LEZIONI SPIRITUALI
LEZIONE I
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STRESA 2008
© Trasposizione in lingua aggiornata di
SUOR MARIA MICHELA RIVA
Centro Internazionale di Studi Rosminiani
STRESA (VB) 2001
COME LEGGERE CON PROFITTO
QUESTO LIBRETTO
Lezione I
La vita perfetta
1. Tutti i cristiani, cioè i discepoli di Gesù Cristo, in qua-
lunque stato e condizione si trovino, sono chiamati alla perfe-
zione, perché sono chiamati al Vangelo, che è legge di perfe-
zione. A tutti ugualmente il divino Maestro disse: «Siate perfet-
ti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48).
2. La perfezione del Vangelo consiste nel pieno adempi-
mento dei due comandamenti della carità: di Dio e del prossi-
mo.
Qui nasce il desiderio e lo sforzo che il cristiano compie per es-
sere portato in Dio totalmente: con tutti i suoi affetti e con tutte
le opere della sua vita, per quanto è possibile in questo mondo.
Gli è stato infatti comandato: «Amerai il Signore Dio tuo con
tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua men-
te» e «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,37.39).
3. Per ottenere questa perfezione di amore a cui il discepo-
lo di Gesù Cristo deve tendere continuamente, vi sono tre
mezzi utilissimi: la professione di un’effettiva povertà, castità e
ubbidienza.
Questi, però, non sono precetti per ogni cristiano, ma solo con-
sigli dati dal Vangelo, adatti a rimuovere ogni ostacolo dalla
5
Lezioni Spirituali: Lez. I:La vita perfetta
mente, dal cuore e dalla vita del cristiano, così che possa occu-
parsi totalmente dell’amore del suo Dio e del prossimo.
4. La professione dei tre consigli evangelici forma quella
che viene chiamata perfezione religiosa. Questa non è di tutti i
cristiani, ma solo dei generosi discepoli di Gesù che si spoglia-
no effettivamente delle ricchezze, dei piaceri e della propria
volontà, per essere più liberi di dare tutto il loro amore a Dio e
al prossimo.
5. Il religioso, cioè il cristiano che professa i tre consigli e-
vangelici dell’effettiva povertà, castità e ubbidienza, deve o-
rientare questi tre mezzi ad accrescere la perfezione dell'amore,
la stessa perfezione cui sono chiamati tutti i suoi fratelli, gli al-
tri cristiani.
6. Il cristiano che aspira alla perfezione dell’amore di Dio
senza professare i consigli evangelici (è stato dedicato all'amo-
re di Dio nel santo Battesimo, e lo ha promesso a Dio) deve
guardarsi, come dice san Tommaso, dal disprezzare tutto ciò
che attiene alla pratica dei consigli evangelici (Summa II,II, q.
186,2). Anzi, deve riconoscerli ottimi, e amarli. Deve desiderare
di avere egli stesso quell’animo generoso e quell'intelligenza
spirituale della verità che spinge l’uomo alla pratica di mezzi
così adatti a liberare il cuore da tutte le preoccupazioni e gli in-
tralci che impediscono di dirigere tutta la mente e tutta la vita
in Dio nella carità. Chi vive nella vita comune può essere tenta-
to qualche volta di non apprezzare pienamente questi consigli
divini, perché un suggerimento segreto dell’amor proprio lo
trattiene dal riconoscere in sé una generosità inferiore a quella
degli altri. Invece soltanto con l’umiltà egli piacerà pienamente
al suo Dio e completerà quanto gli manca di generosità e di
6
Lezioni Spirituali: Lez. I:La vita perfetta
7
Lezioni Spirituali: Lez. I:La vita perfetta
NOTA
Circa il fine, il cristiano deve proporsi e meditare conti-
nuamente tre massime fondamentali. E altre tre massime deve
proporsi e meditare circa i mezzi. In tutto sei massime, che sono
le seguenti:
1. Desiderare unicamente e infinitamente di piacere a Dio,
cioè di essere giusto.
2. Orientare tutti i propri pensieri e le azioni all'incremento
e alla gloria della Chiesa di Gesù Cristo.
3. Rimanere in perfetta tranquillità circa tutto ciò che av-
viene per disposizione di Dio riguardo alla Chiesa di Gesù Cri-
sto, lavorando per essa secondo la chiamata di Dio.
4. Abbandonare se stesso nella Provvidenza di Dio.
5. Riconoscere intimamente il proprio nulla.
6. Disporre tutte le occupazioni della propria vita con uno
spirito di intelligenza.
