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studio delleconomia
Fabio Padovano
Centro Studi delle Istituzioni -
Dipartimento di Istituzioni Politiche e Scienze Sociali
Universit Roma Tre
Tel: 0655176402; Fax: 0655176234
e-mail: padovano@uniroma3.it
November 4, 2004
1
studenti pieni di dubbi e con la sensazione che la materia sia al di sopra dei loro
mezzi intellettuali. Sempre nei libri di testo uno stile espositivo eccessivamente
formale, astratto, teso a rendere le parole il pi possibile formule, privo di il-
lustrazioni che facilitino lintuizione del concetto o di dimostrazioni della sua
importanza anche pratica riduce la voglia di imparare dello studente. Una pro-
gressione non costante nel livello di complessit della materia pu far sembrare
certi contenuti della matematica pi ardui di quanto non siano in realt. Inne,
la scelta di esercizi eccessivamente sossticati serve solo a distruggere la ducia
degli studenti, piuttosto che a stimolare le loro capacit di riessione.
In queste dispense ho cercato, nei limiti del possibile e del tempo che mi
stato disponibile per scriverle, di eliminare simili cause di ansia da matematica.
Ho scritto le spiegazioni cercando di usare una parola in pi del necessario, piut-
tosto che una in meno. Ho usato uno stile il pi possibile semplice e colloquiale.
Ho cercato di organizzare le spiegazioni in modo da anticipare, piuttosto che
reagire, le domande che possono emergere nella mente dei lettori. In altre pa-
role, ho cercato di minimizzare il tempo in cui il dubbio mi sa che questo non
lho capito rimane nella mente degli studenti. Ho cercato di scrivere le dispense
non di un corso di matematica pura, ma di matematica per le scienze sociali,
in modo da rendere subito chiaro in che modo le tecniche matematiche servono
agli scopi di analisi delle scienze sociali. Ho cercato di visualizzare i concetti
matematici con lausilio di molti graci, sicuro che le facolt visive del nostro
cervello aiutino lo capacit di comprensione dei concetti. Inne, non ho inserito
esercizi, ma questo un limite, non un merito, di queste dispense, una lacuna
dovuta alla mancanza di tempo per eleborare problemi validi (e di trovarne le
soluzioni giuste!).
Inne queste sono dispense, non un libro. Se lo diventeranno, dipende pi
dagli studenti che le leggono, le usano, le commentano, ne trovano gli errori, i
limiti, le sciocchezze e riportano tutte queste sensazioni a me, che dallautore
stesso. Queste dispense sono una base, da cui progredire con un lavoro comune.
Per questo sar molto felice e grato per ogni sensazione che, in classe o dopo, mi
vogliate riferire, senza alcuna timidezza o ansia da professore universitario.
Per questo motivo ho riportato sul frontespizio il mio recapito ed indirizzo e-
mail. In fondo, se vero che, come molti scienziati e professori universitari
aermano, che si insegna per imparare, deve essere anche vero che gli studenti
che stanno in classe per apprendere devono avere molto da insegnare.
2
20
18
16
14
prezzo
12
10
8
6
4
2
0
0 2 4 6 8 10
quantit domandata
Figure 1:
3
pi frequente trovare articoli che fanno un esteso uso della matematica nelle loro
elaborazioni teoriche e veriche empiriche. Quali sono, dunque, i vantaggi, per
il lavoro scientico, della sostituzione del linguaggio logico-letterario, prevalente
nelle scienze siche no al XVII secolo e in quelle sociali no a met del secolo
scorso, con quello matematico? Quali, invece, gli svantaggi?
I vantaggi sono essenzialmente cinque, e gli svantaggi possibili uno.
Primo vantaggio: il linguaggio matematico, con le ipotesi e le conclusioni
scritte mediante simboli piuttosto che parole, e le relazioni mediante equazioni
e funzioni piuttosto che frasi, pi sintetico e preciso di quello logico-letterario.
La sintesi una virt perch consente di risparmiare energie mentali. Ci vuole
molto meno sforzo a portarsi appresso mentalmente due simboli piuttosto che
due concetti vaghi e complessi. Maggiori energie mentali possono quindi essere
destinate nel ragionamento deduttivo teso a scoprire le relazioni tra fenomeni.
Secondo vantaggio: essendo basata su teoremi, cio di relazioni ipotesi-tesi
(se succede questo - ipotesi - allora la conseguenza quella -tesi) la matematica
spinge lo studioso ad essere preciso ed esplicito nella denizione delle proprie
ipotesi ad ogni stadio del ragionamento. Se lipotesi vaga, imprecisa o non
specicata, la conseguenza, la tesi, rimane dubbia oppure non segue. In questo
modo la matematica aiuta il rigore scientico, che la maggiore garanzia di
qualit del nostro bagaglio di conoscenze.
Terzo vantaggio: i teoremi hanno una validit generale, nel senso che gen-
eralizzano le conclusioni a tutte le circostanze che rientrano nelle ipotesi fatte.
Gli studiosi possono quindi utilizzare teoremi gi formulati in casi diversi, ma
a partire dalle assunzioni analoghe. Pensate allipotesi che gli individui cercano
di compiere qualunque azione con il minor sforzo possibile - tra i vari sportelli
scelgono quello con la coda pi breve, tra beni simili acquistano quello che costa
di meno e cos via. Non vi sempre molto simile alla scoperta scientica che i
umi si scavano il percorso l dove trovano minore resistenza? Al principio sico
che il moto si concentra nel punto di minor attrito? Gli studiosi hanno molto da
imparare dalle scoperte delle altre discipline (si chiama pensiero laterale ) anche
perch possono applicare alla propria le scoperte, condensate in teoremi, fatte
in altre discipline. Questa interscambio tanto pi facile quanto pi i vari rami
della scienza parlano una lingua comune - la matematica.
Rimane da capire perch bisogna usare la formalizzazione matematica in-
vece che i pi immediati e visivi metodi geometrici. Ecco il quarto vantaggio:
la geometria ha il limite delle tre dimensioni (un graco quadridimensionale
non disegnabile, e quelli tridimensionali sono gi di dicile lettura), men-
tre la matematica consente di trattare agevolmente fenomeni n dimensionali.
Fenomeni con una causa sola o due nelle scienze sociali sono rari, e limposizione
di troppe condizioni di ceteris paribus pu limitare le capacit di comprendere
veramente la natura del fenomeno in esame.
Quinto vantaggio: nelle scienze, sociali e naturali, esiste il momento della
elaborazione della teoria e il momento della verica se i fatti confermano o
falsicano, nel gergo popperiano, la teoria. Molte scienze sociali hanno svilup-
pato questo seconda fase del lavoro scientico ricorrendo alle metodologie elab-
orate nella statistica, oppure sviluppando discipline empiriche proprie, come
4
leconometria per leconomia. Queste metodologie usano anchesse uno strumen-
tario essenzialmente matematico: pensate semplicemente alla media aritmetica,
il modo pi semplice di individuare una tendenza in un fenomeno. Pertanto
se le teorie sottoposte a test sono anchesse espresse in forma matematica il
raccordo tra momento teorico e momento empirico del lavoro scientico pi
uido e loperazione di verica empirica avviene in modo pi preciso e rigoroso.
