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600 preti operai

Tratto dalla registrazione dal vivo dello prima rappresentazione dello spettacolo di Dario Fo "Ci
ragiono e canto n.2", andato in scena alla Camera del Lavoro di Milano l'8 aprile 1969

E seicento preti operai in Francia

hanno scritto al santo Padre in Roma:

E se anche un giorno crollasse il cupolone

quello di San Pietro beninteso

noi non ci piangeremo proprio per nulla

perch gli il tetto dei nostri padroni.

E Ges Cristo era un povero diavolo

morto in mezzo ai poveri cristi

fu operaio in mezzo agi sfruttati

e non fu mai co'i preti e co' i signori

Avola

[1969]

Testo di Dario Fo

Musica di Enzo Del Re e Antonio Infantino

Dallo spettacolo "Ci ragiono e canto".

Sui fatti di Avola del 2 dicembre 1968, si veda anche la canzone Avola, 2 dicembre del
Canzoniere di Rimini.

Avola... Avola...

Saranno stati cento, duecento, quattrocento o forse mille

Avola provincia di Siracusa


Gi, roba di terronia, braccianti

cantano:

Forza compagni andiamo avanti rivoluzione trionfer.

Lungo le strade fermano camion

hanno rovesciato due macchine.

Gente: basta, cos non si pu pi andare avanti, ci strozzano

Carabinieri, poliziotti, mitra, elmetto

Buoni ragazzi, cerchiamo di ragionare

Tornate a casa, sgomberate

Uno tira un candelotto fumogeno, uno della polizia

calcolato male il vento

un gran nuvolone di fumo va in faccia alla polizia

Tosse tosse

Ci vengono addosso

Li prende la follia

Per terra tre chili di bossoli di proiettili

uno, due inchiodati per terra

arrivano le donne piangendo

arriva telegramma del ministro:

Sentite condoglianze, spiaciuto disgrazia, stop

Arrivano lire 500.000 a testa, 10.000 a chilo, pi che il filetto

I lavoratori scioperano in tutta Italia

I sindacati hanno deciso per venti minuti di sciopero

senza uscire dalla fabbrica

Grazie compagni per il gesto di solidariet

Grazie...
Bandiera rossa del partigiano

dallo spettacolo "Ci ragiono e canto" (1966)

O mama mia sar la porta

che non entri qui nessun,

voglio sembrare di essere morta

che vi pianger, che vi pianger qualchedun.

E mi vi pianger el mio moroso

che i tedeschi 'sti vigliacchi m'han copat.

Su la camisa gh'han fato un fiore

che l' il suo cuore che a fusilade gh'han stcepat.

E scaveremo 'na fossa fonda,

ghe staremo dentro in tre;

bandiera rossa del partigiano

ed il mio ben, il mio ben in braccio a me.

Calma calma!

Parole di Dario Fo, musica di Sergio Lodi.

Da Ci ragiono e canto [1966]

Calma, calma! Avete ragione,

forse abbiamo esagerato con l'egoismo;

ma da oggi siamo entrati in una nuova era:

quella del progresso!

Finora vi abbiamo sfruttati, abbiamo

vissuto della vostra fatica,


ma da oggi anche noi padroni

cominceremo a lavorare.

Non pi parassiti ma dirigenti, imprenditori

tutti devono produrre, anche noi;

questa la nuova svolta che si chiama:

industrializzazione !

Da paese povero che eravamo, anche noi,

grazie all'industria, diventeremo ricchi!

D'ora in poi sfrutteremo la macchina,

non l'uomo.

L'uomo, nel nuovo mondo progredito

dovr solo governare la macchina,

dovr farla produrre e le macchine faranno

altre macchine per l'uomo,

per la sua felicit.

Tutti proprietari e non tutti proletari,

tutti proprietari del proprio lavoro!

Vi faremo uscire dalla miseria

delle vostre campagne,

pardon, delle nostre campagne,

vi porteremo con noi in citt,

vi daremo un tetto sotto cui lavorare

e ad ognuno una capanna,

meglio un capannone

e vi daremo una casa,

meglio un caseggiato

e vi faremo viaggiare,

conoscere il mondo,

vi faremo andare all'estero:

Emigrare humanum est.


fatalit

[1969]

Dario Fo e Paolo Ciarchi

Dallo spettacolo "Ci ragiono e canto n. 2"

Io son metalmeccanico e secondo le statistiche

- fatalit, fatalit -

campo cinque o sei anni in meno

della media normalit.

- fatalit, fatalit -

Devo prendere o lasciare,

muoio prima per campare.

Sciopero! Sciopero!

Vogliamo laumento!

Trenta lire in pi.

Limportante, non ci badare:

guarda indietro chi sta peggio di te.

CHI, PER ESEMPIO?... LUI

Io faccio il soffiatore, soffiator di vetro a fuoco:

- fatalit, fatalit -

campo dieci, undici anni in meno

della media normalit.

- E' fatalit, fatalit -


Devo prendere o lasciare,

muoio prima per campare.

Sciopero! Sciopero!...

Io faccio il ceramista e mi vien la silicosi:

- fatalit, fatalit -

non arrivo ai cinquantanni

della media normalit.

- fatalit, fatalit -

Devo prendere o lasciare,

muoio prima per campare.

Sciopero! SCiopero!...

Io faccio il minatore e non arrivo alla pensione:

- fatalit, fatalit -

per un crollo, un esplosione

a quarantanni son gi dei fu

- fatalit, fatalit -

Devo prendere o lasciare,

muoio prima per campare.

Sciopero! Sciopero!...
El vilano e el faraone

[1966]

Parole di Dario Fo su musica lombarda del Quattrocento

Dallo spettacolo Ci ragiono e canto, vol. 1, scritto da Dario Fo nel 1966

[coro donne]

Gh'ho visto el faraone che el traversava

el deserto su un car,

su un caro con do rode

[coro uomini]

ma chi l'ha fabricade 'ste do gran rode

voria saver.

[coro donne]

Un stregon l'avr inventade

col diavol barata

[coro uomini]

Ma no, l' stato un fabro

picando el fero a farghe i sercion:

doi pan gh'ha guadagnao.

[coro donne]

Gh'ho visto la piramide e mila sciavi

tirar su i petron

col ziogo de balanza: le pietre tirava su

[coro uomini]

ma chi l'avr pensado 'sta gran paranza


voria saver.

[coro donne]

El prevete l'avr inventada

col diavol barat

[coro uomini]

Ma no, l' sta un vilano

con quatro pali che l'ha fabric;

doi pan gh'ha guadagnao.

doi pan quattro frust

La mia cella

[1966]

Dallo spettacolo "Ci ragiono e canto n.1"

La mia cella l' un metro e quaranta

Per due e sessanta, ci stiam dentro in tre;

C' soltanto una lampadina

Di notte e di giorno la luce non c'.

Quando ho fame non mi danno niente,

Soltanto le botte e l'acqua nemmen,

M'hanno dato un libro da messa,

E poi anche un prete mi vol confessare,

Ma io non voglio, non voglio pregar.

Ho capito che sono fregato,


Che fra mezzora sar fucilato, mezzora nemmen;

Mamma, non piangere, son quasi contento,

Mamma, ti giuro che non ho un lamento

Sopra di me, sopra di me.

Non aspettar San Giorgio

[1969]

Testo di Dario Fo

Musica di Paolo Ciarchi

Dallo spettacolo "Ci ragiono e canto n.3"

Non aspettar San Giorgio

che lui ci venga a liberare

non aspettar San Marco

che lui ci venga a liberare

con fanti e cannoni.

Portella delle Ginestre

e i morti calabresi

e quelli delle Puglie

quelli di Reggio Emilia

e quelli morti in fabbrica

e quelli nei cantieri

e quelli avvelenati

dall'acido e il benzolo...

Non aspettar San Giorgio


che lui ci venga a liberare

non aspettar San Marco

che lui ci venga a liberare

con fanti e cannoni.

E quelli che son crepati

di tisi e silicosi

e il cancro alla vescica

per pi di mille donne

e i morti gi in miniera...

Ma basta con sto elenco

son venticinquemila ammazzati

in poco tempo, in pochi anni.

Nessuno paga i danni

roba del padrone - comanda lui!

E non gridare aiuto

chi pu aiutarti oppresso

il tuo compagno stesso

lui che ti potr salvare - soltanto lui!

Per bisogna buttarci tutto - Al

O MERDA O BANDIERA ROSSA!

chi non vuol provar la scossa

sta dalla parte del padrone e la pagher,

sta dalla parte del padrone e la pagher.


O cancellier che tieni la penna in mano

Dallo spettacolo "Ci ragiono e canto" (1966)

Rielaborazione di Dario Fo su un testo politico polesano del secondo dopo-guerra. Il canto ha


delle varianti di carcere. Caratteristico questo canto di banditi raccolto a San Pietro Capofiume
(Bologna) da S. Ferrati (Canti po-polari di San Pietro Capofiume in Archivio delle tradizioni
popolari, '89 e '91)

O cancellier che con la penna scrivi,

o scrivi pure una condanna giusta;

ho doi pistl ch'io tengo carghc a bala

e una curtla grida: Scana, scana!

O cancellier che tieni la penna

in mano scrivi una letterina alla mia mamma.

Dille che son in galera per questa guerra,

per una guerra ingiusta m'han condannato,

per una guerra ingiusta m'han condannato,

dicon che son vigliacco, m'han fucilato.

Poca terra

Parole di Dario Fo, musica di Sergio Lodi.

Da Ci ragiono e canto [1966]

Poca terra, tante pietre

insieme siamo andati ad occupare

coi nostri figli e le nostre donne;

ad aspettarci, con i fucili,


c'erano i carabinieri;

ci hanno sparato.

Ora l'abbiamo la nostra terra :

due metri per ciascuno

per farci seppellire.

Canto degli italioti

[1964]

Parole di Dario Fo

Musica di Fiorenzo Carpi

Nella commedia Settimo: ruba un po' meno del 1964.

Siam felici, siam contenti del cervello che teniamo,

abbiam l'elica che ci obbliga ad andar sempre col vento.

Se ci dicon: quello ruba, quello truffa, quello frega,

noi alziamo la spalluccia e da idioti sorridiam.

Perch siamo gli italioti, razza antica indo-fenicia,

siam felici, siam contenti del cervello che teniamo.

Anche voi dovreste farlo: trapanatevi il cervello

e mettetevi anche un'elica, per andar sempre col vento.

Trapaniamoci festanti, riduciamoci il cervello

e cos sar pi bello, non avremo da pensar.

Se diranno: quello ruba, quello truffa, quello frega,

gli daremo i nostri voti, tutta quanta la fiducia

e sarem tutti italioti,

un po' ottusi di cervello.

Su, sbrigatevi, curatevi, anche voi, fate cos,

anche voi fate cos, anche voi fate cos.


Canto delle battone, faro di civilt

[1964]

Dallo spettacolo "Settimo: ruba un po' meno"

Parole di Dario Fo

Musica Fiorenzo Carpi

Le prime donne che dai Crociati

in Palestina furono sbarcate

eravamo noi, noi svergognate

le prime vere femmine crociate.

Nel Nuovo Mondo fummo in quaranta

le prime donne della Spagna santa:

prima dei preti noi fummo sbarcate

ed ai cacicchi poi fummo vendute.

Noi siamo il faro di civilt,

le vere dame di carit:

vendiamo amore che non ha prezzo,

di sottobanco e a sottoprezzo.

Quando nel tempo, ormai passato,

in case chiuse si faceva peccato,

il nostro amore ci venia tassato

e circa un terzo si prendea lo Stato:

con questi soldi, han calcolato,

si son pagati 'na corazzata,


una corazzata e un incrociatore

che ancora oggi se ne va sul mare,

tutto pagato col nostro amore

trenta per cento del nostro amore.

Se pensi poi che i marinai

la quindicina con noi l'hanno spesa,

e che noi di nuovo l'abbiamo resa

per un bel terzo al nostro regio Stato,

risulta chiaro che abbiam coperto

tutte le spese dell'ammiragliato,

e il nostro Stato per la sua fregata

manco una lira avr cos sborsata.

Noi siamo un faro di civilt,

le vere dame di carit:

la patria sempre ricordar ci dovr.

E quando passa un incrociatore

pensa che fatto col nostro amore!

Canzone dei pazzi (Perch siam psicopatici)

[1964]

Parole di Dario Fo

Musica di Fiorenzo Carpi

Dallo spettacolo Settimo: ruba un po meno.

Quasi una volta al d, ah! ah! ah! ah!


ci fan l'elettrochoc, ah! ah! ah! ah!

perch siam psicopatici, ah! ah! ah! ah!

Fra l'altro siam neurotici, ah! ah! ah! ah!

e in quanto endocefalici, ah! ah! ah! ah!

siam fuor dalla societ, ah! ah! ah! ah!

Ma alle ultime elezioni

le suore del convento

ci fecero votare,

votar con la crocetta,

tenendoci la mano,

cantandoci una storia,

e tutto per la gloria

di questa civilt, ah! ah! ah! ah!

E grazie al noto metodo, ah! ah! ah! ah!

del condizionamento, ah! ah! ah! ah!

in uso nel convento, ah! ah! ah! ah!

or pi normali siam, ah! ah! ah! ah!

