedesca, in medo che il suo contenuto abbia aalche probabilit’ di essere meno oscursto da espressioni cariche di molteplici sigaificat In questo senso ci hanno molto afutato Te opere i lingua frencese su Hegel (s0- prattutto i lavori di Jean Hyppolite, Alesandre Kojéve, Jean Wahl ed Eric Weil). Le principali monografie che ‘rattano del nostro argomento (in parte utilizaate 0 che presentano un'interpretazione diyersa dalla nostra) figu- rano in una bibliogtsEa alla fine del volume. Discuterle i avrebbe portato al di [3 degli cbiettivi che ei eravamo profiss, Tuttavia abbiomo larsamente wtiizzato due come ‘mentasi completi della Togica hegeliana: quello di Johann Edeard Esdmann (1805-92) ¢ quello di G. R. G. Mure (lortunatamente ancora in vita), nostri precutsori. Exd- mann, che scrisse un capolavoro di coneisione, & ancora, troppo vicino alla terminologia speculativa di Hegel e tal- volta spiega troppo poco. Mure ~ che prende un eccel- xv PREFAZIONE, lente avvio da Aristotcle ~ cesca di adattare Hegel alla mentalit} flosofica inglese. Entrambi i commentari con- servano ext il loro valore; divergenze di opinioni su un argomento enigmatica come il nostro sono fin troppo na- twrali. Lo sforzo intellettvale investito in uno studio co- ‘me questo trova gi la sua ticompensa se rende possibile una discussione seria. Ringzeziamo vivamente Eric de Dampierre, Edmond Ortigas ¢ Jean-Michel Rey, che hanno gentilmente letto il manoseritto e corretto aleune sue imperfecioni; René Chenon, Georges Ambrosina e I. Tarchin, peri loro con- sigli di specialisti di scienze; Pauline Roux per i] suo ac- utara lavoro dattilografco Abbreviationi Fenomenologia WF. neaet, Phanomenclogie der Geistes, herwspegeben von. Johannes Holfneister, Felix Meiner Verlag, Haaburg 1952. Las 5, WE HEGEL, Wigsensebalt der Logit, hersus von Georg Lasson, Felix Meiner Verlag, Leipalg 1948, vol. T, p23. Mars Thid., woh. UL, p. 935. Eve, Suro 16 W. ». MEceL, Enzyhlopidie der philazophitchen Wiszenscho. ton im Grumivise (830), bexavepepeben von Briedhelm Nicola wad Orva Pigeler, Pix Meiner Verlag, Haba 2859, pareprao 11. KrdnV.Bacg istanuen rast, Kritik der einen Vernunft, 2 ede 2787, rs Kr d., $36 nisin xawr, Knit der Urteatrat, peragrafo 26, Exdmann Sonat enuaan eam, Grundrist der Logik und Metapby- ub, 5° ed, Halle 1875. Mure ©. 3. 6 NRE, A Stady of Hegel's Logie, Clarendon, Oxford 1590 LA LOGICA DI HEGEL Capitolo primo. 1 peesupposti di una logica filosofica ‘Una delle diffcoltd (¢ non la minore) della Logiva hege- liaaa risiede nell’ afferinazione del floso‘o che & impossi bile darne un’eintroduzione» senza presuppotre concerti che non st spiegheranno che nello svilappo della logica stessa (eft. per esempio, I, 23-24,29-30; Enc, § 105 $ 195 nota; § 20, nota); nesstina nozione esplicativa preliminare pud essere veramente provata prima di terminare i libro. Hegel stesso, nei suoi tentativi di introduzione ~ poiché cali capi molta bene che non si incoraggerebbe nessun lettore domandandogli uno sforzo simile — si appoggia principalmente sul fatto che la logica Ia scienza del pen- siero (das Denker): La logica ® la scienza dell'dea pu- ra, ¢ coe dellidea nell’elemento astratto del pensiero» (Enc., § 19). Epli distingut la flosofia, che si occups di soxgetti concreti», dalla logica, che considera solo Is lo 10 «strattura completamente astratta (I, 73). Tutto que- st0 8 facilmente comprensibile, ma nulla pd ancora spie- gare il carattere specifica della logica hegeliana in tap- porto con le altre scienze del pensiero. Alcune osserva- Zioni sulla terminofogia hegeliana possono facilitarci Pae- cesso al suo modo di considerate fa formazione della sua scienza, I contenuti o dererminazioni della coscienza si chiamano axappresentazioni» (Vorstellungen, clr. Ene, $ 5, nota), e sono altrettanto vieini alla garvteista di Ati- 5totele che all’zmaginatio di Spinoza. Le rappresentazioni hhanno un carattere sensibile e soggettivo (Euc., $8 451 £20, nota), sono dungue del tutio contingenti, ma il vantaggio di interiorizzace gli oggetti, di incorporatfi an soggetto e servire casi come inizio soggettivo del sa- 4 CAPITOLO PRIMO pete. Esse stanno alla base di tutti i processi ulteriori del- Ia coscienza,e il lavoro del pensfera consister’ nel cons detare le rappresentazioat e nellintetiocizzarle ancoza di pid {Enc., $. Il pensiero stesso non svri altro conte. nate che queste rappresentazioni, esso non esercita su di esse che un'sttivita «formale» (#bid., § 2), ma questa at- tivict Je priver’ del loro carattere «immediaton, le met- teri in rappotto le une con le alire, nello stesto tempo {ntroducendo tra di esse tratti distintivi, eoc., e cosi co- jincer’ un pracesso che elimina a poco a poco ogni iner- zia ¢ opacita, rendendo i contenuti della coscienza deter- nati e sensati, Il pensiero allo stato puro ~ e cic’ privo di contenati sensibili — non appari’ ceonologicamente che dopo le tappresentazioni; logicamente csso sark V'as- solutamente primo (come per Aristotele), poiché tutto il resto dipender’ da esso; senza di esso le rappresentazioni ron satebbero coscient (incorporate nella struttara del sogetio), ma si confonderebbero con Ia massa amotfa depli ogzetti esteriori. B cost che dohbiamo fare Vimpor- tante distinzione fra « pensicro riflessivos o «riflessiones (Neckdenken) e pensiero propriamente detto (Denen): Al primo & un pensiero che presuppone una rappresentar Zione come «data», e dungue si doppia in una parte inet xe (opgctto) e una attiva (sopeetto), mentre il secondo & interamente atiivith, Vattivith che costituisce Toggetto donandogli la sua determinazione ¢ il suo senso (Enc., $2, nota), La rifessione & Paintelletton' di Kant (con cul avremo continvamente a che fare) e il pensicra in quanto attivita puta sari i] Concerto di Hegel, il fondzmento o Potigine logica che rende possibile Tisrelletto nella sua coerenza ¢, a fortiori, tutto eid che pad presentatsi nella coscienza come opgetta. Di conseguenza, la scienzn della Jogica sara fondata su questa possibilit’ di separare T’atto del pensiero dai suoi opgetti (sensibilio altri) e di consi- derarlo nella sua attiviti pura, Hegel si sforzer’ di mo- strare, in seguito, che una scienza in cui sia tl sopaetto che Yogeetto sono fo stesso pensiero non per questo si mao ve tra vuote tautologie, Al contrario, & perfettamente Berstendl. I PRESUPFOST DI UNA LOGICA FILOSOFICA 3 possibile segnice un processo in cui non ci sata aleun o3- getto intuitivo 0 rappresentativo e che avr nondimexo un contenuto: le deterininazioni per cui il pensiero si de- tetmina. Queste ricche possibilitt di autedeterminazione che si trovano nel pensiero ae fanno un modello della liberti, che si definisce anch'essa come autedetermins- ione (Euc,, §§ 11 € 23). B percid che Hegel tiene molto ad accentuate Pafinie) fra Ia sua impresa logica e pli ideali che animano il suo tempo (I, 21-22 nella seconda prefa- zione scritta nel 183%), ¢ noi vedremo piti tardi che egli non rinvia il problema della libert2 alla filosofia pratica, ma lo situa al ceatro della sua teoria scientifica, Dobbiamg insistere su un’ultima possibilitd inerente al pensieto, la pid importante di tutte. Lo sviluppo defla logice ci mostreri ~ contro Kant - che il pensiero non solo una «facolri soggettiva che pud esistere solo nel- Vinteriorité di un individuo pensante, ma 2 parimenti cid che vid di pit oggettivo. E lo stesso Kant che ha definito come ctiteti dell'oggettivita Poniversalita e Ia necessiti (Ks. d. VB, 1425 Bac, § 7); ora esse sono appunto le determminazioni che non possono esistere che per opera del pensiero ¢ per il pensieto. Non @ dunque con la perce- Zone di un oggetto empirico che la conoscenza logica ac- cedera alla verith oggettiva, ma piuttosto cogliendo Te de- termingzioni concettuali che sono necessarie - ¢ dunque oggettive — per loro propria natura, senza Ie quali noa cl sarchbe oggetto conosciuto. E cosi la sfera della Logica sark carntterizeata come quella in cui soggecto opgetto si mostrano insepatabili (I, 30-313 Enc., §§ 24-25) ~ il ensieco soggettivo che st mostra necessita oggettiva -, ¢dliconseguenza 2 solo lA che si po’ comprendete il mon- do in quanto unita globale, in quanto realta che contiene [a propria ragion d'essere (Enc., § 6 ¢ nota). ‘Queste idee dominant relative alla natura del pensiero devono, secondo Hegel, precedere la lettara della sua Lo- 4ica, ¢, come dicevamo, avranno il loro posto sistematico all'interno dello stesso contesto logico. Ma dopo aver let- {pacompreo e icerpretato i iro, si pnge lla cone sione che ci sono altri tre fondamenti (incessantemente Tipetuti) che devono essere spiegati all'inizio per evitare, 6 ‘CAPITOL PRIMO ‘itt eardi, certi malintesi, Essi sono: 2) Ja funzione della Fexomenologia cella preparazione dell'dea logica; 6) la caratteristica del processo concettuale che atticola tutto iL libro, ec} il problema gnoscologico del . Questo oggetto & diverso se si tratta della coscienza sensibile contro la quale essa si po- necome una «cosa iropenetrabile. La coscienza incuit distingue gi fra ecosan € «proptieti», mentre la coscien- 2a riflessiva scopte uno sdoppismento itrimediabile fra il ‘vita dotata di senso. La «coscienza universale» attinge i suoi contenuti dal pensiero, che @ il dominio del senso ¢ dela liberth creattice, Ecco il punto fino a cui Hlegel con dace la sua «fenomenologia> nella sua ultima versione, in cui la religione cede palesemente il posto all’ordine ra- zicnale predotto dal pensiero. ‘Ariana viste queste considerazioni paiono estrance al nostro argomento (il passeggio alle logica), ma in realta ron é cosi. Secondo Hegel, il compito del pensiero puro presuppone una Tunga educacione stotica delPindividuo ¢ dell'umanita, ¢ i concetti astratti della logica proven- ono da esperienee concrete, da delusoni eda eto ups hi: Tn effetti il bisogno di occuparsi dei puri pensies ‘presuppone un Iungo eamming che lo spirito umano deve aver percorso. Esso ha dovuto soddisfare dapprima i svoi bisngnd necestati, perehé si dest in Ini quelo che si pud chiamare il bisogno del disinteresse (das Bediirjnis der Bedirfuisosighe), cio’ di astraze determinarioni po- re di pensiero dalle intuizioni, dalle immagini ecc., dai concreti interes del desiderio, dep impulsie della vo- Jonti, maeeria da eui sono ricoperte. Nelle calme regiont del pensiero che & giunio a se stesso ed 2 soltanto in sé tacciono gli interessi che muovono Ia vita dei popoli ¢ degli ind?viduis (1, 12), Ma, pur citando Ja oyoh) ati- stotclica (Met. A 2.982b 20-27), Hegel insiste pid dello Stifita sul seaso dellaiberd presupposte dalla lo Dopo Aristotele, Ia libertd 2 passata telle coscienze indi- viduali, ba liberato gli schiavi e abolito il dominio asso- Iuto delPuomo sull'vomo, ¢ ha dato la prova storica che essa non pud essere reale s¢ non & universale, La «feno- menologia» — Ja scienza della coscienza e della presa di Coxciciza = ia dunque tna grande importanza nel pen- sicto di Hegel poiché descrive la liberazione dell’'uomo, da parte della sua coscienza, dalle condizioni esteriort ‘soprattutto interiori (egli non sapeva che era libero), af- finché possa sbatazzarsi delle restrizioni e pensare Puni- ‘versale, Ul asapete assohuto 8 cosi dopprima ta nozione vuota delluniversale, che perd ha dietro di sé un lungo sviluppo della coscienza individuale ¢ collettiva. Di cox- ‘Sseguenza, la Fevomenologia non approda a un risultato 10 CAPITOLO PRIMO positivo, a si limita a mostrare che & venuto il tempo di peasate in un modo beto secondo le regole dell'univer- salitt. La coscienza non esiste solo per separate wna so; eitivith da un’alera, contiene anche il pensiero dell'un versaliti che unisce tutti coloro che si dedicano al lavoro dell intelletto. Pid esattamente, noi sappiamo gid che co- sail «sapere assoluto» non é: non & un avyenimento che si svolga all'interno dell'individuo; non & una lotta zea ¢ temporate con le condizfoni interiori ed estetior non & una cetteza puramente soggcttiva, ina il luogo in ‘cui quest’ultima si trascencle verso una verita opgettiva. Come conseguenza ditetta di questa conelusione in- compixta, la Prefazione lancia nella discussione T'idea di sistema, D’ora in pote fino alla fine della sua vita Hegel ‘molziplica i cerming che accentuano il carattere compiuto, per cesf dire arrotondato, del sapere. In realtd &'@ qui ‘un’ambiguita fondazmentale che ¢ opportuno dissipate. IL sistema, anche per Hegel, @ un proceso perpetuo, che ter- rina solo a livello ideale, nel pensiezo, e questo per Far gioni essenziali. Pit esattamente, nella filosofia hegeliana ci sono due accezioni distinte di questo termaine, secondo Ja prima come sistema di determizazioni logiche (nella faxtone della Fenomenologia e nella Logica), secondo Ia seconda come corpus costituito di tutto il sapere uma- ‘n9 (che & lo scopo a cui mira PEnciclopedia). Esaminiamo dapprima Puso logico del sistema. Sul ano logico non si trata di conoscenze materiali, ma di distinzioni con aiuto delle quali un pensiero si definisce nici confronti di un altro. Secondo la definiziane plato- nica del Ayes, # pensiero non si presenta altrimenti che sotto la forma di un dialogo dell’eanimam, del pen- siero con se stesso, Sono permessi tutti gli argomenti a condizione che siano logic, ¢ cio® che non facciana ap. ello alla sensazione, allintuizione, al'iinaginazione alla rappresentazione come piudict e criteti defla verita. La concatenazione di tutti gli argomenti a priori possibili {come vedremo ancora ampiamente) delimita ed esauti- sce Ia sfera delle astrazioni logiche, si orgonizea in una struttura coerente dh come risultato fa verita. Di quale cocrenza ¢ di quale veritl si trata? Se si opera con T'aiu- {1 PRESUPPOSTI DI UNA LOGICA FILOSOFICA cas zo di argomenti, ci® significa che vi ¢ un problema da folvere, una contraddizione da eliminare. Per Hegel, pensiero ron ha la scopo di porre questioni che nessun saprebbe sisolvere, ma, invece, quello di dare risposte successive