La Provvidenza
S O M M A R I O 1/2016
1
Quaderni Vicentini 3 di diritto pi debole
Ronny Spagnolo 137
A G O R Kurdistan fra Isis e Turchia
La nuova resistenza
Lo scandalo popolare Gianni Sartori 146
Pino Dato 5 Il baccal, un pesce nella storia
Fondazione Roi, le resistibili (non solo vicentina)
intese Zonin-Variati Alfredo Pelle 159
Pino Dato 22 Elogio della pasta
Il professor Villa e il patrimonio Gaetano Palermo 177
della Roi
Quaderni Vicentini 35
Lex Zigliotto, la stampa R A D I C I
nazionale e la buona uscita
Quaderni Vicentini 39 Una lettera. Maestre, professori
I sommersi e i salvati e metodo Spiller
Quaderni Vicentini 41 Benito Gramola e Sonia Residori 181
Fojadelli, Carreri e i veneziani Melnikov e il lapsus freudiano
i giudici mancati di Zonin Beppa Rigoni 188
Quaderni Vicentini 45 Un filo rosso: la mia scuola,
Il flop mangiasoldi di BPV Genesio Albanello, Franca Carta
e delle tre Z Roberto Pellizzaro 189
Giovanni Coviello 49 Il secondo dopoguerra
TAV bruciante sconfitta Beppa Rigoni 197
del sindaco Variati Le canzoni popolari.
Ciro Asproso 51 Dal Ta-Pum al Taps
Celadon, Arzignano Carmelo Conti 210
Il sequestro pi lungo I nomi dei caduti della Grande
Giorgio Marenghi 53 Guerra nei cippi disseminati al sud
Una liberazione pilotata Toto Cacciato 225
Giorgio Marenghi 71
La solidariet del male
Giorgio Marenghi 75 M N E M O S I N E
Trivelle? No, grazie, votiamo s
Gianni Sartori 79 Come dietro uno spareggio pu
Chiudono e concessioni scadute? danzare una profana vicentinit
Non un danno Pino Dato 227
Ciro Asproso 83 Premio di letteratura della montagna
Ex Zambon:il baratto indecente Mario Rigoni Stern
Giovanni Bertacche 85 Beppa Rigoni 232
Otto per mille: anche se Giorgio La Pira, una politica
lo conosci non lo puoi evitare per luomo
Sonia DAdam 89 Mario Pavan 235
Le tredici ragazze di Tarragona Il Concilio 50 anni dopo?
Pino Dato 100 Non finito
Eliana Longo-Mino Allione Claudio Girardi 238
dieci a zero Nozze coi fichi secchi in riva
Roberto Pellizzaro-Pino Dato 103 allArno
Alberto Milesi 241
L y C E U M Una fortunata gita a Milano
per incontrare Hayes
Federico Faggin, dal microchip Alberto Milesi 247
alla consapevolezza Nasce a Vicenza un Festival
Gaetano Palermo 108 del Cinema del Lavoro
Immigrazione, invasione, Marina Resta - Giulio Todescan 254
occupazione?
Lucio Panozzo 118
Quaderni Vicentini
Rivista bimestrale 1/2016. Numero di Gennaio Febbraio 2016
Registrazione del Tribunale di Vicenza n. 2154/13 del 9 settembre 2013
Autori e Collaboratori
Franca ARDI Giovanni BALDISSEROTTO Federico BAUCE Giuseppe BER-
NARDINI Valentina BOSCAGLIA Vittorio CABE Toto CACCIATO Renato
CAMURRI Gianfranco CANDIOLLO Beppe CAROLLO Carmine CARRISI
Fiorenza CONTI Pino CONTIN Giovanni COVIELLO Sonia DADAM Sandro
DAL FIOR Giuseppe DALLA MASSARA Franco DALLA POZZA Simone
DATO Stefano DATO Simona DE SIMONI Valentina DOVIGO Stefano FER-
RIO Giordano FRANCHINI Gianni GASTALDON Rino GENTILE Claudio
GIRARDI Paolo LANARO Elisa LO MONACO Antonio MANCINI Giorgio
MARENGHI Paolo MARINELLO Alberto MILESI Massimo NICOLI Mat-
teo NICOLIN P. Sergio M. PACHERA Gianni PADRIN Gaetano PALERMO
Virgilio PANOZZO Mario PAVAN Marco PIACENTINI Luigi POLETTO
Carla PONCINA Franca PRETTO Giuseppe PUPILLO Roberto RECH Sonia
RESIDORI Sereno SALION Francesca SANSON Gianni SARTORI Amanda
SEPE Maria A. SERRA Ronny SPAGNOLO P. Giorgio M. VASINA Antonio
VIGO Pietro ZANNELLI
Progetto grafico: Dedalus Libri
Fotografie: Dedalus, Beppa Rigoni, Foto Borracino, Giorgio Marenghi.
In copertina: Foto di Borracino gentilmente offerta da Giorgio Marenghi
La Provvidenza
Quando, nella mia lontana infanzia, apprendevo i rudimenti
della cultura cattolica cera una parola che, mi insegnavano, riassumeva,
spiegava, incorniciava tutto: era la parola provvidenza. Qualunque muro,
qualunque ostacolo, era spiegato e dunque superato con laiuto di quella
chiave: la provvidenza.
Questa parola molto utile e anche molto profonda. Tutte le religioni ne
posseggono una che in qualche modo le somiglia. Ha per un difetto: a
gioco lungo il suo uso continuato, direi automatico, ti obbliga ad accettare
le coordinate dellesistente come le uniche possibili. Dunque, a loro modo
giuste, anche se la ragione dice che non lo sono.
La ragione non condivide questa accettazione passiva. La rifiuta, in verit.
Il problema della nostra cultura, impregnata di cristianesimo comunque,
che quel chiavistello utile a farti accettare con saggezza le cose della vita pu
essere accettabile in un contesto squisitamente spirituale e individuale, non
lo pi se diventa uno strumento di sopraffazione ideologica.
La mentalit cosiddetta conservatrice e liberista figlia diretta di quel con-
cetto. Esempio: i ricchi sono ricchi perch sono pi bravi dei poveri a fare
soldi. Se cos e la maggioranza forse pensa che sia cos tutte le strutture
(e le storture) dellesistente diventano spiegabili. Anche le guerre che i ricchi
e i potenti del mondo fanno sono spiegabili. Il motto che riassume questa
spiegazione il seguente: cos perch giusto che cos sia. Pirandelliana-
mente: cos , se vi pare (i pi cinici).
Non ho nessuna intenzione di fare una lezione di filosofia spicciola. Mi attac-
co allesistente. Coloro che sono sorpresi che la classe dirigente vicentina
abbia, da ventanni a questa parte, gestito nel modo che abbiamo visto tutti
un gioiello potenziale e di fatto come la Banca Popolare di Vicenza,
sperperato le risorse del risparmio di vicentini ricchi e poveri, corso dietro
a quel grande, impagabile, creatore di consenso personale che stato Gianni
Zonin in cambio di favori, prebende e posti, sono dei conservatori. Lo sono
perch hanno sempre pensato che se quelli sono ricchi, una ragione c.
Lo sono perch pensano che se sono ricchi sono anche i pi bravi. Lo sono,
conservatori, perch se il giornale della citt parla ogni giorno di quelli
una ragione c. la ragione suprema della provvidenza.
17
della Zamperla spa di Altavilla
V., 40 milioni di fatturato, 150
dipendenti, 90% esportazioni
in Usa-Oriente-Paesi Arabi-
Europa. Leader mondiale nella
produzione di giostre. Dal
2013 Alberto Zamperla vice-
presidente della Fondazione
Ca Foscari di Venezia.
Tra i suoi clienti ci sono
Disney, Universal Studios,
Paramount, Warner Bros,
Dream World, Maaf Group e
Genting Island.
Last but not least. Quanto varr la banca dei vicentini alla fine di
questo sfiancante, deprimente tourbillon? Ora, mentre scriviamo, vale
teoricamente 6,3 euro ad azione. Si chiama prezzo di recesso. Nel
senso che, a termini di legge, se io, socio, voglio essere liquidato,
questa la cifra che mi pu essere riconosciuta. Ma da chi? Dalla ban-
ca? Non dalla banca, che non pi cooperativa che per obbligo (si
fa per dire) avrebbe dovuto liquidare lultimo prezzo riconosciuto al
socio che recede. Da altri soci. Vecchi e nuovi. E per ottenere questo
prezzo devo fare una bella raccomandata con ricevuta di ritorno e
aspettare in cima alla torre che arrivi il tonto. Siccome tonti in giro
non ce ne sono pi, mi tengo le azioni. Quando la banca sar in Bor-
sa, potranno essere messe sul mercato e liquidate, ma a che prezzo?
Facciamo i conti della serva (che, almeno, sono onesti). Le azioni in
circolazione della banca in questo momento sono, decina pi decina
meno, circa cento milioni. Ci significa che la capitalizzazione del
forziere di tutti i vicentini che fu di Zonin, cavalier Gianni, in questo
momento (Pasqua 2016) ammonta a 630 milioni di euro. Questo
oggi, contabilmente, il valore della Vicentina.
Per entrare in Borsa, tuttavia, la banca ha annunciato una ricapitaliz-
zazione di 1,750 miliardi circa. Obbligatorio. Per volere della BCE e per
sistemare i conti e il rapporto fra massa debitoria e capitale proprio.
Ci siamo? Quel miliardo e settecentocinquanta milioni di nuovi titoli
gi in buona parte garantito da Unicredit e, forse, da Fondazione
Cariverona (lasciate perdere Rossi e Scaroni). E forse da qualche
investitore istituzionale (europeo?) dellultimo momento che veda
nellinvestimento qualche importante risvolto politico-economico:
PINO DATO
Dieci anni dopo, nel 2014, arriva il salvatore, la Fondazione Roi del
presidente Zonin.
Ragioniamo. Che senso ha che la Fondazione Roi, che ha come oggetto
statutario la promozione dellarte, della musica, della cultura, compri
un immobile che ha una destinazione duso ben precisa (cinema) che
gi stata scartata (prima da Berlusconi, poi da Valerio) da chi gestisce
cinema per mestiere? Che sia dentro la risposta a questa domanda
che si cela il malaffare denunciato dalla nipote del marchese?
Continuiamo a ragionare. Fa parte delloggetto statutario dellOnlus
Fondazione Roi fare acquisti immobiliari di tal fatta? Direi di no.
Non c nessuna promozione di cultura nellacquisto di un immobile
fatiscente ad un prezzo assurdo e comunque molto alto.
Forse la chiave di questa risposta pu essere trovata cercando di capire
che societ quella da cui i vertici di Fondazione Roi (praticamente
i vertici di BpV) hanno acquistato limmobile.
Torniamo a Will 2004 srl. Sede sociale: Roma. Dipendenti: due. Sede
operativa, Vicenza. Dipendenti: dieci. In due parole: il capitale a
Roma, loperativit a Vicenza. Non una societ fantasma. Pre-
messa: vox populi ha sempre detto che il cinema Corso, inagibile dal
lontano 1996, era stato comprato da Berlusconi. Un po come Coto-
rossi/Borgo Berga. Non Berlusconi in persona, una holding sua, o se
non una holding, una srl, oppure una fondazione, una cooperativa. Il
27
capitale sempre innominato. Ma, alla fine, Berlusconi.
Bene. Caso vuole che Will 2004 gestisse gi nel 1996 il fu cinema
Corso. Pi tardi quando fu fatta la multisala Roma, la Will 2004 ha
continuato a gestire le sale cinematografiche (il suo oggetto sociale)
siglando un rapporto contrattuale con Space Cinema 2 spa, posseduta
interamente da Space Cinema 1 (le famose scatole cinesi), luna e
laltra di propriet dellimpero cinema che fa capo a Berlusconi (pi
sale Medusa e quantaltro).
Insomma, la Fondazione Roi, ovvero la sua amministrazione, voleva
darsi al cinema? In fondo il cinema unarte. Poteva starci dentro
loggetto sociale. A fatica. Ma poteva starci. La ragione di quella strana,
bizzarra operazione, allora il cinema?
La verit sulle scatole cinesi vien fuori solo quando falliscono. E anche
allora qualche problema di verit resta insoluto.
Questo acquisto insensato o c del malaffare sotto? Continuiamo
a ragionare.
La signora Ceschi aveva voce in capitolo per fare la denuncia che ha
fatto? In teoria, no. Non basta essere la nipote del marchese Roi per
assumere una veste giuridicamente rilevante in un contesto patrimo-
niale X o Y. La denuncia stata moralmente giusta e il legame con
lassemblea della BpV era doppio: uno per quei 29 milioni di euro di
azioni che adesso sono in gran parte perduti, laltro per la statutaria
presenza dei vertici della BpV nellamministrazione della Fondazione.
Ma in termini tecnici la signora Ceschi non subisce alcun torto. Pro-
babilmente lha subito a suo tempo, quando lo zio non ha ritenuto
opportuno coinvolgerla nella gestione della sua fondazione. Ma questo
un altro discorso. In realt una situazione lunare.
Una Onlus come la Fondazione Roi possiede personalit giuridica.
Il suo fondo patrimoniale intangibile. Non un capitale sociale di-
viso in azioni, un fondo patrimoniale autonomo, compatto, unico.
Lo scrivo per i non addetti ai lavori, che tendono ad assimilare una
simile realt a quella azionaria. In una Onlus quel che conta sono lo
28 statuto e lamministrazione. I veri padroni sono loro. Lultima varia-
zione statutaria della Fondazione Roi, notaio Rizzi di Vicenza, del
29 settembre 2015, guarda caso appena sette giorni dopo la tempe-
sta perfetta del 22 settembre 2015 quando la Guardia di Finanza e
la Guardia Valutaria invasero le sedi della banca e alcune residenze
private e fecero partire il tormentone societario e giudiziario della
Banca Popolare che dura tuttora. Sette giorni dopo quel 22 settembre
il cavaliere del lavoro dottor Gianni Zonin si riun con tutto il consi-
glio di amministrazione al completo per prendere alcune importanti
decisioni, parte delle quali sono state oggetto delle rimostranze della
signora Ceschi. Ma prima di raccontare cosa fu deliberato quel 29
settembre ci sono alcune cose da ricordare.
2
Cfr. Quaderni Vicentini 5/2015, p. 47, Il boomerang palazzo Repeta.
32
1
Vedi QUADERNI VICENTINI 3/20125, Popolare, Zigliotto versus Zonin, p. 21.
EX BANCA POPOLARE
I SOMMERSI E I SALVATI 41
Le categorie dei cossiddetti salvati sono due: quelli che
hanno potuto vendere il malloppo al prezzo nobile di
62,50 per grazia ricevuta e quelli che hanno continuato
e continuano anche nella spa a ricoprire cariche
sontuosamente pagate per compiti praticamente di
sola sudditanza al presidente. Un salvato - e non ancora
salvatore come era annunciato - il direttore generale Iorio
che addirittura entrato in funzione ricevendo una buona
entrata (novit assoluta) di 1,8 milioni di euro.
Fra i sommersi anche il Vescovo in rappresentanza della
diocesi: 1,5 milioni persi. E anche lOrdine dei Servi di
Maria: quasi 2 milioni persi. Il pi sommerso Amenduni
(90 milioni) a nome di Maria Gresele. Non scherzano
nemmeno i Ravazzolo (Confrav) con 80 milioni: presi tutti,
dicono, con prestito della banca.
Con 10 milioni di fatturato come faranno a restituirne 80?
QUADERNI VICENTINI
lo) ma anche quelli che hanno vissuto per anni allombra della banca
42
pi importante del Vicentino, decima banca nazionale per volume
complessivo daffari, senza fare praticamente nulla. Senza intervenire
costruttivamente nellamministrazione. Senza consigliare a Zonin una
strada diversa.
43
Passiamo ai sommersi.
- Il pi eccellente di tutti forse Amenduni Nicola, patriarca
della Valbruna. Ha in portafoglio, intestate a Maria Gresele, conta-
bilizzate allultimo prezzo cooperativo (62,50) 90 milioni di azioni.
EX BANCA POPOLARE
46
della Procura vicentina da diversi
soggetti.
Ebbene, il Procuratore della Repub-
blica dottor Antonio Fojadelli,
dopo aver raccolto tutti gli elementi e
costituito i vari sotto-fascicoli, chiese
al Giudice per le indagini preliminari
Cecilia Carreri di archiviare il tut-
to. Cecilia Carreri archivi solo una Antonio Fojadelli
parte dei possibili reati, quelli relativi
ai viaggi di Zonin e ai buffet in cui il
vino principale offerto agli ospiti era
quello della sua azienda di Gambel-
lara. Ma per gli altri possibili capi
daccusa chiese limputazione coatta
di Gianni Zonin e Glauco Zaniolo.
47
no di vigilanza, anche allora presieduto da Giovanni Zamberlan del tutto
inadeguata.
Osserva giustamente Giovanna Faggionato che per redigere la sua ordinanza
la Carreri si rifece alla relazione del professor Marco Villani, consulente
della stessa Procura (Fojadelli) che chiedeva larchiviazione.
Limmobile del fratello di Zonin era stato affittato alla Popolare ad un prezzo
del 43% superiore a quello della stima della banca erogatrice del mutuo. I
lavori di ristrutturazione erano stati svolti ad un valore triplo di quello pre-
ventivato e la Banca Popolare aveva pagato affitti a vuoto per 319 milioni di
lire. Sugli elementi di correlazione in odore di reato il giudice Carreri, nella
sua ordinanza, aveva fatto emergere il ruolo improprio di Paolo Zancona-
to, anche oggi assiso nel collegio sindacale della banca, perch allepoca era
sindaco della Nord Est Merchant, controllata dalla banca, e insieme socio
della Querciola. Agli atti risultava perfino che unassemblea della Querciola
si era svolta allinterno di locali della BpV.
Altro indizio di incrocio perseguibile riguardava lACTA, la societ agricola
di famiglia. Nella societ lamministratore delegato era Glauco Zaniolo,
e tale ruolo ricopriva anche in BpV.
Concludeva la Carreri: La consulenza tecnica (Villani) chiesta dal pm
(Fojadelli) stata in gran parte disattesa dallo stesso pm.
48
su malintese considerazioni di diritto. Traduzione: signori miei, non potete
stabilire fatti certi a prova di bomba e poi costruirvi sopra decisioni che con
quei fatti non hanno nulla a che vedere.
In pi, la Corte Costituzionale si era espressa nel 2004 anche sul tema (ed
eventuale reato) del conflitto di interessi, ritenendo prioritario linteresse
della banca.
Questa laccusa della procura di Venezia: Il compito del Gup era quello di
confrontarsi con le indicazioni fornite anzich preoccuparsi di aggirarle
con una serie di argomentazioni giuridiche ormai estranee alla questione.
La prima udienza preliminare di Appello, alla fine della fiera, arriv solo
nel 2009. Nessuno in grado di spiegare perch. La prescrizione arriv,
puntuale, come una mazzata. Fine della storia.
GIORGIO MARENGHI
58
avvocato, calabrese, si offr come
mediatore subito dopo il seque-
stro. Fu accusato di aver sottratto
800 milioni alla famiglia Celadon.
Radiato dallAlbo, condannato
dal Tribunale di Vicenza a 6 anni.
In giovent stato estremista di
destra accanto a Pino Rauti e ha
partecipato ai moti di Reggio.
Venendo in Veneto per cambiar
aria non ruppe i legami con la sua
terra. Dopo la condanna per laffa-
re Celadon lamnistia lo tira fuori
dai guai. Trascorsi 5 anni dalla ra-
diazione, torna in Calabria e chiede
liscrizione allOrdine di Palmi.
Ma il Veneto, professionalmente,
ancora il luogo che preferisce. Le
mediazioni per i rapimenti sono
le sue specialit. Si offre come
mediatore nel sequestro, nel 2004,
dellirakeno-veneto Agad Anwar
Wali che, per, un mese dopo, sar
assassinato.
Vicenza, marzo 1990. Laula del Tribunale, processo ai carcerieri di Carlo Celadon,
arrestati in un blitz dei Carabinieri a Pizzo Calabro in occasione del pagamento di
un riscatto di 5 miliardi di lire (foto Borracino).
Vicenza, marzo 1990. Due dei carcerieri di Carlo Celadon (ancora prigioniero in
aspromonte) al processo. Da sinistra Mario Leo Morabito, Natale Calfapietra
(foto Borracino).
69
Il bonifico che risolve la situazione
72
al collo e altre due alle caviglie, il freddo dellinverno, la pioggia che
allagava la prigione, le bisce, la solitudine, la sporcizia, giorni senza
mangiare, tutto un repertorio degli orrori causati da un gruppo di
animali come giustamente li ha definiti il padre di Carlo, Candido
Celadon.
