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Publications de l'cole franaise

de Rome

L'influenza linguistica greca nell'Italia antica : problemi generali


Carlo De Simone

Riassunto
L'Autore parte dal presupposto che impossibile trattare, nell'ambito del Convegno, l'intera problematica storico-linguistica
relativa al processo di ellenizzazione dell'Italia antica. apparso quindi pi opportuno tentare di dare un quadro generale dei
problemi teorici riguardanti i fenomeni di acculturazione linguistica e/o culturale. Il modello teorico proposto all'attenzione del
Convegno, di tipo strutturalista, distingue nettamente tra significato e designazione . Il primo definibile a livello di
sistema lingua (L) e pu essere considerato, in sincronia, come stabile. La designazione avviene nel parlare concreto (P),
quando cio un significato viene riferito ad un oggetto estralinguistico che risulta perci denotato. Il sistema dei significati si
differenzia da lingua a lingua, in quanto ciascuna struttura in modo proprio il continuum empirico (cio il sapere mediato
socialmente). Diversi dal significato (che designa) sono i valori connotativi, costituiti dalle componenti non propriamente
cognitive, ma emozionali ed affettive, legate al segno linguistico. La problematica storica viene illustrata, in questo quadro
teorico, sulla base di alcuni esempi riguardanti diversi settori del lessico.

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De Simone Carlo. L'influenza linguistica greca nell'Italia antica : problemi generali. In: Modes de contacts et processus de
transformation dans les socits anciennes. Actes du colloque de Cortone (24-30 mai 1981) Rome : cole Franaise de
Rome, 1983. pp. 755-784. (Publications de l'cole franaise de Rome, 67);

http://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1983_act_67_1_2487

Document gnr le 16/06/2016


CARLO DE SIMONE

L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA


PROBLEMI GENERALI

Vorrei premettere che quando mi sono accinto a riordinare le idee


ed il materiale per impostare la mia relazione a questo convegno sono
stato preso da gravi incertezze sul senso e sulla concreta possibilit di
realizzare il compito affidatomi. In un incontro scientifico che ha per
tema generale Forme di contatto e processi di trasformazione nelle
societ antiche (oriente ed occidente) ci si attende infatti da me a
ragione, in linea di principio, una sintesi organica dei problemi dell'el-
lenizzazione dell'Italia antica considerati in prospettiva linguistica. In
particolare si potrebbero porre in discussione questioni storiche per noi
fondamentali, in misura diversa da sempre al centro della nostra
attenzione, quali successione cronologica, modalit ed estensione dell'
influenza (intesa in senso generico) greca sui dialetti (indoeuropei e non
indoeuropei) dell'Italia antica. Mi sono dovuto per rendere conto che
questo compito non realizzabile in questa sede, in primo luogo per
ragioni di tempo, e poi anche perch la mia competenza molto
lontana da poter abbracciare ed esporre in sintesi un campo cos vasto ed
articolato. La sola discussione critica del recentissimo volume di E.
Per uzzi1, che tratta questioni che potrebbero essere considerate come
centrali nella storia della lingua latina e del Lazio arcaico, costituisce di
fatto gi per se l'argomento di un intero colloquio autonomo, in cui il
linguista sarebbe uno dei partecipanti. Altre ragioni, meno contingenti,
della mia incertezza verranno in luce spero nel corso di questa
esposizione.
d'altra parte indubbio che il problema dell' influenza greca
sulle lingue e sui dialetti dell'Italia antica si presenta oggi particolarmente

1 Mycenaeans in early Latium, Roma, 1980; cfr. anche Id., in Lingue e dialetti
dell'Italia antica. A cura di A. L. Prosdocimi, Roma, 1978, p. 489 sgg.
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attuale ed al centro della discussione (anche di principio) tra gli


studiosi di storia ed i linguistici, come ben documentano una recente serie di
interventi, di prospettive (e risultati) in parte differenti2.
La questione si pone dunque nei termini seguenti : come pu essere
affrontata utilmente, con profitto generale, questa problematica
nell'ambito del nostro convegno? Mi sono convinto che la mia relazione
non pu avere solo carattere storico. Si potrebbe infatti, in
considerazione dei limiti di tempo, esporre ed analizzare insieme alcuni aspetti
dell' influenza linguistica greca nell'Italia antica, scelti e considerati
in qualche modo come rappresentativi ed esemplari in quanto legati tra
loro dal filo della stessa situazione problematica storica (o di diverse
situazioni storiche). Una tale esposizione finirebbe per per risultare
sempre frammentaria e parziale (lista di fatti), quindi incompleta e
certo insoddisfacente. Mi sembrato per questa ragione opportuno dare al
mio intervento una impostazione che potrebbe essere definita generale
teorica. Esistono infatti due modi di far procedere la scienza, uno
empirico (aumento delle conoscenze fattuali), l'altro pi astratto,
consistente nella formulazione esplicita e sistematica dei principi generali
che si possono considerare validi (entro certi limiti) per un settore della
nostra esperienza del mondo. Questi due aspetti (empirico e teorico)
debbono essere sempre rigorosamente distinti. La storia ci ha mostrato
in effetti che spesso un decisivo progresso della teoria (o formulazioni
generali) ha prodotto come conseguenza una riorganizzazione e nuova
interpretazione dei dati, di fatto quindi un sensibile e incontestabile
progresso delle conoscenze storiche. Questa tendenza alle
generalizzazioni (o teoricizzazioni) particolarmente viva oggi nella linguistica e
costituisce un fatto di cui gli storici devono tenere conto.
Ritengo dunque che proprio nell'ambito di questo convegno di
tematica cos vasta e per noi centrale una impostazione preliminare di
questo tipo possa essere estremamente utile se non necessaria. Formulo

2Cfr. E. Campanile, in Studi e saggi linguistici, VII, 1967, p. llsgg. ; C. De Simone,


Die griechischen Entlehnungen im Etruskischen, 2 voll., Wiesbaden, 1968, 1970; Id., in
Studia classica et orientalia A. Pagliaro oblata, Roma, 1969, p. 41 sgg. ; Id., in Aufstieg und
Niedergang der rmischen Welt, I, 2, Berlino-New- York, 1972, p. 491 sgg.; R. Lazzeroni, in
Studi e saggi linguistici, XI, 1971, p. 1 sgg.; Id., ibidem, XII, 1972, p. 1 sgg.; A. L. Prosdoci-
mi, in Scrtti in onore di G. Bonfante, II, Brescia, 1976, p. 781 sgg.; R. Giacomelli, I
grecismi del messapico, Brescia, 1979 (cfr. anche dello stesso autore la versione inglese in The
Journal of Indo-European Studies, VII, 3-4, 1979, p. 149 sgg.) (dissento recisamente in
molti punti dall'opera di Giacomelli).
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dunque il problema nel modo seguente : quale pu essere il contributo


della linguistica al chiarimento, in termini generali, delle situazioni di
contatto, ed ovviamente dei processi di trasformazione (tecnologica,
ideologica ecc)? Cos impostato, il mio discorso si inserisce molto bene
nel quadro generale del convegno assumendo inoltre, per quanto
riguarda l'Italia antica, il carattere di una riflessione pausa teorica
(quindi anche metodologica) se si vuole di un futuro quadro
programma generale di lavoro, di un invito alla discussione e
collaborazione interdisciplinare. I vari esempi di contatto linguistico che
utilizzer nel corso della mia esposizione non sono dunque legati
strettamente alla soluzione di questioni storiche determinate (hic et nunc),
anche se presi prevalentemente dall'Italia antica, ma funzionano
nell'ambito della formulazione generale. L'intera problematica storica,
cui attribuisco come ovvio la massima importanza, spero possa essere
riguadagnata, nella sua interezza e complessit, sul piano della
discussione e degli interventi successivi.
superfluo premettere che le molteplici manifestazioni di
influenza reciproca tra il greco (o meglio : i diversi dialetti greci) e le
lingue e dialetti dell'Italia antica rappresentano il tipico risultato di una
situazione di contatto linguistico, che sappiamo d'altra parte benissimo
nel nostro caso specifico essere il risultato dei rapporti diretti
(acculturazione esogena : cfr. infra) venutisi a creare in Italia tra Greci e
popolazioni locali in conseguenza della colonizzazione greca in
occidente (all'incirca : VIII-VI sec. a. C.)3. Che tra questi singoli dialetti da
una parte ed il greco (o dialetti greci) dall'altra esistano (in parte) a
priori (cio indipendentemente dai contatti in et storica) delle
relazioni di ordine genealogico dovute alla comune eredit indoeuropea4

3 Cfr. De Simone, Die griechischen Entlehungen im Etruskischen, I, cit., p. 1 sgg. Su un


piano diverso e particolare si colloca in ogni caso la problematica sviluppata da E. Peruz-
zi (cfr. nota 1), da considerare con prudenza.
4 Non sono d'accordo con l'impostazione di R. Gusmani (Aspetti del prestito linguistico,
Napoli, 1973, p. 7 con note), che tende a cancellare la distinzione tra Entlehnung e Ur-
verwandschaft (cfr. da ultimo E. Risch, in Scritti in onore di G. Bonfante, II, cit., p. 883
sgg.), tra cui non esisterebbe una differenza sostanziale ma solo di grado ( imprestito in
entrambi i casi). A mio avviso si confonde in questo caso, in primo luogo, tra il livello
fattuale empirico (difficolt od impossibilit di decidere in casi concreti per
insuf icienza di documentazione od evidenza) e quello teorico (esiste una differenza tra
Entlehnung e Urverwandschaft?). Ridurre l'intero cambio linguistico a Entlehnung
trascura, fatto fondamentale, il carattere intensivo (cio stutturale sistematico) del
fenomeno, in quanto distinto da quello estensivo (cfr. per questa distinzione di base E. Co-
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sostanzialmente irrilevante in questa sede, in quanto l'incertezza non


pu riguardare in ogni caso che l'inquadramento di un insieme minimo
di lessemi (problema dunque empirico e non teorico).
I fenomeni di contatto, di cui l'interferenza linguistica solo uno
degli aspetti, vanno considerati, secondo me, nel quadro generale del
concetto di acculturazione (altro termine spesso usato : contatto
culturale). I fenomeni acculturativi, anche se certo tutt'altro che nuovi nella
linguistica comparata, sono stati studiati soprattutto (ma non
esclusivamente) da ricercatori americani5. Questi hanno operato di regola su un
materiale empirico molto differente e storicamente distante dai
concreti problemi che ci interessano, in quanto si sono rivolti soprattutto
all'impatto della colonizzazione americana sui popoli e lingue
precolombiane. Questi studiosi hanno per avuto a disposizione, a differenza
di noi, un corpus notevolissimo di osservazioni dirette; essi hanno
perci in quanto autori e spettatori diretti della situazione di contatto
una esperienza immediata, mentre noi dobbiamo ricostruire la
storia con i mezzi filologici a nostra disposizione. Gli etnologi e linguisti
americani hanno conseguentemente tentato di formulare un quadro
generale dei fenomeni acculturativi. Quando, in sede introduttiva, ho
parlato di impostazione generale teorica, intendevo in primo luogo
l'utilizzazione di questa esperienza sui fenomeni di acculturazione, la
quale dovr inoltre anche essere inserita in un modello linguistico
possibilmente integrato ed adeguato.
Una possibile definizione del concetto di acculturazione, certo non
esente da problemi definitori, potrebbe essere quella ripresa da R.
Beals6 : Acculturazione comprende quei fenomeni che si verificano

