Nonostante la fama internazionale di Claudio Magris e lindubbio impatto delle
sue opere nellitalianistica mondiale, la sua produzione saggistica e narrativa non sembra avere ancora fatto breccia nella critica e nella teoria nordamericana. Questa situazione tanto pi paradossale se si considera che Magris probabilmente il pi multiculturale, il pi comparatista e il pi interdisciplinare degli scrittori italiani contemporanei, per tematiche e per formazione. La sua prospettiva storico-filosofica, come egli stesso sottolinea, deriva dalla cultura tedesca, ma la sua prosa, specialmente la sintassi, rigorosamente italiana, mentre le sue vicende biografiche e letterarie sono fondate su sensazioni ed eventi che lo portano ad attraversare multipli confini. Tuttavia sono finora ancora scarsi gli interventi critici che inseriscono Magris in un contesto letterario e teorico di pi ampio respiro. Propongo quindi nuovi modi di leggere e insegnare Magris sottolineando il contributo che le sue idee possono fornire a un dibattito teorico di portata globale. In particolare, intendo trascendere lormai classico Danubio e le interpretazioni di altre opere individuali di Magris per esplorare la relazione dello scrittore triestino con il contesto culturale e accademico americano sullo sfondo della tradizione europea. Dopo aver presentato una visione pi articolata della posizione magrisiana sullAmerica, mi soffermer, a titolo di esempio, sui legami tra quella che definisco lerosione interna dello spazio eurocentrico operata da Magris e le correnti teoriche americane dei transatlantic studies, hemispheric studies e Global South. Claudio Magris transatlantico, dunque, non semplicemente per il suo ruolo di mediatore culturale tra le due sponde delloceano, ma anche, pi specificatamente, quale antesignano di una precisa linea di pensiero anti-egemonica, di cui egli non soltanto sostanzia lintento decostruttivo ma delinea gi anche la pars construens. Nella sua lezione inaugurale per Biennale Democrazia 2015 LEuropa della cultura Claudio Magris ha ribadito unidea che appare sovente nei suoi testi critici, ovvero la convinzione che uno degli aspetti che rendono europei gli italiani quanto gli olandesi, o i tedeschi quanto i greci, sia la comune visione delluomo come zon politicn, individuo parte integrante della societ, in contrasto con il cowboy americano, icona di indipendenza e solitudine. Su tale differenza, in varie occasioni, Magris ha fondato la sua argomentazione a difesa dellumanismo europeo--che sviluppa la coscienza e la memoria di una superiore radice comune con cui poter lottare contro la selvaggia atomizzazione causata da nazionalismi e da ancora pi barbarici micronazionalismi (Noi 8) ma anche della capacit dello Stato di temperare il difficile rapporto tra universalit, individualit e diversit. Affinch la denuncia della spesso falsa unit sovranazionale non porti alla costruzione di muri sciovinisti o municipali, necessario a suo avviso reagire alla crescente svalutazione e denigrazione dello Stato costituzionale. DallUnione Europea Magris si attende un superamento dei singoli Stati, ma non dellidea di Stato [] liberale e democratico (10). Egli non approva la degenerazione dello stato sociale in assitenzialismo parassitario ma al contempo si oppone al liberismo selvaggio ispirato al modello reaganiano secondo cui ognuno deve pensare solamente a se stesso senza chiedersi quanto sia legittimo spendere per aiutare qualcuno che muore di fame accanto a noi. Questo anarco-capitalismo sempre pi vincente, secondo Magris, la negazione della civilt europea. Rispetto ad esempio alla cultura americana, pur accettando che lo stato rinunci a essere soggetto economico, le nazioni europee si aspettano che esso garantisca con la legge lordinato svolgimento di attivit sempre pi complesse che altrimenti sarebbero fonte di conflitti e prevaricazioni senza fine (Noi 10). In questo confronto tra vecchio e nuovo continente, stato e dirittotuttora difesi dalla cultura europea--possono apparire prosaici. Il cowboy che difende generosamente la fanciulla inerme dai pistoleros sicuramente pi affascinante del burocrate. Tuttavia continua Magris, il seducente Far West ci deve anche far pensare a cosa succederebbe se non arrivasse quel