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NORMA ITALIANA Basi di calcolo ed azioni sulle strutture UNI ENV 1991-1
S P E R I M E N TA L E Parte 1: Basi di calcolo
OTTOBRE 1996
Eurocode 1
Basis of design and actions on structures
Part 1: Basis of design
RELAZIONI NAZIONALI
RICONFERMA
Le norme UNI sono revisionate, quando necessario, con la pubblicazione sia di nuove edi-
zioni sia di fogli di aggiornamento.
importante pertanto che gli utenti delle stesse si accertino di essere in possesso dellulti-
ma edizione o foglio di aggiornamento.
0 PREMESSA 2
0.1 Obiettivi degli Eurocodici ...................................................................................................................... 2
0.2 Cronistoria del programma degli Eurocodici .............................................................................. 2
0.3 Programma degli Eurocodici .............................................................................................................. 2
0.4 Scopi della presente parte dellEurocodice 1 ............................................................................ 3
0.4.1 Obiettivi tecnici .............................................................................................................................................. 3
0.4.2 Categorie di utenti ........................................................................................................................................ 3
0.4.3 Finalit duso .................................................................................................................................................. 3
0.4.4 Divisione tra testo principale ed appendici........................................................................................... 4
0.4.5 Documenti di Applicazione Nazionale (NAD) ...................................................................................... 4
0.4.6 Sviluppi futuri della presente parte dellEurocodice .......................................................................... 4
1 GENERALIT 5
1.1 Scopo .............................................................................................................................................................. 5
1.2 Riferimenti normativi ............................................................................................................................... 5
1.3 Ipotesi .............................................................................................................................................................. 6
1.4 Distinzione fra principi e regole applicative ................................................................................ 6
1.5 Definizioni...................................................................................................................................................... 7
1.5.1 Termini comuni usati negli Eurocodici strutturali (ENV da 1991 a 1999) .................................. 7
1.5.2 Termini speciali correlati con la progettazione in generale ............................................................ 8
1.5.3 Termini correlati alle azioni........................................................................................................................ 9
1.5.4 Termini correlati alle propriet del materiale .................................................................................... 10
1.5.5 Termini correlati ai dati geometrici ....................................................................................................... 10
1.6 Simboli ......................................................................................................................................................... 10
2 REQUISITI 12
2.1 Requisiti fondamentali ......................................................................................................................... 12
2.2 Differenziazione di affidabilit ......................................................................................................... 13
2.3 Situazioni progettuali............................................................................................................................ 13
2.4 Vita utile di progetto .............................................................................................................................. 14
prospetto 2.1 Classificazione della vita utile di progetto ................................................................................. 14
2.5 Durabilit .................................................................................................................................................... 14
2.6 Garanzia di qualit ................................................................................................................................ 15
3 STATI LIMITE 15
3.1 Generalit................................................................................................................................................... 15
3.2 Stati limite ultimi ...................................................................................................................................... 15
3.3 Stati limite di servizio ........................................................................................................................... 15
3.4 Stato limite di progetto ........................................................................................................................ 16
6 DATI GEOMETRICI 19
APPENDICE B FATICA 39
(informativa)
B.1 Il fenomeno della fatica ..................................................................................................................... 39
B.2 Resistenza alla fatica ......................................................................................................................... 39
B.3 Determinazione degli effetti dellazione della fatica compatibile con la resi-
stenza alla fatica ................................................................................................................................... 39
SETTEMBRE 1994
Eurocode 1
EUROPEAN PRESTANDARD Basis of design and actions on structures
Part 1: Basis of design
Eurocode 1
PRNORME EUROPENNE Bases du calcul et actions sur les structures
Partie 1: Bases du calcul
Eurocode 1
EUROPISCHE VORNORM Grundlagen der Tragwerksplanung und Einwirkungen auf Tragwerke
Teil 1: Grundlagen der Tragwerksplanung
ICS 91.040.00
CEN
COMITATO EUROPEO DI NORMAZIONE
European Committee for Standardization
Comit Europen de Normalisation
Europisches Komitee fr Normung
Segreteria Centrale: rue de Stassart, 36 - B-1050 Bruxelles
CEN 1994
I diritti di riproduzione sono riservati ai membri del CEN.
1 GENERALIT
1.1 Scopo
(1) In questa parte 1 della ENV 1991 vengono stabiliti i principi e le richieste per la si-
curezza e la funzionalit (serviceability) delle strutture, sono descritti i criteri gene-
rali di progettazione e di verifica e vengono fornite linee guida per aspetti correlati
di affidabilit strutturale (structural reliability).
P(2) Nella parte 1 della ENV 1991 vengono stabiliti i criteri ed i principi generali per il
progetto strutturale di edifici ed opere di ingegneria civile, inclusi aspetti geotecni-
ci. Essa dovr essere usata congiuntamente alle altre parti della ENV 1991 ed alle
ENV da 1992 a 1999. La parte 1 riferita a tutte quelle circostanze in cui si richie-
de che una struttura fornisca adeguate prestazioni, anche in caso di eventi sismici
o di esposizione al fuoco.
(3) La parte 1 della ENV 1991 pu inoltre essere usata come base per il progetto delle
strutture non considerate nelle ENV da 1992 a 1999 e dove vengono considerati
materiali ed azioni al di fuori dello scopo della ENV 1991.
P(4) La parte 1 della ENV 1991 inoltre applicabile al progetto strutturale nella fase di
esecuzione ed al progetto strutturale per strutture provvisorie; in essa si stabilisce
di fare appropriati adattamenti al di fuori delle finalit della ENV 1991.
(5) Nella parte 1 della ENV 1991 vengono inoltre indicati metodi semplificati di verifica
che sono applicabili agli edifici e ad altre costruzioni comuni.