SERiu, Synchronie, Diachronie und Geschichte. Das Problem des Sprachwandels, Monaco,
1974, p. 66 sgg.). In altri termini ogni lingua funzionale si realizza secondo una tecnica
(se si vuole : insieme di regole) a lei propria, che storicamente la determinano in
quanto tale (distinguendola da altre tecniche). Il parlare, che pu essere considerato nel
suo aspetto universale, non esiste che nella sua individuazione storica (Einzelsprache).
La formulazione di Gusmani risente secondo me ancora di una concezione atomistica e
positivistica del fatto linguistico, risalente in questo caso a V. Pisani. Cfr. da ultimo K.
Th. Holden, Loan-Words and phonological Systems, Austin (Texas), 1972.
5 Cfr. ad esempio R. Beals, in A. L. Kroeber, Anthropology Today. An Encyclopedic
Inventory, Chicago-Londra, 1968, p. 621 sgg.; E. H. Spicer, in International Encyclopedia
of the Social Sciences, I, 1972, p. 21 sgg. Problemi generali dell'impatto tecnologico sulle
culture tradizionali sono trattati da G. M. Foster, Traditional culture and the impact of
technological change, New-York-Evanston, 1962.
6 Art. cit., p. 626.
L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA 759

quando gruppi di individui aventi cultura differente vengono a trovarsi


in un continuo contatto diretto, con la conseguenza di mutare gli
schemi (pattern) culturali originari di entrambi i gruppi. Sulla base di
questa definizione occorre quindi chiederci quale sia, nel quadro
generale dei fenomeni acculturativi, il settore specifico rilevante della
scienza linguistica. Come si manifesta concretamente l'acculturazione
esogena (in quanto apposta a quella endogena)7? Un primo aspetto, forse non
debitamente approfondito, consiste nella possibilit dell'introduzione di
beni della cultura materiale al di fuori di contatto linguistico diretto.
Un certo tipo di ceramica od un altro prodotto materiale possono
essere importanti senza scambio interferenza linguistica (bilinguismo) :
fenomeni di questo tipo possono costituire le condizioni preliminari per
un rapporto di intercambio culturale continuo e stabile. La situazione
pi normale (cio largamente prevalente) che la trasmissione di beni
materiali della cultura detta intellettuale avvenga nell'ambito di una
situazione (pi meno estesa e complessa) di intercambio linguistico
diretto (situazione di lingue in contatto : interferenza linguistica).
Portatori di nuovi elementi culturali possono essere una casta sacerdotale,
una classe egemone di dominatori, un gruppo di artigiani e tecnici,
gruppi di persone diversamente qualificate e legati da specifici interessi
comuni. La situazione si presenta naturalmente, da questo punto di
vista, diversa da caso a caso e pu quindi solo essere oggetto di studi
specifici. Se l'acculturazione ha per conseguenza il mutamento
reciproco di pattern culturali (carattere dinamico processuale del
processo acculturativo) ne consegue la necessit di una definizione della
cultura e successivamente dei rapporti tra lingua e cultura.
La cultura potrebbe essere definita con W. Goodenough8 come
conoscenza acquisita socialmente, ma in senso lato : cultura comprende
un sapere propriamente teorico (o astratto), ma anche un saper fare
(cio un conoscere finalizzato tecnicamente). La cultura di una societ
comprende tutto ci che bisogna conoscere in cui bisogna credere
per operare in modo accettabile da parte dei suoi membri. La cultura,
essendo ci che gli uomini devono apprendere, a differenza di ci che
costituisce l'eredit biologica, deve comprendere il prodotto finale

7 Cfr. Beals, art. cit., p. 626 sgg. ; Spicer, art. cit., passim.
8 In *Report of the 7th Annual Round Table Meeting on Linguistic and Language,
Washington 1957, p. 167 sgg. Cito da R. A. Hudson, Sociolinguistica, Bologna, 1980, p. 90.
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dell'apprendimento : vale a dire la conoscenza, nel senso pi generale


[. . .] del termine9.
Va tenuto ben presente, naturalmente, che la cultura di una societ
tutt'altro che omogenea ed unitaria. Tutti sappiamo come esistano
soprattutto forti differenze diastratiche nel sapere culturale. Ma
anche vero, d'altra parte, che si danno larghe coincidenze (intersezioni)
tra gli insiemi costituiti dai saperi culturali di gruppi reltivamente
omogenei (che possono anche in parte mutare a seconda del criterio
classificatorio) nell'ambito di un complesso di individui organizzato
socialmente : l'individuo non una monade, ma partecipa (in modo e misura
differente) della conoscenza culturale 10.
Qual', ci chiediamo a questo punto, il rapporto tra cultura (sapere
culturale) e lingua? Ogni lingua storicamente determinata (Einzeispra-
che) opera, nell'ambito dei diversi livelli funzionali che la
costituiscono11, un taglio nell'ambito del sapere culturale cos definito. Non tutto
quindi quello che definibile come sapere culturale nello stesso
tempo linguistico, si presenta cio, come codificato e strutturato a livello di
lingua funzionale. La strutturazione (o tassinomia) del lessico (come
anche delle unit morfologiche) varia come noto da lingua a lingua.
Non tutto il sapere, in parole povere, lessicalizzato (esiste cio per

9 Hudson, {op. cit., p. 91 sgg.) nota che non tutto il sapere propriamente culturale
(cio mediato socialmente), ma pu essere pi meno condiviso. Quali esempi vengono
addotti io e casi come il concetto di dimensione verticale. Nell'ambito del mio
modello va rilevato che io fa parte della L(ingua), mentre dimensione verticale di
rilevanza della P(arola), come sembra suggerire Hudson stesso (p. 101). Occorrerebbe
chiederci, nell'ambito del sistema di Hudson, in che limiti inferenza possa essere
classificata e lessicalizzata (L(ingua) senza mediazione sociale, senza cio essere accolto
come concetto (e condiviso) da altri individui. Lo stesso problema si pone, in sostanza,
anche per io, che mi chiedo quanto possa essere elaborato, sulla base della propria
esperienza, indipendentemente da una situazione di interscambio linguistico e
corrispondente costruzione di un sapere linguistico strutturato. noto del resto che i pronomi
personali formano sistemi differenti da lingua a lingua, chr. J. Lyons, Einfhrung in die
moderne Linguistik, Monaco, 1972, p. 280 sgg.
10 Cfr. diffusamente Hudson, op. cit.
11 Mi riferisco in questo caso esplicitamente alla distinzione tra architettura e
struttura (= lingua livello funzionale) nell'ambito di una lingua storicamente
determinata. Cfr. soprattutto E. Coseriu, Enfhrung in die strukturelle Betrachtung des
Wortschatzes, Tbingen, 1970, p. 32 sgg.; Id., Probleme der strukturellen Semantik, Tbingen,
1973, p. 38 sgg. Inoltre : E. Coseriu-H. Geckeler, in Current Trends in Linguistics, XII 1,
1974, p. 154 sgg.
L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA 761

esso un segno), e questo valido anche se si considerano le forme


esistenti potenzialmente nella lingua, ma non realizzate nella norma12.
Il segno linguistico, definito come unit inscindibile di significante
e di significato, opera dunque una doppia sezione arbitraria, sia sulla
materia dei possibili significanti (suoni) che su quella dei possibili
significati (sostanza del contenuto), cio sostanzialmente sul sapere
culturale13. Non sussiste dubbio che, da un certo punto di vista, anche la
realt estralinguistica (mondo delle cose) pu essere considerata
come (parzialmente) strutturata. Non esiste comunque
neces ariamente, va tenuto presente, isomorfismo tra i due piani (della lingua e
della realt estralinguistica; per la posizione particolare del vocabolario
tecnico cfr. infra).
Il modello potrebbe essere espresso, in termini insiemistici, nel
modo seguente :
/ \
C(ultura)
L(ingua)

Esiste almeno un elemento di C non incluso in L (L C C; inclusione


propria).
Distinta da L la Parola (P), cio la realizzazione del sistema
linguistico, il parlare considerato nella sua determinazione storica
concreta (parlare una lingua specifica)14.
Ai fini del retto intendimento di quanto seguir, in particolare in
relazione ai nomi propri, va chiarito che il segno, cos definito, non
possiede solo un valore denotativo. Il valore denotativo del segno
consiste nel significato intellettuale (o nozione), definibile solo a livello di
lingua funzionale15. Le operazioni di base sono la prova della
commutazione16 (nonna ~ nona) e della sostituzione (parlamento ~ assem-

12 Per la tripartizione sistema-norma ( : parola) cr. diffusamente E. Coseriu,


Sprachtheorie und allgemeine Sprachwissenschaft, Monaco, 1975, p. llsgg. Esposizione pi
sintetica in Sprache, Strukturen und Funktionen, Tbingen, 1970, p. 193 sgg.
13 Per le nomenclature tecniche, che hanno un particolare status nell'ambito del
sistema, cfr. infra.
14 Cfr. soprattutto Coseriu, Synchronie, Diachronie und Geschichte, cit., p. 37 sgg.
15 Cfr. la bibliografia alla nota 11.
16 Cfr. ora H. Weydt, Noam Chomskys Werk. Kritik Kommentar Bibliographie,
Tbingen, 1976, p. 8 sgg.
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bled). Per mezzo del significato ci si riferisce ad un settore


dell'esperienza (campo referenziale; designazione di un oggetto). Connessi con il
segno sono per dei valori connotativi {denotazione ~ connotazione),
costituiti dalle componenti non propriamente cognitive, ma emozionali
od affettive legate al segno stesso. I valori connotativi sono per lo meno
di tre tipi. 1) Valore pragmatico di valutazione. Consiste nella
capacit di comunicare l'atteggiamento emotivo e valutativo del parlante nei
confronti della cosa designata dal segno (o referente). 2) Valore stilisti-
co-evocativo di livello. la capacita di segnalare il livello linguistico
(linguaggio corrente, tecnico, familiare ecc.) di cui fa parte l'unit
lessicale impiegata. 3) Codice connotativo (o connotazione culturale).
Consiste in tutta l'informazione (pi meno emotiva) legata ai campi
referenziali del segno, cio alla designazione. Esiste inoltre una forma
particolare di connotazione risultante anche dal campo referenziale del
segno, cio dei designata (o referenti): la parola vacca suscita una
serie di associazioni, che non sono da confondere con il significato
del lessema vacca17.
Un caso particolare, molto importante per noi, costituito dai
nomi propri, che per definizione (cio in quanto tali), non hanno
propriamente un significato18 (valore referenziale = 0), ma spesso al
contrario sono dotati di un largo codice connotativo (connnotazione
contorno culturale19: ad esempio Napoleone un nome proprio
con significato zero ma con un largo campo connotativo.

