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Un pilota perde un secondo a giro a ogni figlio che gli nasce diceva Enzo
Ferrari.
una frase bellissima. Significa capire che c qualcosa di pi importante
fuori da s, e che quando ti nasce un figlio il successo non si misura pi con
i traguardi con cui lhai misurato fino a quel momento. I figli sono
loccasione che ti regala la vita di guardarti allo specchio. Tutto quello che
sei, quello in cui credi, quello per cui lotti non sono pi solo il tuo modo di
stare al mondo, ma si caricano di una nuova responsabilit.
Da quando sono arrivate Caterina e Margherita (quattro anni e due
scarsi), per Saverio raccontare storie con immagini e parole non pi solo
un modo per fare il proprio lavoro. gettare sul mondo uno sguardo che
sar, almeno inizialmente, anche il loro, fare scelte di cui a loro pi che a
chiunque altro dovr rendere conto.
In una lettera alle sue figlie, tra pappe dai colori indecenti e cambi di
pannolini in alta quota, terribili gaffe e momenti di grande tenerezza, Saverio
affronta i temi che pi gli stanno a cuore: la tolleranza, i diritti dei pi
deboli, la lotta per luguaglianza, la denuncia di qualunque forma di
razzismo e fascismo, i pericoli della rete.
Con grande spontaneit, toni appassionati e talvolta irriverenti, ci regala il
gesto damore pi grande che un uomo possa fare per i propri figli:
raccontarsi davvero, a costo di abbassare qualunque difesa.
Lautore
Cara Caterina,
tu sei nata la notte del 18 settembre, la stessa notte in cui morta la tua
bisnonna Wilma, e so che questa la prima volta che te ne parlo. Io e la tua
mamma siamo di quella razza che non crede al fato, alle coincidenze e alle
supposizioni astrali. Noi non crediamo ai calendari, agli orari che tornano con
le stelle che sincrociano con i vivi e toccano i morti, non crediamo a niente
di queste cose qua. Noi non crediamo a niente di tutto questo a parte
ovviamente essere convinti che la bisnonna sia morta la stessa notte in cui tu
sei nata per proteggerti. La bisnonna era vecchia, vero, ma lessere vecchia
stata la scusa per non dare troppo nellocchio, per morire senza dover dare
spiegazioni, lalibi perfetto per non farsi scoprire, ma noi labbiamo beccata
lo stesso. Sono troppe le somiglianze fra te e lei. Avete lo stesso sguardo, le
stesse espressioni, certi movimenti sono identici. La bisnonna morta,
consapevolmente, perch sapeva che tu avevi bisogno di un aiutino e di un
pezzettino di lei. E secondo me e secondo la mamma, quellaiuto c stato.
Oggi sappiamo che tu, Caterina, hai il DNA un po incasinato, ma sono
quisquilie rispetto a quello che avrebbe potuto essere.
Cara Margherita, tu invece sei nata senza che quella notte morisse
nessuno, e anche questo non un caso. Perch se qualcuno di famiglia fosse
morto anche la notte in cui tu sei nata, io e la mamma ci saremmo sentiti
obbligati allastinenza per gli anni successivi, perch mettere al mondo dei
figli sarebbe diventata una strage di famiglia. Invece, tutto bene.
A parte il fatto che le infermiere non si erano accorte che stavi nascendo,
nonostante io le avessi chiamate e richiamate, ma loro non mi credevano e mi
hanno creduto solo tre minuti prima che tu nascessi, quando hanno visto la
tua testa fra le gambe della mamma; e quando lhanno vista hanno messo la
mamma su una sedia a rotelle e abbiamo iniziato a correre per il corridoio
dellospedale mentre loro gridavano: Signora, cerchi di trattenerla,
stroncando cos, con una frase, ogni insegnamento di ogni corso pre-parto.
E volando con la sedia a rotelle lungo i corridoi dellospedale, poi
lascensore, poi un nuovo corridoio e una nuova corsa, siamo entrati in sala
parto senza camice e senza copriscarpe, perch non cera tempo per pensare
ai batteri, tu stavi per nascere e infatti sei nata due minuti dopo. E non era
morto nessuno. Si vede che la bisnonna Wilma valeva tanto ed era bastata a
proteggere anche te.
Cento ricordi che mi parlano di te
Cara Caterina,
i baci in testa no, le carezze solo se le dai tu, il bicchiere quello della
Peppa, no quello di Frozen, no voglio quello rosa, no aspetta voglio quello
fucsia (che tu pronunci fuccia!!, con due punti esclamativi finali, alla
faccia della buona educazione che stavamo pensando di darti).
Non facile starti dietro, figlia mia. Non facile starti dietro, e lo sa
soprattutto la mamma quando mi dice: Tu ci stai poco, sei sempre a fare
video, scendi solo cinque minuti ogni tanto, chiaro che non ti arrabbi, non ci
sei mai. E io rispondo tornando su.