Viene cos ridotta al minimo la possibilit di falsicare sbagliando teorie che
invece descrivono bene la realt (il cosiddetto errore di prima specie) oppure di
accettare sbagliando teorie che invece non rappresentano correttamente la realt
(errore di seconda specie).
La critica che viene di solito mossa allimpiego della matematica nelle scienze
sociali che le teorie derivate per via matematica sono essenzialmente astratte
e irrealistiche. Questa critica , a sua volta essenzialmente, priva di signicato.
La teoria , per sua stessa natura, unastrazione della realt. La teoria non
altro che un mezzo per identicare solo i fattori pi importanti di una relazione
per poter studiare gli aspetti cruciali del problema, senza le complicazioni che
il mondo reale presenta. Supponiamo che dobbiamo andare da una citt ad
unaltra e che la carta stradale sia la nostra teoria. Useremmo mai mappe con
scala 1:1, che riproducono ogni zolla di terreno in tutti i suoi aspetti? No;
sceglieremmo carte che riducono la realt a quegli aspetti che noi interessano,
come le distanze, i percorsi e a volte le altimetrie. Quella carta sarebbe una
rappresentazione astratta, essenziale, e pertanto irrealistica del mondo reale
che separa le due citt. Pertanto non ha senso criticare una teoria perch
irrealistica: le teorie sono utili, interessanti nella misura in cui sono esplicative,
nella misura, cio, in cui ci aiutano a capire la realt.
Una critica sensata relativa allimpiego della matematica nelle scienze sociali
, invece, quella della violazione del rasoio di Occam. Il rasoio di Occam (dal
nome del losofo tomista inglese William Occam, vissuto a cavallo tra il XII I e il
XIV secolo) un principio di parsimonia della complessit: se esistono due modi
altrettanto esplicativi (nel senso richiamato sopra) di spiegare un fenomeno,
bisogna scegliere quello pi semplice. purtroppo vero che negli ultimi tempi,
specie in economia, luso della matematica a volte degenerato nel virtuosismo.
Molti studi si distinguevano per limpiego di concetti matematici sempre pi
complessi che per nulla aggiungono alla nostra precedente comprensione della
realt. Ma questo un problema relativo alluso di qualunque tipo di linguaggio,
non intrinseco al linguaggio matematico. Non preferiamo infatti le persone che
parlano chiaro?
3 I modelli matematici
Lespressione di una teoria in forma matematica generalmente chiamata mod-
ello. una rappresentazione essenziale, un p scheletrica se vogliamo, del
fenomeno che vogliamo studiare. Da qui il termine modello. matematico
perch le sue componenti sono espresse in forma matematica.
In genere i modelli matematici sono organizzati in due fasi. Nella prima fase
5
(organizzazione o setup del modello) si specicano le ipotesi del modello. Le
ipotesi svolgono il lavoro di semplicazione della realt, di astrazione degli as-
petti fondamentali da quelli ritenuti non rilevanti ai ni della teoria. Le ipotesi
si esprimono in forma matematica mediante una serie di equazioni che stabilis-
cono le relazioni ipotizzate esistenti tra gli aspetti della realt. Le variabili del
modello rappresentano matematicamente gli aspetti della realt considerati nel
modello. Nel secondo stadio (detto della soluzione del modello) alle equazioni
che esprimono le ipotesi vengono applicate operazioni e teoremi matematici
che consentono di derivare una serie di conclusioni, le predizioni della teoria.
Lapplicazione dei teoremi matematici garantisce che le conclusioni siano logi-
camente coerenti con le ipotesi. Vediamo ciascuno di questi elementi in maggiore
dettaglio.
6
cienti simbolici sono deniti parametri.
C = 75 + 8Q
C = 75 + 16Q
illustrano due reazioni diverse dei costi C al variare della quantit Q prodotta:
nella seconda il coeciente di variazione doppio rispetto alla prima; i costi
crescono due volte pi rapidamente. Su questo aspetto torneremo quando af-
fronteremo le funzioni.
Inne, se il modello prevede la nozione di equilibrio, possiamo incontrare
anche le condizioni di equilibrio. Sono equazioni che descrivono i prerequisiti
per il raggiungimento dellequilibrio in un determinato contesto. Una famosa
condizione di equilibrio in macroeconomia leguaglianza tra risparmio S e
investimenti I
S=I (1)
Come si pu vedere, tali equazioni non sono denitorie (risparmio e investi-
menti sono due cose diverse) e neppure comportamentali: lequazione (1) non
7
ci dice nulla sul comportamento di risparmio e investimenti rispetto ad altre
variabili, oppure luna rispetto allaltra. Le condizioni di equilibrio sono quindi
una classe a s.
4 Funzioni
Abbiamo visto che le equazioni comportamentali rappresentano in forma matem-
atica il modo in cui, nella realt, un fenomeno risponde ad un altro fenomeno
(o pi altri fenomeni). Tali modi possono essere diversi a seconda dei fenomeni
in considerazione e del legame che intercorre tra loro. Tale legame ci dice che
se un dato fenomeno appare (ipotesi: ad esempio il prezzo di un bene aumenta)
di regola un altro fenomeno consegue (tesi: la quantit domandata del bene
diminuisce). Si tratta di rappresentare matematicamente tale legame. Lo stru-
mento usato chiamato funzione. Essendo un aspetto molto importante della
matematica usata nelle scienze, lo tratteremo in un certo dettaglio.
Un legame di corrispondenza reciproca tra grandezze variabili retto da regole
determinate viene chiamato legame funzionale o funzione. La sua rappresen-
tazione generale in simboli la seguente:
y = f (x)
e si legge: y funzione di x. I simboli y e x rappresentano i valori di due
grandezze variabili (ad esempio, quantit domandata e prezzo di un bene), men-
tre il simbolo f identica il legame di corrispondenza stabilito fra le due variabili
stesse. In altre parole, il valore via via assunto dalla grandezza y varia al vari-
are dei valori della grandezza x, secondo la relazione stabilita da f . in questo
senso che si dice che la variabile y dipende dalla variabile x. Per questo mo-
tivo la variabile y, che rappresenta il valore della funzione, viene detta variabile
dipendente; la variabile x chiamata variabile indipendente. Nel precedente
esempio, si pu dire che la quantit domandata di un bene dipende dal prezzo
del bene stesso.
Se si conosce il valore di una delle due variabili possibile, conoscendo
il legame funzionale, conoscere il valore corrispondente dellaltra. f , infatti,
trasforma (mappa) ciascun valore che la variabile x pu assumere in un val-
ore della variabile y. Se il legame funzionale tra le stesse variabili y e x cambia
e viene denito, per esempio, come:
y = h(x)
a medesimi valori di x corrisponderanno diversi valori di y rispetto al caso della
funzione y = f (x). Questo perch, pur essendo le variabili y e x uguali, il legame
funzionale h diverso dal legame f .