17 Cfr. Coseriu, Probleme der strukturellen Semantik, cit., p. 24 sgg. Per la


fondamentale distinzione significato-designazione cfr. anche Id., Commentationes Societatis Lingui-
sticae Europeae, III, Monaco, 1970, p. 104 sgg.
18 Propriamente si deve distinguere tra i nomi propri motivati semanticamente
nell'ambito del sistema (ted. schwarz : Schwarz) e nomi immotivati. Anche i nomi propri
motivati hanno comunque, in quanto tali, solo funzione designativa (un signor
Schwarz pu essere grigio). Storicamente i nomi propri risalgono come noto (per vie
diverse) ad appellativi.
19 J. Kurylowicz nota acutamente (Esquisses linguistiques, I, Monaco, 1973, p. 182)
che il nome Cervantes a, au contraire, un contenu infinement riche, de sorte qu'attach
un seul individu il n'est pas en principe trasmissible. Au lieu de simplement dsigner,
comme fait le nom commun, il nomme. Il contenuto infinitamente ricco di
Kurylowicz esiste in effetti nei nomi propri a livello di connotazione : tutto quello che sappiamo
di Napoleone fa parte della connotazione contorno culturale relativa al personaggio
storico designato da Napoleone (o Cervantes), il cui significato per zero. Cfr. gi
in questo senso C. De Simone, in Dialoghi di archeologia, II, 2, 1980, p. 221.
L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA 763

Questa concezione (ovviamente strutturalistica), che afferma


l'autonomia di un livello di analisi propriamente linguistica, anche se
inserita nel quadro di un modello pi complesso ed articolato di quanto
forse avvenga abitualmente, ovviamente contestabile, in particolare
per quanto riguarda l'esistenza di un piano indipendente di significati
(prova della commutazione). Intendo comunque esporre alla vostra
attenzione il mio modello strutturalistico, cercando in seguito di verifi-
care la validit empirica nel nostro settore di interessi.
necessario a questo punto una ulteriore precisazione. Quando
affermo che non tutto il sapere culturale codificato a livello di lingua
(cfr. il modello sopra formalizzato) mi riferisco esplicitamente al piano
di codice paradigmatico (L) (rapporti tra i diversi significati nel
sistema od in absentia), non alla Parola (P), cio a quello che il parlante pu
concretamente dire. Decisivo non quello che si dice () , ma bens le
distinzioni funzionali che il parlante competente deve compiere a
livello sistematico (scelte da operare) (L). Esiste ad esempio in tedesco
l'opposizione tra gehen (andare) e fahren (andare meccanico). Non per
vero che in italiano non si possa dire fahren (andare meccanico) :
nella nostra lingua non esiste l'opposizione sistematica funzionante invece
in tedesco.
Vediamo ora, in primo luogo, come si realizza concretamente il
meccanismo dell'acculturazione linguistica. Conseguenza corrente di
una situazione pi meno stabile e durevole di contatto culturale una
fase di bilinguismo (diversa a seconda delle concrete variabili storiche
in gioco) od anche di multilingualismo. In questo quadro si collocano i
molteplici fenomeni di interferenza linguistica.
La situazione pu essere schematizzata dal modello seguente, che
distingue utilmente quattro gradi di bilinguismo20 (A e sono due
lingue in situazione di contatto) :
I II III IV
Influsso spora- Uso parziale di Completo bilin- Abbandono di A
dico di su A accanto a A guismo in A e

evidente che le interferenze linguistiche avvengono soprattutto


nelle fasi II e III, e che in questo momento dell'acculturazione
linguistica che si realizzano per lo pi gli imprestiti da una lingua all'altra.

20 Riprendo il modello di G. R. Cardona, Introduzione all'etnolinguistica, Bologna,


1980, p. 124.
764 CARLO DE SIMONE

Una importante conseguenza del modello esposto che la presenza


di un termine eteroglotto in un determinato contesto (o documento), in
quanto fatto di P, non implica di necessit che si tratti di un imprestito
(codificato a livello di L funzionale), perch pu trattarsi di una
interferenza in : ad esempio il fatto che io abbia usato il tedesco fahren,
che un monolingue italiano non comprenderebbe. Rilevante per lo
studioso di acculturazione linguistica sono i fenomeni che investono
l'insieme L ed inoltre ovviamente, nel senso di una linguistica testuale, le
interferenze fenomeni riguardanti P. Non questo il luogo di
addentrarmi in una discussione diffusa e tecnica dei diversi aspetti dello
studio degli imprestiti, su cui esiste una larga bibliografia21.
Quali sono le nostre attuali conoscenze sull'acculturazione
linguistica? Malgrado l'esistenza di numerosi studi sui fenomeni di
acculturazione in generale22 debbo dire che non sono molte le indagini
condotte con criteri soddisfacenti. Conosco in primo luogo una indagine di J.
B. Casagrande sull'acculturazione linguistica in comanche (uto-azteco;
Oklahoma)23, con ottima raccolta di materiale e un tentativo di sintesi
generale. Pi rilevante dal punto di vista teorico un contributo di K.
H. Basso, dedicato allo stesso fenomeno presso gli Apache24. Il risultato
pi interessante della ricerca di Basso che l'estensione semantica
(cfr. infra), osservata sistematicamente presso gli Apache come
conseguenza dell'impatto con il mondo americano, comporta che un intero
gruppo di lessemi semanticamente apparentati vengono estesi
semanticamente in modo simultaneo (estensione del campo referenziale) :
Basso mostra che l'automobile stato reinterpretato semanticamente dagli
Apache, assimilandolo alla tassinomia del corpo umano25.

21 Preferisco limitarmi, in questa sede, alla menzione della dissertazione di K. Th.


Holden, (cfr. nota 4). Un quadro generale dei fenomeni di interferenza da G. Tesch,
Linguale Interferenz, Tbingen, 1978. Ricordo inoltre il lavoro di magistrato del mio allievo
nigeriano V. Ojo, Lexical Borrowing and the Yoruba Language, Tbingen, 1975.
22 Cfr. la bibliografia alla nota 5.
23 In International Journal of American Linguistics, XX, 1954, p. 140 sgg., p. 217 sgg. ;
XXI, 1955, p. 8 sgg.
24 In American Anthropologist, LX, 1967, p. 471 sgg.
25 Basso rileva (art. cit., p. 473) che estenzione , pi che involvere l'acquisizione in
termini individuali di nuovi sensi, investe un vero sistema di categorie cognitive e le loro
relazioni strutturali. Il problema tracciare i limiti rigorosi tra il cambio di significato
(definito come mutamento di rapporti interni in uno pi campi semantici : cfr. infra) e
l'estenzione della designazione ad un settore di esperienza nuovo (campo referenziale).
L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA 765

Esaminiamo infine il mio modello in relazione al problema storico-


specifico ed alla particolare situazione documentaria. Fondamentale
il fatto che i due insiemi (C e L) non coincidono del tutto : non tutto
quello che sapere culturale codificato a livello di lingua (L), mentre
la lingua sostanzialmente (per le terminologie tecniche cfr. infra)
cultura sapere culturale codificato in L (tassinomie linguistiche). Ci
significa che il linguista, sulla base della sua competenza specifica, in
grado, nell'ipotesi migliore (cio pi favorevole dal punto di vista della
documentazione), di descrivere in parte i fenomeni di acculturazione in
quanto riflessi in L od in (interferenze), ma non la totalit
dell'insieme sapere culturale , inteso come sistema di valori relativamente
stabile nel suo processo di dinamica acculturativa (accettazione,
adattamento, reazione a pattern culturali diversi; fenomeni di sincretismo). I
dati culturali possono esserci sconosciuti per insufficenza empirica
(non disponibilit scarsa disponibilit di informazioni fattuali) per
ignoranza (o disinteresse) del linguista. Esiste dunque un settore dei
fenomeni acculturativi che sfuggono comunque (a priori) ad una
indagine propriamente linguistica. Il modello da me proposto rende dunque
necessaria (e quindi propone) la collaborazione interdisciplinare
(modello integrato). Ci troviamo di fronte ad un compito (ri)costruttivo
immenso, dalla cui realizzazione siamo ben lontani. bene rendersi
conto pienamente di questo.
Che cosa si pu fare nell'ambito del tempo a mia disposizione e
delle mie conoscenze? Cercher solo di proporre alcuni problemi, la
cui trattazione rester, come ho premesso, oltre che incompleta, priva
di articolazione storica. Un primo complesso di termini del lessico
molto interessanti per il fenomeno di acculturazione costituito dalla
classe di nomi a carattere tecnico, che fanno parte delle terminologie
nomenclature. Si tratta cio di tassinomie (culturali in senso lato sulla
base della definizione di cui sopra) corrispondenti per a divisioni
oggettive (classi di designata referenti), strutturate solo entro certi
limiti e comunque su criteri oggettivi26. per questa ragione che le
nomenclature tecniche (o scientifiche) sembrano per noi avere un
rapporto diretto con le cose (i designata) ed in un certo senso lo sono, in

probabile (ma sarebbe necessaria un'attenta verifica empirica) che il primo passo verso il
cambio semantico sia costituito dalla reinterpretazione semantica dell'automobile, per
valersi dell'esempio di Basso.
26 Cfr. soprattutto Coseriu, Einfhrung, cit., p. 9 sgg.; Id., Probleme, cit., p. 16 sgg.
766 CARLO DE SIMONE

quanto l'importazione di un oggetto tecnica comporta per lo pi


anche l'importazione (e quindi l'imprestito linguistico) del nome
relativo. Si tratta del tipo di indagine che va sotto il nome tradizionale di
Wrter und Sachen, senza che per venga con questo termine
chiarito esplicitamente il suo status teorico nell'ambito di un modello
descrittivo dell'intero lessico strutturato27.
Nel complesso costituito dalle nomenclature tecniche possibile
distinguere alcuni gruppi, che come vedrete corrispondono appunto a
settori classificazioni (tassinomie) oggettive dell'esperienza (la mia
lista assolutamente incompleta ed ha valore solo illustrativo).
Una prima categoria costituita dai nomi di recipienti. Questo
vistoso ed importante gruppo di imprestiti dal greco nelle lingue
dell'Italia antica costituisce il riflesso linguistico dell'importazione di
beni materiali, risulta quindi da una particolare situazione di rapporti
economici. Per ragioni storicamente contingenti le pi antiche e
compatte attestazioni di nomi di vasi greci nell'Italia antica provengono
oggi dall'Etrusco28, che ci offre una documentazione particolarmente
(='
favorevole. Si tratta ad esempio di aska )29, (e varianti)
(= )30, (= )31, lamas (= )32, lextumuza (=
)33, naplan [otre] (= *; di origine semitica ma media-

