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La Disoccupazione.

Per disoccupazione si intende la condizione di chi “essendo


desideroso e capace di lavorare, non trova tuttavia un impiego”. È
una situazione non solo “pesante” dal punto di vista economico,
ma anche frustrante e avvilente dal punto di vista psicologico,
perché pone la gente in una sorta di complesso di inferiorità che,
spesso, porta a considerare se stesso non meritevole, non idoneo,
colpevole di qualcosa di cui è reo semmai soltanto il sistema
socioeconomico in cui è immerso.
Gli economisti hanno compiuto una classificazione delle tipologie
di disoccupazione:
• frizionale: indica la condizione di quelli che non hanno
un'occupazione, cioè non lavorano. Interessa il breve termine,
per coloro che cercano lavoro per la prima volta o che stanno
cambiando impiego. Ci vuole infatti del tempo per far
coincidere le richieste dei lavoratori con il mercato del
lavoro. Il modello di equilibrio del mercato aggregato parte
dall'ipotesi che tutti i lavoratori e tutte le occupazioni siano
uguali e che ogni lavoratore sia adatto ad ogni tipo di
occupazione; nella realtà i lavoratori hanno competenze e
preferenze differenti l'uno dall'altro. Impiegano del tempo per
trovare una nuova occupazione. Una certa quantità di
disoccupazione frizionale è pertanto inevitabile: con il variare
della domanda di beni e servizi, varia anche la domanda di
lavoro per produrre quei beni e quei servizi. Gli economisti
chiamano spostamento intersettoriale la variazione nella
composizione della domanda di lavoro tra settori e aree
diverse. La disoccupazione frizionale è inevitabile nella
stessa misura in cui domanda e offerta sono in evoluzione.
• Disoccupazione stagionale: è la mancanza di lavoro causata
dalle variazioni climatiche e stagionali. Anche questo tipo di
disoccupazione interessa il breve termine ed è tipica degli
impieghi legati al turismo. Per es. la maggior parte dei
bagnini è soggetta a disoccupazione stagionale durante la
stagione invernale.
• Disoccupazione strutturale: è la mancanza di un impiego
legata all'assenza di corrispondenza tra domanda e offerta di
lavoro. In altre parole, è la mancata corrispondenza tra abilità
del lavoratore e richiesta del datore, oppure la differenza di
posizione geografica.
• Disoccupazione ciclica: è la disoccupazione determinata
dalle variazioni del ciclo economico. Il tasso di
disoccupazione aumenta quando l'economia è in fase di
recessione.
• Disoccupazione nascosta: è l'eccesso di lavoratori impiegati
in contesti rurali nei paesi in via di sviluppo caratterizzati da
una produttività marginale sostanzialmente nulla e da un
saggio di salario a livello di sussistenza. A dispetto degli altri
tipi di disoccupazione, in quella nascosta il lavoratore è in
realtà occupato nel contesto sociale ma percepisce una
remunerazione che basta solo per soddisfare i propri bisogni
primari e il suo apporto alla produzione è praticamente nullo.
• La disoccupazione tecnologica è quella determinata, per
l’appunto, in un’azienda, dall’introduzione di macchinari e
strutture moderne in grado di eliminare il lavoro dell’uomo o,
comunque, di ridurlo notevolmente. Ma anche questa forma
di disoccupazione può risultare temporanea perché attraverso
la fabbricazione di nuove materie prime , ci può essere un
riassorbimento di lavoratori.
Per chiarire meglio quest'ultimo concetto è utile vedere un esempio
di calcolo di disoccupazione nascosta. Si supponga ad es. che in un
paese in via di sviluppo 10 lavoratori vengano impiegati durante un
anno per coltivare una quantità di terreno e che ogni lavoratore
lavori mediamente 5 ore al giorno. Durante l'anno si svolgono i
seguenti lavori:
• Semina del grano, che richiede 30 ore di lavoro
• Raccolta del grano, che richiede 40 ore di lavoro
• Vendemmia, che richiede 30 ore di lavoro
Dato che i lavori non vengono svolti contemporaneamente e che la
raccolta del grano risulta essere l'attività che richiede la maggior
quantità di lavoro, richiedendo 40 ore di lavoro complessive, si può
calcolare che durante l'intero anno di attività il numero massimo di
lavoratori contemporaneamente necessari è di: 40 ore di lavoro / 5
ore medie di lavoro giornaliere = 8 lavoratori. La disoccupazione
nascosta in questo caso è di 10 - 8 = 2 ed è rappresentata dai 2
lavoratori che apportano una produttività marginale praticamente
nulla al processo produttivo descritto e possono quindi essere
sottratti dall'occupazione attuale e inseriti in altri contesti lavorativi
senza creare un decremento della produzione.
