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80 ANNIVERSARIO 1924-2004
1. LUniversit degli Studi di Firenze 1924-2004. Atti della tavola rotonda di presentazione del
volume (Firenze, 17 Dicembre 2004), a cura di Sandro Rogari, 2005
2. Computers, Literature and Philology CLiP 2003. Atti del convegno (Firenze, 4-5 dicembre 2003),
a cura di Carlota Nicols Martnez, Massimo Moneglia, 2005
3. Le lauree honoris causa per gli 80 anni dellUniversit degli Studi di Firenzea cura di Sandro
Rogari, 2005
4. Le grandi infrastrutture. Approcci di ordine giuridico, economico ed estimativo. Atti del XXXIV
incontro di studio del Ce.S.E.T. (Firenze, 15-16 ottobre 2004), a cura di Enrico Marone, 2005
5. L Universit degli Studi di Firenze fra istituzioni e cultura nel decennale della scomparsa di
Giovanni Spadolini. Atti del convegno di Studi Firenze, 11-12 ottobre 2004, a cura di Cosimo
Ceccuti, Sandro Rogari, 2005
Le manifestazioni per gli 80 anni dellAteneo Fiorentino: eventi e programmi, a cura di Sandro
Rogari, 2005
a cura di
ALFIERO CIAMPOLINI
Printed in Italy
Comitato donore
Marcello Pera - Presidente del Senato della Repubblica
Pier Ferdinando Casini - Presidente della Camera dei Deputati
Letizia Moratti - Ministro dellIstruzione, dellUniversit e della Ricerca Scientifica
Romano Prodi - Presidente della Commissione Europea
Comitato promotore
Augusto Marinelli - Rettore Universit degli Studi di Firenze
Claudio Martini - Presidente della Regione Toscana
Michele Gesualdi - Presidente della Provincia di Firenze
Leonardo Domenici - Sindaco di Firenze
Gianfranco Venturi - Presidente della Provincia di Pistoia
Renzo Berti - Sindaco di Pistoia
Daniele Mannocci - Presidente della Provincia di Prato
Fabrizio Mattei - Sindaco di Prato
Vittorio Bugli - Sindaco di Empoli
Alfiero Ciampolini - Circondario Empolese Valdelsa
Gian Valerio Lombardi - Prefetto di Firenze
Leopoldo Di Mattia - Prefetto di Pistoia
Giuseppe Badalamenti - Prefetto di Prato
Cesare Angotti - Direttore Generale dellUfficio Scolastico Regionale per la Toscana
Alberto Carmi - Presidente dellEnte Cassa di Risparmio di Firenze
Aureliano Benedetti - Presidente della Cassa di Risparmio di Firenze
Giuseppe Mussari - Presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena
Paolo Mottura - Presidente della Banca Toscana
Ivano Paci - Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia
Gianni Zonin - Presidente della Cassa di Risparmio di Prato
Luca Mantellassi - Presidente della Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Firenze
Andrea Gualtierotti - Presidente della Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Pistoia
Luca Rinfreschi - Presidente della Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Prato
Francesco Adorno - Presidente dellAccademia Toscana di Scienze e Lettere La Colombaria
Francesco Sabatini - Presidente dellAccademia della Crusca
Franco Scaramuzzi - Presidente dellAccademia dei Georgofili
Giorgio Van Straten - Sovrintendente del Teatro Comunale
Comitato organizzatore
Sandro Rogari - Presidente - Delegato del Senato Accademico
Paolo Citti
Luigi Lotti
Fondazione
Comune di Prato Cassa di Risparmio
di Pistoia e Pescia
Camera di Commercio
Comune di Empoli Industria Artigianato
Agricoltura di Firenze
Camera di Commercio
Universit degli Studi di Firenze Industria Artigianato
Agricoltura di Prato
Si ringraziano gli Enti sostenitori delle manifestazioni per gli 80 anni dellUniversit degli Studi
di Firenze che contribuiscono a sostenere gli oneri finanziari delle pubblicazioni di questa
*
Sindaco di Empoli e Presidente del Circondario Empolese Valdelsa.