provvidenziale eroe. Il Western insegna che c anche bisogno dello sceriffo, con cui inizia lopera della legge e dello Stato, senza la quale i deboli restano esposti alla violenza dei forti (10-11). Da queste prime affermazioni, intravediamo un vecchio continente imperniato sulla complementariet di individuo e collettivit, minacciato da due opposti ma analoghi eccessi: da un lato, lannullamento di tutte le diversit e identit in una gelatinosa totalit sociale operato dalla globalizzazione, e, dallaltro, una febbre identitaria regressiva e reattiva, che porta a vivere la propria peculiarit non come concreta istanza di universalit umana ma come selvaggia diversit. Magris ritiene che, cos come lidea di nazione un prodotto della cultura europea, tutti i nazionalismi abbiano avuto origine in Europa (Limes 60). Nel suo pensiero, tuttavia, si percepisce in maniera altrettanto inequivocabile il ruolo dellimperialismo culturale statunitense, con il suo liberismo e consumismo, nella trasformazione del mondo in un bazar universale che, come leggiamo ne La storia non finita, rende tutto opinabile, negoziabile, possibile (Storia 125) o che, in Utopia e disincanto, ha trasformato il nostro tempo nellera delloptional, regolata dalla borsa dei valori (Utopia 257). La variet della vita, bene inestimabile della tradizione europea, non necessariamente umiliata bens protetta dallo Stato (Noi 11), ma lidea di Stato che ispira Magris quello che nella storia ha esemplificato la ricchissima diversit di nazioni, culture e paesaggi umani tutelata dalla forza e dalluguaglianza della legge che ha consentito a genti diverse di dire noi e loro parlando dei vicini, ma anche di dire noi comprendendo pure quei loro (11). Questo per Magris il sentimento fondante dellEuropa (11). Non sembra quindi casuale che il narratore de lInfinito viaggiare si muova soprattutto nel vecchio continente, con puntate in Cina, Vietnam, perfino Australia, ma senza riferimenti al Nord America. Magris ha ammesso tante volte di essere abbastanza intimidito dagli Stati Uniti come potenza che tiene in mano per molti versi le sorti del mondo. In realt, tuttavia, lAmerica per Magris non rappresenta semplicemente quell Occidente spostato sempre pi a ovest (Utopia 86) dai fuggiaschi della crisi europea. Se, da un lato, come egli riscontra nei romanzi di Sealsfield, i pionieri americani estendevano [] limpero della cattiva coscienza europea (86), dallaltro, in un suo recente editoriale, gli Stati Uniti dAmerica rappresentano lunico modello capace di garantire sicurezza e stabilit all'Europa, ossia un vero Stato - federale, decentrato, ma con una sua coesione e una sua cogente autorit (Basta), in cui gli Stati nazionali fungano da regioni autonome ma prive del diritto di veto contro le decisioni politiche del governo o di promulgare leggi o costituzioni in contrasto con quelle europee. E, colpito dal senso di insicurezza e dal sentimento di un futuro frustrante ed opaco che traspare dalle proteste contro il governo spagnolo a cui ha assistito nel 2013, Magris si immedesima qui nellesigenza delle nuove generazioni di costruire il proprio mondo, facendo valere il proprio diritto alla felicit proclamatosintomaticamentedalla Dichiarazione americana (Basta). Magris e lAmerica si arricchisce, insomma, di ulteriore significato in relazione ai recenti soggiorni di Magris in America. Per tali esperienze, direi, vale la riflessione con cui lo scrittore illustra leffetto del suo Infinito viaggiare sul suo personaggio: Talvolta come se il viaggio riemergesse dal buco nero della propria personalit e restasse quasi sorpreso della direzione in cui lo portano i suoi passi, rivelandogli patrie del cuore prima a lui stesso ignote (Infinito xxviii). Nellultimo decennio, con laumento delle traduzioni in lingua inglese delle sue opere, Magris ha infatti intensificato la sua presenza oltreoceano in qualit di conferenziere e di scrittore in residence presso vari atenei statunitensi. La sua esperienza diretta di questo Occidente per lui a volte troppo lontano gli ha permesso di scoprire ci che, nei suoi appunti di viaggio, definisce la mia Mittelamerica (Mittelamerica), --ovvero esperienze e valori che lo hanno formato e che egli ritrova nel nuovo continente--, ma anche di