alle questioni poste dillo spirito, anche se esse fossero sommamente errate, fino a ottenets un risultato che soddisfi questo stesso spitito. Dopo aver ottenuto cia- scuna risposta soddisfacente, il pensieto si rafforza sem= pre pit in se stesso, si approfondisce nei suoi problemi ¢ realizza un grado pili alto di coerenza sistematica, Ora «questo sistema coszente, che si mantiene grazie ai ragio- nnarnentt in esso investiti dal pensiero, che ¢ if solo a sod disfare Je pit alte esigenze incelletwuali del?'uomo, & per ‘Hegel la veritd, 0, in altri termini, il senso compreso del lavoro intelletruale. Cid che bisogaa accentuate qui (e che non & sottolineato spesso nelle interpretazioni correnti) & cche Ia veri logica non pad mai costiuire un sistema coc- rente paramente formale, La verith universale e oggettiva si organiza bensi in una totalitd strutturata, ma cid noo & ancora tutta la verti. La Fexomenologia ci ha insegna- to che il «sapere assoluros, se yuol essere reale © non restare Tettera morta, deve unire in sé Ja verita (di cui si trattava) e la certezza del sopgetto individuate conoscen- te, In altre parole, anche Pargomento logico pitt perfet- to n0n avrebbe alcun valore, se lindividuo a cui &diretto ‘non si lasciasse convincere, se egli non avesse la velont’, illuminata dalla ragione, di vivere una vita cke riceve il suo senso a partite dalla verita. E dungue cosf che la lo- sca 2 in grado di formare un cerchio chiuso in se stesso: essa comincia conla volonti di sapere (I, 54 ed Enc., § 17) e termina con l'accettazione volontaria da parte del sog- getto del dominio del sapere come senso della propri Vite, Questa accettazione volontatia, 0 se si preferisce etica, della veritd (spieyaca nel capitolo Lidea del bene, TL, 477-83) significa Valtimo grado di coerenza inerente alla nstara intellercuale dell'womo e nello stesso tempo ill suo ultimo limite, Le Logica di Hegel non propone pro- priamente nulla contro il rifluto della veritt, fuorché que- stunica consolazione, che il vero sapere pub e deve com- prendere il seo contrario — Ia stupid? violenta -, men- 2 ‘CAPITOLO PREMO tre coloro che Io tifutano si privano per sempre del senso che procura la vetitl. Hegel considerava come suoi im terlocztori i pensatoré che accettano volontariamente fo sforzo dellstgomentazfone, non quelli che si chiudono nella violenza o nel sentimento. E. cost la coetenza siste- rmatica non appare come una necessity un «destino», ma come un appello alla ragione. Fsea assomigtia molto aun modello che non ha altro scopo che quello di misu- rare le divergenze, un pensieto che Javora senza resisten- za ne! proprio elemento, Jo stesso (pet finire su questo punto} per il sistema reso in un senso pit globale, come contenente gia cono- scenze extralogiche, ¢cfot i prineipt delle scienze partico- dati (Bnc., $6 x4-15). La Jogica eta impotente di fronte al rifuto della veriti; © cost il sistema Elosofco nef con- fronti del contingente (Enc, $5 9, nota; 22 ¢ nota; 16, ota). La filosofa non pud conoscere altrimenti che 53 Specie necessitatis, se non in quanto ha un’idea razionale ¢ [a ritrova nella natura o nell’uomo, Essa allarga Ta coe- renza interiore de! pensieto includendovi lepgi generali ~ ‘o pitt specifiche —della realta, ma ha bisogno di altre scien- z2 che le elaborino e che, di conseguenza, introducano prima del suo intervento un qualche ordine nel mondo caotico dell’empiria pura. Il sistema filosofico caratterizza if mondo come se fosse razionale, e Io fa distingvendo tra necessiti razionale e contingenza empitica, ed esclu- dendo quest ultima. Anche qui e'8 una consolazione: Ta contingenza noa sarebbe contingenza senza ordine e ne- cessiti, essa non & che il «contrariow di ‘qualche cosa che @ sensata in se stessa, € proprio a causa di ‘questa contra- ricti & sempre inclysa nel sapere in quanto problema da risolvere. —E solo fino a questo punto che volevamo por- tare la spiegazione del «sapere assoluto» cella Fenome: notogia, essoluto in un moda tutto relative. 2. Hf processo concettuale. Cid che Hegel chiama, in senso stretto, «metodo», &la «via percorsa, e il suo luogo logica si trova alla fine del- 1 PRESUPPOSTI DI UNA LOGICA FILOSOFICA 5 Vopera, E tuttavia non 2 soto possibile, ma anche deside- rabileindicae, dal ini, il earattee specico delle ope- razioni con cui avremo a che fare. L’affermazione pid im- portante a questo proposito compare gia nella prefazione della Fenontenologia (p. 39): «ll vero & Porgia bacchica in cui nessun membto & ebbro [..1 Nella totalita del mo- ‘vimento, considerata come riposo, & conservato cid che in esso si distingue e si di un’esistenza particolare...» La stessa frase (in una forma pitt prosaica} ripetuta al- ta fine della Logica (II, 504), accentuando Ia perma neaza di questa posizione attraverso Telaborazione della logica hegeliana. Di che si tratea? Hegel & persuaso che Ia scienza della logica, che & elaborate dal pensiero, dal pen- sare (da distinguersi dal suo contenuto, ci che @ pensato) ‘he & nello stesso tempo la sua sola ragioa d'essere, deve fiflettee Ja sua natura e mostrarsi dinamica, processuale, attiva, essere insomma un «movimento». Quanto al con- cetto stesso di movimento, osserviamo anzitutto che, qua- unque senso gli si dia, ess0 noa pod designaze un’ «og netto2 e neppure un‘entiti empirica quslunque. Tn gene- tele, esso sigaifica un rapporto tra ongetti, ed 8 per que- sto motive, Paltronde, che si presta cosf facilmente, nel- 4a fisice contemporanea, a una matematizzazione quasi completa. Sul piano della logica hegeliana, il movimento el pensiero mon deve essere confuso con questo movi ‘mento matematigzabile depli oggett fsiei peril semplice motivo che in esso non ei sono oggetti; questi ultimi so- no definiti come il contenuto della rappresentazione ed esclusi dalla sfera del pensiero astratto, Con gli oggetti, aaturalmente, spatisce anche il loro «tra», vale a dire ogni possibilita di concepire il movimento del pensiero sotto forma di «rapporton. Cib che resta—e che noi chi metemo d'ora in pot processo concettuele — & Ia struttur 1a astratta della «processualita in generale», che non pud essere valida che nella logica, dove il pensiczo si muove nel proprio svete: ipensi Bova che non cp sare senza peosieri pensati (ed & percid che Puno e gli al- 481 sono per Hegel «formas e emateriay inseparabili), ma cid nen significa puttuttavia, come vedtemo, un’ainten- dionalita», poiché il pensare non pud mai rinviare al di Ja x CAPITOLO PRIMO dei propri limiti. Tl proceso di cui si tratea qui & intma- nents al pensare, ideica [idéique] se si vuole, poiché non pud produrre altro se non pensieri pensati, ma questa au- toproduzione esiste realmente, ed Hegel {proprio come Atistotele) fe sforzi considerevoli per farla comprendere ‘i suoi lettori. Da parte nestra noi continueremo a svilup- pore la struttura formale del proceso concettuale senza entrare, per il momento, nel suo sviluppo dialettico pro- priamente detto, Poiché i] movimento concettuale non passa per gli og ‘getti, non urta contro alcuna resistenza e tende a prohune garsi all'infinito. Questo &xegav — che si pud ugualmen- te chiamare totalit indefinita o indeterminata — deriva per cos{ dire analiticamente dalla stessa definizione del pensiero, che un processo formale che non consiste che nella totaliti dei suoi atti (0 «contenuti») parziali. Ma Ja totalita indistinta degli atti parziali forma solo uno dei tratti fondamentali dell’attivita intellettuale; dal momen- to in cui esse si presenta sotto questa forma, nasce in ‘essa un altro tratte fondamentale, che & la determinazio- ne, e che & opposto al primo. L’opposizione finito-infinito (determinato-indeterminato) diventa cosi il fondamento della logica hegeliana, e noi possiamo ossetvare in ciascu- na delle sue tappe il seguente procedimento formale: fin- determinazione, che appare il pitt delle volte ne! ptocesso concettuale sotte forma di progresso o regresso all"infi- nito, si trova a essere nello stesso tempo un contenuto di pensiero, € questo nel senso letterale del termine, € cio® che il pensiero Jo contiene, gli serve da limite ¢ ricetta- colo. In questo senso l'indeterminato non & pit qualcosa che sfugga al potere del pensiero, ma @ contornato ¢ de- Jimitato da esso, non & pit indefinite (0 «cattivo infini- ton), ma riceve la deternrinazione del'indeterminazione ¢ diventa cosf detetminato, quello che Hegel chiama (per fedelta allo spirito aristatelico — Phys. IV) Peinfinito» propriameate detto. Il pensiero, da parte sua, rappresen- 1a in opni tappa la coerenze, la delimitazione e in gene rale la mesa. in forma degli elementi incoerenti. Tn que- sto modo, ¢’t una perpetua identita e separazione tra il pensiero e i stoi contenuti (e cio’ fra due aspetti di una 1 PRESUPPOSTI DI UNA LOGICA FILOSOFICA a5 sola, identica cosa), ¢ proptio in questo consiste la pto- cesstalita interna dentelletto. I critici poco profondi di ‘Hegel volevano vedere in questo asterile gioco del pen- siero con se stesso» una prova decisiva del suo «ideal smo», In realtd) Hegel vuole mostrare che questo movi menta apparentemente astratto all'interno della sfera in- telletiuale é allorigine di ogni significato, di ogni senso. ‘Nella sfera del pensiero nulla pud essere indifferente, in- ssnificante 9 indeterminato: 1'eattivita formale» dellin- telletto consiste precisamente in eid, che, in rapporto ad 150, e cose pordono Ia loro indererminazione e ricevono tun significato che & loro proprio. Per Hegel (¢ non si pud sottolineare abbastanza limportanza di questa convinzio- ne) pensiero ¢ senso sono sinonimi; come dice in un pas- sunsio particolarmente chiaro della sua Storia della filo sofia (ed, Hoffmeister, 1, 96-97), si pud porre la questio- re del senso (0 del sigoifcato) di qualsiasi cosa, a ecce- zione del pensiero, che & ess0 stesso il senso. Ora il carat- tere ancora vago della determinazione indeterminata po- ne un ptobleina al pensiero, lo interessa ¢ lo spinge a pe- neteare sempre di pid nel suo oggetto opaco; ed 2 cost che comincia [a mediazione, processo pet cui il pensiero pro- cede a partire da una indetetminazione inizisle (o «imme- Gatezzas) verso Ta determinazione, dove gli oggetti pet- dono git il loro carattere indeterminato e divengono «me- diati» dal? ativith del pensiero. Immediatezza e media- zione diventang cosf i momenti inseparabili del pracesso coneetiuale di determinazione che accords il senso ai stoi agetti, ed Hegel osserva (I, 69) che non c'8 nessun og. getto, né in cielo né sulla tet¥a, che non contenga sia del- Fimmediatezea che della mediazione. Noi ne vedtemo !a {pplicarione dlliniio dell logics della quai. Meola del malinteso (roggiunto elfettivamente da Bertrand Ra: sell) sarebbe di confondere la determinazione hegeliana con la predicazione (é-ndavere)aristotelica, procedimen- ‘o patticolarmente mal visto dal nostro filoscfo (cfr. il ‘ap. 1x della presente opera), e forse non 2 inutile aggian- ete una breve spiegazione a questo proposito, U prodotto di questo processo di mediazione & cid che Hegel chiama determinaziont concettvali {Denkbestine- 16 CAPITOLO PRIMO munger), che, nella loro totalita, costituiscono if vero soggetto della logica. Nella loro totalita, poiché il pe sieto non pud essere fermato da xa delle sue possibili scoperte: la sua veriti consiste precisamente nell’impar- zialita, nel conservare tutti i suci risultati nel seno di una sola totalit3 sistematica. Parlando espressamente delle sue determinazioni concettuali (1, 13-29), Hegel non le assimila in nessun modo alle categorie di Aristotele, che son0 fosse gli ukimi predicasi dellessere, né a quelle di ant, concepite come le forme vuote del ghudizio. Al con- trario, egli precisa bene due cose che lo separano, a que- sto propasito, sia da Aristotele che da Kant, In primo Juogo, le detetminazioni del pensiero sono il fatto stesso della nostra libert’, nan hanno origine nelloggetto, ma nella creazionespontanea del soggetto logico(I, 13-15). In sccando logo esse non sono forme logiche vuote, ma rap- presentano sia il processo che fl contenuto del pensiero, Questo contenuto non ¢ un oggetto esteriore (ets Ding), ma un opgeito logico, il Concetto (der Begriff), che esiste in sé ¢ per sé, ¢ che Hegel! chiama anche «/a cosa» (die Sa- che), possiamo dize col senso di «principale» e di ecen- trale». E cosf ogni determinazione logica ® un'entits com cetcvale, in se stessa sensata e pensabile, e non una pene- ralizzazione astratta dal mondo degli oggetti esterioti, con la quale si confoade troppo spesso (sulla scia di Le- cke e di John Stuart Mill) Ia concettualizaazione e Ia for- maziane dei concerti. A quest'ultima concezione Hegel ri- sponderebbe (I, 10) che non e' bisogno di fabbricate ar- tifcialmente questi concetti cmpirici gencrali, poiché ogni parola di ogni linguageio & gi8 dotata di un carattere si- anile, Poiché fe determinazioni concettuali non sono «ca- tegorie> né farme vuore di rapporti tra soggetto e pre ‘ato, non secvirebbe molto volerle comprendere in termi- ni di logica formale, antica o moderna, Leincertczza della comprensione comincia gi col fatto che si & tentati di considerare la Logica hegeliana come una «dottrina delle categorie». Che cosa pud essere una «categoria» pet Fe- gel? Quante ecstegories ci sono esattamente nella sua logica? Per quale motivo una «categoria» passerebbe in unvaltra per essere soppressa e portata a tn pid alto li- 1 PRESUPPOSTI DI UNA LOGICA FILOSOFICA 7 vello da quest'ultima? Il fatto che tali domande 20n pos- sano trovare una risposta non sembra turbare troppo gli csegeti che continuano a considerare 1a logica hegeliana come la continuazione diseita degli Analitici, imi e se- condi, Lo stesso uso frequente da parte di Hegel in per- sona di questo termine non potrebbe sostituire una def nizione impossibile, Tn reslti le determinazioni concer tuali sono inseparabili dal processo del pensiero e non si- gnificano che un suo momento di arresto; non