Una funzione che stabilisce un legame fra due sole grandezze viene detta
funzione ad una variabile indipendente. Se, invece, la funzione stabilisce un
legame fra una grandezza da un lato e due o pi variabili indipendenti dallaltro
si parla di funzione a pi variabili indipendenti. Ciascuna variabile indipendente
8
della funzione viene anche chiamata argomento della funzione. Una funzione a
pi variabili indipendenti pu essere scritta nel seguente modo:
y = f (x 1 ; x 2; :::; x n )
Le funzioni presentate nora sono espresse in forma generica : deniscono, cio,
lesistenza di una relazione che va da x ( o da una serie di variabili x i) a y, ma
non specicano di quanto varia y per ciascuna variazione di x. Per conoscere
laspetto quantitativo del legame funzionale tra x e y bisogna rendere esplicita
la funzione, esprimendola sotto forma di equazione. Unequazione pu, infatti,
essere considerata anche come un modo per assegnare un valore ad una funzione.
Un esempio di funzione esplicita ad una variabile dipendente dato dal
prezzo di un biglietto della metropolitana di Londra. Il prezzo del biglietto
dipende dalla lunghezza del percorso eettuato. Si pu quindi dire che il prezzo
della biglietto sia funzione della lunghezza del percorso secondo una data regola,
stabilita dalla metropolitana. Potremo scrivere, ad esempio:
p = 300 + 50mil
F (x; y) = 0 (2)
In questo caso si parla di funzione implicita. Ogni funzione implicita pu essere
trasformata in funzione esplicita rispetto ad una delle due variabili.
Un esempio di funzione implicita la spesa complessiva per lacquisto di
un bene x da parte di un consumatore. Tale spesa uguale al prodotto della
quantit del bene x acquistata per il prezzo di mercato di x. Se S la spesa,
p x il prezzo e qx la quantit del bene x acquistata, potremo scrivere:
9
S p xqx = 0
Per rendere esplicita tale funzione possiamo dire che la spesa di un consumatore
del bene x dipende dal prezzo del bene, p x, e dalla quantit di esso acquistata,
qx . Si potr cos scrivere la seguente funzione esplicita:
S = f (p x; qx )
dove f indica una funzione diversa da F dellequazione (2).
y = ax + b (3)
una funzione lineare, che viene cos denita perch la sua rappresentazione
graca in un sistema di assi cartesiani una linea retta.
Per ottenere una rappresentazione graca della funzione (3) occorre anzitutto
assegnare ai parametri a e b valori numerici deniti. Poich sia a che b possono
essere positivi, negativi o nulli, abbiamo le seguenti 9 combinazioni possibili:
Il sistema di assi cartesiani delle gure 2-7 misura, lungo lasse orizzontale
(ascisse), i valori della variabile indipendente, x; lungo lasse verticale (ordi-
nate) i valori della variabile dipendente, y 1 . Consideriamo ora il caso 1), in cui
ambedue i parametri sono positivi. Un possibile esempio di questo caso il
seguente:
1 In alcuni testi sulle ordinate la variabile y viene riportata come f (x), cio come funzione
10
20
15
10
5
y
0
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-5
-10
-15
x
Figure 2:
y = 4x + 3
dove, evidentemente, abbiamo attribuito i seguenti valori: a = 4 e b =
3. Predisponiamo una tabella su due righe, annotando nella riga superiore
valori arbitrari attribuiti alla variabile x; nellaltra i valori corrispondenti della
variabile y, ricavati dal calcolo della equazione y = 4x + 3. Avremo il seguente
risultato:
x 3 2 1 0 1 2 3
y 9 5 1 3 7 11 15
Riportando queste coppie di valori lungo i due assi e ricercando nel dia-
gramma i punti corrispondenti ad ogni coppia, si individua la linea della gura
2.
y = 4x
11
15
10
0
y-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-5
-10
-15
-20
x
Figure 3:
15
10
y 0
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-5
-10
-15
x
Figure 4:
12
20
15
10
5
y
0
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-5
-10
-15
x
Figure 5:
y = 4x + 3
y = 4x 3
y = 4x
2. se il termine costante nullo (se, cio, b = 0), la retta passa per lorigine
degli assi. Se, invece, b 6= 0, la funzione attraverser lasse delle ordinate
ad un valore positivo (nel caso in cui b > 0) o negativo (nel caso in cui
b < 0) in corrispondenza di un valore zero di x. Il valore della variabile
y corrispondente ad un valore 0 di x viene chiamato intercetta verticale
(positiva o negativa) della funzione;
13
15
10
0
y-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-5
-10
-15
-20
x
Figure 6:
15
10
y 0
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-5
-10
-15
x
Figure 7:
14
Figure 8:
y = ax
Se consideriamo solo valori positivi di x, avremo come rappresentazione graca
una curva crescente. Se x = 0, il valore della funzione risulta sempre uguale a 1;
qualsiasi numero, infatti, elevato allesponente zero, d come risultato lunit.
In tale caso, lintercetta positiva della funzione uguale a 1. Si veda al proposito
la gura 9.
15
40
35
30
25
y20
15
10
5
0
0 1 2 3 4 5 6 7
x
Figure 9:
y = ax2 + bx + c (4)
Le funzioni paraboliche sono funzioni quadratiche, nel senso che uno degli argo-
menti elevato al quadrato.
utile precisare che lesponente di valore pi elevato a cui elevata la
variabile indipendente (o una delle variabili indipendenti, nel caso delle funzioni
a pi argomenti) indica il grado della funzione. La funzione (8) pu essere
chiamata una funzione di secondo grado, perch lesponente di valore pi elevato
16
50
40
30
20
10
0
-6 -4 -2 0 2 4 6
-10
Figure 10:
y = x3 + x2 + 5
una funzione di terzo grado, e cos via.
Dal punto di vista graco, la rappresentazione graca di una funzione quadrat-
ica una parabola. A titolo di illustrazione consideriamo i seguenti tre casi:
a=1 a = 1 a=1
1 b>0 2 b<0 3 b=0
c>0 c>0 c=0
y = x2 + 4x + 2
y = x 2 + 4x + 2
y = x2
Dalle rappresentazioni grache delle gure 10-12 possiamo pervenire alle seguenti
conclusioni:
17
10
0
-6 -4 -2 0 2 4 6
-10
-20
-30
-40
-50
Figure 11:
30
25
20
15
10
5
0
-6 -4 -2 0 2 4 6
Figure 12:
18
Le funzioni di costo medio di unimpresa vengono a volte rappresentate me-
diante funzioni quadratiche. I costi produttivi totali sono infatti composti da
costi ssi, indipendenti dalla quantit di beni prodotti dallazienda (ad esempio,
i costi per lacquisto di un capannone esistono anche se lazienda non produce) e
costi variabili, legati alluso dei fattori produttivi nel processo di produzione (ad
esempio, i salari dei lavoratori). Nella funzione (4) i costi totali sono rappresen-
tati da y, i costi ssi sono rappresentati dal termine costante c, mentre i costi
variabili tendono ad avere landamento impresso dai valori di x; dove x indica la
quantit di fattori produttivi impiegati. Landamento quadratico delle funzioni
di costo dipende dal fatto che, man mano che la produzione si espande, i fattori
produttivi disponibili diventano sempre pi scarsi, e devono quindi essere pagati
sempre di pi.