recuperare aspetti della cultura americana spesso compromessi da stereotipi, come il livello dellistruzione scolastica. AllAmerica mediatica e capitalistica-ultra degli anni della Guerra in Iraq, capeggiata dal presunto capo carismatico ma in realt impacciato sabotatore Bush, come anche alla patetica ipocrisia pro-Stati Uniti dei giornali italiani in quel frangente, Magris oppone il sano dissenso, la libera e autocritica franchezza (Mittelamerica) con cui in America si discutono specifiche decisioni politiche. E se un soggiorno negli Stati Uniti fa diventare pi liberali, questa apertura permette a Magris, pur con la sua fenomenale formazione enciclopedica e la sua provocatoria difesa del nozionismo come prerequisito per una solida cultura, di apprezzare una dimensione ormai estranea alla verbosa pedagogia italiana che invece consuetudine negli atenei americani, ovvero il rapporto diretto col testo, la lettura e limpressione personale, capace di stimolare lintelligenza, la fantasia e il giudizio critico nonostante linevitabile verginit di conoscenze acquisite di seconda o terza mano. La vera forza di un paese consiste nella qualit dellistruzione media (Scuola) anzich nelleccezione, scrive Magris dopo la sua prima visita a una scuola secondaria statunitense. Questo liceo pubblico nella periferia di Chicago si rivelato uno dei pi begli incontri con la realt americana per l atmosfera rispettosa e scherzosa, sciolta e aliena da quella supponenza che si ritrova in certi club studenteschi esclusivi. Magris colpito dalla istintiva capacit di questi studenti, nonostante le difficili condizioni di partenza per la maggior parte di loro, di cogliere i problemi essenziali. Lungi dallasfittica endogamia dei campus di eccellenza, qui lo scrittore mitteleuropeo trova lamericana variet delle origini e lunit che alla fine ne risulta e giunge alla conclusione che sia piuttosto lEuropa ad avere distrutto quellecumene mitteleuropea che oggi sopravvive trapiantata in America (Mittelamerica). Proprio a partire da questa persistente attenzione alla variet culturale come fondamento per il dialogo cogliamo i legami tra la percezione magrisiana della cultura statunitense e la rilevanza che il suo pensiero pu avere nel dibattito intellettuale doltreoceano. Lelemento a mio avviso centrale nella poetica magrisiana una concezione dello spazio come dimensione porosa, instabile checome sottolineo con il topos della casa provvisoria nel mio volume The Works of Claudio Magris-dal livello del soggetto individuale a quello nazionale sino alla dimensione sovranazionale, europea e globale resiste sia alla costrizione ideologica dellidentit come esclusiva propriet private sia a quella del nomadismo assoluto. Con le sue frontiere mobili Magris ci offre un approccio critico e poetico allessere e allappartenere che mantiene vivo lattaccamento a una dimensione domestica senza cadere nellidolatria dellio o nel fanatismo della patria. Sono tante, quindi, le modalit con cui lintellettuale triestino e mitteleuropeo pu contribuire a un dibattito che, al di qua e al di l dellAtlantico, intende provincializzare il discorso delle potenze dominanti sfumandone i confini geografici e il loro monopolio. Linnovazione stilistica delle sue forme narrative ibride si combina con un radicamento nei valori che lo distinguono appunto dallapproccio tipicamente postmoderno, con il suo scardinamento della possibilit della verit e del significato, leclissi della realt e della soggettivit, il crollo della tradizione senza la ricerca di risposte o il tentativo di ricostruire sulle rovine del passato. Magris ammette che finita lepoca dei grandi racconti lyotardiani, della loro totalit non problematica, ma crede ancora nella capacit del discorso (sia esso teorico o letterario) di confrontarsi con il disordine del mondo e di cercare significati senza lillusione di acquisirli definitivamente. Si distanzia quindi da una nozione semplicistica e materiale di fondamento ma sostiene il bisogno di fondare continuamente una totalit che, sebbene temporanea e costantemente in fieri, non ci esonera dalla necessit di stabilire connessioni significative nonostante il divario tra aspirazioni e risultati. Magris quindi erode lo spazio eurocentrico dallinterno, dimostrando