Presentazione
Nota LINNOVAZIONE PER LO SVILUPPO LOCALE 3
Le riflessioni e i contributi propositivi che hanno caratterizzato le numerose relazio-
ni del Convegno che presentiamo, costituiscono un indubbio punto di riferimento per
il nostro operare, prossimo e futuro.
Anche per questo, non possiamo che essere grati a tutti i protagonisti di questo
fecondo appuntamento, organizzato nellambito delle manifestazioni degli 80 anni
dellUniversit degli Studi di Firenze.
*
Sindaco di Empoli e attuale Presidente della Commissione Attivit produttive del Consiglio
Regionale della Toscana, stato Presidente del Circondario Empolese Valdelsa fino al giugno 2004.
Nota
Saluto LINNOVAZIONE PER LO SVILUPPO LOCALE 5
La formazione sar una delle risorsa principali su cui contare, per il ruolo che ricopre
di prima interconnessione tra la produzione di sociale e lo sviluppo economico.
questa la prima grande scommessa che ci attende: una programmazione dellistru-
zione scolastica superiore che sia efficace dal punto di vista del Circondario, una pro-
grammazione dellattivit formativa che veda la creazione della nuova classe diri-
gente, il sapere come costruzione della comunit.
LUniversit come punto qualitativo pi alto in questa direzione, non tanto e non
solo per la presenza delluniversit sul territorio, ma per il legame che questa presenza
sul territorio consente e consentir di avere fra societ e saperi alti.
Il modello al quale stiamo lavorando un polo universitario dove si possa scom-
mettere, lUniversit possa scommettere, non tanto perch qui siamo in grado di met-
tere un qualcosa in pi (tecnologie, quantit di risorse, di sedi, di dimensione urbana,
di peso anagrafico-gravitazionale) ma perch qui siamo in grado, per la nostra storia ,
per nostra costituzione, per il progetto di societ futura che cerchiamo di portare avan-
ti, siamo in grado di mettere a valore con pi convinzione e pi efficacia i nostri saperi
contestuali e le nostre risorse specifiche.
Un polo universitaro locale ove le tipologie didattiche ( e di ricerca) siano connesse
alle specificit dellambiente socio-economico e turistico locale. Un sistema dai conte-
nuti didattici complessi e localmente orientati.
Un Polo che abbia importanti ricadute in termini di creazione di centralit urbana,
e di innovazione nel sistema economico locale.
Un Polo che sia connesso in rete con tutti i nodi dellAteneo per fruire dei saperi
dellintero Ateneo, e viceversa che consenta allAteneo di arricchire il proprio patrimo-
nio e la propria peculiarit culturale alimentandosi con gli apporti del nostro polo
territoriale.
Un Polo che, sul piano sociale ed economico, possa utilmente appoggiarsi su forme
di partnership pubblico-privato che rafforzano la coerenza interna del sistema locale e,
al tempo stesso, producono un importante radicamento ed innalzamento culturale
opposto ai fenomeni di migrazione culturale e di abbandono degli studi che una sede
universitaria remota induce sugli utenti di aree periferiche.
I processi e le scelte di sviluppo locale possono cos appoggiarsi a competenze in
grado di operare coerentemente rispetto alle caratteristiche, problematicit e possibili-
t dei diversi sistemi territoriali.
La creazione di un polo universitario in questo contesto pu essere oggi uno dei
motori qualificati di uno sviluppo fondato sulla valorizzazione di queste peculiarit del
patrimonio (con larco vasto di competenze disciplinari previste dal polo universitario) e
contribuire alla crescita delle attivit terziarie di servizio indotte dalla messa in valore del
patrimonio e dalla cornplessificazione merceologica del sistema produttivo che ne consegue.
Ecco perch le scelte su cui ci siamo orientati guardano ai temi territorio-azienda-
ambiente-socio/sanitario.
Non so se tutti questi indirizzi saranno attivati o se ne saranno attivati anche altri
qui non presenti, so soltanto che saluto con soddisfazione la possibilit di poter essere
a questo punto del percorso per far crescere il nostro territorio.