Non facile starti dietro, figlia mia. Ma non facile stare dietro neanche
alla tua mamma. E neanche a me, soprattutto a me. Che per farmi perdonare,
o maledire un po meno, metto su carta le emozioni che non riesco a
pronunciare a voce e che mi inceppo mentre parlo. O a volte mi sembra di
trovarle, le parole, ma tu individui il tablet e mi baratti con Peppa Pig. Senza
rimorso, anche se quella puntata lhai gi vista. Per questo, ogni tanto, io ti
scarico la batteria del tablet. Ormai posso confessarlo: non che ci siamo
scordati di mettere il tablet in carica, che io lo lascio andare silenzioso
tutta la mattina fino a che non si scarica, per poi il pomeriggio sentirti dire:
Allora se il tablet non va possiamo giocare insieme?
Non facile niente, nella vita, e poi facile e difficile sono relativi.
Una questione non facile, per esempio, una figlia con una malattia rara
che uno su quattromila.
Oib, che fortuna, non avevamo neanche comprato il biglietto e s vinto.
Una su quattromila, siamo noi! Che riflettendoci, comunque, una persona su
quattromila significano tante persone. E una di queste sei tu, Caterina.
La lettera che segue la scrissi per il giorno del tuo secondo compleanno,
quando di giorni ne mancavano pochissimi prima che tu iniziassi lasilo. O
meglio, quello che chiamavano linserimento. Ovvero: quello che ci
spaventava. Perch, non giriamoci intorno, tu avevi una malattia rara e gli
altri bambini no. E chiss cosa sarebbe successo. Ed successo che tu ti sei
trovata benissimo con tutti e tutti si sono trovati benissimo con te, cosa vuoi
che sia successo. Per allora non lo sapevamo. E allora, per dirti che ero fiero
di te comunque andasse, e per dirti ti voglio bene in un modo speciale,
avevo deciso di scriverti una lettera fatta di cento ricordi.
Scritti pure per rileggerli insieme, quando saresti cresciuta, e riderci un po
sopra o magari commuovermi come piace tanto fare ai babbi quando sono
vecchi. E questi cento punti li scrissi pubblicamente perch ho sempre
pensato che lamore, condiviso, valga un po di pi.
1. In sala parto la mia mano che accarezza la testa della tua mamma che nel
frattempo spinge (e grida e suda).
2. Io che accarezzo il viso della mamma e la incito: Brava, bravissima! e
linfermiera che mi corregge: Tutti e due bravissimi. Allora io mi
schermisco: Suvvia, io faccio davvero poco e linfermiera che per
la prima volta alza la testa, mi guarda e dice: Mi riferivo alla mamma e
al bambino.
3. Io che dico alla tua mamma va tutto bene e guardo il medico cercando
di capire se ho detto la verit.
4. Tu che non esci.
5. Il medico che guarda le infermiere e dice: Veloci, ora deve uscire.
6. Paura.
7. Tu che esci viola, rugosissima e silenziosa.
8. Tu che subito dopo inizi a piangere, ma rimani rugosa per qualche mese.
9. Tu che somigli a ET, e infatti ET bellissimo.
10. Linfermiera che ti mette sul seno della mamma e tu che apri la bocca
cercando il capezzolo.
11. La mamma che ti avvicina il capezzolo alla bocca perch altrimenti non
lo avresti trovato (diciamo la verit).
12. Io che ti metto il primo pannolino.
13. Io che per non ho la pi pallida idea di come si metta il primo
pannolino (e grazie allinfermiera che me lha spiegato, scorbutica ma
chiara).
14. Io che torno in sala parto dopo averti messo il primo pannolino e dico
alla mamma che sei bellissima (ma non le dico quella cosa su ET).
15. I tuoi occhi un po troppo chiusi.
16. La visita agli occhi che per vanno bene e poi si sarebbero aperti.
17. Due notti a casa senza te e la mamma ma con il cellulare sempre acceso
sperando che non squilli.
18. Io che nel lettone dormo sul lato destro, cio il lato della mamma, dove
dormo sempre quando lei non c.
19. Io che arrivo in ospedale con lovetto per portarti fuori ma ci sono stati
dei problemi.
20. Pianto.
21. Ritorno a casa con lovetto vuoto.
22. Un messaggio a tutti gli amici.
23. Io che non rispondo agli amici che mi chiamano.
24. Io che mentre ti cambio inizio a sperare che tu pianga, perch i bambini
che non piangono neanche quando li cambi, cos piccoli, qualche
problema ce lhanno.
25. Io e la mamma che le mattine non ti possiamo vedere perch sei in
terapia intensiva.
26. I pomeriggi che arrivo con la radio del tuo nonno, quella che lui usava
mentre si faceva la barba la domenica mattina quando era giovane
(perch anche i simboli hanno la loro importanza).
27. E io che te la porto per farti ascoltare la musica classica, perch la
musica classica stimola il cervello dei bambini.
28. Io che ogni tanto lalzo per fartela ascoltare meglio, e linfermiera la
riabbassa perch tanto si sente lo stesso.
29. Io che la rialzo, tanto la musica fa bene anche agli altri bambini in
terapia intensiva.