Siam sempre psicopatici,

tarati endocefalici,

ma del pensar corrente

le norme conosciam:

che saggio chi desidera

le cose come stanno,

che pazzo chi si lagna

del poco che non ha.

ah! ah! ah! ah!

Se vuoi sfogare i nervi,


racconta barzellette

sul tal ministro piccolo,

su i preti e le donnette,

di' pur che tutto costa,

che ci son troppe tasse,

per stai buono schiscio,

non pensar di scioperar

Perch se vuoi l'aumento, ah! ah! ah! ah!

tu fai mortal peccato, ah! ah! ah! ah!

fai piangere lo stato, ah! ah! ah! ah!

fai piangere il pap, ah! ah! ah! ah!

Fai piangere il pap,

che ci fa lavorare,

che manda i soldi in Svizzera

e tasse non ne paga,

finanzia ditte all'estero,

ma per il nostro bene,

e quindi ci conviene

non starci a lamentar.

Siam neuropsicopatici, ah! ah! ah! ah!

Noi siam tarati psichici, ah! ah! ah! ah!

Perci noi siam contenti, ah! ah! ah! ah!

Di quel che non abbiamo, ah! ah! ah! ah!

Perch vogliam rimangano, ah! ah! ah! ah!

ah! ah! ah! ah! ah! ah! ah! ah!


Tutta brava gente

[1964]

Parole di Dario Fo

Musica di Fiorenzo Carpi

Nella commedia Settimo: ruba un po' meno del 1964.

Qui si parla di ufficiali piuttosto compromessi:

tutta brava, tutta brava, tutta brava gente,

e qui ci saltano fuori almeno sei processi

per miliardi, a questo stato che cos indigente,

qui si parla di una banca insediata in un convento,

qui c' un tal che alla Marina ha fregato un bastimento,

qui un tal altro che a fatica ha corrotto un gesuita,

assegnati quattro appalti a un'impresa inesistente,

concessioni sottobanco contro assegni dati in bianco,

truffe sui medicinali, sulle mutue e gli ospedali,

sopra i dazi, le dogane, i tabacchi e le banane.

Oh, che pacchia, che cuccagna:

bella la vita per chi la sa far!

Ma tu, miracolato del ceto medio basso,

tu devi risparmiare, accetta sto salasso:

non devi mangiar carne,

devi salvar la lira

e, mentre gli altri fregano, tu fai l'austerit!


Ballata dello stadio di Santiago

[1973]

Dallo spettacolo "Guerra di popolo in Cile"

Un operaio teneva alto un gran cartello

con su scritto a stampatello, con un linguaggio un po' villano

questo un governo di merda, ma il nostro governo

e ce lo teniamo

di merda questo governo

perch il potere ancora loro dei padroni

con le loro leggi e i loro tribunali

perch la polizia loro

perch l'esercito ancora loro.

di merda perch i vescovi e tutti i gran prelati stanno dalla parte loro

per loro cantano esaltati

e pregano perch loro sia il regno dei cieli.

Ma il fatto nuovo che grazie a questo nostro governo di unit popolare

qualche riforma si riuscita a fare

le fabbriche e le miniere le abbiamo espropriate

e stiamo imparando a gestirle a governarle

tutto cambiato in poche ore

e questo ai padroni fa addirittura terrore

terrore perch ci vedono crescere d'esperienza

perch capiamo che la gestione delle nostre fabbriche non

pi solo una speranza

la gestione della nostra esistenza.

Un nuovo linguaggio stiamo imparando

insieme ai nostri figli e alle nostre donne stiamo lottando

insieme, dentro la fabbrica abbiamo fatto gli asili nido, le mense,

insieme discutiamo, ci organizziamo,


inventiamo ogni giorno qualche cosa di nuovo, per il nostro potere.

Il potere degli operai!

Abbiamo scritto sul muro di cinta

scritto di rosso tinta

La nostra libert passa di qui

da questo potere e per tenerlo

dobbiamo prenderci tutto!

Se no tutto se lo riprenderanno loro

e noi ci vestiremo a lutto.

Qualche dirigente del partito si un po' preoccupato

Non spaventiamo i piccoli risparmiatori ha gridato

i piccoli commercianti

i piccoli banchieri

i piccoli possidenti

i piccoli ladri insomma

con loro bisogna trovare un'alleanza.

Noi rispondiamo che dobbiamo farla da una posizione di forza

quindi, prima ci prendiamo tutto quello che possiamo

Poi con comodo trattiamo.

Noi non abbiamo da scegliere.

Noi abbiamo una strada sola per uscire

metterci insieme, tutti quelli come noi con decisione, per la rivoluzione.

L'altra strada una lunga fossa comune nel cimitero

o in qualsiasi campo sotto a un mucchio di sterco a marcire

Noi non abbiamo da scegliere

e non abbiamo niente da perdere.

che il colpo di stato verr, tutti lo dicono

da Allende a Tomic (quel gesuita)

ad Altamirano a el Chico Chiquimata.

Ma Allende ha dichiarato che, alla violenza del padrone armato

risponderemo con la violenza del proletariato.


Ma come fai se l'operaio disarmato?

Come fai violenza? Sputando? Tirando sassate? contro le cannonate?

E con che organizzazione fermeremo il colpo di stato?

I dirigenti revisionisti dicono che delle armi si pu far senza

che basta la nostra presenza di massa a occupare tutte le fabbriche

Baster che al primo sentore di golpe

tutti si scenda in piazza con le bandiere in testa

e il golpe di colpo si arresta.

No, noi diciamo che l'unico modo per fermare un colpo di stato

che l'operaio sia preparato a portare sempre avanti la rivoluzione

la rivoluzione che dentro la fabbrica ha preparato!

La rivoluzione la vera muraglia

il revisionismo un muro di paglia

non ha mai fermato un colpo di stato

e anche quando a tutti i compromessi arrivato col padronato

il risultato sempre stato

un gran massacro per il proletariato.

No! la rivoluzione l'unica nostra soluzione.

La rivoluzione l'unica strada che ci sia per attraversare

il fiume morto della borghesia!

Canto del prete Kassam

[1971]

Canzone della Resistenza palestinese, tradotta da Dario Fo e inserita nel suo spettacolo
"Fedayn, La rivoluzione del popolo palestinese attraverso la sua cultura e le sue canzoni

Il prete Kassam altri non che Izz al-Dn al-Qassm (1882-1935).


Prete Kassam

prete Kassam povero come noi

quarant'anni che non ci sei pi

noi ricordiamo ancora

quarant'anni che sei sepolto

quando ci dicevi:

quarant'anni che t'hanno ammazzato

i ricchi non combatteranno mai

per la nostra libert

sono arrivati gli inglesi

ci hanno preso tutto

i ricchi latifondisti si metteranno d'accordo

fra ricchi si capiranno

parlano la stessa lingua

di cartamoneta il loro dizionario.

Prete Kassam

prete Kassam povero come noi

quarant'anni che non ci sei pi

ci hai chiamati a prendere il fucile

quarant'anni fa ci hai chiamati

gli inglesi li abbiamo scacciati

quarant'anni che ci hai chiamato

scacciati solo dal nostro odio

ma i latifondisti ti hanno preso

quarant'anni che t'hanno tradito

ad un albero gli inglesi t'hanno impiccato

quarant'anni che t'hanno impiccato.

Prete Kassam

prete Kassam quando t'hanno fatto salire sul mulo


per essere impiccato

quarant'anni che t'hanno impiccato

ci hai detto:

non buttate il fucile

nascondetelo in una grotta asciutta con le pallottole

torner fra quarant'anni

quarant'anni che ce l'hai detto

e non sar pi vestito da prete

perch non potr perdonare

perdonare a tutti i ricchi che sempre

stanno d'accordo per impiccare il popolo.

Canzone del cavallo bendato

[1972]

Dallo spettacolo Traliccio di Stato. Grottesco tragico sulla morte di Giangiacomo Feltrinelli, di
Lanfranco Binni, Paolo Ciarchi e Vincenzo Vidali. Regia di Dario Fo.

S, quando un cavallo troppo focoso

cos che gli fanno? Lo bendano e lo chiudono

in un recinto, lo fanno correre

sempre in giro, sempre in giro sulla sabbia

e lui ci crede che sta correndo libero

chiss lui dove si crede di correre

di essere scappato chiss dove

e invece sempre l, rinchiuso

bendato e fregato, finch non sfiancato

tanti sono i cavalli

di bende il padrone ne ha tante


ne ha mille

corri, corri e hai la schiuma, corri fino ad azzopparti

sulla sabbia che corri

ma ti dicono che erba, mangi sterco

e ti dicono che fieno, monti tutto eccitato

una bella cavalla bianca

e invece una cavalla di legno

con un sacco di gomma per non sprecare il seme

che il tuo padrone vender molto caro

agli allevatori, e quando ti calmerai

e avrai passato let della monta

finalmente uscirai dal recinto

e sar lungo il viaggio sul carro merci del treno

ma sar rapida la morte al macello

sarai un cavallo da mille al chilo

anche noi siamo nel recinto

di bende il padrone ne ha tante

Canzone del Faraone

[1971]

Dallo spettacolo "Fedayn".

Il faraone attraversa il deserto sul suo cocchio,

ma chi gli ha costruito le ruote

chi gliele ha inventate

un povero fabbro dell'Eufrate.

I sapienti delle piramidi


hanno costruito la tomba di Cheophe

col piano inclinato

dai contadini del Tigri l'hanno copiato.

Archimede ha fatto conoscere

la vite per pompare l'acqua

a noi contadini del Nilo l'aveva rubata.

I sacerdoti del faraone

guardano la luna e le stelle

per sapere del destino del loro padrone.

Noi contadini da sempre

guardiamo stelle e luna

per sapere quando piantare

quando raccogliere il grano.

Tutto il raccolto per il nostro padrone.

Quando noi che abbiamo dato tutto

- e non volevamo darlo in regalo -

capiremo che siamo tutto:

ruota, vite d'Archimede

grano e piramide.

Quando lo capiremo

baster che apriamo le braccia tutti insieme

e il faraone e i suoi sacerdoti

moriranno di spavento.
Canzone del padrone

[1972]

Dallo spettacolo Traliccio di Stato. Grottesco tragico sulla morte di Giangiacomo Feltrinelli, di
Lanfranco Binni, Paolo Ciarchi e Vincenzo Vidali. Regia di Dario Fo.

Sia chiaro compagni, la violenza

e il potere dei padroni non toccher mai il fondo

finch noi glielo permetteremo

come se dicesse, il padrone, qui comando io, per dio

operai, teste calde, qui comando io

io ammazzo, io giudico, io sentenzio

io assumo, io licenzio come mi pare e piace

i contratti li firmi come voglio io

i ritmi li fai come voglio io

e il cottimo, le qualifiche le decido io

la congiuntura, la crisi che ho provocato io

ma la paghi tu, per dio

tu mangi quello che vuole lui, per dio

tu vesti come vuole lui, per dio

tu canti e balli le canzoni che dice lui

anche lamore lo fai come tinsegna lui

vuoi la libert? Ti d la libert

la libert che vuole lui

la libert di stampa? Ti fa stampare

tutti i fumetti pornografici che vuoi

godi anche tu zozzone

libert di far politica? Le elezioni si fanno

quando decide lui

s, lui che sovvenziona i partiti democratici

tutti! E ancora lui che paga quelli fascisti


e le squadre di pestaggio e anche le bombe

per fare un po di stragi nelle barche

paga tutto lui, per dio

Canzone del Ricco

[1986]

Canzone scritta da Dario Fo che chiude la commedia Il ratto della Francesca interpretata da
Franca Rame.

Oh s! proprio vero: Ricco bello, Ricco splendido, dio sia benedetto per aver creato il
Ricco, la Donna Ricca, gli Imprenditori e soprattutto i Banchieri! Alleluiah!

Ricco fulgido

Ha lo splendor di un angelo

Ha un fascino terribile

E dio lha benedetto

Poi se l stretto al petto

Lo bacia e gli fa coccole

Lo tiene presso a s!

I sacri testi dicono

Che fu Martin Lutero

Che grazie ad una folgore

Beccata in un luna-park

A svolgere il pensiero

Che assolse dal peccato

Larraffo e lavidit.
Iddio non pi povero

Non ha il vestito straccio

pieno di quattrin

E tu eterno pavido

Pedate in faccia avrai

E lui lo scaltro abile

Eletto in ciel sar!

Ricco fulgido

Ha lo splendor di un angelo

Ha un fascino terribile

E dio lha benedetto

Poi se l stretto al petto

Lo bacia e gli fa coccole

Lo tiene presso a s!

Canzone della nocivit

[1972]

Dario Fo e Paolo Ciarchi

Dallo spettacolo "Ordine! Per DI0.000.000.000"

Da noi c' tanto di quel fumo

che ogni tanto a qualcuno gli vengono le convulsioni.

un fumo cos tossico

che in certi momenti diventa come un gas asfissiante:

per questo c' una gabbietta

cos carina, con dentro un canarino.


L'hanno appesa nel mezzo del capannone,

un canarino che canta sempre

sempre contento: oh, cip cip

cip cip cip cip cip cip...