27 Questa fondamentale distinzione non viene ad esempio operata da Prosdocimi,


Scritti. . . Bonfante (cit.)
28 Ho avuto pi volte occasione di notare (cfr. ad es. in St. Etr., XLIV, 1976, p. 178)
che in Etruria si avuto sicuramente, in et arcaica, nel momento della pi profonda
influenza (e compenetrazione) culturale greca, un sensibile bilinguismo greco-etrusco. Il
fenomeno provato, oltre che da interferenze onomastiche quali
Aivas Telmunus (cfr. C. De Simone, in Gioita, XLIII, 1965, p. 167 sgg.), soprattutto da casi
come metru menece (cfr. De Simone, Die griechischen Entlehnungen
im Etruskischen, II, cit., p. 231; infondate le obiezioni di R. Pfister, in Indoger. Frosch.,
LXXVIII, 1973, p. 264, cfr. ad esempio M. Cristofani, in Italy before the Romans, Londra,
1979, p. 397-398.
29 Rimando in generale, per la documentazione relativa, al Thesaurus Linguae Etru-
scae, I, Indice Lessicale, Roma, 1978. Il materiale discusso da me in Die griechischen
Entlehnungen im Etruskischen, II, cit., p. 330 sgg. ; Id., in Aufstieg und Niedergang der
rmischen Welt, cit., p. 503 sgg.
30 Cfr. Thesaurus linguae Etruscae, cit., s.v.
31 Cfr. Thesaurus Linguae Etruscae, cit., 5. .; C. De Simone, in Gioita, LUI, 1975,
p. 174.
32 Cfr. Thesaurus linguae Etruscae, cit., s.v. La scoperta dovuta a G. Colonna, in St.
Etr., XLVI, 1978, p. 350.
33 Cfr. Thesaurus Linguae Etruscae, cit., s.v.
L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA 767

zione greca)34, putere (= )35, pru/um, pru/s (= )36, qu-


tum, qutun (= )37, ulpaia (=")38.
Ma gli impresiti greci non costituiscono gli unici in questo settore
della nomenclatura. molto interessante rilevare anche la presenza di
un antico imprestito umbro, quale spanti (piatto)39, ed inoltre pu-
tlumza40, che proviene con ogni probabilit da una lingua indoeuropea
dell'Italia antica (latino dialetto italico) ( : *p-tlom ; cf r. lat. pculum ;
ant. ind. ptram)41. Accanto a questi sicuri imprestiti si collocano
numerosi nomi di vasi tratti (per lo meno in parte) dal fondo etimologico
propriamente etrusco, come ad esempio Qajna (e varianti formali)42,
ecisie, nipe, zavena etc.43. Il problema, mai affrontato in modo organico
(a parte un primo approccio di G. Colonna)44, consiste nella
ricostruzione dell'intera tassinomia (principio di classificazione) dei nomi di vasi
etruschi vista nella dinamica del processo di acculturazione con il
mondo greco (ed includendo fattori diacronici e geografici). Un modello (o
punto di confronto) interessante potrebbe essere offerto
dall'interessante articolo di Y. Monino45, in cui si descrive l'impatto del francese (a
livello di tecnologia) sulla lingua africana ngbaka-ma'bo. In particolare
si dovrebbe anche studiare se la penetrazione di una designazione
tecnica greca ha portato allo sdoppiamento di un termine originario. Un
parallelo ci offerto dalla lingua africana ngbaka-ma'bo :
l'introduzione del francese pont non ha portato all'eliminazione del termine locale

34 Cfr. Thesaurus linguae Etruscae, cit., s.v. ; De Simone, in Aufstieg und Niedergang der
rmischen Welt, cit., p. 504; G. Colonna, in Arch. CL, XXV-XXVI, 1973/4, p. 139 sgg.
35 Cfr. Thesaurus linguae Etruscae, cit., 5. . Il nome di vaso va riconosciuto
inoltre nell'iscrizione di Castelluccio Sapri, per cui cfr. M. Lejeune, in Revue des tudes
anciennes, LXXV, 1973, p. 1 sgg. Si rilevi inoltre in una iscrizione in alfabeto
siculo, per cui cfr. ora A. Zamboni, in Lingue e dialetti dell'Italia antica, cit., p. 958 nr. 4.
36 Cfr. Thesaurus linguae Etruscae, cit., s.v.
37 Cfr. Thesaurus linguae Etruscae, cit., s.v.
38 Cfr. Thesaurus linguae Etruscae, cit., s.v.
39 Cfr. De Simone, in Gioita, LUI, cit., p. 172.
40 Cfr. A. L. Prosdocimi, in Le iscrizioni pre-latine in Italia, Roma, 1979, p. 159 sgg.
41 Cfr. Prosdocimi, art. cit.
42 Cfr. De Simone, Die griechischen Entlehnungen im Etruskischen, II, cit., p. 178 (f);
Colonna, in Arch. Cl., cit., p. 133.
43 Cfr. De Simone, in Gioita, LUI, cit., p. 172; Colonna, art. cit.
44 Art. cit.
45 In La linguistique, 1970/1, 6, p. 116 sgg.
768 CARLO DE SIMONE

(lzu), ma allo sdoppiamento lessicale46. Bisogna inoltre chiederci in


linea di principio : a quale livello circolano in Etruria i nomi di vasi
greci (possibilit di distribuzione diastratica, con prospettive sociolin-
guistiche : chi fruiva di questi oggetti e dei nomi corrispondenti?).
Lo stesso problema si pone sostanzialmente per gli altri dialetti
dell'Italia antica, in cui per la situazione meno felice che per
l'etrusco. Nessuno ha per compiuto una ricerca sistematica in questa
direzione. Mi limito qui ad osservare che il greco (dorico)
penetrato anche in osco (culchna)47 ed inoltre (mediazione etrusca?) in
latino (culigna). Molto pi modesta si presenta la situazione venetica, la
quale pu per risultare (almeno in parte : minore penetrazione od
influenza greca?) dal tipo della documentazione attuale (pochissime
iscrizioni sui vasi). Non greco, ma sicuramente indoeuropeo,
possibilmente modo metlon, designazione di vaso (kantaros) in un nuovo testo
di Lozzo atestino (VI sec.)48 (formazione parallela : magetlon; -do- : cfr.
sopra pculum). Ma forse il futuro ci riserva qui delle sorprese,
consentendoci un tipo di approccio simile a quello possibile in etrusco.
Fanno parte delle nomenclature tecniche in senso stretto i nomi di
strumenti di misura. Importante, e per cos dire paradigmatico sia dal
punto di vista linguistico che acculturativo, innanzi tutto il caso
dell'etrusco *Xrma (presupposto dal latino grma/grma), che
rappresenta l'imprestito del greco , inteso come termine tecnico e
specifico49. Che cosa significa l'importazione dello strumento detto in latino
grama {gruma) da parte dei Greci in Etruria, certo avvenuta in et
arcaica? Evidentemente si tratta di un intero complesso di nozioni
tecniche (nozioni culturali in questo senso) relative all'ars gromatica, ed
inoltre di tecnici, cio delle persone capaci di esemplificare e
trasmet ere nozioni relative (acculturazione). Qui si offrono di nuovo interessanti
paralleli dal processo acculturativo della lunga ngbaka-ma'bo50. Una
nuova scoperta (o rivalorizzazione) costituita dalla mensa ponderaria

46 Monino, art. cit., p. 143.


47 Cfr. ora P. Poccetti, Nuovi documenti italici, Pisa, 1979, nr. 232a.
48 Cfr. A. L. Prosdocimi, in Atti 1st. Ven., CXXVII, 1968/9, p. 180 sgg.; Id., in St. Etr.,
XXXVII, 1969, p. 517 sgg.; V. Pisani, idem, XLV, 1977, p. 344; P. Prosdocimi, in Este e la
civilt paleoveneta a cento anni dalle prime scoperte. Atti dell'XI Convegno di studi etruschi
e italici. Este - Padova (27 giugno - 1 luglio 1976), Firenze, 1980, p. 265.
49 Cfr. De Simone, Die griechischen Entlehnungen im Etruskischen, II, cit., p. 286 sgg. ;
Id., in Folia linguistica, IV, 1970, p. 121 sgg.
50 Cfr. Monino, art. cit., passim.
L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA 769

di Pompei51, che ci documenta l'imprestito della terminologia


ponderale greca (prestiti metrologici : ecc). Naturalmente questo
fenomeno non si colloca necessariamente allo stesso livello cronologico e
storico di quello della tecnica gromatica di cui sopra. Ma il campo della
tecnica non esaurito : il cippo abellano presenta alcuni termini della
nomenclatura architettonica provenienti dal greco : trtibarakavum -
; thesavrum; probabilmente amfret)52.
L'esame delle nomenclature tecniche potrebbe essere esteso
sistematicamente ad altri settori, il che ci porterebbe nettamente fuori dai
limiti e dagli intendimenti di questa relazione. Vorrei tuttavia, prima di
terminare questa sezione dedicata ai tecnicismi, citare ancora il messa-
pico argorian (attestato a Brindisi ed ora nel nuovo frammento
dell'iscrizione di Veretum)53, che va considerato molto semplicemente
come imprestito dal greco argento monetato, moneta
d'argento, attestato con questo valore tecnico in ionico-attico. Questa
ipotesi del resto confermata da una spia formale, la mancata
palatalizzazione del gruppo ri. Su un altro piano (probabilmente non imprestito)
va collocato, secondo me, il composto argorapandes argentipon-
dius54.
Dopo le nomenclature (tassinomie nomenclatorie) vorrei parlare di
una categoria di nomi greci il cui imprestito trasmissione di
enorme rilevanza (forse il fenomeno acculturativo pi importante in
assoluto) per lo studio dell'influenza greca nell'Italia antica : i nomi divini e
(in senso lato) mitologici. Per affrontare, i problemi generali della
trasmissione di questa categoria onomastica sono di nuovo necessarie
alcune considerazioni introduttive.
La distinzione fondamentale da compiere (come per i nomi pro-
pri di persona : cfr. sopra) tra nomi divini (o mitologici) che, in
sincronia, significano per se e possono inoltre essere motivati
semanticamente nell'ambito del sistema, e nomi che non significano (con significato
zero). Faccio alcuni esempi al di fuori dell'Italia antica. Il norrenico
~rr (<* "^unaraz; cfr. il tedesco Donners-tag) un nome parlante, nel

