DITEGGIATURA
Suonare il pianoforte esige una comunione perfetta fra uomo e strumento. Il
punto di contatto trai dueé datodalla tastiera e dalle dita.
Tutta la personalita, il talento, l’intelligenza, il lavoro del pianista possono espri-
mersi attraverso il solo piccolo movimento del dito che mette in azione il tasto.
I problemi relativi a come mettere il dito sono trattati nel capitolo posizione della
mano. Qui vorrei parlare soltanto del rapporto fra il brano musicale e l’organizza-
zione delle dita sullo strumento.
La diteggiatura richiede un lavoro sia fisiologico sia intellettuale. Dal punto di
vista umano (non parliamo quindi delle caratteristiche materiali del pianoforte) si
hanno § due tipi di intervento: il primo é@ determinato dalla morfologia della mano,
Yaltro é dettato dal brano stesso.
Per quanto riguarda la morfologia della mano, essa impone regole di comporta-
mento molto precise. Il punto di partenza e d’arrivo é sempre la ricerca e la conser-
vazione della posizione naturale della mano. Ad es. suonando con la mano destra
le prime cinque note della scala di Do-maggiore in senso ascendente, la diteggiatura
naturale risulta: 1, 2, 3, 4, 5. La diteggiatura 2, 4, 1, 3, 5, anche se possibile, sarebbe
assurda. La ricerca della naturalezza pud essere influenzata da alcune differenze
quali sesso, eta, ampiezza della mano, lunghezza delle dita, etc.
Per quanto riguarda il brano invece, esso determina, talvolta suggerisce, la
diteggiatura; in altre parole la diteggiatura fa parte del brano stesso. Come tale,
deve essere fissata e appresa unitamente agli altri elementi della partitura: altezze,
durate, dinamica. Se un brano lascia all’interprete liberta di scelta nella diteggiatura,
questa deve essere fissata al pit presto, perché elemento d’importanza capitale: in
fase d’apprendimento le informazioni devono giungere al cervello con la maggior
precisione possibile.
La scelta delle dita @ collegata inizialmente agli elementi fissi della notazione ed
esecuzione musicale. Mi spiego. La diteggiatura é determinata dalle altezze e dalla
successione dei suoni. Mentre la durata del suono, essendo relativa in rapporto ai
valori musicali utilizzati (croma, semiminima etc), pud cambiare, cosi come pud
cambiare la dinamica, perché determinata da molteplici fattori, e mai prescritta
precisamente dal compositore, le altezze rimangono stabili. Un Do# scritto dal com-
positore rimane sempre lo stesso Doi e deve essere diteggiato in rapporto alle altre
altezze. Per un cervello un Fa con il 3° dito é un‘informazione; un Fai con il 4° dito
6SLEGOLE K mceRiRe BITECOIATVR A
é un’altra. Suonare una volta con il 3°, un‘altra con il 4°, per il cervello & come
suonare due brani diversi. Sul palcoscenico con I’emozione da controllare, all‘inter-
rogativo su quale scegliere (quello con il 3° o quello con il 4° dito), e di fronte al
pubblico, non c’é abbastanza tempo per dialogare con se stessi!
Un approccio non professionale, non responsabile, ai problemi di diteggiatura
causa molti errori sul palco e rallenta il lavoro preparatorio.
Non esiste una diteggiatura istintiva. Quella che chiamiamo cosi, non é altro
che l‘applicazione di informazioni gia apprese, filtrate dalla morfologia della mano.
La prova: i bambini mettono talvolta dita talmente assurde che mai verrebbero in
mente a pianisti maturi. D’altro canto, i pianisti classici, quando per la prima volta
provano a suonare la musica nuova, del genere action music, oppure anche pezzi di
musica post-seriale, mettono una diteggiatura influenzata dal pensiero tonale, e
quindi assurda ed inadatta per il nuovo contesto stilistico.