Antonio
73
Gava (Ca-
stellammare
di Stabia, 30
luglio 1930
Roma, 8
agosto 2008),
della corrente
dorotea, (qui
in piedi
con Giulio
Andreotti e
Arnaldo For-
lani)era mini-
stro dellInter-
no (governo
Andreotti)
nei giorni del
rilascio di
Carlo Celadon
74
rapitori si sono preoccupati di avvertire
i giornalisti che Carlo era stato rilascia-
to, quasi a voler dire: guardate che lo
abbiamo rilasciato noi, non c stata
nessuna liberazione, nessun conflitto
a fuoco!.
Poi ci si mette pure Delio Giaco-
metti, lonorevole democristiano e
tra i capi dorotei del Veneto, pure lui
arzignanese, grande mediatore tra
la famiglia Celadon e il ministro degli
Interni Gava.
Gioved notte ho saputo che il rilascio
di Carlo era imminente. Alle 18 di sa-
bato qualcuno, non dico chi (inguaribili
questi dicc, ndr), mi ha avvertito da
Roma che la cosa era fatta al 90 %.
Intanto Candido, il padre, non sapeva nulla. Mi ha telefonato uno
del Corriere della Sera, io ero a vedere un film cretino alla televisione
assieme ai miei figli.
Gi, come faceva il Giacometti a sapere, alle 18 poi, che tre ore dopo
i rapitori avrebbero liberato lostaggio? Dopo 831 giorni la banda o le
bande decidono la liberazione di Carlo senza avere in cambio nulla di
quello che avevano chiesto?
Possiamo senzaltro concludere che Carlo Celadon venne liberato per
motivi di sicurezza elettorale? Non sarebbe stata la prima volta.
78
che si schiant con la macchina su un palo di Pizzo Calabro la notte
della consegna di una tranche del riscatto perch aveva i Carabinieri
alle calcagna) stato colpito da ordine di cattura della polizia belga
(e italiana) con accuse pesantissime. Aver gestito lorganizzazione e i
collegamenti (anche con lAmerica Latina) di un notevole commercio
di polvere bianca (cocaina), proprio lui, che aveva mantenuto un ruolo
piccolo nel sequestro di Carlo.
Gli analfabeti comunicavano tra di loro con telefoni Black Berry che
sfruttano la crittografia a protezione dei messaggi. Oltre ad una decina
di compari ndranghetisti stato accompagnato in un carcere italiano
anche un residente di Montecchio Maggiore ( un vizio!), tale Leo
Criaco, calabrese di Africo nella Locride.
Gli altri sequestratori rimasti - ormai in libert da tempo - fanno sempre
parte delle comunit montane calabresi, reinseriti nel gruppo di amici
che non li hanno mai mollati. la solidariet del male.
REFERENDUM
GIANNI SARTORI
80
Ovviamente non paragonabile alla tragedia (per dirne una) del Golfo
Post scriptum
I giornali e la sindrome
83
di Stoccolma. Perch
la chiusura delle concessioni
scadute non sarebbe
un danno per lItalia
CIRO ASPROSO
Credo sia la prima volta, nella storia della Repubblica, che siamo
chiamati a votare per un referendum richiesto da nove Regioni ( Ba-
silicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania
e Molise) e non dalla mobilitazione popolare. Sar forse per questo che
se ne parla cos poco e il rischio astensione quanto mai concreto e
incombente. Per legge, infatti, fatto divieto alle pubbliche am-
ministrazioni di svolgere attivit di comunicazione ad eccezione di
quelle effettuate in forma impersonale e indispensabili per lefficace
assolvimento delle proprie funzioni.
Quanto agli organi dinformazione, diciamo che soffrono troppo spesso
di una forma di sindrome di Stoccolma nei confronti del governo in
carica. Cerchiamo quindi, nel limite delle nostre possibilit, di rendere
un servizio utile ai lettori.
- Sar possibile votare solo nella giornata del 17 aprile e i seggi
rimarranno aperti dalle ore 7 alle ore 23.
Il testo del quesito il seguente: Volete voi che sia abrogato lart. 6,
comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,
Norme in materia ambientale, come sostituito dal comma 239 dellar.
1 della legge 28 dicembre 2015, N. 208 Disposizioni per la formazio-
ne del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilit
2016), limitatamente alle seguenti parole: per la durata di vita utile
del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia
ambientale?.
Tradotto dal burocratese significa che:
- Il referendum chiede di abrogare la parte di una legge che
permette, a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o
petrolio da piattaforme in alto mare entro 12 miglia dalla
costa di rinnovare la concessione fino allesaurimento del
REFERENDUM
giacimento.
Ora, le concessioni hanno una durata iniziale di trentanni, prorogabile una
84 prima volta per altri dieci, una seconda volta per cinque e infine per altri
cinque. Al termine, le societ estrattrici possono chiedere di prorogare la
concessione fino allesaurimento del giacimento. Se passa il referendum gli
impianti (entro le 12 miglia) non potranno pi sfruttare i giacimenti sine
die, ma dovranno chiudere alla scadenza delle concessioni.
Attualmente vi sono 135 impianti offshore nei mari italiani, di questi
92 insistono entro le 12 miglia. Nel corso del 2015 la produzione estrattiva
di tali impianti ha potuto soddisfare appena il 3,5% dei consumi di gas del
nostro Paese e circa l1% del fabbisogno di petrolio.
In un anno lo Stato italiano incassa 352 milioni di euro per i diritti di sfrut-
tamento di tutte le attivit estrattive, che si riducono ad appena 38 milioni
per le piattaforme oggetto del referendum.
GIOVANNI BERTACCHE
86
una impresa non da poco (e costretta a svolgersi in tempi troppo
lunghi) ma, e tanto ci si guarda dal dirlo, con ogni imprevedibile
rischio per la salute degli abitanti circostanti (la zona tuttintorno
densamente abitata) e della intera citt.
SONIA DADAM
Un colpo alla Porta
e uno al potere temporale della Chiesa
92
segretario di Stato
Vaticano
Agostino
Casaroli
scherzano dopo
aver firmato
il secondo Con-
cordato fra Stato
italiano e Chiesa
cattolica.
Vengo anchio!
Bene, ogni anno lo Stato preleva dallintero gettito IRPEF una som-
ma di 8 euro per ogni 1000 di imposte versate dai contribuenti,
il cosiddetto otto per mille, e lo ripartisce fra le seguenti dodici
istituzioni aventi diritto: lo Stato stesso, la Chiesa Cattolica, lUnione
italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7 giorno, le Assemblee
di Dio in Italia, la Chiesa Valdese - Unione delle Chiese Metodiste 93
e Valdesi, la Chiesa Evangelica Luterana in Italia, lUnione delle
Comunit Ebraiche Italiane, la Sacra Arcidiocesi ortodossa dItalia
ed Esarcato per lEuropa Meridionale, la Chiesa apostolica in Italia,
lUnione Cristiana Evangelica Battista dItalia, lUnione Buddhista
Italiana, lUnione Induista Italiana.
Per lo Stato:
- fame nel mondo; calamit naturali; assistenza ai rifugiati; conserva-
zione dei beni culturali. Dal 2014 anche interventi urgenti in materia
di sicurezza delle strutture scolastiche.
Nel caso del 730 precompilato on line, alla sezione per scegliere 8,
5 e 2 per mille, il contribuente clicca su uno dei possibili destinatari
dellotto per mille o sullultima opzione nessuna scelta (sarebbe
meglio di no, come vedremo). Si scende poi con il cursore alla destra
per le altre scelte.
Lo Stato ripartisce lotto per mille in base alle scelte espresse dai
contribuenti, in modo proporzionale ad esse, come sancito dalla legge
n. 222 del 1985 e dichiarato nelle Avvertenze sotto il riquadro. Chi
non sceglie, dunque, lascia che la destinazione dellotto
per mille venga decisa da altri!
Riportiamo, a titolo esplicativo, i seguenti grafici relativi ai redditi
del 2011, dichiarati nel 2012.
Nel grafico in alto si nota che il 54,2% dei contribuenti non ha
espresso alcuna scelta, cio non ha firmato per nessuna istituzione.
Ciononostante, lo Stato ripartisce tutto lotto per mille del gettito
IRPEF relativo a quellanno, tenendo conto solo delle scelte espresse
dal restante 45,8% dei contribuenti ed operando una suddivisione
proporzionale ad esse.
Nel grafico sotto si vede leffetto di questo perverso meccanismo: la
Chiesa cattolica, pur essendo stata scelta solo dal 36,75% dei contri-
96
quasi impossibile fare una sintesi degli accordi vigenti fra i diversi
Stati europei e le autorit religiose. Vari e variegati sono i concordati
con le confessioni riconosciute e le modalit di finanziamento delle
stesse, nella nostra composita Europa, che poco ha mutuato dallas-
soluta indipendenza Stato - Chiesa della Francia. Del resto non tutti
hanno avuto una Rivoluzione francese!
Diciamo che la tendenza generale (con stridenti eccezioni) quella di non
finanziare direttamente le confessioni religiose, ma di provvedere
in parte al sostentamento dei ministri di culto e/o di garantire loro delle
esenzioni fiscali in misura pi o meno marcata. Oppure di operare in
base alle dichiarazioni dei fedeli. In Germania e Finlandia, per esempio,
http://presidenza.governo.it/USRI/confessioni/intese_indice.html
www.governo.it
www.agenziaentrate.gov.it
www.wikipedia.it
www.uaar.it
www.corteconti.it (in particolare delibera n. 16/2014/G)
http://www.cooperaction.eu/wp-content/uploads/2016/01/5xmille-Guida-
730-Precompilato-Dichiarazione-Redditi-Online-5x1000.pdf
Le tredici ragazze
100 di Tarragona
PINO DATO
serci e quanto pi banale questa causa tanto pi il dolore per quel tragico
effetto aumenta.
Un colpo di sonno, un banale colpo di sonno, del conducente del bus. Un
caff mancato. Se beveva un caff in pi forse il colpo di sonno non arrivava.
Stanchezza, orari impossibili.
Sfruttamento del dipendente-conducente: refrain noto. Non la prima
volta. Lorganizzazione (succede anche per gli aerei) fa lavorare allestremo
i propri dipendenti per una pura e semplice ragione economica. E da questa
circostanza, non individuale bens collettiva, sistemica, derivano tragedie
come quella di Tarragona.
Attenzione: nellesaminare fatti tragici o drammatici o comunque importanti,
facciamo i conti, in contemporanea, con due facce della stessa medaglia.
La faccia individuale e quella collettiva (o generale). La faccia individuale
quella che in parte ho tentato di individuare fin qui. Il dolore, la circostanza
inaccettabile di tredici vite dolci, belle, serene, felici, spezzate per un nulla.
C qualcosa di incongruo, di inaccettabile.
Ma poi c la faccia generale, collettiva. Questa non pi tanto di moda oggi.
considerato un retaggio positivista dellepoca in cui eravamo pi attenti
alle ragioni collettive, lepoca del quasi-socialismo (almeno mentale). Epoca
respinta dalla cultura delloggi tecnologico.
A quei tempi (epoca positivista) si ricercavano le famose cause. A quei
tempi sbagliando misura, certo, pi spesso che no si tentava di individua-
re, in ogni evento rilevante, una causa politica. Era una massimalizzazione
errata, detta a posteriori. Ma le cose delle idee hanno un corso. Non restano
ferme come un paracarro. Si muovono (come disse qualcuno che molti forse
non sanno chi era) sulle gambe degli uomini.
ROBERTO PELLIZZARO
PINO DATO
Caro Pino,
augurandomi di non abusare troppo della tua consueta disponibilit, desi-
dero evidenziare a te e ai nostri lettori di QV quanto mi capitato di leggere
in febbraio (a QV n.6-2015 gi in macchina) sul supplemento del Giornale
di Vicenza atto a celebrare i 70 anni dello stesso: un ottimo lavoro davvero,
che per in un punto mi ha creato una grossa perplessit. Nellintervista a
Mino Allione, alla domanda sul caso pi clamoroso capitatogli da direttore,
Allione dichiara essere stato quello che fece arrivare inviati di giornali e
TV di tuttItalia per la vicenda della professoressa del Pigafetta, accusata
dai genitori di circuire il loro figlio, sottolineando che fu una battaglia
pazzesca e che per lui fu una questione di civilt.
Cos sono andato indietro con la memoria a 25 anni fa. Se sul pazzesca
Allione mi trova totalmente daccordo, magari, anzi sicuramente, dando
allaggettivo due significati divergenti, quella questione di civilt mi rende
104 molto dubbioso. Si ritorna alla storia del potente Golia contro il debole
Davide. Nel merito, la professoressa Davide sub numerosi processi dai
quali riusc sempre assolta (anche da una querela dello stesso Golia Allio-
ne), fu reintegrata nel suo ruolo al Pigafetta (che lasci di sua scelta per il
Fogazzaro): per la cronaca non ho ancora trovato un alunno della suddetta
che non la stimi. Tralasciando i dispiaceri morali, le seccature, lo stress, il
tempo buttato, la notoriet non voluta, la pesantezza delle calunnie subite
che la prof dovette sopportare suo malgrado su un caso diventato, meglio,
fatto diventare nazionale, tutte cose che avrebbero stroncato anche un ele-
fante, per limitarci ai fatti economici, la difesa costata alla professoressa in
avvocati e quisquilie varie qualcosa come 180 milioni (di vecchie lire). Nel
1991 un insegnante di ruolo percepiva pi o meno 1.500.000 di lire al mese.
Il che significa che circa 10 anni di lavoro della prof si sono volatilizzati per
una questione di civilt piuttosto onerosa. Dopo 25 anni magari ci saremmo
aspettati che lex direttore dichiarasse: Forse quella volta ho esagerato,
mi dispiace e mi scuso con la professoressa. Niente di tutto questo. Ma
siccome Allione termina dicendo: Non abbiamo vinto (sic!), ma abbiamo
pareggiato proprio come si trattasse di una partitella di calcio tra amici,
gli suggerisco, presumendo che tra stipendio, liquidazione, pensione i suoi
introiti siano ben maggiori di quelli della professoressa, di versare, in nome
della civilt da lui cos conclamata, 90 milioni di lire, naturalmente rivalutate
e in euro, alla suddetta. Forse cos potremmo capire meglio quel concetto di
parit il cui significato francamente ci sfugge. Cordiali saluti.
Roberto Pellizzaro
Caro Roberto,
la vicenda del Pigafetta, di Eliana Longo, di Giuseppe Carollo e delle relative
famiglie fu attizzata letteralmente dal giornale allepoca diretto da Allione.
Lattizzatoio, in una citt piccola, ma reattiva a certi stimoli, come Vicenza,
fu lasciato alla merc del vento e delle intemperie perch creasse un vero e
proprio incendio, e cos fu. Allepoca dei misfatti ero consigliere comunale
ed ebbi modo di occuparmi della triste vicenda anche dai banchi di Sala
Bernarda dove infuriava la reazione pi becera (in maggioranza).
Fu un vero e proprio rogo ideale innalzato alla strega di fine millennio.
A livello giornalistico locale io disponevo de Il Sospiro del Tifoso, che della
vicenda si occup a lungo stando ovviamente dallaltra parte della barricata.
Ma per quanto potessi svolgere argomenti convincenti (e, devo dire, non
occorreva alcun genio particolare per svolgerli) la differenza di diffusione
e di influenza mediatica del giornale diretto da Allione rispetto al Sospiro
era pressocch abissale. Trattai lepocale linciaggio morale perpetrato dal
quotidiano dellAthesis nei confronti di Eliana Longo anche in qualche mio
libro successivo, anche allo scopo di informare i miei lettori dellevolversi
delle vicende giudiziarie e scolastiche legate al folle caso.
Qualche risultato informativo, forse, lo ho raggiunto. Ogni tanto qualche
giornale nazionale, non letto, tuttavia, dalla maggioranza dei vicentini (tipo 105
Manifesto o Repubblica) informava su qualche tappa giudiziaria succes-
siva favorevole alla professoressa. Ma ormai il fuoco attizzato ad arte si era
spento lasciando macerie e disinformazione diffusa.
Veniamo ad Allione. Lui a distanza di pi di un quarto di secolo si esprime
cos perch quella la sua visione del mondo e la sua idea del ruolo del
giornalista nella societ. Esponente di una parte che fa una battaglia per
ottenere la vittoria. Di che parte si tratti e di che vittoria, non questo il
tema e credo non interessi a nessuno. Il risarcimento che tu gli chiedi e che,
in termini morali, spetterebbe al 100 per cento alla Longo, lo deduci dalla
sua ammissione di un pareggio. In realt il risarcimento dovuto per intero
perch quello non fu un pareggio ma una clamorosa vittoria di Eliana Longo
per dieci a zero: tante quante furono le sue assoluzioni pi un bonus morale.
Allora, poich i lettori di Quaderni Vicentini in parte sanno (qualcuno, anche
dei pi illuminati, non ha avuto a suo tempo informazioni e percezioni giu-
ste, perci ondeggia se ci ripensa) ma in gran parte non sanno (e lepisodio,
come ricorda lo stesso Allione, non solo un episodio, ma il segno vistoso
di unepoca) mi pare utile riproporre loro un articolo che pubblicai qualche
anno fa e che riassume le cose nella sostanza. D, insomma, lomologazio-
ne al risultato finale di dieci a zero. Arbitro Allione (che ha solo con s gli
argomenti stantii che sarebbe arrivata qui, sotto la Basilica, tanta stampa
nazionale ad ammirare quel rogo), arbitri noi.
Chi dalla parte del giusto lo decider il lettore.
Pino Dato
1
Pino Dato, Dimenticare Vicenza?, Vicenza, Dedalus, 2011, p. 672.
conosco bene, ma la conosco. Mi stupiva la sua voglia, che io dicevo
esibizione (non banale) di giustizialismo, di andare comunque nelle
106
cose e nelle offese (ricevute) fino in fondo. Io non credo alla giustizia
purificatrice degli uomini, sono scettico. Se arriva giustizia, sapete cosa
succede? Che chi ha sempre pensato alla colpevolezza (di cosa, poi?)
del giusto, rafforza la sua opinione. Non trasmuta la sua convinzione,
anzi: se possibile, la rende pi violenta e settaria. Non c soluzione di
continuit di opinione dopo una sentenza.
Nel caso specifico, avendo ricevuto qualche riverbero anche personal-
mente (perch scrissi a lungo della vicenda nel 1988) mi sono accorto
che ogni tentativo purificatore di intelletti un po bacati inutile. Anzi,
dannoso. Meglio glissare.
Una storia frustrante, angosciosa, diciamolo. Eliana Longo entrata in
un vortice e sembrava che non potesse pi uscirne. Il teatrino che le
cresciuto attorno stato molto pittoresco, per usare il solito eufemismo.
Professori e professoresse che digrignavano dentature non proprio
sopraffine, presidi in vena di patriottismi da salute pubblica, giornalisti
in perenne ricerca di offese da lavare pi o meno con Perlana. Parliamo
dei giornalisti, visto che parlo dalla colonna di un giornale. chiaro
che fare un titolo su la prof e lo spinello telefonico, sottrazione di
minorenne, ingiuria verbale al prof. Fumarola, simulazione di rea-
to, calunnia, ingiurie epistolari: il tutto sempre riferito alla stessa
donna, a quella persona che stata fatta diventare un caso nazionale ad
ogni costo, produttivo. Non lo pi quando arrivano le assoluzioni.
Se poi il pubblico ministero fa ricorso, le colonne del titolo raddoppiano
(rispetto allassoluzione).
In che mondo siamo? Libert di stampa o di crocefissione a mezzo
stampa? Qui le responsabilit dei giornali sono alte. Eliana Longo ha
avuto la sfortuna di aver avuto contro, allinizio della storia, il direttore
del Giornale di Vicenza. Ricordo ancora quel suo articolo del lontano
gennaio 1989 schiumante indignazione ridondante. Allione un tipo
che non ama cambiar passo. Ogni episodio successivo (troppi, onesta-
mente) era dilatato sempre sulla lunghezza del fuoco ottico del primo
schiumante intervento. La prof ha cos ingaggiato una lotta nella lotta.
Sempre a met fra il fisico-psicologico e il giornalistico. La realt diven-
tava il giornale. Mentre il giornale una cosa e la realt unaltra.
Giustizia (si fa per dire, ma gi qualcosa). Come ho detto, sono scet-
tico sulla giustizia. In questo senso sono un cattolico integralista: non
credo alla Giustizia degli uomini. Bene: sono arrivate le sentenze defini-
tive. Le metto qui sotto, in una tabellina. Leggetele e, se potete, archi-
viate. Non bastano a rendere giustizia vera ma spezzano una lancia di
speranza sulla forza dellindividuo:
1. Sottrazione di minorenne: ASSOLTA PERCH IL FATTO
NON SUSSISTE;
2. Molestie a mezzo telefono: ASSOLTA PERCH IL FATTO
NON SUSSISTE
3. Induzione di minore
alluso di stupefacenti : ASSOLTA PERCH
107
IL FATTO NON SUSSISTE
4. Diffamazione a mezzo stampa: ASSOLTA PERCH
IL FATTO NON COSTITUISCE REATO
5. Ingiuria con lettera anonima: ASSOLTA
PER NON AVER COMMESSO IL F.