(6) Procedure di progetto e dati relativi per il progetto dei ponti e di altre costruzioni,
che non sono completamente compresi nella presente parte, possono essere ot-
tenuti dalle altre parti dell'Eurocodice 1 e da altri Eurocodici.
(7) La parte 1 della ENV 1991 non direttamente intesa per la valutazione strutturale
della costruzione preesistente per sviluppare il progetto di lavori di restauro e mo-
difiche o stime di cambiamenti d'uso, ma pu essere invece usata dove applicabi-
le.
(8) La parte 1 della ENV 1991 non comprende completamente il progetto di costruzio-
ni speciali che richiedono considerazioni non usuali di affidabilit, come le strutture
nucleari, per le quali dovrebbero essere usate specifiche procedure di progetto.
(9) La parte 1 della ENV 1991 non comprende completamente il progetto di strutture
dove le deformazioni modificano le azioni dirette.
1.3 Ipotesi
Vengono applicate le seguenti ipotesi:
- la scelta del sistema strutturale e del progetto di una struttura viene fatta da personale
con qualifica ed esperienza appropriate;
- l'esecuzione viene portata a termine da personale con esperienza ed abilit adegua-
te;
- adeguata supervisione e controllo di qualit vengono forniti durante l'esecuzione del
lavoro, per esempio negli studi di progettazione, nelle fabbriche, negli impianti di pro-
duzione e in sito (cantiere);
- i materiali da costruzione ed i prodotti sono usati come specificato in questo Euroco-
dice o nelle ENV da 1992 a 1999 o in relative norme di supporto sui materiali o sui pro-
dotti;
- la struttura sar soggetta ad adeguata manutenzione;
- la struttura sar usata in accordo con le ipotesi di progetto;
- le procedure di progetto sono valide solo quando si soddisfano le richieste relative ai
materiali, all'esecuzione ed alla competenza tecnica che sono date nelle ENV da
1992 a 1996 e nella ENV 1999.
1.5 Definizioni
Per gli scopi di questa norma sperimentale, sono applicate le definizioni riportate nel se-
guito.
Nota La maggior parte delle definizioni sono riprodotte dalla ISO 8930:1987.
1.5.1 Termini comuni usati negli Eurocodici strutturali (ENV da 1991 a 1999)
1.5.1.2 tipo di edificio o di opere dell'ingegneria civile: Tipo di opera costruita di cui si indica la fi-
nalit d'uso, per esempio edificio abitativo, muro di sostegno, edificio industriale, ponte
stradale.
1.5.1.3 sistema costruttivo: Indicazione del principale materiale strutturale, come per esempio co-
struzione di calcestruzzo rinforzato, costruzione di acciaio, costruzione di legno, costru-
zione di muratura, costruzione composita d'acciaio e calcestruzzo.
1.5.1.4 procedimento esecutivo (method of construction): Maniera in cui l'esecuzione viene porta-
ta a termine, per esempio: gettata in opera, prefabbricata, a sbalzo.
1.5.1.5 materiale da costruzione: Materiale usato nella costruzione, per esempio: calcestruzzo,
acciaio, legno, muratura.
1.5.1.6 struttura: Combinazione organizzata di parti connesse progettate per fornire qualche mi-
sura di rigidezza.
Nota La ISO 6707, parte 1, fornisce la stessa definizione ma aggiunge "o un'opera costruita avente tale
disposizione". Negli Eurocodici strutturali questa aggiunta non usata per facilitare traduzioni non
ambigue.
1.5.1.7 forma della struttura: Disposizione degli elementi strutturali, come trave, colonna, arco, pi-
le di fondazione.
Nota Forme di struttura sono, per esempio, telai, ponti sospesi.
1.5.1.9 modello strutturale: Idealizzazione del sistema strutturale usata per scopi di analisi e di
progetto.
1.5.2.1 criteri di progetto: Formulazioni qualitative che descrivono per ogni stato limite le condi-
zioni da soddisfare.
1.5.2.2 situazioni di progetto: Insiemi di condizioni fisiche rappresentanti un certo intervallo di tem-
po per cui il progetto dimostrer che non sono superati i relativi stati limite.
1.5.2.3 situazione di progetto transitoria: Una situazione progettuale che relativa ad un periodo
molto pi breve del periodo d'uso di progetto della struttura e che ha un'alta probabilit di
accadere.
Nota Ci si riferisce a condizioni temporanee della struttura, dell'uso o dell'esposizione, per esempio du-
rante la costruzione od il restauro.
1.5.2.4 situazione persistente di progetto: Una situazione di progetto che relativa ad un periodo
dello stesso ordine del periodo d'uso di progetto della struttura.
Nota Generalmente ci si riferisce a condizioni di normale uso.
1.5.2.6 vita utile di progetto: Periodo ipotizzato in cui una struttura deve essere usata per le sue
finalit d'uso con manutenzioni anticipate ma senza che siano necessari sostanziali re-
stauri.
1.5.2.7 rischio: Un evento eccezionalmente inusuale ed intenso, come per esempio azione ed in-
fluenza ambientale inusuali, resistenza del materiale o della struttura insufficienti, oppure
eccessiva deviazione dalle dimensioni previste.
1.5.2.10 stati limite: Stati oltre i quali la struttura non soddisfa pi le richieste di prestazione di pro-
getto.
1.5.2.11 stati limite ultimi: Stati associati con il collasso o con altre forme simili di guasto strutturale.
Nota Essi generalmente corrispondono alla massima resistenza ai carichi portati di una struttura o di una
parte strutturale.
1.5.2.12 stati limite di servizio: Stati che corrispondono a condizioni oltre le quali specifiche richie-
ste di servizio per una struttura o per un elemento strutturale non sono pi fronteggiate.
1.5.2.12.1 stati limite di servizio irreversibili: Stati limite che rimarranno permanentemente superati
alla rimozione delle azioni responsabili.
