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CULTURA E VALORIZZAZIONE DEI CENTRI STORICI

Il cittadino al centro del mondo

di Teresa Averta

I piccoli borghi, cos come le citt, non sono opere darte. Sono luoghi di vita e di cambiamento,
mescolanza di economie e paesaggi, incrocio di generazioni. Quando un terremoto li distrugge, non
agli storici dellarte o ai cultori dei beni culturali che si possono chiedere le risposte (o almeno
non tutte). Neppure ai soli ingegneri e architetti. Servono competenze varie che sappiano
confrontarsi anche duramente sulle soluzioni possibili.

Cos non accade, mai. Dopo ogni evento catastrofico, il Paese nei suoi politici e nei suoi mezzi
dinformazione tende rapidamente a convergere intorno ad una posizione semplice e
rassicurante. Non c tempo per il pensiero e per il dubbio. Pi un fatto complesso e difficile da
risolvere e pi sono immediate e semplici le ricette proposte.

Le citt sono sempre state il luogo della rigenerazione e del cambiamento, non solo della
ricostruzione. Un cambiamento che si nutrito di demolizioni, di tradimenti, di usi impropri.
Quante chiese sono state costruite su templi pagani, fraintendendone le forme e le materie; quante
piazze sono nate da ruderi precedenti, da un foro romano, da una rovina.

Se i nostri padri ci hanno consegnato borghi belli e talvolta di alta qualit paesaggistica, non detto
che oggi dobbiamo continuare a conservarli e preservarli come dei musei. Musei, magari, non adatti
alla vita delle comunit e alla loro incolumit. Le citt e i loro abitanti sono vivi e ci piace ricordare
la cultura di un popolo viva quando rinuncia a ripetere se stessa e le grandezze del passato ma
prova a modificare consuetudini e linguaggi.
Oggi non mancano i mezzi per coniugare bellezza e tecnica, per decidere secondo scienza e
coscienza dove sia meglio costruire. Non possiamo pi disgiungere larte e la bellezza dalla scienza
e dalla tecnica: se i nostri antenati non avessero osato di pi, non sarebbe mai nato lardimento del
Rinascimento o del Barocco, sostenuti dalle nuove conquiste fisiche e matematiche.

Da qualche tempo siamo incapaci di generare nuova bellezza, forse perch abbiamo separato la
forma dalla sostanza, la tecnica dallestetica, lanima dal corpo, rincorrendo il feticcio ora delluno
ora dellaltro. Spesso i nostri progetti mancano di senso dellimpresa, di voglia di provare a fare
diversamente. Attraverso una dinamica consolatoria rischiamo di non cogliere i segni del nuovo,
rischiamo di coprire il vuoto culturale e di idee del nostro tempo. Ogni innovazione richiede di
perdere qualcosa, anche la certezza di rifare tutto uguale a comera.

Per molti italiani, il terremoto -evento non pi straordinario- ormai una procedura stanca, logora
che si ripete prevedibile negli anni. Arriva una scossa, la casa trema, il lampadario oscilla, specie se
si abita ai piani alti e sulle rive di un fiume, ci si spaventa, pu succedere di uscire allaperto
facendo le scale con i propri cari, e in compagnia di bambini che urlano; sincontrano gli inquilini
delle porte accanto, gentili, abbastanza spaventati, ma anche no, e si straniti perch notte, il
primo sonno interrotto dalla paura, dal panico... eccetera. Poi dopo qualche telefonata a parenti,
Protezione civile, autorit, si pensa di essersi fatta unidea di quanto pu essere successo ma, si sa
che non cos. Il sisma il diabolico rifugio delle peggiori sorprese... la fine del mondo arriva cos.
Non chiede permesso, non si fa annunciare, ti assale nel sonno. Ti sorprende quando la montagna
lontana e impassibile, circondata dalle solite stelle nel cielo di sempre, ti fa ancora credere che tutto,
montagna, cielo e stelle veglino su di te e sul riposo del tuo paese. Ma cos non .

Abbiamo assistito a scene catastrofiche: la distruzione dinteri paesi e citt, la morte di vittime
innocenti in nome di un dio che non ci vuole bene, no! Dio ci ama ma ci chiede di pi! In questo
scenario epocale molte creature sono state inevitabilmente soppresse, molta bellezza andata in
polvere, tanti sogni sono svaniti. Oggi in unItalia sofferente e devastata, alcune regioni pi di altre
stentano a rinascere, hanno paura di decollare o di rialzarsi dopo che la natura li ha messi duramente
alla prova.

Che cosa serve, allora, agli italiani e in modo particolare alle regioni del Sud, per vivere meglio?