esistono che per spatire subito dopo e pet realizaare la totalité del movimento che sola & la quiets. In altri termini, il vero problema noa & guello di sapere come il pensiero «passa» da una deverminazione a un'altra, ma come svviene che sso sf arrest? si cristallizl in una determinarione sta- Bile, In tal modo ogni cristalizeazione di. questo proces- 50 implica una certa straffura, composta da ua movimen- emapre soggiacente che, da se stesso, sviluppa un mo vimento contratio, che sembra urtare contro il primo, ‘cxusando cost un atresto virtuale. “Hegel chiama ques:o procedimento (a prima vista assai misterioso) edialeitican, per restare fedele al’eredita pla- tonica e kantiana, e vedremo pi tardi che non 2 per caso che egli non giunger) mai a definire chiaramente in che cosa questo «metodo» propriamente consiste. Allinizio delle Logica eglirimanda al seguito che dovra spiegatlo, ¢ alla fine Fidentifea con il camino percorso; il lettore te- sta dunque a bacea asciurta, Nelle diverse introduziont su ‘questo argomento non troviamo che allusioni: & inam- inissibile che la filosofia prenda a prestito il suo metodo, Ga una scienza esubalterna» (untergearduet) come la ma- tematica (T, 6); la dialettica non 2 altro che fa natura del pensiero stesso (Enc., § 11, nota); 2 l'andamento della cosa stessa» (der Gang der Sacke selbst, T, 36), ¢ cox vi “Hegel non ci fornisee dungae alcun mezzo per definite in ‘questo contesto la natura del metodo dialettico. Nono- stante tutto, si ped precisare gil ora, prima di sviluppare concretamente Je strutture, che la scoperta principale di questa logiea rispetto ad altre consiste nel ripensare r2- dicalmente il ruolo dela contraddizione (Hegel dice per lo pit anenaziones, che & il suo termine generico, pid ge- 18 CAPITOLO PRIMO nerale) nel pensiero umano. F pzessoché certo che 'in- reresse di Hegel per la anegativiti» & di origine extralo- ica € costituisce un tesidua del suo periedo romantico, durante il quale egli fu particolarmente influenzato dal suo amico heidellerghese Friedrich Solger, una dei filoso- fi delVitonia romantica. Questi giovani «rivoluzionari» ayevang interpretato mola liberamente l’zonia socratica fino a fare un metodo universale di distruzione della trasforma- 20 ‘CAPITOLO PRIMO ione in logica trivalente, eee.) possone risolversi solo in un fallimento. Consideriamo sokanto una caratteristica (dltronde es- sensiale) di questo metodo, che illustra bene il fatto che sso non @ stato concepito indifferentemente, per qual- sivoglia applicazione. Si tratta {per cosf dite) della cure dati del processo covcetuale, che consist nel'lbo- razione dl insiemi sempre pi globali e concreti, fino a che il pensiero attinga Ia sua vera totalitd. Questo proceso & caratterizzato pitt volte da Hegel come approfondimen. to del pensiero (o del Concetto) in se stesso’ che si- nica che il pensiero 2 i! principio dell"inclusione (com- presa quella della contraddizione e dell'errore) e che que- sta inclusione non ha niente a che vedere con Peclettismo, sa si conclude con ua sistema ben strurturato di cui cia- scun membro riceve il senso che ali si addice. D’altea par- te, un principio non meno fermo ¢ eategotico di Hegel & che nessuna cosa, a eecezione del pensiczo, pud pretende- re a questo carattere cumlativo, e che, nel mondo delle < che non an- core iniziata alle fatiche del lavoro logic. Pet Hegel Ia storia filosofica @ ancota troppo «fenomenican, troppo mescolata alle contingenze individuali ed empiricamente storiche, per poter servire come fonte esclusiva per le veri- 18 della fogica (eft. Bac, pp. 13 ¢ 18, § x3), Tutto quello che eglt vuol fare nei cat paragral det Enciclopedia © i fornire una sorca di tipologia a priori della storia della filosofia, vista nella prospettiva del problema soppetto-og- getto € delle possibiliti che vi sono incluse, L'ayvaloza- mento di questo problema da parte di Hepel & tivo, poich¢ illustra — sia dal punto di vista del comtenato che da quello del metodo ~ il fatto che Ia storéa della 6. losofia ruoza attomno ad aleune opzioni arbitrarie che si tha Pabitudine di accettare tradizionalmente e senza est- ime critica; e Hegel ~ anche allepoca della Logica — non esitava a intraprendere una adistruzione delle abitudini tradizionali. Tnoltte, questa castruzione distruttiva det problema soggetio-oggetto si situa git nella prospettiva «sapere assolato» o asapere speculative della Lo- ‘ica, prefigarardo in cuslche modo Ia sua genesi pura- ‘mente concettuale: Pidentit’ hegeliana tra soggetto ¢ of getto 2 il frutto di un processo di identificazfone che si ealizza per il tramize di una necessiti logica inerente @ questa problematica. Ora i pretesi «tapporti» fra poqgerte € opgetto am- metrono a priori, prima di ogni dimostrazione valida, quattto possibil 42) Lroggetto & considerato come la sola cosa importante ‘con cui il pensiero debba identificarsi per essere ve- 4 PRESUPPOSTI DI UNA LOGICA FILOSOFICA 23 10. B, nelle grandi linee, la posizione presoeratica ¢ quella della metafisica dogmatica, che, secondo il Biudizio dello stesso Hegel, non erano ancora conse- pevoli dellimportanza capitale della «ncgativitin che si interpone sempre e necessariamente trail pen- siero e i suoi oggetti ritenuti «immediatis. La loro ssoggertiviti» consiste nell'ignorare le strutture pro- dello spirito, che tuttavie svalgono un ruclo vo in ogni visiane del mondo. Di conseguenza, questi filosofi hanno una visione dellongetto che non supera per nulla il piano della conascenza im- amediata dei sensi: essi non descrivono che quello che evedano». 4) Laseconda possibilith sari quella della axiflessione, e consistent nel separare Poggetto e il soggetto. Cid dererminerh un duelismo che proiettera uns telazio- ne epistemologica sul piano catologico e porri dei -crapporti» — immaginari e vuoti tra soggeto € of: gelto che avranno un valore esplicativo piti che dub bio, Hegel comprende in questa categoria gli empi- risti e Kant (con i kantiant), pur sottalineando che ‘questa posizione rappresenta gil un passo importan- te verso un sapere pit sostanzisle, dal momento che il soggetto non si cancella pit davanti alPoggetto, ma comincia a essere cosciente del proprio valore -tinfinito» ~ della sua libertd — nel processo espli cativo, Inoltre, nella filosofia kantiana il soggetto non resta una semplice coscienza individuale, cou- frontata unicamente cou un oggetto sensible (come nel caso dell'empirismo), ma diventa anche il sogget- to logico della conoscenza (I'eunith trascendentale dellappercezione). Nello stesso Kant questa post zione resta incoereate, nel senso che il soggetio del- 1a conescenza condinua a trovarsi di frente un ogget~ to «in sé» (Ding an sich) che & eternamente eal di Ji di esto, Ma in questo mado la filosofia kantiana ba spinto fino all’estremo la cantraddizione inerente alla «riflssione», paiché, su questo piano, soggetto c oggetta formana due fotelitd diamsetzalmente op- poste Puna allaltra e che si escndono reciproca- 24 ‘CAPITOLO PRIMO mente. E questa una situtzione insopportabile per il pensiero: anzitutto non ci possano essere dive to» talita, ¢ in secondo tnogo dee totalita opposte, senza possibilia di un fertiur quid, si annullano recipro- camente, portando cos{ alPesistenza del nulla, che & ancora pis impossibile, Si vede danque che per He- la Glosofia kentiana, o pid precisamente il suo fallimento, pone il problema pit critico della storia della filosofa, che non pub essere tisolto che in ma- neva zadlcale nella forma di una noova filosofia, Se- condo Hegel sono possibili solo due soluzioni: Ia prima (che egli rifuta) & quella dei suoi contempo- rane! romantici (Friedrich Schlegel e Schleierma- cher), Faltra & la propria soluzione «speculativas, avviata ma non realizzata da Fichte ¢ Schelling. 2) Il punto di vista del alle manipolazioni nu sneviche, ¢ resta da vedere se, per caso, la qualith distint- Vs noa si trove nella differenza delle operszioni nume- iche stesse. E cosf la qualita riappare ora sotto forma di «misara», una quantita qualifietta, secondo cui opti co- sha una misura che le & propria, e nella quale coincidono le proprieti qualitative © la dimensione mumerica delle cose, Questa breve descrizione della prima triade della lo- ice dellimmediatezza illustra la steatura stessa di questo Procedimento dove si vedono tre elementi o termini [o- ‘alizzare un processo unico. Non & Ia produzione di tre 2 CAPITOL SECONDO categorie che si compie qui, ma un fenomeno di supera- mento, di «trascendenza», che interessa in primo Iuogo. Hegel. Precisiamo: 2) Un_processo, nel nostro caso determinazione mediante Vimmediatezza dei termini, non ud essere localizeato che dalla sua inclusione fra due termini (il terminus a quo e il terminus ad quent, se si ‘wuole), qui qualita ¢ quantitt. 6) Se questi termini son per la loro stessa natura, insuflicienti per determinate il processo in mode univoco, cid di luoge a un terzo termi- ne (smisura) che significa Pannullamento del processo che viene dall'uno e dall'slteo ~ sard questo dual smo tra loggetto e Ja sua yerit’ supposta come esteriore ad esso. 2, Dessenza, U piano dell’eesseazan (il secondo della Logica) pre- senteri dunque una scissione intervenuta fra Pongetto € il sogzetto, il che presupporr’ evidentemente un lingusg- io esplicativo diverso da quello della prima parte. Il cx- Tattere processuale a dingmico di questo piano sat’ aa- cora pid sfumato, ¢ noi frremmo meglio a osservare fin dora che su questo piano nulla potrebbe avere un catat- tere stabile, neppute ipoteticamente; la processualiti vi esercitet® un’egemonia assaluta. Che cosa arcade sul pit- no dell'essenza? La scissione tea soggetto ¢ oggetto di cul abbiamo patlato composteri come prima conseguenza wna spiegatione che vede Voggetto dall’«esterno», € cio in quanto «fenomeno» che sppere agli occhi dello spisito, LA GRANDE TRIADE 35 iexomeno che non ha solo bisogno di spiegazione per est- store, ma Ja cui esistenza deriva esclusivamente dalla spic- gatione. In altri termini, ef che eppare non 2 conside- tto (alVinizio almeno} come «essenziales, ma sua «es- senza, suo vero essere sark cib che solo 2 visto dallo spl- tito e che (sempre all'inizio) per Pappunto non appare. i senso etimologico della parola «rifessione», che 2 il fondamento epistemologico di questo piano, chiacir’ la situazione dialettica in eni entea qui la conoscenza. La riflessione & il processo che si produce fra una figura e la sua immagine in uno specchio. C8 qui un dualismo ia ex i trovano faccia a faccia due poli identici che sona pari imenti non identici, appunto perché sono facia a facein Fvidentemente dal panto di vista pragmatico @ facile sa- pore quele dei de poli & quello originale e quale & Ja xi flessione, Ma dal punto di vista puramente logico bisosna pporvare prove molto complesse (se nan impossibili), e wn anipio campo di diverse possibilita si apre per cercare di fissare definitivamente un polo o Paltro. Hegel dimostre- in un modo pit getto che rai (sebbene con una termi nologia assaf deplorevole) che qui l'essenziale non pad sisiedete in nessuno dei due poli, ma unicamente nel rap- port! processuali ra di ess in quella processualita totale the? Vinnovacione esseoziale dela criflessione», suo mal- srado. Non servirebbe a nulla cercare di provare che qui non ei sono due poli, ma uno solo: se sé cerca di riduzze to di essi al nulla bisogaa anzitutto porlo, e il proces ‘mento che pone una cosa per poi negarla non siselve f rreblema ma lo complica. E proprio pet questo motivo che Hegel considera Zenone il fondatoze della dialeitica: exli@ siato il primo pensatore che per rifiutare Vesistenza ella mokeplicith e del movimento Ii ha dapprima posti in forma ipotetiea. Senza Tipotest dellesistenza del ma- vimento i suoi argomenti non hanna alcun valore: T'esi- stenaa del movimento & dunque altrettanto essenziale che guella della quiete. E donque questo anditivient fra mo- Fimento e quiete la «veriti» della conftazione di Ze- Xone, ¢ quindi ana conferma del’esistenza del movimen- ‘0 concettuale. Bin questo modo che la siflessione tiduce 36 ‘CAPITOLO SECONDO Je cesistenze» a processi, ¢ in cid consiste 1a sua impor. tanza capitale agli occhi di Hegel. Nellambito della storia della flosofia, a maggior parte dei grandi sistemi appartengono a cuesto tipo di spiege- zione, a questa tipo di rapporto antagonistico fra sogget- to e oggetto, L’aidea> di Platone ne & la prima grande illustrazione, Essa & per Hegel Pessenza, !8vzt dv, la ri- flessione nel pensiero della realed bassa e uente dei «fe- pomeni». E cost il problema di Zenone sé pone anche per Platone. L'idea & concepita come stabile, etema, i feno- meni come transitori, aleatori, Sazchlne possibile conce- pire le idee senza il sapporto (logico) che esiste tra star bile e fluente? La diffcolza detta del «terzo uomo> illu stra Pimpossibiliz’ di questa soluzione. Ora, i fenomeni sono elizettanto essenziali delle idee per questa spiena- dione. Ma se gli explicanda sono aftrettanto essenziali del- Jn loro spiegazione, che cosa sbbiamo guadzenato con la spiegaaione tramite le ideo, se non un semplice sdoppia- agento incapace di cogliere la propria zagion essere? Come si veds, il senso delle obiezioni hegeliane & lo stes- so di quella di Aristotele, fo prova quella che idea e il romeno sono insieme identici e non identici, it che si- goica, alla letera, che solo il pensiero & la reali di que- sto proceso, ¢ non una distinzione ontologica qualsasi non c'8 «oggettor ontologico che possa essere insieme ‘dentico e non fdemtico rispetto a se stesso. Questo esern- ‘pio mostra che la real del pensiexo come processo & uni delle grandi scoperte di Aristotele, di cui le ricche poss Bilita sono largamente sfruttate da Hop ‘Un altro esempio del punto di vista tipico della «si flessiones 8 Vempicismo: momento essenziale per la sca- petta delle stratture fondzmentali del pensiero, ma la exi importanza teoriea & sfuggita agli stessi empitisti, Lien pirlsmo, pur cercando di ridurre Pimportanza dell'intel- Terto, & hingi dal cancellaze il soggetto cavanti all’ozget to; ma, contrariamonte allo spirito opgettivante dei grect, 50 [a dipendere Poggetto dalla struttuca soggettiva ine tvitiva, assimilando Te sue leggi a quolle della seneibilitt ¢ dei stoi derivati. Locke e Flume sono stati i primi che hhanao fatto derivare le stratture del mondo oggettive LA GRANDE TRIADE a7 (causalita) dalle strutture soggettive dell'como (assecia- zione delle idee, credenze ece.