(x a)(y b) = c
Come esempio, prendiamo un caso in cui i parametri siano positivi:
(x 4)(y 8) = 18
La rappresentazione graca data dalla gura 13. Dal graco si pu vedere
che questa funzione d luogo ad una curva discontinua, articolata in due rami
distinti, a seconda che luna o laltra variabile assuma valori positivi o negativi.
Ciascuno dei due rami, inoltre, tende a raggiungere un valore minimo delle due
variabili in corrispondenza di un valore innito dellaltra.
Nel caso particolare in cui si abbia a = b = 0, la funzione si riduce alla
forma:
xy = c
La rappresentazione graca di questa forma funzionale data nella gura 12.
In questo caso i due rami della curva tendono ad avvicinarsi agli assi, senza
toccarli mai se non a valori inniti dellaltra variabile. In questo caso si dice che
la funzione tende asintoticamente agli assi.
Alcuni tipi di curve di indierenza tra due beni vengono rappresentate me-
diante funzioni paraboliche, limitate al quadrante positivo degli assi cartesiani.
Le curve di indierenza, infatti, identicano combinazioni di consumo di beni
che danno al consumatore lo stesso livello di soddisfazione; per questo motivo
il consumatore indierente tra le varie combinazioni possibili. Le funzioni
iperboliche, come quelle riportate sopra, rappresentano bene questo concetto,
in quanto esprimono combinazioni tra pi variabili che risultano sempre uguali
ad un valore costante.
19
Figure 13:
ln(e) = 1
dove e la base dei logaritmi naturali, ed uguale a 2,7183....
La prima delle espressioni precedenti signica che il logaritmo del prodotto di
due numeri uguale alla somma dei logaritmi dei due numeri. Questa propriet
implica la seguente
ln(x y ) = y ln(x)
20
cio il logaritmo di x elevato alla potenza y uguale al prodotto di y per il
logaritmo di x.
21
Figure 14:
Non tutte le funzioni dirette hanno una inversa. Se, ad esempio, y = x2 ; per
qualsiasi y il valore della funzione potr essere ottenuto elevando al quadrato
p p
sia x = + y che x = y; non vi sar quindi un unico valore di x associato a
ciascun valore di y:
6 Pendenza
Prendiamo ora in esame la linea retta che compare nella gura 14. Se immag-
iniamo che tale linea rappresenti una strada in salita potremo giudicare a occhio
che la pendenza della strada costante lungo lintero percorso e, quindi, in tutti
i punti della linea. Come noto, la pendenza misura la variazione di altitudine
sul livello del mare per ogni unit di spostamento in una data direzione: se una
strada in salita che si dirige da nord a sud ha una pendenza del 15% ci signica
che per ogni chilometro percorso in direzione sud laltitudine sul livello del mare
cresce di 150 metri.
In economia, la funzione di oerta di un bene possiede una inclinazione
positiva. Quando questa funzione assume un andamento lineare, la pendenza
positiva indica di quanto aumenta la quantit oerta del bene in seguito ad un
dato aumento del prezzo del bene stesso, e viceversa.
Tornando alla linea retta della gura 14, possiamo dire che la sua pendenza
(cos come quella di qualsiasi retta) misura la variazione della grandezza rapp-
resentata lungo uno dei due assi che si accompagna ad una variazione unitaria
22
Figure 15:
sin AB
tan =
cos 0B
La pendenza risulta positiva se la linea retta crescente; in questo caso, infatti,
se si assegnano valori via via crescenti alla variabile x anche la funzione y as-
sume valori crescenti. La pendenza risulta invece negativa se la linea retta
decrescente; in tale caso a valori crescenti di x corrispondono valori decrescenti
di y.
Qualora si voglia misurare la pendenza di una linea curva, il procedimento
23
lievemente pi complesso. Una strada contraddistinta da un tratto in salita
seguito da un tratto in discesa presenta pendenze diverse. La pendenza di una
curva, quindi, assume un valore diverso in ogni punto della curva stessa. Nella
gura 15, ad esempio, chiaro che la pendenza della curva risulta via via mag-
giore in corrispondenza di valori pi elevati della variabile x. Di conseguenza, la
misurazione della pendenza di una curva deve essere eettuata separatamente
per ogni suo singolo punto.
Scegliamo, per esempio, il punto B e misuriamo la pendenza della linea in
quel punto. A tale scopo, conduciamo la retta tangente alla curva nel punto B; la
pendenza di tale retta (misurata dallampiezza dellangolo ) misura la pendenza
della curva nel punto B. La pendenza risulta positiva o negativa a seconda che
la curva sia crescente o decrescente.
7 Derivata
possibile calcolare il valore della pendenza di una linea (retta o curva) an-
che senza fare ricorso a costruzioni grache e/o trigonometriche, ma operando
direttamente sullespressione funzionale.
Loperazione che si compie a tale scopo detta dierenziazione. Il risul-
tato di tale operazione chiamato derivata della funzione, in quanto si tratta
di una nuova funzione derivata dalla funzione originaria (o, pi precisamente,
primitiva ). In particolare, possiamo dire che:
1. la derivata di una funzione y = f (x) misura come e quanto varia y in
seguito ad una variazione innitamente piccola (detta anche puntuale)
della variabile indipendente x;
2. la derivata di una funzione viene ottenuta eettuando sulla funzione una
operazione chiamata dierenziazione;
3. la derivata di una funzione misura il valore della pendenza della linea che
la rappresentazione graca della funzione stessa.
La derivata di una funzione y = f (x) pu essere indicata con vari simboli:
dy d
f (x) f 0 (x)
dx dx
Il concetto di derivata si applica anche alle funzioni a pi variabili (argomenti).
In tale caso si denisce derivata parziale di una funzione a pi variabili la vari-
azione nel valore della funzione che si accompagna ad una variazione innita-
mente piccola di una delle variabili, allorch tutte le altre variabili conservano
immutato il proprio valore. questa la condizione di ceteris paribus che dis-
tingue lanalisi di equilibrio parziale da quella di equilibrio generale. La derivata
parziale rispetto ad una variabile x i di una funzione y = f (x 1 ; x2 ; :::; x n ) pu
essere indicata nei seguenti modi:
@y @
f (x1 ; x 2 ; :::; xn ) f 0 (x 1 ; x2 ; :::; x n )
@x i @x i
24
Partendo da una funzione a pi variabili si possono calcolare tante derivate
parziali quante sono le variabili indipendenti. Ovviamente, ciascuna derivata
parziale potr assumere valori diversi in relazione ai diversi valori assunti da
ciascuna variabile.