che il pensiero europeo possiede gli strumenti per condannare gli eccessi della propria tradizionestrumenti che si possono anche applicare ad altre aree geopolitiche e culturali, in primis appunto il contesto transatlantico. LAtlantico, infatti, stato recentemente ripensato come spazio intellettuale sede di interazioni culturali affrancate dal modello eurocentrico e dai suoi epigoni nordamericani. Secondo Diana Taylor, tradizionalmente lAmerica ha operato come a delimiting, bounded entity (1424), che rappresenta il centro di unautorit politica ed enunciativa in espansione unidirezionale verso lesterno, al servizio di una ideologia dellesclusione. Walter Mignolo, ad esempio, intende minare la logica della colonialit derivante dal potere economico, politico ed epistemologico delle due roccaforti della modernit occidentale, ovvero Europa e Nord Atlantico, che con la loro idea totalitaria della totalit hanno permesso alla modernit di crearsi e di preservarsi attraverso lesclusione di un fuori. quindi necessario perseguire un progetto di decoloniality (Globalization 19), capace di instaurare un dialogo pluralistico e interculturale tra i centri egemonici e le regioni marginali e periferiche del mondo definite come Global South. Dal canto suo, Paul Gilroy, con la sua controcultura transnazionale, intende minare ogni forma di nazionalismo etnico e culturale. E con un analogo approccio, Diana Taylor introduce i cosiddetti hemispheric studies per riconcettualizzare lAmerica come reticolo di pratiche condivise e interconnesse, oltre i confini statunitensi,--una dimensione plurale e performativa, derivante da prolungati movimenti migratori e diasporici verso e attraverso lintero continente americano in cui convergono questioni di identit, ideologia, potere e rappresentazione. Molti concetti della poetica magrisiana, nello spazio europeo, si fanno portavoci della medesima prospettiva. Tra di essi, lidea delleffimero trascolorare in Microcosmi (44). Dal caff a Trieste fino alla Mitteleuropa, i suoi mondi concentrici si fondono uno nellaltro e materializzano cos la stessa idea di Europa e di Europeit come fuggevole mutabilit cromatica di diverse identit e culture. I confini sono precisi ma si dissolvono rapidamente, come lo spettro di colori del lago ad Anterselva nel capitolo Antholz. Tramite il pensiero di Magris quindi possibile non soltanto minare la persistente dicotomia tra il presunto universalismo della posizione eurocentrica e il localismo della periferia del mondo, ma anche la tendenza non meno ideologica a trascurare il contributo dellEuropa stessa a un discorso transculturale non autoritario che trascende demarcazioni geografiche, in grado di inaugurare, come dice Diana Taylor per lo spazio americano, new possibilities by rehearsing a different politics of engagement (1427). Magris si spinge anche oltre, poich, mentre sostiene pluralit identitaria e mobilit come prerequisiti per il dialogo e per un autentico incontro con gli altri, egli difende anche alcuni imprescindibili valori universali, frutto della democrazia, che ritiene definitivamente acquisiti quindi non negoziabili negli scambi interculturaliad esempio luguaglianza di diritti indipendentemente dallappartenenza nazionale, etnica, sessuale o religiosa. Magris esamina le eccentricit interne a spazi tradizionalmente egemonici, mostrando come essi portino alla luce complessit geopolitiche ed epistemiche che sfumano i confini tra emisferi e tra i loro rispettivi discorsi, e possono quindi anche suggerire un diverso allineamento teorico tra le due sponde dellAtlantico. Voglio soffermarmi, ad esempio, su Mediterraneo e Mitteleuropa come eccentricit interne al vecchio continente che alimentano un dibattito sullEuropa al di l della frontiera concettuale tra Sud e Nord globali e dellopposizione tra centro e periferia. Edgar Morin ha cercato di identificare minime caratteristiche comuni al Mediterraneo, capaci di catturare al contempo lunit, la diversit, la complementariet e le opposizioni che caratterizzano il bacino nel suo complesso. Pur riconoscendo il ruolo dellumanismo europeo nella legittimazione del diritto dellindividuo alla conquista, Morin evidenzia al contempo il suo lato etico, che, promuovendo il diritto alla libert, ha anche