Saluto
Nota LINNOVAZIONE PER LO SVILUPPO LOCALE 7
8 LINNOVAZIONE PER LO SVILUPPO LOCALE Luciana Cappelli
Saluto di Enrico Rossi*
*
Assessore Regionale per il diritto alla salute.
Nota
Saluto LINNOVAZIONE PER LO SVILUPPO LOCALE 9
10 LINNOVAZIONE PER LO SVILUPPO LOCALE Luciana Cappelli
Il tessuto produttivo empolese: verso quale
innovazione tecnologica ed organizzativa?
di Mario Tucci,* Filippo Visintin*
Essendo responsabili del 45% del PIL nazionale e del 39% delloccupazione (fonte: Il
Sole 24 Ore, 17 dicembre 2004) con un totale di 239mila aziende, i distretti industriali
costituiscono uno dei motori, probabilmente il pi importante, delleconomia italiana.
Per quanto vasto ed eterogeneo sia linsieme dei sistemi distrettuali (il sito www.clubdistretti.it
individua circa 100 distretti sul territorio nazionale) ed ampio lo spettro dei beni prodotti
(ceramiche, tessuti, abbigliamento, pelletteria, sedie, scarpe, minuteria metallica, matto-
nelle, automobili, mobili, gioielli, ecc.) i distretti sono contraddistinti da alcune caratteri-
stiche comuni che hanno contribuito in larga misura a determinarne il successo, tra que-
ste: i) la presenza, in un ambito territoriale definito e circoscritto, di un numero elevato di
imprese, solitamente di dimensioni medio piccole, operanti nello stesso settore e specializ-
zate in singole fasi del processo produttivo; ii) la diffusione, a livello locale, di un forte
senso di appartenenza ed un legame molto stretto col territorio, di competenze, know how
e di un grande spirito di imprenditorialit; iii) lesistenza di fitte reti di relazioni [Bellandi,
1982: 355-375] verticali (tra clienti e fornitore), orizzontali (tra imprese operanti nello
stesso stadio di produzione) ed anche diagonali tra le imprese produttrici e le imprese
fornitrici di macchinari e soprattutto servizi (consulenza, progettazione, trasporto, ecc.).
Loperare in un contesto concorrenziale di imprese condividenti una stessa cultura e
fortemente interconnesse tra di loro, sia per quanto riguarda gli aspetti manifatturieri che
commerciali, ha portato al conseguimento di notevoli economie non direttamente ricon-
ducibili alle singole imprese ma al distretto nel suo insieme [Bombardiere, 2004] e dovu-
te a: i) una riduzione dei costi di transazione: informazioni largamente condivise a livello
territoriale, rapporti fiduciari [Dei Ottati, 1987] di lunga durata ed un elevato numero di
interazioni, disincentivano comportamenti scorretti ed opportunistici e quindi limitano
i costi di monitoraggio, coordinamento e controllo; ii) una riduzione dei costi di produ-
*
Professore Ordinario di Gestione degli Impianti Industriali, Vice Presidente del Corso di
Studi in Ingegneria Gestionale.
**
Dottorando di Ricerca in Ingegneria Industriale e dellAffidabilit.
2. IL DISTRETTO EMPOLESE-VALDELSANO
Il tessuto industriale empolese-valdelsano costituito prevalentemente da piccole e
medie imprese ed imprese artigiane operanti in vari settori: tessile/abbigliamento, pro-
dotti in cuoio e lavorazioni delle pelli/calzaturiero, ceramica, agroalimentare e recente-
mente anche il turismo. Si presenta come una realt particolarmente dinamica caratte-
rizzata dalla nascita continua di piccole imprese e da un elevato turn-over. Questo, se da
un lato stato fonte di grande vitalit, raramente ha portato alla nascita di soggetti
industriali medio-grandi dotati di elevata visibilit sul mercato ed in grado di proporsi
come global competitor su scala internazionale.
Lattivit manifatturiera senzaltro la pi rilevante (30% PIL, 35% UL [IRPET,
2002]) ed trainata dal sistema moda nelle componenti dellabbigliamento e della
lavorazione dei prodotti in pelle.