1.5.2.12.2 stati limite di servizio reversibili: Stati limite che non rimarranno permanentemente supe-
rati alla rimozione delle azioni responsabili.
1.5.2.15 resistenza (del materiale): Propriet meccanica di un materiale, usualmente data in unit di
forza.
1.5.3.1 azione:
a) Forza (carico) applicato alla struttura (azione diretta);
b) Una deformazione imposta o vincolata od un'accelerazione imposta causata per
esempio da cambiamenti di temperatura, da variazione di umidit, da una composi-
zione irregolare o da un terremoto (azione indiretta).
1.5.3.2 effetto dell'azione: Effetto delle azioni sugli elementi strutturali, come per esempio la forza
interna, il momento, lo sforzo, la deformazione.
1.5.3.3 azione permanente (G): Azione che probabile agisca per tutta una data situazione pro-
gettuale e per la quale la variazione in ampiezza con il tempo trascurabile in relazione
al valore medio, o per la quale la variazione sempre in una stessa direzione (monotona)
fino a quando l'azione raggiunge un certo valore limite.
1.5.3.4 azione variabile (Q): Azione che non probabile agisca lungo tutta una data situazione pro-
gettuale o per la quale la variazione in ampiezza con il tempo non trascurabile in rela-
zione al valore medio, n monotona.
1.5.3.5 azione eccezionale (A): Azione, usualmente di breve durata, che improbabile accada con
un'ampiezza significativa durante il periodo di tempo considerato durante la vita d'uso di
progetto.
Nota Ci si pu aspettare che un'azione eccezionale causi in molti casi forti conseguenze a meno che non
vengano considerate speciali misure.
1.5.3.6 azione sismica (AE): Azione dovuta al moto del suolo causato dal terremoto.
1.5.3.7 azione fissa: Azione che ha una distribuzione fissa sulla struttura tale che l'ampiezza e la
direzione dell'azione sono determinate senza ambiguit per l'intera struttura se la sua am-
piezza e la sua direzione sono determinate in un punto della struttura.
1.5.3.8 azione libera: Azione che pu avere entro certi limiti qualunque distribuzione spaziale sulla
struttura.
1.5.3.9 azione singola: Azione che si pu considerare statisticamente indipendente nel tempo e
nello spazio da ogni altra azione agente sulla struttura.
1.5.3.10 azione statica: Azione che non causa un'accelerazione significativa della struttura o degli
elementi strutturali.
1.5.3.11 azione dinamica: Azione che causa un'accelerazione significativa della struttura o degli
elementi strutturali.
1.5.3.12 azione quasi statica: Azione che pu essere descritta da modelli statici in cui gli effetti di-
namici sono inclusi.
1.5.3.13 valore rappresentativo di un'azione: Valore usato per la verifica di uno stato limite.
1.5.3.16 valori di combinazione: Valori associati con l'uso di combinazioni di azioni (vedere
1.5.3.20) per tener conto di una probabilit ridotta dell'accadimento simultaneo della mag-
gior parte di valori sfavorevoli di diverse azioni indipendenti.
1.5.3.17 valore frequente di un'azione variabile: Valore determinato in modo tale che:
- il tempo totale, entro un periodo di tempo scelto, durante il quale esso viene superato
per una parte specifica, oppure
- la frequenza con cui esso viene superato, siano limitati ad un valore assegnato.
1.5.3.18 valore quasi permanente di un'azione variabile: Valore determinato in modo tale che il tem-
po totale, all'interno di un periodo di tempo scelto, durante il quale esso viene superato,
una parte considerevole del periodo di tempo scelto.
1.5.3.19 valore di progetto di un'azione Fd: Valore ottenuto moltiplicando il valore rappresentativo
con un coefficiente parziale di sicurezza F .
1.5.3.20 combinazione di azioni: Insieme di valori di progetto usati per la verifica della sicurezza
strutturale per uno stato limite sotto l'influenza simultanea di azioni differenti.
1.5.4.1 valore caratteristico Xk: Valore della propriet di un materiale avente una probabilit pre-
scritta di non essere raggiunto in una ipotetica serie illimitata di prove. Tale valore gene-
ralmente corrisponde ad uno specifico frattile di una distribuzione statistica ipotizzata della
particolare propriet del materiale. In alcune circostanze viene usato come valore carat-
teristico un valore nominale.
1.5.4.2 valore di progetto di una propriet del materiale Xd: Valore ottenuto dividendo il valore ca-
ratteristico per un valore parziale M o, in speciali circostanze, da determinazione diretta.
1.5.5.1 valore caratteristico di propriet geometrica ak: Valore usualmente corrispondente alle di-
mensioni specificate nel progetto. Dove pertinente, valori delle quantit geometriche pos-
sono corrispondere ad alcuni prescritti frattili della distribuzione statistica.
1.5.5.2 valore di progetto di propriet geometrica ad: Generalmente un valore nominale. Dove per-
tinente, valori di quantit geometriche possono corrispondere a qualche prescritto frattile
della distribuzione statistica.
1.6 Simboli
Per gli intenti di questa norma sperimentale, vengono applicati i seguenti simboli.
Nota La simbologia usata basata sulla ISO 3898:1987.
Lettere latine maiuscole
A Azione eccezionale
Ad Valore di progetto di un'azione eccezionale
AEd Valore di progetto di un'azione sismica
AEk Azione sismica caratteristica
Ak Valore caratteristico di un'azione eccezionale
Cd Valore nominale o una funzione di certe caratteristiche progettuali del materiale
2 REQUISITI
2.5 Durabilit
(1) unipotesi della progettazione che la durabilit di una struttura o parte di essa nel
suo ambiente sia tale che essa rimanga idonea all'uso durante la vita utile di pro-
getto con un'appropriata manutenzione.