Quando non canta pi vuol dire che morto,

morto asfissiato: cip cip cip...

il segnale d'allarme, pericolo mortale,

si scappa, si scappa tutti quanti fuori, fuori, cip cip cip...

gi il quarto canarino d'allarme che - trac,

ci resta secco in due mesi.

S, ci sono tutti i filtri da cambiare!

venuto a saperlo la moglie dell'avvocato Buozzi,

che e la grande patronessa della protezione animali:

ha piantato in piedi un gran gibileri,

ha denunciato il padrone, andata dal vescovo:

Eminenza illustrissima, ha sentito?

Si asfissiano i canarini, dolci creature di Dio,

innocenti... come si pu permettere

uno scempio simile?...

Allleeeeluuuuiiiiaaaa!

Adesso non abbiamo pi

neanche il canarino d'allarme che fa cip cip,

dobbiamo fare senza,

dobbiamo sempre stare attenti

con un occhio addosso alle ragazze giovani,

quelle appena assunte, che per nostra fortuna

non ci hanno fatto ancora il callo,

e quando il gas va su di troppo, loro - track, ah ah! -

e come fanno i canarini vanno l distese,

e noi tagliamo la corda. - Alleluia! -

Abbiamo trovato un nostro canarino:


son le ragazze di primo pelo,

che non sono ancora abituate: vomitano

e ti fanno il segnale.

Creature di Dio,

le creature sublimi e gentili,

fanno cip, fanno cip

e vomitano l'anima.

Che vogliono, che vogliono?

[1965]

Dario Fo e Fiorenzo Carpi

Dallo spettacolo "La colpa sempre del diavolo"

Che vogliono, che vogliono?

Non sono mai contenti.

Che sono sti lamenti?

Non fanno che frignar.

Gli ho fatto un bell'esercito

con ferma obbligatoria:

non vogliono la gloria,

lor non vogliono crepar.

Li ho resi tutti liberi

di consolarsi cantando,

ma sol canzoni facili,

con rime un poco stupide

che parlino d'amore,

che sciolgano in languore


i figli e le figliole

e le tardone sole;

che faccian rifiorire

le balie e il loro latte

e rigonfiar il petto

alle ragazze piatte;

canzoni per l'estate,

l'inverno e la montagna,

per far tutti convinti

che qui c' la cuccagna.

Che vogliono, che vogliono?

Non sono mai contenti.

Che sono sti lamenti?

Facciamoli cantar!

E canta mentre sgobbi

e tiri sacripanti,

e canta sull'attenti

e canta mentre schianti.

Canzoni per far rifiorire

le balie e il loro latte

e rigonfiar il petto

alle ragazze piatte;

canzoni per l'estate,

l'inverno e la montagna,

per far tutti convinti

che qui c' la cuccagna.


Colonnello beneamato

[1967]

Parole di Dario Fo

Musica di Fiorenzo Carpi

Nella commedia La signora da buttare del 1967.

Colonnello, colonnello beneamato

siamo pronti, facci fare sto colpo di Stato!

Uno-qu, uno-qu

ma che cosa aspetti ancora

il colpo di Stato

ormai lo fan tutti

una pacchia

e i democratici stanno zitti!

uno-qu, uno-qu.

Fan qualche smorfia, ma senza rumore

senza rumor.

Comica finale [Ma che aspettate a batterci le mani]

[1958]

Testo di Dario Fo

Musica di Fiorenzo Carpi

Dallo spettacolo "Ma che aspettate a batterci le mani"


Ma che aspettate a batterci le mani

a metter le bandiere sul balcone?

Sono arrivati i re dei ciarlatani

i veri guitti sopra il carrozzone.

Venite tutti in piazza fra due ore

vi riempirete gli occhi di parole

la gola di sospiri per amore

e il cuor far tremila capriole.

Napoleone primo andava matto per 'sto dramma

ed ogni sera con la sua mamma

ci veniva ad ascoltar.

Napoleon di Francia piange ancora e si dispera

da quel d che verso sera ce ne andammo

senza recitar.

E pure voi ragazze piangerete

se il dramma non vedrete fino in fine

dove se state attente imparerete

a far l'amore come le regine

e non temete se stanotte scuro

abbiamo trenta lune di cartone

con dentro le lanterne col carburo

da far sembrare la luna un solleone.

Ma che aspettate a batterci le mani

a metter le bandiere sul balcone

sono arrivati i re dei ciarlatani

i veri guitti sopra il carrozzone.

Vedrete una regina scellerata

innamorata cotta del figlioccio


far fuori tre mariti e una cognata

e dar la colpa al fato del fattaccio.

Napoleon francese per vederci da vicino

venne apposta sul Ticino

contro i crucchi a guerreggiar.

Napoleone primo che in prigione stava all'Elba

vi scapp un mattino all'alba

per venire a batterci le mani.

Ma che aspettate a batterci le mani

a metter le bandiere sul balcone...

E chi ce lo fa fare?

[1962]

Parole di Dario Fo

Musica di Fiorenzo Carpi

Una delle canzoni che Dario Fo scrisse per Canzonissima alla RAI. Strancesurata, come tutto il
resto. Fo e la Rame furono cacciati dopo qualche puntata. Si veda anche Su, cantiam.

Poi nella commedia teatrale La signora da buttare del 1967.

Ascolta o popolo di naviganti eroi poeti e santi

di emigranti di ricchi benestanti e lavoranti stanchi

or piantatela con i lamenti

basta di mugugnare

presto in coro a cantar e attenti a non stonare

Perch, ma va
e chi ce lo fa fare

e chi ce lo fa far desser contenti

e di cantare

Stop! Zitti attenti

non tutti per potranno cantare.

In prima fila cantino i ministri e sottosegretari

in controcanto seguano arcivescovi con i generali

ed in falsetto le toghe dermellino ed i banchieri

molto suadente gorgheggi gorgheggi linquirente.

Le casalinghe e gli impiegati tutti del ceto medio-basso

e gli operai e gli avventizi vari non devono cantare

sottoccupati, disoccupati

potranno solo fare

pom pom, po-pom, po-pom, pom come il contrabbasso

Perch, ma va

e che ce lo fa fare

e chi ce lo fa far di stare zitti

e di non cantare

Voi! Zitti attenti! Un due

e gli altri cantare.

Noi siamo tutti sulla stessa barca

che affonda lentamente

e mentre quelli cantano serenamente

a voi tocca remare

gi con la schiena forza remare

che noi vi diamo il tempo

e chi a tempo non va si prepari ad emigrare.


Ma chi ha detto che triste

esser costretto a fare le valige

ed emigrare raminghi per campare

dal Belgio fino in Svizzera

basta che le valige sian colme di valute e di contanti

ci vuole poco pochissimo per essere contenti

Eppure da un poco di tempo

[1969]

Dallo spettacolo Ci ragiono e canto, vol. 2, scritto da Dario Fo nel 1969, come messo in scena
nel 1977 dal Collettivo teatrale La Comune

Eppure da un poco di tempo i padroni han paura

Eppure da un poco di tempo i padroni han paura

Hanno fatto leggi loro per la scelta dei delinquenti,

una religione loro con i vescovi dissidenti,

hanno carceri e fortezze hanno banche e uffici tasse

han cantieri e fonderie hanno pure le opere pie.

Eppure da un poco di tempo i padroni han paura

Eppure da un poco di tempo i padroni han paura

Hanno i loro poliziotti e gli danno una miseria

una miseria e la galera se fan tanto di fiatare

hanno i deputati loro quelli li paghiamo noi

han giornali e informazioni hanno la televisione.


Eppure da un poco di tempo i padroni han paura

Eppure da un poco di tempo i padroni han paura

Han capito che stavolta la faccenda si rivolta

han capito che cambiato che finito il gran mercato

non li salvano le bombe con le stragi nelle piazze

il processo insabbiato e pure il colpo di stato.

Forza avanti (Coro dei comunitardi)

[1965]

Parole di Dario Fo

Musica di Fiorenzo Carpi

Nello spettacolo La colpa sempre del diavolo

Che ci importa se domani

con la patria liberata

ci dovremo render conto

che ancor non finita,

che dovrem tornare in piazza

a pigliarci i calci in faccia,

se del nostro sacrificio

chiederanno: A che servito?.

Forza avanti, forza avanti, a costo di crepar!

Che c'importa se domani,

su sta barca sgangherata,

scoprirem la stessa gente


che al timone si abbrancata;

che se il vento va a calare

noi di nuovo qui a remare

sempre chini sul groppone:

fin che dura hanno ragione.

Forza avanti, forza avanti, a costo di crepar!

Han matado una guitarra

[1973]

Dallo spettacolo "Guerra di popolo in Cile".

Han fucilato una chitarra

Victor Jara el cantador

l'hanno ammazzato i militari

insieme a quaranta lavorator.

Era un cantore di piazza

e nella piazza mor

e tutta la povera gente

come muta rest l.

Han fucilato una chitarra

Victor Jara el cantador

i suoi canti eran risate

fucilate per i padron.


Come mille pesci d'argento

mille note per l'aia van

corron le dita di Victor Jara

sulle corde le fan saltar.

Ai cordones di Santiago

una pattuglia lo arrest

un sergente l'ha riconosciuto

e le mani gli leg.

Con un colpo di machete

le dieci dita tagli,

quelle tue sporche canzoni

non potrai pi accompagnar.

Le filastrocche che cantavi

fatte apposta per insegnar

che il ricco non va maledetto

ma distrutto va semmai.

Dove dicevi che presto vivere

da uomini umani si potr

lavorando perfino cantando

perch il padrone non ci sar.

Han fucilato una chitarra

Victor Jara el cantador

odiato per il suo canto

dai borghesi gran signor.

Un colpo di machete
le sue dita tagli

ma non han tagliato la voce

che al popolo insegn.

I canti che con gran furore

ora ognuno sa cantare

come tante fucilate

per chi ammazza la libert.

Tu cantavi che presto vivere

da uomini umani si potr

ora mille chitarre gridano

rivoluzione si far.

Hanno ammazzato il Mario

[1959]

Parole di Dario Fo

Musica di Fiorenzo Carpi (1918-1997), pianista e compositore.

Prima interpretazione di Ornella Vanoni nel 1959 ne Le canzoni della malavita, vol.2

Hanno ammazzato il Mario in bicicletta

gli hanno sparato dal tram che va all'Ortica

era in salita ma pedalava in fretta

poi l'han beccato e andava con fatica.

L'hanno beccato preciso sul cervello

ma ha fatto ancora qualche pedalata


poi crollato come fa il vitello

quando gli danno l'ultima mazzata.

Fin da ragazzo correva in bicicletta

per l'Amatori B Gallaratese"

con una Maino rubata con destrezza

a un corridore della "Pedal Monzese".

Non l'ho mai visto neppure al circo in pista

un tipo che facesse il furto al volo

faceva il salto a pesce sul ciclista

lui era in sella e laltro steso al suolo.

Hanno ammazzato il Mario in bicicletta

in una sera che il cielo era arancione

lui stava andando da Lina che l'aspetta

e ha trovato un tale sul portone.

Era il questore che gliel'avea giurata

per colpa sua non ha l'avanzamento

ha pedinato la sua fidanzata

e l'ha beccato sull'appuntamento.

Alt! Se ti muovi tu sei bell'e spacciato

la faccia al muro, mettiti in ginocchio!

Il Mario sembra davvero rassegnato

ma fa una mossa e parte un grande scoppio.

Era lo scoppio di una bomba Breda

che ha fatto fuori l'ignaro questurino

poi con un salto gi sulla sua preda


la bicicletta da donna d'un bambino.

Hanno ammazzato il Mario in bicicletta

gli hanno sparato dal tram che va all'Ortica

era in salita ma pedalava in fretta

poi l'han beccato e andava con fatica.

L'hanno beccato preciso sul cervello

ma ha fatto ancora qualche pedalata

poi crollato come fa il vitello

quando gli danno l'ultima mazzata.

Ho visto un re

Testo di Dario Fo

Da "Ci ragiono e canto n2" [1969]

Dai dai, conta su...ah be, s be...

- Ho visto un re.

- Sa l'ha vist cus'?

- Ha visto un re!

- Ah, beh; s, beh.

- Un re che piangeva seduto sulla sella

piangeva tante lacrime, ma tante che

bagnava anche il cavallo!

- Povero re!

- E povero anche il cavallo!

- Ah, beh; s, beh.


- l'imperatore che gli ha portato via

un bel castello...

- Ohi che baloss!

- ...di trentadue che lui ne ha.

- Povero re!

- E povero anche il cavallo!

- Ah, beh; s, beh.

- Ho visto un vesc.

- Sa l'ha vist cus'?

- Ha visto un vescovo!

- Ah, beh; s, beh.

- Anche lui, lui, piangeva, faceva

un gran baccano, mordeva anche una mano.

- La mano di chi?

- La mano del sacrestano!

- Povero vescovo!

- E povero anche il sacrista!

- Ah, beh; s, beh.

- il cardinale che gli ha portato via

un'abbazia...

- Oh poer crist!

- ...di trentadue che lui ne ha.

- Povero vescovo!

- E povero anche il sacrista!

- Ah, beh; s, beh.

- Ho visto un ric.

- Sa l'ha vist cus'?

- Ha visto un ricco! Un sciur!

- Ah, beh; s, beh.

- Il tapino lacrimava su un calice di vino

ed ogni go-, ed ogni goccia andava...


