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1. Introduzione
versit degli Studi di Bergamo, di Milano Bicocca, del Piemonte Orientale (Vercelli), Siena, To-
rino, Trento e Verona.
3 Alcuni tra i lavori citati qui di seguito sono in realt il risultato di progetti diversi: ad es. Ditt-
mar/Giacalone Ramat 1999 il frutto del programma di scambio tra le Universit di Berlino e
di Pavia nellambito del Programma Vigoni; tra gli autori tuttavia vi sono diversi membri del
Progetto di Pavia.
4 necessario anche un ulteriore confronto con dati relativi allacquisizione di L2 tipolo-
gicamente diverse per individuare fenomeni imputabili alla specificit della lingua target: in
70 Ada Valentini
Come detto poco sopra, nel corso degli anni i membri del Progetto di Pavia han-
no svolto indagini su diversi fenomeni acquisizionali. Se ne pu seguire sintetica-
mente il percorso osservando i titoli delle pi importanti monografie sullargo-
mento: il volume La temporalit nellacquisizione di lingue seconde curato da Ber-
nini e Giacalone Ramat (Bernini/Giacalone Ramat 1990) riunisce alcuni lavori
sullemergenza della morfologia verbale, lavori che permettono di individuare se-
quenze acquisizionali simili per tutti gli apprendenti, indipendentemente dalla L1:
dopo una prima fase contraddistinta da assenza di morfologia funzionale, appare
una prima distinzione morfologica di natura prevalentemente aspettuale che op-
pone una forma basica e polifunzionale di presente indicativo (generalmente alla
terza persona singolare) usata con riferimento temporale al presente, futuro e
passato (imperfettivo) ad una forma di participio passato con valore perfettivo. A
ci segue lapparizione di imperfetti, comparsa molto lenta e graduale (ovvero
diffusa su pochi tipi lessicali, come gli stativi essere e avere e i verbi modali e,
allinizio, in enunciati di sfondo; cf. soprattutto Bernini 1990b), mentre solo in
apprendenti avanzati, con favorevoli condizioni sociali di immigrazione e preferi-
bilmente con lingue materne romanze, al microsistema descritto si aggiunge il
futuro con valore temporale (in alternativa al presente indicativo, come avviene
del resto nellitaliano dei nativi) e, solo in una ulteriore fase, con valore epistemi-
co. Da ultimi compaiono anche il condizionale e il congiuntivo (cf. per una sintesi
delle sequenze acquisizionali soprattutto Berretta 1990b e per considerazioni ge-
nerali sul trattamento della morfologia Berretta 1990c)5.
Nel 1995, di nuovo in seguito a una vivace conferenza internazionale tenuta
presso lUniversit di Pavia sul tema (come gi per Bernini/Giacalone Ramat
1990) viene pubblicato il volume From Pragmatics to Syntax. Modality in Second
Language Acquisition (Giacalone Ramat/Crocco Galas 1995): qui lattenzione
si sposta gradualmente allespressione della modalit, con lanalisi della appari-
zione dei verbi modali. Giacalone Ramat 1995 individua nelle fasi iniziali dellap-
prendimento lordine di comparsa dei verbi modali (volere > potere > dovere);
inoltre potere e dovere vengono utilizzati in questo stadio elementare solo per la
funzione deontica, mentre per lespressione della modalit epistemica lappren-
dente si affida ad avverbi modali (forse e magari) e a verbi di opinione. Solo in fasi
successive i verbi modali vengono a coprire anche valori epistemici e questo pro-
cesso di sviluppo comparato al mutamento diacronico secondo la prospettiva
della grammaticalizzazione (cf. anche Bernini 1995b proprio su due degli appren-
denti qui indagati e Banfi 1995).
Nello stesso volume va ricordato anche il contributo di Berretta 1995 sullac-
quisizione dellimperativo: qui la chiave di lettura dei dati la teoria della marca-
questottica ricordo che le miscellanee di cui mi occupo in questo paragrafo ospitano sempre an-
che contributi di ricercatori esterni al progetto di Pavia su L2 diverse dallitaliano.