30. Lecografia alladdome che va bene.
31. Altro pianto (stavolta felici).
32. Lelettroencefalogramma che va bene.
33. Terzo pianto.
34. Tu che quando usciamo dallospedale dormi.
35. Tu che per addormentarti chiedi la mano e intrecci le dita della tua nella
nostra.
36. Unamica che pensa tu lo faccia perch ti abbiamo insegnato a pregare.
37. Tu che quando ti svegli di notte (almeno otto o nove volte, cara mia)
ogni volta vuoi la nostra mano.
38. Tu che hai imparato ad addormentarti senza mano e soprattutto a non
svegliarti durante la notte
39. (anche se per te la notte finisce alle 6:00).
40. I controlli che riprendono.
41. Lesame genetico a me e alla mamma che tutto ok.
42. Lesame genetico a te che non tutto ok.
43. Hai una malattia rara. Si chiama neurofibromatosi. Guardo su
Wikipedia.
44. Fanculo a quando ho guardato su Wikipedia.
45. I dottori dicono che pu avere qualsiasi sviluppo e pu essere tutto o
niente.
46. Per ora niente.
47. Comunque i soldi del battesimo li diamo alla ricerca sulla
neurofibromatosi.
48. I video sulle malattie rare (e la ricerca) li facevo anche prima di sapere
che avevi una malattia rara, questo ci tengo a dirtelo.
49. La mamma che per Pasqua ti mette una fascia in testa che sembri un
uovo di Pasqua.
50. La mamma che quando glielo dico sincazza e dice che non vero che
sembri un uovo di Pasqua.
51. La mamma che mesi dopo, riguardando le foto, ammette che s, in effetti
con quella fascia sembravi proprio un uovo di Pasqua.
52. Quando sei caduta dallovetto che era sopra il bancone della cucina.
53. Il bum che hai fatto cadendo.
54. La corsa che abbiamo fatto in ospedale (sperando che non vomitassi).
55. Tu che ami le tue nonne e per strada fermi tutte le signore di una certa
et.
56. Tu che indichi tutte le persone con gli occhiali (perch anche tu hai gli
occhiali).
57. Tu che vorresti prendere gli occhiali a tutte le persone con gli occhiali
(questo perch sei anche un po birbona).
58. Tu che i bambini li abbracci forte.
59. A volte un po troppo forte e cadete tutti e due insieme.
60. Tu che i bambini li abbracci tutti ma quelli che non vorrebbero li
abbracci pi forte (dispettosa).
61. Tu che prendi i bambini per mano e li porti in giro.
62. Tu che dai bambini pi grandi cerchi sempre di imparare (a saltare, a
metterti a pancia in gi, a salire i gradoni di ferro, a buttarti dallo
scivolo, a dondolarti sulla barra).
63. Tu che dai tanti baci a me, alla mamma, al barbapap gonfiabile, alla
Peppa Pig e alla tua piccola cucina di plastica.
64. Tu che preferisci giocare con i bambini piuttosto che con le bambine, ma
se sarai lesbica non cambier assolutamente niente (ricordalo sempre).
65. e in ogni caso quando uscirai per andare a ballare sperer sempre che
tu ti vesta almeno il triplo di quello che io speravo si vestissero le mie
amiche.
66. Tu che fai la torre con i cubi, ma ti diverti di pi a distruggerla.
67. La Peppa Pig in inglese che non ti piace.
68. (per qualche minuto resisti, perch ti piace stare sulle mie ginocchia
mentre la guardiamo).
69. Lo yogurt dopo pranzo mangiato insieme, un boccone per uno, e tu ridi
quando ti frego il cucchiaino.
70. Tu che ogni bagno in mare vuoi assaggiare lacqua e poi caghi sciolta.
71. Il tuo amore per la paletta.
72. Lo zero interesse per le buche (a parte quelle che faccio io).
73. Il cono gelato che lo mangi da sotto perch hai visto la tua nonna fare
cos.
74. Il tuo primo viaggio in aereo, quando hai rovesciato il bicchiere dacqua.
75. Poi laranciata.
76. Poi cagato sul seggiolino.
77. Poi ricordo come ti piaceva gattonare.
78. Il pianto quando ti prese in collo quella donna greca con il cappuccio
nero e i baffi (abbiamo anche la foto mentre urli).
79. Quando prima di andare a letto ti togli gli occhiali e ripieghi con cura le
asticelle (mettendo sempre le dita sopra le lenti).
80. Quando mi hai visto pulire gli occhiali sulla mia maglietta e mi hai
imitato, ma eri nuda e li hai puliti sulla tua pancia.
81. Tu che dormi con TRE ciucci perch sono la tua passione anche se li usi
solo la notte.
82. Tu che dormi stringendo forte il bau bau.
83. Il bau bau che un peluche che mi fa caldo solo a guardarlo ma tu lo
stringi anche le notti destate.
84. Tu che una volta mi sono scordato di salutarti e ti ho sentita piangere e
sono tornato indietro e mi sono sentito una merda.
85. Quando hai imparato a dire no e tutto era no.
86. Quando hai imparato a dire s e non tutto era s.
87. Tu che giochi sia con la bambola bianca che con la bambola nera (e
questo mi fa ben sperare che non sarai leghista).