Ora queste sei massime formeranno l’argomento delle sei
letture che seguono.
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ANTONIO ROSMINI
LEZIONI SPIRITUALI
LEZIONE II
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Lezioni Spirituali: Lez .II: Prima massima
Lezione II
PRIMA MASSIMA:
desiderare unicamente e infinitamente di pia-
cere a Dio, cioè di essere giusto.
1. Chi ama Dio come comanda il Vangelo, cioè «con tutto
il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente», sa che a Dio
non può dare alcun bene, perché Dio li ha tutti. Perciò desidera
almeno usargli giustizia riconoscendo le sue infinite perfezioni,
e desidera servirlo in tutte le proprie azioni, offrendogli
l’ossequio, la sottomissione e l’adorazione più grandi che sia
possibile.
Il che equivale a dire: desidera unicamente e infinitamente la
gloria di Dio.
E siccome nell’ossequio e nella gloria resa a Dio sta la santità
dell’uomo, la perfezione del cristianesimo comporta una ten-
denza a conseguire la maggiore santità che sia possibile.
2. Ora, il maggior ossequio che l’uomo può dare a Dio
consiste nel mettere la propria volontà alle dipendenze della
Sua, nel desiderare unicamente la maggior conformità possibile
del proprio volere col Suo, in modo che, qualunque cosa prefe-
risca, anch’egli sia subito disposto a preferirla ad ogni altra,
perché non ama altro che essere più caro a Dio che sia possibi-
le. Questo è per lui il suo unico bene, e lo domanda continua-
mente.
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Lezioni Spirituali: Lez .II: Prima massima
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Lezioni Spirituali: Lez .II: Prima massima
«Non prego solo per questi [cioè per i suoi apostoli], ma anche
per quelli che per la loro parola crederanno in me: perché tutti
siano uno. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi
in noi uno, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la
gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro perché siano
come noi uno. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti
nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai a-
mati come hai amato me» (Gv 17,20-23).
5. Dunque il discepolo di Gesù Cristo deve talmente desi-
derare la giustizia, da essere davvero consumato nella carità e
non viva più lui – come diceva l’Apostolo – ma via in lui Cristo
(Cfr. Gal 2,20).
6. Ora, è necessario che questo desiderio di giustizia senza
limite e senza misura, sia in lui reso puro e semplicissimo.
Per ottenere questo, deve ripeterlo incessantemente, tutto con-
centrato in se stesso, lontano col pensiero da tutte le cose este-
riori, in una perfetta solitudine interiore. In questa concentra-
zione egli deve domandare senza stancarsi la medesima cosa,
come dice Gesù: «Vegliate e pregate in ogni momento» (Lc
21,36).
Deve anche esaminarsi per vedere se questo desiderio è vera-
mente diventato semplice e puro da ogni altro desiderio, così
che in tutte le cose egli ami solo di essere più buono e più giu-
sto, cioè più caro a Dio, da lui più approvato.
7. Il cristiano non deve assolutamente smarrirsi e arrestarsi
se le cose esteriori lo impressionano. Deve ricorrere alla con-
centrazione del suo cuore e lì ripristinare senza posa il deside-
rio della pura giustizia, finché giunga alla determinazione di
non volere assolutamente più nessuna cosa della terra se non
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Lezioni Spirituali: Lez .II: Prima massima
per la giustizia, cioè per fare la cosa più cara possibile al suo
Dio.
8. È necessario che egli comprenda – e non è facile – che
tutti gli altri desideri debbano dipendere dal desiderio della
pura giustizia. Il suo libero desiderio di qualsiasi cosa deve
sgorgare solamente da questo desiderio.
In altre parole, il desiderio di un’altra cosa deve esserci perché
quella cosa corrisponde a giustizia e lo rende più giusto, e non
perché ha in sé qualche altro pregio diverso da questo solo.
9. La giustizia perfetta viene direttamente da Dio e non da
altro. Perciò il cristiano non deve amare alcuna cosa qui in ter-
ra, se non quando sa che essa è il mezzo scelto da Dio per la
sua santificazione.
E deve stare bene attento a non immaginare che lo sia, per
l’affetto nascosto che porta alla cosa, come succede a troppi.
Anzi, egli deve fermamente credere che nella mano di Dio tutte
le cose diventano strumenti ugualmente idonei ai suoi fini, e
che spesso il Signore si compiace di mostrare la propria poten-
za usando per i suoi fini le cose che di loro natura sembrano le
meno adatte.