5 Parallelamente vengono svolte indagini sullo sviluppo della morfologia nominale di genere
tezza che permette di spiegare il ritardo con cui emerge la forma dellimperativo
di seconda persona singolare per i verbi in -are rispetto alle stesse forme dei verbi
delle altre classi flessive (nel caso specifico si tratta di marcatezza formale).
Negli studi apparsi pi di recente (Dittmar/Giacalone Ramat 1999), infine,
linteresse dei ricercatori si spostato ad un ambito sintattico6, in particolare al
tema della connessione interfrasale (cf. Giacalone Ramat 1999a e 1999b e Ber-
ruto in stampa), sul fenomeno della negazione (cf. Bernini 1998 e 1999) e del ri-
ferimento anaforico (Chini 1998b e 1999): qui, soprattutto, si pu constatare lim-
portanza dellapporto della tipologia alla linguistica acquisizionale ed in questa
prospettiva che si inserisce anche il presente lavoro; per quanto riguarda il tema
specifico della subordinazione rimandiamo al paragrafo che segue.
6 Gi alcuni contributi precedenti, come ad es., Banfi 1998, Bernini 1994a o Valentini 1992
come L1 da Cipriani 1993 e da Ferraris 1999:77; cf. inoltre Kinder 1994:356, che studiando il
recupero dellitaliano in immigrati di seconda generazione in Australia nota la sorprendente
frequenza della preposizione per + infinito nei due parlanti nel mezzo del continuum . . . , fa-
cendo cenno al fatto che per sembra eliminare il problema di scegliere tra le altre preposizioni.
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do i parametri individuati da Noonan 1985 presenta eventi tra loro fortemente in-
tegrati, tipicamente espressa da una forma verbale ridotta in quanto a categorie
morfologiche espresse e dovrebbe apparire precocemente come tale nei dati sul-
lacquisizione (cf. Givn 1990); daltro canto, invece,
. . . ci aspettiamo che quelle proposizioni la cui relazione di dipendenza segnalata da una con-
giunzione subordinante (ad es. ital. che), mentre il verbo finito codifica la persona del sogget-
to, il tempo e laspetto, siano preferite dagli apprendenti alle costruzioni con linfinito,
semplice o preposizionale, in cui il soggetto dellinfinito cancellato e in cui le distinzioni di
tempo e aspetto sono ridotte. (Giacalone Ramat 1999a:21)
I risultati dellindagine di Giacalone Ramat 1999a, che a differenza del caso qui
esaminato tiene conto di apprendenti avanzati, mostrano che il conflitto si risolve
a favore di principi tipologici: le frasi finali in forma implicita emergono senza
porre particolari problemi in tutti gli apprendenti e la loro epoca di comparsa
immediatamente successiva alle prime avverbiali (causali e temporali) esplicite in-
trodotte da perch e quando.
Anche Calleri 1997 nel suo studio sullacquisizione della frase infinitiva (fina-
le inclusa) nellitaliano come lingua prima riflette sullo statuto dubbio del modo
verbale dellinfinito9 e sulla scarsa o elevata apprendibilit che ne consegue: per
quanto riguarda lo statuto di frase, linfinitiva pu essere giudicata frase semplifi-
cata, e come tale facilmente apprendibile, poich manca del soggetto e della
morfologia di persona sul verbo, nonch parzialmente di tempo; tuttavia, a queste
considerazioni possiamo aggiungere che anche possibile capovolgere il giudizio
di semplicit (naturalezza?) attribuito alla frase infinitiva a causa ad esempio delle
restrizioni che ne regolano limpiego (Calleri 1997:42): si ricordi ad es. per la
finale la necessaria identit dei soggetti di principale e subordinata o i problemi di
rapporti temporali tra le due frasi (cf. il par. seguente)10.
Altra conferma della rilevanza dellinfinito viene dallo studio di Berruto (in
stampa) che in unutile panoramica sullemergenza della connessione interpropo-
sizionale nellitaliano L2 riconosce il ruolo cruciale della marcatura 0 + inf come
modo spesso sovraesteso e semplificato di esprimere/manifestare la connessione
interproposizionale (Berruto in stampa: par. 7).
