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Joseph Schumpeter Teoria dello sviluppo economico Sansoni Editore, Firenze 1977 Traduzione dalla sesta edizione tedesca (Duncker & Humblot - Berlino 1964). La sesta edizione ricalca la quarta del 1934 la quale, a sua volta, costituisce una ristampa invariata della seconda del 1926 in cui invece il testo originario del 1911 era stato sottoposto a un rimaneggiamento. La presente é una traduzione dal tedesco ma il testo é stato rivisto anche sulla base della edizone inglese del 1934, che deve essere considerata la pil: recente versione a cui l’autore ha posto mano. Mentre le edizioni tedesche sono rimaste invariate dal 1926 in poi, l’edizione inglese presenta taluni mutamenti non sostanziali di natura “anglicizzante” del testo e di un suo sveltimento rispetto all’originaria forma tedesca mediante un taglio di digressioni che all’autore sono sembrate prolisse e inessenziali. Le pagine che seguono sono tratte dal capitolo II, Il fenomeno fondamentale dello sviluppo economico.Joseph Schumpeter TEORIA DELLO SVILUPPO ECONOMICO. Introduzione di Paolo Sylos Labini NUOVA BIBLIOTECATitolo originale Theorie der wirtschaftlichen Entwicklung © by Duncker & Humblot, Berlin 19468 Prima edizione nella « Biblioteca Sansoni », 1971 Seconda edizione per la « Nuova Biblioteca », 1977 Tradotto dalla 4* edizione tedesca (1934) da Lapo Berti Rivisto sulla edizione inglese (1934) da Valdo Spini Copyright © 1977 by G. C. Sansoni editore nuova S.p.A., Firenze Indice Intraduzione all’edizione italiana Dp. Nota del revisore Prefazione all’edizione inglese Prefazione alia prima edizione tedesca Prefazione alla seconda edizione tedesca Prefazione alia quarta edizione tedesca Dalia prefazione all’edizione giapponese tI flusso circolare dell’economia in quanto condizionato da rapporti dati Appendice u. Il fenomeno fondamentale dello sviluppo economice 1. Credito e capitale Parte prima La natura ec Ja funzione del credito Parte seconda II capitale Appendice Parte terza 11 mercato monetario 1v. Il profitto imprenditoriale v. L'interesse sul capitale vi. Il ciclo economico VII XXXVI XMIX XXXII XXXV XXXIX XLVIT 54 67 105 105 127 134 163 169 i99 255Sanat Meee tm Dalla prefazione all’edizione giapponese Se i miei Jettori giapponesi mi chiedessero, prima di aprire il libro, quali erano le mie intenzioni quando lo scrissi pit: di venti- cinque anni fa, risponderei che tentai di costruire un modello teo- tico del processo dello sviluppo economico nel tempo, o, in maniera forse pid chiara, che volevo trovare una risposta al problema di come il sistema economico generi la forza che incessantemente lo trasforma. Cid pud essere illustrato facendo riferimento a due grandi nomi: Léon Walras e Karl Marx. A Walras dobbiamo una conce- zione del sistema economico e un appatato teorico che per la prima volta nella storia della nostra scienza abbracciava efficacemente la struttura logica dell’interdipendenza tra quantita economiche. Allor- nica di Walras (vorrei sottolineare espressamente che, come studioso di economia politica, devo pit: alla sua influenza che a quella di chiunque altto), scoprii non solo che essa é, nel suo catattete, rigoro- samente statica (cosa che é stata apettamente e continuamente sotto- lineata da Walras stesso), ma anche che é applicabile esclusivamente ad un processo stazionatio. Non si devono scambiare queste due co- se. Una teoria statica non @ nient’altro che un’asserzione sulle con- dizioni deli’equilibrio e sul modo in cui, dopo ogni piccola perturba- zione, Vequilibrio tende a ristabilirsi. Una simile teoria pud dimo- strarsi utile nell’esame di ogni tipo di realta, per quanto lontana dal- Vequilibrio possa essere. Un processo stazionario, invece, € un pro- cesso che in realta non si trasforma per impulso proprio, ma