L’uomo non deve giudicare di ciò prima che Dio gli manifesti
la sua volontà circa l’uso delle cose umane.
10. Quando il cristiano desidera essere caro a Dio infinita-
mente, desidera per sé tutti i veri beni. Per essere caro a Dio,
infatti, è necessario, che li desideri.
Dunque questo desiderio comprende tutti i possibili buoni de-
sideri. Chi ha questo grande desiderio, desidera implicitamente
la salvezza di tutti i suoi fratelli, e la desidera nella forma cara
a Dio e da Dio voluta.
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ANTONIO ROSMINI
LEZIONI SPIRITUALI
LEZIONE III
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Lezioni Spirituali: Lez .III: Seconda massima
Lezione III
SECONDA MASSIMA:
Orientare tutti i propri pensieri e le azioni
all’incremento e alla gloria della Chiesa di Ge-
sù Cristo.
1. Il primo desiderio che nel cuore del cristiano viene gene-
rato dal desiderio supremo della giustizia, è il desiderio
dell’incremento e della gloria della Chiesa di Gesù Cristo.
Chi desidera la giustizia desidera tutta la possibile gloria di
Dio desidera qualsiasi cosa sia cara a Dio. Ora, il cristiano sa
per fede che tutte le compiacenze del Padre sono riposte nel
suo unigenito Figlio Gesù Cristo, e sa che le compiacenze
dell’unigenito Figlio Gesù Cristo sono riposte nei suoi fedeli, i
quali formano il suo regno.
2. Dunque il cristiano non può mai sbagliare quando si
propone tutta la santa Chiesa come oggetto dei suoi affetti, dei
suoi pensieri, dei suoi desideri e delle sue azioni.
Egli conosce con certezza la volontà di Dio a questo proposito.
Sa con certezza che la volontà di Dio è questa: che la Chiesa di
Gesù Cristo sia il grande strumento per mezzo del quale il suo
nome venga glorificato pienamente.
3. Il cristiano può dubitare circa qualunque cosa particolare
se Dio voglia renderla strumento della sua gloria in un modo o
in un altro. Ma riguardo a tutta la Chiesa di Gesù Cristo non
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Lezioni Spirituali: Lez .III: Seconda massima
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Lezioni Spirituali: Lez .III: Seconda massima
purgatorio.
Il cristiano sa che tutte e tre queste parti della Chiesa durano
finché dura questa terra, e la Chiesa che è nella gloria del cielo,
eternamente. Tutte e tre, infatti, sono elette come strumento e
sede della gloria di Dio in Gesù Cristo, che ne è il capo e il go-
vernatore. Perciò il cristiano, membro di una società così augu-
sta, deve amarle in Gesù Cristo tutte e tre illimitatamente, e
desiderare di consumarsi per esse nelle fatiche, fino a spargere
il proprio sangue.
6. Il cristiano sa, per le parole di Gesù, che la Chiesa che è
in cammino qui in terra è fondata su una pietra contro cui non
possono prevalere le forze dell’inferno. E fondata sul capo de-
gli Apostoli san Pietro e sui suoi successori, i Pontefici Romani,
supremi Vicari in terra di Gesù Cristo. Dunque egli sa, per di-
vina rivelazione, che questa sede fu scelta per beneplacito del
suo divin Fondatore, e che perciò non può mai venir meno.
Si può dire perciò che essa è diventata, per questa elezione, la
parte essenziale della Chiesa di Gesù Cristo. Tutte le altre sue
parti si possono considerare solamente come accidentali, per-
ché, singolarmente prese, non hanno ricevuto la promessa in-
fallibile di non dover perire per qualche tempo.
Dunque il cristiano dovrà nutrire in sé un affetto, un attacca-
mento e un rispetto illimitato verso la santa Sede del Pontefice
Romano.
Senza alcun limite dovrà amare e procurare la vera e santa glo-
ria, l’onore e la prosperità di questa parte essenziale
dell’immacolata sposa di Gesù Cristo.
7. Riguardo, poi, alla parte della santa Chiesa che è giunta
nello stato di termine, il fedele cristiano dovrà continuamente
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Lezioni Spirituali: Lez .III: Seconda massima
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Lezioni Spirituali: Lez .III: Seconda massima
appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno
troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà
mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della
notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Sappiate bene que-
sto: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lasce-
rebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio
dell’uomo verrà nell’ora che non pensate» (Lc 12,35-40).