Il fenomeno dellalta frequenza di proposizioni finali e della loro precoce com-
parsa, riscontrato nellitaliano L2, pu essere certamente spiegato anche in termi-
ni di frequenza di questo tipo di subordinata nellinput: nel corpus di italiano par-
lato analizzato da Voghera 1992 (ci riferiamo in particolare al testo denominato
caff, costituito da uninterazione spontanea faccia a faccia) stato rilevato che,
tra le subordinate implicite, quelle introdotte da preposizioni (di, a e per) con il
9 Cf. per considerazioni diacroniche oltre che tipologiche sullo statuto pi o meno marcato
verbo al modo infinito raggiungono il 70% del totale11 (cf. Voghera 1992:233).Tut-
tavia, come ben sappiamo dagli studi sullapprendimento, lalta frequenza di un
certo fenomeno linguistico non ne garantisce lapprendibilit. Pensiamo infatti che
un insieme di fattori abbia contribuito a far emergere questo dato empirico, in
particolare fattori tipologici, quindi esterni al sistema in via di sviluppo, ma anche
fattori sistemici, interni al sistema dellinterlingua (= IL).
Prima di presentare i dati, opportuno descrivere con qualche nota come pu
essere realizzata nella lingua target la frase finale.
11 Purtroppo non sono disponibili in Voghera 1992 dati riferiti solo alle implicite finali. Dal
LIP (Lessico di frequenza dellitaliano parlato, cf. De Mauro 1993:437), che non fornisce dati
relativi alla subordinazione, risulta comunque che per ha rango 14, che ha rango 10, perch ha ran-
go 21 e quando ha rango 59. Si veda per Chini 1998a:137.
12 Cf. Prandi (1996:72) per casi limite, con la principale che esprime uno stato, anzich
mediante un verbo causativo . . . te lo dico perch tu ci vada te lo dico per fartici andare
(Serianni 1989:490).
14 Per altre differenze sintattiche non rilevanti al nostro scopo, per es. tra circostanziali e
avverbiali di frase (o finali di tipo testuale, come per dirla in due parole, un millantatore), cf. Ber-
tuccelli Papi 1991:820ss.
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15 Una frase finale non accettabile se il soggetto del predicato principale non in grado di
esercitare un controllo sullevento espresso nella finale. Cos non ammissibile una frase finale
se il soggetto della principale strutturalmente inesistente, come nel caso dei verbi meteorolo-
gici: *Piove per avere raccolti abbondanti (Bertuccelli Papi 1991:818).
16 Tipicamente, come gi osservato, le finali condividono lo stesso soggetto della principale.
17 Levento della finale presentato come non-fattuale; si vedano esempi come non ho man-
le: cf. I tempi dellanteriorit sono esclusi dal carattere prospettivo della relazione finale (Pran-
di 1996:68).
19 Per il cantonese disponiamo di una grammatica esauriente (Matthews/Yip 1994), mentre
per il gruppo w (di cui fa parte ad es. la variet parlata a Shanghai) disponiamo purtroppo di
informazioni assai meno dettagliate (in particolare, Ramsey 1987:88-95, Chao 1967 e Norman
1988:199-204). Secondo Chao (1967:98) le differenze maggiori tra i dialetti w e la variet man-
darina riguardano il livello fonologico, e non quello sintattico: In matters of grammar, there is
less difference among the Chinese dialects than in any other respect.
20 Per il tigrino cf. Conti Rossini 1940, Bender/Fulass/Cowley 1976, Mason 1996 e Kogan
1997.
La frase finale in italiano L2 75
[2] yuh yhn waihj jaahn chn ma-tyh do-u hng jouh
c gente per guadagnare denaro cosa tutto volere fare
alcune persone sono/ci sono persone disposte a fare qualsiasi cosa per guadagnare
denaro
(Matthews/Yip 1994:299)
Anche in tigrino, come nellesempio cinese, la finale pu essere marcata dal solo
subordinatore meno specifico, k- (o k-, cf. Conti Rossini 1940:58; cf. anche Ber-
nini 1995a:38), prefisso alla forma verbale imperfettiva, come in [49]:
21 Negli esempi come [1], nella variet mandarina o pu3tong1hua4 lingua comune, basata sulla
pronuncia della citt di Pechino, il numero sovrascritto indica il tono secondo le modalit
seguenti: 1 = tono alto continuo, 2 = tono ascendente, 3 = tono discendente-ascendente e 4 = tono
discendente.