6. Ingiuria verbale ASSOLTA PERCH
IL FATTO NON SUSSISTE
7. Simulazione di reato ASSOLTA PERCH
IL FATTO NON SUSSISTE
8. Calunnia ASSOLTA PERCH
IL FATTO NON SUSSISTE
P.S. i denuncianti naturalmente non hanno corso rischi ma gli onori
della cronaca. La professoressa era stata trasferita dufficio dal provve-
ditore agli studi.
Un computer nel futuro potr fare meglio le cose che sanno fare i com-
puter, ma non potr mai avere sentimenti, sensazioni. Mai. La capacit
di calcolo non genera suoni, visioni, emozioni. I computer non hanno
unanima, e pi studiamo il cervello pi ci rendiamo conto della sua me-
ravigliosa complessit. Potrei dire, con un paradosso: meno lo capiamo.
Per questo studio la consapevolezza, perch capirne il funzionamento
in fondo il vero mistero dellumanit (Federico Faggin)5.
Lo studioso perveniva pertanto alla profonda persuasione che le
questioni relative alla consapevolezza umana non trovavano posto
nella scienza che il pensiero non pu essere paragonato al software
2
Michio Kaku, Il futuro della mente, Codice edizioni, Torino, 2014.
3
Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi, Milano, 2014.
4
Angelo Gallippi, Federico Faggin. Il padre del microprocessore, Tecniche nuove,
Milano, 2011.
5
Da intervista di Riccardo Luna.
che gira sullhardware costituito dal cervello (Angelo Gallippi)6.
La rilettura degli studi paterni su Meister Eckhart e Plotino, la medi-
tazione sul pensiero di Theillard de Chardin e sul Leviatano di Hobbes
portavano alla conclusione che la mente considerata come esistente 111
al di fuori del corpo e accessibile alluomo, per non attraverso la
ragione, ma bens attraverso lintuizione (Angelo Gallippi)7. Per il
nostro Faggin la consapevolezza la propriet degli uomini, degli
animali e della materia, di avere una capacit di percezione senso-
riale. Sono giunto alla conclusione che la consapevolezza non derivi
dalla materia: non c nessun fenomeno fisico che possa mappare
i segnali elettrici del cervello in sensazioni. Questa propriet della
consapevolezza quindi devessere una propriet fondamentale, deve
essere alla base della natura: elemento primario non secondario,
non nasce dalla materia, anzi, la materia che nasce in seno alla
consapevolezza. La mia ipotesi che nel Big Bang lenergia primor-
diale che cre lo spazio, il tempo e la materia era anche consapevole:
la consapevolezza la parte che connette tutto dallinterno, la ma-
teria la parte esterna. Tremila anni fa questa era gi la conclusione
di alcune filosofie orientali. Il mondo ununit indivisibile, tutto
connesso. La realt da cui emerge la nostra realt fisica una
realt che ancora non conosciamo: la consapevolezza universale,
che possiamo immaginare come la realt del divino.
6
Angelo Gallippi, Op. cit., pag. 183.
7
Angelo Gallippi, Op. cit., pag. 184. Sulla distinzione ragione/intuizione v. Daniel
Kahneman, Pensieri lenti e veloci, Mondadori, Milano, 2015.
8
David Bohm, Universo, Mente, Materia, Red, Como, 1996.
9
Fritjof Capra, Il Tao della fisica, Adelphi, Milano, 1982.
Talbot10 , Dean Radin11 , Roger Penrose12 , Stanislav Grof13,
Ervin Laszlo 14. Lincontro di Federico Faggin con il libro di Dean
113
(29 febbraio
1952), ricer-
catore illustre
nel campo
della parap-
sicologia.
Senior Scientist
nellInstitute of
Noetic Sciences
(IONS), a Peta-
luma, Califor-
nia, USA.
16
Dean Radin, Menti interconnesse. Entangled Minds, Milano, Edizioni Mediter-
ranee, 2013.
sponsabili di vari stati di coscienza, come anche di fenomeni psichici
collettivi, al di l di quanto possiamo concepire.
115
Limportanza di scoprire se stessi
17
Angelo Gallippi, Op. cit.,
18
Carlo Gustavo Jung, La sincronicit come principio di nessi acausali, Adelphi e
Bollati Boringhieri, varie edizioni.
19
Massimo Teodorani, Sincronicit. Il legame tra Fisica e Psiche da Pauli e Jung
a Chopra, Macro edizioni, Cesena, 2006. Eccezionale scritto divulgativo del tema,
di un astrofisico dai notevoli pregi di chiarezza nella saggistica divulgativa italiana.
obiettivi tra loro oppure di eventi obiettivi sincronici con lo stato
soggettivo dellosservatore20.
116
Credo in un Creatore di un multiverso benigno
in eterna evoluzione
20
Massimo Teodorani, ibidem.
del rumore. Ci dimostra che la materia pu essere manipolata dalla
consapevolezza di un agente umano (Federico Faggin).
117
La coscienza domina la materia
Immigrazione, invasione,
occupazione?
LUCIO PANOZZO
Limmigrazione commerciale
stanno peggio di noi, deve agire con rispetto verso di loro, ma anche
verso di noi italiani. Come si fa a credere a quelli che sbarcano dai
barconi e ci raccontano che fuggono da fame e carestie? Vien difficile
crederci, considerato che il viaggio pu costare dai 5 agli 8000 dollari
secondo le distanze, cifra astronomica per i paesi di provenienza, che
basterebbe a sfamare una famiglia per un anno e pi.
C qualcosa che non va in questo, forse dobbiamo svegliarci e ra-
gionare con le nostre teste, non con quelle dei nostri politici. I quali,
poi, dopo aver accolto gli stranieri ed essersi fatto vanto presso lEu-
ropa, non si occupano pi di loro, ma li lasciano in mano alle mafie
latifondiste del sud, con qualche strascico anche al nord, scoperto
di recente. rispetto questo? Se inviti a casa tua un ospite, minimo
gli devi dar da mangiare, non puoi lasciarlo vivere sotto un telo di
plastica in attesa del caporale di turno che viene a prelevarti per poi
portarti a raccogliere pomodori a quaranta gradi allombra per dodici
ore al giorno a due euro e mezzo di paga oraria. E questo quando va
bene. Lo Stato italiano non sa questo? E la chiesa, che si riempie la
bocca con la parola accoglienza, ha mai sprecato una parola in loro
favore? Papa buonasera-buonacena fa presto a fare parata da spet-
tacolo con le vedette della guardia costiera a Lampedusa, ma poi se
ne torna tra gli agi dei palazzi Vaticani. E si fa presto anche a invitare
conventi e parrocchie ad aprire le porte, che restano invariabilmente
chiuse a doppia mandata. Insomma, se non c lavoro neanche per
gli italiani, cosa chiamiamo gli altri a fare qui da noi? Ecco che allora,
gente onesta arrivata col miraggio di trovare casa e lavoro, inclina a
delinquere non per malanimo, ma perch in qualche modo bisogna
mangiare tre volte a giorno, poco o tanto. A meno che i pochi italiani 123
che lavorano non lascino il posto libero per loro, come in tempi ber-
lusconiani (ricordate le lacrime del caimano a Otranto?) il ministro
Guidi (ovviamente berlusconiano), andava blaterando: Non vorrei
che qualcuno pensasse prima a noi italiani e poi agli stranieri. Si
sentiva spesso questo discorso da parte di politici, sindacati, asso-
ciazioni: Gli stranieri sono una ricchezza, siamo fortunati ad averli
tra noi. Lincontro di civilt sempre positivo. E poi essi pagano le
nostre pensioni (per far passare inosservata una richiesta in Parla-
mento di pagare le pensioni agli anziani stranieri giunti in Italia per
il ricongiungimento familiare). Al di l delle chiacchiere, mi trovo
ancora in sintonia con quello che pensavo allora, che era semplice-
mente una domanda molto semplice: Alla prima crisi come faremo
a mantenerli?. Senza volerlo avevo facolt profetiche.
Il fattore delinquenti
Attualit dellantifascismo:
126
memoria storica, pace,
diritto dasilo, uguaglianza,
difesa della Costituzione
LUIGI POLETTO
Fascismo e Resistenza:
in difesa della memoria divisa
Il fascismo stato oggetto di numerosissime interpretazioni,
alcune delle quali assai suggestive: il fascismo come parente-
si e malattia morale, frutto del decadimento della coscienza
europea e delle culture irrazionalistiche (la nota riflessione
crociana, ma in questo senso vanno anche gli studi di Friedrich
Meinecke), il fascismo come prodotto logico e inevitabile dello
sviluppo storico e sociale di alcuni Paesi caratterizzati da vere
e proprie tare e giunti tardi allunit nazionale, e quindi il
fascismo come autobiografia della nazione (Piero Gobetti),
il fascismo come prodotto della societ capitalistica e come
reazione antiproletaria (la tesi marxista), il fascismo come re-
ligione secolare ( la posizione di molti studiosi di estrazione
TEMI
127
Dachau.
Chi
dimentica
il passato
destinato
a riviverlo
130 perch nemici della morte, perch amici della vita e amici del futuro.
Eppure ancora oggi si tenta di parificare i combattenti di Sal e i
partigiani e si parla tuttora di riconciliazione nazionale. Polemiche
anche in provincia di Vicenza sono sollevate contro luso della violenza
da parte dei partigiani durante la guerra civile a cui si addebitano le
successive rappresaglie. Lo storico Santo Peli nella sua magistrale
ricostruzione della Resistenza ha per chiarito che occorre distingue-
re tra la violenza delle SS e delle camicie nere compimento logico
di un sistema e la violenza delle formazioni partigiane strumento
dolorosamente indispensabile di liberazione da quel sistema.
Qualche anno fa lo storico Sergio Luzzatto ha scritto un breve
saggio di grande acume intellettuale sulla crisi dellantifascismo.
Luzzatto ritiene un preciso dovere morale evitare che la storia del
Novecento anneghi nel mare dell indistinzione, quellindistinzione
che mette sullo stesso piano il bene ed il male, le vittime e i carnefici,
gli oppressi e gli oppressori. Un conto la memoria collettiva che
rimanda ad ununica storia e un altro conto la memoria condi-
visa che evoca una operazione inaccettabile di occultamento delle
differenze. La memoria deve rimanere divisa perch ogni nazione si
fonda su fratture originarie e su conflitti inemendabili. E cos come
gli Stati Uniti hanno abolito lorrore della schiavit attraverso una
sanguinosissima guerra civile, cos lItalia ha riconquistato dignit
grazie alla guerra partigiana la quale, come ha bene detto Alberto
Asor Rosa, assume nella storia dItalia il ruolo di colossale spar-
tiacque tra passato e futuro.
1) La pace
Secondo lart. 11 della Carta Costituzionale LItalia ripudia la guerra
come strumento di offesa alla libert degli altri popoli e come mezzo
132
2) Il diritto di asilo
La Resistenza ha avuto una latitudine europea. Non a caso uno dei
romanzi pi profondi sulla Resistenza Educazione europea di Ro-
main Gary. bene ricordarlo in una fase in cui lincapacit dellUnione
Europea di attivare meccanismi di solidariet per affrontare e gesti-
re i flussi dei profughi costituisce una minaccia esistenziale per la
sostanza etica dellEuropa e per le stesse istituzioni comunitarie. Il
comma 3 dellart. 10 della Costituzione inequivocabile: Lo straniero
al quale sia impedito nel suo Paese leffettivo esercizio delle libert
democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo
nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla
legge. In una Europa attraversata dalla diffusione di neo-autoritari-
TEMI
smi, rigurgiti xenofobi e neonazisti la nostra Costituzione ci impone
il dovere dellaccoglienza in un contesto di solidariet inter-europea.
3) Luguaglianza sostanziale
La crisi economica pi grave del secolo ha prodotto un impoveri-
mento generalizzato, ha arrestato crescita e sviluppo, ha attuato
una gigantesca redistribuzione del reddito dal basso verso lalto. Si
sgretolato il paradigma neoliberista fondato sullassioma di un
mercato operante al di fuori dellintervento regolatore dei pubblici
poteri e sul restringimento continuo del ruolo della politica, sulla
forza magicamente risolutiva della finanza e sulla compressione dei
diritti dei lavoratori.
Si apre una fase storica in cui il discorso pubblico deve sempre pi
fondarsi sulla giustizia sociale e luguaglianza; non solo ugua-
glianza delle opportunit, ma uguaglianza sostanziale in termini di
diritti sociali, redistribuzione delle risorse e dei redditi, perch non
basta eguagliare i punti di partenza, ma necessario - come scolpisce
la nostra Costituzione allart. 3 dovuto ad una fondamentale intuizione
di Lelio Basso - rimuovere gli ostacoli che impediscono nei fatti
il pieno dispiegarsi della personalit.
Negli ultimi tempi sono stati prodotti molti contributi da parte di
autorevoli economisti in materia di disuguaglianza oltre a quello
TEMI
ormai celebre di Thomas Picketty1. Secondo Luciano Gallino2
abbiamo visto scomparire due idee che erano fondamentali: lidea
di uguaglianza - sconfitta dalla doppia crisi del capitalismo e del
sistema ecologico e lidea di pensiero critico capace di mettere in 135
discussione le rappresentazioni dominanti della societ; secondo
Joseph Stiglitz3 la disuguaglianza che affligge la nostra societ e i
livelli estremi che ha raggiunto non inevitabile, non il risultato di
leggi inesorabili delleconomia e della fisica: una questione di scelte
che dipendono dalla politica e Anthony Atkinson, forse il maggior
esperto mondiale in materia, ritiene che occorre combattere non solo
la disuguaglianza delle opportunit, ma anche la disuguaglianza degli
esiti sia per motivi di equit che per motivi legati alla coesione sociale
e al benessere di una societ nel suo complesso.
4) Le riforme costituzionali
Ma soprattutto sotto il profilo delle riforme costituzionali che si
presenta il concreto rischio di una alterazione fondamentale dei
meccanismi di funzionamento della democrazia. Il prof. Gianfranco
Pasquino ha pi volte ripetuto che qualsiasi riforma costituzionale
deve ubbidire a due criteri: rendere efficiente il sistema e aumentare
il potere del popolo, cio restituire lo scettro al principe laddove il
principe il popolo sovrano. La riforma che sar sottoposta a re-
ferendum popolare in autunno non sembra rispondere a questi
due requisiti
Le critiche allattuale progetto di riforma costituzionale sono sostan-
zialmente tre:
1) Il metodo: un Parlamento delegittimato dalla Sentenza della Corte
Costituzionale sul Porcellum ha varato a maggioranza riforme epocali;
2) La composizione ed il ruolo del Senato: bench partecipe del pro-
cedimento legislativo in misura non irrilevante (si pensi alla leggi
di revisione costituzionale per le quali continuerebbe a sussistere il
bicameralismo paritario) esso non sar elettivo e quindi non espres-
sivo direttamente della sovranit popolare;
3) Il combinato disposto riforma elettorale / riforma costituzionale:
lItalicum finge di adeguarsi alla sentenza n. 1 del 2014 della Suprema
Corte sul Porcellum rendendo bloccati solo i capilista e stabilendo
una soglia minima del 40% superabile per con il meccanismo del
1
Thomas Piketty, Il capitale nel XXI secolo, Bompiani, 2014.
2
Luciano Gallino, Il colpo di stato di banche e governi. Lattacco alla democrazia
in Europa, Torino, Einaudi, 2013.
3
Joseph Stiglitz, Il prezzo della disuguaglianza. Come la societ divisa di oggi
minaccia il nostro futuro, Einaudi, 2013.
ballottaggio che potrebbe attribuire un premio enorme anche ad un
partito che ha una numerosit di consensi limitata ad un quarto - un
140
La libert delle persone un valore assoluto
Questa una legge emotiva o razionale?
1
http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCIS_MORTIFERITISTR1.
sionante, al contrario di quel che vorrebbe invece suggerire una certa
campagna di stampa piuttosto incline a cavalcare le emozioni della
tragedia di turno anzich ad analizzare razionalmente i problemi. Se
questi sono i numeri del fenomeno, sembra davvero difficile sostenere 141
che in Italia vi fosse unemergenza da contrastare e, pertanto, sembra
pi che lecito chiedersi se un provvedimento come quello pocanzi va-
rato, che chieder a tanti cittadini un sacrificio cos pesante in termini
di perdita della libert personale, fosse davvero giustificabile.
142 voluto di una persona e quello che, per quanto grave sia la colpa che lha
cagionato, non era comunque perseguito dal responsabile. Daltronde,
nei reati colposi il verificarsi dellevento illecito che determina lap-
plicazione della pena spesso legato a fattori del tutto casuali.
Queste due
significative
immagini
sulluso del
telefonino alla
guida sono state
diffuse dalla
Polizia stradale
di Ravenna
nellambito della
locale campagna
di educazione
stradale
145
Il carcere non risolve automaticamente tutti i problemi
GIANNI SARTORI
147
novembre 2015 una donna
curda, Selamet Yeilmen,
incinta e madre di cinque
bambini, veniva assassina-
ta mentre stava scendendo
le scale dal secondo piano
per raggiungere il giardino
con le figlie Sevcan e Fikret
(rispettivamente di 13 e 14
anni). Un Cobra blindato
dellesercito turco, posizio-
nato davanti alla loro casa in
via Frat Bayurt aa,
aveva sparato contro di esse. Selamet Yeilmen era morta sul colpo mentre le
due ragazzine rimanevano gravemente ferite. I soldati sparavano poi anche
contro Yilmaz Tutak, lasciandolo a terra gravemente ferito, mentre cercava
di soccorrere le due figlie di Selamet.
In un comunicato del novembre 2015 si poteva leggere che lo stato turco e
il governo dellAKP continuano a compiere attacchi militari contro le citt
del Kurdistan; interi quartieri vengono distrutti e civili indifesi vengono
assassinati. Il coprifuoco militare di 12 giorni a Silvan ha lasciato la citt
in macerie. Case e attivit commerciali sono state deliberatamente prese
di mira, bruciate, distrutte. La citt in gran parte inagibile e almeno 15
civili sono stati uccisi durante il coprifuoco; quanto ai feriti (molti in gravi
condizioni) si contano a dozzine. In queste circostanze sono stati usati carri
armati, cannoni ed elicotteri.
Si calcola che i civili curdi uccisi in sei mesi a Cizre, Silopi, Gever, Sur,
Nusaybin e Idil siano stati oltre 700 (almeno quelli finora identificati). Tra
150
questi, circa 150 risultano essere stati bruciati vivi allinterno degli scantinati
dove cercavano di ripararsi dai bombardamenti.
Il 10 e l11 marzo 2016 il Partito democratico delle regioni (DBP) aveva
diffuso i risultati dellindagine svolta a Cizre. La maggior parte delle vit-
time sono bambini, donne e anziani trattati dallesercito di Ankara come
nemici combattenti. Molti di loro (in particolare quelli bruciati) hanno
avuto soltanto una sepoltura anonima mentre altri corpi (e parti di corpi
smembrati) si trovavano ancora tra le macerie. Sconvolgente lo spettacolo
di alcuni cadaveri che apparivano amputati, torturati, tagliati a met.
A scopo intimidatorio, anche molti animali domestici erano stati uccisi e but-
tati in mezzo alle strade mentre sui muri i mercenari turchi scrivevano frasi
ingiuriose, razziste e sessiste, contro la popolazione curda e contro le donne
in particolare. Niente da invidiare, come mentalit, ai fascisti islamici di Isis.
Almeno l80% del distretto risultava fortemente danneggiato dai bombar-
damenti operati dallesercito turco che aveva fatto ampio uso di carri armati
contro le abitazioni.
A Cizre la maggior parte dei quartieri (Cudi, Nur, Sur, Yasef...) hanno subito
80 giorni di coprifuoco, almeno 500 edifici risultano completamente distrutti
e oltre 2000 gravemente danneggiati. I militari, inoltre, si sono accaniti
sparando contro mobili, armadi, letti, frigoriferi, condizionatori etc. Dan-
neggiate seriamente anche la rete idrica e le fognature. Una vera e propria
rappresaglia per intimidire e punire (ma di cosa? del fatto di esistere e di
essere curdi?) collettivamente la popolazione. Quanto alle abitazioni rimaste
in piedi, molte venivano occupate dai militari.