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ANTONIO ROSMINI
LEZIONI SPIRITUALI
LEZIONE IV
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Lezioni Spirituali: Lez .IV Terza massima
Lezione IV
TERZA MASSIMA:
rimanere in perfetta tranquillità circa tutto
ciò che avviene per disposizione di Dio ri-
guardo alla Chiesa di Gesù Cristo,lavorando
per essa secondo la chiamata di Dio.
1. Gesù Cristo ha la potestà su tutte le cose, in cielo come
in terra, e si è meritato di diventare Signore unico di tutti gli
uomini.
Per questo egli è anche l’unico che regola tutti gli avvenimenti
con sapienza, potenza e bontà inenarrabile, secondo il suo be-
neplacito divino, per il maggior bene dei suoi eletti che forma-
no la sua diletta sposa, la Chiesa.
2. Perciò il cristiano, per quanto gli avvenimenti possano
sembrare contrari al bene della stessa Chiesa, deve godere una
perfetta tranquillità e conservare una gioia piena, riposando in-
teramente nel suo Signore.
Tuttavia non deve smettere di gemere e di supplicare che av-
venga la volontà del Signore come in cielo così in terra: cioè
che gli uomini pratichino sulla terra la sua santa legge di carità
come i santi la vivono in cielo.
3. Il cristiano, dunque. deve bandire dal proprio cuore l'in-
quietudine e ogni specie di ansietà e di preoccupazione: anche
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Lezioni Spirituali: Lez .IV Terza massima
quella che sembra talvolta avere per scopo il solo bene della
Chiesa di Gesù Cristo.
Molto meno ancora egli deve temerariamente lusingarsi di po-
ter mettere riparo a questi mali prima di vedere chiara la vo-
lontà del Signore a loro riguardo.
Deve aver presente che solo Gesù Cristo governa la sua Chiesa,
e che la cosa che più gli dispiace ed è più indegna del suo di-
scepolo, è la temerità di quanti, dominati da cecità di mente e
da nascosto orgoglio, senza essere chiamati e mossi da lui, pre-
sumono di fare di propria iniziativa qualche bene, anche mini-
mo, nella Chiesa. Come se il divin Redentore avesse bisogno
della loro miserabile cooperazione o di quella di chiunque al-
tro.
Nessuno è necessario al divin Redentore per la glorificazione
della sua Chiesa. Essa consiste nella redenzione dalla schiavitù
del peccato, in cui tutti gli uomini si trovano.
Solamente per la sua gratuita misericordia egli assume fra i re-
denti quelli che gli piace elevare a tale onore.
Di solito, poi, per le opere più grandi, egli si serve di ciò che è
più infermo e più spregevole agli occhi del mondo.
4. Concludiamo, dunque, e riassumiamo tutto ciò che ab-
biamo detto circa il fine che il cristiano deve prefiggersi e deve
tener sempre presente in tutte le sue azioni.
Abbiamo visto che questo fine deve essere:
I. - la giustizia o santità, perché in essa consiste la gloria di
Dio;
II. - la Chiesa di Gesù Cristo, perché è il modo stabilito da
Dio per conseguire la sua gloria;
III. - la chiamata di Gesù Cristo, perché è lui che nella sapien-
20
Lezioni Spirituali: Lez .IV Terza massima
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ANTONIO ROSMINI
LEZIONI SPIRITUALI
LEZIONE V
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Lezioni Spirituali: Lez. V: Quarta massima
Lezione V
QUARTA MASSIMA:
abbandonare totalmente se stesso
nella Provvidenza di Dio.
1. Non c’è forse altra massima che più di questa aiuti a ot-
tenere la pace dei cuore e la costante serenità propria della vita
del cristiano.
2. Non ce n’è forse nessuna altra che, praticata con la sem-
plicità e la generosità di cuore che richiede, rende più caro al
Padre il discepolo di Gesù Cristo.
Infatti essa abbraccia un’intera confidenza in Dio e in Dio solo,
un intero distacco da tutte le cose della terra che appaiono pia-
cevoli, potenti e illustri, abbraccia un tenero amore riservato
tutto a Dio solo.
Abbraccia una fede vivissima e certa che tutte le cose del mon-
do, piccole e grandi, stanno ugualmente nella mano del Padre
che è nei cieli e agiscono soltanto come egli dispone per rag-
giungere i suoi altissimi fini. Fede in una infinita bontà, miseri-
cordia, liberalità e generosità di Dio Padre, che tutto dispone
per il bene di quelli che confidano in lui. Questo vuoi dire che i
suoi doni, le sue finezze, le sue sollecitudini, le sue grazie sono
proporzionate alla confidenza che hanno in lui i suoi amati fi-
gli.