(2) La struttura dovr essere progettata in modo tale che deteriorazioni non debbano
diminuire la durabilit e le prestazioni della struttura avendo il dovuto riguardo al li-
vello previsto di manutenzione.
P(3) I seguenti coefficienti intercorrelati devono essere considerati al fine di assicurare
una struttura adeguatamente duratura:
- il previsto e possibile uso futuro della struttura;
- i criteri di prestazione richiesti;
- le influenze ambientali prevedibili;
- la composizione, le propriet ed il comportamento dei materiali;
- la scelta del sistema strutturale;
- la forma degli elementi e dei dettagli strutturali;
- la qualit del lavoro umano ed il livello di controllo;
- le particolari misure protettive;
- la manutenzione durante la vita prevista.
(4) Le relative ENV da 1992 a 1999 specificano le misure appropriate.
P(5) Le condizioni ambientali dovranno essere valutate allo stadio progettuale per defi-
nire la loro importanza in relazione alla durabilit e permettere di effettuare ade-
guati provvedimenti per la protezione dei materiali e dei prodotti.
(6) Il livello di deterioramento pu essere valutato sulla base di calcoli, indagini speri-
mentali, esperienza da precedenti costruzioni, o una combinazione di queste con-
siderazioni.
3 STATI LIMITE
3.1 Generalit
P(1) Gli stati limite sono stati oltre i quali la struttura non soddisfa pi a lungo le richieste
di prestazione progettuale.
(2) In generale, viene fatta una distinzione tra gli stati limite ultimi e gli stati limite di
servizio.
Nota La verifica di uno o due stati limite pu essere omessa se disponibile una informazione
sufficiente per provare che le richieste di uno stato limite sono fronteggiate dall'altro.
(3) Gli stati limite possono essere correlati con le situazioni di progetto persistenti,
transitorie o eccezionali.
6 DATI GEOMETRICI
P(1) I dati riguardanti la geometria sono rappresentati dai loro valori caratteristici, o, in
caso di imperfezioni, direttamente dai loro valori di progetto.
(2) I valori caratteristici corrispondono usualmente alle dimensioni specificate nel pro-
getto.
(3) Quando significativi, i valori delle grandezze geometriche possono corrispondere
a qualche frattile della distribuzione statistica assegnata.
7.1 Generalit
P(1) I calcoli dovranno essere sviluppati facendo uso di appropriati modelli progettuali
che comprendano le variabili significative. I modelli dovranno essere tali da preve-
dere il comportamento strutturale e gli stati limite considerati.
(2) I modelli di progetto dovranno essere fondati su teorie consolidate e sulla pratica
dell'ingegneria; inoltre dovranno, se necessario, essere verificati sperimentalmen-
te.
Nota Ulteriori informazioni sono date nelle appendici C e D.
8.1 Generalit
P(1) Dove le regole di calcolo o le propriet del materiale indicate nelle ENV da 1991 a
1999 non sono sufficienti o dove un risparmio pu scaturire da prove su prototipi,
una parte della procedura di progettazione pu essere sviluppata sulla base di
prove.
Nota Alcune delle indicazioni date in questo punto possono inoltre essere utili nei casi in cui deve
essere accertata la prestazione di una struttura esistente.
P(2) Le prove dovranno essere sviluppate e valutate in modo tale che la struttura abbia
lo stesso livello di affidabilit rispetto a tutti i possibili stati limite ed alle situazioni
progettuali come si ottiene tramite una progettazione basata su procedure di cal-
colo specificate nelle ENV da 1991 a 1999, inclusa la presente parte della ENV
1991.
(3) Il campionamento dei provini di prova e le condizioni durante le operazioni di prova
dovranno essere rappresentative.
(4) Quando le ENV da 1991 a 1999 includono disposizioni correlate a situazioni com-
parabili, tali disposizioni dovranno essere prese in considerazione nel valutare i ri-
sultati della prova e possono dar luogo a correzioni. Un esempio l'effetto della re-
sistenza a trazione nella resistenza a flessione delle travi di calcestruzzo che viene
normalmente trascurata durante la progettazione.
9.1 Generalit
P(1) Nelle ENV da 1992 a 1999, l'affidabilit viene ottenuta, in accordo con il concetto
di stato limite, con l'applicazione del metodo dei coefficienti parziali. Nel metodo
dei coefficienti parziali, si verifica che, in tutte le situazioni progettuali significative,
gli stati limite non vengono raggiunti quando i valori di progetto delle azioni, delle
propriet del materiale ed dei dati geometrici vengono introdotti nei modelli proget-
tuali.
Q d = Q Q k, Q 0 Q k, 1 Q k, 2 Q k oppure Q k [9.2]
A d = A A k oppure A d
P d = P P k oppure P k
A Ed = A Ed
P(3) Dove deve essere fatta distinzione tra effetti favorevoli e sfavorevoli di azioni per-
manenti, devono essere usati due differenti coefficienti parziali.
(4) Per le azioni sismiche i valori di progetto possono dipendere dalle caratteristiche
del comportamento strutturale (vedere ENV 1998).
R d = R { X k, a nom } R [9.7b]
R d = R { X k m, a nom } rd [9.7c]
dove:
R un coefficiente parziale per la resistenza;
m un coefficiente parziale del materiale;
rd comprende incertezze nel modello di resistenza e nelle propriet geometri-
che.
Nota Per ulteriori informazioni vedere l'appendice A.
(3) La resistenza di progetto pu inoltre essere ottenuta direttamente dal valore carat-
teristico di una resistenza prodotta, senza esplicita determinazione di valori di pro-
getto per variabili di base individuali, da:
Rd = Rk R [9.7d]
Ci applicabile per le membrature d'acciaio, pile, ecc. ed spesso usato in con-
nessione con la progettazione mediante sperimentazione.