CIRCONDARIO DI EMPOLI
Figura 1 Valore aggiunto per settore (dati in milioni di lire relativi allanno 2000, fonte: IRPET, 2002).
CIRCONDARIO DI EMPOLI
Figura 2 Unit di lavoro per settore ogni 1000 abitanti (dati relativi allanno 2000, fonte: IRPET, 2002).
4. LINGEGNERIA GESTIONALE
Da diversi anni in vari atenei italiani, per formare risorse umane in grado di misu-
rarsi con le problematiche sin qui evidenziate, stato introdotto un nuovo corso di
laurea: lIngegneria Gestionale.
La formazione dellingegnere gestionale associa competenze economiche e
organizzative alla cultura tradizionale dellingegnere, di tipo tecnico-industriale. quindi
una figura creata per gestire i sistemi produttivi e logistico-commerciali nelle loro com-
ponenti fisiche, informative e organizzative e per promuoverne e gestirne linnovazio-
ne. Oltre a conoscere in modo approfondito gli aspetti teorico-scientifici della mate-
matica e delle altre scienze di base, questi possiede competenze nel campo
dellimpiantistica, della logistica, della qualit, della sicurezza, delle tematiche ambien-
tali, dei sistemi informativi ed in grado di affrontare i temi propri delleconomia
aziendale e della gestione dimpresa con lapproccio sistemico e modellistico tipico
dellingegnere.
Il percorso formativo del Corso di Studi di Ingegneria Gestionale si articola in
una laurea di primo livello ed in una laurea specialistica (che a seguito della riforma
in approvazione verr definita Laurea Magistralis). Nella prima vengono affrontate
le discipline di base comuni a tutti gli indirizzi e, ad un primo livello di dettaglio, le
discipline tipiche dellIngegneria Gestionale (economia ed organizzazione aziendale,
logistica industriale, gestione della produzione e dei sistemi logistici, impianti indu-
striali, gestione degli impianti industriali, affidabilit e controllo qualit, ecc.) for-
nendo contenuti professionalizzanti; nella seconda vengono sviluppati ed arricchiti
gli strumenti metodologici/analitici ed affrontate in maggior dettaglio le discipline
caratterizzanti.
A differenza di altre lauree specialistiche, quella in Ingegneria Gestionale si pone
come laurea interdisciplinare, in grado di completare la preparazione di ingegneri pro-
venienti oltre che dalla classe dellIngegneria Industriale anche dalle classi Civile e del-
lInformazione. Vengono cos forniti gli strumenti teorici e le capacit pratiche per
svolgere ruoli nei quali le competenze tecniche progettuali sono solo la base necessaria
di conoscenza sui processi e sui prodotti, la cui realizzazione dovr essere garantita
gestendo al meglio tutte le risorse, tecniche e umane, di produzione.
5 Laurea specialistica in
Ingegneria Gestionale
4 Empoli
3
Laurea I Livello in Laurea I livello in Laurea I Livello in Altre lauree
2 Ingegneria Ingegneria Ingegneria di I Livello in
Meccanica Gestionale Industriale Ingegneria
1
Firenze Prato Qualunque ateneo
Gli sbocchi professionali tipici per i laureati specialisti della classe sono quelli del-
linnovazione e dello sviluppo della produzione, della progettazione avanzata di processi
e sistemi, dellorganizzazione, pianificazione e controllo della produzione, della logistica
e del marketing, del project management e controllo di gestione; in sintesi quelli della
progettazione e gestione di sistemi complessi, sia nelle imprese manifatturiere o di
processo, che nei servizi. Oltre agli sbocchi nellindustria e nel terziario in ruoli di
responsabilit operativa e gestionale, il laureato specialista potr operare anche in diversi
ambiti libero-professionali dellIngegneria con spiccate competenze progettuali e di
analisi da spendere sia allinterno di societ di ingegneria e di consulenza, che in forma
privata.