3. Non c’è nessuna altra massima che il divino Maestro
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Lezioni Spirituali: Lez. V: Quarta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. V: Quarta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. V: Quarta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. V: Quarta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. V: Quarta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. V: Quarta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. V: Quarta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. V: Quarta massima
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ANTONIO ROSMINI
LEZIONI SPIRITUALI
LEZIONE VI
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Lezioni Spirituali: Lez. VI: Quinta massima
Lezione VI
QUINTA MASSIMA:
riconoscere intimamente il proprio nulla
1. Il discepolo di Gesù Cristo deve vivere sempre in una
solitudine interiore, nella quale, come se tutte le altre cose fos-
sero scomparse, non ritrovi che Dio e la propria anima.
2. Deve aver sempre presente Dio per adorarne la gran-
dezza, e sempre presente se stesso per sempre più conoscere la
propria infermità e il proprio nulla.
3. Il cristiano deve avere impresse nella mente le ragioni
del proprio nulla: prima quelle che dimostrano il nulla di tutte
le cose, poi quelle che dimostrano l’umiltà specifica dell’uomo,
in terzo luogo quelle che dimostrano l’umiltà della sua perso-
na.
4. Come è un atomo rispetto all’universo, così egli è un
nulla rispetto a Dio, dal quale soltanto viene tutto ciò che egli
ha di bene.
La colpa in cui è stato concepito, l’inclinazione al male che por-
ta in sé, e i peccati di cui egli stesso si è macchiato, lo devono
rendere persuaso di due grandi verità:
1° - che da se stesso egli non è capace di fare nessun bene;
2° - che non solo è capace di tutto il male, ma è così labile, che
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Lezioni Spirituali: Lez. VI: Quinta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. VI: Quinta massima
Elisabetta.
A giudizio umano, chi potrebbe credere che della più perfetta
di tutte le creature umane ci fosse raccontato così poco nelle
divine Scritture? Nessuna opera da lei intrapresa; una vita che
il mondo cieco direbbe di continua inazione, e che Dio dimo-
strò essere la più sublime, la più virtuosa, la più generosa di
tutte le vite. Per essa quest’umile e sconosciuta giovanetta fu
innalzata dall’Onnipotente alla più alta dignità, a un seggio di
gloria più elevato di quello dato a qualunque altro, non solo tra
gli uomini, ma anche tra gli angeli.
8. La seconda verità deve ingenerare nel cristiano un ra-
gionevole timore dei pericoli di cui le divine Scritture ci dicono
che è ripieno il mondo. Difatti l’evangelista Giovanni giunge
ad avvertirci che tutto ciò che è nel mondo è pericolo (cfr 1Gv
5,19).
9. Perciò il cristiano che vuol essere perfetto, professerà
una vita ritirata, il silenzio e l’operosità continua.
10. Professerà una vita ritirata prescrivendo a se stesso di
non uscire di casa senza necessità, cioè senza che ve lo induca-
no i doveri del suo stato o la carità del prossimo intrapresa se-
condo ragione.
11. Professerà il silenzio cercando di non dire parole inutili,
cioè quelle che non hanno alcun fine buono per la propria o
l’altrui edificazione, o che non sono necessarie ai doveri e ai bi-
sogni della propria vita.
12. Professerà infine l’operosità più assidua, in modo che
non gli accada mai di perdere un solo briciolo di tempo. Pense-
rà spesso che il tempo è preziosissimo, che sono per sempre
persi i momenti che gli sfuggono senza trarne profitto per la
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Lezioni Spirituali: Lez. VI: Quinta massima
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ANTONIO ROSMINI
LEZIONI SPIRITUALI
LEZIONE VII
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STRESA 2008
© Trasposizione in lingua aggiornata di
SUOR MARIA MICHELA RIVA
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Lezioni Spirituali: Lez. VII: Sesta massima
Lezione VII
SESTA MASSIMA:
disporre tutte le occupazioni della propria vita
con uno spirito di intelligenza.
1. Il cristiano deve camminare sempre nella luce, mai nelle
tenebre.
2. A questo scopo egli deve chiedere allo Spirito Santo, con
continue preghiere, il dono dell’intelletto per poter penetrare e
capire le sublimi verità della fede, il dono della sapienza per po-
ter giudicare rettamente delle realtà divine, il dono della scienza
per poter giudicare rettamente delle realtà umane, e infine il
dono del consiglio per poter dirigere se stesso applicando alle
singole opere della propria vita le verità che ha conosciuto.