- Deren't al vin?

- S, che tutto l'annacquava!

- Pover tapin!

- E povero anche il vin!

- Ah, beh; s, beh.

- Il vescovo, il re, l'imperatore

l'han mezzo rovinato

gli han portato via

tre case e un caseggiato

di trentadue che lui ne ha.

- Pover tapin!

- E povero anche il vin!

- Ah, beh; s, beh.

- Ho vist un villan.

- Sa l'ha vist cus'?

- Un contadino!

- Ah, beh; s, beh.

- Il vescovo, il re, il ricco, l'imperatore,

persino il cardinale, l'han mezzo rovinato

gli han portato via:

la casa

il cascinale

la mucca

il violino

la scatola di scacchi

la radio a transistor

i dischi di Little Tony

la moglie!

- E po`, cus'?

- Un figlio militare

gli hanno ammazzato anche il maiale...


- Pover purscel!

- Nel senso del maiale...

- Ah, beh; s, beh.

- Ma lui no, lui, non piangeva, anzi: ridacchiava!

Ah! Ah! Ah!

- Sa l', matt?

- No!

- Il fatto che noi villan...

Noi villan...

E sempre allegri bisogna stare

che il nostro piangere fa male al re

fa male al ricco e al cardinale

diventan tristi se noi piangiam

e sempre allegri bisogna stare

che il nostro piangere fa male al re

fa male al ricco e al cardinale

diventan tristi se noi piangiam!

Il giovane di Tunisi (o La leggenda dellostrica e della perla)

[1963]

Parole di Dario Fo

Musica di Fiorenzo Carpi

Interpretata originariamente da Franca Tamantini nella commedia Isabella, tre caravelle e un


cacciaballe

Il giovane di Tunisi

che nero come unostrica


di lei sinnamor,

aveva gli occhi donice,

il corpo duna statua,

lo sguardo duna vergine

per tanto chera timido:

perci si innamor

di lui sinnamor.

Leonora pi che candida,

lInfanta di Castiglia,

la pelle di magnolia,

lorecchie di conchiglia,

di lui sinnamor,

di lui sinnamor:

del giovane di Tunisi

che nero pi di unostrica,

vedendola sbianc.

Le braccia di quellostrica

intorno a lei si chiusero.

Con labbra che tremavano

Leonora pi che candida

la bocca gli don,

la bocca gli don.

Ma dal torrion la videro

tre suoi fratelli pallidi.

Le frecce lampeggiarono:

il giovane di Tunisi

nel mar con lei piomb,

nel mar con lei piomb.


Piomb con lei stringendola,

lui nero come unostrica,

con lei si sprofond,

lei madreperla pallida.

Il negro in fondo al mare

si chiuse come unostrica,

di morte nel pallore

lei perla divent.

Il sacrificio del contadino partigiano

[1970]

Dallo spettacolo "Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non servito a niente".

Ecco s'avanza uno strano soldato

porta il fucile come una vanga

come la vanga di un contadino

ha la mantella del birocciaio

ha gli stivali del fiocinino

va in bicicletta lungo le strade

va con le barche dentro i canali

suo portaordini un ragazzino

e la sua donna gli fa da staffetta

e la sua mamma gli fa sempre avere

un pacchettino con dentro il mangiare.

Uno straccio rosso il fazzoletto

uno straccio rosso la sua bandiera


ieri ne ho visto un altro impiccato

non l'hanno preso arrivato da solo

e ai tedeschi si consegnato

sono i tedeschi che l'hanno avvisato

Se non si presenta ne ammazziamo altri trenta.

Ora quei trenta lo stanno a guardare

guardano in piazza lo strano soldato

che al loro posto s' fatto impiccare

sotto che piange c' un ragazzino

c' la sua donna che continua a chiamare

e c' una vecchia con un pacchettino

un pacchettino con dentro il mangiare.

E sopra i tetti ci sono nascosti

strani soldati che stanno a guardare

portan fucili come le vanghe

come le vanghe dei contadini

han le mantelle dei birocciai

e gli stivali dei fiocinini

e son venuti per vendicare

e son venuti per vendicare...

Il santo nostro Ambrogio

[2002]

Testo di una canzone, datato 23 maggio 2002, scritta da Dario Fo per Enzo Jannacci. Con
lannotazione da controllare. Inedita.
Il nostro santo Ambrogio disse, rivolto a coloro che hanno il denaro e il potere:

Ricordati padrone e signore,

quando ti capita di sentirti importunato

perch qualche pezzente grida al di l delle mura,

dove tu stai tranquillo dentro la tua casa, con amici e gente della famiglia, e tu ordini a un
servo di

scendere a minacciare quel piagnone perch se ne vada e smetta di implorare aiuto,

ricordati

che quel meschino disperato Ges Cristo, oh signore.

E quando lanci i tuoi cani perch azzannino quel poveraccio che chiede solo un po di pane da
te e magari

che tu conceda loro il permesso di ripararsi sotto il tetto del tuo atrio per dormirci,

ricordati

che difficilmente i cani lo aggrediranno; loro di certo non capiscono granch di religione, ma si
asterranno

dal mordere per la semplice ragione che ti sembrer strano ma essi hanno pi umanit di
te, oh

signore.

Perch hai tanto risentimento?

E pensare che tu non che sia nato signore, gi padrone di terre e di palazzi.

Anche tu hai dovuto faticare, anche tu hai avuto il dolore di esistere, mortificato e umiliato e
cacciato.

Oggi, te ne sei dimenticato, addirittura arrivi a non voler concedere nemmeno gli avanzi del
tuo pranzo a

quelli che si lamentano fuori, oh signore.

Ricordati.

Scusa se mi ripeto, ma quelli che si lamentano alla tua porta non sono soltanto poveri cristi,
ma proprio

Ges Cristo in persona!

Eh verr il momento, anche per te perch

lo ripetiamo sempre, ma non ci crediamo, viene per tutti che

Sentirai il respiro andare via, la testa che se ne esce per laria e capirai che arrivato il tuo
momento,
allora anche tu emetterai lamenti.

Implorerai: Aiutami, aiutami Signore

Ma il Signore, detto fra noi, Ges Cristo user la stessa attenzione che tu hai usato per lui.

Ma poi, siccome in fondo una brava persona, si affaccer e forse, magari, ti allungher una
mano, ma

non potr perdonarti, anche se normale per lui perdonare gli uomini e dare ascolto

ma non a quelli che son sordi alla sua sofferenza

La ballata del ciucciocorno

[1973]

Versi di Dario Fo, con Franca Rame

Dallo spettacolo del collettivo teatrale La Comune intitolato Guerra di popolo in Cile, diretto
da Dario Fo e presentato subito dopo il golpe in Cile.

Il leone ha scoperto in un libro delle curia

che invece dei capretti si pu ben mangiar l'anguria

l'anguria rossa detta anche melone

sar d'ora in poi il pasto base del lione.

Il lupo diventato ghiotto di patate

la lince poi alle galline preferisce verze e rape

la iena va pazza per l'insalata ricciolina

pazza per le carote e il sedano in pinzimonio la faina.

- Quindi non c' pi da temere per te e i tuoi protetti

siamo ormai tutti vegetariani, da te stesso lo potrai vedere

se al congresso dei rapaci e delle fiere tu ti degni di venire. -


L'asino unicorno a quel congresso di briganti s avviato

un vecchio caprone lo vide passare, gli disse tra una puzza ed un belato

- Attento ciucciocorno, non ti far fregare;

le corna come a mia non ti far curvare...

Di tutti noialtri tu sei il gran campione

mai senza l'arma del corno devi restare. -

L'asino unicorno si fece una ragliata

e poi lo tranquillizz - E che so' ciucciu?

ben li conosco io quella masnada

io so' cornuto s, ma non son becco! -

Quando che fu l in mezzo ai lioni e alle pantere

gli fecero gran festa e poi lo fecero sedere

sopra il seggiolone che era del leone...

e cominciarono a servir la colazione:

melanzane al formaggio, uove sode

zuppa di ceci e fagiolini

la tigre si beveva un cappuccino

con la ricotta dolce in un panino.

Sdraiato languido stava un serpentone

che goloso si succhiava una coppa di gelato fragola limone

Le volpe succhiava polpa di cozze allevate nelle fogne nere

- Meglio il colera gridava - che nel peccato della carne ricadere. -

Era una cosa da scompisciarsi addirittura

vedere tutte ste bestie sanguinarie mangiar verdura

Il lupo spizzicare i cavolfiori e la ricotta


la iena gustar cavoli marci e frutta cotta.

E tutti avevan l'aria di mangiar con gran piacere

salvo che a turno andavano tutti fuori a vomitare

Finito il pasto chiese il gran leone

- Beh, t'e piaciuta sta parca colazione?

Vedi, da tempo questo il nostro desinare

che siam animali ormai pacici ti puoi ben rassicurare

ora sarebbe il caso che tutti insieme si debba stare

si pu ben collaborare per un mondo felice costruire. -

- Non c' pi da temere - esclam la tigre tra le zanne

- Lasciamo ogni rancore - starnazz il falco lisciandosi le penne

- Deponiamo l'arme i rostri le corna e le criniere

dobbiam fidarci l'un l'altro se un nuovo mondo vogliamo creare.

E tutti l'abbracciavano con passione quasi sincera

l'orso abbracciava il ciucciocorno e pure la pantera

e un pitone poi l'abbrazza con tale stretta

che per poco non lo strozza.

- Beh, dice il leone, ora che ti puoi fidare

quel corno in fronte che lo tieni a fare? -

- Lo tengo per difendermi dalli nemici miei e della gente mia. -

- E ma se stai armato dov' pi la democrazia?

A parte che con quel corno ci tieni tutti in soggezione -

dice la volpe e piagnucolano il coccodrillo e il leone

- sembra quasi che stai con dei nemici in malfidenza

devi fidarti questione anche di buonacreanza.


Ora che siamo diventati vegetariani

con quel corno un comportamento da villani

Noi ti diamo la nostra parola d'onore

parola di animali democratici e cristiani

che mai pi con l'armi verremo alle mani

parola di vecchi militari... non possiam tradire

parola di preti vescovi e ruffiani

levati sto corno e ti baciam le mani. -

Ma il ciucciocorno non era proprio micco

- Perch non ti togli tu o falco il becco? -

- Perch mi serve per l'uva beccare

senza il mio becco non posso restare! -

- E perch tu non seghi le tue zanne caro leone? -

- E con che cosa poi spacco l'anguria e il melone?

Senza zanne non posso restare

senza l'anguria non mi so sfamare. -

E tutte in coro dissero le fiere

- Armi non sono l'unghie rostri e zanne

sono posate, ci servon per c'imboccare

se ci priviamo, nudi ci fai stare

come i bimbi senza le lor mamme -

Commosso lacrimava l'asino di scorno

pieg il ginocchio e si fece segare

vie dalla fronte il lungo corno...

E quando gli fu tagliato e del corno disarmato


da tutte le fiere si sent gridare

- Asino! Beccaccione! Ti sei fatto incastrare! -

E gi botte e zampate e gran morsicate

per poco non fin scannato

corse pel bosco fin sulla montagna

dove ci arriv morto e sfiatato

E di lass vide leoni tigri lupi e pantere

azzannare pecore e squartare vacche e capretti

vide impotente scannare i suoi figli e la mugghiere

Vide sangue e lacrime colare di tutti li puveretti

- M'hanno tradito gridava bastardi tradituri

m'hanno ingannato la volpe prete e il leone generale

e la lupa ruffiana della democrazia cristiana

m'hanno riempito la testa di fanfanate

promesse e lusinghe di quella iena mangiacarogne andreottiana. -

- Non piangere - gli disse il caprone imbestialito

- che d'ora in poi da tutti asino giustamente sarai chiamato

asino becco e pure cornuto

che davanti a sta banda di banditi ti sei disarmato.

Ti sei sciolto a sentir parlare di democrazia

ti sei fatto incastrare come i vecchi socialisti dalla borghesia.

Non meriti nessuna comprensione

un pernacchio meriti, anzi un pernacchione

fatto col mio sedere tremendo di caprone

E ugual pernacchio merita chicchessia

che se ne va disarmato a trattar di collaborazione

con le belve e con la borghesia! -


La G.A.P.

[1970]

Testo di Dario Fo

Da "Vorrei morire stasera se dovessi pensare che non servito a niente"

La canzone parla del leggendario Giovanni Pesce alias "Visone" Comandante della 3 GAP
"Rubini" dei Gruppi di Azione Patriottica operante a Torino e Milano, insignito di medaglia
d'oro e proclamato "eroe nazionale" dal comando delle Brigate Garibaldi.

La G.A.P. quand che arriva

non manda lettere n bigliettini

e non bussa alla porta

sei gi persona morta

che il popolo ti ha condannato.

L'ingegner della Caproni

il 2 gennaio arriva in tass

arriva con due della Muti

sue guardie personali

e noi lo si va a giustiziare.

Quel traditor daccordo con i tedeschi stava

a smantellar la fabbrica, le macchine spediva

tutte in Germania dai Krupp.

E per salvar le macchine

han fatto sciopero generale

il capo reparto Trezzini

e altri sette operai


li han messi a San Vittore.

stato lingegnere

a fare la spia ma la pagher

ci tiene tutti sottocchio

il povero Trezzini

e gli altri li han fucil.