}s fu questa wn'azione sto- rica importante, che noa tard a introderte sul piano po- litico la natura critica delFintelletto, e, di conseguenza, Is funzione decisiva della coscienza’soggettiva nei con- fronti di ogni eordine> considerato come immutabile, E cost lempirismo ped e deve essete considerato come una lappa impottante nella sidessione del sapere su se stesso, rronostante il fatto che gli empiristi non abbiana ricono. sciuto (2 parte Ja matematica) Pimportanza delle struttu- re concettuali della conoscenza né la vera natura dei pro- cess intellettualé che esst desctivevano, attribuendo va- lore unicamente al loro svolgimento psicologico e ttescie tando Ia loto importanza logica. 4 Kant che rappresenta la marurita di questa rilessio- ne coscicnte di se stessa, ¢ questo pet parecchie ragioni, Pur segnendo gli empiristi, egli ha scoperto che & il sog- gett0 conoscente che 2 il vero principio dell oppettivits, seoperta per cui egli 2 il efondatore della flosofa mo. cera» (I, 44), ¢ di cui si tartera nella terza parte della Jogica, In secondo Tuogo, esli ha scopesto la sfera propria ei concetti della riflessione (Kr. d. r, V.B, 326 spe.), che ono certamente allorigine di questa seconda parte delta ‘ogica hogelinaa. Hegel d3 un‘intexpreazfone globale di Sqeesti concetti, deseritti dallo stesso Kant come «ambi- Buin, comprendendo quelli che sono ingenuamente usati a Kant senza che egliriconosca fa loro natura altrettanto gnbigua e il foro valore esplicativo mull. In terzo loogo, Kant & diventato (in conttaddizione con la propria gran. fe scoperta, secondo Hegel) i filosofo per ececlenca det intelletio {Verstand], che pensando di unire separa, ia tal modo non petviene aile propria comptensione, E sfprstutco queso lias punto che chide una spces one, a causa della ianportanza che riveste per | lose nel toe complesge a Poiché In logica dell’cessenza» o della «ritlessione» Centiene Ia dlesctizione e fa eritica severa di una parte no. {vole della Critica della ragion pura, & preferibile preci Sstne Ia natura in termini Kantiani. L'idea centrale ‘Testa teovia della conoscenea 2 la «tivoluzione coperni- 38 ‘APITOLO SECONDO ‘cana, e clot Pidea che anziché far nuotare la conoscetiza intorno all’oggetto (dogmatismo) per ottenere l'«oggetti- vith» (universaliti e necesita), bisogna invece ammettere che Foggetto & detezminato dalla strattura proptia della soggettivitt. Il mondo jn quanto tale (Ia «cosa in sé>) non pu’ fornire alcuna garanzia scientiica, non fa altro che tispondere a un questionario formalate dal sopgetto conoscente: universdliti e necessiti sono esigenze del soggetto cenoscente, ed esso solo @ atto a gatantire que- sta congettiviti» con le proprie strutture a prioti che zon possono in nessun caso derivate dall’esperienza. Que- sti ptesupposti a prioti sendono «possibili» i fenomeni, ¢ civ’ ne sono le condizioni necessari, li precedono nel- Vordine logico, sono irascexdentali. Poiché il centro di questa epistemelogia la coerenza del sapere nella stessa interiorita della soggettivita conoscente, il problerna del- Ja asintesi» diventa parimenti prefiminate. H sepere si esprime in gindizi sintetici a priori che non sono di oti- ‘ne empitica, ma provet Wo trascendentale, con suprema dell’unith si stematica del sapere. Questa idea fondamentale di Kant & calorosamente approvata da Hegel. Cid non gli impe- disce di mostrare che il metodo Kantiano, che deve per principio portare alla realizanzione del!'unita del sapere come scopo supremo, procede senza tregua per separa- zioni che non possono essere ticongiunte in una vera uni- 18. A guisa di inteoduzione alle analisi pid approfondite che isterverranna pid avanti, qui vogliamo limitarci a enumerare sommariamente i dualismi, le sepatazioni, le distinzioni che Kant pone, in contrasto con le proprie in- tenzioni inidali, <) Lroggettivita si definisce come una sintesi universale e necessaria all'ntermo el sogectto tra scendentale; e tuttavia Kant fa dipendere il sapere da una imistetiosa «cosa in sé», che resta eternamente all’ester- no di ogni sintesi. 5) Gli elementi trascendentali del sa- pere, le categorie, si definiscano come pure forme che sa- sebbero cternamente vuote senza Ia ineteria del sapere fornita dalla scnsibilitd ¢ dali'intuizione. ¢) Tl mondo ac- cessibile alla conoscenza & solo fenontenico, & solo rela- vo alla conoscenza, ma sconosciuto in se stesso; questa sono dal potere sintetizante ! 1A GRANDE: TRIADE 39 sfera fenomenica ha Ia propria contropartiza in un mondo intelligibile, che secondo Kant pud essere raggiunto solo Con mezzi morali. d) Le categorie sono considerate da Kant come forme del giuclizio, come differenti possibiliti di wsifcazione txa soggetto e predicato, senza che epli si accorga che finché esiste una copula tra i due termini nou 2 gia Punita, ma la separazione che interviene in queste diverse forme. e) Le categorie rappresentano per Kant inenostante il fatto che ce ne siano parecchie) Tunité o ilentita del sapere con se stesso, laddove la molteplicitd tle diferenze) non possono provenire che dai dati empi- rici {nonostante il fatto che la adiffetenza» sia una de- terminazione ugualmente logiea o concettvale). Interno- csterno, forma-materia, fenomeno-intelligiile, unificazio- ne-separazione, identiti-diferenza sono esempi, scelti tea alti altri, di costruzioni pursmente concettuall usate da Kant a guisa di spiegazione per l'unificazione del sapere alloterno dell'o trascendentale, Questi concetti invece di nize, introducono altrettante separazioni, proprio per- ché la loro vera nazura concettuale non ® stata ricono- sciata da Kant, che, in questo modo, ha spiegato tutto fuorché la stessa spiegzzione: & questa Ia eausa del fali- mento della sua impresa. Tutte cueste nozioni della rie flessione appariranno nella fopica dell'essenza, dove il ca- satere fondamentale dell'ntelletto si troverd smaschera- to come una variazione sul tema della vis dormitiva di Moliére: inutile sdoppiamento che invece di spiegare i unize oscura e separa. Non a torto Hegel ha considerato questa parte della sua lngica come molto difficile: essa contiene appunto queste nozioni esplicative che ignorono Ia propria natura ¢ insieme Je proprie contraddizioni. La loro sistematizza- ione si rivelata pid complicata del previsto, ed ® pereid che noi possediamo due yersioni che non sembrano inte- tamente identiche, Un rapido confronto fra queste due Yersioni ci mostra immediatamente che PEnciclopedia 2 Pl densa ela sua terminologia meno abbondante di quel- la della Logica, Esiste una prima parte che descrive In ti- lessione allo stato puro, le operazioni dellintelletto rifles. sivo che non comportano il riferimento ad alcun oggetto. 40 ‘cAPITOLO SECONDO Nella Logice, Hegel si attarda di pi sull'opposizione so a apparenza-essenza (Schein-Wesen), poiché, storicamente, questa posizione comincia con una distinzione ambigua tra un essere «vero» c un altzo che noa Jo 8, senza che Ja precisa natura di questo dualismo sia stata chiezita, Nelle due version, sono acento le tre openion! tpt che: identita, differenza e fondsmenta (Grand). Quest'vl- : fimo concetto contiene un'ambiguiti: Ia ratio essenrdé & la ratio cognoscendt delle case si riyelano qui come inse- patabili, La seconda parte trattesi del fenomeno propria- mente detto, ¢ ciot ci un'esistenza (pi o mena) ogget- tiva, ma che'dipende interamente da una eessenza® che «si nasconde» dietzo di essa, ¢ fornira la nozione centrale della spiegazione razionale del mondo, quelia della «leg- gem che regola per cos! dire dall'interno le apparenze este- tori. La tera parte della logica delPessenza & la «realth activa» o «attualiths (Wirklichkei), in evi ver defini tivamente meno il duslismo riflessive, Lopposizione tra {eggi formali da un lato e mondo oggettive dall'altro. La parte corrispondente, ed estremamence ardua, della Lo- ica, preade come filo conduttore Ia filosofia di Spinaca = Passoluto & Ja sostatia unica ~ ¢ sviluppa in rapporto a questa filosofia il problema «modale» (da rzodus}, pit. gendo a una situazione analoga alle eategoric. «dinami che» di Kant: sostanza, causalita iterazionc. L’Enciclo- edia concentra tutta la'problematica su quest'altima tria- de, ma per parte nostra seguiremo il testo pid completo e pitt chiato della Logica. Nelle due ultime parti ci pate preferibile seguice lEnciclopedia, riferendoci nella mix sura del possibile agli sviluppi della Logica. Dopo queste indicazioni non dobbiamo far altro che spiegate breve- mente il contenuto di queste tre grandi division’ deles- senza, come abbiamo gi8 fatto per la logica dellessere. La prima parte della logica terminava con il concetto di «misura», che significava Ja chiusura dellogsetto su s¢ stesso che, su ua piano noa logico, non permette pid che una pia contemplazione estetica. Poiché il concetto deloggetio & completo, non c' altza via che andargli attorno, che riflettere su di eso. E cos{ che comincia que- sto carabiamento di piano in cui il movimento cade fuori LA GRANDE TRIADE an dell'oggetto, e ptecisamente nella siflessione su di esso. La siflessione non si render conto della rivoluzione in. tcodotta in tal modo nel pensiero che alla fine del lavoro che essa compie (nella Glosofia di Kant). Allinizfo, sem- pre loggetto che sta in prime piano, ma, a diffexenza del- hh prima parte, tutto cid che si emuncia’dellogeetto non sli pud pit essere attribuito: Je determinazioni del pen- Hero se ne stacchersnno successivamente e formesanno sun mondo a parte, un mundus intelligibilis, Per spiegaze xguesto un altro esempio ci 2 fornito da Parmenide, poi- ché & Isi (con la sua scucla) che he detto per primo che Tesseze @ identico a se stesso. Ma un essere non puis es- sete identico ase stesso se in esso nan cj sone almeno due aspetti differenti che si identifcano, A= A pud affermar siunicamente se ¢& una diflerenca éa climinase, E la ne- sgorione della differenca che 2 Videntisa, cos{ come la dif. Jerenza a sua volta non & null’altro che Pliminazione, la acgazione dell'identita. E dunque cost che ta rifessione comincia « lavorate: le sue determainazioni non derivano ii doll'ogeetio, ma dalla possibilica o imposstbilitd di deusare (costo altsimeati) Poggetto. Questa & anche la rosione per cul i pensatori della rflessione anno foesia- io delle wlegsi del pensiero» necessarie da cui dipencerd tutto ill resto (mondo oggestivo compreso). In questo modo Pessere delPoggetto si assimiler’ sempre pi alla sua «ragion d'essere», ai suoi fondamenti ancotati nel Pensiero, In questo stadio un ogge:to non pud pit seim- plicemente esserci, ma esso dipendera da una «zagionem (Grud) che giustitica la sua esistenza, Allo stesso modo luna «cosa» (Ding), a differenza dellessere insulficiente- mente doterminato (Erieas) della logica delWiramediater- 7, n0n sari pid astrattamente diversa da un’altra, ma si. 11 scloppiata in se stessa in quanto sostrato portatore di Propricta. Questi sono duncue i tre concettf principal lerigiones, eesistenza», «cosa») peodotii dalla losica della rfesstone, che sono bensf considerati come oggetto Cistemte in sé, ma che, in real’, sono piuttosto tre modi che ha Voggetio di dipendere dal pensiero rifissivo, _E questa dipendenza nei confranti del pensiero che & GA presupposta dalla parte intitolata efenomeno., poi an CAPITOLO SECONDO ché il mondo fenomenico recentemente scoperto dal’ telletto non basta pit a se stesso, ma dipende da una spie- gazione pid «stabile» della sua esistenza finita ed effime. ra, Questa parte fornia la spiegazione del problema filo- sofico finito-infiuito e della dialettica negativa in genera: Ie. L mondo, considerato come Ia toralith delle «cose», & caratterizzato da tna dipendenza assoluta e forma wn con- catenamento infinito che non potr’ mai artestarsi con le sue proprie forze. Cid costringe la riflessione a distingue- re tra aspetio materisley e «formales del mondo; in altri termini le «cose» (materia) saranno spicgate da «feg- igi» (forma) che si suppongono trascendenti ad esse. Ma + Te Seggi della zflessione non esprimono che rapporti (co sidetati costanti) tra le cose, ¢ Ia loro pretesa stabilita st rivela come un vano tentative per spiegare un aspetto del mondo con Taltro, e viceversa; anziché dare un fonda- mento «scientifico» al mondo, fo si risolve in un andiri- vieni perperso, in un mondo i reladivith assoluta. ‘Lrassoluto di Spinoza introduce il capitolo sulla «real 8 atlivas (WWirklichbeit), in quanto tentetivo redicale di porte fine ai dualism, alle false spieguzioni che compari- vano nella parte precedente, Noa ci pud essere che una sola sostanza, che ua solo mondo che contiene in sé Ia sua spiegazione ~ & cosi che si riassume il radicalismo di Spinoza. E un'idea molto vera, pensa Hegel, resta soltan- 10 dz provarla, Ora bisogna constatare che bench Spi- noza avesse ragione, non ha pert saputo riconoscere Ia ‘vera nazura del pensicto, nef che si manifesta ancora il carattere riflessiva della sua filosofia. La sostanza non pud essere seal inch non eontetr In propria spezaione fa una manicra veramente immanente, e cio® é sari ca ratterizzata da una «nccessiti» cieca, cieca perché prove- niente da una tiffessione esteriore ad essa. Pit concreta- mente, questa nevessitd della sostanza 8 carattorizzata dal facto che essa? la causa (logica) dei rrodf che sono il suo aspetto vistbile. Spinoza non arriva a spicgare jl carattete globale e onnipocente della sostanza altcimenti