3. Il cristiano deve essere caratterizzato dalla proprietà del
comportamento, dalla riflessione e dalla maturità in tutte le co-
se. Deve fuggire la fretta e la precipitazione dell’uomo del
mondo perché contrarie ai doni dello Spirito, ed effetti di una
volontà umana carica dell’ansietà che toglie la pace tanto rac-
comandata dal divino Maestro.
4. Lo spirito dell’intelligenza lo indurrà sempre a pensare
assai prima alla propria correzione che a quella del prossimo.
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Lezioni Spirituali: Lez. VII: Sesta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. VII: Sesta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. VII: Sesta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. VII: Sesta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. VII: Sesta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. VII: Sesta massima
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Lezioni Spirituali: Lez. VII: Sesta massima
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ANTONIO ROSMINI
LEZIONI SPIRITUALI
LEZIONE VIII
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© Trasposizione in lingua aggiornata di
DON GIANNI PICENARDI
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Lezioni Spirituali: Lez. VIII: Di un meditare ordinato
LEZIONE VIII
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Lezioni Spirituali: Lez. VIII: Di un meditare ordinato
I. PREPARAZIONE
tinua o almeno per un quarto d’ora ogni giorno, per tutto il mese si dediche-
ranno all’orazione mentale, purché pentiti e confessati, ricevano il Santissimo
Sacramento dell’Eucaristia ed elevino a Dio pie preghiere per la concordia dei
Principi Cristiani, per l’estirpazione delle eresie e per l’esaltazione della Santa
Madre Chiesa. L’indulgenza potrà essere applicata a modo di suffragio alle
anime dei fedeli cristiani, che congiunte a Dio con la carità, sono migrate da
questa vita».
2. Lc 8,18.
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Lezioni Spirituali: Lez. VIII: Di un meditare ordinato
3. Sir. 18,23
4. S. BERNARDO, Discorsi sul Cantico dei Cantici, 69,7.; (S. BERNARDI Opera, PL,
Sermones in Cantica, LXIX,7). B C N, S. Bernardi Opera, ex MABILLON cum
Appendice EDMUNDI MARTENE, Venetiis 1726.
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Lezioni Spirituali: Lez. VIII: Di un meditare ordinato
5. S. Ignazio di Lojola, Esercizi spirituali: Addizioni per fare meglio gli Esercizi e per
trovare più facilmente quello che si desidera: «[75] Terza addizione. Per la durata
di un Padre nostro, starò in piedi a un passo o due dal posto dove sto per
contemplare o meditare: volgendo in alto la mente e pensando che Dio nostro
Signore mi guarda e cose simili, farò un atto di riverenza o di umiltà».
48
Lezioni Spirituali: Lez. VIII: Di un meditare ordinato
49
Lezioni Spirituali: Lez. VIII: Di un meditare ordinato
con una breve pausa fra l’uno e l’altro sentimento, o nel fare gli
atti contenuti nella medesima,: si faccia dunque tutto con
somma calma di spirito: due minuti sembrano sufficienti a tal
fine.
12. Dopo la preghiera, si genufletta in segno di adorazione
a quel Dio, che in quel punto deve esserci intimamente presen-
te; e poi, giunti nel luogo e con l’atteggiamento adeguato, s in-
cominci.
13. L’atteggiamento migliore, comunemente parlando, è in
ginocchio, come insegna il padre Surin6. Tuttavia, se questa po-
sizione (a cui conviene tentare di assuefarsi) riesce troppo sco-
moda o dannosa alla salute, si cerchi quella che dà maggior
quiete e riposo allo spirito, secondo quell’insegnamento di S.
Filippo Neri, il quale affermava, che per far bene la meditazio-
ne giova che anche il corpo sia tenuto in una posizione como-
da7. Tuttavia il soffrire qualche po’ di pena, quando non osta-
coli la presenza dello spirito, rende la preghiera più meritoria,
e lo spirito pare aiutato per essa a staccarsi sopra i sensi.
14. Sistematosi l’uomo nel luogo e nella posizione miglio-
re, cominci dai preludi, e sono:
Preludio I. Si richiami brevemente la meditazione precedente,
quando le meditazioni siano legate insieme, o abbiano un ordi-
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ne.