Adesso tocca a lui, la GAP lo aspetta sotto

sotto ad un semaforo che segna proprio rosso

e al rosso si mette a sparar.

Pesce Giovanni spara per prima gli grida:

" in nome del mio popolo ingegnere che ti ammazzo

con le tue guardie d'onor!"

In fabbrica fanno retate

torturano gente non parla nessuno

e trenta operai deportati

li chiudono nei vagoni

piombati diretti a Dachau.

Parlato: "E il 23 di aprile i tedeschi vanno a minare la fabbrica, vogliono farla

saltare prima di ritirarsi piuttosto che lasciarla in mano ai liberatori..."

Ma gli operai sparano, difendono la fabbrica

e salvano le macchine che sono il loro pane

e molti si fanno ammazzar.

Adesso siamo liberi,

nella fabbrica torna il padrone,


arriva un altro ingegnere

stavolta per partigiano:

Brigata Battisti, Partito d'Azion.

Ma ecco al primo sciopero c un gran licenziamento

stato l'ingegnere a cacciare via quei rossi

che la fabbrica avevan salv.

'Sta guerra di liberazione

domando di cosa ci ha liberato:

ingegnere padroni e capi

son tutti democratici

ma noi ci han licenziato

addosso ci hanno sparato

in galera ci hanno sbattuto

ma allora per noi operai

la liberazione l ancora da far...

La religione dei potenti (Lascia pur che dica Iddio)

[1965]

Dario Fo e Fiorenzo Carpi

Dallo spettacolo "La colpa sempre del diavolo"

"Guai a voi, ricchi pasciuti e satolli,

che per la cruna al par dei cammelli

non passerete, - disse il Signore, -

mai entrerete nel regno mio".


Ed ecco subito i nostri tutori

vendersi tutto, fin la camicia,

pur d'esser poveri e degni di Dio.

Non tengon soldi, li mettono in banca,

truccan da banche perfino i conventi,

comprano, investono, ma solo al ribasso,

sugli interessi non pagano il tasso.

Hanno inventato le opere pie,

hanno un migliaio di farmacie,

hanno ospedali e case di cura,

hanno l'appalto della sepoltura.

Non pagan tasse sopra i proventi,

han facce tristi, ma cantan contenti:

lascia pur che dica Iddio:

"Non entrerete nel regno mio",

chiudila pure, chiudi sta porta

del regno tuo, ma che ce ne importa!

Della politica sono i maestri,

infatti fingon d'esser maldestri,

se han per amico qualche tiranno

lo sanno tutti, ma lor non lo sanno.

Quel loro amico ammazza la gente,

ma loro zitti fan finta di niente:

perch colpirlo con l'anatema,

con la scomunica? Non vale la pena,

ch l'importante salvar la poltrona.

Cantiam giulivi, e guai a chi stona:

lascia pur che dica Iddio:

"Non entrerete nel regno mio",

chiudila pure, chiudi sta porta

del regno tuo, ma che ce ne importa!


La poiana

[1971]

Dallo spettacolo Tutti uniti! Tutti insieme! Ma scusa, quello non il padrone? (Lotte operaie
1911-1922)

La vien gi a robar gane

e la poiana vola in ciel

e la fa un largo cerchio in ciel.

La poiana un falco grande

delle mie montagne.

Bestia testarda non se ne vuole andare

piuttosto crepare.

Scascga...

Son bruciati i boschi e l'erba

son scappati i conigli e le marmotte

con il gelo tutte le bestie a fondo valle,

nelle riserve

son scappate imprigionate.

Scascga...

Ma la poiana rimasta qua

lei non se ne va via di qua

anche gli uomini se ne vanno

e di notte treni lunghi li portan via,

c' carestia.
In tre anni tutti sono partiti

in miniera nel Belgio sono andati

in Germania dentro i cantieri

in Olanda a far le dighe sul mare

e in Francia a far gli stuccatori

in Isvizzera gallerie a scavar

Settanta della Val Grande

quaranta della Canobina

cinquanta del Val Vigezzo

sessanta della Val di Cogne

centotrenta della Val Mastallone

settanta della Val d'Intelvi

Scascga...

Ma la poiana rimasta qua

lei non se ne va via di qua

Scascga...

Lei vien gi ha robar gane

e la poiana vola in ciel

e la fa un largo cerchio in ciel

Gi si butta in fondo valle,

sui pollai, gli ovili.

Hai voglia di sparargli addosso coi fucili

e addosso i cani puoi buttare

bastonare...

Ma i pulcini suoi ha da sfamare


perci va a rubare

a rischio di farsi accoppare,

ha rischiato di farsi accoppare

ma non lha mollato.

La poiana un falco grande

delle mie montagne

bestia testarda non se ne vuole andare

piuttosto crepare

bastonare

farsi accoppare

ma qualcun altro prima

lo deve s

lo deve sgozzare...

Non tempo di cantare d'amore

[1969]

Dallo spettacolo Ci ragiono e canto, vol. 2, scritto da Dario Fo nel 1969, come messo in scena
nel 1977 dal Collettivo teatrale La Comune

Vorrei cantar damore

e raccogliere gelsomini

ma non tempo

tempo di raccattar pietre

contro i padroni e gli assassini

poi torner il tempo dellamor.


Ogni giorno all'alba

[1966?]

La canzone sarebbe gi presente nel primo spettacolo Ci ragiono e canto del 1966.

Non presente per sullalbum relativo, quello registrato dal vivo quellanno al Teatro
Carignano di Torino e poi pubblicato dai Dischi del Sole/Ala Bianca, bens in Ci ragiono e canto,
n.3 pubblicato nel 1973, quando Dario Fo e Franca Rame erano gi usciti dal precedente
collettivo teatrale Nuova Scena

Ogni giorno all'alba

sul treno pendolari delle FFSS

carri bestiame di seconda classe

in sessantamila

partono ogni mattina per la citt

operai uomini e donne

e qualche ragazzino vecchio di gi.

Non spingete! Chi spinge?

Mille posti in piedi, mille sigarette,

c' un fumo che non ci vedi.

Apri il finestrino! Chiudi, cretino!

E perch non vieni con noi in fabbrica

che ti facciamo abituare?...

Ogni giorno all'alba

sul treno pendolari delle FFSS

carri bestiame di seconda classe.

Viaggi di ore e ore su treni e autobus

come pacchi. Ritmo! Ritmo!

Viaggi che facciamo per la produzione

ma che paghiamo noi,


noi paghiamo tutto

ritmo ritmo

paghiamo anche la crisi

che ci han regalato loro

ritmo ritmo

paghiamo per la cassa malattie professionali,

paghiamo per la cassa infortuni e gli ospedali,

paghiam per i decessi, paghiamo per i cessi

ritmo ritmo

paghiamo la riconversione e la ristrutturazione

ma poi godiamo la cassa integrazione

ritmo ritmo

godiamo la nevrosi

baccano e gesti idioti,

il ritmo alla catena

ritmo ritmo

e poi se sei spompato ti dn del pelandrone,

sei cotto, sei sbiancato,

boicotti la produzione

ritmo ritmo

anarco-comunista se fai l'assenteista

ritmo ritmo

La lira va gi,

i ritmi van su,

i prezzi van su,

la paga va gi,

lavora di pi

ritmo ritmo

lavora di pi

ritmo.
Ogni tanto fa un certo piacere

[1963]

Testo di Dario Fo

Dalla commedia "Isabella tre caravelle e un cacciaballe".

Dlli, dlli, dlli, dlli, dlli,

ogni tanto fa un certo piacere

il poter accoppare qualcuno,

il poter legalmente sfogare

il livor di sentirsi nessuno.

Imbragati di meschinit,

su, cantiamo, copriam di pernacchie

sto lamento di bestie in ginocchio:

su pestiamoli senza piet, su su,

pestiamoli senza piet.

Oh che grande invenzione il nemico,

un nemico che sia disarmato:

ringraziam chi ce l'ha procurato,

indicato e gi malmenato.

Ringraziamo le autorit:

con le forze dell'ordine in piazza

siam convinti che il mondo una pacchia

che ogni cosa sia fatta per noi che,

che ogni cosa sia fatta per noi

per noi benestanti,

per noi benpensanti,

per noi moralisti,


per noi conformisti,

che Cristo morto per noi,

perch noi l'abbiam fatto accoppare,

poi per lo abbiam fatto indorare

sulle croci d'argento inchiodare,

sui trofei e le armi innalzar,

ch si sappia che, salvo imprevisto

questa la fine d'ogni povero Cristo.

Oh Giolitti

Da "Tutti uniti! Tutti insieme! Ma scusa, quello non il padrone?", 1971.

Oh Giolitti Giovanni Giolitti

stai facendo il peggior dei delitti

tu ci mandi in 'sta Libia a morire

perch il Banco di Roma lo vuol.

Sona chitarra sona

il Banco di Roma roba del Vaticano

che in Libia ci ha ricchezze da sultano

ma i beduini sotto i turchi son tenuti

e il papa li vuoi tutti liberati

liberati dal turco tiranno

e da tutta la roba che ci hanno

miniere di zolfo, che ce l'ha in appalto

miniere di zinco che ce l'ha in affitto

la pesca delle spugne che il monopolio ci ha!

E tu Giolitti Giovanni Giolitti

del Banco di Roma tu curi i profitti


per ogni soldato che mandi a crepare

il Banco di Roma quanto ti d?

Sona chitarra sona

cosa dir il nostro soldato

una volta che sar 'rivato

suol d'amore a conquistar?

Dir:

oh quanta sabbia 'sta Libia di merda

ci avevano detto che l'era un giardino

ci abbiam sete, non c' un fontanino

per veder acqua me tocca pisa'

cerco pisare non ne vien gi un gotto

governo porco anche quello m'hai rotto

'sti generali figli di troia

ci gridan: Savoia all'attacco si va!

Pel Banco di Roma a crepare si va!

Operaio d'Israele

1970

Dallo spettacolo: "Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non servito a niente";
Collages di monologhi e canzoni sulla Resistenza italiana e palestinese

Traduzione di un canto di lotta della Resistenza palestinese.

Operaio d'Israele

Finalmente l'hai capito

che non sono io l'arabo il nemico tuo


tuo nemico il capitale

e per questo hai scioperato

ad Haifa a Tel Aviv e a Jaffa.

Operaio d'Israele

i poliziotti t'han fermato

in questura come un ladro t'han portato

con due arabi ingabbiato

ora sei uguale a noi

sei un nemico di Dayan anche tu.

Operaio d'Israele

il mio padrone anche il tuo

che ci scaccia nel deserto e ci ammazza

lo stesso che ci sfrutta

e ti mise dentro un ghetto

come adesso mette noi - sempre lui.

Operaio d'Israele

il tuo nemico anche il mio

fra di noi ci fa ammazzare, non sparare!

Vuole le terre e vuole sfruttare

digli basta e volta larma

alza il pugno e spara con noi, spara con noi!


Popolo che da sempre

[1971]

Dallo spettacolo "Morte e resurrezione di un pupazzo".

Popolo che da sempre stai sulla breccia

incazzato da diecimila anni e pi

calpestato e diviso

fottuto e deriso

ma quante volte non hai tenuto pi, e a testa bassa

ti sei buttato

il baraccone tutto in aria l'hai mandato

e quante volte teste bastarde

ai padroni hai tagliato.

Ma il padrone senza aspettare pasqua

sempre resuscitato.

Alleluia!

Sempre tornato.

Alleluia!

Da capo, un'altra volta oh! Miracolo tornato!

Alleluia!

Con capriole e blandizie

promesse e sgambetti

con preti e prefetti!

Alleluia!

Riforme e buffetti

con giudici e poliziotti

sempre da capo, il padrone tornato!

Alleluia!

Com' che c' riuscito?

Il trucco c' ed risaputo,


di sta storia

cerchiamo una volta di capire perch,

insieme cerchiamo almeno una volta di capire il perch di scoprire

il trucco dov'.

Pum Pum! Chi ? La Polizia!

[1972]

Parole di Dario Fo

Musica di Paolo Ciarchi

Canzone introduttiva dello lo spettacolo teatrale dallo stesso titolo, grottesco satirico in due
atti sulle stragi di Stato, messo in scena con il collettivo teatrale La Comune.

Quella che stiamo per raccontare non una storia di fantasia,

quella che stiamo per raccontare certo una storia vera.

Nel mondo c' solo una legge, quella della violenza,

sulla violenza si poggia il potere, sempre stato cos.

Chi si f pecora, si s, il lupo se lo mangia.

L'asino che scalcia da sempre viene accoppato.

ma se sono in tanti a scalciare tutti gli sbirri vedi scappare,

tutti gli sbirri vedi scappare, sempre stato cos.

Quella che stiamo per raccontare non una storia di fantasia,

quella che stiamo per raccontare certo una storia vera.

Nel mondo c' solo una legge, quella della violenza,

sulla violenza si poggia il potere, sempre stato cos.

Chi si f pecora, si s, il lupo se lo mangia.


L'asino che scalcia da sempre viene accoppato.

ma se sono in tanti a scalciare tutti gli sbirri vedi scappare,

tutti gli sbirri vedi scappare, sempre stato cos.