Nota Questa regola di combinazione una unione di due separate combinazioni di carico:
GAj G kj '' + '' PA P k '' + '' A d '' + '' 11 Q k1 '' + '' 2i Q ki [9.11]
j1 i1
dove:
"+" implica "da combinarsi con";
implica "l'effetto combinato di";
Gkj il valore caratteristico delle azioni permanenti;
Pk il valore caratteristico di un'azione di precompressione;
Qk1 il valore caratteristico dell'azione variabile i-esima;
Qki il valore caratteristico dell'azione dominante;
Ad il valore caratteristico di un'azione eccezionale;
AEd il valore di progetto dell'azione sismica;
Gj il coefficiente parziale per la j-esima azione permanente;
GAj simile a Gj ma per una situazione di progetto eccezionale;
PA simile a P ma per azioni eccezionali;
P il coefficiente parziale per le azioni di precompressione;
Qi il coefficiente parziale per la i-esima azione variabile;
I il coefficiente d'importanza (vedere ENV 1998);
sono i coefficienti di combinazione (vedere 4.3).
(4) Combinazioni per situazioni di progetto eccezionali comprendono o un'azione ec-
cezionale esplicita A (per esempio fuoco od urti) oppure si riferiscono a situazioni
successive ad un evento eccezionale (A = 0). Per situazioni riguardanti il fuoco, a
parte gli effetti della temperatura sulle propriet del materiale, Ad si riferisce al va-
lore di progetto dell'azione termica indiretta.
(5) Le espressioni [9.10] e [9.11] possono essere riferite o alle azioni oppure agli effetti
delle stesse; per l'analisi non lineare vedere 9.3.2(3).
(6) Ove componenti di una forza vettoriale sono parzialmente correlati, i fattori di ogni
componente favorevole possono essere ridotti del 20% .
(7) Le deformazioni imposte devono essere considerate quando pertinenti.
(8) In alcuni casi, le espressioni dalla [9.10] alla [9.12] necessitano di modifiche; rego-
le dettagliate sono date nelle parti pertinenti delle ENV da 1991 a 1999.
prospetto 9.2 Coefficienti parziali: stati limite ultimi per gli edifici
Situazione
Caso1) Azione Simbolo
P/T A
Caso A Azioni permanenti: peso proprio di componenti
Perdita di equilibrio statico; sollecitazione dei strutturali e non strutturali, azioni permanenti
materiali strutturali o suolo non resistente causate dal suolo, terra-acqua e acqua libera:
(vedere 9.4.1) - sfavorevole; Gsup4) 1,10
2)
1,00
- favorevole. Ginf 4)
0,90
2)
1,00
Azioni variabili:
- sfavorevole. Q 1,50 1,00
Azioni variabili:
- sfavorevole. Q 1,30 1,00
Azione 0 1 2
2) 2) 2)
Carichi da neve sugli edifici 0,6 0,2 0,0
2) 2) 2)
Carichi da vento sugli edifici 0,6 0,5 0,0
Nota 1 - Per la combinazione di sovraccarichi per edifici multipiano, vedere ENV 1991-2-1.
Nota 2 - Possono essere richieste delle modifiche per regioni geografiche differenti.
Nota 3 - Vedere ENV 1991-2-5.
In questo caso, l'effetto delle azioni deve inoltre essere verificato per le azioni va-
riabili dominanti usando l'espressione [9.13].
(2) I valori di G sono forniti nel prospetto 9.2.
Azioni variabili Qd
Azioni permanenti
Combinazione Gd
Dominanti Altre
Caratteristiche (rare) Gk (Pk) Qk1 0i Qki
Frequenti Gk (Pk) 11 Qk1 2i Qki
Quasi permanenti Gk (Pk) 21 Qk1 2i Qki
Nota - Per stati limite di servizio, i coefficienti parziali (di servizio) G e Q sono presi pari a 1,0 eccetto quando
altrimenti specificato.
(2) Tre combinazioni di azioni per gli stati limite di servizio sono definite simbolicamen-
te dalle seguenti espressioni:
a) combinazione di caratteristica (rara):
b) combinazione frequente:
In questo caso, l'effetto delle azioni deve inoltre essere verificato per le azioni va-
riabili dominanti usando l'espressione [9.19].
(2) Dove regole semplificate sono fornite per gli stati limite di servizio, non sono richie-
sti calcoli dettagliati usando combinazioni di azioni.
A.1 Generalit
(1) Questa appendice fornisce informazioni e basi teoriche concernenti il metodo del
coefficiente parziale come descritto in 9. Inoltre essa un'introduzione all'appen-
dice D. Le informazioni di queste appendici possono essere usate se le regole di
verifica delle ENV da 1991 a 1999 non sono considerate adeguate per il caso con-
siderato.
(2) Nel metodo del coefficiente parziale si verifica che tutti gli stati limite significativi/
applicabili non siano raggiunti, dati i valori di progetto per le azioni, le resistenze ed
i dati geometrici. I valori di progetto sono i prodotti o i quozienti dei valori caratteri-
stici dei coefficienti parziali appropriati e dei valori , come indicato dal 9.3 al 9.5.
In generale, si presume che i coefficienti parziali tengano conto:
- di sfavorevoli deviazioni dai valori rappresentativi;
- di inaccuratezze nei modelli dell'azione ed in quelli strutturali;
- di inaccuratezze nei coefficienti di conversione.
(3) Il valore dei coefficienti parziali dovr dipendere dal grado di incertezza nelle azio-
ni, nelle resistenze, nelle quantit geometriche e nei modelli, dal sistema costrutti-
vo e dal tipo di stato limite.