51 Cfr. ora Poccetti, op. cit., nr. 109. Cfr A. L. Prosdocimi, in St. Etr., XLV, 1977,
p. 329 sg..; Id., in Lingue e dialetti dell'Italia antica, cit., p. 870 sgg., 1072 sgg.
52 Cfr. Prosdocimi, in Lingue e dialetti dell'Italia antica, cit., p. 853 sgg. ; Id., in
Scritti. . . Bonfante, cit., p. 848 sgg.
53 Cfr. C. Santoro, in Studi Linguistici Salentin, VI, 1973/74, p. 81 sgg.
54 Cfr. C. De Simone, in Atti dell'XI Convegno di studi sulla Magna Grecia, Napoli,
1974, p. 134-135.
770 CARLO DE SIMONE

senso che il suo significato (tuono) indica immediatamente la sua


qualifica funzione divina; il dio supremo degli Indoeuropoei, *dius,
significava cielo55. Lo stesso vale per numerosi nomi divini celtici,
quali Epona (femm.; gallico epo- cavallo)56, Damona (femm.; gallico
*damo- manzo)57, Tarvos Trigaranos {tarvos toro + un composto di
tri- tre e garano- gru)58, Iovantucarus (appellativo di Mercurio e
Marte; <* Iovantuto-carus amante della giovent59. Ma se ci
chiediamo quale sia il significato di ', la cui etimologia discutibile60
(ci vale comunque in diacronia, in che irrilevante in questa sede),
dobbiamo dire che ' ha significato zero. d'altra parte per
ben evidente che ', nome divino di significato zero, ha per i
Greci una sua ben precisa connotazione culturale in quanto nome
divino (terzo tratto connotativo: contorno culturale), cio un complesso
di informazioni e di caratterizzazioni a lui relative (in parte certo anche
soggette a variabili, anche in modo sensibile) e che lo definiscono. Una
connotazione (o contorno culturale ) di ' risulta, ad esempio,
dall'appellativo ' che lo accompagna in Omero e che significa,
come credo di aver dimostrato61 che colpisce da lontano (questa
informazione non contenuta nel lessema , ma fornita, a
livello di codice). Fa parte diretta del contorno culturale di una figura
divina (o mitologica) anche la sua immagine (o le sue diverse immagini)
di culto, ed inoltre l'intero complesso delle rappresentazioni figurate ad
essa relative (quindi anche delle figure mitologiche che in queste
agiscono e con esse sono connesse). Per le figure divine (e mitologiche) del
mondo antico il problema della conoscibilit del contorno culturale
cos definito si presenta come questione empirica, cio come la raccolta
e valutazione critica di un complesso spesso eterogeneo di dati, la cui
concreta disponibilit pu variare in modo assai notevole da caso a
caso (ed avvicinarsi a zero; ma la differenza sempre quantitativa e

55 Cfr. R. Schmitt, Dichtung und Dichersprache in indogermanischer Zeit, Wiesbaden,


1967, p. 151 sgg.
56 Cfr. W. Meid, in Beitrge zur Namenforschung, VIII, 1957, p. 112; cfr. anche P. M.
DuvAL, Les dieux de la Gaule, Paris, 1957, p. 46 sgg.
57 Cfr. Meid, art. cit., p. 113.
58 Cfr. J. Vendryes, in Revue celtique, XXVIII, 1921, p. 124; H. Wagner, in Zeitschrift
fr keltische Philologie, XXIX, 1964, p. 300 sgg.
59 Cfr. da ultimo J. De Vries, Keltische Religion, Stuttgart, 1961, p. 42.
60 Cfr. il tentativo di R. Katicic, in Ziva Antika, XIII/XIV, 1964, p. 98 sgg.
61 In Zeitschrift fr Vergleichende Sprachforschung, LXXXIV, 1970, p. 216 sgg.
L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA 771

soggetta a mutamenti sulla base di ritrovamenti). Prendiamo ora un


imprestito di tipo bruto, come ', largamente attestato come
noto nell'Italia antica62 (non affronto ovviamente il problema storico
della trasmissione del nome). In questo caso l'imprestito riguarda il
significante (significato = zero); la connotazione contorno culturale
resta, nel complesso, greca, come stato rilevato anche di recente63. A
differenza di ', ' (rinuncio di nuovo ai problemi della
trasmissione) ha assunto in Italia una connotazione non greca. Esiste
un Eracle italico (identificato con Marte) ed etrusco. In particolare
vorrei ricordare come una delle connotazioni culturali etrusche il fatto che
Hercle ( : ) figlio di Uni (= Giunone), come ci attesta un ben
noto specchio volterrano {Hercle Unial clan)64.
Pi sfumato e sottile si presenta l'imprestito quando la
trasmis ione riguarda il significato dei nomi divini mitologici. Si tratta in
questo caso dei nomi che ho definito parlanti (Hrr), il cui significato
(non significante) viene tradotto con mezzi linguistici della lingua (o
delle lingue) di recezione. Queste traduzioni, interessante rilevare,
possono andare attraverso lingue diverse anche dal punto di vista
genealogico. Il significato figli di Giove (Dioscuri) viene reso in etrusco
(bilinguismo: cfr. sopra) con Tinascliniiaras (dat.; Veio, VI sec.)65, in
Peligno con Iouiois Puclois (dat.; Sulmona)66. Il dato storico-culturale (e
religioso) la diffusione del culto (e del nome) dei Dioscuri (con il loro
contorno culturale ben definito), fenomeno cui i singoli ambienti
reagiscono in modo diverso (e con implicazioni culturali-religiose diverse). Il
culto dei Dioscuri (molto antico a Roma : aedes Castoris [484 a.C.]) si
presenta a Lavinio nella forma greca : Castorei Podlouquei-que qurois67.
Altri casi di traduzione di nomi divini sono ben noti ed inutile una
lunga lista in questa sede, in cui occorre chiarire il principio. Cito anco-

62 Cfr. A. L. Prosdocimi, Le religioni dell'Italia antica, in Storia delle religioni a cura di


G. Castellani, II, Torino, 1971, p. 709; Id., in Scrtti. . . Bonfante, cit., p. 830-831.
63 Cfr. soprattutto Prosdocimi, art. cit.
64 Cfr. M. Pallottino, Testimonia linguae etruscae, Firenze, 1968 2, (= TLE2), nr. 399 ( :
Thesaurus linguae Etruscae, cit., p. 357, s.v.).
65 Cfr. TLE2, nr. 156 ( : Thesaurus linguae Etruscae, cit., p. 338, s.v.).
66 Cfr. E. Vetter, Handbuch der italischen Dialekte, Heidelberg, 1953, nr. 202 {iouiois
propriamente aggettivo).
67 Cfr. in particolare S. Weinstock, in Journal of Roman Studies, L, 1960, p. 112 sgg. ;
V. Pisani, in Paideia, XV, 1960, p. 241 sgg.; G. Radke, in Gioita, XLII, 1964, p. 214 sgg.;
N. E. Collinge, in The Journal of Indo-European Studies, I, 1973, p. 264 sgg.
772 CARLO DE SIMONE

'
ra solo Iuveis Luvfreis : (Vasto)68, ed, in ambiente vene-
tico, possibilmente Louderai Kanei : (Cadore)69.
in questo quadro teorico che si spiegano molto bene, secondo
me, i fenomeni di cos detto sincretismo religioso cultuale. Una figura
divina ha carattere sincretistico quando possiede due diverse
connotazioni valenze culturali-religiose (problema che non mi risulta
affrontato in modo organico per quanto riguarda l'Italia antica).
Un altro aspetto particolarmente interessante non da ultimo per i
suoi risvolti teorici e metodologici costituito dal complesso delle
iscrizioni di Rossano di Vaglio70, in cui a livello di significanti non
sembrano attestati grecismi. La questione stata ripresa, in opposizione a M.
Lejeune, da A. L. Prosdocimi71. Tra i possibili grecismi individuati da
Prosdocimi spicca in primo luogo (gen.), considerato da
Prosdocimi quale grecismo direttole la greca in forma italica72.
Questa formulazione mi lascia perplesso perch non credo venga posto
il problema nei termini necessari. Cosa significa grecismo diretto?
L'accoglimento del significato decima in osco non pu aver prodotto
alcun mutamento della struttura del sistema degli ordinali in osco (ad
esempio : aver mutato il sistema decimale) : nulla avvenuto a livello di
lingua (dei rapporti paradigmatici in L) meglio pi precisamente
non ci stato alcun imprestito. Se le argomentazioni
storico-culturali di Prosdocimi sono giuste dovremo dire che avvenuta una
estensione del campo referenziale del termine osco, riferito ora ad un uso
costume greco (; decima ex voto), connotato quindi, in questa
accezione, come greco. Il punto focale della questione che il
significato non pu essere definito (a livello funzionale) come l'insieme
somma dei significati impieghi contestuali concreti, che sono
potenzialmente infiniti. Quanto dico pu essere chiarito dallo schema
seguente73 :

68 Cfr. Prosdocimi, in Scritti. . . Bonfante, cit., p. 806 sgg.


69 Cfr. Prosdocimi, in Le religioni dell'Italia antica, cit., p. 681 ; Id., in Le lingue e
dialetti dell'Italia antica, cit., p. 309 sgg. ; Id., in Este e la civilt paleoveneta, cit., p. 234. Ma
questa equivalenza contestata da J. Untermann, in Gioita, LVIII, 1980, p. 307 sgg.
70 Cfr. ora i testi in Poccetti, op. cit., nr. 154 sgg.
71 In Scritti. . . Bonfante, cit., p. 828 sgg.
72 Art. cit., p. 831.
73 Cfr. soprattutto E. Coseriu, in Travaux de linguistique et de littrature, II, 1, 1964,
p. 177 e passim.
L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA 773