Come in molti fenomeni oggetto di studio dell'economia, è
possibile misurare la disoccupazione calcolando dei tassi
opportuni.
Il più semplice di questi è il tasso naturale di disoccupazione, che
corrisponde al tasso medio di disoccupazione attorno a cui oscilla
l’economia di uno stato. Può essere considerato come il tasso di
disoccupazione stazionario perché è quello a cui l’economia tende
nel lungo periodo. Se definiamo per comodità:
• L il totale della forza lavoro;
• O il numero degli occupati;
• D il numero dei disoccupati
La forza lavoro è uguale alla somma di occupati e disoccupati:
L=D+O. Il tasso di disoccupazione corrisponde al numero dei
disoccupati fratto il totale della forza lavoro: D/L. È inoltre
possibile calcolare:
• il tasso di separazione dal lavoro (per convenzione: s), cioè
la frazione di individui occupati che perdono il lavoro ogni
mese;
• il tasso di ottenimento del lavoro (per convenzione: o), ossia
la frazione di individui disoccupati che trova occupazione
ogni mese.
Il tasso di occupazione e quello di ottenimento determinano il tasso
di disoccupazione. Se il tasso di disoccupazione non si modifica, il
numero di individui che trovano occupazione è uguale a quello
degli individui che perdono il lavoro. Il numero degli individui che
trovano lavoro è oD; quello degli individui che perdono lavoro è
sO; possiamo dire quindi: oD= sO.
Il lavoro dipende a sua volta da agenti esterni che sono le
caratteristiche che non dipendono da quello stesso individuo ma da
una diversa fonte.
Molti provvedimenti di politica economica sono finalizzati a far
diminuire il tasso naturale di disoccupazione: gli uffici di
collocamento per supportare la ricerca di lavoro, politiche
pubbliche di riqualificazione professionale, incentivi alle aziende
per l'assunzione di persone in cerca di lavoro.
Altri provvedimenti pubblici contribuiscono ad aumentare la
disoccupazione frizionale; uno di questi è il sussidio di
disoccupazione. Riducendo il disagio economico prodotto dalla
disoccupazione, il sussidio aumenta la quantità di disoccupazione
frizionale e fa aumentare il tasso naturale di disoccupazione. La
consapevolezza che una parte del proprio reddito è protetta dal
sussidio di disoccupazione fa diminuire l’interesse a cercare posti
con prospettive di occupazione duratura e a contrattare garanzie di
sicurezza di occupazione col datore di lavoro. Questo
provvedimento presenta l’indubbio vantaggio di ridurre
l’incertezza dei lavoratori rispetto al proprio reddito; inducendo i
lavoratori a rifiutare le offerte ritenute non adeguate, favorisce una
migliore corrispondenza tra le caratteristiche dei lavoratori e quelle
dei posti di lavoro che sono chiamati a ricoprire. Da notare che
l’impresa che licenzia un lavoratore corrisponde solo una parte del
sussidio, mentre la parte rimanente proviene dai ricavi generali del
sistema di welfare.
Una delle ragioni alla base della disoccupazione è la rigidità dei
salari, ossia l’incapacità dei salari di aggiustarsi istantaneamente. I
salari non sono perfettamente flessibili: a volte rimangono bloccati
a un livello superiore a quello di equilibrio del mercato. Se il
salario reale è al di sopra del livello di equilibrio tra domanda e
offerta, la quantità di lavoro offerta è superiore a quella domandata
e le imprese devono in qualche modo razionare i posti disponibili
tra i lavoratori. La rigidità del salario reale riduce il tasso di
ottenimento del lavoro e fa aumentare il tasso di disoccupazione.