5. ORGANIZZAZIONE
La Facolt di Ingegneria, in accordo con il Circondario, ha deciso di investire sulla
creazione di un presidio locale del Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale spostando
ad Empoli la laurea specialistica. Le motivazioni di questa scelta sono da ricercarsi nella
volont di non duplicare il corso di base, gi attivo su Firenze, e al contempo creare un
corso che, vista la sua interdisciplinariet, sia in grado di attirare studenti provenienti
da vari corsi di Ingegneria anche al di fuori dellarea empolese e/o fiorentina.
Per radicare maggiormente il corso di laurea evitando il fenomeno del mordi e
fuggi tipico delle sedi decentrate, per il quale i docenti si limitano ad erogare i corsi
senza presidiare larea, sono stati creati due posti di docente a contratto che sono stati
assegnati con apposito bando ed attivati nel dicembre 2003, ai quali sono stati affidati
compiti rivolti sia agli studenti:
coperture di alcuni insegnamenti caratterizzanti la laurea specialistica;
attivit di orientamento per iscrizione e ricostruzioni di carriera (si tratta di un
compito molto oneroso che conseguenza della flessibilit voluta con la legge di
riforma per le lauree specialistiche);
che al territorio:
gestione dei rapporti con le aziende per lorganizzazione degli stage degli studen-
ti allultimo anno;
individuazione delle esigenze formative e di ricerca per le aziende del Circondario;
proposta e partecipazione a ricerche di base e applicate con ricadute sul tessuto
produttivo del Circondario;
istituzionalizzazione di rapporti di convenzione fra lUniversit e le aziende del
Circondario per attivit di ricerca e consulenza;
coordinamento di progetti di ricerca finanziabili dagli organismi pubblici (Regio-
ne, Ministeri, Unione Europea, ecc.) che vedano fra i partner qualificati lUniver-
sit e aziende, enti o organizzazioni imprenditoriali del Circondario.
BIBLIOGRAFIA
Bellandi, M. (1982), Il distretto industriale in Alfred Marshall, LIndustria, 3, luglio-
settembre, I.
Bombardiere, S. (2004), Un approccio sistemico al distretto industriale: ipotesi e riflessioni,
paper interno, Dipartimento di Scienze della Gestione dImpresa, Universit La
Sapienza, Roma.
CampodallOrto, S., Vercesi, P. (2002), Deve luniversit occuparsi di trasferimento tec-
nologico?, Mondo Digitale, dicembre.
Consolati, L. (2004), Quale futuro per i distretti italiani?, <http://www.mglobale.it/>,
10 dicembre.
Dei Ottati, G. (1987), Il mercato comunitario, in Becattini, G. (a cura di), Mercato e
forze locali: il distretto industriale, Il Mulino, Bologna.
*
Professore Ordinario di Economia ed Estimo rurale, Corso di laurea triennale in Urbani-
stica e Pianificazione Territoriale e Ambientale.
Il modello, che si avvarr di una griglia di riferimento per lanalisi delle politiche,
consentir:
di valutare le politiche in atto in relazione al contributo di ciascuna di esse a uno
o pi ambiti di azione;
di scegliere azioni settoriali coerenti e in sinergia con gli altri livelli di azione.
1. I corsi di laurea triennale e specialistica del Polo universitario di Empoli nel campo
territoriale (Urbanistica e Pianificazione Territoriale e Ambientale; Pianificazione e Proget-
tazione della Citt e del Territorio) sono caratterizzati dai seguenti elementi significativi:
Una particolare concezione del radicamento delluniversit nel territorio. In questa
concezione il territorio non si limita ad ospitare le strutture universitarie e queste
ultime non si limitano a chiedere risorse materiali e organizzative. Il rapporto
viceversa assai pi complesso, recuperando una tradizione disciplinare che possibile
far risalire al planner scozzese Patrick Geddes (nel famoso progetto per ununiversit
in India e nello stesso progetto per lUniversit di Gerusalemme). Luniversit
viene infatti concepita come una componente fondamentale del capitale culturale
e intellettuale del territorio, una risorsa in senso proprio, risorsa aperta, attiva,
inserita in una matrice estesa di connessioni e collegamenti con la comunit inse-
diata, le economie locali, e con la stessa molteplicit di saperi esistenti. Tra universit
e territorio si istituisce quindi un circuito virtuoso di relazioni e di vantaggi reciproci.