Tra le richieste immediate del DBP lautorizzazione per i comitati nazionali
e internazionali di visitare il distretto e lavvio di politiche democratiche
151
allo scopo di evitare che simili catastrofi si ripetano in futuro augurandosi
che la Commissione guidata dal foro degli avvocati sia in grado di perseguire
legalmente e punire gli avvenimenti succedutesi nel distretto.
Gli osservatori del DBP concludevano dicendo di voler sottolineare ancora
una volta il dolore immenso, la ferocia e la sofferenza che sono stati vis-
suti a Cizre durante il coprifuoco durato 80 giorni. E gli effetti umilianti
e dolorosi della feroce repressione sono ancora ben visibili sui volti degli
abitanti.
Tuttavia, nonostante tutto quello che successo, questi appaiono resistenti
e fiduciosi. Non solo. Molti intervistati si dicono pronti a tutto, affinch
altre persone non debbano affrontare quello che ci troviamo di fronte.
153
alawiti ed ezidi. Questi ultimi, una popolazione curda, vengono considerati
ancora peggio che eretici (pagani addirittura) da Isis che si conferma come
lodierna versione islamica della Santa Inquisizione.
Un altro villaggio a maggioranza turkmena (Tel Abyad) era stato attaccato
in marzo giorni da Isis. In un comunicato, Xali Redur denuncia che i
gangster di Daesh hanno massacrato 2 turkmeni, 3 curdi e 3 arabi, mentre
durante la nostra liberazione di Tel Abyad nessun civile era stato ferito.
E aggiunge il portavoce di Ypg: Con il sostegno dello stato turco, Daesh si
accinge a massacrare anche turkmeni e arabi della regione.
Un dramma senza fine quello delle donne curde ezide sequestrate a centi-
naia nellagosto del 2014, considerate bottino di guerra e violentate dai
terroristi di Daesh. Secondo il sindaco di Sinjar (nord Iraq) sarebbero state
deportate in altri paesi come lAfghanistan, il Pakistan, la Libia e la Cecenia.
Una notizia confermata dalle dichiarazioni di numerose donne ezide liberate,
dopo il pagamento di un riscatto, grazie allopera di mediatori.
In questo momento -ha spiegato il sindaco di Sinjar (liberata dalla coali-
zione curda il 13 novembre 2015) non sappiamo quante giovani donne
sono state portate al di fuori dellIraq e della Siria, ma riteniamo che Daesh
ha potuto farle uscire clandestinamente per via terra.
In precedenza altre donne erano state portate nelle citt di Mosul e di Tel
Afar, ma al momento si troverebbero in localit siriane ritenute pi sicure
per Daesh.
Ha poi aggiunto che molte donne sequestrate possono ancora utilizzare
i loro telefoni portatili, parlano con i loro familiari e chiedono di essere
riscattate. In base ai dati forniti da uffici governativi, delle oltre seimila e
duecento persone ezide sequestrate, quasi quattromila sono ancora nelle
mani dei rapitori e tra loro circa duemila sono donne e bambine.
Hussein Koro che si occupa delle persone sequestrate per conto del gover-
no regionale del Kurdistan iracheno (KRG) spiega che abbiamo pagato il
riscatto di molte vittime di rapimento ma non sempre il pagamento ga-
rantisce la liberazione delle donne rapite. In altri casi sono state le famiglie
a pagare anche se, purtroppo, talvolta le persone che si erano offerte come
intermediari sono risultate dei truffatori.
Secondo le associazioni per i diritti umani, migliaia di donne e ragazze ezide
sono state costrette a sposarsi o sono state vendute come schiave sessuali
dai terroristi di Daesh. Nel novembre dellanno scorso, lONU ha definito
lattacco alla popolazione ezida come un possibile genocidio.
Da parte sua il Parlamento europeo ha riconosciuto Daesh colpevole di
genocidio per aver rapito migliaia di donne curde ezide e ucciso migliaia
di uomini, donne e bambini a Shengal.
Sempre verso la met di marzo, mentre la Commissione del DBP rilevava
le nefandezze compiute dallesercito turco contro la popolazione curda di
154
Cizre, alla periferia di Singal (in arabo Sinjar, una cittadina a 120 km da
Mosul) riprendevano i combattimenti.
Il Pkk e i Peshmerga (i combattenti del Kurdistan iracheno del KRG, legati
al PDK di Barzani) si scontravano nuovamente con le milizie di Isis che ave-
vano riaperto le ostilit lanciando una decina di missili. Ricordo che Singal
era divenuta tristemente famosa nellagosto 2014 per gli eccidi qui perpetrati
dallIsis contro gli abitanti curdi yezidi, poi tratti in salvo dallintervento di
un centinaio di guerriglieri, donne e uomini, del Pkk.
Da segnalare un particolare inquietante: sui resti di uno degli ordigni lan-
ciati da Isis sono state trovate sostanze chimiche proibite dalle convenzioni
internazionali. Lepisodio ha riportato alla memoria della popolazione curda
la tragedia di Halabja.
Nel 1988, da febbraio a settembre, con almeno otto attacchi chimici con-
secutivi, Saddam Hussein operava uno sterminio di massa (operazione
Anfal) nei territori curdi sotto amministrazione irachena. Utilizzando gas
proibiti dalle convenzioni internazionali, il dittatore (che allepoca godeva del
sostegno, anche militare, dellOccidente) intendeva punire una popolazione
ritenuta troppo ribelle. I morti furono quasi 200mila e centinaia di localit
curde scomparvero dalla carta geografica. Un vero e proprio tentativo di ge-
nocidio. Stando ai racconti dei sopravvissuti le bombe utilizzate dal regime
iracheno spandevano un odore di mela. Molti bambini uscirono in strada
gridando questo odore di mela, odore di mela. Non vedendoli rientrare
anche le madri uscivano a cercarli cadendo a loro volta vittime dei gas.
Per questo - mi raccontavano - abbiamo trovato tanti bambini morti
abbracciati alla loro mamma.
La strage pi nota quella di Halapja (16 marzo 1988) con oltre 5mila morti.
Anche Erdogan gode oggi del sostegno occidentale e ha potuto massacrare
un migliaio di civili curdi in sei mesi, cacciandone centinaia di migliaia
dalla loro casa e distruggendo intere citt. E giustamente si chiedevano:
dopo tutto questo, potr Erdogan sfuggire al verdetto della storia e alla
collera di un popolo decimato soltanto perch curdo?.
Intervenendo alla commemorazione del 16 marzo per il 28 anniversario
di Halapja, Emine Omer, ministro del cantone di Cizre, ha dichiarato
che contro la politica del massacro operata nel Kurdistan Nord (sotto
amministrazione turca) e nel Kurdistan siriano, non pu esserci che una
sola risposta: resistere. E proseguiva: Noi condanniamo il massacro di
Halabja in cui migliaia di persone sono state uccise. Quale era il crimine
commesso da queste persone inermi? Uno stato dittatoriale e fascista
voleva annientare i Curdi. I Curdi hanno resistito contro questi massacri
nel passato e oggi continuano a resistere. La nostra sola aspirazione di
vivere liberi sulla nostra terra.
Emine ha poi voluto ricordare che la rivoluzione era cominciata nel Kurdistan
155
siriano, a Qamislo, citt abitata oltre che dai curdi, da assiri, arabi e armeni
(e diventata nel frattempo la capitale di fatto del Rojava).
Sempre in merito al ruolo delle donne curde in lotta contro loppressione
degli stati (e ora anche contro la versione islamica del fascismo, lIsis) va
segnalata la partecipazione, in qualit di invitate donore, delle combat-
tenti curde delle YPJ alla seconda Conferenza mondiale delle donne che si
tenuta in Nepal (dal 13 al 19 marzo).
Alla presenza di 700 delegate provenienti da ogni parte del mondo hanno
pronunciato una loro esplicita dichiarazione: Le donne hanno il diritto di
educarsi, di prendere decisioni per se stesse e di seguire una formazione
ideologica e militare. Questo avvenuto con lorganizzazione di YPJ creata
come struttura autonoma. Le donne di YPJ combattono fiancoi a fianco
con gli uomini nella prima linea della resistenza e della guerra. Le donne
di YPJ combattono per la libert di pensiero, la difesa del loro popolo, per
esse stesse e per lumanit.
156
sono state uccise, per non parlare dellimmenso danno alle infrastrutture
che la Siria ha sofferto . Tuttavia, nonostante questa tragedia stiamo as-
sistendo a unesperienza avanzata nel Rojava (). Grandi conquiste sono
state ottenute in questo periodo. Questa una vera opportunit di costruire
un sistema federale democratico.
In base alle decisioni che abbiamo assunto proseguiva il comunicato dei
Fondatori e Fondatrici del Consiglio dellUnione Federale Democratica del
Rojava/Siria settentrionale facciamo appello prima di tutto alle donne
che rappresentano una vita nuova e libera, cos come ai giovani, alle co-
munit, alle lavoratrici e ai lavoratori e a tutti gli altri settori sociali. Li
chiamiamo a unirsi a questo sistema federale e a organizzare e costruire
sistemi democratici federali e chiediamo a tutte le forze progressiste e
democratiche di sostenere i nostri sforzi.
Sicuramente un duro colpo per il governo turco che negli ultimi tempi era
riuscito a creare una milizia curda collaborazionista (analoga ai guardiani di
villaggio del sud-est turco, di fatto ascari di Ankara) denominata Nipoti
di Saladino e utilizzata contro il Pyd (Partito dellUnit democratica) e le
Ypg (Forze di difesa del popolo) del Rojava.
Sempre in chiave anti curda, Erdogan aveva immediatamente accusato il
Pkk dellultimo orrendo attentato in cui hanno perso la vita ben 37 persone.
Ma, come stato poi confermato, la strage era opera del Tak, un gruppo
curdo dissidente e in aperta ostilit con il Pkk.
La nuova Siria
che pu nascere dal Rojava, 157
regione curda del nord
1. Una futura Siria per tutti i siriani e questo quanto il sistema de-
mocratico federale sta ottenendo alla base di tutte le componenti sociali.
2. Lavorare alla costruzione di un sistema democratico federale per il
Rojava/Siria settentrionale.
3. I co-presidenti sono stati eletti dal Consiglio e sono sostenuti da 31
componenti.
4. Il comitato organizzativo ha avuto il compito di preparare un contratto
sociale e una visione politica e legale complessiva per questo sistema
entro un periodo che non vada oltre i sei mesi.
5. Listituzione di giustizia transitoria che rappresenta il sistema de-
mocratico federale per il Rojava/Siria settentrionale verr istituita dal
consiglio fondatore che viene considerato come amministrazione ad in-
terim fino alle elezioni generali sotto la supervisione delle Nazioni Unite.
6. La libert delle donne essenziale nel sistema federale democratico.
Le donne hanno il diritto a una partecipazione paritaria e alle responsa-
bilit decisionali per quanto riguarda le tematiche femminili. Le donne
saranno rappresentate alla pari in tutte le sfere della vita, compresi gli
aspetti sociali e politici.
7. La popolazione e le comunit che vivono nel sistema federale nel
Rojava/Siria settentrionale possono sviluppare le loro relazioni politiche,
economiche, sociali, culturali e democratiche con chi ritengono adatto
o condividere convinzioni con la popolazione e le comunit a livello re-
gionale e internazionale, purch questa relazione non interferisca con
gli obiettivi e gli interessi del sistema federale democratico.
8. Le regioni che le forze democratiche hanno liberato dalle organizza-
zioni terroristiche diventeranno parte del sistema federale democratico
del Rojava/Siria settentrionale in modo adeguato.
9. Lobiettivo del sistema democratico federale nel Rojava/Siria setten-
trionale a livello regionale di raggiungere ununione democratica di
tutta la popolazione nel Medio Oriente e progresso democratico in tutta la
popolazione che vive nel Medio Oriente, in tutti i settori, a livello politico,
economico, culturale e sociale. Se tagliamo i confini nazionali dello stato
possiamo vivere in pace e sicurezza gli uni con gli altri.
10. La realizzazione di un sistema federale e democratico avr luogo
allinterno di una Siria sovrana.
158
delle persone); alla politica, (con il trasferimento di sempre pi ampi
poteri alle assemblee popolari di villaggio e di quartiere e con sistemi di
deleghe controllate dalla base per le decisioni che interessano ambiti pi
ampi); dal rapporto tra generi, (con la promozione di una straordinaria
partecipazione delle donne ed una lotta senza quartiere al maschilismo
e al patriarcato), allecologia, (con la costruzione di un diverso rap-
porto tra uomo e natura, pi autentico e rispettoso). In questo sforzo
comune, tutte le etnie, le religioni e gli orientamenti politici e culturali
(che condividano almeno le idee basilari di democrazia, equit e parit
di genere) convivono in pace e nel reciproco rispetto e contribuiscono
a dare impulso al cambiamento. Certo, ci spiegava Ozlem Tanrikulu
realizzare tutto questo in una regione dove prevalgono le ingiustizie
sociali, lintolleranza religiosa, lautoritarismo politico, il maschilismo
e il sessismo pi violento e il disprezzo per la natura non facile, specie
se le forze della conservazione e dellincivilt praticano la guerra e la
violenza come ordinario mezzo di confronto con chi considerano un
nemico. Questo vale per lIsis, ma anche per la Turchia, per lo stesso
regime di Assad e per molte delle forze che combattono Assad, ma in
nome di concezioni ancora pi conservatrici ed arretrate. Tuttavia,
il cambiamento in atto nel Rojava non si ferma, ma sta diventando un
riferimento per donne ed uomini che in Medio Oriente, ma anche in
Europa cercano unalternativa al capitalismo selvaggio, allautorita-
rismo politico e ai fondamentalismi.
ALFREDO PELLE
Fino al 1500 si calcola che oltre il 60% del pesce mangiato in Europa
fosse merluzzo salato o essiccato. E con la guerra del 1532 fra gli In-
glesi e la Lega Anseatica, come dicevo, part una corsa al merluzzo,
attorno alle coste dellIslanda, dellattuale Nord Canada, del New En-
gland. Erano i tempi nei quali Raimondo di Soncino, inviato a Londra
dal Duca di Milano, riferiva del viaggio di Giovanni Caboto nel 1497:
Laggi il mare pullula di pesci, che possono essere presi non solo con
la rete ma anche con cesti calati con una pietra. E aggiungeva: Gli
inglesi dicono di poter riportare in questo regno tanti pesci da non
avere pi bisogno dellIslanda, da cui proviene una grande quantit
di pesce detto stoccafisso.
Importante, per gli inglesi, anche il baccal come alimento per i loro
marinai, fino a divenire strategico. Gi il vichingo Erik il Rosso,
cacciato dalla Norvegia nel 980, approd in Groenlandia, poi and
in quella terra che chiam Vinland (forse il Labrador o Terranova): si
dice che si nutrisse con i
suoi marinai, nel lungo
Le isole Lofoten.
(nocchiero) ignorante, accostati alla bassa di San Pietro toccammo
una roccia ed il timone usc dalle cancare con grave pregiudizio....
La salatura
Sventrati, decapitati e privati di due terzi della loro spina dorsale, i
merluzzi vengono salati. Lassorbimento del sale marino impedisce lo
sviluppo di batteri della putrefazione e nello stesso tempo permette
linsediamento di altri batteri che determinano la conservazione e
lafrore che gli caratteristico. Questa prima operazione compiuta
a bordo; a terra segue limpilamento del merluzzo per fare uscire la
salamoia e lacqua. Spazzolato poi del sale in eccesso, messo ad
asciugare in zone climatiche favorevoli, oppure in tunnel di corrente
daria secca e calda. Si ha cos il baccal.
Una curiosit: le lingue e le guance del merluzzo sono stupende e
vengono mangiate in loco. Il fegato di merluzzo, che per anni ha
tormentato i giovani, ora viene utilizzato per la preparazione di pat
alimentari. Le uova sono unesca formidabile per la pesca delle sardi-
ne. E perfino lindustria dei gelati utilizza una proteina del merluzzo,
chiamata Macrozoarces americanus! Cos come, curiosamente, il
cosiddetto latte di merluzzo (che altro non che il liquido seminale)
ingrediente insostituibile nella preparazione di rossetti per labbra
LItalia il maggiore importatore al mondo di stoccafisso: delle
6000 tonnellate circa che sono prodotte ogni anno in Norvegia, ne
importiamo circa il 50%. E circa il 90% delle importazioni italiane
di stoccafisso viene dalla Norvegia.
Lo stoccafisso delle Lofoten, quello pi ricercato dai Veneti, si
divide in 20 classi di qualit, suddivise a loro volta in prima e seconda
classe. Ricordiamo, tra i migliori, il Ragno, il Westre Magro, il Westre
Demi Magro, il Bremese e lOlandese.
E, nel Ventennio, il grande consumo di baccal, anche per la politica 171
autarchica voluta dal Governo, spinse alcuni nostri pescherecci a
tentare, nei lontani mari del Nord, la pesca del merluzzo. Nel 1938
tre piropescherecci alimentati a carbone, il Nasello, lOrata ed
il Grongo della SAPRI (Societ Anonima Pesca e Reti Italiane) di
San Benedetto del Tronto provarono a raggiungere le acque fra la
Groenlandia e Terranova per pescare. Rimasti bloccati dal ghiaccio e,
sulla barca, dovettero romperlo con mazze e martelli, ma riuscirono
comunque a pescare con risultati che il Duce pubblicamente lod,
ricevendo gli equipaggi a Palazzo Venezia. Si intendeva proseguire
nellimpresa, allora considerata importante, ma la guerra incombeva
e tutto si aren.
La Venerabile Confraternita
del Bacal alla Vicentina
Il baccal a Venezia
Una piccola nota per quanto riguarda il vino. Un antico detto cos
recita: La cucina mangia la cantina. Esiste cio un legame
profondo fra i piatti di una terra e il vino che li accompagna. Nel
Vicentino i vini che ben si accordano con questo piatto sono, in defi-
nitiva, un rosso e due bianchi: il Tocai della Riviera Berica (ora non
lo si pu pi chiamare cos, ma io non demordo), il Vespaiolo di
Breganze e il Durello.
Il primo, di color rosso rubino non intenso, ha giusta gradazione, con
leggero sentore di mela cotogna, mentre il Vespaiolo vino dal sapore
fresco e giustamente acidulo, pi composto del Durello, una volta
molto pi allappante di ora e con note di acidit di base. Matrimonio
indovinato con la oleosit del piatto.
176 Termino queste incomplete e superficiali note con una piccola consi-
derazione: meno strano di quanto non sembri a tutta prima, collega-
re la storia del mondo a un prodotto. Ma indubbio che questo pesce
che ci viene doltremare, a noi che abbiamo oltre 4 mila chilometri
di coste, ha lasciato segni indelebili di una presenza che ha accomu-
nato, nel consumo, genti diverse. Non sempre, per, ha determinato
comprensioni e fratellanza: ma questo di ogni cosa del mondo
Bibliografia
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Frassinelli 2000
- Leonardo Bruni, Stoccafisso e baccal, Idea Libri 2000
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Comune di Cittanova 2001
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Accademia dello stoccafisso allanconetana
- Leonardo Castellucci, Merluzzo, stoccafisso e baccal, FMG Studio Immagini 1996
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- Giampiero Rorato, Baccal e stoccafisso allitaliana, Dario de Bastiani 2006
- Buonassisi Torre, Stoccafisso e baccal, Idea Libri 1988
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- Giampiero Rorato, Il baccal dei Veneziani,Grafiche Zoppelli 2001
- Comunit di Anchiano, Argento sul baccal, Maria Pacini Fazzi editore 1994
- Aldo Santini, Venerdi baccal e ceci, Maria Pacini Fazzi 1997
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Vicenza e la tradizione del baccal, 5 novembre 2001
- Antonio Parlato, Sua Maest il baccal, Colonnese Editore 2007
- I Cavalieri del baccal. A cura di Gabriella Candia, La Vigna 1999
- Sulle orme di Piero Querini. A cura di Helge A.Wold e Hein B. Bjerk
Comune di Rost 1998
- Cesco da Santa Bona, Il baccal nelle usanze del Veneto e del Trentino, Edizioni
U.C.T Trento
- Universit degli Studi di Scienze gastronomiche Pollenzo. Tesi di laurea di Alberto
Lorenzi anno 2005, Il baccal alla vicentina e analisi dei grassi
- Otello Fabris, I misteri del ragno. La Vigna 2011
Elogio 177
DELLA PASTA
Lorigine storica di questo magico manicaretto dubbia,
ma molti segni la riportano nella Sicilia un po cristiana
un po musulmana. Documentato interprete, un geografo
arabo, Idrisi. Ma altre cose certe ci sono: le prime industrie
pastaie a Parma, la prima salsa di pomodoro in bottiglia
a Boston. Le testimonianze sopraffine di fedelt e piacere
non mancano: da Brillat-Savarin a Prezzolini a Peter Stein.
E gli spaghetti di Marco Polo?