(4) In linea di principio ci sono due modi di determinare valori numerici per i coefficienti
parziali:
a) secondo una calibratura basata su di una storia lunga e di successo della tra-
dizione dell'edificare (per la maggior parte dei coefficienti proposti negli Euro-
codici attualmente disponibili, questo il principio guida);
b) sulla base della valutazione statistica e di dati sperimentali ed insiemi di osser-
vazioni; ci dovr essere fatto nell'ambito della teoria probabilistica della sicu-
rezza.
(5) In pratica, i due metodi descritti in A.1(4) possono inoltre essere usati in combina-
zione. In particolare, un approccio meramente statistico fallisce per mancanza di
dati sufficienti. Qualche riferimento ai metodi di progetto tradizionali dovr essere
sempre fatto. Dove c' stata una tradizione del costruire lunga e di successo, di
grande valore ottenere una razionale comprensione di questo successo. Tale co-
noscenza pu giustificare la riduzione di alcuni coefficienti per specifiche condizio-
ni, cosa che pu determinare una economia. Da questo punto di vista, i metodi sta-
tistici dovranno essere considerati come tali da attribuire valori in aggiunta a quelli
dell'approccio pi tradizionale.
Metodi probabilistici
Metodi storici Form Esatto
Metodi empirici (livello II) (livello III)
Metodo del
valore di progetto
Ia Ib Ic
Progetto del
coefficiente parziale
(livello I)
(2) Nelle procedure di livello II generalmente si lavora con una misura alternativa di si-
curezza, il cosiddetto indice di affidabilit , che correlato a Pf da:
P f = ( ) [A.1]
dove:
la funzione di distribuzione della distribuzione normale.
Bench totalmente equivalente alla probabilit di collasso stessa, l'uso dell'indice
di affidabilit sottolinea la natura formale e rappresentativa dell'analisi di affidabili-
t. La relazione tra e Pf viene presentata nel prospetto A.1.
prospetto A.1 Relazione tra e Pf
(3) In accordo con la figura A.1, gli elementi di sicurezza del metodo del coefficiente
parziale (livello I) possono essere ottenuti in tre modi:
a) dalla calibratura con metodi di progetto empirici storicamente accettati;
b) dalla calibratura con metodi probabilistici;
c) come una semplificazione del FORM per mezzo del metodo del valore di pro-
getto (calibrato) come descritto in A.3.
La presente generazione degli Eurocodici stata innanzitutto basata sul metodo
a), con emendamenti basati su c) o metodi equivalenti, maggiormente nel campo
della progettazione assistita da sperimentazione.
(4) Valori obiettivo indicativi per in varie situazioni progettuali sono dati nel prospetto
A.2. Vengono forniti valori per la vita utile di progetto (vedere il prospetto 2.1 della
ENV 1999-1) e per un anno. Valori per un anno potrebbero essere significativi per
situazioni di progetto transitorie e per strutture temporanee dove la sicurezza uma-
na di grande importanza.
(5) I valori del prospetto A.2 sono considerati come "appropriati nella maggior parte
dei casi". Per ragioni correlate al tipo ed alle conseguenze del collasso o dell'eco-
nomia degli edifici, pu essere appropriato usare valori pi alti o pi bassi (vedere
2.2). Una differenza di classe nel livello di affidabilit viene usualmente associata
a differenze nei valori di di un ordine di grandezza tra 0,5 e 1,0. Una differenza di
livello di sicurezza pu essere chiesta per un edificio nella sua totalit, per alcune
specifiche componenti o per alcuni specifici tipi di rischio.
Gumbel u - a -1 ln [- ln ( )] u = - 0,577/a, a = /( 6)
X d = X k m [A.6]
a d = a nom a [A.7]
L'indice k denota i valori caratteristici.
(3) I valori di progetto per modelli normalmente incerti entrano nelle equazioni con
coefficienti parziali Sd e Rd sul modello totale. Ne consegue che:
E d = Sd E { f F k, f F k, a nom a ... } [A.8]
F = f Sd ( 1 + a a nom ) [A.11]
In aggiunta, F altamente standardizzato. Per esempio F = 1,5 per tutti i ca-
richi variabili. Perci si raccomanda di adeguare il valore caratteristico quando
necessario.
b) Sul lato resistente (in dipendenza dai vari Eurocodici):
R d = R { X k M , a nom } (ENV 1992 e 1995) [A.12]
R d = R { X k , a nom } R (ENV 1993) [A.13]
R d = R { X k m , a nom } rd (ENV 1994) [A.14]
Purch R sia proporzionale alla resistenza X, ad una incertezza di modello e
ad una propriet geometrica a, cio R a X, si applicano le seguenti rela-
zioni semplificate:
M = m Rd { 1 + a a nom } (ENV 1992 e 1995) [A.15]
1
con = { ( 0, 7 ) N }
Normale 1 + ( 0, 28 0, 7 ln N ) V
----------------------------------------------------------------------
(approssimazione) 1 + 0, 7 V
1 0, 78 V [ 0, 58 + ln ( ln ( 0, 28 ) + ln N ) ]
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Gumbel 1 0, 78 V [ 0, 58 + ln ( ln ( 0, 7 ) ) ]
Fs() la funzione di distribuzione della probabilit del valore estremo di un carico non dominante nel periodo
di progetto T;
() la funzione di distribuzione normale standard;
N T/T1;
T il periodo di progetto;
T1 il periodo di una variazione di carico indipendente del carico variabile pi lento;
lindice di affidabilit;
V il coefficiente di variazione di un carico non dominante.
Nota Per carichi intermittenti il parametro T1 uguale alla durata del carico e Fs( ) rappresenta la
funzione di distribuzione incondizionata dellintensit del carico; cos Fs( ) non la funzione
di distribuzione condizionale dato che il carico attivo.