22 Lesempio, originariamente in alfabeto etiopico, stato traslitterato secondo le corrispon-
4. Gli apprendenti
Per questo lavoro abbiamo osservato lIL di tre soggetti, denominati Peter, Chu e
Markos e seguiti longitudinalmente allinterno del Progetto di Pavia per periodi
di lunghezza variabile (sette mesi per Peter, otto per Markos e un anno e quattro
mesi per Chu). I tre apprendenti sono stati precedentemente oggetto di studio per
quanto riguarda lo sviluppo sintattico della subordinazione, soprattutto esplicita23.
Due dei soggetti, Peter e Chu, hanno come lingua materna due diverse variet di
cinese (gruppi yu e w; uno dei due apprendenti, Peter, venticinquenne, conosce
anche il malese e ha come altra L2 linglese). Laltro apprendente, Markos, un gio-
vane eritreo di venti anni, di lingua materna tigrina e ha conoscenze scolastiche
di inglese ( inoltre venuto a contatto con larabo sudanese durante lesperienza
dellemigrazione)24.
Gli apprendenti sono stati scelti, tra quelli disponibili nella banca dati raccolta
allinterno del progetto pavese, perch allepoca della prima rilevazione si trova-
vano in una fase iniziale di contatto con la L2: il periodo di soggiorno in Italia non
supera per Markos e Peter (nonch per Hagos) i trenta giorni, mentre Chu sta-
to contattato per la prima volta a undici mesi dallarrivo; tuttavia lo sviluppo della
sua il cos lento che si pu comparare a quello degli altri due soggetti25. Inoltre,
per questi apprendenti disponiamo gi di analisi relative allo sviluppo della morfo-
logia verbale che si sono rilevate utili per linterpretazione di alcuni dati sul feno-
meno qui indagato (in particolare Berretta/Crotta 1991 per Peter, Bernini 1990a
per Markos e Valentini 1992 per Chu).
23 Per Markos cf. Giacalone Ramat 1994 su relative e completive e Bernini 1994a sulle ipo-
tetiche, mentre per Peter e Chu cf. Valentini 1998, con riferimenti bibliografici di cui alla N13;
inoltre si vedano anche Giacalone Ramat 1995 e Bernini 1995b sulla modalit e Bernini 1998
sugli indefiniti negativi.
24 Nella fase di analisi dei dati abbiamo osservato anche lil di un quarto apprendente in fase
iniziale, un giovane soggetto quindicenne denominato Hagos, anchegli eritreo, per il quale cf. so-
prattutto Bernini 1995a. Tuttavia il permanere del soggetto in uno stadio prebasico di variet di
apprendimento durante il periodo in cui stato seguito (sei mesi circa) non ci ha permesso di
verificare lipotesi di partenza: infatti solo verso la fine del periodo di rilevazione sono attestate
frasi subordinate: nella settima e ultima registrazione ad es. sono state computate quattro subor-
dinate, tutte esplicite e con valore causale. Ci confermerebbe comunque lipotesi sostenuta in
Bernini 1994a, secondo cui le causali sono il primo tipo di subordinate marcate con connettivo
conforme alla lingua target ad apparire nellIL (cf. anche Valentini 1998).
25 Le variet di apprendimento di Chu e Markos registrate allinizio delle rilevazioni sono
state infatti classificate come postbasica basica, mentre quelle di Peter e Hagos (per il quale cf.
la nota precedente) sono state classificate come prebasiche (cf. Bernini 1998:68).
La frase finale in italiano L2 77
5. I dati
[5] lui detto posso entrare a casa tua per s/ per +++ leggo libro?
lui ha chiesto posso entrare a casa tua per leggere?