88. Quando sei caduta in piscina e la mamma si tuffata per riprenderti.
89. Tu che i tasti del computer sono bottoncini da sradicare facendo leva
con le dita.
90. Io che non vedo lora di farti conoscere Cecilia Strada, Fabrizio De
Andr, Gramsci, i partigiani che ho intervistato e Tiziano Terzani.
91. Io che gi mi chiedo chi mi farai conoscere tu e se quelli che ti far
conoscere io ti piaceranno.
92. Quella volta che mi hai svegliato con un bacio.
93. Quella volta che mi hai svegliato infilandomi un dito nellocchio.
94. Nel naso.
95. Urlandomi: AAAAHHHH!! nellorecchio sinistro.
96. Dandomi pacche sulla fronte.
97. Dandomi pacche sulla fronte e urlando AAAAHHHH!!!!
contemporaneamente.
98. Quando ti facciamo le codine e sei la bambina pi bella del mondo.
99. Quando non ti facciamo le codine e sei la bambina pi bella del mondo
lo stesso.
100. Ti voglio bene e prometto di ricordarmi di dirtelo spesso.
Il 27 maggio del 1993 una data che ha spezzato il mio tempo. Io per
allora non lo sapevo. Non ricordo assolutamente niente di quel giorno, e
neanche di quelli successivi. Il ricordo ho dovuto costruirmelo dopo. Io la
mattina del 27 maggio del 1993 avevo quattordici anni, immagino fossi a
scuola. Mingherlino, innamorato di Karate Kid, pessimo giocatore di calcio e
di conseguenza panchinaro fisso al Firenze 5, la squadra in cui giocavo.
Soprannominato caprone perch sul pallone ci andavo a testa bassa, come
lo volessi incornare, per con i piedi.
Non ricordo niente, di una delle date che hanno segnato la mia storia e
quella dellItalia.
Allora in cui tutto successo dormivo, perch alle 1:04 di notte io ho
sempre dormito, a quellet l. La mattina di quel giorno, se non ero a scuola,
avevo linfluenza. A quattordici anni non facevo forca. Quando ho fatto forca
ero pi grande, e la facevo per andare a studiare in biblioteca, saltando le
lezioni inutili. A quattordici anni ero innamorato, come si pu essere
innamorati a quellet l, cio moltissimo e quasi sempre di due o tre ragazze
contemporaneamente, che non mi consideravano ma che io amavo
veramente. Il primo bacio lho dato in prima o seconda superiore, la prima
volta che ho fatto lamore ero maggiorenne. Parecchio maggiorenne.
***
Quelle persone, che fecero quelle cose brutte quella notte, hanno dei nomi. Si
chiamano Tot Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella e Matteo
Messina Denaro, ancora latitante; essere latitante significa che ancora si sta
nascondendo, anche se, probabilmente, pi che nascondersi vive tranquillo.
Vi ho scritto questi nomi perch ve li ricordiate, e se qualcuno un giorno
vi dovesse dire: Piacere, sono Tot Riina, voi ora sapete che quella non
una brava persona; e dovete sapere pi probabile che se un giorno
sentirete qualcuno dire: Io stimo Tot Riina, oppure curtu ha dato
lavoro a tante persone, ecco, voi saprete che neanche quella una brava
persona. E che la loro cattiveria imparentata con quella dei mandanti,
ancora sconosciuti a norma di legge, e insieme a loro rumina nel piatto
dellillegalit.
Per dei mandanti vi racconter quando sarete cresciute, che ora vi
annoierei e il caff sul fuoco.
Fra le cose brutte che quella miscela provoc, ci sono i danni alla Galleria
degli Uffizi, Palazzo Vecchio, la Chiesa dei Santi Stefano e Cecilia al Ponte
Vecchio e lIstituto e Museo della Scienza.
Dunque se oggi entrate agli Uffizi, magari per ammirare la Primavera di
Botticelli; oppure entrate nella Chiesa dei Santi Stefano e Cecilia per salire la
scalinata del Buontalenti; oppure passeggiate per Palazzo Vecchio cercando il
sindaco per dirgliene quattro; oppure entrate al Museo della Scienza di via
Cavour per seguire i laboratori didattici per ragazzi, ecco, in tutti questi casi
troverete ambienti belli, curati e profumati, a esclusione di qualche ascella
pezzata di turista.
Quella notte, invece, era rimbombata la bomba, e se queste parole le
pronunciate a voce alta e a occhi chiusi, capirete meglio. Provateci:
rimbombata la bomba, d proprio lidea.
E polvere ovunque.
E pezzetti di muro sparsi in terra.
E quadri disintegrati, come Il concerto musicale e Giocatori di carte di
Bartolomeo Manfredi, esposte nella prima sala del Corridoio Vasariano.
E poi lAdorazione dei pastori di Gherardo delle Notti, sullo scalone
dingresso. Opere darte che non ci sono pi. E unopera darte cos? Ve la
spiego cos: unopera darte una cosa che ci fa piacere guardare. Per
esempio, qualche volta si va al cinema a vedere Alla ricerca di Dory Il
ritorno di Nemo e qualche altra volta si va agli Uffizi a vedere Bartolomeo
Manfredi. Una cosa cos, insomma.