La disoccupazione risultante dalla rigidità dei salari e dal
razionamento dei posti di lavoro è detta disoccupazione stnon sono
disoccupati perché stanno attivamente cercando un posto di
lavoro adeguato alle loro ispirazioni e competenze individuali, ma
perché al salario reale corrente l’offerta di lavoro è superiore alla
domanda. Se il salario reale eccede il livello di equilibrio e
l’offerta di lavoro è superiore alla domanda, le imprese potrebbero
ridurre i salari. La disoccupazione strutturale si genera perché le
imprese non riescono a ridurre i salari nonostante l’eccesso di
offerta di lavoro.
Le principali cause alla base della rigidità dei salari sono:
• Le leggi sul salario minimo. Lo Stato provoca la rigidità dei
salari nel momento in cui impedisce ai salari di scendere fino
a raggiungere il livello di equilibrio. Le leggi sul salario
minimo fissano un minimo legale ai salari che le imprese
possono corrispondere ai propri dipendenti.
• I sindacati e la contrattazione collettiva. Causa di rigidità
salariale è il potere monopolistico esercitato dai sindacati. I
salari sindacalizzati non sono determinati dall’equilibrio tra
domanda e offerta, ma dalla contrattazione tra i
rappresentanti dei sindacati e quelli delle imprese, con
efficacia collettiva. Il risultato, spesso, fissa i salari a un
livello superiore a quello di equilibrio e lascia alle imprese la
possibilità di decidere quanti lavoratori assumere.
• Le teorie del salario di efficienza. Le teorie del salario di
efficienza sono la terza causa di rigidità dei salari, elevati,
che rendono i lavoratori più produttivi. L’influenza dei salari
sulla produttività potrebbe spiegare il fatto che le imprese
non riescono a tagliare le retribuzioni anche a fronte di un
evidente eccesso di offerta di lavoro.
o Un’impresa decide di mantenere i propri salari al di
sopra del livello di equilibrio per garantire buona salute
alla propria forza lavoro.
o Salari più elevati riducono il ricambio di lavoratori.
Tanto più un’impresa remunera i propri lavoratori tanto
più elevato è l’incentivo a non lasciare il proprio
incarico.
o Se l’impresa riduce i salari, i lavoratori migliori
potrebbero trovare lavoro altrove mentre quelli che non
hanno tante alternative sono costretti a restare. È la
cosiddetta selezione avversa, ossia la tendenza degli
individui che dispongono di maggiori informazioni ad
auto-selezionarsi, recando svantaggio a chi non dispone
delle medesime informazioni.
o Gli alti salari migliorano l’impegno dei lavoratori; le
imprese non sono sempre in grado di controllare il
livello di impegno della propria forza lavoro. Quanto
più il salario è elevato, tanto più alto sarà il prezzo del
licenziamento; l’impresa induce i propri lavoratori a
maggior impegno e a comportamenti più virtuosi. A un
salario superiore al livello d’equilibrio corrisponde un
tasso di ottenimento di lavoro più basso e una più alta
disoccupazione strutturale.
Il tasso di disoccupazione varia sensibilmente tra diversi gruppi di
popolazione. I lavoratori più giovani hanno un tasso di
disoccupazione molto più elevato dei lavoratori più anziani. Si
possono individuare due diverse possibili cause di un elevato tasso
di disoccupazione: un basso tasso di ottenimento di lavoro e un
alto tasso di separazione dal lavoro. I gruppi demografici
caratterizzati da un elevato tasso di disoccupazione tendono ad
avere un elevato tasso di separazione dal lavoro; le variazioni del
tasso di ottenimento del lavoro tra i diversi gruppi tendono ad
essere meno marcate. I giovani, appena entrati nel mercato del
lavoro, sono incerti sulla carriera da intraprendere; risulta utile per
loro provare diversi tipi di lavoro. È giusto attendersi per questo
gruppo un elevato tasso di separazione dal lavoro e un più alto
tasso di disoccupazione frizionale.

Francesco Anselmi, Economia Aziendale.

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