Prima di tutto la sicurezza delle persone, delle citt, dei paesi, perch un bisogno essenziale, a
meno della quale la gente se ne va e la comunit si scioglie. Senza la continuit della comunit non
ha senso (cio non possiamo capire il significato) di tutto il resto, tra cui la conservazione delle
testimonianze. Le testimonianze, che chiamiamo Beni culturali, sono cose che segnano la storia
della comunit e del territorio e che comunque testimonieranno di questa violenza naturale e del
modo storico con cui a essa si reagito: non ci sar da nascondere lintervento del XXI secolo che
mette in sicurezza i luoghi dove abitare e da visitare, ma da vantarsene nei secoli a venire.

Solo la Costituzione del 47 ha saputo esprimere una straordinaria capacit di resistenza perch,
aldil delle posizioni politiche, rispetto al Governo, una gran parte dei cittadini lha percepita come
un qualcosa di suo: un qualcosa, nel panorama che ci circonda, di amico. Un bene che meglio
non perdere.

Dopo trenta anni e pi sullo sfondo, il tema della storia dei paesi, dei centri storici ritorna in primo
piano, perch sul territorio nessuna battaglia vinta per sempre, e di nuovo minacce di
cambiamento violento incombono sul cuore delle citt italiane. Perch come sempre mancano gli
equilibri: il troppo e il troppo poco devastano.

I centri come ben sappiamo non sono luoghi di quiete, come sembrerebbe se si bada oltre che alla
terra ballerina, alle cronache travagliate delle periferie o alle stragi di suolo perpetrate in aperta
campagna. Nei centri si stanno consumando cambiamenti dellepoca, anche se di solito lasciano
intatti i muri e le decorazioni storiche.

Nei centri i cittadini sono sempre pi spesso solo city users, mentre vi pernottano ormai solo foresti:
poveracci di altri continenti o turisti senza albergo. Dobbiamo impedire che i centri delle nostre citt
italiane diventino luogo dove si congela lo status quo, dove le rendite di chi gi abita i nostri luoghi,
impediscano le azioni di chi potrebbe essere il nuovo utilizzatore, dove si cerca di fermare il fluire
della storia, come capita per i centri storici che si museizzano, o che diventano il centro degli affari
della citt moderna.

Dobbiamo favorire chi viene ad abitare, e insegnare a usare questi luoghi, consapevoli di un ruolo di
innovatori, della responsabilit di naviganti e contribuenti, dove mentre si viaggia si deve
partecipare ad aggiustare e modificare la nave perch tenga il mare fino alla meta.

Ma non dobbiamo dimenticare che, ancora una volta, siamo al capezzale del sistema parlamentare.
Che, nella sua architettura, lottimo; ma che condannato a scontrarsi con il legno storto con cui
gli uomini sono fatti. Chi interessato al buon funzionamento del sistema istituzionale e al modello
di societ che lo deve ispirare, non pu non cimentarsi immediatamente con i mali che affliggono il
presente e il futuro prossimo, e cio non preoccuparsi di ridare una costituzione riconosciuta agli
italiani, oltre che ben fatta ed efficace.
La Calabria che la punta dello stivale e non lo a caso, sembra essere stata creata da un Dio
capriccioso che, dopo aver creato diversi mondi, si divertito a mescolarli insieme questo quanto
sosteneva qualche intellettuale. Infatti la Calabria, notoriamnente possiede un patrimonio
naturalistico, storico e culturale di straordinaria entit spesso dimenticato o ignorato. Un patrimonio
presente soprattutto nei centri storici dei Comuni calabresi dove si evidenzia per un forte contrasto
tra la ricchezza della storia e l'incuria della bellezza.

I centri storici calabresi, seppur connotati da spiccate caratterizzazioni storiche e naturalistiche


dindubbio valore, hanno subito nel tempo una notevole dequalificazione che ne ha causato lo
spopolamento e, in molti casi, la desertificazione. Cos come va consumandosi, giorno dopo giorno,
l'attrattivit turistica della quale i centri storici calabresi dovrebbero essere diretta espressione.
Oltretutto, sempre pi complicato per le amministrazioni comunali programmare percorsi di
rivalutazione urbanistica e territoriale economicamente sostenibili che garantiscano ai centri storici
di trovare nuova vita tra le pieghe del tempo.

Diventa allora necessario che la Regione, di concerto con le amministrazioni locali, intervenga per
un recupero sostenibile dei territori, per l'innalzamento delle opportunit di crescita sociale ed
economica delle comunit locali, per il riutilizzo e la riconversione del patrimonio abitativo storico
urbano, per la valorizzazione delle risorse artistiche e culturali dei centri urbani minori e
dell'entroterra, per il ripopolamento dei centri storici e la crescita delle opportunit di sviluppo
turistico della regione.