si limita a riprodurre nel corso del tempo quote costanti di reddito reale. Se mai si trasforma, lo fa sotto Pinfluenza di avvenimenti che risiedono al di fuori di esso, quali ad esempio catastrofi naturali, guerre, ecc. Walras lo avrebbe ammesso. Avrebbe detto {e, in effetti, Punica vol- ta che ebbi occasione di intrattenermi con lui me lo disse) che la vita economica, per sua natura, é ovviamente passiva e si limita ad adattarsi agli influssi naturali e sociali che agiscono su di essa, cosic- ché Ja teoria di un ptocesso stazionario costituisce realmente Ja totali- XLVIITEORIA DELLO SVILUPPQ ECONOMICO ta della scienza teorica dell’economia e noi, in quanto teorici dell’e-. conomia, non possiamo dire gran che a proposito dei fattori cui va atttibuita la responsabilita dello sviluppo storico, ma ci dobbiamo limitare a registrarli. Come i classici, egli avrebbe fatto eccezione per l’aumento della popolazione e del risparmio, ma cié avrebbe in- trodotto soltanto una variazione nei dati del sistema e non un qual- che nuovo fenomeno. Io avvertivo chiaramente che cid era errato e che all’interno del sistema economico esisteva una fonte di enetgia che di per se stessa disturberebbe qualsiasi equilibrio che potesse essere raggiunto. Se @ cosi, ci doveva essere anche una teoria econo- mica pura dello sviluppo economico, che non facesse assegnamento soltanto sui fattori esterni che possono spingere il sistema economico da un equilibrio all’altro. E questa la teoria che ho cercato di enun- ciate e credo ota, come ctedevo allora, che essa porti un qualche contributo alla comprensione delle lotte ¢ dei sorprendenti mutamen- ti del mondo capitalistico e spieghi una quantita di fenomeni, in pat- ticolare del ciclo economico, in maniera pit: soddisfacente di quanto sia possibile con i mezzi del!l’apparato walrasiano o di quello mar- shalliano. Al principio non mi era ancora chiaro cid che forse sembrera subito ovvio al lettore, ossia che questa idea e questa intenzione sono esattamente le stesse che stanno alla base della dottrina economica di Karl Marx. In effetti, cid che lo distingue dagli economisti del suo tempo e da quelli che lo precedettero & una visione dell’evolu- zione economica come di un processo particolare generato dal sistema economico stesso. Sotto ogni altro aspetto, egli non fece altro che accogliere ed usare le concezioni'e le proposizioni della teoria econo- mica ricardiana, ma la concezione dell’evoluzione economica, che egli circondd di una non essenziale cornice hegeliana, appartiene a Jui solo, Probabilmente @ per questo che una genetazione di economisti dopo Valtra ritorna a Ini, malgrado che vi trovi molto da criticare. Non dico cid per legare al suo grande nome una qualunque cosa che possa aver scritto nel presente libro. Intenzione e risultati sono troppo diversi per attribuirmi questo diritto. Le affinita nei risultati, che indubbiamente esistono (si confronti ad esempio la tesi di questo libro secondo cui nell’equilibrio perfetto Vinteresse sarebbe uguale a zero con la proposizione di Marx secondo cui il capitale costante non produce alcun plusvalore) sono non solo cancellate da una gran- de differenza nell’atteggiamento di fondo, ma ottenute attraverso me- todi cosi diversi che ogni accentuazione di eventuali parallelismi sa- tebbe estremamente insoddisfacente per i marxisti. Tengo tuttavia XLVIIIT DALLA PREFAZIONE ALL’EDIZIONE GIAPPONESE a far osservare la loro esistenza perché questo richiamo pud facilitare la lettura del libro ai lettori pratici della teoria economica marxiana e perché essi sono forse interessati al confronto. Prima di concludere, vorrei ritornare per un momento a Walras e agli sviluppi della dottrina economica che hanno in lui la loro pri- ma origine. Voglio menzionarne alcuni pet mettere in rilievo il