Ora provate a pensare: gli uomini cattivi hanno tolto Bartolomeo dagli
Uffizi e Il ritorno di Nemo dalle sale. Anzi, hanno fatto a pezzettini
Bartolomeo e con un pugno hanno disintegrato il naso del pesciolino Nemo.
E poi hanno costretto cinque persone che abitavano in via dei Georgofili a
volare fino in cielo, senza che ne avessero voglia e senza prendere laereo.
Queste cinque persone si chiamavano Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, che
di Angela era il marito. E le due figlie, Nadia Nencioni di nove anni e
Caterina Nencioni di cinquanta giorni.
Caterina, appunto. Si era battezzata la settimana prima, Caterina, e aveva
un mese e mezzo, quella notte l. Ecco perch oggi ti chiami cos, figlia mia.
Poi c anche altro, certo. Caterina un nome fiorentino, ci piaceva il
suono e ci piacciono i nomi lunghi. Ma il pi bel suono dei nomi lunghi
quello che rimanda a una memoria.
E poi tu, Margherita Laila Didala. Tu che hai tre nomi anche se ti
chiamiamo sempre Margherita, o io pi spesso Marghe, o tua sorella pi
spesso Marge perch il suono gh non cos facile.
Partiamo dal primo dei tre. Margherita perch ci piaceva il suono
dellincastro con Caterina. E noi, ai suoni e agli incastri, siamo molto legati.
E poi Laila e Didala. Senza virgole allanagrafe, costringendoti cos a firmare
ogni volta, per tutta la tua vita, scrivendo tre nomi. Facendoti perdere, o ben
impiegare, cinque secondi in pi ogni volta. Costringendo, quei nomi e quelle
storie, a farli stampare sul registro di scuola, a pronunciarli ogni volta che
faranno un appello, a interrogarsi i signori delle Poste ogni volta che andrai a
ritirare una raccomandata.
Costringendoti, ma fiduciosi che sar una costrizione bellissima, a
spiegarli a chi avr voglia di chiederti il loro significato. Per questo io ora lo
spiego a te, cara Margherita Laila Didala, perch tu possa fare lo stesso con
gli altri, appena sarai un po pi grande.
Didala e Laila erano due partigiane che ho conosciuto un giorno di
parecchi anni fa, e mi insegnarono cos lamore. Didala lo fece a casa sua,
seduta sulla sua poltrona, e poi cantando Bella Ciao in un giardino pubblico,
ma solo per noi che eravamo andati a trovarla e pochi versi perch sono
stonata come una campana. Didala aveva pi di ottantanni e le lacrime agli
occhi quando mi raccontava della montagna, del figlio piccolo stretto a s
perch in montagna faceva freddo, e delle pappine cotte su un fuocherello
striminzito, di quei fuocherelli che li guardi e pensi ora si spegne, e invece
dopo un po hanno cotto il pranzo a te e a tuo figlio. Perch la scenografia
sempre diversa dalla sostanza, cara Margherita, ricordalo sempre.
Didala mi raccont di Chitt, partigiano come lei, compagno e padre del
suo bambino, ucciso dai fascisti pochi giorni prima della Liberazione. Quella
Liberazione a cui lei, Chitt e tutti i partigiani avevano contribuito cos tanto.
Didala mi ha insegnato che lamore pu durare per sempre, anche dopo la
morte, ma bene che inizi prima, quando si ancora in vita.
Laila invece era una partigiana che portava le forbici al cinema, con le sue
amiche, per bucare le mani dei ragazzi che provavano a toccare loro le
gambe, durante il film.
Laila era una partigiana che combatteva i fascisti, ma quando passava
davanti alla tomba di un fascista, un fiore di campo glielo lasciava, perch
quello nella tomba, prima ancora di essere un fascista, era stato il figlio di una
donna.
Laila mi ha insegnato che il fascismo una delle cose pi orribili al
mondo, come tutte le dittature e tutti i dittatori, ma di fronte alla morte sono
migliori il silenzio e i fiori di campo, soprattutto se quel morto l, da vivo,
non avrebbe rispettato nessuno. Perch la differenza fra un fascista e un
antifascista, alla fine, sta tutta qui. Ecco perch ti chiami Margherita Laila
Didala.
Ci sono cose che prima di avere una figlia non potevo immaginare. Non parlo
dellaffetto, dellamore, delle notti in bianco, degli abbracci, delle lacrime e
del babbo ti voglio tanto bene sussurrato allingresso della porta del bagno.