A.5 Chiusura
chiaro da A.1 a A.4 che il medesimo livello di affidabilit formale pu essere ottenuto in
molti modi differenti. Alcuni coefficienti parziali possono essere posti pari a 1,0 ed il mar-
gine di sicurezza richiesta pu essere incluso in altri coefficienti. Possono essere presi va-
lori caratteristici alti e coefficienti di sicurezza bassi o viceversa. I vari elementi di sicurez-
za costituiscono un insieme di "vasi comunicanti". Per ogni situazione individuale di pro-
getto, comunque, c' la possibilit di calibrare i coefficienti specifici al fine di ottenere il ri-
chiesto livello di affidabilit.
Nell'insieme attualmente disponibile di Eurocodici, i valori caratteristici per carichi ed i pa-
rametri di resistenza e le propriet geometriche sono di solito presi in accordo con A.2 fino
ad A.4. La ENV 1991-1 fornisce valori per i coefficienti parziali dei carichi e le norme di
progetto relative ai materiali forniscono valori per i coefficienti di resistenza parziale. Que-
sto fatto principalmente in una forma globale, in parte basata su considerazioni proba-
bilistiche, in parte su una motivazione storica o empirica. Inoltre, la scelta dei valori rap-
presentativi ed i corrispondenti valori per coefficienti parziali era stata fatta prendendo in
considerazione bisogni e aspetti relativi ad una applicazione facile ed economica delle
procedure di verifica nella pratica progettuale. Questo ha condotto ai seguenti requisiti:
- per strutture comuni il valore di progetto di azioni o effetti di azioni devono essere in-
dipendenti dai valori di progetto delle resistenze;
- ci deve essere solo un piccolo insieme di valori f;
- solo un valore costante di M deve essere preso per ciascuna propriet del materiale;
- ulteriori semplificazioni concernenti la sicurezza e le verifiche di servizio cos come
nell'analisi strutturale dovrebbero essere possibili, cio evitando la necessit di consi-
derare ancora molte disposizioni di carico, casi di carico, combinazioni di carico nella
situazione di progetto pertinenti.
B.3 Determinazione degli effetti dellazione della fatica compatibile con la resistenza alla
fatica
(1) Le azioni della fatica sono specificate in altre parti della ENV 1991.
(2) Quando storie di carico tensionale rappresentative dell'azione della fatica su un
dato componente sono disponibili, ogni storia temporale di tensione pu essere
valutata usando il metodo del conteggio a serbatoio o il metodo di conteggio a
pioggia. Questi metodi permettono campi di variazione della tensione e dei numeri
di cicli da determinare, insieme con le tensioni medie associate, quando queste
sono rilevanti.
(3) I campi di variazione delle tensioni e del numero di cicli possono essere ordinati in
distribuzioni di frequenza di variazione di sforzo o negli spettri di variazione di sfor-
zo.
(4) Le distribuzioni di frequenza della variazione dello sforzo o gli spettri di variazione
dello stesso, usando la legge di Miner, possono essere trasformati in spettri di va-
riazione di sforzo ad ampiezza costante, fatica-danno equivalenti.
C.1 Generalit
C.1.1 Obiettivi
(1) Questa appendice fornisce una guida per le verifiche allo stato limite di servizio
(serviceability limit state) di strutture soggette a vibrazione.
(2) Essa riguarda la trattazione del posto dellazione, la determinazione della risposta
strutturale e i limiti considerati per la risposta strutturale stessa per assicurarsi che
le vibrazioni non siano disturbanti o dannose.
(3) Gli effetti dinamici che si riferiscono allo stato limite ultimo o alla fatica sono trattati
nelle altre parti della ENV 1991 e perci non sono considerati in questa appendice.
C.2.1 Generalit
(1) Le storie temporali delle forze usate nell'analisi dinamica devono rappresentare
sufficientemente le situazioni di carico pertinenti per cui i limiti di servizio devono
essere verificati.
(2) Le storie temporali delle forze possono modellare:
- vibrazioni umane indotte, come per esempio il camminare o il correre di una
singola persona o di un numero di persone o il danzare o il movimento in stadi
o sale da concerto;
- vibrazioni indotte da macchine, come per esempio da vettori di forza dovuti a
masse eccentriche e frequenze, che possono essere variabili col tempo;
- vibrazioni indotte dal vento;
- carichi del traffico, come per esempio muletti, macchine e veicoli pesanti;
- operazioni di gru;
- altre azioni dinamiche come carichi ondulatori o azioni di terremoti.
C.3.1 Generalit
(1) Il modello dell'analisi dinamica usato per determinare gli effetti delle azioni conse-
guenti a storie temporali delle forze deve essere stabilito in modo tale che tutti gli
elementi strutturali pertinenti, le loro masse, le rigidezze, e i rapporti dello smorza-
mento siano realisticamente considerati.
(2) Nel caso in cui le azioni dinamiche siano causate da movimenti di masse (per
esempio persone, macchinari, ecc.) queste masse devono essere incluse
nell'analisi (per esempio quando sono determinanti per le autofrequenze).
(3) Per altre azioni variabili combinate con il peso proprio della struttura devono esse-
re usati valori quasi-statici, se non sono dati altre specificazioni nella identificazio-
ne degli stati limiti di servizio.
(4) Quando c' una interazione significativa tra terreno e struttura il contributo del suo-
lo pu essere modellato da appropriati smorzatori viscosi e molle equivalenti.
(5) In generale il comportamento delle strutture deve essere considerato come linea-
re, se non sono date altre specificazioni nella definizione degli stati limite.
(6) I rapporti di smorzamento viscoso devono essere valutati usando adatte procedu-
re sperimentali metodi teorici approvati, e valori derivati da raccolte di misure affi-
dabili su classi strutturali omogenee.
C.4.1 Generalit
(1) La valutazione delle risposte strutturali dipendono dai limiti che sono per esse spe-
cificati.
