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Figura 2.2: Caratteristiche ottiche tipiche della geometria Bragg-Brentano. Dalla rappresentazione (a) ci si
riconduce alla (b) disponendosi come indicato dalla freccia in (a).
Figura 2.3: Posizione reciproca di sorgente (F), campione (S) e receiving slit (G) in un diffrattometro
automatico a geometria Bragg-Brentano. F e G descrivono il cerchio goniometrico, di raggio R =
FS = SG costante durante la scansione, lungo il quale si muove il detector. F, S e G definiscono il
cerchio focale, di raggio r variabile durante la scansione, lungo il quale si muove S. Per ogni
posizione 2 si campiona una porzione del cono di Scherrer, divergente da S, di semiapice 2 (di
cui il triangolo SGG' la sezione assiale).
Durante una scansione di tipo :2, il campione viene ruotato lungo il cerchio focale con
velocit dimezzata: si garantisce in tal modo che la sua superficie sia costantemente
tangenziale al cerchio stesso, i.e. sia in condizioni ottimali di focalizzazione (pi
correttamente quasi ottimali, vide infra). Conseguenza delle modalit di scansione, il cerchio
focale non ha raggio costante: quando il detector viene spostato verso valori crescenti di 2, r
decresce secondo la relazione:
r = R [2 sin()]-1 (2.2)
Con una disposizione di sorgente, campione e detector come quella descritta, teoricamente
possibile focalizzare i singoli riflessi di Bragg in un punto: si parla, al proposito, di geometria
focalizzante. Per la realizzazione di questultima, sarebbe necessario che la superficie del
Come K, anche K in realt un multipletto (i.e. un doppietto, 1/3). Tuttavia, mentre il gap K1-K2 di
circa 12 eV, il gap K1-K3 di soli 2 eV. La risoluzione di un diffrattometro quantificabile mediante la
relazione:
che evidenzia laumento di risoluzione al crescere dellangolo 2 di diffrazione, da circa 100 eV a 'bassissimo
angolo', a 2 eV 'ad altissimo angolo'. Ne consegue che il doppietto 1/2 viene risolto a circa 50, mentre il
doppietto 1/3 appare sempre come singolo riflesso: la monocromaticit della riga K 'superiore' rispetto a
quella della riga K. Pertanto, sebbene meno energetica rispetto alla K, la riga K apporta al pattern una
semplificazione che spesso bilancia la perdita in intensit.
La conversione dellenergia dei fotoni in impulsi elettrici via detector a scintillazione avviene
in due passaggi successivi:
a) i fotoni colpiscono un materiale (uno scintillatore o fosforo) in grado di assorbire raggi X
e riemettere radiazione appartenente al visibile. Tra i fosfori pi comunemente utilizzati,
lo ioduro di sodio drogato con tallio [NaI(Tl)]. Ogni fotone incidente sul fosforo provoca
emissione di un fotoelettrone e di un certo numero di elettroni Auger, che ne attivano i
centri di fluorescenza (i.e. i siti degli ioni tallio): il fotone incidente 'trasformato' in un
numero considerevole di fotoni appartenenti al visibile.
b) la radiazione emessa dallo scintillatore colpisce il catodo di un fotomoltiplicatore,
provocando lespulsione di un elettrone. Gli elettroni espulsi investono una successione di
elettrodi mantenuti a potenziale positivo rispetto al catodo (dinodi), provocando
unemissione di elettroni 'a cascata' (si stima unamplificazione di un fattore compreso nel
range 106-108). Gli elettroni liberati vengono raccolti definitivamente dallanodo.
Limpulso elettrico risultante viene amplificato e registrato.
Figura 2.9: Effetto delle diverse aberrazioni sistematiche (utilizzo di un campione piatto, presenza di
divergenza assiale residua, trasparenza del campione, apertura della receiving slit e disallineamento
delle componenti strumentali) su posizione e larghezza di banda dei picchi.