La Calabria, in tal senso, la regione delle mille tradizioni, dei mille dialetti, dei mille angoli
splendidi ma sconosciuti. I borghi storici ospitali della Calabria hanno l'ambizione di uscire dal
consueto e dall'omologato, e diventeranno un tour delle impressioni, che non si limiter
esclusivamente all'appagamento degli occhi.

Ogni Borgo Storico ha il suo tema, il suo racconto, la sua particolare tipicit emozionale, che sar
spiegata e trasmessa al visitatore, sia dai manufatti architettonici, dalle botteghe degli antichi
mestieri e relative scuole di formazione, dalle tradizioni enogastronomiche e culturali, dalle
botteghe tipiche e relative scuole professionali, clan' esposizioni museali e informative.

Ecco che a sorreggere questa mia riflessione crono storica, interviene la legge XVII legislatura:
Dossier del Servizio Studi sullA.S. n. 2541 " valorizzazione dei piccoli comuni, nonch
disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei Misure per il sostegno e la centri storici dei
medesimi comuni che prevede la destinazione di risorse certe e importanti per un periodo
abbastanza lungo (dai 3 ai 5 anni). Nei vari segmenti e settori sono previsti per il triennio 2017-
2018-2019 investimenti per un totale di 136 milioni di euro; sono fondi Por nazionali e regionali per
tutta una serie di attivit: inclusione sociale nelle citt antiche, adeguamenti e interventi di
prevenzione e mitigazione del rischio sismico; interventi sugli immobili, attivit preliminari e
attivit che riguardano gli investimenti per l'incremento dell'occupazione e del sostegno alle
imprese.

PER LARTE E LA CULTURA CALABRESE si propone per, unidea molto innovativa e


originale attraverso il giusto connubio tra le manifestazioni della tradizione e i luoghi antichi delle
citt. Le manifestazioni, infatti, sono originali, non emulabili e, pi di qualunque luogo esprimono
la cultura di un popolo, le sue tradizioni e le sue origini.
necessario sfruttare il richiamo esercitato dalle varie manifestazioni religiose e antropologiche, e
comprensive delle minoranze etnolinguistiche per aumentare la godibilit dei Centri storici. In
questo modo ogni singolo comune conserver la propria identit e fornir una proposta dinteresse
che non andr in concorrenza con quella degli altri, ma costituir una singola parte di unofferta
aggregata varia e diversificata. La crescente attenzione per i centro storici e la loro fruibilit, sono e
saranno il volano per innescare azioni che portino alla loro valorizzazione e alla loro
riqualificazione sia in termini di vivibilit che di potenziamento.

Unattivit di programmazione comune vuole essere la strategia su cui puntare per una rivalutazione
dellarea finalizzata a uno sviluppo locale che non riesce a trovare i giusti indirizzi verso cui
canalizzare le energie in modo proficuo e non dispersivo. Diventa prioritario far riconoscere
lelevato valore strategico quale elemento di sviluppo per lintera regione anche tramite
lidentificazione di nuove funzioni economiche riallocate nei perimetri dei Centri Storici. Le attese
riposte in questo progetto sono di una rivalutazione delle zone di riferimento con conseguente
migliore vivibilit per i cittadini l residenti, miglioramento dei servizi presenti, ampliamento
dellofferta ricettiva per eventuali turisti e attrazione e sviluppo di nuove attivit economiche legate
a un incremento delle presenze e dei visitatori dellarea. Inoltre, si potrebbe rafforzare il senso
didentit culturale delle singole citt calabresi promuovendone la connotazione legata alle
tradizioni che trovano origine nella storia e nelle popolazioni fondanti dei singoli comuni.

Una proposta importante, che guarda al futuro, alla rivalutazione dei tanti centri storici di Calabria
troppo spesso abbandonati e degradati. Piccoli borghi, tradizioni e vecchie citt antiche da non
abbandonare, bens da riportare al massimo splendore, come specchio e ricordo degli antichi
abitanti di Calabria.

Auspichiamo, secondo questo intelligente programma, un buon risultato che potr arrivare se
cambier il modo di fare politica. Urge un modo di fare politica in maniera condivisa, avendo ben
chiaro un progetto d'insieme che abbia come attore principale il cittadino: motore e cuore pulsante
di una citt in cui centro e periferie siano un unicum armonioso, capace di valorizzare l'identit di
una comunit e capace di abbracciare insieme passato e futuro in un presente dove dignit urbana,
cultura e coesione sociale possano coabitare.

Teresa Averta

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