I corsi a carattere urbanistico e territoriale del polo universitario di Empoli sono
inoltre caratterizzati da una particolare impostazione didattica. Il territorio vie-
ne considerato come un intreccio complesso e stratificato di componenti
geofisiche, ambientali, storiche, socio-economiche, identitarie. Questa conce-
zione, posta alla base dellimpostazione scientifica dei corsi di Empoli, allori-
gine di uno sguardo sfaccettato e molteplice che le strutture didattiche (moduli
professionalizzanti, corsi e insegnamenti, esercitazioni, laboratori didattici, stage,
tesi di laurea) rivolgono al territorio circostante. Il territorio di Empoli e della
Valdelsa finisce per diventare una gigantesca aula didattica allaperto a disposi-
zione dei docenti, degli studenti, delle amministrazioni, della stessa popolazione.
Infine il piccolo sistema universitario che si concentrato e insieme ramificato
nel polo empolese (abitato oggi da una vera e propria comunit di professori,
*
Professore Ordinario di Tecnica e pianificazione urbanistica, Presidente del corso di laurea specialistica
in Pianificazione e Progettazione della Citt e del Territorio.
3. I campi di ricerca attivati in questi anni sono quindi legati alle caratteristiche del
rapporto universit, ricerca e territorio sul quale ci siamo soffermati nei punti prece-
denti. Non possibile qui riportare in dettaglio un quadro completo delle attivit in
corso; esse tuttavia possono essere raggruppate nel modo seguente:
ricerche di carattere teorico e metodologico (sulla rappresentazione del territorio e
degli insediamenti, sulle tecniche innovative di rappresentazione delle identit
locali, sullo sviluppo locale autosostenibile, sulla concezione del patrimonio terri-
toriale come cardine di una politica alternativa di sviluppo e di gestione delle
risorse ambientali, sulla partecipazione e sulle politiche territoriali interattive).
ricerche indirizzate verso la costruzione di un quadro di conoscenze e di solleci-
tazione attiva dei processi di autoriconoscimento e autorappresentazione della
societ locale (atlanti territoriali e socio-economici, costruzione di sistemi infor-
mativi territoriali, repertori della progettualit sociale).
ricerche coordinate con gli altri corsi di laurea (in particolare con i corsi di agraria,
ingegneria e economia) orientate verso la costruzione di un quadro multidisci-
plinare di analisi della societ locale.
*
Professore Ordinario di Economia Politica, Universit di Firenze.
1
Schumpeter, J.A., La teoria dello sviluppo economico, Sansoni, Firenze 1971 (tr. it. della 4a
ed. ted. di Theorie der Wirtschaftlichen Entwicklung, Duncker und Humblot, Berlino 1934 [I
ed. 1912]).
2
La ricerca stata pubblicata in Lombardi, M., Mori, P., Vasta, M. (a cura di),
Sistema innovativo e fattori strategici: il caso della Toscana, Franco Angeli, Milano 2003.
I risultati mostrano che la Toscana occupa una posizione di confine tra le regioni a
maggiore potenziale innovativo in linea di massima quelle del Nord, oltre al Lazio e
quelle a minore potenziale, cio quelle del Centro-Sud e la Liguria (vedi tabella seguente).
Scendendo su un piano pi analitico, per quanto riguarda la dotazione di capitale
umano la Toscana si colloca tra le regioni italiane con il pi elevato tasso di scolarit
secondaria superiore ma, al contempo, si caratterizza anche per una presenza di laureati
inferiore a quella della maggior parte delle regioni centro-settentrionali. Particolar-
mente rilevante appare la debolezza nellistruzione tecnica, sia per il livello secondario
che per quello universitario. Queste tendenze sono almeno in parte spiegabili con le
caratteristiche della domanda di lavoro espressa da ampi segmenti delleconomia tosca-
na: come evidenziato da diversi studi, le esigenze delle imprese toscane, sia nellindu-
stria che nei servizi, sono centrate su mansioni di carattere esecutivo, per le quali il
possesso del diploma secondario risulta pi che sufficiente. La ridotta presenza di
diplomati in discipline tecniche fa anche ritenere che la debolezza della domanda di
lavoro qualificato da parte dellindustria toscana si estenda alle mansioni tecniche in-
termedie, per lo svolgimento delle quali il possesso di un diploma tecnico non risulta
strettamente necessario.