Cinesi, naturalmente, ma di soia
GAETANO PALERMO
180 conditi con pomodoro, aglio, olio (naturalmente lolio dei miei olivi in
Umbria) e mi sento letteralmente in cielo.
La pasta rende inoltre luomo pi ottimista di fronte alle imminenti o future
difficolt, e accompagnando il lauto pasto con un buon bicchiere di italico
vino (penso al divino pantesco Harmonium di Firriato!) anche langustia
pi lancinante potr essere ridimensionata o sconfitta. Essa inoltre la mi-
gliore medicina per sconfiggere lalienante depressione dovuta anche alla
tristezza della vita agra e placare lipertensione, male dei nostri tempi; rende
anche allottuagenario un viagratico e dimenticato vigore vitale, capace
di rendere meno amari i ricordi di lontane delizie, e nella solitudine la
migliore compagna in grado di rendere la pacata mansuetudine del riposo
del guerriero, nella sicura attesa di tempi migliori.
In Italia oggi esistono molte industrie pastaie che hanno onorato allinterno e
allestero la nobile tradizione alimentare costituita dalla migliore produzione
di pasta mondiale. Limpiego di grano duro delle migliori qualit esistenti
al mondo, le varie combinazioni quantitativo-qualitative (in termini di pe-
culiarit di sapori), la lenta essiccazione delle forme degli impasti dopo il
passaggio nelle magiche trafile di bronzo (che producono lottimale porosit
del prodotto per legare la pasta con i vari condimenti) hanno reso una
superba variegata produzione industriale che il mondo intero ci invidia e
tenta vanamente di emulare. I rapporti qualit-prezzo e tenuta di cottura-
sapore sono oggi in Italia soddisfatti egregiamente ed inimitabilmente, pur
nelle ovvie distinzioni qualitative e pezzature del prodotto.
La pasta che in assoluto io reputo abbia raggiunto in Italia i pi alti vertici
della qualit e del sapore sublime ed incommensurabile la Martelli.
Trattasi di un piccolo pastificio sito sulle colline pisane, a Lari, la cui pro-
duzione artigianale annuale pari a quella di cinque ore della Barilla. Tale
Casa, fondata nel 1926, costituita da una famiglia di artigiani pastai che
produce ed esporta solo cinque pezzature (Fusilli di Pisa Spaghetti Spa-
ghettini Maccheroni di Toscana Penne classiche) composte delle migliori
semole di grano duro italiano. Famosi ristoranti e negozi di alta gastronomia
(v. ampiamente Il Golosario di Paolo Massobio) reclamizzano i loro locali
caratterizzandosi espressamente per lutilizzo o il commercio della sontuosa
pasta della famiglia Martelli. Nella nostra citt di Vicenza questa meraviglia
acquistabile presso La Stanga delle bont (viale della Pace, 227), locale
gastronomico notissimo per la sua insuperabile selezione di formaggi e
salumi di gran pregio, di cui Luca De Franceschi il re incontrastato.
Cuochi si diventa, ma pastai si nasce. Anche la pasta alta espressione di
cultura. E la sua cultura domina incontrastata nel mondo e forse rende gli
italiani meglio accolti e pi simpatici (italiani maccaroni).
avvgaetanopalermo@gmail.com
UNA LETTERA
Maestre, professori
181
e storici del week-end:
il metodo Spiller e altre storie
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Cara Residori,
Le maestre mi hanno sempre intimorito, perch sanno tutto, mentre lo
scrivente consapevole di avere molte lacune. Per questo nelle conferenze mi
metto nelle ultime file e guardo con ammirazione chi interviene al microfono
senza paura. Alle volte, per, mi rodo a vedere persone che sanno pochino,
anzi niente, ma parlano di tutto con disinvoltura. Beate loro!
Ho acquistato Quaderni Vicentini (il n 6 del 2015) e vedo che, giudice severa,
vuoi dare a tutti noi, poveri appassionati di storia, una lezione metodologica,
come quella gi data ne Lultima valle (pp. 20-24). Come il medico che vuole
veramente la guarigione dellammalato, non hai piet per nessuno o quasi,
temendo - credo - che non solo noi impareremo mai niente, ma faremo del
male anche agli altri, diffondendo falsit dunque bisogna che la medicina
sia amara e che il bisturi pulisca bene la piaga per salvare la Storia. Appunto
la Storia, sapere complesso e difficile, da salvare a tutti i costi: le persone
possono anche morire, ma la purezza della scienza no! Mi pare di aver gi
sentito una teoria simile!
Quanto alla memoria, sappiamo che pu giocare brutti scherzi, e che,
pi ci si allontana dai fatti, pi si impoverisce. Tuttavia troviamo ancora
alcuni, magari persone semplici e appartate, che hanno vissuto (non solo
conosciuto!) fatti drammatici e indimenticabili, che ricordano bene! Allora
perch non servircene criticamente, confrontando le loro memorie con
quelle di altri (pi memorie abbiamo e meglio !) e con i documenti? Tanto
pi che lautore della presente si dice interessato pi ai resistenti che alla
Resistenza e poi perch i documenti, sempre essenziali per determinare
luoghi e date con precisione, quasi mai ci danno il clima culturale, spirituale,
la temperie in cui si realizzato un fatto storico, mentre i protagonisti s! E
quanti documenti scritti, pi o meno coevi ai fatti, non ci hanno tramandato
episodi parziali o, peggio, funzionali a scopi reconditi? E quante volte hanno
taciuto, per restare ai fatti resistenziali, uccisioni di tedeschi o di patrioti
causa fuoco amico?
Quello che suggerisci ai sottoscritti e a tutti gli appassionati della Resistenza
sul piano metodologico, laccettiamo ben volentieri e ti ringraziamo! Sugge-
rimenti, che non sempre abbiamo applicato con puntiglio. Il giudizio, poi, su
Egidio Ceccato (p. 192) ci ha fatto perfino piacere perch la prima voce in
provincia che si esprime cos apertamente (conosci Sandro e i patrioti della
Castellana, volumetto voluto dallANPI di Castelfranco Veneto? Conosci la
corrispondenza tra Ceccato e il dott. Antonio Nicolussi in difesa del fratello
182
Renato Bepo/Silva e della Mazzini di Thiene?).
Finora Ceccato ha trovato nella nostra provincia berica discepoli ed estima-
tori, anche a livelli molto elevati, e soprattutto tante bocche cucite eccetto
- lo ricordo bene - quella di Pupillo, che, richiesto dallIstresco di pubblicare
assieme allIstrevi Patrioti contro partigiani (2004), rispose che non gli
interessava proprio quella roba.
Ma ci sembrata una bacchettata fuori posto linvenzione dellespressio-
ne metodo Spiller, una bacchettata alla maniera delle maestre di una
volta sulle zucche degli alunni, a chi capita capita. vero che poi cerchi di
rimediare allerrore definendo il Nostro simpatico mattatore pittore,
scultore e performer e riconoscendo che ha raccolto per un paio di anni
le testimonianze degli abitanti dellAltopiano, ma questo dice poco! Spiller
ha dipinto con vivacit un quadro della vita sullAltipiano, che gli storici,
compreso il nostro caro G. Vescovi, avevano trascurato (perch zona Gare-
mi) e ha riportato nella storia un piccolo territorio poco o nulla visitato,
valorizzando protagonisti illustri (Renzo Ghiotto, Tempesta), recuperando
documenti importanti (di Scaggiari Pietro), raccogliendo 34 interviste inte-
ressanti, di cui 28 inedite, il tutto arricchito da un centinaio di foto storiche,
che costituiscono un libro nel libro.
Tutto da buttare come chiacchiere di paese? Piuttosto da valorizzare
- diremmo noi - senza dimenticare che Spiller sullAltipiano sta facendo
molto: organizza incontri, riscopre personaggi e tradizioni, aiuta lIstrevi!
Continuer ora ad aiutare lIstrevi? Come dici sar poi lo storico con lana-
lisi delle fonti coeve allevento che metter nel loro giusto posto le date e
i luoghi (p. 193), sperando - dico io - che lo storico di prestigio non
si accontenti di frequentare le accademie e parlare a quattro benemeriti
gatti in Sala Stucchi!
Ti racconto un episodio che non riesco dimenticare, ma chiedo anticipata-
mente scusa. Lamico Fontana, gran ricercatore, aveva trovato gli Atti del
Processo ai rastrellatori italiani del Grappa (settembre 1944) nellArchivio
Statale di Firenze. Andiamo a Firenze (luned 22 febbraio 2010) e un fun-
zionario ci riceve nel suo ufficio, si fa portare il grosso faldone (circa 2500
pagine, parte a macchina e parte a mano), ce lo mostra. Non possiamo
ricopiarlo (tassativamente a matita) in sala lettura, come prescritto! Ci
piacerebbe averne copia e domandiamo il costo.
Il funzionario ci dice che non si fanno copie, ma fotoriproduzioni, eseguite
da una ditta locale specializzata (ditta Pineider), ma costano. Per ci sarebbe
la soluzione: lui, il funzionario, si fa portare il faldone nel suo studio, magari
si assenta e noi con la digitale scattiamo le foto. Ci aggiunge che pochi mesi
prima (autunno 2009) si erano presentate tre persone, provenienti dalle parti
nostre e interessate allo stesso faldone. Le ricordava molto bene... hanno fatto
come lui suggeriva: semplice, veloce, economico. Ricordava anche i nomi
di quei ricercatori, tra essi quello di tale Sonia Residori. A noi apparsa la
tipica soluzione allitaliana. Noi non abbiamo accettato; abbiamo ordinato le
fotoriproduzioni e abbiamo sborsato, con laiuto di benefattori bassanesi,
circa 3000 euro. Quanto mi piacerebbe che fosse ancora qui il nostro caro
183
avvocato e scrittore Mario Dalla Palma! Il materiale processuale poi stato
donato al Comune di Bassano ed in custodia alle Associazioni ANPI-AVL
del Bassanese, accompagnato dalla concessione alla pubblicazione (v. p. 19
del volume de Il processo del Grappa, Attilio Fraccaro ed.). Conclusione:
siamo proprio alunni sempliciotti, cara Residori, mentre la vita dei furbi.
Termino lo sfogo. Allora, cara Residori, non fare come gli insegnanti terrore
delle classi (che poi non erano sempre i meglio preparati!), non bocciarci
tutti e noi cercheremo di continuare linteresse per la Resistenza (anzi per i
resistenti la Resistenza unastrazione, utile, utilissima, ma unastra-
zione!), magari con un po pi di professionalit!
Cari saluti.
Benito Gramola
(a nome anche di Francesco Binotto, Pres. dellAVL-Vicenza)
184
segnavano la vita quotidiana del tempo e che ci sono preclusi consultando
i documenti scritti darchivio. Questa la storia dei ceti popolari e non il
ricordarsi se in un certo giorno di 65-70 anni prima, ad una determinata
ora, il testimone aveva svoltato langolo oppure no.
Il rischio quello di compromettere il recupero della memoria storica,
soprattutto nei piccoli paesi di montagna o della pedemontana, dove sono
avvenuti fatti cruenti che hanno inciso sulla coscienza collettiva, dove la
chiusura degli orizzonti corrisponde a quella mentale dei suoi abitanti, dove
predomina la cultura del sentito dire fatta di commenti bisbigliati rispetto
alla vera conoscenza diretta.
Porto ad esempio un piccolo paese della Val dAstico, Pedescala, dal momento
che il massacro, compiuto dalle truppe tedesche tra il 30 aprile e il 2 maggio
1945, stato oggetto dei miei studi in questi ultimi anni.
Ancora oggi la memoria deformata dal lutto non elaborato, dalla mancata
giustizia, dal marchio della violenza subita, impedisce ad una parte degli
abitanti di Pedescala la comprensione storica di quanto accadde allora e si
concretizza in un capro espiatorio ormai consolidato, i partigiani, e nellos-
sessione di una fossa contenente un certo numero di soldati tedeschi uccisi
da questi, e ritenuta la causa scatenante del massacro.
La memoria del paese non concorde sul numero: alcuni sostengono che
furono uccisi 6 tedeschi, altri 5, altri ancora 7, ritenendo il numero delle
vittime (63 + 19 = 82) frutto - non si sa bene come, visto che i conti non
tornano -, del rapporto di 10 a 1, dieci italiani da uccidere per ogni tedesco
ucciso, come supposta legge di rappresaglia tedesca. Legge che non mai
esistita in quella determinazione numerica.
Le voci del paese dicono che i militari germanici furono sepolti di nascosto
nel greto del fiume, o da qualche altra parte nei dintorni dellabitato.
In realt se fossero stati uccisi dei soldati tedeschi i loro commilitoni ne
avrebbero raccolto il corpo, si sarebbero premurati di darne notizia alle
famiglie e ai propri superiori, e il Deutsche Dienststelle (WASt) di Berlino,
dove sono state svolte accurate ricerche, ne conserverebbe traccia docu-
mentaria. Tuttavia, anche se fossero stati uccisi dei tedeschi da parte dei
partigiani, il fatto non avrebbe avuto molta importanza perch lesame delle
dinamiche del massacro ha evidenziato come la rappresaglia, la ripulitura
del territorio era gi stata decisa, poich la valle dellAstico doveva diventare
fronte di guerra.
Ma sar vero che un numero imprecisato di corpi di soldati uccisi sono ancora
sepolti da qualche parte? Possibile che in settantanni nessuno abbia sentito
il dovere morale di far scavare in quel preciso punto per dare degna sepoltura
a quei resti e comunicare alle famiglie la notizia del decesso dei propri cari?
Io ne dubito, perch gi in precedenza le autorit giudiziarie effettuarono uno
scavo su indicazioni precise degli abitanti e il risultato fu alquanto deludente.
Nel febbraio del 1997 il procuratore Sergio Dini, titolare dellinchiesta sul
massacro di Pedescala, incaric il 5o battaglione Genio pionieri Bolsena di
Legnago di scavare in localit Folo. Il Comitato delle vittime civili di Pede-
scala riteneva che i corpi dei soldati sepolti in quel luogo, attraverso i resti
185
della divisa, potessero portare al reparto di appartenenza dei massacratori.
Lipotesi era corretta, ma i due soldati tedeschi erano gi stati riesumati
decenni prima, nel 1957, come risulta dai documenti, e pertanto furono
trovati pochissimi resti ossei dimenticati dal precedente disseppellimento.
Il superstite di tragedie cruente crede di ricordare un evento storico che ha
vissuto in prima persona, ma in realt lo memorializza, ossia lo attualizza pri-
vo di prospettiva storica perch la memoria e sempre individuale e selettiva.
Allora, tutte da buttare le interviste realizzate da Spiller? Che grado di at-
tendibilit possono avere un nucleo di testimoni in relazione ad un evento
accaduto in alcuni giorni precisi oltre sessantanni prima?
Dobbiamo considerare testimoni proprio tutti? Anche coloro che allepoca
erano molto piccoli? Certo, sar poi lo storico con lanalisi delle fonti coeve
allevento, se non sar sfinito dopo aver raffrontato fra loro le dichiarazioni
di ben 34 testimoni tardivi, che dar il loro giusto valore, ovvero le conse-
gner ai sociologi o agli antropologi, perch pi che di testimonianze orali
si tratta di rielaborazioni di memorie personali e famigliari, inframmezzate
dalle voci di paese stratificatesi ormai nei troppi anni trascorsi.
Nella storiografia vicentina abbiamo un gran numero di lavori su singoli
eventi, brigate o figure della Resistenza, pubblicazioni di storia locale ad
opera di storici, ma anche di semplici appassionati, tutte importantissime
per la ricostruzione del nostro passato poich hanno portato luce su episodi,
uomini e donne della resistenza altrimenti ignorati. Questa pubblicistica ha
costituito spesso un argine alla dispersione della memoria, per mezzo della
raccolta di testimonianze audio-video registrate, e dei documenti sparsi in
una miriade di archivi privati, come diari personali, ma anche di brigata,
relazioni partigiane e lettere. Nonostante tutti questi lavori siano importanti,
il loro livello qualitativo molto variabile, com normale che sia: alcuni sono
buoni, altri mediocri, altri ancora pessimi tanto da finire nel dimenticatoio.
Allora dov il problema? Che non posso dire che il libro Tresch Conca e
Cavrari terre partigiane mediocre?
In realt, egregio professore, i rilievi che io ho rivolto a Giorgio Spiller, una
decina di righe in tutto, sono per lei solo un pretesto. Lo si capisce dalla
seconda parte del suo intervento/lettera, quello che riguarda la vicenda
dellarchivio di Firenze che da anni la tormenta. Confesso che non ho capito
cosa centri con i temi affrontati nellarticolo apparso sul numero preceden-
te di Quaderni Vicentini, ma credo che lei volesse unicamente togliersi un
sassolino. Solo che bisogna stare attenti a non inciampare sui sassolini. Si
rischiano scivoloni.
Ebbene s, non un problema confermarlo, nel dicembre del 2009 effettiva-
mente sono stata in Archivio di Stato a Firenze, nella sala adiacente a quella
centrale di studio e ho effettuato fotografie digitali di documenti darchivio
relativi ai processi celebrati dalle Corti dAssise straordinarie di Vicenza e
di Firenze ai rastrellatori italiani del Grappa. Ho effettuato personalmente
la fotoriproduzione digitale non perch io abbia scelto la tipica soluzione
allitaliana (sottointeso la bustarella?), come lei sostiene, bens in base
al D.M. Beni culturali e ambientali, 31 gennaio 1994, n. 171, art.19, succes-
186
sivamente ribadito con il
- D.M. Beni culturali e ambientali, 8 aprile 1994, art.19;
- D. Lgs. 29 ott. 1999, n. 490, art.115, comma 4;
- Codice dei beni culturali e del paesaggio, emanato con il D. Lgs. del 22
gennaio 2004, n.42, allart. 108, comma 3;
i quali, disciplinando la normativa, regolamentano gli indirizzi, i criteri e le
modalit per la riproduzione di beni culturali e stabiliscono che:
Nessun canone dovuto per le riproduzioni richieste da privati per uso
personale o per motivi di studio, ovvero da soggetti pubblici per finalit di
valorizzazione. I richiedenti sono tenuti al rimborso delle spese sostenute
dallamministrazione concedente.
In seguito, la Circolare MIBAC Direzione generale per gli archivi, n. 21 del
17 giugno 2005, ha pure stabilito i canoni e i corrispettivi per le riproduzioni
di beni culturali, introducendo tariffe a titolo di rimborso spese anche per
riproduzioni effettuate dallutente con mezzi propri.
Semplicemente, non potendo contare sulla bont danimo di benefattori
bassanesi, ho dovuto fare da me. Se avessi potuto disporre di 3.000 euro
avrei preferito anchio ordinare le riproduzioni a una ditta specializzata e
fare eseguire da altri il lavoro.
Ma le pare che il dott. Favuzza, funzionario dellArchivio di Stato di Firen-
ze per lunghi anni, stimato da una schiera di studiosi italiani e stranieri,
si sarebbe sporcato la carriera alle soglie della pensione per una semplice
richiesta di riproduzione di documenti? In nome di cosa poi, mi scusi, di
una bustarella? di un favore personale?
Vi unultima precisazione, e riguarda la concessione alla pubblicazione
da lei ottenuta il 2 agosto del 2011 dal Ministero per i Beni culturali e che
lei scambia per una sua esclusiva su quel materiale darchivio.
Nel momento in cui lo studioso accede ad un archivio pubblico compila e
sottoscrive una domanda, previa esibizione di un documento didentit. Tutti
i dati e le notizie che lo studioso ricava dai documenti, gli atti stessi che egli
ricopia, anche interamente, con la matita, la penna o il personal computer
in sala studio o nella tranquillit della propria casa dalle fotoriproduzioni
ottenute, possono essere liberamente pubblicati, senza alcuna autoriz-
zazione, persino donati ai propri amici per semplice diletto. I documenti
degli Archivi di Stato appartengono al demanio statale, ma nel momento in
cui vengono trascritti sono di propriet di colui che li ha copiati o adattati
[propriet intellettuale].
Diverso il discorso per chi pubblica il documento in facsimile, pubblica
limmagine stessa del documento, come ha fatto lei. In quel caso, in base al
D.M. 8 aprile 1994 (G.U. n. 104 del 6.5.1994) e alla Circolare Min. BB.CC.
AA., Gabinetto, Servizi aggiuntivi, n. 50, del 7 giugno 1995, la pubblicazione
facsimilare soggetta alla concessione duso da parte dal Ministero per i
Beni e le Attivit Culturali, su rilascio, da parte del Direttore dellArchivio
competente, di una autorizzazione, valida limitatamente a ciascuna, specifica
pubblicazione richiesta.