che con i cambiamenti che si sviluppeno tra i modi, Per cid stesso eali reade la stessa sostanza dipendente dai modi (poiché sono essi che manifestano la sua «potenza»), e cosi giun- EA GRANDE RIADE 43 siamo nuovamente ad una situazione di andicivient, al- Finterazione assoluta. Ma qui, alla fine della logica della sillessione, questa messa in movimento & veramente tota- le: Spinoza ba liberato ta rflessione da tutte le sue «Forze nascaste» accorgendosi che i fenomeni sono essi stessi FFessenza; basta soltanto preadere il mondo nel senso di ‘un proceso totale, non di usvidentita totale, 3. WConcetto, Questa spiegazione un po’ forzata del pensievo spino- iano ci ha portati alle soplie della texan grande divisione, In Jogica del Concerto, che oui ci baster’ spiegare nelle sue grandi linee, Se la logiea & la «totalitA del movimento considerato come tiposo», 1a prima condizione & stata soddisfatta nella logica deltessenza. Con il suo arduo la- vero durato dei secoli, Pintellerto (Ia rflessione) & riusci- to (suo malgrado, veramente} a trasformare il mondo in processo, a mettere in movimento tutto cid che era con- sicerato come stabite (compreso Pordine politico), a por- te dei rapporti (ancorché non interamente esplicetivi) fra tutte le cose, Che cosa significa questo dal punto di vista della logica? Processo, movimento, rapporio ece., tutto cid non & che Lopera del pensiero che non si situa negli ‘ougettistessi. Senza accargersene, intelletto ha effetsiva- ricate trasformato ogni esistenza immediata in esistenza sillessiva, ¢ clad in pensiero, Dopo Spincza, al pensiero ‘non resta altro da fate che cambiare piano altrettanto r2- dlcalmente quanto lo ha fatto dapo it compimento del concetio di oggetto, In tal mado diventata possibile Pe- Sisteniza di un piano filosofico pitt elevato di quello del Pensiero sw tn preteso opgetto. Poiché Voggetto ain sé 3i dissolveva in un processo deliariflessione, & questa che rende il posto dellogeetto, ¢, poiché & essa stessa un Rensieto, soggetto e oggetto si identifeano, in modo che Al pensieta scopre se stesso come proprio veto oppetto. ‘slo questo cambiamento redicale di punto di vista (che, come vedeemo, ¢ lungi dalfessere un tour de force) per- ‘motte di eliminate Ja separazione artficiale tra la sifles- 44 ‘CAPLTOLO SECOND sione, che erede di considerare il mondo dall'esterno, © il svo oggetto inalferrabile. I pensiezo diventa per cid stesso la fonte oggettinz delle sue determinavioni. L'aoge gettiviti» del mondo non & null"altto che laccordo, Ix coerenza di tutte le detetminazioni del pensiero: si pud e si deve dunque partire dal pensiero per «creare> i mondo oggettivo. Spinoza ha pensato elfettivamente il snondo in una manicra sistematica, totale, solamente ha innorato che quelle che epli ha descritto non sono le pro- prieth di una sostanza indipendente dalla riflessione. Ek ton ha fatto che sviluppare i concetti pi globali di cui & capace il pensiero, ed & per questo motivo che ha powuto fornire il concctio pit completo del'caxgetto» che noi conesciamo. Allo stesso mado, i particolari che provea- gouo dalla sostanza non sono enecessati» che in quanto derivano dal pensicro, che per parte sua non obbedisce che alle proprie Jeegi, ¢ di conseguenza & ibero. Questa identifcacione della necessith e della liberth significa il passaggio a una sfera dove tutto si svolge secondo le leg nom immanenti della «cosa», e cio® del Concetto, che il cen- ; tro della terza parte della Logica, Ul Concetto @ il «soggetto trascendentalen di Kant- Fichte-Schelling che Hegel ha sussunto ai propri fini, ed esso nin designa piti una semplice facol:i copnitiva’ tne tun processo, il processo della determinazione del pensie- to da pare di se stesso. Abbiamo gia visto Hegel criticare cid che rileve dellintelletto in Kant; tutto cid incorreva nella critica della Jogica della riftessione. Qui continuiamo con quella parte della Giosofia kantiana che non si sitea pid sul piano della riftessione, ma fo supera, ed & Vio tra- scendentale che & costituito in modo che in esso Posget= tivit’ non & nvli’atro che il pensiero che si determina © che, per cid stesso, & Ie fonte della scienza, necessatia & universale, B dungue qui che comincia il Hero processo di-creazione di cui si rattava, e questa libortA (obbediente alle proprie lege’), come @ noto, ® ateribuita da Kant al pensiero solo sul piano etico, mentre egli pare ignorare che la conoscenza teotica dipende altrettanto poco da fat- tori detti «esternin. Per Hegel, la scoperta di questa spontaneit3 creatrice del pensiero & il compimento di un 1A GRANDE TRIADE as nago processo di matutazione della rflessione, jl «risul- tutor delle flosofie precedenti. Ora ei si pad chiedere: co pet Hlegel vero pensiero, fa ragione, comincia con la dlotetouinazione libeta di se stessa, perché ha fatto prece- dlote questo piano principale di cui & protagoniste il Con- certo dafle due prime parc della logica? Le tisposta pate esti semptice. Affermanda puramente e semplicemente che tutte le determinazioni logiche sono creazion! libere cel pensieto, si cadrebbe nel dogmatismo, non si farcbbe che una dichiarazione vuota. Bisogna provare questa al fermazione. Ma poiché siamo sul piano logico pid elevato, Jo stesso concetto di dimostrazione & uno degli ergomenti a tattassi, ¢, di consequenza, non pud essere serplice- mente «presupposto» allinizio. Non c’® che una sola pro- v1 possibile ed & a contrario, per negazione: ogni idea contraria, che affermi che fe determinazioni logiche pro- vengono dalfossecto o dalla riflessione sul’ oggetto, si nostea insostentbile se si esamina la validiea del suo con- tenuto conceztuale. Ogni pensiero che ereda di trovare le sue determinazioni altrove (allesterno 0 in un tapporto delfintelletto con Festerno) non giunge a coglicre Pose e1lo, ma si rivela ben altrimenti come una spiepazione oa esplicativa, wn pensiero che si ignore, una compren- sione che non comprende la propria natura. Oscorreva unque eliminare peima gli ostacoli che impediscono al sogzetto di riconoscere la sua superioritA creattice asso- lata, E, in secondo luogo, occorreva mosttate che la com- prensione da parte dé se stessa della comprensione & in sealed la condizione suprera affinché tutee le determina ion che ne derivano siano valide, giuste. Tn effetti, la Parola «comprensione» forse ancora la migliore tradue one di Begriff, poiché su questo piano si tratta di svilup- Pare il mondo opgettiva a partize dal conectto stesso di Soagezto canoscente ¢ di mostrare che esso vi era effeti- Yamente contenuto, compresa. B cosi che si former’ la divisione in soggettivith, ogaettivith e idea: noi ci aecin- amo a percorrere un carnmine inverso sisperto a quello Alle prime due parti, dove Poggetto si risalveve a poco poco nel processo della riflessione. La grande differenza tail pisno del Concerto ei resto seri che le determins- 6 CAPITOLO SECONDO. zioni che compaiono qui non si annulleranno affatto re- ciprocamente, ma resteranno, costituixanno un proceso Gialettico positivo, una vera ascesa verso l'anbypatbeton platonico. E cungue quest'sltina parte che sara la vera, ‘steoria della scienza» (IWéssenscbaftslehre) di Herel, po- stulata dai suoi predecessor. Per lui, si tratta di elabo- rare una logica filosofice sistematica di cui Ja cocrenza e il carattere sia globale che concreto servitanno di modello alle altre scienze. E unicamente dopo il eompimento della sua autocomprensione che il sapere sari in grado di spi gate cose diverse da se stesso in un modo vero e valido: % solo cost che si eviteranno spiegazioni noa esplicative, © i pare audace » scienze mal fondate, Noturalinente tutto € ptetenzioso, ai nostri giomi, ma non & inutile dire che “Hegel ba posto gui un postulato a cui la filosofia non put rinunciace senza rinunciate a se stessa. Lo scopo stesso della nostra opera & di mostrare che Hegel, ai suoi tempi, + kha fatto tutto il possibile por realizzare un ideale ~ il sic ‘tema filosofico di mtte le scienze — che non pare assurdoj ‘pal, anche se supera ormai le fozze di un solo pensatore. In ogni caso, bisogna partie da un nuovo esame della lo- ica, se ci si vuole rendere conto della natura del quadro | sistemnatico proposto da Hegel. L'impresa ha un senso anche se il quadro si tivela troppo stretto e anche se le ‘ienze, all'epoca di Hegel (fino al 1831), fanno una figura pluttosto meschiaa in confronto a quello che 7 Riprendendo il filo del nostro riassunto, precisi § Concetta ? il pensiero che non yeole comprendere altro + che se stesso; ess0 & vernmente identico con le sue at vith (unit dell’essere e dell’essenza). Questo processo di autocomprtensione dX immediatamente tre determinazi ni, fondamentali per questa sfera. Il Concetto, Io (o it soggetio}, in quanto totalitd che tutto comprende, & lni- versale, Loggetto che esso deve conoscere, che gli? op- posto (Gegen-stard), ma che, in zealti, rappresenta lo stesso Coneetto dal punto di viste dei suoi contenti (i pensicri pensati), di conseguenza il particolare, e questo stesso Concetto in quanto conoscinta, compreso, & il sh golare, il pensiero determinsto da se stesso. Tutto dipen- dera ota da questi tre moment (che essmineremo in par- LA GRANDE TRIADE a7 ticolare in seguito) ¢ dai diversi modi della comprensione della loro identit’ fondamentale. Se si pensa che la foto ‘deatith sia un «zapporto» non la si ® veramente com- presa, poiché si & interposta una ecopula> estzanea alla natura del concetto, Questo tentative, onorevole saa fal- lito, da def agiudizis nelle loro diverse possibilich. Se st pensa, invece, che il Concetto non & mediato da altro che dace stesso, si perviene al asillogismoy (Schluss), alla vera eriunifieaziones (Zusanvmen-scbliessen) del Concet- co con se stesso, L’affermazione delPidentitA del Concerto con se stesso (in quanto processo che si muove con le sue proprie forze) da la caratteristica del coneetio «sog- reitivos, «Mvoversi con le proprie forze» evoca imme- Sistamente Paltra possibiliti, che @ quella di muoversi stazie ad una forza che proviene dall’esterno: !a soggetti ‘ith ha nella propria definizione il suo contratio, Pogget- tivita, Bisogna capite bene che cosa t qui Foggettivita (non Pcoggetton). Quando, alla fine della prima parte, concetto di oggetto si era ceterminato, Ia sola possibilits «ta quella di pessare a un aksra piano, il piano della rifes- sine. Qui, ei roviamo allinterno di una soggetcivich (0 sogzetto totale) ottenta come risultato del crotio di tutte Je determinazioni di ordine opgettivo: non & danque pos- sibile rieadere su un piano gi superato. Loggettivita (0 oesetto totale) non wuol significaze altro che una tatalit’ perlettamente determinata, strutturata, ardinata ecc., di «ile lepgi particolari non sono ancora esplicitamente co- aosciute. Essa @ dunque assclutamente identica alla sog- fettivitt nel senso che bisogna ricercare unicemente it suo aspetto razionale, otdineto ¢ cocrente: si parte dal- idea penerale della sua coerenza razionale per approdare alle sue leggi specifiche. Meccaniciti, chimismo, teleolo- ls mestrano chiaramente di quale specificazione si tratta, & tpetiamo che Hegel non vi include che Ia legge fonda. mentale (0 quella che egliriteneva tale) di ciascuna sfera. A terza e ultima sezione, dea, pone gi meno problemi, boiché descrive strutture che le attvith particolari di que- Sto mondo ordinato si fissano spontaneamente come sco- bo per disfarsé della loro particolarit3, realizzando succes- sivamente questo passaggio dalla particotarith all'univer 48 (cAPITOLO SECONDO salitA concreta e taggiungendo cos! (soggeitive 0 oggerti- yc} ls comprensfone totale di se stesse. Alla fine, eviden- temente, la comprensione diventa tanto universale e con- creta quanto @ possibile, sf realizza completamente ¢ di- venta idlea gssoluta, 1 veried E quasi inutile tipetere (ma i malintesi sono sempre ppossibili) che In logica, per Henel, non sostituisce né Ia Filosofia né le scfenze, Queste ultime possono avere un metodo lore proprio, ma non una verita propria. B com pito della flosofia quello di considerare il sapere umano sotto Pangolo della coerenza sistematica, ¢ cio’ della ve- rit, La Togica, essendo unicamente Ia scienza della verie £2, poiché si riflette nel sostrato del pensiero puro, non fornisce infozmazioni propriomente dette ma un orge zon concettuate (TT, 228), un sistema di concetti esplica- tivi validi (Reich der Schatten, T, 41). Contrariamente ab 1a logica Kantiana, non & un sistema formale, wuoto di contenute, ma una descrizione materiale del pensiexo alk opera, che & insieme soggetto € oggetto e che costitu sce un pracesso compiuto in se stesso. Alla fine della lo- gica, quando la comprensione si ritrova compiuta in s€ stessa, apprendiamo come Hegel concepisce i repporti ta la logica e i due regni «reali» della filosofia: natura ¢ uomo. La comprensione che si comprende comprende anche che essa non & che la comprensione, e si trova cost sstomaticamont vl vers if suo alo, i che bir gaa comprendere, Ja natura. A prima vista questa posk zione assomiglia a quella di Kant, il quale pore pensa che Te enacura» & Paspetio inerte della reat’, che non pud far altto che rispondere al questionatio che le & prese tat, Ma Hegel va piti lontano. Poiché egli fa terminate il sapere sorto forma di fagica prima di questa interroga zione, nei sappiamo gil a priori e molto esattamente che cosa cerchiamo nella netura e nell reelth wmana: Vor dine e la coerenza sistematicn, E assolutamente impos bile che il pensiero trovi nei svoi atti una cosa totalmen te diversa da quella che cerca: persino Pincomprensibile. Fincoereate, il eaos sono in qualche medo compres, far" no anch'ess! parte del sapere coerente. II sistema coerer™ te ammette dei gradi, del pid ¢ del meno, ed & per que- 1A GRANDE TRIADE, 49 sto che ci sono differenti regni della tealtd, che sono tutti Estomnatizzabili secondo tale principio. Poiché lo scope delle nostre ricerche & prefigurato fin