Preludio II. Se la materia è storica, od ha relazione colla storia,
si faccia la costruzione del luogo. E si fa per immaginazione,
rappresentandoci il luogo dov’è avvenuto quel fatto, colle sue
circostanze; per esempio Gerusalemme, il Calvario, il Sinedrio,
i Giudici, il popolo, ecc. Se poi la materia è semplicemente spe-
culativa, si consideri questa vita come un esilio, e l’uomo, cioè
se stesso, pellegrinante lontano da Dio sua patria, e suo fine.
Preludio III. Giaculatoria, con cui si domanda l’effetto ed il frut-
to particolare che si intende ottenere colla meditazione, o sia
esso un difetto che vogliamo conoscere in noi e distruggere, o
una virtù che bramiamo di acquistare.
Annotazione I. Se le meditazioni non hanno relazione fra loro,
né tendano allo stesso effetto, il primo preludio può omettersi.
Annotazione II. Questi preludi sono stati insegnati da S. Ignazio
di Lojola8, e valgono a frenare, quanto è possibile, la fantasia
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9. formali
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10. S. IGNAZIO DI LOJOLA, Esercizi spirituali, Annotazioni per avere una qualche com-
prensione degli esercizi spirituali che seguono, e per aiutare sia chi li deve proporre
sia chi li deve fare: «Terza annotazione. In tutti gli esercizi spirituali che seguo-
no ci serviamo degli atti dell'intelletto per ragionare e di quelli della volontà
per suscitare gli affetti; perciò teniamo presente che negli atti della volontà,
quando rivolgiamo preghiere vocali o mentali a Dio nostro Signore o ai santi,
si richiede da parte nostra un maggiore rispetto di quando ci serviamo dell'in-
telletto per ragionare».
11. formale
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12. Ap 8,3.
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13. Cfr.: «Tardi ti amai, tardi t’amai o bellezza tanto antica e tanto nuova», S. AGO-
STINO, Confessioni, 10,27.
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14. Cfr. SCRITTI DI SANTA TERESA DI GESÙ, Cammino di perfezione, 47,1: «Questo mo-
do di pregare, sia pur fatto vocalmente, raccoglie lo spirito assai più rapida-
mente d’ogni altro e apporta mille vantaggi. Si chiama orazione di raccogli-
mento, perché l’anima raccoglie tutte le potenze e si ritira in se stessa con il
suo Dio»; 47,4: «Il fuoco dell’amore divino si accende più facilmente, perché,
stando proprio vicino al fuoco, basta un minimo soffio dell’intelletto perché
tutto, alla minima scintilla, s’incendi. Non essendoci alcun impedimento este-
riore e trovandosi l’anima sola con il suo Dio, è pronta per un’intesa con lui»;
Castello interiore, Quinte mansioni, 1,4: «Perfino quanto all’amare - se ama -
non sa come né che cosa ami, né ciò che voglia. Insomma, è come essere asso-
lutamente morti al mondo per più vivere in Dio. Proprio così: una morte pia-
cevole, uno sradicarsi dell’anima da tutte le operazioni che può avere stando
nel corpo; piacevole, perché, pur stando in esso, sembra invero che l’anima se
ne separi, per meglio vivere in Dio, in modo che io non so ancora se le resti
tanto di vita da poter respirare…». Rosmini possedeva: B C N, Opere Spiri-
tuali della Santa Madre Teresa di Gesù, divise in due tomi, Venezia 1739. nel-
la Stamperia Baglioni; interno copertina autografo: «Del Signor Donn’Antonio
Rosmini Serbati».
15. S. Ignazio di Lojola, Esercizi spirituali, Quinta settimana, Primo giorno, «121
Quinta contemplazione, Applicazione dei sensi. Dopo la preghiera preparato-
ria e i tre preludi, giova ripercorrere con i cinque sensi dell'immaginazione la
prima e la seconda contemplazione nel modo seguente.
[122] Primo punto: vedo con la vista dell'immaginazione le persone, meditan-
do e contemplando nei particolari le circostanze che le riguardano, e ricavan-
do qualche frutto dalla loro vista.
[123] Secondo punto: ascolto con l'udito quello che dicono o potrebbero dire;
e, riflettendo su me stesso, cerco di ricavarne qualche frutto.
[124] Terzo punto: odoro e assaporo, con l'olfatto e con il gusto, l'infinita soa-
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vità e dolcezza della divinità, dell'anima e delle sue virtù, e di tutto il resto, a
seconda della persona che contemplo; e, riflettendo su me stesso, cerco di ri-
cavarne qualche frutto.