Queste cose le immaginano tutti, e a meno di non essere i fratelli del mostro
di Loch Ness tutti capiscono il pathos e lemozione di un abbraccio, perch
tutti hanno dato un abbraccio. O un bacio. E tutti sanno cosa vuol dire amare,
anche se qualcuno da tanto che non ama. Quello che prima di avere un
figlio non si pu capire sono le piccole cose. E la maggioranza di queste
piccole cose non sono per niente edificanti. Per esempio: Hai veramente
rotto una frase che un pap e una mamma pensano spesso. Amano i figli
sempre, ma pensano spesso: Hai veramente rotto (e non ti dico cosa). Chi
vi dice che non cos, mente. Se un bambino piange di notte, e poi si
addormenta e poi piange di nuovo, il pap e la mamma pensano: Hai
veramente rotto e non ti dico cosa, ma se piangi un altro minuto te lo dico
urlandotelo nellorecchio, che lo sentano anche i vicini perch secondo me
lhai rotto anche a loro. E se qualche mamma o pap vi dice che non lha
mai pensato, mente.
Io, poi, non avrei mai pensato di cedere a una lagna di una bambina. Ho
sempre creduto che alle lagne e alle bizze non si debba cedere, perch se al
bambino gliela dai vinta una volta, quella dopo pretender di pi. E se un
bambino fa le bizze, bisogna dire no, perch il bambino non deve collegare
la bizza allavercela fatta. E continuo a pensarla cos. Ma ho imparato una
nuova regola della fisica. Quando un soggetto X chiamato bambina, alzando
il volume dei decibel di un pianto fittizio, raggiunge la quota maremma
maiala, produce una frantumazione degli zebedei che induce il soggetto
ricevente Y chiamato Saverio a dire s s s a qualsiasi richiesta entro i
venti euro di spesa.
Fra le piccole cose per niente edificanti che non avrei mai pensato di fare,
ci sta pure quella di rincorrere mia figlia che ha appena fatto cacca al grido di
battaglia: Cateeee fatti pulire il sedeeereeee!!
Caterina ha quattro anni e le piace il sedere sporco. O meglio: non le
interessa avere il sedere sporco. Lei fa cacca e si tira su i pantaloni, in un
gesto automatico e consequenziale. E se le chiedi: Ti sei gi pulita il
sedere? risponde: S, ma con uno sguardo che vuol dire: Babbo, non ci
penso neanche.
Non so se sia per pigrizia o perch le piace essere rincorsa per casa con il
sedere sudicio, ma da qualche tempo ha abbandonato lurlo Mammaaaaa!!
Fatto caccaaaaaa, con il quale invitava la mia consorte a raggiungerla in
bagno per pulirle il didietro. Per un periodo ho creduto che Caterina avrebbe
aggiunto a quella frase un per favore o due per piacere, invece con il
tempo ha semplicemente abbandonato lesigenza di pulirsi; e per pulirle il
sedere mi tocca rincorrerla. Ah, linnocenza dei bambini.
Mi tocca proprio acchiapparla, mentre corre fra la Peppa Pig e il Lego,
portarla in bagno di peso mentre le spiego quanto sia importante pulirsi
perch puliti si sta meglio e non ti vengono i bachi e non ti pizzica il
sedere. E lei che mi risponde: A me non pizzica. E mi spiazza, perch non
avrei mai pensato di dover sostenere una conversazione sul pizzicore del culo
con una bambina di quattro anni, e un paio di volte arrivare a dire: Ok,
fammi controllare se davvero te lo sei pulito. E se scopro che non vero ti
faccio anche il bidet.
***
Figlie mie,
a ventanni ho letto una frase di Enzo Ferrari, e lho capita a trentatr: Un
pilota perde un secondo a giro a ogni figlio che gli nasce.
una frase bellissima. Significa capire che c qualcosa di pi importante
fuori da s, e che quando ti nasce un figlio il successo non si misura pi con i
traguardi con cui lhai misurato fino a quel momento.
Le paure da genitore, quelle classiche, per, non le ho mai avute. Non ho
fatto in tempo. Ho sempre volato alto, le piccole paure non fanno per me, io
coltivo solo grandi terrori. Non ho mai avuto paura che fosse troppo freddo
per portarvi fuori, ho avuto paura che facendovi una carezza, mentre andavo a
letto, la sera, vi avrei trovate fredde. Morte chiss come.
Non ho paura che correndo in un prato cadiate e vi sbucciate un ginocchio,
io ho paura che correndo in un prato inciampiate, battiate la testa su un sasso
e moriate. Non ho paura della disoccupazione, ma che facciate un lavoro che
non vi piace. Non ho paura che vi facciate una canna, ma che diventiate
eroinomani. Non ho mai avuto paura che mangiaste poco, ho avuto il terrore.
E ho avuto paura che mangiando vi finisse un boccone nella trachea invece
che nellesofago, e moriste soffocate.
Per la paura del soffocamento ho fatto un corso (e un video) sulle manovre
di disostruzione, e vorrei che questi corsi fossero obbligatori per tutte le
insegnanti e gli insegnanti delle scuole. Lo scrivo qui perch ogni luogo
giusto per scrivere un fatto che va ricordato. Perch i fatti che vanno
ricordati, se qualcuno li ricorda, entrano dentro e non ti lasciano pi,
salvandoti al momento opportuno.
Come successo a Gresham, una cittadina negli Stati Uniti dAmerica.