rap- porto in cui si trova con essi l’argomentazione di questo libro. Ci sono, in primo luogo, i perfezionamenti che vanno attribuiti ai suoi immediati successori. Tra di essi il pi eminente é Pareto. Quale esempio, ricordo la separazione del sistema dell’equilibrio generale dalla concezione dell’utile. Qualunque cosa ne pensiamo, fu sicuta- mente un guadagno in fatto di ‘eleganza e di rigore scientifico. Se elaborassi sistematicamente le idee presentate in questo libro, do- vrei in effetti tener conto sia di questi progressi sia dei progressi che sono stati ottenuti nella teoria della funzione della produzione, nella teoria dei costi di produzione e in molti altri campi. Ma Ja mia atgomentazione non ne verrebbe toccata. In secondo luogo, si potreb- be chiedere qual @ il mio atteggiamento di fronte alla nuova teoria della « concorrenza imperfetta». La risposta @ che questa teoria si dimostra particolarmente preziosa nell’elaborazione di taluni partico- Tari di quel processo che il presente libro tenta di descrivere. In pratica, ogni innovazione, specialmente se consiste nell’introduzione di una nuova merce, determina in un primo momento quel tipo di ‘situazione che viene indicata con il concetto di « concorrenza mo- nopolistica ». Il comportamento dell’imprenditote nonché la reazione del sistema possono essere descritti molto bene con i concetti di que- sta teoria. Il terzo tipo di progresso, che & rilevante sotto questo punto di vista, § di particolare interesse a causa del suo carattere « dinamico ». Gli studiosi di economia politica hanno sempre avuto Pabitudine di accennare ad attriti e « lags » (ritardi), e probabilmen- te sono sempre stati consapevoli anche del fatto che gli uomini d’af- fari reagiscono non solo a deferminate quantita, ma anche ai loro tassi di vaziazione, e non solo a quantita attuali ma anche all’attesa di quantita future. Comunque stiano le cose, negli ultimi dieci anni sono state elaborate teorie esatte sugli effetti dell’adattamento ritar- dato, dell’azione secondo un’attesa ecc, Nuove tecniche sono state sviluppate o assunte da altri campi. Fra quest’ultime il risultato pit notevole fu Pintroduzione nella teoria economica della teoria dei « funzionali » elaborata quasi cinquant’anni fa da Vito Volterra. II lettore non trovera nulla di tutto cid nel presente libro e potra chie- XLIX2 bee TEORIA DELLO SVILUPPG ECONOMICO dermi, a ragione, fino a che punto questo abbia attinenza con quanto egli leggera e in che misura cid riguardi, in particolare, la teoria del ciclo economico esposta nell’ultimo capitolo, specialmente se con- sidera che i nuovi metodi sembrano indicare la possibilita di una straordinaria molteplicita di movimenti ondulatori nella vita econo- mica, che possono essere adoperati per spiegare i cicli senza alcun riferimento al principio dell’introduzione di nuove combinazioni. Di nuovo, come nel caso della teoria della « concorrenza imperfetta » credo che questi nuovi strumenti d’analisi accresceranno assai la no- stta capacita di riflettere compiutamente le forme fenomeniche della realta e credo altresi che essi si dimostrino utili anche per il processo descritto in questo libro. 5i dovrebbe perd considerare che i risultati ottenuti con Vaiuto di questi nuovi metodi (il lettore si pud orien- tare su alcuni di essi leggendo Je Suggestions on Quantitative Bust - ness Cycle Theory del professor Tinbergen, in « Econometrica » vol. Ili, n. 3) non giustificano un’altra teoria del ciclo economico ¢ del ptocesso dello sviluppo economico in generale. Essi descri- vono « repercussions » e « propagations », senza dire nulla sulle for- ze o sulle cause che le mettono in moto. Qualunque siano queste cause, i nuovi metodi spiegano il modo in cui esse agiscono e in cui il sistema reagisce nei loro confronti, Ma non