(Chu x reg., 1a:4mm:24gg)
Si noti che nellesempio riportato un caso di discorso diretto, una richiesta di per-
messo, con un infinito retto da un verbo modale (posso entrare). Al contrario, nella
finale la forma verbale leggo retta da per non porta morfologia di infinito, come
richiesto nella lingua target in base alla coreferenzialit dei soggetti; leggo parreb-
26 Negli esempi le trascrizioni seguono le seguenti norme: tra gli asterischi si indicano parole
in lingua straniera; per le pause, a seconda della lunghezza, si usano i simboli +, ++, +++; il trat-
tino indica allungamento del fono che precede; tra due segni di punto esclamativo si trascrivono
parole pronunciate con enfasi; tra parentesi tonde sono riportati foni poco udibili; un segno di x
tra parentesi tonde indica una sillaba non identificata e tra due segni di % si riportano parole
pronunciate a volume di voce basso. Il segno di = indica la produzione di due (o pi) enunciati
in sovrapposizione. Landata a capo con rientro segnala un nuovo contorno intonativo. Il segno
di / indica uninterruzione o un cambiamento di programma. Tra parentesi quadrate e in lettere
maiuscole sono riportate indicazioni sulla comunicazione non verbale. Ogni esempio seguito
dallindicazione tra parentesi dellapprendente, cui segue il numero successivo delle interviste
longitudinali (per es.: x registrazione) e il periodo di soggiorno in Italia, espresso in anni, mesi e
giorni (1a:4mm:24gg = un anno, quattro mesi e ventiquattro giorni di permanenza in Italia).
78 Ada Valentini
27 In questa fase dellapprendimento le forme correttamente flesse per persona e numero am-
montano solo al 55,6% dei casi e questo dato percentuale pu indurre a dubitare che si tratti
effettivamente di una forma flessa (cf. Valentini 1992:133). Si deve per ammettere che la pri-
ma persona pi raramente sovraestesa rispetto alle altre due e ci farebbe propendere in questo
esempio specifico per uninterpretazione di forma flessa piuttosto che di forma (base) sovrae-
stesa (cf. poco pi avanti).
28 Un altro esempio individuato nellitaliano appreso in contesto guidato di un soggetto te-
descofono posso clicco posso cliccare (lesempio proviene dai materiali di Canevisio 1999).
29 Nel caso di un soggetto di terza (o seconda) persona singolare, come lui vuole torna a casa,
grafia sullacquisizione dellitaliano come L1 (cf. Guasti 1993s.:8); si dovrebbe trattare per di
errori sporadici dovuti a problemi di performance, di esecuzione.
31 La prima occorrenza isolata di modale + infinito risale alla settima registrazione (io
volio entlare, ad un anno, tre mesi e sedici giorni dallarrivo), ma solo a partire dalla decima rile-
vazione vi alternanza tra le due forme, mentre la prima occorrenza di finale introdotta da per
con verbo allinfinito risale alla tredicesima rilevazione (per mangiare, ad un anno, sei mesi e dieci
giorni di permanenza). Nellultima registrazione tutti i casi rilevati di secondarie introdotti da per
(quattro occorrenze) presentano linfinito.
La frase finale in italiano L2 79
Va detto che nel corpus di Chu le finali, pur essendo precoci, non sono molto
frequenti: le occorrenze di questo tipo di subordinata ammontano a poco pi di
una decina di casi e sono tutte posposte alla principale (come avviene anche nelle
occorrenze degli altri due apprendenti); circa la met di esse presenta coreferen-
zialit del soggetto con quello della principale e richiede quindi morfologia di
infinito; vi sono per dei casi, come quelli riportati in [7] e nei due esempi seguenti,
dove non vi coreferenzialit di soggetto:
32 Un altro caso tratto dalla tredicesima registrazione (ad un anno, sei mesi e dieci giorni di
tu cosa fai?
I: come c-era eh qua un giro di qua [cnv: fa il gesto di fasciarsi]
A: mh_ ti fasci
I: s eh senza sangue senza passare
(mi fascio) per non far passare il sangue/perch il sangue non passi.