Il richiedente dovr impegnarsi a citare, nella pubblicazione, lArchivio di
187
Stato quale possessore dei documenti editi (con relativa segnatura archi-
vistica), facendo esplicito riferimento allautorizzazione ottenuta (data e
n.ro di protocollo, con dicitura su concessione del Ministero per i Beni e
le Attivit Culturali) nonch lespressa avvertenza del divieto di ulteriore
riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo, il che non significa che
il richiedente detiene il monopolio del materiale rispetto agli altri studiosi,
come pensa lei professore, ma che nessuno pu fare ulteriore copia da quei
facsimili, neppure lautore della pubblicazione stessa perch la concessione
unica.
In altre parole, ogni studioso, italiano o straniero, pu recarsi allArchivio di
Stato di Firenze, consultare i documenti del processo ai rastrellatori italiani
del Grappa e farne copia con la propri digitale, pagando semplicemente 3
euro a faldone e pubblicarne il contenuto. Se, invece, preferisce incaricare
una ditta specializzata, deve pagare per tale servizio. E se intende pubblicare
quei documenti in facsimile, deve ottenere la relativa concessione da parte
del Ministero. La normativa chiara.
Caro Gramola, pi che un alunno sempliciotto lei mi sembra solamente un
po impreparato. Mettersi nelle ultime file non sempre sinonimo di umilt.
Un cordiale saluto.
Sonia Residori
Quaderni Vicentini N. 6-2015
188 Vassilij Melnikov
e il lapsus freudiano
Solo un lapsus freudiano pu aver cancellato dalla mia
mente la sorte toccata al partigiano ucraino Vassilij Melnikov (dopo
aver imparato quasi a memoria I piccoli maestri!), che ho fatto sbri-
gativamente morire assieme al Moretto a porta Incudine, durante uno
dei pi intensi rastrellamenti
nazifascisti avvenuti in Alto-
piano - quando invece era ri-
uscito allultimo a sganciarsi e
a nascondersi. Avevo perfino
visto e apprezzato questa sua
foto con dedica in cirillico -
soffermandomi sul possibile
significato delle parole - fatta
al compagno Rinaldo Rigoni
(Moretto), in uno dei libri di
Don Gios, letto doverosamen-
te assieme a molti altri - per
preparare il mio intervento.
La dedica tradotta in italiano - ora lo so - dice: Su Rinaldo. Al com-
pagno Rigoni da parte di Vassilij Melnikov, allepoca del mio invio
nella squadra di partigiani sulle montagne. (19/ 9/ 44).
Come la foto sia giunta nelle mani della famiglia, non lo si sa con
certezza; si sa per certo che un anno dopo la sua morte, Vassilij era
lass, a raccogliere la salma del compagno assieme a Silvio Broccardo
e a Mario Rigoni Stern, che dedic al Moretto un racconto in Ritorno
sul Don, dal titolo: Un ragazzo delle nostre contrade.
Sono io la prima stupita e anche un po preoccupata per questo black
out: che sia un pericoloso segnale, o avevo semplicemente saturato il
cervello dopo averlo bombardato con migliaia di informazioni, nell
impresa titanica di comprimere concitati e sanguinosi anni di storia
in poche righe?
Che fare, se non chiedere venia a lettori, colleghi e allanima del pove-
ro Vassilij, che ho fatto morire anzitempo, e dire un grazie al collega
Roberto Pellizzaro che mi ha riportato sulla retta via?
Quanto allaver elencato assieme ai partigiani (rispettivamente col
loro nome di battaglia) anche il gruppo di studenti interpreti del libro
di Luigi Meneghello, ho volutamente citato Toni, Bepi o Nello coi loro
nomi, cio i diminutivi di uso comune, che in Veneto sostituiscono
per la vita il nome di battesimo.
Beppa (Giuseppina!) Rigoni
UN FILO ROSSO:
LA MIA SCUOLA,
GENESIO ALBANELLO,
DON MILANI, I RICORDI
DI FRANCA CARTA
ROBERTO PELLIZZARO
Post scriptum
- Genesio Albanello sposato, ha 3 figli: evidentemente da grande non
ha fatto il prete.Ha lavorato per 43 anni alla Cartiera Valchiampo; abita a
Trissino. Oggi in pensione e gode di ottima salute.
-Eraldo Affinati - Luomo del futuro -Sulle strade di don Lorenzo Milani.
Uscito a febbraio di questanno, lultimo lavoro, molto originale, sul priore
(meglio, sulle tracce del priore) di Barbiana, scomodo prete, grandissimo
pedagogo: un cristiano. Conosceva bene i pierini perch lo era anche lui,
193
Adriano e La Traviata
Dino Carta,
il Patronato Leone XIII,
il torneo di calcio
Inevitabilmente e giustamente
andiamo a parlare di Dino. Che
ricordi ha di lui? Molto sfuocati.
Era un ragazzo normalissimo,
attivo, vivace, innamorato del
calcio. Frequentava il Patrona-
to. Era solerte anche negli studi.
Tutti noi in famiglia eravamo
molto uniti. Mamma, pap, 3
sorelle e Dino: ci legava ancora
di pi lattaccamento per Giancarlo, il pi giovane di noi, mancato
lo scorso anno. Giancarlo stato sfortunatissimo in fatto di salute,
ma per tutti noi stato motivo di amore. Dino gli voleva davvero
molto bene. Mi mostra originali di articoli di giornale e fotografie.
Una cosa molto cara che non si sono mai dimenticati di lui. Gi
appena finita la guerra, viene ricordato con epigrafi, scritti, com-
memorazioni; il Patronato gli intitoler una squadra e gli dedicher
per anni il torneo estivo Le chiedo se pu dirmi qualcosa di inedito.
Ci pensa un po.
Forse quello che successo dopo la sua uccisione. Fu caricato su
un carrettino da trasporto di frutta e verdura e portato in giro per
la citt: un vile monito per i cittadini di Vicenza, un dileggio inutile
ch il finale della guerra era gi segnato. Ricordo con raccapriccio il
giorno dopo. Verso le 10 un poliziotto suon alla porta della nostra
casa in Stradella dei Munari. Io ero con la mamma. Ignare di tutto,
aprimmo e ci fu comunicata la notizia della morte di Dino: poteva-
mo trovarlo allobitorio del Cimitero. Subito vi andammo. Nudo sul
tavolaccio, coperto da un lenzuolo. Per terra la sua divisa sporca di
sangue. Un colpo di sicuro al petto, un braccio ferito, non si sa se per
Post scriptum
Alla richiesta della Polisportiva Libertas in data 25 agosto 1952 di avere in
concessione luso della Basilica da ottobre a marzo la domenica dalle ore
15 alle 19 per le sole partite, il sindaco sottolinea ed evidenzia con un punto
interrogativo a latere le parti che evidentemente ritiene pi stravaganti e
in calce a matita scrive in data 20 settembre: Proprio proprio non sono
favorevole. Il salone basilicale va adoperato per altri usi, e poi questo un
precedente funesto. Luso allora era soprattutto per spettacoli lirici. In
data 25 settembre il sindaco firma la delibera di accoglimento. Comandava
la Democrazia Cristiana e la Libertas di Alvaro Barbieri, Renato Treu
e Igino Fanton ne era la potentissima emanazione sportiva. Cos: ubi
maior, minor ( il sindaco) cessatvecchia storia.
L'ALTOPIANO cos VICINO, COS LONTANO 197
IL SECONDO
DOPOGUERRA
LItalia frantumata e devastata che usc dalla guerra
e che si guard allo specchio dalla testa ai piedi (dalle
Alpi alla Sicilia) faceva semplicemente rabbrividire. Gli
italiani dovevano ricominciare tutto da capo: darsi una
Costituzione degna di questo nome, dare il voto alle donne
per la prima volta, ricostituire un Parlamento e un governo
adeguati, ritrovare alleanze internazionali, ridare spinta
alla produzione industriale e agricola, ricostruire la scuola,
le strade, i ponti. LItalia rifece tutto molto in fretta, anche
se le condizioni cui le Potenze mondiali la assoggettarono
furono quelle di nazione perdente. In sintesi il tragitto
merita di essere ricordato: per lItalia e per il Veneto
BEPPA RIGONI
Linizio della guerra fredda fra gli Stati membri del Patto Atlantico e
quelli del patto di Varsavia, coincise con la scissione allinterno del
partito socialista: da una parte la corrente minoritaria degli au-
tonomisti di Saragat, dallaltra, quella dei fusionisti di Nenni: luno
filo-occidentale, laltro filo-sovietico. Nacque cos il PSDI, pronto
a collaborare con la Democrazia cristiana a favore di una politica
atlantica. Le sinistre furono escluse dal governo per laccordo fra
De Gasperi e gli americani per il prestito di 100 milioni di dollari:
pi una necessit che una scelta, in linea con lirrigidimento fra i
due blocchi. I principi politici della nuova Carta Costituzionale
(entrati in vigore il primo gennaio 48) furono messi alla prova gi
durante le elezioni di aprile, dove trionf la Democrazia cristiana,
202 che guadagn 5 milioni di voti in pi delle elezioni del 46, mentre il
Fronte Democratico Popolare (formato da comunisti e socialisti), di
milioni, ne perse uno tondo tondo! Fra le cause della batosta, il colpo
di stato comunista a Praga - che accrebbe il timore di una pari
iniziativa da parte del partito comunista in Italia - e lappoggio netto
dato alla DC dal Vaticano e dal clero, che indicarono il voto al partito
cattolico come un dovere per i credenti. Essendo uomo lungimirante,
De Gasperi, come abbiamo visto, chiam al governo anche esponenti
di partiti laici. In politica estera lItalia aveva gi aderito allOECE,
alla CECA e al Consiglio dEuropa e nel 49 entr nella NATO e nella
Comunit Economica Europea.
In quellanno si assistette alla divisione allinterno del sindacato
CGIL in CISL (cattolico) e UIL (repubblicano e socialdemocratico) e
il sindacato unitario, perse irrimediabilmente il potere contrattuale
che vantava precedentemente. Le elezioni del 53 segnarono per la
crisi della DC, cui tocc stavolta di perdere il milione di voti. La
crisi del centrismo fu evidenziata dalle dimissioni di De Gasperi e
dalla successione di governi politicamente instabili: un tormentone
che ci perseguita tuttora!
I governi centristi avviarono una parziale riforma agraria nelle aree
pi depresse del paese, sulla falsariga di quella attivata dal progetto
De Gasperi/Segni del 49, ovvero lesproprio e il frazionamento
delle grandi propriet agricole. La legge, per, assegn ai contadini
solo 1/3 delle terre destinate alla ridistribuzione: ci imped il formar-
si di una classe di piccole aziende a conduzione familiare e divenne
piuttosto strumento di clientelismo. Ben presto, le propriet - scar-
samente produttive - furono abbandonate e inizi il massiccio esodo
Sud/Nord, in concomitanza col boom del 59. Gli stessi governi istitu-
irono la Cassa del mezzogiorno con lintento di una riscossa del
meridione, potenziarono lIRI (Istituto italiano per la ricostruzione)
e crearono lENI (Ente nazionale idrocarburi), facendo diventare di
fatto, lo Stato imprenditore.
204 socialisti si convinsero che poco o nulla si poteva ottenere stando fuori
dalla stanza dei bottoni. Ci fu di fatto la scissione del PSI in PSIUP
e lopposizione del PCI, premiati nel 63 dallaumento del consenso
elettorale. Il vero successo del nuovo governo Moro, durato un anno
fra mille difficolt, fu portare a termine lo Statuto dei lavoratori e
lordinamento regionale (comunisti astenuti).
Nello stesso anno mor a Yalta Palmiro Togliatti, che indic nel suo
testamento politico una nuova via al socialismo: una via pacifica di
accesso al socialismo, che indichi cosa si intenda per democrazia in
uno stato borghese e se sia possibile una progressiva trasformazione
dello stesso dal suo interno. (Palmiro Togliatti - Memoriale di Yalta).
Contro uneventuale partecipazione nel 64 del partito comunista al
governo, fu organizzato un colpo di stato - fallito - passato alla storia
come scandalo del Sifar. Le elezioni del 68 rafforzarono sia il PCI
che la DC, mentre sub il tracollo il nuovo PSU, nato dalla fusione dei
due partiti socialisti. Furono questi gli anni in cui Mariano Rumor
(non potevo non citarlo), punto di riferimento del mondo cattolico
militante vicentino - sua base elettorale sostenuto dal clero, assunse
cariche governative. Gi nel 48 era stato eletto deputato; fu quindi
ministro dellagricoltura nel 59/ 60/ 62 e nel 63 divenne ministro
degli Interni.
Quando Aldo Moro costitu il primo governo di centro-sinistra, alla
guida della DC fu chiamato proprio lui, fino al 68, anno in cui and
a formare tre governi successivi (durati fino al 70). Fu quindi mini-
stro degli Interni con Andreotti, nel 73 e ministro degli Esteri con
Moro, nel 76. Coinvolto e poi prosciolto nello scandalo Lockheed,
vide compromessa la sua carriera politica a causa del tradimento del
suo delfino, Antonio Bisaglia, che detronizz lantico mentore per
divenire leader della regione pi bianca dItalia.
Rumor mantenne il ruolo di senatore a Palazzo Madama fino alla sua
morte, avvenuta nel 1999.
E dietro langolo il 68 il 69 e il 70
Negli anni 50 il Veneto era una delle regioni pi povere dItalia, non a
caso definita Meridione del Nord. Da questa generalizzazione furono
esclusi due soli siti: il porto di Marghera e lAlto Vicentino. La
tradizione artigianale del Veneto e la disponibilit di alcune risorse,
quali lacqua o il caolino per esemplificare, port alla specializza-
zione per settore: il tessile nellAlto vicentino e la produzione delle
ceramiche nel bassanese. Va sottolineato che quasi tutta lossatura
industriale veneta, vicentina in particolare, ruot attorno al settore
tessile e perci fu implementata lindustria meccanica: per tessere
bisognava anche produrre tecnologia ad hoc e fare manutenzione.
Non a caso le aree di Schio Valdagno e Thiene, tuttora pullulano di
aziende altamente specializzate e di nicchia e, malgrado il lungo trend
negativo generalizzato, non hanno mostrato particolari sofferenze.
Dagli anni 50 in poi, si formarono dei distretti di nicchia sia nella
nostra provincia, come: concia (valle del Chiampo), oreficeria
(capoluogo), elettromeccanica e macchine utensili (Alto vicen-
tino), che nel bellunese (occhialeria), nel veneziano (vetro), nel veronese
(marmo e calzature) e nel padovano (strumentistica e pellicceria). Rovigo,
La locomotiva dEuropa
Nel secondo dopoguerra, anche nella nostra regione e nei suoi ca-
poluoghi ci furono gravi questioni legate alla ricostruzione, non solo
residenziale ma anche produttiva, come la riconversione delle
linee di produzione - in particolare nel settore tessile/laniero - che
precedentemente aveva operato per lapparato bellico. Il veneto,
inteso come cittadino, noto per la sua laboriosit, si tir su le mani-
che alla svelta per riprendere un trend di vita normale: il passo dalla
precariet generalizzata a un ritrovato benessere fu breve. Come in
tutta la penisola, il periodo che va dal 1950 al 1963, port anche
qui il cosiddetto miracolo economico. Il boom fu pi marcato nel
Veneto (nel Vicentino in particolare - fenomeno equiparabile solo alle
207
1917: vita
di trincea.
Lo spartito
di Ta-Pum
Il ritornello arriv facilmente sulla bocca delle centinaia di minatori
piemontesi, lombardi e veneti a loro volta occupati ad usare prima
212 polvere da sparo e poi mine per scavare sotto le montagne e realizzare
le famose gallerie ferroviarie: quella del Moncenisio (1857 - 1871) e
pi tardi quelle del Gottardo (1872 - 1882) e del Sempione (1898
1905). (A. V. Savona e M. L. Straniero, I canti della Grande Guerra,
1981, Garzanti).
Il canto venne adattato e ricomposto pi volte e, come vedremo, verr
intonato di continuo anche sui fronti della Grande Guerra, sempre
perch quel ta pum ripetuto pi volte generava appieno la tragica
ossessione inferta prima nelle teste dei cavatori di pietra e dopo in
quella dei soldati dagli spari delle polveri e dagli scoppi dei proiettili.
TAPS (1862),
generalmente chiamato
GO TO SLEEP
brano musicale cantato
dai soldati americani
Contemporaneamente ai moti
rivoluzionari italiani ed europei, nellOttocento si combatteva anche
negli Stati Uniti, perch si dava corso alla guerra di secessione! E
mentre i soldati nordisti marciavano accompagnandosi con i canti
There was an old soldier, When Johnny comes marching home e
con la pi cantata: Glory, glory, hallelujah! (Glory, glory, hal-
lelujah / Glory, glory, hallelujah! his souls marching on!), i sudisti,
a loro volta, andavano alla carica con motivi altrettanto orecchiabili
come Yellow rose of Texas.
In particolare, proprio nellanno fatidico del ferimento di Garibaldi
sullAspromonte (1862), dallAmerica si alzavano strazianti e com-
moventi la musica ed il canto Taps inizialmente chiamato pure
Go to sleep in quanto la musica aveva lo scopo di invitare i soldati
ad un riposo pi duraturo. Infatti al calar della notte i trombettieri
dellUnione invitavano i commilitoni alle luci spente intonando il
motivo (forse derivato da una composizione francese per tromba da-
tata 1809 e preferito dallo stesso Napoleone), chiamato Spegnere
le luci.
CANTI RISORGIMENTALI E NON SOLO - I Parte
218
1) FRATELLI DITALIA viva viva il tricolor,
Fratelli dItalia griderem mattina e sera
lItalia s desta, viva viva il tricolor,
dellelmo di Scipio il tricolor, il tricolor!
s cinta la testa. E la bandiera dei tre colori
Dov la vittoria? sempre stata la pi bella,
Le porga la chioma, noi vogliamo sempre quella,
ch schiava di Roma noi vogliam la libert,
Iddio la cre. noi vogliamo sempre quella,
Stringiamci a coorte! noi vogliam la libert,
Siam pronti alla morte; la libert, la libert!
lItalia chiam. Tutti uniti in un sol fato
Noi fummo per secoli stretti intorno alla bandiera
calpesti, derisi, griderem mattina e sera
perch non siam popolo, viva viva il tricolor,
perch siam divisi. griderem mattina e sera
Raccolgaci ununica viva viva il tricolor,
bandiera, una speme: il tricolor, il tricolor!
di fonderci insieme
gi lora suon. 2a) IL CANTO DEGLI
Stringiamci a coorte! INSORTI (1848), testo
Siam pronti alla morte; di Arnaldo Fusinato
lItalia chiam. Suonata la squilla : gi il grido di
Uniamoci, amiamoci; guerra
lunione e lamore Terribile echeggia per l'itala terra ;
rivelano ai popoli Suonata la squilla : su presto,
le vie del Signore. fratelli.
Giuriamo far libero Su presto corriamo la patria a
salvar.
2) LA BANDIERA DEI TRE Brandite i fucili, le picche, i coltelli,
COLORI, 1848 (autori: Cordi- Fratelli, fratelli, corriamo a pugnar.
gliani DallOngaro) Noi pure l'abbiamo
E la bandiera dei tre colori la nostra bandiera
sempre stata la pi bella, Non pi come un giorno s gialla,
noi vogliamo sempre quella, s nera
noi vogliam la libert, Sul candido lino del nostro
noi vogliamo sempre quella, stendardo
noi vogliam la libert, Ondeggia una verde ghirlanda
la libert, la libert! d'allr:
Tutti uniti in un sol fato De' nostri tiranni nel sangue
stretti intorno alla bandiera codarde
griderem mattina e sera E' tinta la zona del terzo color.
CANTI RISORGIMENTALI E NON SOLO
219
di G. Verdi
Suona la tromba: ondeggiano Sar l'Italia - e tremino
le insegne gialle e nere. gli ignavi e gli oppressori
Fuoco! perdio, sui barbari, Suona la tromba e fervono
sulle vendute schiere. d'ardore i nostri cori:
Gi ferve la battaglia Dio pugner col popolo
al Dio dei forti, osanna! Curvate il capo, o genti,
le baionette in canna la speme dei redenti,
giunta l'ora di pugnar! la nuova Roma appar.
Non deporrem la spada Non deporrem la spada
non deporrem la spada, .
finch sia schiavo un angolo Noi lo giuriam pei martiri,
dell'itala contrada. uccisi dai tiranni,
Non deporrem la spada pei sacrosanti palpiti,
non deporrem la spada, compressi in cor tant'anni,
finch non sia l'Italia e questo suol che sanguina
una dall'Alpi al mar. il sangue degli eroi,
Avanti.!... Viva Italia, al cielo, ai figli tuoi
viva la gran risorta: ci sia solenne altar.
se mille forti muoiono, Non deporrem la spada
dite, che ci? Che importa
se a mille a mille cadono
trafitti i suoi campioni? 4) ADDIO DEL
Siam ventisei milioni VOLONTARIO (1848)
e tutti lo giurar: di Carlo Alberto Bosi
Non deporrem la spada Addio, mia bella, addio,
.. l'armata se ne va;
Sar l'Italia. Edfica se non partissi anch'io
su la vagante arena sarebbe una vilt !