Il modo di fissare le dita istintivamente é inefficace, talvolta pericoloso. Le dita,
infatti, si fissano, anche se provvisoriamente, al momento della prima lettura: si
deve pur suonare! Ad una seconda esecuzione, nelle stesse condizioni, si tende a
ripetere il pezzo senza particolari modifiche, con la memoria che ha preso gia i
primi appunti. Ebbene, la prima lettura si fa, di solito, lentamente, senza considera-
re il tempo definitivo, quello cioé che richiede una diteggiatura appropriata. In
altre parole, in questa prima fase di decodifica, che @ poi quella in cui il cervello
riceve e apprende le prime informazioni sul brano, non sono presi in considerazio-
ne quei problemi di diteggiatura collegati con la giusta velocita, l’uso del pedale, la
realizzazione degli abbellimenti, la realizzazione della scrittura polifonica.
Ecco dunque alcune regole di comportamento.
/ )In primo luogo la diteggiatura deve essere fissata nella fase iniziale dello stu-
dio, quella stessa in cui si assimilano le altezze e le durate.
2/ La seconda regola impone di fissare le dita in funzione del tempo definitivo del
brano. In questo caso I’aiuto del maestro é importantissimo: talvolta bastano uno o
due cambiamenti per rendere agevole I’esecuzione di un passaggio evitando pro-
blemi fastidiosi e inutili. Suonando lentamente, tutto é pitt facile, tutto é diverso. I
maestro perd conosce il tempo d’esecuzione, conosce i punti cruciali, ed @ in grado
di suggerire la diteggiatura appropriata.
3 La terza regola consiste nel fissare la diteggiatura delle due mani insieme. Tal-
volta, infatti, una diteggiatura comoda a mani separate, risulta scomoda nell’esecu-
zione a mani unite. Questa scomodita deriva da una cattiva gestione intellettuale.
Labitudine a cercare il parallelismo delle due mani & segno di buon’ organizzazio-
ne. Ecco un esempio. Poniamo che la destra suoni: -> Sol, La, Sib, Do; <- Sib, La, Sol,
Fa#; e la sinistra <- Reb, Do, Sib, Lab; -> Sib, Do, Reb, Re. Pensando solo alla mano
destra metterei probabilmente la seguente diteggiatura: 1, 2, 3, 4, 3, 2, 1, 2. Pensan-
do solo alla mano sinistra: 2, 1, 2, 3, 2, 1, 2, 1 (volendo suonare forte) . Tuttavia nel
suonare con entrambe le mani, la diteggiatura pitt facile ed efficace é quella simme-
trica. Quindi probabilmente 2, 3, 4, 5, 4,3, 2, 1 oppure 1, 2, 3, 4, 4,3, 2, 1 per le due
mani.
4) La quarta regola stabilisce che la diteggiatura deve innanzi tutto seguire la co-
6Astruzione del brano. Se esiste, ad esempio, un motivo in progressione, si deve cer-
care di realizzarlo sempre con le stessa concezione. Poniamo che la sinistra suoni
una progressione discendente di terze spezzate: <- Do, La, Si, Sol, La, Fai, Sol, Mi,
Fai, Re, Mi, Do, ordinate in gruppi di quattro semicrome, e un Do# conclusivo del
valore di una semiminima. La diteggiatura da consigliare é 0 suonare tutto 2,4,2,4,
etc, oppure 1,3, 2, 4, 1,3, 2, 4 anche con il 1° dito sul Fai, Pid confusa e intellettual-
mente pitt difficile, sebbene logica in rapporto alla morfologia della mano e alla
struttura della tastiera, sarebbe la diteggiatura: 1, 3,2, 4, 1,3, 2,4, 2 (Fa#), 4, 1, 3,2
Da questa regola deriva un’osservazione, un consiglio: non cambiare mai dito
sulla nota ribattuta lentamente. Cambiare dito, secondo la prassi cembalistica e dei
primi anni del pianoforte, significa dare al cervello un’informazione in pitt, oltretutto
inutile, visto che il pianoforte possiede il doppio scappamento. E da consigliare il
cambiamento di dito solo nei casi in cui il tempo d’esecuzione sia molto veloce. Il
buon azionamento del tasto richiede, infatti, un movimento rapido del dito (vedi la
prima delle 32 Variazioni di Beethoven).