dallinizio, eutte le hustre conoscenze si organizzeranno necessariamente in {questo quadto previsto di cocrenza sistematica, Ne de- tice che il punto di partenza della ricerca (cocrenza pu ramente logica) ¢ if suo risultato possibile (coerenza delle conescenze materiali) fanno una cosa sola; durante tui to guesto percorsa, il pensiero o Jo spitito non fa che rie trovare se stesso in wna maniera sempre piti coerente ¢ strutturata, cla «cumulativitd di questo processo si mo- nel successivo rafforzamento delle cocrenza e di sia natura conereta. ‘Due punti restano da precisare. a) In questo schema, th realth extralogica sari carattetizzata da una minoxe coercaza. Tl pensiero logico rappresenta il massimo di coerenga, ¢ le altre sfere scientifiche si definiranna in rap- porto a questo pensiero. Per esempio, Te Jegei dells mec- caniea, spazio, tempo, movimento, ecc., hanno solo una validiti molte gencrale, ¢ non possono cogliere i feno- ‘meni pasticolari che ne detivano. Questa contingenza, che sianifica che le Iegei della natura meccanica non anno vona validitaassolata (né per i casi particolaci né pet lor. anismo vivente, Puomo, la storia eve), 2 per Hegel Yes senza stessa della natura e della realt umana particola- 1i; non c& mezzo di eliminarla senza convertite queste in logica, tentativa che Hegel ton ha mai fatto, nono- stante le frequenti accuse di ¢panlopismo>. b) Cid sieni- fica forse che il sapere @ implicato in un proceso allin- finite, tanto descsitto da Hlezel e ripreso nella fosofia mnoderna sotto forma di «totalizzaziones? La risposta no: con Pelaborazione della strattura della comprensio- ze, della coercnaa, il sapere & compiuto ¢ lo ester’ per sempre, Nessuna informazione concresa, per cuanto im- Porrange, potri minimamente cambiarfo, Le ticezehe par- ticolari delle scienze possono portare noviti nel detta- lio, ma non mai sorprese di principio, Non c’@ che un ergo pet spezeate questo schesna trncciato da Hegel: ‘suello di sostituire Ia coerenza, il sistema, con Pincoe- ena, it rifito di pensate fino in fondo it nostro pro- 30 ‘CAPrToro SECONDO. prio sapere. Ma non é un rifiuto di Hegel, ¢ una fuga davanti lui, Nessuno & obligato a pensare, ma se. si pensa, 2 meglio farfa con piena coscienza e comprensio- ne, Un pensiero che si mette dei bestoni tra Je ruote noa fa che contraddirsi. Con questa descrizione delle tre grandi sezioni della logica ~ oggrito, riflessione ¢ comprensione — nei loro momenti essenviali, crediamo di avere detto quello che & necessario per capire Ja natura delle strutture che sa- Fanno trattate nei capitoli seguenti. A titelo di ricapito- laxfone ricordiamo solo che questo processo globale del ensiero significa ua doppio movimento: pensando T'op- getto, si perviene alla riflessione <4 di ess0, ¢ pensando alla riflessione si perviene al pensiero opecttivato ie con- tiene futze le determinazioni essenziali che si possono pensare a priori, che non sono dunque né oggettive, né soggcttive, ma Ie due cose insieme, B questo il motive pet cui Ia logica di Hegel non 2 un codice normative con tenente «regole del pensiero», Per Hegel questa sarebbe facors wolpres soggstiva Nol abbiame sempze ache fate con ua pensiero che esiste e aisce; con la sua stessa attivith esso costituisce le sne proprie regote che bisogna cogliere sul piano logics, E cosi le strutture che vi com paiono sono possibili in quanto reali, contratiamente a Guella «possibilith a priori» di cui patlava ancora Kent Capitolo terzo La detetminazione indeterminata, o la qualita I! puro essere. Abbiamo git avuto oceasione di mostrate che Ja psima patte della logica, Jungi dall'essete una «doterina delle iccorie» o un manuale di ontologia, & piuttosto wna cri- tica cistruttiva dellontologia «oggettiva» cradizionale. Osservazione particolarmente importante alVinizio della logica, che & sempre stato interptetato molto male, A cid siagaiunge il problema, posto dallo stesso Hesel, del?'ini- zio della lopica, che ~ naturalmente — non pud avere un inizio, poiehé, come abbiamo visto, ogni pensicro & sem- pre preceduts da un altro pensiero: ogni inizio & ello stesso tempo un seguita, una continuazione. Tutto cid & ancora pid chiaro se questo inizio deve aver Inogo nel mondo detto oggettivo, ¢ ciot se si tratta dell’origine del- hn totalita degh esseri (des reine Sein), della creatio ex ni Jilo, che & per Panpunto if primo proceso considerazo da Hegel. La logica esordisce con un‘idea, considerata in- ccréutabile, della scuola cleatica (Senofane, Parmenide), Jk prima ebe neghi, per zagioni puramente concettuali, Vic ca di «creazianen. Llessere in quanto totalith non pud rovenire che dal mutfa, ma non pud venice dal nulla per~ ch€ il nolla non esiste, Per risolvere questa antinomia non ‘oarealtd»: e quired 2 il processo che si afferma e si man tiene. Questa processo non elimina la contraddizione: ¢ Ja conttaddizione, non in quanto distribuita fra due «co- se» diverse, ma in quanto unica esisteuza. Questa esisten- za nasce perché il pensiero pod negaze la negazione fra entitd pensate de esso, e creare eosf Pesistenza del proces: 10, Hegel segue strettamente il ragionamento di Atisto- tele a questo proposizo (Phys. 186b 4-r1, 1882 26-29 € 1886 21-25}, mostrando che l’opposizione (ve Evavtiat) & il primo «principio» a cui i ‘taki necessaria trai termini oppos sistenza del processo (x8vqzis) in quanto esistenza snia & Vinizio assoluto di ogni spicgazione intellertuale. Hegel non segue Aristotele quando eegiunge alla contraddizione é fue seria up gio «principion che & il «soggetto» ( che non sia detetminato dal pensiero, if auale solo & in prado di trasformare il processo fide in «sistenza fissa, Non vi danque stabilit senza proceso, ¢,), la cui necessi’ si fa sentire in modo negativo con Ja mancanza. Somiglianza con aleani fenoment propriz- mente umani: if desidetio non nulla i s6, ma si caratte- rizza unicamente in rapporto a qualcosa di cui esso & Ja mancanza, Non 4 caso che Hegel sirichiama qui al Fleéo di Platone, dove il carautere negativo del desiderio & am piamente spiegato, Alla stesso modo si paela di una dest nazione (vocazione) a proposito di wn uote che esiste in guanto «manea» e di cui si spera che realizzeri una del- Te possibilit. propriamente umane in cui consiste Ja sva ignitd. Anche il Soller (dover-essere: Paltro termine eti- 0) noa sigaitica altro: Ta prima determinazione dell’es- sere mediante le qualita & una determinazione mediante ‘I vuoto (gualith astratta), che appunto perché & ywota de- te essere riempita éa qualcosa di pi concreto, Cid che o¢- catre sottolineare qui & che questo «imperativow che vie- ne in Tuce non @ un postulato introdotto dall’esterno nel concetto stesso delloagetto, c cio? nellongetto pensato. [A DETERMINAZIONE INDETERMINAYA 63, idea di una determinazione vuota comporta automati- camente lanticipavione di una determinggione pi con- evvta,€ non 8 dleuna necessita di sapere cid che pud es- sere questo meovo elemento: esso ? gid presente per con- erasto. Il adoyer essere» & donque una mancanza che, peril suo stesso carattere difettivo, travalica i suoi stresti limitie ne é gid un superamento. A guisa di critica a Kant ¢ Fichte Hegel tiene molto a sottolinesre che il supera- mento della mancanza con la maneanza non & ancora suf- ze a forize un contenuto piti cancreto: «Il dover- ere & un superemento del limite, ma solo un supers siento litaitato» (I, 123)', Cid che deve essere non & ancora, allo stesso modo che una buona volont non tea- Jizrata & pivttosto una ovéenete, determinata dalla sue invealtd, & procisamente V'essenza stessa del «cattivo in- finito» (qualitativo), che ci sia davanti a noi un essere che aon To & veramente, che & yuoto, che deve soltanto essere qualche cosa di pi di questa, pi di se stesso nel sco stato attuale, In questo senso e% qui un ravvicina- mento alla problematica morale di Kant, che ha pensato, 2 torto, che il dovet-essere sia un'esistenza pid sublime ella reales la determinazione interiore del'uomo me- ante una decisione volontaria 2 per lui superiore alla cotectainazione estetiore deg'i eventi oggcttivi mediante Uazione cosciente. Noi pensiamao che se Hegel insist fanto su questo concetto, in se stesso molto semplice, di sdover essere 0 «cattivo infinitos, & 2 causa di questa implicuzione polemica. Citiamo un altro esempio, non, scnza esitazione, aiaeché proviene, come ei avverte Heget (1, zx4-15) dal piano dellintuizione ¢ non é interamente conforme al nostro piano concettuale. Abbiamo gid der ‘0 che Pessere determinato pud essere paragonato a un Punto ideale, senza nessun'altra caratteristiea a eccezio- dela sua esistenza. II punto geametrico & gid diverse, if conereto, © pud essere immaginato come interruzic- he dilwna Linea, dove si situa, oppure come intersezione «li due line. La linea simbolizza dunque i! superamento, 3 «Do Soles. fat dis Hiaasen Oe die Seach, aber en ‘sth nor enh asachees nee 64. cAPrTOLO TERZ0 da parte del punto, dei suoi propri limiti; 0, meglio, Pim- possibiliti di pensare il punto nella sua csistenza povcra ed clementare senza far intervenire [esistenza (un po") pitt concreta della linea, E evidente che lo stesso proces- 0 di supetamento e di concretizzazione continua se ei im- magina fa nea come limite di una superficie ¢ la supere ficie come limite di ua solido, Questa nuova anslisi ci ha portato da qualche parte, anche se il suo risultato & interamente negativo. Mentre Tressere della tappa precedente era Vindeterminavione i determinata, 0 nulla puro, qui abbiamo pi usa devermi- zrazione indeterminata, dunque un nulla che & una mane canza, una aréerotg, la cui principale proprietA & di eesi- gcrc» in qualche modo di essere eolmata, di superare 0 trascendere i propri limiti, Questa sttuttuta astratta & sit applicata da Platone nel Gorgia e nel Flebo, dove il «desiderios & questo «cattivo infinito» il cui riempi- mento mediante un contenuto stabile costituisce il centro cla dimostrazione. La ovépnatg aristotelica appare come una versione logica phi generalizzata. Hegel stesso con- tious a sottolineare questo stato di cose trnendone tutte Teconseguenze, riessunte nel termine di «finitezza (End- lichieit), Ora egli vuole mostrare (come Aristotele) che bon essere fiito & ancora un essere incompleto la cui carat- teristica essenziale & appunto quelle di non pater restare nei propri limiti, di avere un limite (T'indeterminazione) ¢ nello stesso tempo ci non averlo, di aver bisogno di una decermingzione supplementare. La Gnitezza, contraria: mente alla sua immagine popolare, consiste nel non aver® Timiti determinati. Questo nuovo fenomenc, nonostante il suo evidente carattere scolastico e ustratto, 2 importer te perché mostra, sotto forma di critica iramanente, T'in- suflcienze di un concetto di oggetto riposante unicames- teall'intezno di un limite fisso ela sua alterabilita (Verda derlichkeit). L’esistenza della mancanza ® dangue Ia con dizione essenziale di un cambiamento che deve neces riamente intervenire afinché l'oggetto sia cid che deve essere, ¢ cio’ non solo un essere indeterminato 0 un pure pprocesso di supetamento dei limiti ma qualcoss df fiss0, qualcosa che regge. La citavione seguente non fascist LA DETERMINAZIONE INDETERMINATA, 65 pid molti dabbi sulle intenzioni di Hegel (I, 117): «Le cose finite sono, ma Ia foro relazione a se stesse & che si riferiscono a se stesse come negative, che appunto in qque- sta relazione a se stesse si mandano al di Ia di sé, al di {i del loro essere, Esse sono, ma la veriti di questo essere & la loro fine. Tt finito non solo si muta, come in gene- rule il qualeosa (FEtwas), ma perisce (vergebi), € non & it soltanto possibite che perisca, quasi che potesse essere senza perire, ma essere delle cose finite in quanto tale onsiste nel portare in loro stesse il germe del perire: Vora della loro nascita Vora della loro morte. E natural- ‘mente imprudente parlare di «cose» quando non si trat- ta, come qui, che della loro struttura astratta. E. tuttavia noi apprendiamo che la finitezea consiste nell'esstenza di un’entitt combinata con una mancanza, II che Ia in- ita a supetarsi verso un'aléra cosa che essa non &, a dete rioratsi, a morire, Un'esistenza difettosa & condianata a sparite non a causa di «fattori esteriori», ma a causa del Preptio modo di esscre che non pud in nessun caso resta- re se stesso. B dunque cost che la finitezea postulerd la scomparsa delfentiri in cui faceva la sua comparsa, © a preizo di questa distruzione affermeri Ia sua esistenza. Indirettamente, si tratta qué di una palemica contempo- tanea a proposito di Spinoza, evacata da Jacobi e Schel- Tieg, nella stessa terminologia dell epoca. La finitezza de- Ye caratterizzare Vesistenza specifica dei madi, che, se- cendo Spinoza, non esistono che dileguandosi, e la loro csistenza puramente relativa (in alfo esse), o non-csisten. 2%. & nello stesso tempo V'afermazione dellesistenza di ‘walcosa di phi durevole di ess (atteibuti, sastanza). He- fel designa questo fenomeno per cui un essere scompare causa della sua natura manchevole col termine Ideal 6t, Vessere-inerapporto, Pessere non indipendente, es. ‘exe soppresso che 2 in cerca di una sublimazione in un'a. 1th pid durevole di sé, Ezli considera come la stessa essen. 