[125] Quarto punto: sento con il tatto, per esempio accarezzo e bacio i luoghi
dove queste persone camminano e siedono; e sempre cerco di ricavarne frut-
to.
[126] Colloquio. Alla fine farò un colloquio, come nella prima e nella seconda
contemplazione, [109, 117] e dirò un Padre nostro».
16. Ct 5,10.
17. Gal 2,20.
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medesima meditazione19.
49. Si esamini 1°. se ci siamo applicati alla meditazione con
fervore e con riverenza: 2° se abbiamo occupata tutta intera l’ora
stabilita: 3° se per eccessiva e minuziosa premura di conservare
il metodo abbiamo raffreddati gli spontanei movimenti del
cuore: 4° se ci siamo allontanati dal metodo non per assecon-
dare gl’impulsi spontanei del cuore e le ispirazioni dello Spirito
Santo, il che è lodevole, ma per negligenza, accidia, e mala vo-
lontà di bene apprenderlo, il che è difettoso: 5° se abbiamo ri-
volto la nostra meditazione a conoscere sinceramente ed estir-
pare i particolari, più frequenti, e più urgenti nostri difetti e vi-
zi: 6° infine, se ci siamo corretti dai difetti nei quali eravamo soliti cadere fa-
cendo la meditazione, o se siamo incespicati in essi come prima.
50. Quando si fa la meditazione per la scelta del proprio
stato, o nel tempo degli esercizi spirituali, giova che questo e-
same duri circa un quarto d’ora: ma nella meditazione giorna-
liera può durar meno, se chi medita ha già fatto del profitto
nell’arte del meditare, ed ha superati i difetti principali.
51. Conosciuti i difetti commessi, si annotino, con l’animo
d’evitarli in futuro.
19. S. IGNAZIO DI LOJOLA, Esercizi spirituali: «[73] ADDIZIONI PER FARE MEGLIO GLI E-
SERCIZI E PER TROVARE PIÙ FACILMENTE QUELLO CHE SI DESIDERA … [77] Quinta ad-
dizione. Dopo aver finito l'esercizio, per un quarto d'ora, stando seduto o pas-
seggiando, esaminerò come mi è andata la contemplazione o la meditazione:
se è andata male, cercherò la causa da cui questo deriva e, dopo averla indi-
viduata, me ne pentirò per emendarmi in avvenire; se è andata bene, ringra-
zierò Dio nostro Signore e un'altra volta farò allo stesso modo».
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ANTONIO ROSMINI
LEZIONI SPIRITUALI
LEZIONE IX
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STRESA 2008
© Trasposizione in lingua aggiornata di
DON GIANNI PICENARDI
Centro Internazionale di Studi Rosminiani
STRESA (VB) 2008
Lezioni Spirituali: Lez. IX: Dell’esame di coscienza
LEZIONE IX
Dell’esame di coscienza
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1. Lc 2,14.
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ANTONIO ROSMINI
LEZIONI SPIRITUALI
LEZIONE X
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STRESA 2008
© Trasposizione in lingua aggiornata di
DON GIANNI PICENARDI
Centro Internazionale di Studi Rosminiani
STRESA (VB) 2008
Lezioni Spirituali: Lez. X: Dell’ordine delle cose da chiedere a Dio
LEZIONE X
1. Sal 26,4: «Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del
Signore tutti i giorni della mia vita …».
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Lezioni Spirituali: Lez. X: Dell’ordine delle cose da chiedere a Dio
2. Mt 6,33.
3. Rom 8,28.31-32.
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4. Mt 16,26.
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5. At 20,35.
6. Gv 17,15.
7. 1Ts 4,3.
8. Lc 11,28.
9. Lc 10,42.
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10. Mt 5,6.
11. Gv 16,24.
12. Mt 20,22.
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Lezioni Spirituali: Lez. X: Dell’ordine delle cose da chiedere a Dio
13. Il testo è quello attualmente posto nell’ordinario della Santa Messa del Mes-
sale Romano; la seconda preghiera, posta in alternativa a questa è: «La comu-
nione con il tuo Corpo e con il tuo Sangue, Signore Gesù Cristo, non diventi per me
giudizio di condanna, ma per la tua misericordia sia rimedio e difesa dell’anima e
del corpo».
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15. Gv 17,9.
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18. Gv 17,20-21.
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19. Gv 17,9.
20. Mt 7,12.
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21. Mt 16,26.
22. Gv 15,8.
23. Cfr. Gv 15,2.
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25. Gv 3,8.
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