Amira, sette anni, stava guardando la televisione in soggiorno, quando sent
dei rumori dalla cucina. Era la sua mamma che stava soffocando. Amira, sette
anni, le fece la manovra di Heimlich e la madre sput fuori la salsiccia. La
madre la guard e le chiese: Come hai fatto? E la bambina rispose: Ho
visto Robin Williams al ristorante, in Mrs. Doubtfire, hai presente il film? La
scena in cui salva la vita a quel tizio. Io ho fatto uguale.
***
Una delle paure pi grandi che ho avuto, ma che ormai guardandovi, figlie
mie, ho superato, che voi nasceste brutte. Sembra una cosa piccola da
genitore bischero, ma per me era un timore grande. Io, che odio le
scenografie in teatro e nella vita, temevo per il vostro aspetto fisico. Chiss
come saranno? Il naso far provincia o solo comune, gli occhi saranno due
oppure tre, avranno un corno in testa o un orecchio gigante? Insomma paure
medie da genitore scarso. Intendiamoci: a me le modelle perfettine ogni
giorno dal parrucchiere, quelle che il reggiseno sempre in tinta con le
mutandine, arrapano quanto un cinghiale alla vista di un pesce rosso. A me
piacciono le imperfezioni, i capelli spettinati, il trucco un po sfatto, le vite
movimentate e un senso latente di inquietudine, ancorch sorridente. Perch
se sei tranquillo di fronte a questo mondo, e non trovi niente per cui
inquietarti, secondo me non hai capito niente.
Perci, figlie mie, vi auguro qualche imperfezione, come la auguro a tutte
le persone a cui voglio bene, perch le imperfezioni sono il buco della
serratura per scrutare lumanit. Perch lUomo di fronte alla perfezione si
atteggia, o si innervosisce. E invece lUomo di fronte allimperfezione si
disvela, e diventa complice. Si spoglia pi volentieri. il modo in cui, tra
laltro, realizzo i miei video. Io sono me stesso. Mi presento senza artifici.
Non mi vesto elegante perch devo andare al lavoro. Sono pagato per fare
video, e questo tecnicamente un lavoro, ma io mi vesto come se aspettassi
un amico a casa. Mi lavo le ascelle ma non metto mai il gel.
Cara Caterina, cara Margherita, non tutti gli uomini perdono un secondo
a giro a ogni figlio che gli nasce. Non tutti gli uomini praticano la dolcezza,
il rispetto, lamore. Ci sono maschi e ci sono uomini, non la stessa cosa.
Secondo ogni statistica, e ogni chiacchierata con ognuna delle amiche mie,
vi capiter di incontrare uno stronzo, o probabilmente pi di uno. Magari sar
un piccolo stronzo, o magari sar uno stronzo un po pi grande. Vi faranno
male tutti e due, ma il secondo di pi. Se nella vostra vita vi capitasse di
incontrare uno stronzo del secondo tipo, che alza le mani contro di voi, io non
vi dico: Ditelo a me che lo picchio io, perch quando lo incontrerete io
forse sar morto, o un po rinsecchito e sar pi facile che sia lui a darle a
me. E poi la violenza il terreno dei violenti, e chi non abituato alla pratica
soccombe. Perci per vincere non bisogna fare i maschi pi maschi, ma fare
gli uomini. O le donne. Cambiare sguardo, denunciare lo stronzo e andarsene.
Lasciate lui nella cacca in cui voleva tirare anche voi e scegliete larcobaleno.
Ricordate, figlie mie: non esiste nessuna provocazione, abbigliamento o
motivazione per cui un uomo possa picchiare una donna. Anche solo con uno
schiaffo.
Non scordatelo mai. Vi voglio bene. Viva Enzo Ferrari.
La legge di Dio secondo la vostra mamma
Cara Caterina,
eri piccola ed era il tuo primo viaggio in aereo, se escludiamo un volo
mentre eri in pancia della mamma. Ti scappava la cacca e avevi appena
imparato a dirlo. In realt facevi solo s con la testa quando qualcuno te lo
chiedeva, ma per noi era Caterina ha imparato a dire che le scappa la cacca.
E perci ti avevamo tolto il pannolino, perch tanto non cagher mica nelle
due ore di viaggio in aereo dato che lha gi fatta prima di partire, no?
Ci sbagliavamo. Tu avevi calcolato perfettamente i tempi. Avevi fatto una
piccola cacchina prima di partire, per non destare sospetti. E avevi sorriso.
Non perch fossi contenta, ma perch pregustavi quella seria, in aereo. In
quei bagni dellaereo dove non c posto neanche per una persona, figurati
per un babbo piegato a novanta gradi che ti tiene da sotto le ginocchia mentre
tu ti agiti e lui ripete: Cacca? S? E tu, piccola killer dei buoni rapporti con
le hostess, decidesti di cacare tre volte. Facendomi rimettere ogni volta a
sedere e poi chiedendomi di tornare in bagno. Tre volte il viaggio sedile-
dellaereo-cesso-dellaereo. E io che ti tenevo in braccio, incredulo che da
quel piccolo corpo potesse uscire tutta quella roba, e lhostess che ci spiava
da dietro un seggiolino e che la terza volta apr il bagno per controllare, con
quella sua maledetta chiavetta che apriva tutto, specialmente le porte dei
bagni degli aerei che nascondono i pap mentre tengono le figlie in braccio
durante la produzione pi antica del mondo. E un puzzo che non ci si stava,
anche se a me toccava starci.