Le dita non sono uguali: differiscono in lunghezza, peso e forza d’azione. I
muscolo del 4°dito é pit corto e non permette al dito di sollevarsi al pari degli altri.
I11° dito pud lavorare sia verticalmente sia orizzontalmente. Queste caratteristiche
morfologiche sono da considerare e da sfruttare nel fissare la diteggiatura. C’erano,
eci sono ancora, esercizi per l’uguaglianza delle dita. Si tratta di un’esigenza che si
& manifestata con il nascere degli strumenti a tasti e corde e che purtroppo é sentita
ancora oggi. Il paragone con la chirurgia plastica é presto fatto: allungare il 1° dito
o rendere i] 5° pitt voluminoso ... con l’aiuto del silicone! Lasciamo le dita come
sono: si possono muovere meravigliosamente bene! Gia Chopin invitava a non vo-
ler rendere tutte le dita uguali, ma approfittare della loro diversita.
S La quinta regola pone dunque l’accento sulla non uguaglianza della dita. Suo-
nare in modo naturale, e quindi efficace, vuol dire conservare la posizione naturale
della mano. Semplificando si pud dire, che in questa posizione le dita si muovono,
mentre polso e braccio rimangono fermi, almeno rispetto al movimento verticale
della mano. Tale posizione é determinata dalla distanza naturale (senza apertura)
fra il 1° e il 5° dito. L'ampiezza della mano di un bambino piccolo corrisponde
normalmente all’intervallo di quarta, quella di un uomo adulto a una sesta. Lamano
tende spontaneamente ad assumere una posizione naturale.
¢) Lasesta regola consiste percid nel fissare la diteggiatura in modo da tornare ad
una posizione naturale. Dopo un’apertura momentanea, dettata dalla costruzione
del brano, la diteggiatura deve in altre parole permettere alla mano di ritornare
nella posizione naturale, e in relazione ad essa continuare fissare la diteggiatura.
-f) La settima regola é piuttosto un’osservazione. Lo spostamento del braccio non
deve necessariamente modificare la posizione naturale della mano: il braccio crea,
infatti, una specie di asse che, spostandosi, prende con sé la mano. I piccoli movi-
menti orizzontali delle dita permettono tali spostamenti senza modificare la posi-
zione naturale. Ad es. un motivo in progressione della mano destra Do, Re, Mi, Fa,
Re, Mi, Fa, Sol, Mi -> La, Fa -> Si, etc si pud facilmente realizzare con 1, 2, 3, 4, 1,2,
3,4, 1, etc. Si consiglia dunque di individuare soluzioni che permettano di rimanere
easil pitt a lungo possibile dentro questa posizione.
2) Vottava regola riguarda gli spostamenti. Essi appaiono in due occasioni. La pri-
ma interviene nel momento in cui la mano perde il contatto fisico con la tastiera e
Varticolazione legato non é possibile: si parla in tal caso di salto (vedi il capitolo
Tecnica). La seconda si verifica ad ogni spostamento del 1° dito dalla posizione
naturale. L’esempio pitt classico é il passaggio del pollice che permette di creare
una nuova posizione naturale e di conservare Yarticolazione legato. Ad es. Do, Re,
Mi, Fa, Sol, La, Si, Do, Re, con 1, 2, 3, 1, 2, 3, 1, 2, 3. Lo spostamento é talvolta
assolutamente necessario. In casi dubbi tuttavia, se c’é anche una sola possibilita di
evitarlo, ritengo opportuno farne a meno, sebbene sul piano morfologico e dal punto
di vista pianistico spostare la posizione sia pitt facile. La chiarezza del messaggio
jntellettuale @ sicuramente pit importante di una scomodita passeggera.
Per finire vorrei ricordare una vecchia verita: una brutta diteggiatura fissata é
migliore di nessuna diteggiatura.