Chi tenta opporsi, miseri, Non pianger, mio tesoro,
sui sogni lor la piena forse ritorner;
Dio verser del popolo! ma se in battaglia io moro,
Curvate il capo o genti: in ciel ti rivedr.
la speme dei redenti, La spada, le pistole,
la nuova Roma appar. lo schioppo l'ho con me;
Non deporrem la spada allo spuntar del sole
. io partir da te.
Fin che rimanga un braccio Il sacco preparato,
dispiegherassi altera, sull'omero mi sta;
segno ai redenti popoli, son uomo e son soldato;
la tricolor bandiera. viva la libert !
che, nata tra i patiboli, Non fraterna guerra
terribile discende la guerra ch'io far
fra le guerresche tende dall'italiana terra
CANTI RISORGIMENTALI E NON SOLO
220
grava l'Italia ancor ritorni qual era la terra
io vado in Lombardia dell'armi!
incontro all'oppressor. Di cento catene le avvinser la
Saran tremende l'ire, mano,
Grande il morir sar ! ma ancor di Legnano sa i ferri
Si mora: un bel morire brandir.
morir per la libert Bastone tedesco l'Italia non doma,
Tra quanti moriranno non crescono al giogo le stirpi di
forse ancor io morr; Roma:
non ti pigliare affanno, pi Italia non vuole stranieri e
da vile non cadr. tiranni,
Se pi del tuo diletto gi troppi son gli anni che dura il
tu non udrai parlar, servir.
perito di moschetto
per lui non sospirar. 3. Le case d'Italia son fatte per noi,
Io non ti lascio sola, l sul Danubio la casa de' tuoi;
ti resta un figlio ancor; tu i campi ci guasti, tu il pane
nel figlio ti consola, c'involi,
nel figlio dell'amor. i nostri figlioli per noi li vogliam.
Squilla la tromba Son l'Alpi e tre mari d'Italia i con-
l'armata se ne va: fini,
un bacio al figlio mio; col carro di fuoco rompiam
viva la libert ! gli Appennini:
distrutto ogni segno di vecchia
5) CANZONE ITALIANA" frontiera,
(1858) o Inno di Garibaldi. la nostra bandiera
Si scopron le tombe, si levano i per tutto innalziam.
morti Refrain.
i martiri nostri son tutti risorti!
Le spade nel pugno, gli allori alle 6) LA BELLA GIGOGIN
chiome, (1858), compositore Paolo Giorza
la fiamma ed il nome d'Italia Rataplan! Tamburo io sento
nel cor: che mi chiama alla bandiera.
corriamo, corriamo! S, giovani Oh che gioia, oh che contento,
schiere, io vado a guerreggiar.
s al vento per tutto le nostre Rataplan! Non ho paura
bandiere delle bombe e dei cannoni:
S tutti col ferro, s tutti col foco, io vado alla ventura,
s tutti col nome d'Italia nel cor. sar poi quel che sar.
Refrain: Oh, la bella Gigogin,
Va' fuori d'Italia, col tromilerillellera,
va' fuori ch' l'ora! la va spasso col so' spincin,
Va' fuori d'Italia, col tromileriller!
va' fuori o stranier! Di quindici anni facevo all'amore...
CANTI RISORGIMENTALI E NON SOLO
Dghela avanti un passo, Pugn con Garibaldi,
delizia del mio core! e basti questo!
221
A sedici anni ho preso marito... Labbiam deposta,
Dghela avanti un passo, la Garibaldina
delizia del mio core! allombra della Torre a San Miniato
A diciassette mi sono spartita...
Dghela avanti un passo, 8) GARIBALDI
delizia del mio cor! FU FERITO
La ven, la ven. Garibaldi fu ferito
fu ferito ad una gamba
7) LA GARIBALDINA (1862), Garibaldi che comanda
testo Francesco Dell'Ongaro, Che comanda il battaglion
musica G. Verdi Mamma non piangere che ora di
Labbiam deposta, la Garibaldina partire
allombra della Torre a San Miniato vado alla guerra per vincere
con la faccia rivolta alla marina o morire
perch pensi a Venezia, se vincer, che bandiera prender?
al lido amato. se perder il capo di battaglia
Era bella, era bionda, rester
era piccina hanno vinto i bersaglieri
ma avea un cuor di leone e dai con la piuma sul cappello
soldato. c davanti il colonnello
Labbiam deposta, e lo vogliamo lo vogliamo fucilar!
la Garibaldina
allombra della Torre 9) A FERRO E FUOCO
a San Miniato. GARIBALDINI (1860).
E se non fosse che era nata donna Il dardo tratto, di terra in terra
Portaria le spalline e non la gonna suona l'allegro squillo di guerra;
e poserebbe sul funereo letto l'Italia sorta dall'Alpi al Faro,
con la medaglia del valor sul petto. e vuol col sangue che l' pi caro
Ma che fa la medaglia e tutto il segnar le tracce dei suoi confini.
resto? Al nostro posto, Garibaldini!
Refrain:
222
come valanga di gioghi alpini. E il cappello (berretto) che noi
A ferro freddo, Garibaldini! portiamo, quello l'ombrello di noi
Refrain: alpin (di noi sold).
4. Pochi, ma buoni. L'Italia affronta E tu biondina, capricciosa,
le avverse squadre, ma non le garibaldina trullal,
conta; tu sei la stella, tu sei la stella
come i Trecento devoti a morte, E tu biondina, capricciosa,
che della Grecia mutar la sorte, garibaldina trullal,
marciam compatti, feriam vicini. tu sei la stella di noi sold.
A ferro freddo, Garibaldini! E le giberne che noi portiamo, son
Refrain: portacicche, son portacicche,
5. Poveri e ricchi, dotti ed ignari, E le giberne che noi portiamo son
dinanzi al fuoco, tutti siam pari. portacicche di noi alpin (di noi
Pari nel giorno del gran conflitto, sold).
saremo pari dinanzi al dritto. E tu biondina, capricciosa
Siamo soldati, ma cittadini. E lo zaino che noi portiamo, quello
A ferro freddo, Garibaldini! l'armadio, quello l'armadio (l
Refrain: la dispensa),
6. Oggi guerrieri, doman colni; E lo zaino che noi portiamo,quello
senza medaglie, senza galloni! l'armadio (l la dispensa) di noi
Giurammo a Italia la nostra fede; alpin (di noi sold).
la libertade ci fia mercede, E tu biondina, capricciosa
come agli antichi padri latini. E la gavetta che noi portiamo, la
A ferro freddo Garibaldini. cucina, la cucina (l il lavandino),
Refrain. E la gavetta che noi portiamo la
cucina (l il lavandino) di noi alpin
(di noi sold).
10) LA STELLA E tu biondina, capricciosa
DEI SOLDATI (1866). E la boraccia che noi portiamo, la
Bella bambina, cantina, la cantina,
capricciosa garibaldina, E la boraccia che noi portiamo la
tu sei la stella, cantina di noi alpin (di noi sold).
tu sei la bella di noi sold. E le fasce che noi portiamo, son
Tu sei bambina, parafanghi, son parafanghi,
bella bionda garibaldina; E le fasce che noi portiamo son
tu sei la bella, parafanghi di noi alpin.
tu sei la stella di noi sold E tu biondina, capricciosa
E le scarpette che noi portiamo,
son le barchette, son le barchette,
11) LA RIVISTA DEL E le scarpette che noi portiamo
CORREDO/ son le barchette di noi alpin (di noi
DELLARMAMENTO/E LE sold).
STELLETTE E tu biondina, capricciosa
E il cappello (berretto) che noi por- E il fucile che noi portiamo, la
CANTI RISORGIMENTALI E NON SOLO
223
difesa di noi alpin. stelle, sotto il cielo /
E tu biondina, capricciosa Il giorno finito. E' stato il sole
E le stellette che noi portiamo, son di laghi, colline, dai cieli. Va tutto
disciplina, son disciplina, bene. Riposo, protetto, Dio vicino.
E le stellette che noi portiamo La luce fioca offusca la vista, e la
son disciplina di noi alpin (di noi stella adorna il cielo. Brillante luce
sold). dal cielo, si avvicina il tramonto.
E tu biondina, capricciosa Grazie e lode per i nostri giorni
sotto il sole, delle stelle, sotto il
Naturalmente ogni soldato o cielo. Quindi andiamo, questo lo
reparto che sia, ha fatto altri sappiamo, Dio vicino / Mentre
adattamenti al testo, questi i pi andiamo, questo sappiamo /
conosciuti: Dio vicino).
224
Passa la ronda. Viva la ronda: la montagna a s ci vuole,
Viva lItalia, la libert! chiamai! gli echi, attende il sole
Fischiano i venti, la notte nera, il possente nostro Hurr!
Batte la pioggia sulla bandiera; Su la roccia che risuona
Che sia bonaccia, che sia procella, calmo ascende il passo ardito;
Saldo rimango di sentinella... solo squilla sul granito
Zitti, silenzio! Chi passa l? lo scarpone dell'alpin!
Passa la ronda. Viva la ronda: Giovinezza, giovinezza
Viva lItalia, la libert! primavera di bellezza
nella vita e nell'ebbrezza
E le stellette il tuo canto squiller
E le stellette che noi portiamo Su le vette, tra le nubi
son disciplina, son disciplina; su le creste, inesplorate,
e le stellette che noi portiamo de le nevi immacolate
son disciplina per noi sold. splende intorno la maest.
Nel silenzio prodigioso
E tu biondina capricciosa che sa l'aquila soltanto
garibaldina trullall, fiero scatta il vostro canto
tu sei la stella, tu sei la stella; saldo figlio del valor.
e tu biondina capricciosa Giovinezza, giovinezza
garibaldina trullall, primavera di bellezza
tu sei la stella di noi sold. nella vita e- nell'ebbrezza
il tuo canto squiller.
E le scarpette che noi portiamo
son le barchette, son le barchette;
e le scarpette che noi portiamo
son le barchette di noi sold.
E tu biondina capricciosa
garibaldina trullall,
tu sei la stella, tu sei la stella;
e tu biondina capricciosa
garibaldina trullall,
tu sei la stella di noi sold.
226
partirono con il mandato
imposto dalla cartolina
precetto, che era so-
lamente alternativa alla
terribile renitenza alla
leva, una scelta che por-
tava alla carcerazione;
partirono impacchettati
in una divisa di ruvido
panno, giberne, elmetto,
mantellina, scarpe e fa-
sce nelle gambe, mentre
gli stivali erano per gli
ufficiali.
Si pu morire in guerra:
sul campo, sui carrarma-
ti, sulle navi, sugli aerei.
Ma il ricordo pi strug-
gente va al sacrificio su-
premo di centinaia di
migliaia di soldati italia-
ni, giovani ragazzi che
saltavano fuori dalle trin-
cee, a ondate successive, sotto il fuoco del nemico per conquistare un palmo
di terra, subito perso e poi nuovamente da riconquistare.
Battaglia che lasciava sul campo migliaia e migliaia di morti con la faccia nel
fango, a pochi metri dalla trincea dalla quale erano emersi al grido di Avanti
Savoia e subito colpiti in fronte, e ancora in fronte colpiti se tentavano di
voltarsi indietro: colpiti comunque. (Un soldato ferito, a met del campo,
gridava aiuto. Uscirono in tre per recuperate il soldato e furono uccisi. Nel
silenzio, dopo le fucilate, il soldato gridava ancora aiuto).
La guerra guerra, ed una disgraziata situazione, uno scontro tragico fra
uomini uguali ma distinti da appartenenze storiche e sociali e da apparte-
nenze artificiali, mostrine e fregi, create dai belligeranti.
Cessate le tragiche imprese, restano i numeri dei caduti, dei feriti, dei disper-
si, dei prigionieri, coloro che non perirono al fronte ma poi patirono pene
orrende, fame nera, pane e farina scura. La fame: che per molti fu letale.
Tanti militari, soldati e ufficiali, furono fucilati per renitenza e per deci-
mazione. Questultima considerazione ancora pi amara, inquietante e
carica di tristezza.
I
PINO DATO
Foto: Stefano Ferrio (Vicenza, 1956) scrive per il "Giornale di Vicenza" Il Ve-
nerd di Repubblica, e ha scritto per "Il Gazzettino", "l'Unit", "Diario". Ha inse-
gnato Storia della radio e della televisione all'Universit di Padova. Collabora con
Quaderni Vicentini.Ha pubblicato Calcio a due (con Antonio Stefani per Galla
Editore) Il profumo del diavolo (Marsilio, 2004), Impressioni di settembre (Aere-
ostella, 2010), La partita (Feltrinelli, 2011), Fino all'ultimo gol. Una squadra, un
torneo, la storia del calcio (Feltrinelli, 2014), e infine Lo spareggio (Nutrimenti,
2015). la voce narrante della Paltan Blues Band.
Una compagna lucente, folgorante, ma imprendibile. Un sogno che il no-
stro Angelo, finito il Pigafetta, e affrontata la vita delle cose che contano,
sposato felicemente, padre di un paio di
figli, imprenditore di successo di pro- 229
filati tubolari il cui metraggio prodotto
nel tempo superiore alla lunghezza
dellequatore e che sarebbe in grado di
raggiungere se non la luna, almeno una
stazione orbitante a met strada, non ha
mai dimenticato.
230 i pensieri che attraversano come folgori la mente di Angelo, a farci capire
come quel desiderio grande e inappagato di quando eravamo poco pi che
ragazzi sia rimasto in circolo, abbia trovato il suo habitat nel nostro sistema
venoso e non ci abbia pi lasciati. Le frustrazioni dellambiente religioso,
dellambiente sociale, bigotto, le umiliazioni di un latino intraducibile e
rompicoglioni (quellexercitus, il cui genitivo, per ragioni insondabili, era
uguale al nominativo) il compagno di classe pi furbo (quel Momi Bertacche
che sapeva tutto lui) e, soprattutto, quella deliziosa venere di nome Beatrice
che rimasta in circolo, inappagante, per quarantanni, potevano trovare
soluzione mistica (e fisica) in un colpo solo.
In unepoca ormai lontana dalle frustrazioni della formazione. In unepoca
in cui il fascino era sempre quello e si librava agli sguardi perfino con pi
scioltezza. In unepoca in cui tutti i lacci e lacciuoli potevano essere rimossi,
c il dilemma. Beatrice Baggio, commercialista, pi bella di prima, dal seno
florido, ammiccante, dice ad Angelo: Va bene, domenica alle quattro. Da
me.. Il Paradiso dantesco, cos al confronto? Una costruzione artificiale.
Un libretto di buone intenzioni. Un poema per allocchi. Il Paradiso questo,
qui. Ritrovare la propria Beatrice in carne e ossa dopo quarantanni. A
casa mia. Alle quattro. Trasformare il sogno di una vita in realt. Andare,
finalmente, in tromba. Alle quattro, domenica. Proprio quando i biancobl
devono incontrare gli odiati nemici del Castello per lo spareggio finale: quello
che designer la promozione dellamata squadra nella serie professionistica.
Una nube si accalca su entrambe le parti cerebrali del nostro Angelo. Beatrice
o i biancobl. In gol o in tromba?
Essendo stato il calcio parte non trascurabile della mia vita (e di quella di
Stefano Ferrio) il dilemma ha una sua deliziosa, se vogliamo letteraria, parte
di ambiguit. Nel senso che, psicanaliticamente parlando, il dilemma non
sussiste. Tutti sanno che una partita di calcio una metafora. Gianni Brera,
Stefano lo sa meglio di me, ne ha costruito articoli straordinari che sono
piccoli incastri poetici di scrittura inimitabile (e inimitata). Il gol, ha scritto
Brera, come un orgasmo. Viene come un orgasmo. un fulmine. Un lampo.
Una conclusione accecante. Un piacere che, se vogliamo, non ha nulla a che
vedere con il tragitto che lo ha prodotto. Per questo chi tiene la palla troppo
(il famoso titic titoc che Brera ridicolizzava e che adesso sembra diventato
vangelo) uccide la gioia suprema del calcio che il gol, ovvero lorgasmo.
Lunione perfetta, gioiosa, la palla dentro, che scuote il traguardo, la rete.
Non voglio divagare. Il dilemma di Angelo, se vogliamo, un falso dilem-
ma. E infatti il lettore lo capisce alla fine (che non racconter, ovviamente).
Sia BB che i biancobl, in un certo senso, erano la stessa cosa. questa la
fortuna del calcio, in fondo: continuare a imitare la vita, ad esserne una 231
metafora perfetta.
Non ho raccontato il romanzo. I personaggi sono tanti, tutti molto vicentini,
tutti a loro modo pieni di problemi attuali, contemporanei, e di legami con
il passato, calcistico e no. Tutto avviene, in questo mirabile lavoro di Stefa-
no Ferrio, attorno ai novanta minuti dello spareggio. Minuto per minuto,
intervallo compreso, non solo Angelo e la sua Beatrice, ma anche i vari
Nicola, Sasha, Hector Saviotti (il giocatore argentino dei biancobl), Tilde
(la bigliettaia del Menti) e qualche altro, intrecciano i loro pensieri rapiti
attorno a quella partita che sembra rappresentare la summa teologica delle
loro vite, e lo fanno con leggerezza, imprecando, urtandosi, bestemmiando,
accarezzando sogni impossibili.
tutta una fauna umana variegata e molto mobile che fa acquistare al tema
principale del romanzo, quel filo conduttore famoso, un clima bizzarro e
picaresco. Parlandone con Stefano Ferrio gli ho detto che mi faceva venire
in mente i personaggi picareschi di un paio di romanzi del primo Steinbeck,
quelli che forse i giovani doggi non leggeranno pi, come La Battaglia e La
Corriera Stravagante. Facendo questo paragone mi sono anche chiesto se
queste vicende, narrate con leggerezza e scioltezza da Ferrio, potrebbero
appartenere a qualche mondo diverso da quello nostrano, vicentino. Ho
limpressione di no. Per questo consiglio ai vicentini di leggerlo. Si ritrove-
ranno. Attorno ai sogni impossibili delle loro BB e attorno al calcio di una
squadra, i biancorossi stavolta, non i biancobl, che ha svolto un ruolo non
insignificante, anzi particolarmente significativo, nelle loro vite dellultimo
settantennio. Per il domani, chiss.
LALTOPIANO
Premio di letteratura
232 della montagna Mario Rigoni Stern
La premiazione per il 2016 si
tiene a Riva del Garda - purtroppo
nei giorni in cui la nostra rivista
va in stampa, per cui la relazione
dellevento sar pubblicata in se-
guito. Unica notizia certa, il nome
del vincitore: Antonio Ballerini,
sconosciuto insegnante fiorentino,
con la sua opera prima: Memorie di
cristallo. Non essendo il volume in
vendita se non a premiazione avve-
nuta, stato impossibile entrare in
possesso di una copia. Ad majora...
Legambiente
Altopiano 7 Comuni
Battesimo ufficiale per la neonata sezione Legambiente Altopiano
7 Comuni venerd 25 marzo. Primo incontro fra i soci allo scopo
di conoscersi, confrontarsi e stilare i programmi futuri di tutela del
territorio. Liniziativa nata grazie allinteressamento della collega e
amica Valentina Dovigo (past-President a Vicenza), che ha messo in
contatto il gruppo 7 Comuni col direttivo pi vicino geograficamente,
quello di Schio/Valleogra.
233
attenzione data allevento dai Media nazionali.
Il primo incontro fra soci altopianesi aveva lintento di conoscersi,
confrontarsi ed iniziare a studiare strategie di tutela del territorio ed
educazione ambientale, coinvolgendo le scuole locali.
Giusto per: finora non era mai stata attivata unassociazione per la
tutela ambientale in Altopiano
Tavolo territoriale
Premetto che un nervo scoperto, un argomento da trattare con le
pinze. Il Tavolo, presentato ufficialmente con grande pompa nel
febbraio 2015 al teatro Millepini di Asiago - per espressa volont degli
8 sindaci (lottavo il comune di Conco che si staccato anni fa da
quello di Lusiana) - stato consegnato - giusto per togliersi la patata
bollente, nelle mani di cittadini comuni e portatori dinteresse, cui
stato delegato il compito di progettare il futuro turistico dellarea.