La particolare composizione dellindustria toscana, con una dimensione media del-
le imprese inferiore a quella nazionale e con una concentrazione nei comparti tradizio-
nali molto pi accentuata che a livello nazionale assai bassa , ad esempio, la quota di
occupazione industriale in imprese science based, che pesa per la met rispetto al dato
Ranking delle regioni italiane in base allo IIR, anni 1995-1999 (manca la Basilicata; la Valle dAosta
unita al Piemonte).
4. CONCLUSIONI
I centri di ricerca debbono produrre innovazione tecnologica, ma poi necessario
che le competenze e le conoscenze esistenti siano incanalate verso le imprese: particolar-
mente carente appare la comunicazione tra ricerca e impresa, nonostante i progressi
della societ della comunicazione, a cui peraltro fa fronte unaccresciuta complessit
della tecnologia. Sono scarsi i momenti di contatto tra imprese e mondo della ricerca,
che favoriscano uninterazione anche operativa. Eppure la concentrazione sul territorio
toscano di competenze e istituzioni di ricerca offre indubbi vantaggi. La presenza di
numerosi centri di eccellenza nella ricerca e nella formazione scientifica e tecnica, Univer-
sit in testa, comporta la disponibilit di risorse umane competenti nelle tecnologie di
punta localizzate sul territorio, facilitando le interazioni.
La vera sfida quindi aumentare la comunicazione e linterazione tra le due realt:
gli interventi dovrebbero privilegiare larea intermedia tra i centri di ricerca e le impre-
se, senza tuttavia trascurare laltro fronte, quello dellinnovazione tecnologica prodotta
*
Professore Ordinario di Chimica industriale, Presidente del CDL Chimica Applicata,
Universit degli Studi di Firenze.
Allinterno del percorso di studi in Chimica dei Processi possibile ottenere una
formazione pi specifica verso la Chimica Ambientale o verso il Controllo delle Produ-
zioni Chimiche scegliendo un itinerario di studi orientato secondo le specifiche esigenze
dello studente. Questi percorsi di studio sono indicati nella guida dello studente e nei
moduli di presentazione dei piani di studio.
La ripartizione dei crediti, delle ore di didattica e delle ore di studio previste per i
vari settori scientifico disciplinari che sono necessarie per conseguire la laurea triennale
in Chimica Applicata sono riportati nella figura 5. Si pu osservare che agli studenti
sono impartiti corsi di base di fisica e di matematica e un numero considerevole di
corsi di natura chimica. inoltre impartito allo studente linsegnamento di una lingua
straniera (generalmente inglese) ed un corso di informatica.
I corsi del III anno della laurea triennale in Chimica Applicata/orientamento pro-
cessi sono stati mantenuti presso la sede universitaria di Empoli. Al fine di continuare
a sostenere questa laurea, alla Associazione per il Diploma Universitario in Chimica di
Il modulo professionalizzante Tecnico chimico per la sicurezza del lavoro, che si tiene
durante il primo anno di studi universitari del Corso di laurea in Chimica Applicata,
insegna agli studenti quale sono le norme e le procedure che un lavoratore deve adot-
tare per un corretto operare al fine della salvaguardia della salute e sicurezza proprie,
delle persone che lavorano insieme a lui e dellambiente in cui opera. Questo risultato
permette di controllare e minimizzare i rischi ambientali e salvaguardare la sicurezza
delle persone che lavorano, delle strutture presenti e dellambiente interno ed esterno
alla struttura operativa (figura 9).
Figura 9 Caratteristiche del modulo professionalizzante Tecnico chimico per la sicurezza del lavoro.
Figura 10 Offerta formativa per il modulo professionalizzante Tecnico chimico per la sicurezza del lavoro.
Figura 12 Offerta formativa per il modulo professionalizzante Tecnico chimico per la sicurezza del lavoro.