33 Riportiamo di seguito qualche altra occorrenza di verbi retti con morfologia di infinito,
riscontrata nellultima rilevazione: va uccidere, viene uccidere, vai (a) giocare, sa camminare bene
e sa cucire bene, oltre naturalmente agli altri numerosi esempi di nessi con modali. Aggiun-
giamo un caso dubbio, studiare cinese deve leggere di pi scrivere di pi, dove studiare cinese po-
80 Ada Valentini
[10] I: e come mai sei andato / perch sei andato in queste citt?
M: eh? per girare = s
I: =mh mh
M: io +++ con miei amici studenti = + per + passaggio =
I: =mh mh =ah ah
M: per passaggio +++ noi an/andate %s?%= %no%, noi andiamo
I: =mh mh
M: andiamo, noi andiamo Massaua e (xx)
(Markos iii reg., 1m:22gg)
Come si osserva negli esempi, in queste prime attestazioni le finali per girare e per
visitare io, oltre a essere introdotte da per, sono anche marcate, diversamente da
quanto avviene nelle prime occorrenze di Chu, dal modo infinito. vero che alla
prima emergenza di finale subordinata nellesempio di Markos segue unulteriore
occorrenza di per seguito da un elemento, passaggio, dallo statuto incerto (si trat-
ta di una forma verbale o di un nome?), il cui contesto fa supporre che si tratti
nuovamente di una finale sinonimica alla precedente, ma linterpretazione resta
dubbia. Nonostante il caso segnalato, va detto tuttavia che le finali sono quasi cos-
tantemente marcate dalla strategia di deranking, eccetto rarissimi casi34.
trebbe essere un caso di finale anteposta alla principale con ellissi del connettivo per (linterpre-
tazione alternativa che si tratti di un topic di frase).
34 Per Peter si tratta di due soli casi, per studio la lingua italiana per studiare litaliano e per
Per la regolarit con cui le forme dinfinito compaiono nelle finali riteniamo di
poter escludere che si tratti di una forma base sovraestesa (cf. sullargomento
Banfi 1990 e Berretta 1990a). Si confrontino, a conferma di ci, i dati riferiti alle
sovraestensioni di infinito in Peter e agli usi che ne vengono fatti da Peter in
Berretta/Crotta (1991:312, 316 e 323ss.) e da Markos in Bernini (1990a:85-91):
linfinito in Peter presente soprattutto in contesti di modalit (non attuale) e ap-
pare sovraesteso con una percentuale inferiore al 7% in contesti di presente e di
passato prossimo; si tratta dunque di un valore ben diverso da quello che possia-
mo ottenere per le finali, nelle quali linfinito compare con una percentuale supe-
riore all80% (tredici occorrenze su quindici).
Prima di avanzare ipotesi esplicative sulla precocit morfologica di questo
specifico settore della flessione verbale, opportuno inserire le nostre considera-
zioni allinterno del quadro di sviluppo relativo alla subordinazione. Il quadro
sostanzialmente comune e ci rassicurante ad entrambi gli apprendenti: an-
teriormente allemergenza di subordinazione implicita via secondarie finali sono
gi apparse nei corpora subordinate esplicite con valore causale, introdotte da per-
ch, mentre quando con funzione temporale solo lievemente distanziato, con leg-
gero anticipo o ritardo rispetto a per finale: in Peter la prima secondaria tempora-
le risale alla sesta rilevazione (mentre per finale compare in quella successiva) e in
Markos quando emerge nella quarta rilevazione (per era apparso nella terza). Pos-
teriormente alle prime occorrenze di finali, emergono regolarmente altri tipi di
avverbiali, come le ipotetiche introdotte da se, e completive e relative; qui per
lordine interno tra i tre tipi varia: in Markos le relative (tre occorrenze marcate
con che/chi, tutte costruite sul soggetto) compaiono a partire dalla quinta regis-
trazione (a due mesi e ventidue giorni dallarrivo; cf. Giacalone Ramat 1994) e
nella sesta rilevazione emergono le prime ipotetiche introdotte da se35. In Peter,
invece, solo dopo che le finali implicite appaiono regolarmente nel corpus, si assis-
te allemergenza o alla consistente comparsa di ipotetiche introdotte da se e di
completive introdotte da che (a partire dalla tredicesima rilevazione, a cinque mesi
e quattro giorni di permanenza); in seguito, occorrono relative introdotte nuova-
mente da che (la loro comparsa, che risale alla sedicesima registrazione, resta tut-
tavia solo occasionale; cf. Valentini 1998:138 e anche Valentini 1997).