Italiano

Mutamento di significato comporta il cambio dei rapporti


nell'ambito del campo semantico latino, in cui homo si oppone a vir - femina
(che si oppongono tra loro); questo avvenuto in effetti (in modo
differente dal punto di vista formale) in francese {homme - femme) ed in
italiano {uomo - donna) : abbiamo cio l'eliminazione del significato vir
in quanto opposto a femina.
Negli stessi termini si presenta la questione relativa a (gen.
plur.; dei re; : signa ahenea regum) che Prosdoci-
mi, contro Lejeune, identifica con gli (), nome spartano
(tarantino) dei Dioscuri. Dobbiamo chiederci correttamente : si prodotto in
osco, ammesso che designi i Dioscuri, un mutamento dell'intero
campo semantico, cio l'introduzione di un nuovo significato? Se
questo non avvenuto (e certo difficile da dimostrare ; ma il problema non
stato posto nemmeno in termini teorici), ed ammesso che Prosdocimi
abbia storicamente ragione, il fenomeno che si verificato di nuovo
solo l'estensione di reg- (gen. ) a designare gli (),
conseguenza della penetrazione di questo culto a Rossano, con le dovute
implicazioni storico-culturali (e religiose). A mio avviso possibile che
designi a Rossano i Dioscuri : avremmo cio di nuovo un grecismo
nel senso che un significato {reg-) stato applicato a designare un
settore di esperienza che greco. La stessa problematica si applica, come
ovvio, a AicoFua [] Giovia Domina, in cui
corrisponde a secondo Prosdocimi.
La definizione e ricostruzione organica del Pantheon di Rossano
costituisce in effetti un problema per noi fondamentale e molto attuale.
Si tratta dunque, se si considera il rapporto con il mondo greco, di un
tipico processo di acculturazione religiosa, che dovrebbe essere posto
secondo me nei termini seguenti : quali mutamenti organici dei pattern
774 CARLO DE SIMONE

culturali (in questo caso specifico : religiosi) ha comportato l'influenza


il contatto con il mondo greco, a priori stroricamente probabile?
(fatti pi meno isolati hanno portata relativa).
L'influenza greca pu essere colta come fenomeno linguistico a
diversi livelli e con diverse modalit; essa resta comunque solo una
delle fonti storiche ricostruttive dato che, come ho detto, non tutto
Coltura) codificato in L(ingua) e realizzato in P(arola).
Sempre restando nell'ambito del rapporto cultura (religosa) e
lingua vorrei citare un ultimo esempio molto istruttivo. Tutti conosciamo
le formule onomastiche messapiche del tipo Tabara Damatras (-; con
diverse varianti formali)74, le quali vengono abitualmente interpretate
come sacerdotessa di Demetra (o demetrica per le forme
aggettivali). Si tratta, come scopr A. von Blumenthal75, del fenomeno della iero-
nimia del nome proprio (cfr. ), la cui diffusione in
Messapia pu essere posta ragionevolmente in rapporto con la
penetrazione di culti misteriosofici76. Quale il riflesso linguistico del fatto
culturale, cio della diffusione di culti misteriosofici in Messapia? Il
fenomeno pu essere descritto come la sostituzione del nome effettivamente
ed ufficialmente portato da una donna messapica (ad es. dotoria Marta)
con l'appellativo sacerdotessa seguito dal nome divino (in genitivo
come aggettivo concordato). L'uso della ieronimia non investe dunque
L(ingua) (il sistema), ma il modo di indicare il nome del defunto in
iscrizioni funerarie (formule onomastiche funerarie), nelle quali si pu
rinunciare di fatto ad una designazione individuale (Ootoria Marta),
deviando cosciamente dalla normale designazione. Una espressione
sacerdotessa di Demetra comprensibile dunque per un messapico a
condizione di partecipare (o essere comunque a conoscenza) del dato
culturale (culti misteriosofici) e, dal punto di vista della situazione
concreta di lettura del documento scritto, di vedere che si tratta di una
tomba (testo funerario). Per noi, che vediamo anche la tomba, si pone il
problema della ricostruzione filologica del contorno culturale estralin-
guistico, che rende possibile l'interpretazione di questi testi.
Un ultimo aspetto molto interessante della problematica accultura-
tiva che ho ceracato di esplicare nei suoi tratti fondamentali riguarda

74 Cfr. C. De Simone, in Orfismo in Magna Grecia. Atti del XIV Convegno di studi sulla
Magna Grecia. Taranto, 6-10 ottobre 1974, Napoli, 1975 [1978], p. 159-160.
75 In Indogerm. Forschungen, LIV, 1936, p. 99 sgg.
76 Cfr. De Simone, loc. cit.
L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA 775

la trasmissione (o imprestito) di nomi di persona (significanti e motivati


in quanto appellativi oppure no). Non ho il tempo di entrare in
particolari, dato anche che mi sono espresso pi volte a questo riguardo77. Mi
limito a rilevare il fatto (ben noto) che i nomi di persona, oltre che
rilevare del sistema onomastico della lingua acculturata (in cui vengono
integrati a diversi livelli e con molteplici modalit), possono essere
considerati soprattutto come una spia sociologica. Non pu sussistere
dubbio che il problema delle relazioni tra onomastica (o meglio : sistemi
onomastici) e strutture sociali nell'Italia antica, in particolare nel VII-
VI sec. a. C, hanno assunto sempre pi rilievo negli ultimi tempi. Un
primo spunto venne alla luce durante il colloquio sull'etrusco arcaico
tenuto a Firenze nel 197478. Sono seguite alcune importanti prese di
posizione, in particolare di M. Cristofani79, che si occupato delle
formule onomastiche a Cerveteri nel VII sec, di G. Colonna80 (nome,
gentilizio e societ), ed infine di A. L. Prosdocimi81 (sistema onomastico
italico: appunti per il dossier). La discussione tuttora in pieno
sviluppo; da sperare che sia possibile giungere presto a risultati
organici. Questo sar possibile vorrei sottolineare solo con la stretta
collaborazione dei colleghi archeologici e storici.
Per affrontare il problema della recezione (ed acculturazione) di
nomi stranieri in Etruria in et arcaica (VII-VI sec.) necessario
illustrare preliminarmente la normale struttura della formula onomastica
etnisca. Vorrei portare in primo luogo alcuni esempi di et neo-etrusca
(III-I sec). La designazione normale di un cittadino etrusco costituita
in questo periodo dai seguenti elementi : prenome + gentilizio (+
cognome). Come membri indiretti della formula possiamo avere inoltre
l'indicazione del padre e della madre (matronimico) ed inoltre, nel caso
di nomi di donna, il nome del marito. Cito solo alcuni esempi : Vel
Henna LarOal (Chiusi, CIE 767; prenome + gentilizio + prenome del padre);
V(el) Leene Marcnal (Siena, CIE 273; prenome + gentilizio +
matronimico); Hasti Sudanei Tutnas (Chiusi, CIE 943; prenome + gentilizio +
nome del marito).

77 Cfr. Die griechischen Entlehnungen im Etruskischen, II cit., p. 240 sgg.


78 Cfr. Atti del colloquio sul tema l'Etrusco arcaico, Firenze 4-5 ottobre 1974, Firenze,
1976, p. 92 sgg. (M. Cristofani ed altri).
79 In Atti dell'VIII Convegno di studi etruschi ed italici, Firenze, 1974, p. 307 sgg.
80 In St. Etr., XLV, 1977, p. 175 sgg.
81 In St. Etr., XLVIII, 1980, p. 232 sgg.
776 CARLO DE SIMONE

II sistema onomastico dell'et arcaica (VII-VI sec.) presenta


particolari problemi, che non possono essere che accennati in questa sede.
Caratteristico delle iscrizioni etrusche arcaiche la mancanza del
matronimico (usuale in et neo-etrusca); rare sono anche le menzioni del
nome paterno e del cognome. possibile distinguere diverse formule :
a) Pronome mi (ego) + prenome e gentilizio in genitivo (io di X
Y):
mi mamarces veWienas (Orvieto, VI sec; CIE 4923)
mi vendus papanas (Orvieto, VI sec; St. Etr. XXX, 1962, p. 143
nr. 13).
b) Formula dedicatoria mini muluvanice + prenome e gentilizio (mi
ha donato ) :
mini mulvanice mamarce velXanas (Cerveteri, VII sec; TLE2 57).
e) Pronome mi (ego) + appellativo + prenome e gentilizio in genitivo
dativo ( io X di [per] ) :
mi suQi velus kaiknas (Bologna, V se.; TLE2 698, su stele)
mi malena larQia puruhenas (Sentino, V sec; TLE2 695; su
specchio).

Decisivo per il problema del come sorto il sistema onomastico


etrusco si presenta lo studio diacronico dei gentilizi. un fatto da
tempo riconosciuto82 che un notevole numero di gentilizi etruschi,
considerati dal punto di vista storico diacronico, risalgono a pi antiche
formazioni patronimiche, cio a patronimici che sono divenuti gentilizi nel
corso dello sviluppo storico.
Si possono confrontare in greco formule onomastiche quali
, in cui per va notato che rimasto
patronimico a differenza del latino (> gentilizio). I gentilizi di questo tipo, che
risalgono dunque a pi antichi aggettivi patronimici, si chiamano
veri antichi gentilizi. Accanto ad essi si trovano per i cos detti
falsi gentilizi, che sono formalmente identici ai nomi individuali e la
cui funzione di gentilizi eruibile solo in sincronia sulla base della
formula onomastica. Alcuni esempi estruschi arcaici :
mi venelus ates (Orvieto, VI sec ; CIE 4953)
mi ducerus anXes (Orvieto, VI sec; CIE 4981)