Con la scusa di non interferire con le scelte bottom up, abortito
spontaneamente - o forse fatto abortire - dopo un anno. Ne parlo con
cognizione di causa perch vi ho presenziato seduta dopo seduta, oc-
casioni in cui ho avuto pi volte modo di toccare con mano, che non vi
alcuna volont di cambiamento dello statu quo. Il titolo della bozza
allegata, tanto per dirne una, indica una proposta che va in direzione
opposta a quanto stabilito dalla legislazione europea. Tutti i territori
confinanti con la nostra area (dalla Lessinia allAlpe Cimbra ai terri-
tori del Brenta), si sono consorziati sotto un unico marchio darea
(conditio sine qua non, posta dallEuropa per poter accedere ai fondi
europei con progetti unitari - quali interlocutori accreditati). In ballo
non pi singole localit, ma intere comunit: le cosiddette comunit
di vallata: vedi in Toscana - le Cinque terre per fare un esempio, o
in Trentino Alto Adige: Val di Fiemme, Val Pusteria, Val Badia.
Perfino la minuscola vallata recoarese si sta orientando in tal senso...
Bozza OGD
Altopiano di Asiago 7 Comuni
Ma noi, no! Anzi: ognuno per la sua strada, e questo a discapito dei co-
muni periferici, che gi soffrono per lo slegocentrismo del capolougo,
che ha proposto un OGD (Organizazione di Gestione della Destina-
zione Turistica), che ancora tutta da vedere sia nell impostazione
che nei suoi obiettivi. Il timore forte che vengano cancellati 7 secoli
di storia comune: la Magnifica Reggenza dei 7 Comuni si trasfor-
merebbe in un mai sentito nominare in tutta la storia del territorio:
Altopiano di ASIAGO 7 comuni, assieme a Gallio. Ma la si chiami
LALTOPIANO
Meteo - montagna
Natale con la bici Pasqua con gli sci!
QV RITRATTI 235
GIORGIO LA PIRA
UNA POLITICA
PER LUOMO
Politico di tempi diversi, Giorgio La Pira va riscoperto
a maggior ragione oggi, in cui sembra totalmente mancare
la politica del servizio e della carit. Del tutto alieno alle
logiche provinciali e localistiche, stata, la sua,
una personalit intellettuale e morale che ha saputo
tessere i fili di una fraternit mondiale
MARIO PAVAN
Giacomo Lercaro a Bologna nei tempi del Concilio Ecumenico Vaticano II),
Giorgio La Pira resta ancora oggi il sindaco santo.
Sindaco di Firenze ma anche padre costituzionalista dal 1946 al 1948, dopo
essere sfuggito ai fascisti, deputato, figlio della povert di San Francesco
(a Firenze viveva in una celletta del convento domenicano di San Marco),
Giorgio La Pira dona ancora a tanti giovani lesempio di cosa voglia dire
davvero fare politica in nome del bene comune, sulla scia della conce-
zione di tanti uomini e donne della nostra storia repubblicana.
A Firenze fonda la San Vincenzo dei gruppi culturali e laureati, la messa
dei poveri, incrementa coraggiosamente lidea della giustizia con la scelta
di piani urbanistici dove trovano spazio adeguato le case per i ceti popolari
e, nel contempo, sempre pronto alle chiamate per il partito che lo vuole
impegnato e attivo, quella Democrazia Cristiana, che egli critica e ama in
maniera lucida e sempre senza compromessi.
In anni duri di guerra fredda, specialmente nel periodo dal 1960 al 1973,
si spende, in prima persona, in colloqui e missioni di pace a Mosca e so-
prattutto ad Hanoi , la terra dei vietcong valorosi, combattenti per la libert 237
e lindipendenza del loro Paese, prima occupato dai francesi e dopo dagli
statunitensi.
Proprio Giorgio La Pira riuscir a promuovere a Roma la conferenza di
pace per una conclusione duratura e concreta alla guerra in Viet Nam,
persa dagli USA.
Incontra capi di stato africani, europei, statunitensi , asiatici tra cui : Nasser,
Kennedy, Kruscev, Ho Chi Min, Abba Eban, Ciu En Lai, Senghor, De Gaulle
senza mai avere nessun timore nel proporre la via della pace, sullinsegna-
mento di personaggi come Gandhi e pontefici come Giovanni XXIII e
Paolo VI, amici personali ai quali tanto legato e ai quali risponde sempre
con generosit ai loro appelli per dar vita ad importanti decisioni, dato che
da tutti i nostri politici ritenuto persona credibile, onesta e vera. Ottiene
sostegno da importanti dirigenti di partiti come il PSI e il PCI e da quello
che si diceva un tempo, in gergo, larco costituzionale.
Giorgio La Pira ancora pi che mai attuale oggi, in un mondo come il no-
stro, sempre pi piccolo e che necessita di una citt delluomo cosmopolita
dai grandi valori della libert e della giustizia che trovano risposta
in un impegno comune tra credenti e non credenti.
Il laico del Concilio Ecumenico Vaticano II Giorgio La Pira stringeva rap-
porti pure con la municipalit di Fez, citt marocchina dellIslam. In questa
citt, una delle citt imperiali di un Paese importante dellAfrica bianca,
ora dalle grandi aspettative e speranze, nonostante un periodo di tensione
che si sta purtroppo allungando, si trova una via denominata via Firenze.
E il sindaco di Firenze, fino a qualche anno fa, ora attuale capo di governo,
Matteo Renzi, aveva svolto proprio i suoi studi su questo suo grande pre-
decessore. Nel suo studio si trovava infatti una bella immagine di Giorgio
La Pira. Dovrebbe ricordarsene di pi il presidente del Consiglio!
Ma dovrebbe diventare pure una speranza per una politica davvero a favore
di tutti, con il cittadino al centro, privilegiando soprattutto il pi debole,nelle
scelte di una giustizia possibile.
In definitiva, anche la nostra Vicenza e tutto il suo territorio potrebbero
conservare in La Pira un punto di riferimento. sufficiente, come si diceva
un tempo, la volont politica per agire immediatamente. Tra la gente e
con la gente. E per concludere, doveroso dire che a Bassano del Grappa
Giorgio La Pira non dimenticato, anzi, ogni anno, senza clamori, viene
commemorato da un gruppo di amici che si riconoscono nella sue scelte e
nelle azioni che ha lasciato in eredit.
238 QV UN LIBRO
IL CONCILIO
CINQUANTANNI DOPO?
NON FINITO
Un bel libro di Aldino Cazzago si propone una verifica attuale
e importante: se e come, nella vita della Chiesa italiana,
gli insegnamenti conciliari si sono fatti mentalit e stile di azione
pastorale: nelle strutture diocesane e parrocchiali, nel clero
e nei laici, nel rapporto con le altre religioni e con la societ
CLAUDIO GIRARDI
Per limitarci ad un solo esempio che renda conto dei frutti di questo in-
contro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo, oggi, per descrivere la
realt della Chiesa si dice che essa popolo di Dio e non pi una societas
perfecta come si faceva fino alla
met del secolo scorso. Il cambia-
mento operato, oltre ad offrire una
migliore intelligenza della natura
della Chiesa stessa, dice molto del
suo nuovo modo di rapportarsi alla
A
societ
giudizio di non pochi storici una compiuta recezione
che
del laossiacirconda
Concilio, la sua consapevole e allain realt
traduzione
viva per la Chiesa necessita di un arco di tempo quantificabile
storia
in cui2015.essa
in pur sempre immersa.
cinquantanni, quelli appunto che ricorrono in questo
I saggi raccolti nel presente volume sono stati scritti per
Altrimenti detto:
rispondere, ognuno secondo la Chiesa
la propria prospettiva,non
fondamentale desiderio: capire come e in che modo alcuni degli
a un solovive
chiusa, accanto,
insegnamenti del Concilio sonoostatipeggio, al nella
recepiti e poi tradotti
vita della Chiesa italiana. Al posto dei temi scelti, la santit, il
mar-
gine laicato,
dei il popoli, perch
catecumenato, i movimenti in
e larte sacra,
potuto optare per tematiche pi generali e onnicomprensive
siquanto
sarebbe
popolo
come ladi Dio
Chiesa, la Parola vive
di Dio e lae prende
liturgia forma
per poi rintracciare
le tappe fondamentali della loro crescita e presenza nelle diverse
nei diversi
Chiese locali o popoli
particolari. Ma la della
selezione dei terra;
temi stata fattavive
nella consapevolezza che il loro studio, anzich chiudere la
in essi
visuale,per testimoniare
lascia intravvedere
loro orizzonte.
lastanno
temi che stavano e tuttora bont,
al
240
La Primavera della Chiesa
LITALIANA IN ALGERI
NOZZE COI FICHI SECCHI
IN RIVA ALLARNO
La tradizione prestigiosa del Maggio Fiorentino non
sembra per ora trovare nella nuovissima e avveniristica
Opera di Firenze il terreno fertile migliore
per perpetuarsi. Il sovrintendente, gi commissario,
tuttora sommerso dai debiti. La qualit ne risente.
Anche unopera rossiniana di gran classe come
LItaliana vola basso: un vero peccato
ALBERTO MILESI
pag 195, riga 9/10/11: alcune date sono il bluette, altre in nero...
QV ARTE 247
GIANGIACOMO GABIN
248
ruotare su se stessi
stando col tallone del
piede destro sui
genitali del toro
ritratto a mosaico
entro lo stemma della
citt di Torino
sul pavimento
dell'Ottagono della
galleria Vittorio
Emanuele di
Milano,
porti fortuna.
prima della chiusura fissata (ahim per gli amici pigri o meno fortunati),
per il 21 febbraio.
La mostra, credo mai pi ripetibile, era del grande, anzi grandissimo,
Francesco Hayez (Venezia 1791- Milano 1882) allestita negli spazi delle
Gallerie dItalia in Piazza della Scala.
Mi stavo dimenticando di dire - e sarebbe stata una grave mancanza - che
la mia amica Rita Maggi, lavorando in banca, forse impietosita per i miei
miseri risparmi, mi ha regalato i biglietti della mostra. Parler poi, sempre
con discrezione, della mostra, perch, come ho precisato altre volte, tutto
voglio essere meno che un critico darte.
251
Sotto la guida di Canova
256 potranno ospitare uno (o pi) registi in casa propria per una o due
notti con la formula Ospita un regista, gi sperimentata da altri
festival in Italia.
Working Title Film Festival si rivolge anche alle nuove genera-
zioni: in un paio di mattine gli studenti di alcune scuole superiori (fra
cui listituto Lampertico) avranno lopportunit di vivere in prima
persona il festival, con una programmazione ad hoc (una selezione
di alcuni dei film targati WTFF) e dei momenti formativi, con linte-
razione dei registi che terranno anche delle brevi lezioni, in esclusiva
per il giovane pubblico.
Un Festival modulare
projects/7542-working-title-film-festival).
La campagna accompagnata da un video, interpretato dallattore
Davide Dolores, che ironizza sul mondo del lavoro precario e sulla
scarsa considerazione riservata ai lavori creativi e intellettuali.
La stessa ironia si ritrova nelle ricompense che il festival offre a chi
lo sosterr donando attraverso la piattaforma Eppela: contratto a
tempo indeterminato per chi dona 100 euro o pi, a tempo determi-
nato per chi ne d 50, Partita Iva per 30 euro, e poi, scendendo di
quota, un modesto Co.co.co. per chi offre 20 euro, collaborazione
occasionale in cambio di 15 euro, stage come ricompensa per 10
euro e infine lavoro nero, per chi dona 5 euro.
Uscendo dallo scherzo, le ricompense per chi sostiene il festival sono
reali: biglietti e abbonamenti alle proiezioni durante i 5 giorni di
Working Title Film Festival, t-shirt e borsette di tela personalizzate,
oltre al ringraziamento sul sito: www.workingtitlefilmfestival.it e
sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/WorkingTitle-
FilmFestival/ dove il programma completo sar annunciato verso
la met di aprile.
Marina Resta
Giulio Todescan
NOTIZIE SUGLI AUTORI
258 CIRO ASPROSO. Responsabile commerciale e della sicurezza in unimportante azienda
del Vicentino. Ha una lunga esperienza politica legata a Vicenza e ai suoi problermi alle
spalle. Consigliere di Circoscrizione dal 1985 al 1990 e dal 1990 al 1992. stato presidente
della circoscrizione 5 dal 1992 al 1995 e consigliere comunale di Vicenza, per i Verdi, dal 1995
al 2008. Nella sua attivit politica ha sempre approfondito temi connessi alla salvaguardia
dellambiente, del territorio e alla qualit della vita.
Giovanni Bertacche. Avvocato del Foro di Vicenza. Amante della storia di Ignago, dove
nato. Ha scritto Il curato di Ignago e, della Madonna delle Grazie sul colle Zovo, dove ha
conosciuto Edo Parise, ha scritto Chiesa senza confini. Per Monteviale, dove stato sindaco,
ha pubblicato Terre False (La tragedia di Monteviale 1943-1945). Per Vicenza: fondando
l'associazione Vicenza In Centro ha inteso dare un progetto alla 'bella addormentata' e ali-
mentare in giovani e vecchi l'amore per la citt pi 'bella' del mondo. Ha lanciato l'iniziativa
dell'Universit Internazionale di Architettura Andrea Palladio.
Toto Cacciato nato ad Agrigento, dove attualmente vive, ha vissuto oltre trentanni
a Vicenza, dove ha insegnato materie artistiche. Giornalista pubblicista, ha collaborato con
quotidiani e riviste a tiratura e distribuzione nazionali. Si dedica alla pittura praticamente
da sempre. La sua attivit espositiva ha acquistato rilevanza dagli anni 70, con allestimenti
in personali e in qualificate collettive e pubbliche istituzioni. Periodicamente ritorna alla
fotografia: sua la mostra Architettura e Paesaggio nella Valle dei Templi. Attualmente si
dedica alla video-arte e ai documentari Pirandello di Girgenti.
Carmelo Conti. Architetto, libero professionista. Promotore della ricerca, del rilievo e
del restauro delle Edicole Religiose del centro storico per conto del Comune di Vicenza. Rilievi
cinta muraria e bastioni di Verona, rilievo Arche scaligere di Verona, rilievi mastio e ponte diga
visconteo di Valeggio sul Mincio per conto della Sopr. BB. AA. AA. di Verona. Rilievo, inter-
venti salvaguardia e definizione sito archeologico (pareti graffite) Val dAssa, per conto della
Sopr. Archeologica per il Veneto, Padova. Pubblicazioni: Edicole religiose nel centro storico di
Vicenza. Comune di Vicenza, 1990; Chiesa di San Pietro Apostolo in Vicenza. Storia Fede Arte.
AA.VV. Vicenza,1996; Chiesa di San Giacomo Maggiore detta dei Carmini in Vicenza, AA.VV.
Vicenza, 2007. Il Giardino Salvi di Vicenza. Il patrimonio scultoreo del Giardino Valmarana-
Salvi, AA.VV. Comune di Vicenza, 2013. In elaborazione (p.c. Associazione Industriali Vicenza,
sez. Edili): Storia delledilizia e degli edili vicentini dal 1500 ad oggi.
Pino Dato. laureato in economia, lettere, filologia e letteratura italiana, a Ca' Foscari.
Pubblicista dal 1973, ha fondato e diretto per oltre 35 anni "Il Sospiro del Tifoso". Ha pub-
blicato molti libri, fra i quali Dimenticare Vicenza? (due edizioni, 1983, 2011), Un laccio al
cuore (romanzo), Quasi erotica (poesie), Onisto, un vescovo pastore nella sacrestia dItalia
(con Fulvio Rebesani), Vicenza, la citt incompiuta (con Fulvio Rebesani), Vicentinit (il ma-
noscritto ritrovato), Lultimo antiamericano (Goffredo Parise e gli Usa, dal mito al conflitto).
259
Giangiacomo Gabin nato a Precenicco (Udine) nel 1939. Professionista apprezzato
nel campo delle assicurazioni, si sempre dedicato con passione alla pittura. Predilige la pit-
tura en plein air. Nello studio invece, dipinge i suoi sogni,sempre ispirati alla natura. Vive
e lavora a Vicenza.
Claudio Girardi nato a Verona il 2 maggio 1969 svolge la professione di dottore com-
mercialista dal 2001. Fa parte del comitato di redazione del bimestrale Il Commercialista
Veneto ed giornalista pubblicista dal 2000. Appassionato di testi sacri, economia e finanza
e di calcio scrive per il quotidiano di Verona LArena.
GIORGIO MARENGHI. Nato a Vicenza nel 1948. Laureato in scienze Politiche, indirizzo
storico. Dopo il 1968 e relative importanti, movimentate esperienze, ha scelto la strada del gior-
nalismo. Attualmente cura il sito www.storiavicentina.it con un occhio di riguardo alle inchieste
sul terrorismo veneto e alla politica americana nella citt del Palladio e di Mariano Rumor.
Alberto Milesi ha due passioni: lOpera e Vicenza; proprio per questo stato felice di
scrivere per QV la cronaca di qualche evento che cadenza la sua intensa vita teatrale. Anche
se nato nelle Prealpi lombarde in un paese equidistante da Bergamo e Brescia, dal 1986
risiede a Vicenza, dove arriv per far pratica legale nello studio di un leggendario avvocato
vicentino. Innamorato appunto di Vicenza, a cui ritiene di essere debitore della sua fortuna
professionale, intrattiene intensi contatti con il mondo artistico e culturale vicentino al quale
riconosce un respiro tuttaltro che provinciale seppure poco valorizzato rispetto alle risorse
economiche del territorio. Laureato in giurisprudenza a Pavia. orgogliosamente un ex ufficiale
di complemento degli Alpini.
Lucio Panozzo. Ha al suo attivo molte pubblicazioni (ricordi, racconti, romanzi), tra le
quali spicca, per qualit e impegno Saga Longobarda, una fiaba a sfondo storico verosimile, e
documentato. Ha collaborato a Il Sospiro del Tifoso. Attivo nel mondo dellassociazionismo
vicentino (Italia Nostra, UAAR, Cenacolo dei Poeti dialettali, Compagnia degli Autori Vicen-
tini, CAI). La sua formazione culturale nel solco dei Lumi e del Darwinismo. Altre opere: Il
venticinquesimo libro dellOdissea, Azoto liquido, Anni dargento.
ALFREDO PELLE, nato a Firenze, residente a Vicenza, giornalista pubblicista, lavora per
LEspresso e collabora a Guida ai ristoranti come coordinatore regionale. Per molti anni
direttore di banca alla Comit e poi alla Popolare di Vicenza. Esperto riconosciuto di gastronomia.
Accademico italiano della cucina, membro della Venerabile Confraternita del Bacal e della
Fraglia del Torcolato di Breganze. Come Accademico segretario del Centro Studi Nazionale
Franco Marenghi e Direttore Territoriale del Centro Studi di Toscana. Tiene corsi di Storia
della Gastronomia per lAIS (Associazione Italiana Sommelier) nel Veneto. Insegna Storia della
Gastronomia ed evoluzione della cucina allIstituto Alberghiero di Stato di Recoaro. Scrive
per riviste specializzate (Taste Vin, Convivium 2000. Zafferano, Progetto Nord-Est) dopo
aver scritto per molti anni per Il Giornale di Vicenza. Autore di un volume sulle Tradizioni
sulla tavola delle comunit delle valli del Chiampo, Agno, Leogra, Posina e Astico e tre volumi
sul fagiolo, sulla patata, sul formaggio (editore Terranova). Coautore di Cucina di bordo per
lAccademia Navale di Livorno.
260 LUIGI POLETTO. Nato a Vicenza nel 1958. Laureato in Giurusprudenza. Responsabile di
un ufficio studi di analisi economica, per pi di 30 anni impegnato nelle istituzioni locali,
consigliere comunale e provinciale, gi assessore provinciale allAmbiente e Presidente del
Consiglio Comunale, attivo in varie formazioni della Sinistra cittadina, attualmente dirigente
ANPI, stato a lungo presidente del Consiglio Comunale di Vicenza e assessore alla Provincia.
Gianni Sartori nsto nel 1951, giornalista pubblicista, ha collaborato con varie testate,
sia a livello locale (Nuova Vicenza, La Voce dei Berici...) che nazionale (Umana Avventura,
Etnie, Frigidaire, Narcomafie, Senza Confini...) realizzando interviste, reportage, servizi foto-
grafici riguardanti la tutela dei Diritti Umani, la difesa delle minoranze, i Diritti dei popoli e
la salvaguardia dellambiente.
Ronny Spagnolo nasce a Thiene (VI) il 13 gennaio 1983. Dopo il liceo, si iscrive all
Universit degli Studi di Verona, dove nel 2008 consegue la laurea cum laude in giurispru-
denza. Successivamente, prosegue la sua carriera accademica cimentandosi in un dottorato di
ricerca in diritto penale delleconomia, conseguendone titolo nel 2015. Nel frattempo, inizia
la sua attivit professionale presso uno studio legale di Verona dove si forma come avvocato
penalista. Pi recentemente, inizia a esercitare la professione di avvocato a Vicenza, dove vive
e lavora. Oltre che di diritto, si interessa di storia e ama la montagna.