toccano il problema se la forza che é all’opera sia descritta o no in maniera appropriata dal principio dell'introduzione di nuove combinazioni. JosEPH SCHUMPETER i Harvard University Cambridge, Mass., giugno 1937 OEY 2 a Sieh pasTEORIA BELLO SVILUPPO ECONOMICO tali mutamenti e i fenomeni che li accompagnano sono appunto VPoggetto della nostra ricerca. Noi non ci chiediamo, perd, quali mutamenti abbiano portato a poco a poco i moderni sistemi economi- ci ad essere cid che sono. E neppure quali siano le condizioni di que- sti mutamenti. Ci chiediamo invece, e nella forma generalissima in cui lo chiede la teoria, come si compiono questi mutamenti e quali fenomeni economici determinano. La stessa cosa detta in maniera un po’ diversa: la teoria del primo capitolo descrive la vita economica dal punto di vista della tendenza del sistema economico ad uno stato di equilibrio, la quale tendenza ci da i mezzi per determinare i prezzi e le quantita dei beni e si presenta nella forma di un adattamento ai dati di volta in volta esistenti. In contrasto con le condizioni del flusso circolare, cid non significa di per sé che ogni anno avvengano essenzialmente «le stesse cose ». Infatti, significa soltanto che noi concepiamo i singoli processi che hanno luogo nell’economia come fenomeni parzia- li della tendenza verso uno stato di equilibrio, che non @ perd sempte lo stesso. La condizione di equilibrio ideale del sistema eco- nomico, mai raggiunta e sempre « perseguita » (in modo inconsapevo- le, naturalmente), si modifica perché si modificano i dati. E la teoria non @ disarmata di fronte a questi dati. Essa & costruita in modo da essere preparata alle conseguenze di questi cambiamenti, ed ha anche strumenti particolari a questo scopo (lo strumento che si chiama quasi-rendita, ad esempio). Quando il mutamento si verifi- ca nei dati extrasociali (condizioni naturali) o in dati sociali extra- economici (conseguenze delle guerre, cambiamenti nella politica com- merciale, sociale ed economica) o nelle tendenze dei gusti dei consu- matori, non sembra che ci sia bisogno di una siforma sostanziale dei mezzi concettuali della teoria. Ma questi mezzi — ¢ con cid questa argomentazione giunge allo stesso punto della precedente — vengono meno quando la vita economica stessa modifica i propri dati a sbalzi. Anche qui pud servire da esempin la costruzione di una ferrovia, I mutamenti continui che con il tempo, attraverso un adattamento costante fatto di piccoli passi, possono trasformare un piccolo negozio al dettaglio in uno grande, in un grande magazzi- no ad esempio, ricadono sotto la considerazione statica. Ma la teoria « statica » non & in grado di descrivere le conseguenze di cambiamen- ti discontinui nel modo tradizionale di compiere le cose; qui l’ana- lisi statica non pud spiegare né il verificarsi di rivoluzioni produttive né i fenomeni che in tali occasioni si producono. Pud solo indaga- re, una volta che esse siano avvenute, il nuovo stato di equilibrio. 72 IL PENOMENG FONDAMENTALE DELLO SVILUPPO ECONOMICO DYaltro canto, proprio questo verificarsi di mutamenti « rivoluziona- ti» & il nostro problema, il problema dello sviluppo economico in senso stretio e in senso formale. La ragione di questo modo di porre il problema e di questa deviazione dal cammino della teoria tradizionale risiede non gid nel fatto che i mutamenti economici, in particolare, anche se non solamente, nell’epoca capitalistica, sono avvenuli cosi e non attraverso un continuo adattamento, ma nella sua fecondita ‘. Per «sviluppo» si devono dunque intendere solo quei muta- menti della vita econamica che non sono ad essa imposti dall’esterno, ma scaturiscono dall’interno, dalla sua propria iniziativa. Se risultas- se che tali cause del mutamento, derivanti dalla sfera economica stessa, non esistono e