In economia esempi di derivate parziali possono essere tratti dalla funzione
di domanda di un bene. Avendo pi argomenti (prezzo del bene, prezzo degli
altri beni complementari e succedanei, reddito e gusti del consumatore) tale
funzione pu essere dierenziata rispetto a ciascuno di essi. Se, ad esempio,
consideriamo la seguente funzione di domanda:
Q dx = q(p x; p i6=x; Y ; )
dove Q dx indica la quantit domandata del bene x, che funzione q del prezzo
dello stesso bene (p x ), del prezzo degli altri beni diversi da x (p i6=x), del reddito
e dei gusti del consumatore (rispettivamente, Y e ), possiamo avere le seguenti
derivate parziali:
@ Qd @ Qd @ Qd @Qd
@px
x
<0 x
@pi6=x
S0 @Y
x
>0 @
x
?0
Il segno negativo della prima derivata parziale indica che la quantit domandata
di un bene diminuisce allaumentare del prezzo dello stesso bene, ferme restando
le altre variabili (prezzo di altri beni, reddito, gusti).
Sempre ferme restando le altre variabili, la seconda derivata parziale evi-
denzia che la quantit domandata del bene x aumenter, rester invariata o
diminuir al crescere del prezzo degli altri beni i diversi da x, a seconda che
questi beni siano, rispettivamente, complementari, indipendenti o succedanei
ad x. Se, ad esempio, supponiamo che il bene i sia il ca e il bene x lo zuc-
chero, un aumento del prezzo del ca produrr una riduzione della domanda di
zucchero, perch si potr acquistare meno ca e ci sar, quindi, minor bisogno
di zucchero; al proposito si dice che zucchero e ca sono beni complemen-
tari. La derivata parziale avr, quindi, un segno negativo. Se il prezzo del
biglietto aereo Roma-Milano (bene i) aumenta, ci saranno pi viaggiatori che
preferiranno prendere il treno (bene x) e si domander un maggior numero di
biglietti ferroviari. Trasporto aereo e ferroviario sono, in altre parole, beni suc-
cedanei. La derivata parziale della quantit domandata dellun bene rispetto
al prezzo dellaltro bene presenter, quindi, un segno positivo. Ma se il prezzo
dello zucchero (bene i) aumenta, la domanda di biglietti aerei (bene x) rester
probabilmente invariata, in quanto zucchero e trasporto aereo sono beni tra loro
indipendenti.
La terza derivata parziale indica che un aumento del reddito del consumatore
produrr, ceteris paribus, un aumento della quantit domandata del bene x. In-
ne un cambiamento dei gusti del consumatore far aumentare la domanda dei
beni che, in base ai nuovi gusti, gli procurano maggiore soddisfazione e diminuire
la domanda dei beni che gli procurano minore soddisfazione. Ad esempio, un
cambiamento dei gusti a favore della musica rap e sfavore della prima predomi-
nante musica rock far aumentare la domanda di dischi di Jovanotti e diminuire
quella dei dischi dei Rolling Stones.
25
8 Regole per il calcolo della derivata di una fun-
zione
Le prime 6 sezioni di questo paragrafo sono dedicate alle regole per il calcolo
della derivata di diversi tipi di forme funzionali, tutte, per, esplicite e con una
sola variabile dipendente. La sezione 7 estende tali regole al caso delle derivate
parziali, mentre la sezione 8 si occupa delle derivate di funzioni implicite.
y = 6x4
dy
(x) = 4 6x41 = 24x3
dx
Corollario 1. La derivata della funzione y = x uguale ad 1. Si consideri
infatti:
dy
(x) = x11 = x0 = 1
dx
Corollario 2. La derivata di una costante uguale a zero; infatti una grandezza
costante per denizione non varia al variare delle altre grandezze.
C(Q) = 800Q
26
dove C indica il costo totale della produzione della quantit Q del bene
prodotto. Il costo marginale (M C ), misurato dalla derivata prima sar:
dC
MC = 800
dQ
C(Q)
e il costo medio, AC = Q
; sar pari a
C (Q) 800Q
AC = = = 800 = M C
Q Q
lo stesso valore del costo marginale.
Il caso del bene pubblico invece rappresentabile mediante una funzione con
totali costanti del tipo:
C(Q) = 1500
dove Q indica, questa volta, il numero di turisti e C il costo totale di far visitare
il monumento a Q turisti. Il costo marginale (M C), cio il costo di far visitare
il monumento al Q-esimo turista, sar:
dC (Q)
MC =0
dQ
Siccome far visitare il monumento a un turista in pi non comporta costi
aggiuntivi, la visita da parte di costui non sottrae possibilit di visita ad altri
turisti. Non vi sono costi dovuti a fenomeni quali aollamento o deperimento
del monumento.
d dh dg
[h(x) g(x)] =
dx dx dx
Un esempio di derivata di una somma di funzioni pu essere:
y = 5x3 + 20x
dy
= 15x 2 + 20
dx
In modo analogo, un esempio di derivata di una dierenza di funzioni il
seguente:
y = 5x3 20x
dy
= 15x 2 20
dx
27
8.3 Derivata di un prodotto
La derivata di un prodotto uguale alla somma dei due fattori ciascuno molti-
plicato per la derivata dellaltro.
Se h e g sono due funzioni, entrambe con x come argomento, avremo:
d dh dg
(h g) = g +h
dx dx dx
Ad esempio:
y = 35x 4 (5 + 20x 3 )
dy
= 140x3 (5 + 20x3 ) + 35x 4 (60x 2 )
dx
y = ax
dy n
= ax nx n 1
dx
Ad esempio:
3
y = 4( 3x +5)
dy 3
= 4( 3x +5)
9x 2
dx
28
8.6 Derivata di una funzione logaritmica
La derivata di una funzione logaritmica uguale allinverso della funzione stessa
moltiplicato per la derivata della funzione.
Sia h una funzione avente x come argomento. Avremo:
d 1 dh
ln(h) =
dx h dx
Ad esempio
y = ln(4x 2 + 5)
dy 1
= 2
8x
dx 4x + 5
@y @y
@x1 = 12x 21 @x 2 = 12 x1
Oppure, nel caso della funzione:
y = f (a; b) = (a 1)(b 1)
Le derivate parziali sono:
@y @y
@a
= (b 1) @b
= (a 1)
F (x 1 ; x 2 ) = 0
@F
@x1
= @x
@F
2
@x2 @x 1
29
(x 1 1)(x2 2) 25 = 0
Avremo:
@x1 x1 1
=
@x2 x2 2
d2 y
f 00 (x)
dx 2
Ad esempio, prendiamo la funzione:
y = 4x 3 + 6x + 20
la sua derivata prima :
dy
= 12x3 + 6
dx
la sua derivata seconda :
d2 y
= 24x
dx2
Nel caso sopra indicato loperazione della dierenziazione pu essere ancora
applicata alla derivata seconda per calcolare il valore della derivata terza. Le
regole per il calcolo delle derivate terze e di ordine ancora superiore sono le
medesime che si applicano per il calcolo delle derivate prime e seconde.
bene tenere presente che non tutte le funzioni possiedono derivate superiori
alla prima. Una funzione lineare possiede solo una derivata prima, mentre tutte
le derivate successive alla prima sono nulle; una funzione quadratica possiede
solo derivate prima e seconda diverse da zero; una funzione cubica pu essere
dierenziata no alla derivata terza, e cos via.