A ci si aggiunga unulteriore osservazione empirica: nel corpus di Peter
appaiono frequentemente e assai precocemente (a partire dalla seconda rileva-
zione) anche subordinate temporali introdotte da dopo; questo connettivo, che
nella lingua target ammette sia la forma implicita sia quella esplicita (cf. Giusti
1991:726s.), quasi costantemente accompagnato da forme di participio passato36
35 Nella seconda registrazione attestata anche ununica occorrenza relativa, anchessa per
di dubbia interpretazione: un uomo che la fischia cos, mentre le completive introdotte da che
sono pressoch assenti (ve n ununica occorrenza nella nona registrazione).
36 In Markos le occorrenze di dopo in funzione di subordinatore sono solo sporadiche; una
delle prime attestazioni, tuttavia, seguita dal participio passato (dopo io entrato in Italia dopo
che ero entrato in Italia/dopo essere entrato in Italia, dalla quarta rilevazione).
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(dieci occorrenze di dopo + participio passato, contro due casi di dopo + infinito
ed altri tre casi, due dei quali, per, dubbi anche per lo statuto categoriale delle-
lemento posposto37, in cui la forma che segue potrebbe essere forma flessa o for-
ma base):
[12] perci dopo finito shopping in Milano Centrale noi siamo andato a L. in treno
dopo aver finito lo shopping a Milano Centrale . . .
[13] dopo fini/ *after we finished* dopo finito visitato . . . noi siamo andati a la casa G. in L.
dopo aver finito la nostra escursione, siamo andati a casa di G. a L.
(per entrambi gli ess. Peter viii reg., 2mm:28gg)
Si osservi che nei primi due esempi la temporale preposta alla principale, come
avviene pi comunemente nel corpus, ovvero in tredici occorrenze su un totale di
quindici casi, rispecchiando il principio dellordo naturalis; in [14], invece, abbiamo
riportato il caso meno frequente in cui la principale anteposta alla secondaria: per
queste subordinate che esprimono un rapporto di anteriorit rispetto alla principale
emerge nellIL una spiccata preferenza per il participio passato e il dato va certamen-
te spiegato con il fatto che il connettivo dopo viene naturalmente associato per il suo
significato a forme verbali di aspetto perfettivo (ancora, coerentemente, sono ben cin-
que le repliche del tipo lessicale finire); inoltre ma a questo faremo cenno di nuovo
poco oltre il participio passato forma gi disponibile nellIL38.
Ma torniamo ora allinfinito: tenendo come punto di riferimento lemergenza
della finale implicita, si pu osservare che in Peter linfinito apparso gi quasi
regolarmente con perifrasi aspettuali (per es. noi cominciamo sci(v)are quasi *twel-
ve oclock* abbiamo cominciato a sciare quasi alle dodici), in argomentali con va-
lore di soggetto (per es. mi ti-piace sci(v)are mi piace sciare) e con perifrasi mo-
dali (possibile/non possibile + infinito; per es. amica mio non possibile scivare la
mia amica non poteva/riusciva a sciare o io non possibile visitato/no non possibile
visitare tutte per/tutti amico mio non ho potuto andare a trovare tutti i miei ami-
ci)39. Al contrario, con la forma bisogna/bisogno, che fa la sua apparizione solo a
partire dalla tredicesima rilevazione, contemporaneamente a dovere, linfinito in
37 Si tratta delle occorrenze dopo lavoro e dopo pranzo in cui pranzo e lavoro potrebbero
Peter sviluppa nel periodo delle rilevazioni un sistema dove la forma base del presente indicativo
si oppone alla forma del participio passato in base a differenze temporali/aspettuali, raggiun-
gendo cos lo stadio postbasico.