82 Cfr. ad esempio H. Rix, in Aufstieg und Niedergang der rmischen Welt, I, 2, cit.,
p. 740 sgg.
L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA 777

sicuro che, dal punto di vista sincronico, Ate e AnXe sono


gentilizi, designano cio delle gentes. sufficiente gettare uno sguardo alle
strutture delle formule onomastiche di Orvieto : al secondo posto dopo
il prenome abbiamo sempre un gentilizio derivato (-na-, -ra) da
prenomi. Gentilizi quali Ate (= Attus) ed AnXe (= Ancus) non hanno dunque la
stessa origine (e quindi motivazione) dei gentilizi veri ed antichi : si
tratta di prenomi nomi individuali che hanno assunto la funzione di
gentilizi secondariamente e senza passare per la fase di patronimici.
Questa categoria di gentilizi viene chiamata per l'et arcaica (VII-VI/V sec.)
Individualnamengentilicia, per il periodo neo-etrusco Vornamen-
gentilicia. La spiegazione dell'impiego come gentilizi di prenomi
nomi individuali fu trovata da E. Vetter83; la sua scoperta stata
ripresa ed ulteriormente sviluppata da H. Rix84 e da me85. sicuro che in
et neo-etrusca le persone non libere (o comunque di diritti minori)
potevano assumere, al momento dell'acquisizione del diritto di
cittadini, il loro nome individuale (o quello del padre) come gentilizio; come
prenome veniva scelto un qualsiasi prenome etrusco od anche un
prenome che presentasse assonanze con il nome individuale. Questo
procedimento pu essere seguito molto bene sulla base di alcuni esempi
ormai famosi. Il nome Tifile (= ) appartiene nell'iscrizione
Tifile lautni Velxes Puliac (Chiusi, CIE 2096) ancora ad un lautni, cio
persona di diritti minori ; con lui sepolta la consorte Pulia, Nell'iscrizione
A(rn)6 Tifile Palpe Pulia (Chiusi, CIE 2934) ArnQ Ti(ple non pu essere
che il figlio dell'antico lautni Tifile e di Pulia ; egli porta evidentemente
l'antico nome individuale del padre {Tifile) ed un prenome etrusco
{Arn9); ha aggiunto inoltre un cognome {Palpe = Balbus). Poich dal
punto di vista legale egli nullo patre ArnQ Ti<pile non pu indicare il
prenome paterno. Un Vel Tiple(s) documentato a Tarquinia. La nuova
gens Tifile cos creata appare anche in latino : P. Tibile. Lo stesso
procedimento stato illustrato dal Rix86 sulla base di numerosi Vorna-
mengentilicia di origine italica, quali Vipi (= Vibius), Trepi {= Trebius)
ecc. In linea di massima si deve ammettere anche in questi casi che si
tratti ugualmente in origine di persone non libere (o comunque di
diritti minori), che con l'acquisizione del diritto di cittadinanza hanno

83 In sterreichische Jahreshefte, XXXVII, 1948, Beibl., p. 68 sgg.


84 Das etruskische Cognomen, Wiesbaden, 1963, p. 352 sgg.
85 Die griechischen Entlehnungen im Etruskischen, II, cit., p. 240 sgg.
86 Cognomen, cit., p. 232 sgg., 308 sgg.
778 CARLO DE SIMONE

impiegato il loro antico nome individuale come gentilizio. Questi


gentilizi non sono dunque mai stati aggettivi patronimici (al contrario ad es.
di Papana). Va notato che i Vornamengentilicia non hanno alcun
confronto in latino, in cui lo schiavo liberato prende come noto il
gentilizio del patronus ed usa il proprio nome individuale come cognome.
Alquanto pi complicata si presenta la problematica in etrusco
arcaico in cui abbiamo anche dal punto di vista puramente formale
una serie di gentilizi identici a nomi individuali. Questo tipo di
gentilizi arcaici vengono chiamati (Rix) Individualnamengentilicia,
termine con cui si intende probabilmente introdurre pi che una semplice
differenza terminologica. Ho gi presentato due esempi orvietani : Ate
ed AnXe sono gentilizi formalmente identici ai prenomi Attus ed Ancus.
In altri casi (VI sec.) si tratta di prenomi nomi individuali etruschi
che hanno assunto la funzione di gentilizi :
Cupure {lard cupures, CIE 5000);
Lavice (akas lances, CIE 5046);
Purze (larOia purzes) ;
Una (mamarce unas, CIE 5056).
Importanti nell'ambito della nostra tematica (acculturazione greco-
etrusca) sono in particolare due casi in cui nomi greci hanno assunto la
funzione di gentilizi. Si tratta di aXapri rutile hipucrates (Tarquinia, VII
sec; TLE2 761) e mi lardata telicles leXtumuza (Originis incertae, VII
sec; TLE2 761). Nella prima iscrizione permane tuttora incerta la
funzione (e significato) di aXapri, che anche attestato nell'iscrizione di
Formello (TLE2 49): mi atianaia aXapri ecc {aXapri = appellativo?).
Indipendentemente da questo fattore di incertezza comunque sicuro
che Rutile Hipucrates una formula onomastica costituita da prenome
e gentilizio e che Hipucrates corrisponde a '. Parimenti
anche nella seconda iscrizione non possibile altra spiegazione per Teli-
cle, che non nome di origine latina italica, ma greca (
).
La questione di principio che si pone la seguente : quale il
fenomeno storico-sociologico che alla base dell'origine degli
Individualnamengentilicia? evidente che l'applicazione meccanica del
principio neo-etrusco secondo il quale un Vornamengentile indica uno
schiavo (o persona di diritti minori) non possibile : gli
Individualnamengentilicia non sono tutti nomi di schiavi. Dobbiamo qui compiere
un lavoro molto notevole, dato questo problema storico non pu essere
risolto dai soli linguisti. Mi sia lecito qui esporre alcune osservazioni,
L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA 779

che vorrei venissero intese come uno spunto ed una indicazione. Non
a priori verosimile che il problema dell'origine degli Individualnamen-
gentilicia presenti una soluzione storica unitaria. Dovremo tener conto
certamente di fattori geografici e cronologici, e soprattutto della
situazione concreta nelle diverse citt etrusche, che pu essere stata
sensibilmente differente. ad esempio sicuro che le necropoli di Orvieto
non rappresentano tombe aristocratiche, ma appartengono invece al
.
impensabile in ogni modo che un greco come (Rutile
Hipucrates) sia giunto a Tarquinia come schiavo persona di diritto
minore (tomba principesca di Tarquinia). Io credo piuttosto che
Hipucrates vada visto sul piano storico del corinzio Damarato (fase damara-
tea dell'arte etrusca), che si tratti cio di un greco che, dopo, la sua
immigrazione in Etruria, ha acquisito il diritto di cittadinanza, il che ha
avuto per conseguenza l'impiego di ' come gentilizio (>
Rutile Hipucrates)87. Se cos se ne deve dedurre che la societ etrusca
a Tarquinia nel VII secolo era relativamente aperta (per lo meno a certi
livelli); su questo piano sarebbe da collocare la penetrazione di nomi
aristocratici ed il conseguente fenomeno di acculturazione.
Vorrei chiudere il mio contributo con la discussione di un nuovo
importante ritrovamento epigrafico. G. Bermond Montanari ha
pubblicato88 recentemente una iscrizione etrusca arcaica di Genova.
Leggiamo (alfabeto arcaico : probabilmente prima met del V sec.) : mi neme-
ties. Al pronome mi ego segue in questo caso nemetis, genitivo di un
nome di persona Nemetie ( : lat. *Nemetius). La formula onomastica
monomembre, dato che Nemetie non ha gentilizio. Interessante in
questo caso che il nome Nemetie di origine gallica89. ben noto
l'appellativo gallico (e celtico) nemeto- bosco sacro90, da cui sono derivati
nomi di persona quali Nemeto-cenna e Nemeto-gena91 ; forma ipocoristi-

87 Cfr. De Simone, in Aufstieg und Nierdegang der rmischen Welt, I, 2, cit., p. 508 sgg. ;
C. Ampolo, in Dialoghi di archeologia, IX-X, 1976/77, p. 333 sgg.; G. Colonna, in St. Etr.,
XLVII, 1979, p. 172.
88 In Si. Etr., XLVII, 1979, p. 296 nr. 1.
89 Cfr. ora C. De Simone, in Zeitschrift fr vergleichende Sprachforschung, XCIV, 1980,
p. 198 sgg.
90 Cfr. E. Benveniste, in Bulletin de la Socit de linguistique, XXXII, 1931, p. 79 sgg.;
. . Schmidt, in Mnchener Studien zur Sprachwissenschaft, XII, 1958, p. 49 sgg. Per il
teonimo Nemetona cfr. Meid, in Beitrage zur Namenforschung, VIII, cit., pp. 73, 114.
91 Cfr. . . Schmidt, in Zeitschrift fr keltische Philologie, XXVI, 1957, p. 248; H. Bir-
780 CARLO DE SIMONE

ca Nemet. Si noti inoltre Nemet (sic) su monete dei Galli Boi92.


Abbiamo dunque qui un caso in cui un Gallo stato etruschizzato : non c'
anche qui alcuna ragione per credere che si tratti di uno schiavo93.
Spero di aver mostrato con questa esposizione che la problematica
delle modalit di recezione ed acculturazione dei nomi personali greci
in Etruria (e nell'Italia antica) ancora del tutto aperta ed attende
future ricerche.
Vorrei esprimere l'augurio e la speranza che questo mio tentativo
di sintesi della problematica acculturativa nell'Italia antica, considerata
in prospettiva linguistica teorica ed empirica, possa stimolare ulteriori
riflessioni ed indagini in un settore nel complesso ancora non bene
esplorato e certo promettente.

Seminar fr Vergleichende Carlo De Simone


Sprachwissenschaft
Tbingen

khan, Germanen und Kelten bis zum Ausgang der Rmerzeit, Vienna, 1970, p. 564 con
nota 1772d.
92 Cfr. R. Paulsen, Die Mnzprgung der Boier, I, Leipzig-Vienna, 1933, p. 124 sgg. ; .
Pink, Einfhrung in die keltische Mnzkunde, Vienna, 1960, p. 47; R. Gbl, Typologie und
Chronologie der keltischen Mnzprgung in Noricum, Vienna, 1973, p. 92-93 ( : 75).
93 Per la presenza di nomi gallici in etrusco arcaico cfr. C. De Simone, in Parola del
Passato, CLXXXII, 1978, p. 370 sgg.