Saltarelli

Da: La musica de l'altra Italia

P, p, p...

No, no, no...

Saltarelli!

No, non dovevi farlo,

di venire a morire proprio l in via Larga

Non non era proprio il caso,

n l'ora, n il giorno quello l di sabato

in piazza Duomo, per dio,

c'era la manifestazione unitaria

indetta dal pic, con il ps,

con il pr, con il pl

dallo psiup, c'era lo psiup

s'eran persino l'anpi e la dic...

Porco cane perch

ti sei fatto accoppare proprio l...

In via Larga poi! Andiamo! p, p, p...

Scusa Saltarelli

ma sei stato proprio un guastafeste

a morire cos...

Per un candelotto! p, p, p...


Provocatore extraparlamentare

in collusione con le destre...

Come ci sta bene dice il pic

Infatti era dentro ad un gruppetto di quelli l

Quali, quali?

Che fan finta

di voler la rivoluzione comunista proprio qui

(risatina)

Ma son d'accordo con la reazione

per distruggere lo stato democratico...

Proprio questo! Quello borghese...

S, cos, l'ha detto anche Berlinguer...

Quale Berlinguer?

Il vicesegretario del pic...

Ah... bravo quello l... p, p, p

E l'ha detto anche Colombo della dic

No! No! No! No! Saltarelli

non dovevi morire proprio cos

p, p, p...

Saltarelli! Lo sapevi che era una marcia autorizzata

con tutti i partiti democratici?

Salvo l'emmeesse!

Il questore addirittura

un ex partigiano della dic...

della dic il questore

E ci aveva pure autorizzato di gridare

Franco boia, Fuori dalla Nato

E basta cos.

E invece voi vi mettete a gridare

Abbasso questo stato

Stato assassino, proprio cos, p, p, p


E il meno che ti possa capitare

di andarti a incocciare

con un candelotto di circa un chilo o gi di l

Saltarelli l'hai voluto tu! p, p, p...

Chi va a provocare l'uso dissennato della polizia

finisce sempre cos

Potevi stare tranquillo

sotto l'egida del pic e anche dello ps...

Saltarelli!

Hai cercato di sfasciare l'unit

dei partiti democratici borghesi

Borhesi, p, p, p...

Volevi suscitare una mobilitazione generale

contro la repressione

Con la furia ti hanno ammazzato con un candelotto

grosso cos, in via Larga...

I sindacati non ci son cascati han scioperato

come hanno fatto ad Avola, a Battipaglia,

anzi ancora meno di cos, p, p, p...

vigilando in fabbrica e fermi l...

Tutti fermi l...

No, Saltarelli!

Non t' riuscito il trucco d'avere...

non ha scucito, non ha scalfito l'unit

Il prestigio, la vitalit

delle istituzioni democratiche borghesi

come ha detto giustamente il pic, la dic,

il pr, il ps, il spi, il psissi...

Senti, Saltarelli

portalo via quel cadavere l

andiamo, non lasciamolo in mezzo ai piedi


ci da un po' fastidio...

Per favore, sii gentile...

popop po, po, po p...

Sette Maggio

[1972]

Dallo spettacolo Traliccio di Stato. Grottesco tragico sulla morte di Giangiacomo Feltrinelli, di
Lanfranco Binni, Paolo Ciarchi e Vincenzo Vidali. Regia di Dario Fo.

7 maggio, il baraccone, la gran fiera elettorale

la festa del padrone che bisogna preparare

Colonnello, ora il momento

Regolate gli orologi sullora di Segrate

scattata la trappola, sei incastrato!

Da tre anni mi han condannato a morte

Ma ancora non so lora dellesecuzione

scattata la trappola, sei incastrato!

7 maggio: ho paura, la festa del padrone

Sono un numero dattrazione.

Quattro palle un soldo

Un peso cubano,

Una carta falsa

Una microfoto

E il gioco fatto, fanno la festa a me


Ma cercano di fare la festa a tutto il proletariato

400 gli arresti

Evviva la stampa che mi seppellir!

S, la stampa mia

Mio il potere

E chi lo tocca muore

Sia uno, siano tanti

Attento operaio, non

Il millenovecentosessantanove

Firma il contratto

Il mio sistema rende uguali

E fa felice chi ha il potere

E perfino chi non ce lha...

Siam gli imperiali (o Coro degli imperiali)

[1965]

Parole di Dario Fo

Musica di Fiorenzo Carpi

Nello spettacolo La colpa sempre del diavolo

Par par parazipunzi p!

Siam gli imperiali

e non ci ferma nessuna ragione

n legal n civile n umana:

di pretesti per far linvasione

ne inventiamo a bizzeffe ogni d.


Col pretesto di mettere pace

in un popolo che sta in rivolta

arriviamo tremila per volta

e la pace dei morti portiam.

Par par parazipunzi p!

Siam gli imperiali

e non ci ferma nessuna ragione

n legal n civile n umana:

di pretesti per far linvasione

ne inventiamo a bizzeffe ogni d.

Che ci importa se gli uomini onesti

van gridando che siamo schiavisti,

prepotenti coi poveri cristi:

chi ci tiene bordone labbiam!

Par par parazipunzi p! Son tirapiedi,

son governanti di tipo nostrano

sempre pronti a tenerci la mano:

ecco giungon con aria devota

comprension ed appoggio ad offrir,

comprensione per tutte le stragi,

per le terre ridotte a bracieri

e per tutti quei bei cimiteri

monumenti della libert.

Par par parazipunzi p!

Siam gli imperiali!


Siamo banditi non siam sold

1970

Dallo spettacolo: "Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non servito a niente";
Collages di monologhi e canzoni sulla Resistenza italiana e palestinese

Il comandante della mia banda

ex ufficiale al servizio del re

c'ha le madonne, fa suonar la tromba

e tutti quanti ci manda a chiamar

Voi mi parete un p strafelati

parete zingari e non dei sold

C' chi ha il berretto, e chi ha il purillo

c' chi ha il panizza, chi non ce l' ha

la giacca a vento ce l' hanno in quattro

due col giaccotto tre col palt

lui coi calzoni alla zuava di velluto

a coste larghe

tipo quello dei magut

lui coi bragoni cavallerizza

lui quelli corti lui non ce li ha

tre con le scarpe da militare

due coi scarponi da montagnan

uno coi sandali di gomma

lui con scarpe di vernice


con le ghette da lifrock

Dio che banda di scombinati

siete banditi non siete sold

comandar voi l' un disonore

non puo scacciare cos l'invasor

trenta divise in grigioverde

sono arrivate mettetele su

Niente divise l' la risposta

siamo banditi non siam sold

noi combattiamo ma senza paga

e scombinati vogliam restar

noi combattiamo anche per quello

contro il tedesco

contro il regime borghese militare

contro i preti e contro il re

contro sua legge e regolamento

e ogni divisa noi combattiam

noi combattiamo per l'ugualianza

noi combattiamo per la libert

per l'ugualianza non il caso

che i vestiti siano uguali

tutti verdi di color

Siamo banditi di questo Stato

siamo banditi non siam sold

noi combattiamo ma senza paga


non abbiam regole e non vogliam padron

Siamo banditi di questo Stato

siamo banditi non siam sold

siamo banditi non siam sold...

Signor padrone non si arrabbi (Il merdometro)

[1966]

Scritta da Dario Fo

Signor padrone non s'arrabbi

ma al gabinetto vorrei andare.

- Ci sei stato l'altro ieri,

tutti i giorni ci vuoi andare,

mi vuoi proprio rovinare,

la catena fai rallentar! -

- Signor padrone ci prometto

che da domani non ci vado

mangio solo roba in brodo

e far solo pip, la faccio qui. -

- Vai ma sbrigati; tre minuti,

come scritto nel contratto,

non si fuma al gabinetto,

non si legge L'Unit

(C' il periscopio che ti vedr!) -


Sei secondi per arrivarci,

tre secondi per spogliarti,

tre secondi per sederti,

viene il capo a sollecitarti

non ti resta che sbrigarti

tre secondi per alzarti

tre secondi per vestirti.

Se hai fortuna puoi pulirti,

e corri subito a lavorar.

...Non se ne puo pi,

non se ne pu pi...

Stai attento, uomo bianco

[1967]

Dario Fo e Fiorenzo Carpi

Dallo spettacolo "La signora da buttare"

Li hai portati qui tu: i Bant, gli Zul

zan, zan!

come schiavi, uomo bianco.

Li hai fatti lavorare come negri per te

zan, zan!

come bestie li hai trattati, frustati

sfruttati, sfottuti

zan, zan!
rivenduti, uomo bianco.

Poi, ti sei accorto che sapevano cantare e suonare

mica male, per te

zan, zan!

e ballare

zan, zan!

uomo bianco, per te

che sapevano saltare: salto in lungo

zan, zan!

cento metri in dieci netti, per te

zan, zan!

uomo bianco, per te

zan, zan!

che alla guerra ci sapevano anche fare

combattere e sparare, per te

zan, zan!

ammazzare

zan, zan!

uomo bianco, altra gente, per te

zan, zan!

ma sempre a calci in faccia li hai trattati

zan, zan!

sfottuti, picchiati

zan, zan!

ma vacci piano, vacci piano, uomo bianco

zan, zan!

che qualcosa sta cambiando

e potrebbe capovolgersi qualcosa

zan, zan!

e farti piangere

zan, zan!
o carogna d'uomo bianco

zan, zan!

Tutti in coro!

Zan, zan, zan, zan!

Chiami sporco il negro

ma sei tu lo sporco

sei tu sporco, uomo bianco

zan, zan!

Su, cantiam

[1962]

Scritta da Leo Chiosso, il paroliere di Fred Buscaglione.

Musica di Dario Fo e Fiorenzo Carpi.

Popolo di poeti, di cantanti, di canzonettisti, di cantautori;

Popolo di Canzonissima: cantate!

Popolo del miracolo

Miracolo economico

O popolo che volendolo

Puoi far

Quel che ti par

Hai libert di transito

Hai libert di canto


Di canto e controcanto

Di petto ed in falsetto

Chi canta un uomo libero

da qualsivoglia ragionamento

Chi canta gi contento

di quello che non ha

Su cantiam, su cantiam

Evitiamo di pensar

Per non polemizzar

Mettiamoci a ballar

Su cantiam, su cantiam

Evitiamo di pensar

Per non polemizzar

Mettiamoci a ballar

Facciam cantare gli orfani

Le vedove che piangono

E quelli che dimostrano [E gli operai in sciopero (*)]

Lasciamoli cantare

Facciam cantare gli esuli

Quelli che passano le frontiere

Assieme agli emigranti

Che fanno i minator

Su cantiam, su cantiam

Evitiamo di pensar

Per non polemizzar

Mettiamoci a ballar

Su cantiam, su cantiam
Evitiamo di pensar

Per non polemizzar

Mettiamoci a ballar

O popol musicomane

Che adori i dischi in plastica

Aspetti Canzonissima

Come Babbo Natale

Un Babbo un poco frivolo [senza scrupoli (*)] (*) Cos nel testo originale.

che alleva un sacco di canzonette

E poi te le fa correre al posto dei cavall

E poi te le fa correre al posto dei cavall

Boom! (**) (**) Nella sigla televisiva i soldati che

gi appaiono nella terza strofa cantando

Chi canta un uomo libero

ricompaiono lanciando allunisono

le loro granate verso i telespettatori e

producendo unesplosione a fungo atomico.

Via Tibaldi

Da: Ballate e canzoni Bertani, Verona (1974)

E ho letto sul giornale

che quelli di Roma, il gioved, tutti i partiti

si sono riuniti

si son messi daccodo nella nottata

per via della casa


finalmente sta legge passata

e devessere una legge molto buona, per forza cos,

s astenuto perfino il PCI!

Noi baraccati cabbiamo perfino fiducia

che fra qualche momento

cavremo lalloggiamento

perch adesso una vita grama

vita da troie, vita da puttana

piove e siamo in dieci dentro una tana

piange il bambino, cha la tosse, ci manca il chinino

e la moglie cha lasiatica, che da noi arrivata un po in ritardo

la nonna l in coma, la zia la tras, nel senso che vomita

perch sta poco bene di stomaco.

poi c il gatto che ha fatto i gattini

ma laltra notte lhan riempito di botte, la gatta

per lo spavento gli andato via il latte,

pensa tutti i gattini senza il latte,

noi baraccati ci abbiamo fiducia

che tra qualche momento ci arriva lalloggiamento

ma passa un mese, ne passano tre

la nostra fiducia la va a d via i p

facciamo fagotto tiriamo su i stracci

porca puttana, di case ce n pi di cento,

e tutti disperati ci siamo entrati

mamma, bambini, gatti, gattini

ci siamo stravaccati, due materassi per uno

trenta coperte

l un po un accampamento, la luce non c

non c il riscaldamento, eh in confronto a prima

Bastardi! Figli di troia!... si sente la sirena della polizia che arriva

Piange la mamma, il bambino e la zia


La zia la tras.

Fuori! Sgomberare.... arriva la pula!

e fanno le facce cattive: Fuori di qui!

sti brutti barbuni a forza di butuni

ci sbattono gi

ci sbattono fuori con i materassi

neanche un po di rispettoalmeno per i gatti!

di quattro gattini me ne ammazzano tre..

e la mia nonna che ha quasi ottantanni a Natale

lhanno fatta andar gi a rotoloni per le scale

tutta imbolornata arrivata gi

come un fachiro si trovata incrociata.