30
35
30
25
20
15
x
10
5
0
-4 -2 -5 0 2 4 6 8
-10
y
Figure 16:
y = 4x + 6 (5)
dy
=4 (6)
dx
31
4,5
4
3,5
3
2,5
dy/dx
2
1,5
1
0,5
0
0 5 10 15 20 25 30
x
Figure 17:
y = 4x2 + 6
dy
= 8x
dx
d2 y
= 8
dx 2
32
350
300
250
200
y
150
100
50
0
0 2 4 6 8 10
x
80
70
60
50
dy/dx40
30
20
10
0
0 2 4 6 8 10
x
33
9
8
7
6
d2 y / d x 2
5
4
3
2
1
0
0 2 4 6 8 10
x
y = 4x3 + 6
dy
= 12x2
dx
d2 y
= 24x
dx 2
11 Sistemi di equazioni
Esistono casi in cui una stessa variabile indipendente (o un insieme di variabili
indipendenti) legata, sia pure tramite rapporti funzionali diversi, a una plural-
it di variabili dipendenti. evidente che il valore di queste variabili dipendenti
viene determinato simultaneamente dai valori assunti dalla variabile indipen-
dente. Inoltre, si pu dare anche il caso in cui una variabile indipendente di una
funzione (ad esempio, y = f (x)) pu, a sua volta, essere funzione di un altra
variabile (ad esempio, x = h(z)). In tale modo, la variabile y legata anche alla
variabile z.
In tali casi, per calcolare il valore delle variabili necessario creare un sistema
di equazioni, che raggruppa linsieme di funzioni che hanno argomenti in comune.
La teoria economica fa frequente uso dei sistemi di equazioni; un caso em-
blematico lanalisi delle quantit domandate e oerte di un bene sul mercato.
noto, infatti, che la domanda di un bene funzione inversa del prezzo del
34
Figure 18:
bene; mentre loerta di un bene cresce al crescere del suo prezzo. Domanda
e oerta sono, quindi, entrambe funzioni del prezzo del bene. Deniamo Qd la
quantit domandata di un bene, Q s quella oerta, e p il prezzo di un bene, e
supponiamo che Q d e Q s siano funzioni unicamente di p. In questo caso lanalisi
viene chiamata di equilibrio parziale, in quanto si ipotizza che le altre variabili
che inuenzano la domanda e loerta di un bene (ad esempio, reddito e gusti
del consumatore per la domanda; costo dei fattori della produzione per loerta)
restino costanti. Possiamo quindi scrivere il seguente sistema di equazioni, che
sintetizza il funzionamento del mercato del bene:
Qd = 100 2p (7)
s
Q = 20 + 4p
35
riore a quello delle equazioni di cui composto il sistema. Il sistema (7) contiene
3 incognite (Qd , Q s e p) e due sole equazioni. Come tale sottodeterminato e,
pertanto, non possibile risolverlo. Per renderlo determinato uno stratagemma
possibile, in questo caso, di aggiungere alle equazioni del sistema (7) una
condizione di equilibrio, appunto Q d = Qs . Avremo quindi il nuovo sistema:
Qd = 100 2p (8)
s
Q = 20 + 4p
d
Q = Qs
Q = 100 2p
Q = 20 + 4p
100 2p = 20 + 4p
raggruppando i termini con la variabile p da un lato e i termini puramente
numerici dallaltro, avremo:
4p + 2p = 100 + 20
che equivale a:
100 + 20
p = = 20 (9)
4+2
p = 20 il valore del prezzo dequilibrio; il suo valore positivo, come
necessario che sia un prezzo di mercato.
Per ricavare le quantit oerta e domandata in cui il mercato si trova in
equilibrio, basta sostituire p in una delle due equazioni che compongono il
sistema (8) e risolvere per Q . Se, ad esempio, sostituiamo (9) nellequazione
della domanda di (8) otteniamo:
Q = Qd = Q s = 100 (2 20) = 60
36
Figure 19:
37
quindi possibile stabilire che:
y = x2 + x + 5 (10)
La sua derivata prima :
dy
= 2x + 1 (11)
dx
Bisogna ora ricercare il valore di x in corrispondenza del quale la derivata prima
diviene uguale a zero. A tale scopo poniamo lespressione (11) uguale a zero e
risolviamo per x.
2x + 1 = 0
1
x =
2
La funzione raggiunge un valore estremo allorch x = 1=2. In corrispondenza di
questo valore di x si avr y = 2. Per ottenere questultimo risultato suciente
sostituire 1=2 ad x nellequazione (10) e risolvere per il valore numerico di y.
La regola esposta al punto 1. vale ugualmente per il valore massimo e per il
valore minimo di una funzione. quindi necessaria una regola addizionale che,
una volta individuato un valore estremo, stabilisca se si tratta di un massimo o
di un minimo.
Per identicare tale regola torniamo alle gure 19a e 19b. Nel primo caso
(valore massimo) in tutti i punti precedenti il culmine della curva la pendenza
positiva, mentre in tutti i punti successivi al culmine la pendenza negativa. Di
conseguenza, quando si ha un valore massimo della funzione, la derivata passa
per lo zero provenendo da valori positivi e procedendo verso valori negativi; in
altri termini la derivata decrescente (gura 19a). Nel secondo caso (valore
minimo) la retta ha un andamento opposto: in tutti i punti precedenti il fondo
della curva la pendenza negativa, mentre in tutti quelli che lo seguono la
pendenza positiva. Per un valore minimo della funzione, quindi, il valore della
derivata passa per lo zero provenendo da valori negativi e procedendo verso
valori positivi; in altri termini la derivata crescente (gura 19b).
Dal paragrafo 9 sappiamo come distinguere una derivata prima crescente da
una derivata prima decrescente; a questo scopo, suciente calcolare la derivata
seconda, in quanto essa misura, appunto, landamento della derivata prima. Se
la derivata prima crescente, la derivata seconda positiva; se la derivata prima
decrescente, la derivata seconda negativa.
38
Figure 20:
d2 y d
= (2x + 1) = 2
dx2 dx
Poich la derivata seconda positiva, si tratta di un valore minimo.