che il fenomeno che in pratica chiamiamo svi- luppo economico si fonda esclusivamente sul fatto che i dati cambia- no e l’economia vi si adatta continuamente, diremmo che non esiste alcun sviluppo economico. Intendendo con cid che lo sviluppo del- Peconomia non @ un fenomeno che vada spiegato economicamente, ma che l’economia, di per sé senza sviluppo, viene per cos? dire trascinata dai mutamenti del suo ambiente, e che le ragioni e quindi la spiegazione dello sviluppo devono essere cercati al di fuori del gruppo di fatti contemplati dalla teoria economica. Neppure la mera crescita dell’economia quale si manifesta con Vaumento della popolazione e della ricchezza viene qui indicata come processo di sviluppo. Essa non provoca, infatti, fenomeni qualitati- vamente nuovi, ma solo processi di adattamento dello stesso tipo di quelli provocati dai cambiamenti dei dati naturali. Siccome inten- diamo rivolgere la nostra attenzione ad altri processi, annoveriamo tali aumenti fra i cambiamenti dei dati’. Ogni conereto processo di sviluppo riposa in definitiva su svilup- pi precedenti. Per comprendere, tuttavia, l’essenza del problema con la massima chiarezza, ci astrarremo da questa circostanza e lasceremo “I problemi del capitale, del credito, del profitto imprenditoriale, dell'interesse sul capitale ¢ delle crisi (o delle fluttuazioni cicliche) sono quelli in funzione dei quali verra qui dimostrata questa feconditi. Ma essa non si esaurisce qui. Voglio ticordare al teorico esperto le difficolt’, ad esempio, che ci sono intorno al problema dei rendimenti crescenti, intorno alla questione dei molteplici punti d’intersezione fra curve dell’offerta e della domanda ¢ intorno all’elemento tempo, ¢ che neppure Vanalisi marshalliana, come Keynes ha molto giustamente rilevato, @ riuscita a supe- rare § Lo facciama perché questi mumamenti hanno un’incidenza annuale impercettibile € non ostacolano quindi l'applicabilita della considerazione statica. Ciononostante il loro verificarsi & spesso condizione dello sviluppo nel nostro senso, Ma per quanto, spesso, essi lo rendano possibile, non lo prodxcono tuttavia dal loro interno. 3TEORTA DELLO SVILUPPO ECONOMICO che lo sviluppo sorga da uno stato privo di sviluppo. Ogni processo di sviluppo crea i presupposti del seguente. Le sue forme ne vengono cosi alterate e le cose si svolgono allora diversamente da come si svol- gerebbero se ogni fase concreta dello sviluppo dovesse in primo luogo crearsi le proprie condizioni. Se perd vogliamo pervenire all’essenza della cosa, non possiamo accogliere nella nostra spiegazione elementi di cid che & ancora da spiegare. E questa é cosa che non intendiamo fare, ma non facendola creiamo una discrepanza apparente fra fatti e teoria, il cui superamento potrebbe costituire un’importante diffi- colta per il lettore. Se sono riuscito, meglio che nella prima edizione, a concentrare questa esposizione sull’essenziale e a preservarla da equivoci, non c’é pih bisogno di spiegare nei particolari i termini « statica» e « dinamica» che tanti significati hanno attualmente acquistato. Lo sviluppo nel senso nostro é un fenomeno distinto, completamente estraneo a quello che pud essere osservato nel flusso circolare o nella tendenza verso Vequilibrio. Esso & lo spontaneo ed improvviso mutamento nei canali del flusso, la perturbazione dell’equilibrio che altera e sposta lo stato di equilibrio precedentemente esistente. La nostra teoria dello sviluppo non @ nient’altro che la trattazione di questo fenomeno e dei processi ad esso inerenti*. IL Questi mmtamenti spontanei e discontinui nell’orbita del fusso circolare e€ questi spostamenti del centro d’equilibrio si verificano nella sfera della vita industriale ¢ commerciale, ma non nella sfera dei bisogni dei consumatori dei prodotti finiti. Laddove si