Al mio bambino, povero nano,

con una tarellata gli han spaccato una mano.

ci hanno caricati tutti su una corriera

tutti schiacciati, come saracche ci han portato dentro le baracche

al dormitorio dei barboni

adesso silenzio! e fate i buoni

senn ritorniamo con i bastoni e patatan patatan!

Arrivan le suore, ci fanno pregare..

e noi tutti in coro le mandiamo a cagare

nei loro cessi con i crocefissi.

Facciamo fagotto, prendiamo su i stracci.

porca puttana,traversiamo la citt senza la metropolitana

e arriviamo allUniversit

non per studiare

ma per andarci ad abitare

ci sono una squadra di studenti

che dentro la scuola ci hanno alloggiati

pi di cento, cento disperati

con le mamme, i bambini, i gatti, gattini,


e c perfino un cane bastardo

che per devessere un po sordo

andato gi tre volte sotto il tram.

Bastardi, boia, figli di troia!

si sentono ancora le sirene della polizia,

piange la mamma, piange il bambino, la zia la tras,

fuori, sgombrare! unaltra volta la pula!

che facce cattive! fuori di qui, sti brutti barbuni

a forza di butuni ci vogliono fare sgombrare

tirano bombe e candelotti, noi tiriano i sassi

c un fumo boia

soffocano tutti, ci piangono gli occhi

la mia zia la tras.

ci ho il bambino che ci ha il mal di cuore,

diventato smorto, ci vuole un dottore,

signor poliziotto ci abbia piet.

non si fa in tempo, ormai,. gi morto

un morto di fame in meno da sfamare..

il signor commissario ci grida assassini,

quando fate le occupazioni per lalloggio,

o senza tetto incoscienti, lasciateli a casa i bambini!

ma come li lasciamo a casa i bambini se non abbiamo la casa?

Quando non si hanno le case non si fanno le occupazioni,

e i bambini non si fanno, non si fanno i bambini

quando si vuole avere una casa, altrimenti

i bambini si lasciano a casa

e non si vanno a prendere le case.


Attento, Colonnello!

[1973]

Testo e musica di Dario Fo

Dallo spettacolo "Guerra di popolo in Cile"

Colonnello, poi non ti lamentare

per il fatto che mi hai fatto imparare a sparare

mi hai insegnato che cos' un otturatore

come si mette un caricatore, fare pum! pum!

attento a te!

colonnello, tu mi dici che dovr sparare

contro il mio nemico ed ammazzarlo

ma chi il nemico per un proletario

ti sei dimenticato di pensarlo.

Attento a te!

colonnello, tu mi dici che dovr sparare

imparare a sparare, mi hai insegnato

cos' un otturatore,

come si mette un caricatore, e fare pum! pum! badababum!

Attento a te!

colonnello, dovresti studiare di pi

studiare la storia, imparartela a memoria

la storia di quello che successo nel '19 a Torino

e a Milano, quando gli operai hanno preso le fabbriche

col fucile in mano,

e gli avete mandato contro i soldati

con l'ordine che gli operai fossero arrestati,

e invece quelli agli operai si sono uniti,

hanno distribuito i fucili

e contro ai carabinieri e ai fascisti hanno sparato


attento a te, colonnello!

E chi ha sparato nella rivoluzione bolscevica

ad indovinarlo non devi far fatica

e nella rivoluzione rossa dei cinesi

chi ha sparato contro le truppe dei borghesi

erano contadini, erano proletari

che avevano fatto il militare

nell'esercito regolare.

Attento a te, colonnello!

dovresti studiare di pi

e poi non ti lamentare per il fatto che

m'hai fatto imparare a sparare

Attento a te! badababum!

Ballata dell'arcivescovo "disceso" in Roma

[1973]

Testo e musica di Dario Fo

Dallo spettacolo "Guerra di popolo in Cile"

disceso dal ciclo oggi in Roma

l'arcivescovo cardinal Enriquez, bianca paloma

dal cielo venuto come se niente fosse.

Appena disceso con le sue scarpette rosse

dalla scala come una subrettona

ha inciampato e ha tirato un gran Cristo-Madonna!

Non perch avesse inciampato

ma perch nessuno del vaticano

era venuto a porgergli il benvenuto


neanche un semplice frate, neanche un sacrestano,

perch non ci si pu troppo sputtanare.

Quello per tutti ormai

il cardinale arcivescovo dei macellai.

Il suo gregge d'agnelli stato massacrato

E lui in cattedrale per macellai in divisa ha cantato.

Perci il papa santissimo Paolino

che crede ancora al diavolo, poverino,

ma un satanasso, mica un cretino

non ha mandato nessuno a prenderlo a Ciampino

manco un facchino.

Poi, in privato l'un l'altro i gran prelati

nell'orecchio si sono parlati

con voce nasale biascicato.

Mano nella mano, si comprenderanno,

come gi Pio dodicesimo ebbe comprensione

verso il cardinale arcivescovo di Berlino

che diede nel '41, la gran benedizione al Fhrer assassino

e che, da vero vescovo cristiano saputo del macello d'ebrei,

aveva fatto, prima lo gnorri e poi l'indiano!

E ancora Pio XII fu lui che con se stesso

s' scusato per non esser intervenuto

davanti al massacro delle Ardeatine

e d'esser stato muto.

E muto e sordo e pure orbato restato

quando s' saputo dei nazisti la gran razzia

di tremila ebrei che da Roma furon portati via.

Pace, Pace!

Sono secoli che tu papa piagnone

ogni domenica gridi dal balcone

bianco in faccia, slargando le braccia


come un aquilone

Pace! Pace!

Ma fai finta di non vedere

che dietro ai macellai a benedire

c' sempre un tuo vescovo o un cardinale.

Dietro a Franco

vecchio assassino,

dietro a Wan-Tieu

boia burattino,

dietro a Nixon,

dietro ai carnefici

del Portogallo,

c' sempre un vescovo che benedice un maresciallo!

E quando per grand'eccezione

un tuo vescovo dai gorilla

in Brasile sbattuto in prigione

e torturato

tu fai un broncio un po' contrito

e agiti appena appena il tuo bel dito inanellato.

Pace! Pace!

Basta papa di piagnucolare e di pregare

e poi di stringere caldamente

le mani a chi ha appena

finito di sgozzare!

Basta, papa!
Ballata dell'indio cileno

[1973]

Dallo spettacolo "Guerra di popolo in Cile"

Al suono delle catene di rame

caduto l'albero

sul quale dormiva il pavone;

se la mano libera dell'indio cileno

toccasse l'argilla

cosa ne nascerebbe?

Nascerebbero brocche

perch la gente possa bere,

nascerebbero pentole

perch la gente possa mangiare,

nascerebbero otri per il vino,

nascerebbero muri,

nascerebbero piccole statue di cotto,

cos belle da guardare.

Se la mano libera dell'indio cileno

toccasse la bestia

cosa ne nascerebbe?

Nascerebbero pelli

per coprirsi nel giorno e nella notte,

e grandi tappeti morbidi

per sdraiarci

con la nostra donna,

e tamburi sui quali

battere per ballare.

Se la mano ammanettata

dell'indio cileno
toccasse il fucile

cosa ne nascerebbe?

Nascerebbe la speranza

per tutta la povera gente

nascerebbe lo spavento

per chi ci tiene sotto,

nascerebbe fuoco e ghiaccio

per chi ci leva il sangue.

Se la mano ammanettata

dell'indio cileno

toccasse il fucile

solo allora nascerebbe

la sua libert,

al suono delle fucilate

comincerebbe a ricrescere

l'albero sul quale

va a dormire il pavone.

Canto d'emigrazione (I campi si svuotano si riempiono le officine)

Fo Dario, LP Morte e resurrezione di un pupazzo

Canzoni sui momenti di lotta 1945-1971, Circolo La Comune LC 7 1972

Informazioni: Dallo spettacolo "Morte e resurrezione di un pupazzo", del 1971

I campi si svuotano

si riempiono le officine,

Sicilia Puglia e Calabria,

mille treni parton di disperati.


Addio addio amore

nelle galere

di Lombardia e di Torino.

Addio addio amore

andiamo a crepare

giorno per giorno per poter campare.

Ci strozzano col foglio paga

ci strozzan per gli alloggiamenti

ci strozzan per ogni cosa si debba pagare.

Addio addio amore

nelle galere

di Lombardia e di Torino.

Addio addio amore

andiamo a crepare

giorno per giorno per poter campare.

Ci strozzano col foglio paga

ci strozzan per gli alloggiamenti

ci strozzan per ogni cosa si debba pagare.

Addio addio amore

nelle galere

di Lombardia e di Torino.

Addio addio amore

andiamo a crepare

giorno per giorno per poter campare.


Canzone dei padri

Testo di Dario Fo

Dallo spettacolo "La passeggiata della domenica"

Testo ripreso dal Canzoniere dei Ribelli

A parte

i padri cappuccini

i padri salesiani, paolini e consolari

c' il padre della patria

c' il padre della chimica

c' il padre dell'atomica,

i suoi figli sono tutti a Hiroshima.

C' pieno di padri

c' il padre dell'automobile

c' il padre metalconcimi idrocarburi e derivati

tuo buon padre

il presidente

associato motoroil idrocarburi e derivati.

Associati i sette padri

che son poi sette sorelle

nel cartello

come madyson-catini

di due padri ce n' uno solo

associati per la pelle

per la tua felicit.

C' pieno di padri


c' pieno di padri

c' il padre dello stato

che pur anche il tuo tutore

c' il tutore della legge

e della viabilit

ci son padri comunali

regionali

nazionali

ci son poi i confederati

in blocco ed anche in tre.

Tutti pensano e han cura di te

tutti pensano e han cura di te.

Pur essendo nel blocco N.A.T.O.

sei sfortunato di non essere nato

nel paese dove vige il matriarcato.

L c' un padre presidente

l c' un padre presidente

che manda quei suoi figli

che a scuola sono insufficienti

per renderli efficienti

a crepare nel Vietnam.

C' pieno di padri.


Canzone del signors

[1967]

Dallo spettacolo "La passeggiata della domenica"

La canzone parodia chiaramente "If" ("Se"), la notissima e stucchevole poesia dell'imperialista


Rudyard Kipling.

Non sarai mai un orfano figlio mio

se ubbidisci sempre senza discutere

ai tuoi genitori

se dici s

ai tuoi superiori

se dici s

agli insegnanti

ed al sergente

se dici s

al sorvegliante

al dirigente

se dici s

all'ispettore

al monsignore

al proprietario

al bigliettario

se dici s ed avrai fede in Dio

non sarai mai orfano figlio mio

- se non polemizzi

col militare

- se sia giusto o no

farsi ammazzare

- se non farai l'obiettore di coscienza

e se farai per bene la riverenza


al controllore

all'accalappiacani

ed al rettore

se non vieni alle mani

coi poliziotti e coi crumiri

se non dai pizzicotti alle ragazze

se non vai in piazza a fare schiamazzi

coi pacifisti e gli scioperanti

e se hai fiducia nei governati

e se poi avrai fede in Dio e nel carceriere

non sarai mai un orfano figlio mio.

Chi stato?

Dallo spettacolo "Ordine! Per DI0.000.000.000", 1972.

In carcere un compagno l'hanno pestato

gli hanno sbattuto la testa contro il muro,

il cervello gli uscito a sporcargli i capelli.

Si sa chi stato!

Chi stato?

I secondini pagati, la mafia del carcere,

pagati da chi, non si sa,

non si deve sapere:

era rosso e questo deve bastare.

A Napoli un altro compagno

nel carcere morto,

all'obitorio da tre giorni.

morto di difterite, ti dicono,


infetto...

ma la mamma entra lo stesso, prepotente:

scopre il lenzuolo,

sotto il lenzuolo suo figlio tutto un livido,

a bastonate l'hanno ammazzato!

Chi stato?

Carabinieri, polizia!

Per ordine di chi?

Chi ha pagato?

Non si sa, non si deve sapere,

era rosso e questo deve bastare.

La violenza dei padroni non ha ancora toccato il fondo,

sia chiaro, compagni!

Un altro compagno l'hanno fatto saltare con la dinamite

sotto un traliccio.

chiaro, chi l'ha ammazzato.

Chi stato?

La polizia, i fascisti!

Per ordine di chi?

Chi ha pagato?

Non si sa, non si deve sapere,

era rosso e questo deve bastare.

Un altro compagno l'han bruciato vivo,

un altro dalla finestra l'hanno buttato,

altri sotto una macchina

li hanno schiacciati,

due altri con i candelotti

li hanno accoppati...

Chi stato?

Non si sa!

Chi ha pagato?
Non si sa, non si deve sapere,

erano rossi e questo deve bastare.

Ma c' la giustizia!

Certo, chi paga?

Hanno messo in galera

altri cento compagni!

Pare una farsa:

giudici che dichiarano il falso,

truccano gli incartamenti,

tra di loro si rubano i processi,

falsificano le testimonianze,

bloccano le inchieste,

le archiviano, le riaprono,

le passano ad un altro che regolarmente le insabbia.

Ma perch? Perch fanno tutto questo?