2 dleani filosofia autentice Vevitave di isolate un’esisten- 8 manchevole pensandola come qualcosa di durevole € indipendente (T, 143): «Lidealismo della filosofia on Sonsiste che nel rifiuto di ticonoscere il finito come vero | “ssereo. Un’entitd non pud rivelarsi come vuota, difet 6s APITOLO TERI9 tosn ¢ finita che in tappotto al pensiero di cid che mon Jo8, E.quindi dal momento in cui nasce la conoscenza del finita fo abbiamo gi2 superato per entrare in una sfera diversa, © una cattiva filosofia quella che non riesce ad sbbandonate la finitezza, senza accorgersi che il vero og. getto della discussione tion & pit il finito ma il suo con- ttatio, Vinfinito, fo stabile. Non & dungue possibile evitare questa transizione che & avvenuta sotto i nostri occhi e non semuire il flo logico della discussione che @ approdata a wn risultato diverso da quello che si ctedeva avero» allinirio: non & essere determinato (Dasei) che & un’ecsistenra, ma cid di cut e580 ¢ la mancanza, il segno negativo della sua affermazio- ne, I] termine einfniton, con cui si rivela all'inizio que- sta nuova esistenza come nezazione (contratio) del fnito, @ nello stesso tempo la sua conseguenza logica. Ul finito, ¢ cio’ Pessere indeterminato, non si mantjene nella sua indetetminarione, deve necessaziamente cedere il posto al suo contratio, Ia determinazione: 2 questo il Iato nega tivo, TL ato positive di questo processo, Fentiri deside- rata di cui lesistenza sottolinea la mancanza, & un essere che non pit un puro processo di indeterminazione, che 2 questo qui c non un altro, che ha una ragione di essere se stesso senza confondersi col suo contraria (come il qual- cosa si confondeva ancora col suo altro). Ma, nella misu- 1a in cui esiste un tale essere, esso non deve essere intera- mente diverso dall'essere indeterminato, poiché in que- sto caso continuercbe il cattivo processo infinito del detetininazione: Vessere determinato son & [indetermi- nato ¢ viceversa,all'infinito. La determinarione deve dun- ‘que formaze una sole unith concettusle con Pindetermaina- Zione, insieme esse costituiranno il nuovo essere, Pint- nito: & Vindetetminazione che pone Pesistenza della de- serminazione ¢ Ia determinazione non annulla del toto Pindeterminazione di cr’ essa é il compimento logico. In termini moderni, si teatta qui della nozione di individue- ita, poiché & essa la detetminazione che resta, che garan- tisee T'esistenza tiposante in sé di un’entit, senza confor- desla con un’altra entiti, Ci troviamo danque davanti 8 tun nzovo cambiamento di fivello logico; finora non aver 14 DETERMINAZIONE INDETERMINATA 6 ‘amo avuto a che fare che con Vindetermingzione asso- Lica {essere o nulla) o con una detetminazione insuficien- re (Etwas and ein Anderes), che & gid qualcosa, ma non potrcbbe bastore per distinguere un’entiti da un'altra, I Eapitolo seguente, che tratta dellindividualita (Unendlic- ‘it o Farsicbsein) dath finalmente la possibilith di se- parave entith esistenti a parte e totti gli altri concetti ne- ‘esas affinché sia concretizzata questa separazione. Poi- ché sappiamo git di che cosa si tratta, siamo in gr <6 evitare le inescusebili lungaggini dell’esposizione hege- liana 3. Vindividuatita Lanalisi hegeliana sottolinen giustamente la dificoles «i cogtiere Vindividualita allo stato puro, logico, dove proprio Ia grande semplicita di questa struttara si erge a ostacolo, B pid facile coglicre le sue applicazioni, ad csempio Individual umana che incorgora in sé la strut~ cura Togica qui presente, ma 2 cui si agsiongono caratte- tistiche sepplementari e infinitamente pit complesse, poi- ché Puomo & git un essere dotato di natura intellettuale, (Qui noi ci muoviamo ancora su un terreno molto asttat- ©, ¢, secondo il nostro metodo, dobbiamo mostrare co- ‘me questo problema si sviluppa da solo, senza altro inter- vento che quello di pensare le tappe antecedent. con le loto contraddizioni. Hao che in seguito saranno consi- cletati, storicamente, i concetti fondamentali dell’atomi- smo {quello greco e quello di Leibniz), ci d’ un orienta u a peraltro risolvere tutte le dificolta Tutto ei® che sappiama per il momento & che I'essere ‘che supera i sui @ indeterminato, non passiede an- cora Vindividualith, JK superamento di questo supereme:- ‘© ha dunque luogo naturalmente come prima caratteri- stica di un essere individuale. Otteniamo cost un risultato Interamente negativo (negavione della negarione), ma che luttavia comincia a significare qualcosa. B nata l'idea di Un oggetto interamente chiuso su se stesso («]'infinito»). Notia'Blosofia greca cid & stato chiamato Vauno», preso 68 ‘CAPITOLO TERZO nel senso qualitative del termine e non in quanto mume- 10. Ora la nozione qualitative dell’uno estremamente Aiffcle da cogliersi (cf. il Parmenide di Platone, Pita- gora ecc.), poiché non ha un coafenuto proprio, non & che una pura forma, ancarché concettuale. Lo stesso proble- ma si ponea praposito della nozione di emonadex (ItEvas) edi satomos (&zoj.0v), che significano la stessa cosa. Pra- ticamente a sola affermazione che si possa fare su di es. ‘2, in quanto unitd assoluta, & che essa conserva sempre Ja’ sua identiti, che & inaltersbile (unverdndertich). Ma ‘poiché questa entita & pensata come chiusa su se stessa, Ja sua identiti non pud alfermarsi che contro un'entiti siffatta, contro un’eatits ugualmente chiusa su se stessas, poiché se questa non fosse chiusa su se stessa, non avesse Ie proprie frontiere, si amalgherebbe con Paltra entith, che, di conseguenza, non sarebbe in grado di conservare Ia proptia identiti. Ma poiché questa seconds nit’ ba anch’essa bisogno di essere delimicata, essa pone Pesisten- za di una terza, e cost via, all'infinito, Si pud anche dire che ~ poiché ci sono git due entith identiche nella loro struttura — non c’é alcun motivo perché non ci sia un'ine finita di eatita ugualmeate identiche nella loro struttura. E cost che l'uno produce da se stesso il molteplice, pro prfo per poter restare uno, Naturalmente, poiché uno zon era wn conceito quantitative neanche il molteplice Jo 8, non 2 enumerabile (? molteptici), ma 2 wa concetto uni- 0, contratio al concetto dell'uno, pur essendo identico a questo. Evidentemente Videntita dell'uno e del moltepli- ce pone dei problemi, Che siano diversi 2 facile a dirsi, ‘ma in che cose pub consistete Ja loro ditferenza? Abbia- mo gi visto che Puno, per affermare fa sua esistenza, de- ve escludere da sé gli altri uni, ¢ cio? il molteplice, ma il molteplice non ha caratteri qualitativamente diversi da quelli dellcono, dunque questa esclusione & anche un'in- clusione, poiché i] molteplice & composio dell'uno, 0 me- alio, il mofteplice & uno nella sua forma respinta, esclu- sa. Questa esclusione che ® nello stesso tempo un'inlu- sione Hegel a designa con Mespressione repulsione-atira- ione, rappotto che, in fsica, & attribuito alle «forzen, € che qui noa ha che ill senso puramente logico di cui si 1. DETERMINAZIONE INDETERMINATA 6 rattaya, Tn qualche modo gli atomisti greci erano gi co- scienti di tutto eid, quando affeemavano che'® il volo che separa un atomo da un altro’, Non @ tna buona so- Iuzione: se gli atomi sono identici "uno all’alteo € se non. che il mulla che li separa, questa posizione afferma e ne- nella stesso tempo Vuniti e la sua identiti con la mol- replica, La lezione che stiamo per trarze da questa difi- aa — affermazione astratta dell'individualit’ equivale a1 porte un rapporto fra unith che non & tale ~ & che noi siaono testimoni della nascita di un nuovo concetto, dap- prima in una forma molto indeterminata, che assarhe in- teramente in sé i sui componenti (le unit’), poiché, evi- dentemente, senza questo rapporto che deve separare le cat ess non poehbero aflermar a loro individual 18, Ip loro indipendenza. La prectsazione di questo rappor- to indeterminato (che gli atomisti hanno identifcato col ‘ote 0 col nulla) sari dungue il nostzo nuovo compito, © sotto quests luce apparit’ dapprima Ta quantisi, Notia: sno soltanto che questo plralisina ingenuo la specialicd di ogni atomismo, Leibniz, secondo Hegel, ha saputo do- ture le sue monadi di una sappresentazione ~ ciascuns di esse rillette t#¢éo Yuniverso —, ma questa idea @ insuffi- cicnte a unificare realmente gli elementi della sea visione pluralistica: egli ha dovuto introdurre un’e armonia pre stabilita» per impedice Veschusione, lindifferenza totale Celle sue monedi di fronte all unie’ del mondo. Lo stesso svgomento vale contro Vatomismo, o individualismo, in politica. Le teorie che vogliono costituire un’unita poli ties o sociale fatta unicamente di individu che st esch- slong reeiprocamente commettono Jo stesso errore logico: Pongeno un rapporto di separazione tra individul, un tap- potto che non ba in sé nulla di positivo, che & aflermato ncgato ncllo stesso tempo. Un rapporto che non fa rif «li positivo, & la negazione reciproca, la guerra. & impos- Shife fondare uno stato sulla sua distruzione, Allo stesso todo oani pluralismo (filosafico 0 no) & espesto al peri- colo di mantenere in modo unilaterale il molkeplice com- 1 Emedecle instedanse Tetusione & Ja teplsone sotto forma di aca e Neos (es Phys. UI Vasob ap, ayz0 6 2sce & '2).¢ leuippo powell uote cone cadre del awiscane 70 CAPITOLO TERZ0 tro Punt, di stabilie cost come principio il ebellum om- lum contra omzeso, il che & una conttaddizione in ter- ini; 8 pfuttosto il eontrario del principio, la distruzione dicid che esiste, Riasstimiamo brovemente questo capitolo intitolato da ‘Hegel «qualita» prima di aggiungere due parole di com- mento, Ti fatto che non si trattasse di una dottrina defle categorie & chiaro, Al contrario, tze grandi ontologie soe no state distrutte: Yeleatismo (Sein), il xéBe 71 atistore- lico (Dasein) ¢ Vatomismo (Firsichscin), Se c stata una dialettica essa 8 stata interamente negativa, & servita oo- ‘me mezzo per questa distruzione. In tal modo Hegel ha realizzato il suo programa (che egli attribuisce a Sesto Enpitico), secondo cui ogni concerto non soltanto a un contratio, ma produce da sé il suo contrario, se & pensato. ‘Come il metodo della Fentamenologia eta «il eamaino del dabbio o della disperazione» (der Weg des Zweifels oder der Verztceéftung) che distruggeva Villusione di un of- tro esterno alla costicnza individaale come supremo criterio della veriti, Ia logica distragge (nella sue prima parte) la veritd di un oggetto estemno al processa concet- tuale concxi 2 pensato. E cost invece di tre oggettio «ca tegorie» abbiama ottenu:o piattosta tre processi. Th di- venire cra il pensiero inceramente indetetminato, la pri tna realtd di un opgetto in sé vuoto. I secondo processo 2 Valterabilita (Verinderlichkeit), con cui si costituisce up oggetto che & cansiderato a torto come unita stabile della pocenzialith e del? attualiti (Ia sve equalitt»). Que- sto oggetto scompare a sua volta perché i stoi contornt non sono delimitati e nulla pud mantenerlo nella sua identita con se stesso, impedirgli di diventare altro da ello che &. I] zerzo processo & il rapporto (Verbilinis) che si suppone esista tra oggetti gia delimitati e conside- ati come unitA riposanti in se stesse. Questo rapporto & interamente indeterminato, poiché gli oggetti tra cui ess0 si situa sono concepiti come strettamente identici, od @ appunto questa identisa deali oggetti che tende ke loro esistenza interamente dipendeste dalla natuta del rap- porto che i separa, cosf come, d’altza parte, il rapporto tA DETERMINAZIONG INDETERMINATA m ipende a sua volta dalla natura degli oggetti era i quali wsiste, Questo divenire-processo degli eoggettin, che si titiene esistano in una maniera fissa, é il tema centrale di questo capitolo e va anche oltre. Noi ci addentrismo in tina teoria che vuol mostrate la natura propria del pen siero in rapporta ai suoi contenuti: gli «oggettiv spari- scono, si dissolvono per le loro contzaddizioni, ed @ ap- punto questo che fa vivere il pensieto; soao le contzaddi- “oni che costituiscono Ja sua natura processuale e lo spin- ‘ono versa alte soluzioni, Meglio ancora, il pensieto 207 2S che questo passaggio da una contraddizione a un’altra, dilla negazione degli oggetti alla negazione det processi che li costituiscono: il pensiero non esiste che nepando. (Questa idea si manifesta gui solo nella sua prima impl- ‘caione, manca ancora il riconoscimento del fatto da par- te del pensfro stesso, Eso ave Juogo pi tatd nel can tolo intitolate eattualiti» (Wirklichkeit). Fino allora ci mooveremo sul tesreno della dialettica distrattiva, fino a che questa si trasformera i metodo costruttivo nella Jo- gica «soggettiva». Per il momento noi continuiame a se- suite il filo sottile delle nostre analisi che si situano an- cota in um «oggetto», 0, pit esattamente, nei tentativi cel pensieto per concepize determinazioni oggettive ise o durevoli quanto & possibile, Capitolo quarto La determinazione indifferente, 0 ta quantiti: x. Le grandesza. Passando dalla qualith alla quantita, non facciamo al- tro che esplicitare una diffcoltd che si era fatta sentire in precedenza: le entith che si creclevano delimitate, dotate Gi esistenza separata (Fiirsichsein) si tivelano dipendemti Vana dall’altra ed entrano in rapporto. B questo rapporto ccheé oraiil nostro centro di interesse, ed & necessatio sot- tolineare che la equantiti», per Hegel, & in primo Iuogo ‘an anporto, ¢ lo rester’ fin alls fine, vale a die fino alla sua riconversione in qualita. Hegel @ molto severo, melto titico per il pensicro quantitative, di cui acventua il ca- zattere astratto, non esplicativo e meccanico. Cid si vede fin dallinizio di questo capitolo, dove apprendiamo che la prima condizione pet Vesistentza di quel rappotto che ® Ja quantita @ Vesistenaa di una moltepliciea di entiti gualitative, ma delimitate in una maniera talmente po- vera che esse non si distinguono tra loro che in teoti, poienza: se dae palle da bigliards sono assolutamente identiche, Ia sola cosa che fo possa dire per caratterizzare la loro separazione che esse sono due, il che @ molto poco, Lx loro separazione non ® fondata sw loro stesse, sol loro caratteze intrinseco, ma su un pensiero che le considera dalPesterno e che & colpito sia dalla loro iden #ith che dalla loro nonidentitd, Ma dimentichiaino subito ‘questo esempio, poiché ell'inizia non st tratta che del con- cetto paro della quantita, non di una quantita delinizata (Gaze), che cart git un'applicazione del concetto puro e st chiameri ecuanton. La guantiti allo stato puro si distin- ‘aoe anzitutto per la sua aindifferenza», che ® doppia. Essa & indifferente nef confronti delle qualita tra cui si LA DETERMINAZIONE INDIFFERENTE, 73 situa, ¢ cio non deriva dalle proprietA