verificano © Nella prima edizione del libro, l'avevo chiamata « dinamica». Ma & prefer evitare qu espressione qui, dato che essa facilmente ci porta fuori strada a motivo delle implicazioni connesse ai suoi vari significati. Mexlio allora dire sempli cemente quello che vogliamo intendere: mutamenti della vita economica; essa ¢: questo non @ il solo tipo di cambiamento economico; ce n’é un ale essere spiegato con l'influenza dei dati esterni, ma che scaturisce stema, e questo tipo di mutamento é Ia causa di un tal numero di impertanti ni economici che ci sembra valga la pena di costruirvi sopra uma tcoria e, a questo scopo, di isolarlo dagli altri fattori di cambiamento. L’aurore chiede di aggiungere un’altra pil esatta definizione che ha l'abitudine di we: quello derendo @ guel tipo di cambiamento che sorge dall’interno del sistem: il punto di equilibrio di questo in rtodo dale genze quante si vogliano, non si otterr’a mai una ferrovia, [Nota aggiunta nell’edi- vione inglese (N.d.R.)]. IL FENOMENQO FONDAMENTALE DELLO SVILUPPO ECONOMICO mutamenti spontanei e discontinui nelle tendenze del gusto dei con- sumatori, avviene un improvviso mutamento nei dati di cui l’'uomo d’affari deve tener conto e quindi sorge per lui un motivo e un’occa- sione per procedere possibilmente a qualcosa di diverso da un adat- tamento graduale della sua condotta, ma senza implicare in sé e¢ per sé l’adozione di una condotta diferente. Pertanto tali mutamenti non costituiscono un problema diverso da quello del cambiamento dei dati naturali e non richiedono alcun nuovo metodo di trattamen- to, per cui faremo astrazione da qualsiasi autonoma variazione nei bisogni dei consumatori e li supporremo come « dati». Cid & reso per noi pit facile anche dal fatto, fondato sull’esperienza, che Pambito dei mutamenti spontanei dei bisogni é generalmente ristret- to. Senza dubbio si deve sempre partire dalla soddisfazione dei biso- gni, dato che questo é Io scopo di ogni attivita produttiva e che la situazione economica di volta in volta data dev'essere intesa sotto questo aspetto. Tuttavia le innovazioni nel sistema economico non avvengono di regola in maniera tale che prima sorgono spontanea- mente nei consumatori nuovi bisogni e poi, sotto la loro pressione, Vapparato produttivo riceve un nuovo orientamento. Noi non ne- ghiamo il verificarsi di questo nesso. Perd @ il produttore che di regola inizia il cambiamento economico e i consumatori, se neces- sario, sono da lui educati; essi sono, come pure erano, considerati come persone che vogliono cose nuove, o cose che differiscono per qualche aspetto o per altro da quelle che sono abituati ad usare. Pertanto, mentre & ammissibile e anche necessario considerare i bi- sogni dei consumatori come una forza autonoma e addirittura fonda- mentale nella teoria del flusso circolare, noi dobbiamo invece assumere una differente attitudine appena ci rivolgiamo ad analizzare il « cambiamento ». Ogni produzione consiste nel combinare materiali e forze che si trovano alla-nostra portata (v. sopra cap. 1). Produrre altre cose, 0 le stesse cose in modo differente, significa combinare queste cose @ queste forze in maniera diversa. Finché la nuova combinazione viene raggiunta, con il tempo, partendo da quella vecchia, per piccoli passi e attraverso continui adattamenti, si ha certo un mutamento, ed eventualmente una crescita, ma non un nuovo fenomeno sattrat- to alla considerazione dell’equilibrio, né uno sviluppo nel senso no- stro, Nella misura in cui cid non si verifica, ed anzi la nuova combi- nazione pud prodursi o effettivamente si produce solo in maniera discontinua, sorgono invece i fenomeni caratteristici dello sviluppo. Per motivi di funzionalita nell’esposizione, quando parleremo di nuo- 75
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