INTERVENTIONS

Aldo Luigi Prosdocimi :


Lascio da parte gli elogi di rito, inutili tra vecchi conoscenti; come pure
rinuncio ad entrare troppo in una discussione che diventerebbe lessico
familiare. Comunque, a parte alcuni dissensi sul modo di concepire e utilizzare nei
fatti una comune teoria linguistica (Coseriu), siamo forse meno distanti di
quanto sia apparso dalla relazione rispetto ai miei scritti : una polarizzazione
programmaticamente contrapposta fa spesso parte del gioco. Vorrei focalizza-
re quanto del prestito il precedente logico e fattuale (spesso trascurato : e in
ci, se non erro, De Simone non fa, come gi nelle Entlehnungen, eccezione) : il
contatto. Per chi lo consideri come inquirendum precedente (o connesso) a pre-
L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA 781

stito o a eventualit di prestito, ci sono graduazioni, in re e/o connesse con le


nostre fonti conoscitive.
Per il contatto distinguerei quattro possibilit : 1) si pu mostrare che c'
stata una possibilit di contatto: il minimo; 2) c' stato un contatto e una
trasformazione relativa; 3) si pu mostrare che non solo c' stato, ma il come
c' stato; intendo, come peso nel sistema e come cambiamenti di tipo non
atomistico; 4) (appendice a questo) non solo dice come e dove c' stato il contatto,
ma identifica il processo per cui c' stato, come elemento datore di valore,
come elemento di significativit.
De Simone, in questa relazione, andando oltre passate posizioni, anche in
risposta ai miei lavori che cercavano di rispondere al punto 3 (Sui grecismi;
sistemismo ; lingua ~ cultura) e di impostare il punto 4 (Contatti e conflitti ; //
conflitto delle lingue; Le iscrizioni italiche), riprende specialmente il punto 3
secondo i termini di linguistico e culturale, che distingue secondo una
definizione di linguistico in senso stretto, secondo la dottrina di E. Coseriu. A
mio avviso questa dottrina, che condivido in punti essenziali, mostra alcuni
limiti necessit di chiarificazione proprio nella definizione del culturale in
rapporto al linguistico specialmente ove si usi operativamente : qui non basta
una definizione soddisfacente ma occorre vedere se l'operazione che si conduce
alla sua insegna sia adeguata a dar conto di quanto ci si presenta, e di come ne
dia conto. Credo di non essere sospetto in questo richiamo perch ho impostato
precisamente queste basi teoriche per i Grecismi nell'osco e poi per il Lessico
istituzionale italico, tuttavia avvertendo qui specialmente, e di pi in seguito, la
necessit di andare oltre l'applicazione meccanica (che non sinonimo di
ortodossia), quale mi pare sia il modo di utilizzarla da parte di De Simone.
Illustro con il caso concreto di Rossano di Vaglio dei genitivo re-
gum. Ho affermato (Grecismi) che un grecismo perch una coppia coniugale
una coppia di Dioscuri non sarebbe stata definita re . De Simone lo contesta
perch re esisteva nell'italico di Rossano (reg- non greco) e quindi si tratta
di una estensione : non un prestito di lingua. Se cos De Simone ha ragione,
ma resta da spiegare quello che c' di non italico in quest'uso. De Simone si
accontenta di dire che non prestito di lingua, in base alla sua definizione
restrittiva di lingua : anche cos e dir subito che una restrizione tutta da
discutere resta come minimo da qualificare il di pi , dunque dal di fuori,
non linguistico. E questo non l'ho sentito, e non pu essere eluso. Ma c' di
pi : con lo stesso criterio si verrebbe, estendendo ma non forzando, a
eliminare dal linguistico il calco semantico, perch il presupposto di detto calco
che nella lingua che compie il calco preesista il termine corrispondente, con
forma propria e significato corrispondente, da estendere ad area semantica
non prevista prima. Si pu obiettare che, nella teoria di partenza, la semantica
pertinente al calco si distingue come linguistico da un uso di estensione di re
non semantico - linguistico, ma a una realt, nella fattispecie l'ideologia del
divino.
782 CARLO DE SIMONE

Con tutto il rispetto per la teoria in ci compresa la rinuncia di dar


conto del continuum del reale in base a ogni teoria che opera per discontinuit
non vedo la soluzione di continuit tra una estensione semantica (calco) e
l'applicazione di una forma di lessico in un ambito d'uso che non gli apparteneva.
Inoltre e questo un altro aspetto mi domando se casi di questo tipo non
ci debbano portare ad una revisione della teoria di partenza o, almeno, alla
presa di coscienza che qui un punto critico della teoria stessa ci non per
abbandonarla ma per individuare dove sta una difficolt di questa teoria (tutte
le teorie, e secondo noi non per umana fallibilit ma per la loro intrinseca
essenza di essere teorie, hanno dei punti critici).
[Nella discussione avevo sviluppato, a braccio, questo impatto di
linguistico ~ non linguistico e di quanto deve entrare in una non nella teoria
linguistica. Credo sia qui da pretermettere per opportunit di sede e per
inadeguatezza, comunque, di una trattazione di necessit cursoria.]

Benedetto Benedetti :
In quanto non competente di linguistica italica ed etrusca far una breve
notazione su un termine che ha suscitato il mio interesse dopo aver ringraziato
il prof. De Simone che mi ha fornito utili strumenti metodologici anche in
campi non pertinenti l'etruscologia. Vorrei solo accennare alla possibilit di
una convergenza di termini tecnici anatolici con un vocabolo etrusco qui
citato. Premetto che la propongo con estrema cautela e solo come eventuale
isoglossa di Kulturwort. Il vocabolo che per cos dire ha suscitato la mia
curiosit il termine tecnico agrario etrusco, in glossa latina gruma, messo in
corrispondenza con gnome greco. Tale derivazione, per l'aspetto fonetico delle
corrispondenze, mi ha lasciato un po' perplesso, probabilmente per la mia
incompetenza in questo campo. In alternativa vorrei proporre un altro schema di
corrispondenze da valutare. Esistono nelle diverse lingue anatoliche alcuni termini
pertinenti la terminologia di un tipo di fondo agrario che ritengo costituiscano
un gruppo omogeneo etimologicamente e semanticamente; si tratta di ittita
kuera-Zkura, termine tecnico usato come determinazione dell'ideogramma
campo probabilmente designante un appezzamento non coltivato assegnato
da assegnare, forse un lotto standard. In luvio cuneiforme si trova hurammi/a
nella stessa funzione di termine tecnico di specifica a campo, la forma
appare ampliata con un suffisso che in luvio ha anche, in particolare, la
funzione diformante dei participi passivi. Nella nota trilingue di Xanthos il testo licio
per definire un lotto di terra assegnato usa il termine hrmma-da (neutro pi.
-nta), mentre il greco ha agrs. Il lidio presenta la forma qira col segno della
labiovelare. La corrispondenza sembra perfetta in tutte le lingue anatoliche,
con due esiti da un comune termine pananatolico : la forma semplice in ittito-
lidio ed una con suffisso in luvio-licio. La verosimimile presenza di una
labiovelare iniziale, conservata in ittita e lidio, spirantizzata in luvio (com' normale) e
licio (dove la corrispondenza s'impone per la coerenza dello schema in cui si
L'INFLUENZA LINGUISTICA GRECA NELL'ITALIA ANTICA 783

inserisce), farebbe inoltre pensare ad una originaria connessione con il tema


verbale tagliare, dividere (ittita kuer) : la grande diffusione di termini
fondiari connessi con termini del tagliare, dividere nelle lingue indoeuropee sembra
consentire questa possibilit.
Naturalmente ritengo apertissima e soggetta a pi profonde ed estese valu-
tazioni l'ipotesi della diffusione, eventualmente come Kulturwort, di questo
termine pananatolico nell'area mediterranea occidentale.

Ciro Santoro :
Quanto alla relazione del De Simone da ammirare la salda griglia del
metodo in generale : per quanto attiene i rapporti tra Greci e Messapi, se in
messapico possiamo rilevare alcuni termini evidentemente di origine greca, es.
teonimi come aprodita {IM 9.116,1 : Oria), damatra (3.27 : Gnathia; ecc.)
termini di altra natura, es. argorian argentum, uno stemperamento di esso nel
greco non sostenibile : e sono pienamente d'accordo col De Simone quando dice
che non tutto ci che culturale linguistico. Non condivido, per, del De
Simone lo scetticismo sulle etimologie : in questo campo se opportuno tenersi
lontani da arditezze, non bisogna neppure operare una totale chiusura.

Carlo De Simone :
Sono contento che si sia iniziata la discussione su questo punto, perch
credo sia utile per tutti rendersi conto dei problemi teorici che travagliano
attualmente i linguisti. bene che i colleghi di altre discipline si rendano conto e
partecipino a questa discussione. Io credo che la differenza tra me e Prosdoci-
mi sia minore di quanto possa apparire. Esiste comunque un punto su cui
esiste discordanza, a meno che non si tratti di un fraintendimento di una
formulazione inesatta. Io intendevo operare delle distinzioni nell'ambito di un
modello articolato ed integrato. Proporre distinzioni non significa affatto eliminare (o
peggio castrare) la linguistica, ma attribuirle il suo settore di competenza
specifica appunto in un quadro pi complesso del conoscere culturale. Introdu-
cendo l'elemento (Parola) in quanto realizzazione concreta di L (Lingua) ho
incluso nel modello le designazioni, quindi gli oggetti realt extralinguistica
(il dato ontologico nella terminologia di A. Pagliaro), che certo non pu
essere escluso (campo referenziale ; valori connotativi legati alle conoscenze
dell'oggetto designato). Non intendevo dunque escludere il dato ontologico, ma
considerarlo al suo punto (e col suo valore) nell'ambito del modello. Distinguere non
significa in alcun modo eliminare (e quindi castrare ) la linguistica. Va quindi
mantenuta la distinzione fondamentale tra significato e designazione, cio tra i
rapporti a livello paradigmatico sistemico ed il riferimento concreto ad
og et i dell'esperienza, con la conseguente conoscenza relativa ai designati stessi.
ovvio che la realt extralinguistica (in parte) strutturata. Ma come ho
rilevato non esiste isomorf ismo tra i due piani (della lingua e della realt extra-
784 CARLO DE SIMONE

linguistica). Scusate se faccio un esempio banale. La parola vache si colloca


entro una serie di catene associative quali endurance, lenteur, passivit
ecc, che non sono ovviamente il significato di vache, ma sono connessi
con la realt cosa vache; che non si intende eliminare dalla nostra
considerazione, ma necessariamente tenere distinta. Si tratta di una distinzione
sostanziale. Per quanto riguarda il sapere culturale (C) in generale, non dubito che
esso sia anche parzialmente strutturato. Ma esigo che si definisca il modo in
cui esso strutturato organizzato a livello di lingua.
Benedetti vorrei dire che ritengo che qualsiasi relazione tra l'ittito (o
lingue anatoliche) e l'etrusco debba essere considerata con un certo scetticismo di
principio. Ho paura francamente che in una connessione del tipo di quella
proposta aleggi un p lo spirito del nostro collega Vi. Georgiev, sui cui risultati
sono alquanto scettico. Non riesco a valutare, in particolare, come dalla forma
ittita possa derivare in modo diretto quella etrusca, il che porrebbe comunque
gravi problemi di ordine storico. Vorrei aggiungere che in un articolo in corso
di stampa (nella Festschrift per G. Neumann) ho sostenuto che non esiste
alcuna relazione tra l'ittito Tarfyu- e l'etrusco TarXu- (e derivati), equazione che
compare tuttora purtroppo in molti manuali.
Ed infine sull'intervento Santoro. molto difficile valutare nel complesso
l'impatto greco sul messapico. La mia impressione che la penetrazione di
imprestiti greci forse non molto estesa; esistono per casi come Aprodita,
Damatria, che relativizzano l'affermazione di Santoro. L'influenza greca
andrebbe riesaminata di nuovo, tenendo conto del dato cronologico (oltre che
geografico) e del contorno culturale, come ho cercato di chiarire.

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