39 Cf. Bernini 1995b per lo sviluppo dei verbi modali sia in Peter che in Markos.
La frase finale in italiano L2 83
alternanza con una forma apparentemente flessa (per es. se io bisogno andare *into
East Germany* bisogna per me prendo *the permission*).
Anche in Markos linfinito retto compare con altrettanta regolarit e quasi con-
temporaneamente alle finali implicite nei nessi con verbi modali (e nei casi rari di
perifrasi aspettuali): per es. nella quinta registrazione si hanno cinque repliche di
volere + infinito contro un unico caso di modale seguito da unapparente forma
base (tutti li uomini vogliono vieni fuori da nostra cit tutti vogliono uscire dalla
citt, insieme a io ce lho la programma di vado/viengo qua io avevo gi
lintenzione di venire qua e non c la strada di vieni qua non c il modo per/di
venire qua) o, ancora, nella sesta rilevazione abbiamo rilevato un caso di io non
volio vado agli altri citt contro undici occorrenze di volere + infinito (cf. anche
Bernini 1995b)40.
6. Conclusioni
Prima di passare ad alcune osservazioni finali, vorrei far cenno al fatto che la
nostra analisi si basata vero su poche occorrenze; opportuno tuttavia a
questo proposito osservare che il problema inerente allo studio di fenomeni sin-
tattici: infatti, a differenza di quanto avviene in ambito morfologico, loggetto di
indagine non occorre obbligatoriamente, le frasi subordinate possono essere so-
stituite da frasi coordinate senza violare una norma grammaticale (diverso ad
esempio il caso di un morfema di plurale, la cui assenza provoca devianza dalla
norma della lingua target). Cionondimeno, le conclusioni che se ne possono trar-
re dovrebbero avere una validit generale poich si tratta di dati longitudinali da
apprendenti di due lingue materne diverse; inoltre, come gi stato osservato al-
trove (Valentini 1998:196), la lentezza con cui taluni soggetti procedono nellap-
prendimento consente di osservare come in moviola lo sviluppo dellIL. inne-
gabile, tuttavia, che sarebbe auspicabile avere ulteriori conferme da altri appren-
denti e, possibilmente, da corpora con generi testuali diversi.
I dati riportati nel paragrafo precedente indicano con chiarezza che la prima for-
ma di subordinazione implicita rappresentata dalla frase finale introdotta da per
assai precoce nellapprendimento dellitaliano come seconda lingua: essa infatti
emerge poco dopo le prime attestazioni di dipendenti esplicite di tipo avverbiale
(si tratta di frasi causali e temporali), mentre precede altri tipi di subordinazione
40 Facciamo cenno al fatto che nei dati soprattutto di Markos, ma anche di Peter, sono attes-
tati alcuni rari casi in cui la struttura della finale sovraestesa su altre subordinate: in Markos
sono presenti casi di per con infinito in luogo di infinitive introdotte da di, come in e dici per ve-
nire a me e digli di venire da me (Markos x reg., 5mm:19gg), mentre in Peter vi sono un paio di
occorrenze di relative realizzate con per + infinito, come in ci sono due gruppi per partire da Mi-
lano a Singapore ci sono due gruppi che partono da Milano per Singapore (Peter xvii reg.,
7mm:21 gg).
84 Ada Valentini
41 Non tutti come noto concordano con lopinione secondo cui i verbi modali reggono
una completiva.
La frase finale in italiano L2 85
[15] io vado a Milano Centrale stazione di Milano Centrale per *to see you*
(Peter xvii reg., 7mm:21gg)
[16] quando io arrivato in (Mont) in *artists corner* c un ragazza + chiede me per ++ *to
to draw my picture for me*
quando sono arrivato a Montmartre, nellangolo degli artisti cera una ragazza che mi ha
chiesto il permesso di/per ritrarmi
(Peter xiv reg., 5mm:26gg)
1995: anche qui limperativo negativo appare precocemente, insieme alle prime forme di impe-
rativo corrette (la seconda persona singolare di verbi in -ere e -ire; Berretta 1995:341).
86 Ada Valentini
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