intrinseche di que- ste entiti, ma ® introdotta da una riflessione estetiore. Essa é inoltre indiferente rspetto a se stessa, fatzo che & bene indicato dalla definizione mazematica della gran ddezza (che & la novione pid vicina al concetto filosofico «li quantita) come emtitd che si pud aumentare 0 dime nuire (a piacere). E cosf, come nella qualita non cera nul- 1h che determinasse la natura della quantita, anche nella stessa quantita non ct nulla che indichi le sue misure © {a sua estensione, Inoltte, osserviamo qui con Hegel che |h definizione matematica citata presuppone come noto proprio cid che si doveva definite, e cio® il wpici» e il «meno» impliciti nell’opersaione di aumento e di dimi- auzione, La sola indicazione che possediamo per capire la nate va della quantith &Ta sua genesi,¢ ciob un rapporto pro- datto insieme dell'eschusione e dallinelusione reciproche delle «monadi> (repulsione e attrazione). In termini un pe" diversi, cid di la discontinuita e Ia comtinuitd in un solo concetto o in un solo processo specificamente strut turato. Comineiamo con il cantiauo. Le entita quelitat- samente identiche, le monadi, formano una totalith che Te comprende tutte. Non c'@ aleun motivo per arrestare sinesto flusso omogeneo di identici, e eid determina la foro unit continua. Ma questo fenomeno di continaiti non avrebbe posuto ptodursi senza Vesistenza degli atom 2 delle monadi la cui definizione stessa & che ciascano di si & delimitato da se stesso come entita separata. La ‘uantitd non ® donque null’eltto che questa impossibilits per il pensiero di sepatate continio e discontinuo mante- nendoli in una sola struttura processuale, Per fare un esempio molto dassieo, & casi che si delineend il rapporto trail punto ela ines in geometria (rapporto che proietta 'l problema concettuale sul piano intuitivo): si pud pem- save 1a linea come una serie discontimza di punti che sono in realtd inseparabili. E dungue chiaro che a questo pro- Rosito ei ricolleghiamo alla posizione aristotelica (Phys. 1.2314 21-27), che allerma, contro Zenone, Pinse- perabilita di continuo e discontinuo. Hegel non esita a ‘mostrate, soprattutto nel pensisro di Kant, parecchi sof 74 ‘CAPITOLO QuARTO smi basati sulla separazione antificiale di questi due ter- mini, come non tarderemo a vedere. In primo Iuogo dabbiamo giustficace Vides aristateica che la divisibilita all infinito non 2 possibile che in poten- za, eciod nel pensiero che pud immaginare una linea com- ‘posta di punti, il che non pud farsi che sotto forma di astrazione arbitraria. E chiaro che lapplicazione pid im postante del problema continso.discontinva si trova nel concetti di tempo, di spazio e di materia. Qui compare Is critica, severa sna gusta, della seconda antinomia di Kant (Kr. d.r. V. B, 762 sgg.), di cui la tesi afferma Ja iscontinuitd, l'antitesi la concinuitd (dello spazio), ¢ che di conseguenta 2 preseatata come una dilfficalta assolut sente insolubile per la ragione, ma che si rivela in realt’ ‘come un sofisma prodotto dall'ignoranza della vera na- tura deali elementi concettuali introdottincl ragionamen- t0 (I, 183-91). 2, La grandezza deta o il quanto. Lunitd di concinuo e discontinuo & gid passata a quel- To che Hegel chiama «quantor, che & la quantita deter- minata 0 wie grandezza data. Questo passagaio si era ef fertuato nel modo seguente: sia il contiauo che il discon. timuo sono le catatteristiche di tutéa la quantita; poiché sono alinterno di una totalit’, non si escludono pid te- Siprocamente (come tanno faito prima etl queston ¢ «Paltzon), ma pluttosto si includono reciprocamente, for- ‘mando una sorta di limite interno nel seno della nezione di quantith: il discontinuo la rottura, la cessazione del- Tesistenza del eontinvo, e, se si cessa di interrompete 10, e550 «continuerd», porrd fine all’esistenza del discontinuo. T due aspetti della quantitA (continuo ¢ scontinuo) si wniscoao cosf in uno solo, che si pud chi mare adivisibilitts. Cid permette al pensiero, che noa vwuol fermarsi alletemo andicivieni éra i due momenti del concetto, di ricorrere a wn'unita. La fissazione di questa unit’ & evidentemente arbitraria, ¢ — come vedremo = non elimina interamente Valtro aspetto, il earattere con- 1.4 DETERMINAZIONE INDIFFERENTE, ra) tinno defla quantita, che, in quanto «sostrato» di que- sta operazione, solo rende possibile un’interruzione, Sia- mo cosf testimoni della nascita logica del numero, T fattori di questo nuovo processo presentano qualche diffcolta terminologica che meglio precisatc fin dora. {1 quanto, che ® la quantith determinata o una grandezza da- ty, non & identico al numero, ma & una nozione pit am- pi e, quindi, pid vaga, Esso include cost il numero, ma & ‘oltre il numero dé qualeke cosa (per esempio di mele), il che ® espresso dalla porola tedesca Anzab! (in inglese: spmeneration). 11 termine unita (Einbeit) & ambiguo sia in tedesco che in italiano, designando sia un insieme che tmaa unit (in inglese: amity e anit). La parala moltepli cita (Vielbeit) & anch'essa ambigua: nel senso de? mul pli indica parecebie unit) che si escludono a vicenda, men- ire Palera aecezione indica Vinsieme inclusive di una mol- titudine di units. Vedremo subito che queste ambiguita non sono dovute unicamente al Jinguaggio, ma alle stesse nozioni che compongono Ia quantita. __ Dobbiamo ora precisare il concetto di quanto, di. cui finora abbiamo appreso solo fa limitazione, la determina vione. II principio di questa delimitazione & ['unita o pint tosto Puro (das Eins) preso nel senso quantitative del termine, Lruzo qualitative (das Eine, xabeSv) scompati- a, in ptecedenza, in una cattiva dialettica infinita; ota le cose non andranno affatto meglio. L'ano quantitative & Tinterrazione arbitraria del continuo che, di conseguen- 2a, continua a continoare come concatenamento omoge- neo di unit, Questa suceessione inisterrotta 2 nello stes- so tempo una molteplicitS, phuralita di unith (Vielbeit der Enis), e, in terza luogo, un principio per scoreparre un nemero dato di uniti, per distinguerle da un altro mu- ruero di unit scomposte. # solo in seguito a questa pre- ‘isazione che il quanto diventa sumero, con Je sue tte prineipali caratteristiche: omogeneit3, moltepticitl e no- merabilitd, Nataralmente le precisazioni intetvenute non hanno potuto rendere i numero pit conereto di qzanto non sia: ua insieme decerminato di uniti, dove Vinsieme determinato (bestininrte Menge o Anzahl) rappresenta la intermuzione del continuo, mentre Puniti rappreseata il 76 CAPITOLO QuARTO discontinuo. Questi dee momenti del concerto di numero crano ia intesi cost nell‘antichitd; sono, nella fattispecie, Téneigov e il zepulvevea dei pitagorici (I, 207; Exd- mann, § 64, 4). Nef rappotto di questi due’ momenti si manifesta Pessenza della quantitt in quanto tale, ¢ clot arbitrarier® ¢ V'esteriorit. Se pet esempio io dico 100, non ci sath evidentemente differenza tra la centesima € la centunesima unit) tra Je quali ho posto atbitratiamen- te un limite. Ma questa delimitazione ovta altzettanto poca influenza all'ieterno di questa Anzahl, La ccntesi- fa uniti deve essere qui il limite, ma essa non diffe- risce per nulla dalle sltre 99 unitd, 100 & insieme una itd nomerica e wna pluralité di wnitd, il che non & pos- sibile che nella sfera della quantita, dove la limitazione significa nello stesso tempo Vindifierenza del delimitato nei confronti della sca delimitazione. Questa contraddi- ione tra unith e phuraitk nelio stesso cancetto Hegel Ia chiama la aqualith della quantizi» (I, 199), ed & pratica- mente il solo problema flosofica che eli veda in tutto il campo dell’aritmetica, che per lui & la ‘scieni (0 pintto- sto la teenica) del contare, Contare non & esattamente pen sare, ma un'operazione puramente tautologica: emumers- te una quantita arbitraria di unith che anche senza questa operazione kano ecomungue tendenza a continuate, poi ché tole & Ja loro natura, Le «operazioni» matematiche, addizione, sottrazione, moltiplicazione, divisione, ma an- che Pelevazione a una’potenza data e Pestrazione di una tadice non sono che diverse forme meceaniche dellent merazione. Hegel nega ogni valore educative all’inseo” mento delle matematiche: enumerare non ha niente a che vedere col pensare, e, invece di torturare gli allievi eo questa occupazione, egli raccomanda Puso delle macchi- ze per calcolate: «Poiché il calcolo & una faccenda cost estrinseca, € quindi meccanics, si sono potute costraize ‘macchine che esenuono le operazioni aritmetiche nel mo- do pid perfetto, Basterebbe questa sola circostanza pet sidicare che valote abbia Ia trovata pedagogica secondo cui il caleolo deve costituire il principale mezzo di edu- ‘cazione dello spirizo, mettendo questo afla tortura di ts sformarsi in una perfetts machina» (I, 212). Hegel de- {A DETERMINAZIONE INDIFFERENTE 7 ica una buona dose di ironia ¢ Kant (I, 201-4), che cre cava che «7 +5 = 12» fosse un giudizio «sintetico per- ché nel aconcetton di 7 e di 5 non & ancorm incluso che fh loro somma sia r2. Al contrario: & sufficiente non fer mate a 7 il processo per artivare x 12, 0, viceversa, il econcetto» di 12 inchade git analisicamente che esto ® ia somma di 5 € 7, 0 di non importa quate altro modo di wtdizionaré i primi 12 numeri, Segue una ceitica severa ella filosofia dei numeri (a partize ds Pitagora), che He- gel interpreta come un'incapacit’ di elevarsi al pensiero stutentico e come una sostituzione del lavoro faticoso del- lo spitito con speculazioni wote («die Arbeit der Ver. tiicktheit», I, 210). B lo stesso per eid che concere il simbolismo numetico dei mistici: «[.. 8 assurdo credere che [i simboli] esprimano pid di quanto il pensiero sia apace di cogliere e di exprimere (..1 il significato non & altro che il pensiero stesso» (I, 223). Ma ls contraddizione inerente alla nozione di nume- ro ~esso 2 insieme unith ¢ pluralita — spinge il pensiera verso una ulterfore concretizzazione. Poiché il rapporto tia i dae momenti del numero — Aztzahl e unitd — non d& leon risultato, l'Avzabi, che & i momento della pluralit, clove considerarsi nel suo isclamento come un'entiti a parte, delimitata dal suo limite esteriore. Evidentemente ~ per riprendere il nostro esempio ~ il numero 100 & as- soluramente identico alle 100 unit8 che lo compongono, my nello stesso tempo ha una caraiteristica che fe sue tniti non hanno: queste sono isolate mentre esso & la sonsna, Vinsieme (Menge) delle sue unit. Cid conscate di affermare che una grandezza data & pid grande di una © pid delle sue unied, o che & meno grande di una gran- ckzza contenente un numero pid alta di unit’. Con que- sta minuzia si riesce dunque in qualche modo a separa- ze Ja soinma delle sue wnitd e a ottenere cid che Hegel chiama grandezza (o quanto) estensiva: una somma che & considerata come composta di una plaralith di unit, Ma poich€ qui interviene una separazione zelativa tea som- ‘ma ¢ unit’, Je unitd diventano anch’esse pitt indipenden- U. Pet esempio, confrontato col x00 il numero 1 & «de- boles, poiché bisogna aggiungere 99 wniti perché diventi 7 CAPITOLO quARTO 200, ¢ il numero 99 & «piti forten perché non gli manca che un'unit, Pid ancora, in tappotto con Ja somina le ‘unit rezgiungono una sorta di individualiti: 99 diventa il novantenovesimo memro della serie e 100 sata anche Ja centesimaa unitd, il compimento del processo. F cost che @ nato il numero otdinale, che Hegel battezza col no- sme di grandezza (0 quanto) intensiva, © che rapptesents vuna setie di numer! piti © meno individualizzati. Per la ‘grandezza intensiva, che non 8 che il semplice numero or- dinate, Hegel usa anche il tetmine di grado, che in realti 2 pit unistanza concreta di questa nozione. Non occofme ‘pensare al termometro per sapere che V'ennesimo mume- ro presuppone 11-1 numeri gid percorsi (soppressi ed ele- vati). Allo stesso mode si capisce facilmente e senza bie sogno di esempi che la somma é Ia pluralith posta come uniti e il numero ordinale un'unitd che presuppone una plaralith di unitd git percorse. Si capisce anche che i due tipi di grandezze elencati non benno diminuito pec multe il carattere cindifierente» e vuoio di queste operazioni, poiché sia Ia somma che i numero serisle hanno come solo fondamento il pensiero che li manipola dall’esterao. Tl formelismo di queste operazioni si manifesta immedia- tamente se ci si chiede (come & perfettamente Jegittimo) che cosa é proptiaimente la diferenza tra grandezaa esten- siva intenstva, Fssa non esiste, ¢ fo stesso Hegel rispon- «Tl numero @ disci, cent eee., ¢ anche il decimo, it centesimo ece. del sisterta nurmerico; i due significati sono identici» (I, 219). In ogsi caso questa diffetenza nulla tra i due concetti serve 2 Hegel come eritia contro co- loro che erecono di aver trovato due rip di grandeaza sot- to forma di estensivita e i ‘Un metro cubo di sptzio non & riempito diversanrente da un gas o da un me- tallo i! cui volume pate pid eintenso». La differenza che interviene qui non & di volume ma energetics, e pad esse- re splegata unicamente in termini di energia o di fora (pesantezza, tensione ecc.), che sono fenomeni di cui cist oceuperd pid tardi, Allo stesso modo Feintensiti del car Tore ha il suo equivalente in uno spazio piti o meno gram de di cui eleva {a temperatura, e dunque non 2 different in eestensivit». Con un colore pitt «intenso» si riesce [A DETERMINAZIONE INDIFFERENTE, ra eipingere una superficie pid. grande che con la tinta pit Shiera, ecc, Persino ['sioensitas in senso intelletwsale non f@ eccezione: «E lo stesso nel mondo dello spirito: la grande intensita del carattere, del talento, del genio si al limite (IT, 238; Enc., § 105}, danque di presentarsi nella forma di tina successione infinita, € di essere ugual mente manipolabile matematicamente sotto Vaspetto di questa indifferenza; di avere una formula numetica che, essa, & perfettemente delimitata in quanto «insicme>,

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