Chi paga? Non si sa.

La polizia? Non si sa.

Chi paga? Il padrone!

S, si sa: il padrone paga tutti.

S, paga anche la polizia

(vedi la Fiat),

paga perch gli operai

debbano capire

che la violenza e il potere dei padroni

non toccheranno mai il fondo.

Come se il padrone gridasse:

Mettetevelo bene in testa, operai,

teste calde, qui comando io!

Io ammazzo, io giudico, io sentenzio,

io assumo, io licenzio come mi pare e piace.

I contratti li firmi come voglio io,


i ritmi li fai come voglio io,

e il cottimo anche quello,

le qualifiche le decido io,

la congiuntura e la crisi che ho provocato io

me la paghi tu, per Dio!

Tu mangi quello che voglio io,

vesti come dico io,

tu canti e balli le canzoni che dico io,

anche l'amore lo fai come t'insegno io.

Vuoi la libert? Ti do la libert,

la libert che voglio io:

libert di stampa, certo ti faccio stampare

tutti i fumetti pornografici che vuoi:

godi anche tu, zozzone!

Libert di politica...

Le elezioni si fanno quando decido io.

S, sono io che sovvenziono i partiti democratici... tutti!

E sono ancora io che pago quelli fascisti

e le squadre di pestaggio

e anche le bombe per fare un po' di strage nelle banche

e sotto i tralicci...

Ma faccio anche parte delle organizzazioni antifasciste,

anti violente, s'intende :

sono per l'ordine, contro il disordine,

anzi per tutti gli ordini...

ascoltate un po':

sono per l'ordine costituito

per l'ordine militare

per l'ordine repubblicano

per quello democratico

e soprattutto per l'ordine nuovo,


che un po' fascista, lo so...

io pago tutti,

tutti sono nella mia scuderia. Vai, vai!

Cos vinco sempre tutte le corse. Vai, vai!

Sono tutti cavalli miei,

cavalli di razza,

cavalli di razza con i loro relativi pidocchi. Vai, vai!.

Sia chiaro, compagno, che il padrone

non ha mai toccato il fondo:

il padrone fa il suo mestiere,

se lui ci strozza perch noi

glielo permettiamo.

Coro dei ribelli

[1971]

Dallo spettacolo "Morte e resurrezione di un pupazzo"

"Piet l' morta!"

Il vostro sacrificio compagni

non stato inutile.

Noi continueremo a lottare,

distruggeremo tutto quello

che i padroni e i loro tirapiedi

hanno inventato per incastrarci:

le loro leggi

il loro esercito
i loro magistrati

i loro poliziotti

i loro tribunali

le loro galere

le loro scuole e i loro seminari.

Tutte le loro favole da piangere

scritte apposta per noi.

"Piet l' morta"

Coro della nocivit di certe cose da non dire

[1962]

Testo di Dario Fo

Musica di Fiorenzo Carpi

Per quanto possa sembrare incredibile al giorno d'oggi, questa canzone fu cantata da Dario Fo
alla "Canzonissima" del 1962 da lui presentata. E dalla quale fu prontamente sbattuto fuori.

L'alcolismo degli anni ruggenti

fu un fenomeno per educande

oggi s che i prodotti son tanti

che lo Stato dovrebbe proibir.

Oggi il pane la pasta i biscotti

son conditi con grassi e con strutti

se li accendi son dei candelotti

come torce li puoi adoprar.

Si dovrebbe proibire i grissini

che s'accendon come ceri da procession

e proibire ai fissati cretini


certi gravi eccessi sulla velocit.

Si dovrebber le auto vietare

che in seconda gi fanno i duecento

si dovrebbe proibir di fumare

stabilito che il fumo fa mal.

Ma le cose da proibire

son tante da non dire:

per prima per piacere

si dovrebbero vietare

i ricatti da incoscienti

che si fanno i governanti

quando prendono a parlare

della guerra nucleare.

Parla oggi e pur domani

come gatti contro cani

finiran per litigare

e le bombe far scoppiare

lor sicuri nei rifugi

noi travolti dalle stragi

e chi muore sul momento

pu gi esser contento

mentre quello che rimane

che si trova nelle grane.

Dopo tardi: meglio prima

ricordarsi di Hiroshima!

Siamo quelli degli anni ruggenti

fare a botte a noi non dispiace

fare a botte ma in tempo di pace

come tutti alla pelle teniam.


E mi me ne su andao

Canto dei rematori della laguna veneta, parole di Dario Fo.

Da ci ragiono e canto

Tanto che me ven vomego

E mi me ne su andao a Venesia fino a i orti,

galesa i pesi morti su la laguna.

Tanto che me ven vomego, vardo dentro la

gesa,

pur anca un Cristo en crose, par no asofegas,

s' meso su la faza 'na maschera antigas.

E mi me ne su andao remando de Marghera,

l'aria la xera nera par le fumase.

Tanto che me ven vomego, ecc.

E mi me ne su andao vardar Venesia granda,

la zente pi no canta, la xe in galera.

Tanto che me ven vmego, vardo dentro la

gesa,

no gh' pi Cristo in crose, vodo el sta l'altar:

Cristo partito in treno, el gh'ha dovuo emigrar


Gran poesia ha la guerra!

Dallo spettacolo "La passeggiata della domenica" (1967).

La guerra vedrai torner non temere

la guerra che sempre ci fa palpitare

che ci fa ancora gli amici trovare

non temere vedrai torner

e ci stringer tutti in una passione

che pace tremenda la guerra ci d.

Gran poesia ha la guerra.

Ci d lo spettacolo di donne smorte

che piangono mute al nostro partire

di donne che piangono al nostro morire;

questa gioia la guerra ci d

quante braccia tese per chi ritornato

per chi la sua pelle a casa ha portato.

Gran poesia ha la guerra.

E i canti, le grida, la gente squartata

le madri vestite di nero

le pallide spose dell'uomo spogliate

che piangono nei cimiteri.

Medaglie, fanfare e canti di gloria

e ceppi e lapidi alla memoria

orfani attoniti e belle parole

tutto questo la guerra ci d.

E i canti, le grida, la gente squartata


le madri vestite di nero

le pallide spose dell'uomo spogliate

che piangono nei cimiteri.

La grande quercia
Fo Dario, LP Morte e resurrezione di un pupazzo

Canzoni sui momenti di lotta 1945-1971, Circolo La Comune LC 7 1972

Informazioni: Dallo spettacolo "Morte e resurrezione di un pupazzo", del 1971

La grande quercia gloria dell'imperatore

sta crollando!

E chi l'avrebbe mai detto!

Non il fiume, non l'uragano hanno squarciato

il gran tronco alle radici,

ma le formiche, migliaia di formiche

lavorando ogni giorno insieme, organizzate

per anni e anni!

Fra poco ascolterete lo schianto

e il tonfo tremendo!

Immensa una nuvola di polvere

salir dopo il crollo.

E le piccole piante del mondo

vedranno finalmente il sole.

No, non dobbiamo mollare, compagni

non stiamo perdendo

no, non siamo soli a lottare

c' tutto un mondo con noi,

il mondo dei morti di fame,


il mondo dei servi, dei negri di sempre

degli sfruttati...per coscienti!

Fra poco ascolterete lo schianto

e il tonfo tremendo!

Immensa una nuvola di polvere

salir dopo il crollo.

E le piccole piante del mondo

Vedranno finalmente il sole.

La moda fuori moda d'amar l'umanit

Dallo spettacolo "La passeggiata della domenica" (1967)

Pu darsi che sian cose

gi fuori moda.

Pu darsi sia una moda

gi fuori moda

pu anche darsi che si tratti solo di una moda.

C' gente a cui non piace

quella di raccogliere le firme per la pace,

pure fuori moda,

per far cessar la guerra,

per far cessar la fame.

CORO. Non me ne importa niente se una moda,

non me ne importa se anche fuori moda.

Forse anche una moda quella di scrivere canzoni,

c' gente a cui non piace,


piene di rancore contro certi personaggi,

pure fuori moda,

che alzano le spalle

che parlano di avere

comprensione.

CORO. Non me ne importa niente se una moda,

non me ne importa se anche fuori moda.

Comprensione verso quel padrone

che usa, usa, usa, usa,

il napalm il napalm USA

per ridurre in cenere migliaia di povera gente

il napalm il napalm USA

per ridurre in cenere migliaia di povera gente.

E poi dice che stato solo un incidente.

C' gente a cui non piace,

e che lui il primo a soffrirne immensamente

pur fuori moda.

No - No - No - No!

Facciamo durar sta moda

la moda fuori moda

di amar l'umanit.
Non si sa non si deve sapere (Ora morto e questo deve bastare)
[1972]

Testo di Dario Fo

Musica di Paolo Ciarchi

Dallo spettacolo "Pum pum, chi ? La polizia", un'altra canzone che parla dell'omicidio del
commissario Calabresi.

Non si sa non si deve sapere

ora morto

e questo deve bastare

Calabresi con due colpi ammazzato

c chi dice che un delitto di stato

un favore richiesto ed eseguito

un killer spedito, tutto gratuito

gi tutto pagato

chi stato? La CIA?

Non si sa, non si deve sapere,

ora morto

e questo deve bastare

Gli hanno sparato intanto che si abbassava

per aprire la portiera

due colpi alla schiena laltro al cervello

la tecnica del mattatoio come si fa al vitello

non tecnica nostrana

tecnica americana

il killer era di tutto informato

sapeva che al Calabresi le guardie del corpo

da sei giorni gliele avevano levate

chi lha informato?


Non si sa, non si deve sapere,

ora morto

e questo deve bastare

Il killer, dopo aver sparato

con calma sulla macchina salito, calmo

s perfino spazzolato con la mano

un pantalone che sera sporcato

la macchina s fermata dopo cento metri

il killer e il suo autista

in bellavista, tranquilli

sono scesi e tranquillamente dileguati

sapevano che nessuno li avrebbe inseguiti.

Chi li ha aiutati

rassicurati di poter agire indisturbati?

Non si sa, non si deve sapere,

ora morto

e questo deve bastare

Non si sa...
Quella sera cascava Pinelli
[1972]

Testo e musica di Dario Fo

dallo spettacolo "Pum pum, chi ? La polizia"

Coro:

Quella sera cascava Pinelli...

Voce:

Chi questo Pinelli? Ah? Quell'anarchico che venuto gi!

Oh! L'ho letto sul giornale, ma stata una disgrazia,

ma poveraccio!... Ma pensa: da una finestra andato a volare!

Coro:

Quella sera cascava Pinelli:

"Apri al finestra, butta nel cortile, tieniti la scarpa"

Calabresi:

"Qualcuno ha parlato, fra non molto sarai suicidato"

"Apri la finestra, butta nel cortile, tieniti la scarpa"

Calabresi:

"Sarai sul lastrun!"

Voce:

Alla televisione l'han detto subito

e c'era Guida, e c'era un altro, un certo Allegra

Calabresi, parlavano e dicevano:

"Vi assicuro, non c'entro niente, stato che s' buttato,

ma quel poveraccio ha buttato una sigaretta,poi subito dietro,

s' buttato perch non l'aveva del tutto fumata

e allora per riprendersela subito...


Per una cicca lui s' buttato,

'sto disgraziato, ancora voleva fumar...

Coro:

Zum, zum... Quella sera cascava Pinelli:

"Apri la finestra...

Voce:

arrivata subito un'autolettiga, oh!

Che velocit! Appena cascato lei era gi l.

Come mai cos presto? Come mai cos presto?

"L'abbiamo chiamata subito, anzi prima,

prima ancora che cadesse, perch non si sa mai...

Ah, che bello, che bello potersene andare cos,

senza ombrello, gi da una finestra e finir sul lastrun!"

Coro:

Bum, bum... Quella sera cascava Pinelli

"Apri la finestra...

Voce:

arrivata subito l'autolettiga all'ospedale,

l'hanno preso e l'hanno tirato gi e l'hanno guardato bene.

"Ma che cosa? S' fatto male?"

"Non si sa, non c' niente..."

"O ditemi qualcosa, venite qui vicino"

"No, non lo faccia vedere, si impressionano tutti...

diciamo cos... che morto, s' sentito male venendo gi...

per lo spavento, sa?... fare un volo di quattordici...

no, di quattro piani, quattro piani piuttosto pericoloso, beh!

Pi che altro il fatto dello spavento...


stato un colpo apoplettico...

La paura, si sa, certe volte...

Fa paura cadere gi per le scale...

No, per le scale, non era per le scale...

caduto da un finestrone. Ah!

Coro:

Quella sera cascava Pinelli:

"Apri la finestra, butta nel cortile, tieniti la scarpa"

Calabresi:

"Qualcuno ha parlato, fra non molto sarai suicidato"

"Apri la finestra, butta nel cortile, tieniti la scarpa"

Calabresi:

"Sarai sul lastrun!"

Vieni fuori compagno


[1930/1969]

Dallo spettacolo Ci ragiono e canto, vol. 2, scritto da Dario Fo nel 1969,

Si tratta della rielaborazione di una poesia di Bertolt Brecht

Vieni fuori compagno

rischia il tuo soldo

che non vale pi un soldo.

Vieni fuori compagno

che credi di avere chiss che cosa

ma non hai niente da difendere

se non la roba del padrone.

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