(2) Limiti possono essere espressi in termini di:
a) valori r.m.s. (radice quadrata delle medie dei quadrati) determinati per un certo
tempo di esposizione:
dove:
aeff l'effettivo valore o quello r.m.s. o la risposta, per esempio l'accelerazio-
ne effettiva;
T il tempo di esposizione;
ai il valore della risposta (per esempio accelerazione) per ciascun inter-
vallo di tempo t i;
t il tempo;
t i l'intervallo di tempo.
b) i valori estremi durante un certo tempo di esposizione T solo per risposte sto-
castiche bandate strette:
D.2 Pianificazione
Prima dell'esecuzione delle prove deve essere concordato un piano di esecuzione con la
organizzazione responsabile. Questo piano deve contenere gli obiettivi della prova e tutte
le specificazioni necessarie per la selezione dei campioni di prova, l'esecuzione della pro-
va, e la valutazione dei risultati. In particolare, il piano della prova deve riguardare i punti
sviluppati nel seguito.
a) Scopo
L'informazione ricercata dalla prova deve essere chiaramente specificata, per esem-
pio le propriet richieste, l'influenza di certi parametri di progetto variati durante la pro-
va e il campo di validit. Devono essere specificate limitazioni della prova e conver-
sioni richieste.
b) Comportamenti attesi
essenziale presentare una descrizione di tutte le propriet e circostanze che posso-
no influenzare il comportamento dello stato limite in considerazione, per esempio pa-
rametri geometrici e loro tolleranze, propriet dei materiali, parametri influenzati dalle
procedure di fabbricazione e di costruzione, effetti di scala e condizioni ambientali.
Devono essere descritti modelli di rottura e/o modelli di calcolo con le variabili corri-
D.3.1 Generalit
(1) Tutti i risultati delle prove devono essere criticamente valutati. Il comportamento
generale e i modi di rottura devono essere confrontati con quelli attesi. Quando av-
vengono grosse deviazioni dai comportamenti attesi, deve essere data una spie-
gazione, includendo prove aggiuntive se necessario.
(2) Dove significativa, la valutazione dei risultati deve essere fatta sulla base di metodi
statistici. In principio le prove devono portare ad una distribuzione statistica per le
variabili sconosciute preselezionate, includendo incertezze statistiche. Basati su
questa distribuzione, possono essere derivati i valori di progetto, i valori caratteri-
stici e i coefficienti parziali di sicurezza usati in coefficienti parziali di progetto. Se
possibile, pu essere derivato il solo valore caratteristico mentre il coefficiente par-
ziale preso da normali procedure di progetto.
(3) Se la risposta (o la resistenza) dei materiali dipende dalla durata del carico o dalla
sua storia, dal volume o dalla scala, dalle condizioni ambientali o da altri effetti non
strutturali, allora il modello di calcolo deve prendere questi punti in considerazione
con l'uso di appropriati coefficienti (di conversione) e leggi di scala. Ulteriore guida
pu essere trovata nelle ENV da 1991 a 1999. In particolare, dove le norme inclu-
dono provvedimenti relativi alla sicurezza implicita, in relazione a situazioni com-
parabili, questi provvedimenti devono inoltre essere applicati quando si fanno pro-
D.3.2.1 Generalit
(1) Questo paragrafo ha il fine di dare formule operative per derivare i valori di proget-
to dalle prove tipo a) e b), per prove di resistenza sui materiali [vedere D.1(3)], do-
ve il valore caratteristico determinato da una distribuzione delle propriet dei ma-
teriali normalizzata o stabilita. Si far uso della procedura bayesiana per distribu-
zioni a priori incerte.
Nota Ci porta al medesimo risultato di una statistica classica con un livello di confidenza uguale
a 0,75.
(2) In 8.3 sono distinti due differenti metodi. Nel metodo a) un valore caratteristico vie-
ne prima derivato e poi diviso per il coefficiente parziale relativo. Nel metodo b)
fatta la determinazione diretta del valore di progetto. Questi metodi sono trattati in
D.3.2.2 e D.3.2.3, rispettivamente.
(3) I prospetti e le formule in D.3.2.2 e D.3.2.3 sono basate
- sulla distribuzione normale;
- su di una completa mancanza di conoscenza, a priori, della media;
- su di una completa mancanza di conoscenza per il coefficiente di variazione
nel caso di "Vx non noto" o, d'altra parte, piena conoscenza per il coefficiente
di variazione nel caso di "Vx noto".
In pratica ci pu essere conoscenza a priori del fatto che il tipo di distribuzione sia
di una pi favorevole natura (per esempio la distribuzione lognormale) e ci potreb-
bero essere parziali conoscenze a priori, circa la media e la deviazione standard.
Queste conoscenze a priori possono essere basate su precedenti esperienze con
casi similari e vogliono in generale condurre a pi favorevoli valori di progetto. Un
ulteriore guida , comunque, fuori dallo scopo di questa appendice.
n 1 2 3 4 5 6 8 10 20 30
Vx noto 2,31 2,01 1,89 1,83 1,80 1,77 1,74 1,72 1,68 1,67 1,64
Vx sconosciuto - - 3,37 2,63 2,33 2,18 2,00 1,92 1,76 1,73 1,64
n 1 2 3 4 5 6 8 10 20 30
Vx noto 4,36 3,77 3,56 3,44 3,37 3,33 3,27 3,23 3,16 3,13 3,08
Vx sconosciuto - - - 11,40 7,85 6,36 5,07 4,51 3,64 3,44 3,08
prospetto D.3 Valori di kn per il valore di progetto ULS, se X non dominante (P {X < Xd} = 10%)
n 1 2 3 4 5 6 8 10 20 30
Vx noto 1,81 1,57 1,48 1,43 1,40 1,38 1,36 1,34 1,31 1,30 1,28
Vx sconosciuto - 3,77 2,18 1,83 1,68 1,56 1,51 1,45 1,36 1,33 1,28
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