difeso il dovere della solidariet. Da sito di un potenziale scontro di civilt, il Mediterraneo pu costituire uno spazio condiviso di dialogo a cui lEuropa pu e deve contribuire con la sua capacit di problematizzare concetti, soppesare i contrasti, dare dignit alle verit degli interlocutori ed esercitare un giudizio razionale aperto, critico ed autocritico (Mediterrane). Questa posizione anti-eurocentrica da cui Morin trae le premesse di un pluralismo europeo non antagonistico ripresa da Franco Cassano, che, con la sua nozione di pensiero meridiano, nato nel Mediterraneo quale spartiacque e via di comunicazione tra punti cardinali e continenti, tratta il Sud al contempo come area geografica e simbolo pi generale di alterit e differenza, una prospettiva periferica da cui smascherare un universalismo arrogante e la falsa neutralit delle rappresentazioni dominanti che sopprimono margini e dissonanze. LEuropa, per Cassano, pu e deve riscoprire linnato politeismo (Peninsula 90) del suo Sud interno ed esterno, prendendo gli incroci mediterranei di diverse civilt come la condizione per nuove, non gerarchiche energie costruttive perch possibile riconoscere anzich sopprimere differenze e difendere invece molteplicit e diversit quali principi fondatori di una nuova politica culturale soltanto se le culture riescono a indebolire qualunque asserzione di esclusivit, purezza e integrit e a creare un equilibrio di potere, reciprocit e rispetto. Da parte sua, Magris ci dimostra che non possibile attribuire un significato geopolitico univoco o globale a nozioni quali il Mediterraneo e il Sud (in una prospettiva europea o non-europea). Esse si devono invece esaminare come istanze particolari di incontri e scambi pi generali in zone di confine, dove tensioni e negoziazioni, asimmetrie di potere e ricerca di tolleranza coesistono. Non a caso, quando Cassano afferma che il Mediterraneo ci fa sperimentare la nostra contingenza anzich offrirci la pienezza delle nostre origini perch, sottolineando i limiti dellEuropa e dellOccidente, mette in primo piano la linea di divisione e di contatto tra le civilt, egli propone unargomentazione che Magris ha gi espresso da decenni sul ruolo paradigmatico dellarea mitteleuropea per una ridefinizione dellidentit culturale europea. Mosaico poliglotta e pluriculturale solcato da elementi comuni (Terza 39), la Mitteleuropa di Magris rappresenta un ideale umanistico, il senso di appartenenza a una pi vasta cultura oltre i confini nazionali. Con la fusione e sovrapposizione di nazioni e la sua identit mutevole e perpetuamente in crescita (Mitteleuropa142), Magris prefigura la sua Europa futura come costruzione policentrica e non-gerarchica. Mentre la cultura mitteleuropea sente profondamente la precariet dellidentit individuale e la fragilit del soggetto privo di un centro unitario che riconcili le contraddizioni, la sua inabilit di concepire grandi sintesi o principi universali diviene una difesa della marginalit, della periferia e della transitoriet come forma di critica radicale e perfino di resistenza a disegni totalizzanti e autoritari. La Mitteleuropa di Magris al contempo metafora per lunit infranta del mondo occidentale e antidoto a questa frammentazione perch il suo intrinseco pluralismo sostanzia la possibilit di coesione nella molteplicit, la premessa di unEuropa che coltiva dialogo e mediazione, quindi capace di respingere la logica oppositiva delle superpotenze. La caratterizzazione magrisiana della cultura mitteleuropea dellironia come strumento di moderazione pu quindi essere letta come risposta alleurocentrismo del passato ma anche come ammonimento contro i rischi correnti di egemonia e discriminazione dentro e fuori i confini europei. La moderazione precisamente la qualit che Morin e Cassano associano al Mediterraneo, grazie a cui il vecchio continente si redime del proprio eurocentrismo e scopre che la sua stessa finitezza non un ostacolo ma una risorsa, un sentiero verso il futuro. Cos come la coesistenza di stabilit e mutevolezza che in Magris definisce la condizione mitteleuropea ed europea in generale pu promuovere il pluralismo soltanto riconoscendo il potere costruttivo dei limiti contro ogni fondamentalismo, per Cassano, con unomologa formulazione, il