39
12.2 Funzioni a pi variabili indipendenti
Regole analoghe, anche se leggermente pi complesse, valgono per le funzioni a
pi variabili indipendenti. Una funzione a pi variabili indipendenti tocca un
valore estremo allorch tutte le derivate parziali sono simultaneamente pari a
zero. La condizione necessaria perch si abbia un valore estremo di una funzione
y = f (x 1 ; :::; xn ) quindi:
@y @y @y
= = ::: =
@x 1 @x2 @xn
Esistono inoltre condizioni di secondo ordine, simili a quelle indicate per le
funzioni a una sola variabile, che consentono di distinguere un valore massimo
da un valore minimo.
Nel caso di funzioni a pi variabili si deve ricordare che non necessario che
la funzione tocchi un valore massimo o un valore minimo simultaneamente per
tutte le variabili. infatti possibile che la funzione tocchi un valore massimo
per alcune variabili e, simultaneamente, un valore minimo per altre variabili.
Per avere unidea intuitiva di questa possibilit, si pensi ad una funzione a due
variabili indipendenti, la cui rappresentazione geometrica pu avvenire nello
spazio tridimensionale. Potremo avere questi tre casi:
40
Supponiamo che un consumatore abbia a disposizione una data somma di
denaro, determinata, ad esempio, dal proprio reddito mensile, e che debba
spendere tale somma in modo da trarne il massimo grado di utilit possibile.
Lesempio ci rende anzitutto chiara la dierenza tra un problema di massimiz-
zazione assoluta, in cui non esiste alcun vincolo, e un problema di massimiz-
zazione vincolata: se noi avessimo a disposizione una somma innita di denaro
potremmo comprare qualunque cosa ci passi per la testa; se, invece, non possi-
amo spendere una lira di pi del nostro reddito, le nostre possibilit sono assai
pi limitate. Anche il livello di utilit massimo che otterremo nei due casi sar
molto diverso. Supponiamo inoltre che spendiamo tutto, cio, non risparmiamo
una lira. Questo ci consente di semplicare il problema usando un vincolo di
uguaglianza 2 .
Possiamo rappresentare il problema di massimizzazione vincolata dellutilit
del consumatore nella seguente forma simbolica generale:
Lutilit totale U del consumatore funzione u delle quantit dei beni x1;x 2 ; :::; x n ,
che egli acquista. La sua spesa complessiva S funzione implicita delle quantit
dei beni acquistati, dei loro rispettivi prezzi, pxi , e del suo reddito, Y . Questa
funzione non ha il risparmio tra i suoi argomenti: il reddito viene interamente
speso, il resto , appunto, zero. La funzione di utilit del consumatore viene
massimizzata soggetta al vincolo di spesa complessiva 3 .
Supponiamo per semplicit che il consumatore possa acquistare solo due
beni, x1 e x2 e che la sua funzione di utilit assuma, ad esempio, la seguente
forma funzionale:
U = x1 x 2 + 2x1 (12)
Il vincolo del bilancio impone che la spesa per lacquisto dei due beni, data
dalle quantit dei beni acquistate per i loro prezzi, non superi il reddito del
consumatore; nel nostro caso immaginiamo che il prezzo del bene x1 sia p 1 =
4, il prezzo del bene x 2 sia p 2 = 2, mentre il consumatore abbia un reddito
complessivo di Y = 60. Possiamo quindi scrivere il vincolo di bilancio nella
seguente forma esplicita lineare:
4x 1 + 2x2 = 60 (13)
Se il consumatore decide di comprare solo il bene x 1 , pu acquistarne un mas-
simo pari a x 1 = 60=4 = 15 unit; se, invece, preferisce investire tutto il suo red-
dito nellacquisto di x 2 ne potr acquistare un massimo di x2 = 60=2 = 30unit.
2 Si veda Dixit (1990) per la risoluzione di problemi di ottimizzazione con vincoli di dis-
eguaglianza.
3 Nel contesto dei problemi di massimizzazione vincolata la funzione da massimizzare viene
41
Altrimenti, potr acquistare una combinazione dei due beni. Il consumatore
sceglier la soluzione che gli ore la massima soddisfazione; quella, cio, che
massimizza la sua funzione di utilit (12).
Esistono due metodi per massimizzare la funzione di utilit (12) soggetta al
vincolo di bilancio (13): il primo metodo quello della sostituzione di variabili;
il secondo quello del moltiplicatore di Lagrange. Vediamoli uno alla volta.
60 4x1
x2 = = 30 2x1 (14)
2
Sostituiamo tale valore nella funzione di utilit (12). Tale funzione sar cos
espressa in una sola variabile, x1 . Precisamente, avremo:
dU
= 32 4x 1 = 0
dx 1
Possiamo cos risolvere per il valore di equilibrio di x 1 , denito x 1 :
32
x 1 =
=8 (15)
4
Siccome la condizione di secondo ordine
d2 U
= 4 < 0
dx21
negativa, abbiamo la garanzia che il valore estremo indicato dalla (15) un
massimo vincolato.
Per trovare anche il valore di equilibrio di x 2 , denito x2 , basta sostitutire
il valore di x 1 , dato dalla (15), nel vincolo (14). Avremo quindi:
x2 = 30 2 8 = 14
Il consumatore sceglier di acquistare le quantit di x 1 = 8 e di x 2 = 14.
Moltiplicando tali quantit per i prezzi dei beni possiamo vericare che egli ha
rispettato il vincolo di bilancio:
42
Figure 21:
14 2 + 8 4 = 28 + 32 = 60
A tali quantit di equilibrio la funzione di utilit (12) raggiunge il suo val-
ore massimo. Data la forma funzionale di (12), sostituendo in essa i valori di
equilibrio di x 1 = 8 e di x 2 = 14possiamo stabilire che il suo valore massimo
pari a:
u = 8 14 + 2 8 = 112 + 16 = 128
La rappresentazione graca di questo problema data dalla gura 21.
Come si pu vedere, in corrispondenza dei valori di equilibrio di x1 e x 2 , la
curva che esprime il livello utilit totale massimo (detta curva di indierenza)
tangente al vincolo di bilancio. Il punto di tangenza tra curva di indierenza e
vincolo di bilancio indica infatti il punto di massima soddisfazione del consuma-
tore e la combinazione dei beni che egli decider conseguentemente di acquistare.
43
Tale metodo consiste nel riunire anzitutto la funzione da massimizzare e il
vincolo di bilancio in ununica funzione, chiamata Lagrangiano. Proseguendo
con lesempio sopra illustrato, possiamo costruire il seguente Lagrangiano:
` = x 1 x2 + 2x 1 + (60 4x 1 2x 2 ) (16)
come si vede, la funzione di utilit antecedente al vincolo di bilancio.
Nellequazione (16) ` il Lagrangiano e il moltiplicatore di Lagrange.
Questultimo un concetto importante in economia. Esso misura di quanto
varia il valore della funzione da massimizzare in seguito ad un rilassamento o un
restringimento del vincolo. In altre parole, indica di quanto si riduce il livello
di utilit del consumatore in seguito di un restringimento del vincolo di bilancio
(o, viceversa, di quanto aumenta il livello di utilit in seguito ad un rilassamento
del vincolo di bilancio). Un restringimento del vincolo pu essere determinato,
ad esempio, da un aumento dei prezzi; fermo restando il suo reddito, se i prezzi
dei beni aumentano il consumatore potr acquistarne minori quantit e il suo
livello di utilit diminuir di conseguenza. In tale caso, mostra quanto si riduce
lutilit totale del consumatore a seguito dellaumento dei prezzi.
Per trovare i valori di equilibrio di x 1 e x2 bisogna dierenziare la funzione
(16) rispetto alle sue tre variabili x 1 , x2 e porre i risultati ottenuti uguali a 0.
Avremo quindi il seguente sistema di equazioni:
@`
= x 2 + 2 4 = 0 (17)
@x 1
@`
= x 1 2 = 0
@x 1
@`
= 60 4x 1 2x2 = 0
@
I valori di x 1 , x2 e per i quali le derivate parziali del sistema (17) sono simul-
taneamente uguali a zero vengono deniti condizioni di primo ordine.
Per trovare i valori di equilibrio di x1 , x2 (e quindi di ), risolviamo il
sistema (17) per in termini di x 1, x2 . Ci possibile facendo uso delle prime
due equazioni:
x1 x2 + 2
== (18)
2 4
Dalla (18) possiamo trovare il valore di x 1 in termini di x 2 :
x2 + 2
x1 =
2
Inserendo tale valore nella terza equazione del sistema (17) troveremo il valore
di equilibrio di x 2 :
44
x2 + 2
60 4 2x2 = 0
2
60 2x 2 4 2x2 = 0
60 4 = 4x2
56
x2 = = 14
4
Sostituendo x 2 di nuovo nella terza equazione del sistema (17), troveremo il
valore di equilibrio di x1 :
60 4x 1 28 = 0
60 28 = 4x1
32
x1 = =8
4
Come si pu constatare, i valori di equilibrio di x1 e x2 trovati mediante il
meto do del moltiplicatore di Lagrange sono uguali a quelli ottenuti mediante il
meto do di sostituzione delle variabili.
Non rimane che risolvere per il valore ottimale del moltiplicatore, , per
vericare che, una volta inseriti x 1 , x2 e nel Lagrangiano (equazione (16)),
questultima fornisce lo stesso valore di utilit massima ricavato mediante il
meto do di sostituzione. Per ottenere basta inserire x 1 (o, alternativamente
x 2 ) nellequazione (18). Facendo ad esempio uso di x1 avremo:
8
= =4
2
Sostituendo 8, 14 e 4 rispettivamente a x1 , x2 e nella (16) troviamo:
` = 8 14 + 2 8 + 4(60 4 8 2 14)
` = 112 + 16 + 4(60 32 28)
` = 112 + 16 + 4(0)
` = 128
45
misura suciente ponderare ciascun cambiamento di valore di una variabile
per il valore iniziale della variabile stessa. Infatti, se io esprimessi il cambiamento
secondo una diversa unit di misura, anche la ponderazione sarebbe in base a
tale nuova unit, e il risultato nale non cambierebbe. La misura di reattivit
cos ottenuta si chiama elasticit.
Lelasticit della funzione misura la variazione proporzionale del valore della
funzione corrispondente ad una variazione proporzionale innitamente piccola
del valore della (o di una) variabile indipendente. Essa quindi ci indica la
reattivit della variabile dipendente al variare di ciascuna delle sue variabili
indipendenti.
Lelasticit di una funzione viene denita come il rapporto tra la variazione
proporzionale della funzione e la variazione proporzionale della variabile:
dy
y
" yx = x
dx
dove "yx denota lelasticit della funzione y rispetto alla variabile x. Tale espres-
sione pu essere ulteriormente semplicata nella formula che viene abitualmente
riportata nei libri di testo di economia:
dy
y dy x dy x
"yx = x (19)
dx y dx dx y
Possiamo quindi denire la seguente regola di calcolo dellelasticit di una fun-
zione:
3. lelasticit di una funzione sar a sua volta una funzione o sar una
costante a seconda che la derivata della funzione sia una funzione o una
costante.
y = 100 2x
46
La sua derivata prima :
dy
= 2
dx
Il rapporto tra le due grandezze x e y :
x x x
= =
y 100 2x 2(50 x)
Lelasticit della funzione y rispetto alla variabile x pertanto sar:
dy x x x
"yx = 2 =
dx y 2(50 x) 50 x
M1 = M0 + rM 0 = M0 (1 + r)
Se linteresse viene computato anno per anno solo sulla somma iniziale, si parla
di interesse semplice. Con linteresse semplice dopo t anni la somma iniziale
sar uguale a:
Mt = M 0 + trM 0 = M 0 (1 + tr)
Se, invece, linteresse viene computato non solo sulla somma iniziale, ma sulla
somma che si accumulata no a quel momento (nella terminologia nanziaria,
sul principale pi linteresse), si parla di interesse composto. Il calcolo dellinte-
resse composto lievemente pi complesso rispetto a quello dellinteresse sem-
plice. Nel caso dellinteresse composto, dopo due anni la somma accumulata
sar:
M2 = M 0 + rM0 + r(M 0 + rM 0) =
= M 0 + rM0 + rM 0 + r2 M 0 =
2
M0(1 + 2r + r ) = M 0 (1 + r) 2
M t = M0 (1 + r)t (20)
La formula (20) per il calcolo dellinteresse composto chiamata formula di
capitalizzazione.
Nel caso in cui linteresse, invece di essere computato una volta allanno
nella misura di r%, viene computato due volte allanno nella misura di 12 r%, la
formula di capitalizzazione diviene:
47
1
M t = M 0 (1 + r)2t
2
1
In generale, se linteresse viene computato n volte allanno nella misura di n
r,
la formula della capitalizzazione diviene:
1 nt
M t = M 0 (1 + r)
n
Dalle formule di capitalizzazione possibile ricavare le formule di sconto.
Mentre le prime servono a trovare il valore futuro di una variabile (nel nostro
caso, principale pi interesse), le seconde ricavano il valore attuale (o presente)
di una grandezza che diventer a noi disponibile nel futuro, ad esempio, a t anni
a partire da ora. Il calcolo del valore presente di una variabile fondamentale in
casi come il confronto della redditivit futura di un investimento (ad esempio,
i ricavi dei pedaggi per il transito su un ponte sullo stretto di Messina) con i
suoi costi di realizzazione, che sono sostenuti nel presente. Si pu cos stimare
il protto atteso dallinvestimento e decidere se razionale eettuarlo.
Le formule per il calcolo del valore presente di una variabile sono le seguenti:
Mt
M0 =
1 + rt
2. per linteresse composto:
Mt
M0 = t
(1 + r)
Bibliograa
- Chiang, Alpha C., Fundamental Methods of Mathematical Economics, III
edition, London, McGraw-Hill Book Co., 1984.
48