Mare Nostrum che unisce e divide, situato tra le terre senza appartenere esclusivamente ad alcuna di esse, allergico a tutti i fondamentalismi. Tanto in Magris quanto in Cassano, le frontiere sono duplici e ambigue. Come leggiamo in Utopia e disincanto e quasi verbatim ne Il pensiero meridiano, talora un ponte per incontrare laltro, talora una barriera per respingerlo (Utopia 52). La frontiera stessa una ferita, (Pensiero 54) secondo Cassano. Le linee che traccia, osserva Magris, attraversano e tagliano un corpo, lo segnano come cicatrici o come rughe, dividono qualcuno non solo dal suo vicino ma anche da se stesso (Utopia 52). Ma nessuno dei due intellettuali riduce la frontiera a una divisione da abolire in nome di fallaci sogni universalistici di mondi sconfinati, n a un confine che unisce semplicisticamente escludendo differenze. Cos come il pensiero meridiano di Cassano vede la frontiera e il limite come siti dove ognuno di noi termina e viene determinato (Pensiero 54), la civilt danubiana di Magris evoca al contempo la necessit e la vanit delle frontiere geografiche e concettuali in Europa e negli altri continenti. Le fluide rive del fiume mitteleuropeo per antonomasia minano laggressiva affermazione identitaria ma al contempo difendono il bisogno e la capacit di darsi limiti e forma. I confini sono precari e inevitabili proprio perch ci plasmano e rivelano, in particolare, lintrinseca alterit del soggetto sfatando il mito dellaltra parte: ognuno si trova ora di qua ora di l ognuno [] lAltro (Utopia 52). Cassano sostanzia questa posizione con il suo Mediterraneo come un pluriverso irriducibile (Pensiero xxiv), antitesi di ogni purezza (xxv), che ci ricorda che il nostro noi pieno di altri (xxv). Ed proprio sulla base di questa alterit costitutiva di ogni presunta identit monolitica che gli studi transatlantici ed emisferici ripensano ora, sullaltra sponda dellOceano, un nuovo continente interconnesso tramite condivisione di margini, limiti, bordi come luoghi di incontro permeabili che favoriscono contiguit e contatto. difficile, anche per chi li frequenta spesso, ma senza viverci o lavorarci, parlare e scrivere degli Stati Uniti (Mittelamerica)ammette Magris. Ci che probabilmente turba il visitatore europeo il nesso di familiarit e di estraneit (Mittelamerica) che vi si riscontra. In paesi e culture pi marcatamente altre non ci si attendono analogie con le proprie pratiche e tradizioni, quindi Magris ritiene sia spontaneo abbandonarsi con pi scioltezza allincontro col lontano e col diverso, il che rende pi facile scoprire in quella diversit luniversale-umano. Gli Stati Uniti, invece, sono un mondo nostro e insieme non nostro, sono lOccidente ma un altro Occidente; per questo le distonie [] disorientano di pi, cos come le incomprensioni in famiglia [] feriscono e irritano di pi di quelle fra estranei (Mittelamerica). Tale osservazione per Magris si applica sia alle discrepanze nella quotidianit sia alle notevoli differenze ideologiche allinterno di una comune concezione democratica (Mittelamerica). Dallesperienza personale del Magris viaggiatore al pensiero del Magris intellettuale pubblico, questa coesistenza di familiarit ed estraneit nel rapporto tra il vecchio e il nuovo continente dimostra che possibile e necessario superare una visione manichea di Europa e Mediterraneo, Nord e Sud (europei e non), sponda europea e atlantica come entit monolitiche e irriconciliabili. Vanno in realt riconcettualizzate come luoghi plurali e instabili, dove il sangue sempre meticcio (Utopia 69)sedi di pratiche che Diana Taylor definisce translocal, multilingual, and interdisciplinary (1425). Chiss, allora, se, dopo avere interpellato Magris attraverso la razionalit del logos, limmaginario transatlantico gli parler anche tramite la creativit del mythos. Non sorprenderebbe pi di tanto se, dopo la Mitteleuropa di Danubio, il localismo di Microcosmi e il globalismo di Alla cieca, anche quella coscienza comparativa transnazionale stimolata dallesperienza mittelamericana fecondasse la futura fiction di Magris. Ma questa , letteralmente, unaltra storia, che ora possiamo daltronde verificare con il suo nuovo romanzo Non luogo a procedere. Opere Citate
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