A raccontarla tutta, per, lhostess aveva avuto un buon motivo per entrare
nel bagno: stavamo atterrando. Era obbligatorio mettersi seduti. Ma non per
le bambine con la merda intramezzo al culo, avevo provato a spiegare
allhostess, che non parlava italiano per mi aveva capito perfettamente e
aveva concordato con me, pur di richiudere velocemente la porta del bagno.
Ed cos che concludemmo la terza cacca nel giro di due ore di volo. E poi
non hai ricacato pi per due giorni, conservandola appositamente per il
viaggio di ritorno. Ti voglio bene, Caterina.
***
Per aereo significa anche ricordi meravigliosi. Come quella volta in cui la
mamma and in bagno e tu rimanesti sola con me. Cinque minuti e basta.
Sufficienti, per, per impossessarti del bicchiere dacqua e gettarlo a terra. E
poi la mamma che torna e sgrida me come se fossi stato io il bambino
dispettoso che aveva fatto finire in terra il bicchiere: Lei troppo piccola per
capire, colpa tua, amore, che dovevi controllarla meglio. Non posso lasciarti
solo con la bambina neanche cinque minuti che questo il risultato. Il tutto
detto senza pause, con un unico respiro profondo, scuotendo la testa e
guardando la pozza dacqua fra i sedili, che nonostante il sacrificio di tre
fazzolettini di carta sembrava intatta. Avete mai fatto caso che dentro un
bicchiere lacqua sempre poca, ma se quella stessa acqua cade per terra si
moltiplica allistante? Credo sia una legge fisica di Dio per punire gli uomini
distratti. Un supplizio di pena, secondo me. Unaggravante meritata per non
avere controllato la figlia, secondo mia moglie.
Il ricordo meraviglioso, per, non questo, e di questo solo la
conseguenza.
Mezzora dopo la mia vescica a chiedermi, con una certa irruenza, di
andare in bagno. Mi alzo, sto via quattro minuti e al mio ritorno scopro che
tu, Caterina, hai rovesciato in terra il bicchiere di spremuta della mamma.
Non dico niente per sorrido, anzi rido. E non mi getto a terra dalle risate
solo perch in terra, ora, c una pozza di spremuta gigantesca, forse per la
stessa legge fisica con cui si creano le pozze dacqua enormi dai bicchieri
minuscoli. Ora per tutto chiaro: Dio con me e io me la rido di gusto. Un
po troppo di gusto, forse, e la mamma mi costringe a pulire la nuova pozza
di aranciata perch io sto guardando la bambina e tu non stai facendo
niente. Pu darsi che Dio sia con me, per la mamma no.
Caterina un agente segreto
***
Care figlie mie, siete bianche. C chi nero, chi mulatto, chi ha gli
occhi azzurri, verdi, marroni, neri. Le tette grandi, le tette piccole.
Chi voleva le tette grandi e invece ha le tette piccole, chi il pisello piccolo
e invece avrebbe voluto essere il gemello di John Holmes.
Ma esistono anche i casi contrari, infatti ho letto di qualcuna che si fatta
diminuire il seno, se pure non conosco nessuno che si sia fatto accorciare il
pisello. Conosco per delle persone e una amica mia (ciao Elena!) che
sono nate con il pisello ma non lo volevano perch si sentivano (e perci
erano) donne. E pu accadere anche il contrario, nascere con la vagina e
sentirsi invece un uomo.
In tutti questi casi esistono delle operazioni, che lo Stato italiano passa
gratuitamente e che si chiamano di riassegnazione di genere (cio rimettere
in carreggiata il sesso che si ha in mezzo alle gambe facendogli fare rima con
quello che uno sente di essere).
Care figlie mie, io ve lho detta facile, ma il percorso abbastanza
complicato. Sono operazioni complesse, per la scienza medica migliora ogni
anno e, sperando che non ne sentiate mai la necessit, bene che sappiate che
esiste anche questa possibilit.
Ci sono tante che ci sono passate, e anche tanti, compreso il fratello di una
mia amica, lei si chiama Laura e lui Francesco. Persone cos non sono
diverse, anzi, ora sono felici.
Bambine mie, c chi ama le donne, chi ama gli uomini, quasi tutti amano
i cani e i gatti, gli spagnoli che pagano il biglietto per la corrida non amano i
tori. Io amo voi e amo la vostra mamma. Perch amore ha tante
declinazioni, ma anche se volessimo dargliene una sola, cio un grande
affetto che contempla la possibilit del sesso, le prime due specificazioni
resterebbero valide lo stesso.
E cio esistono persone che amano le donne e persone che amano gli
uomini. E persone significa uomini o donne, perci non detto che gli
uomini debbano amare le donne e che le donne debbano amare gli uomini.
Detta cos complicata, ma si pu anche riassumere con ama e fa ci che
vuoi, come disse SantAgostino, che non era un militante LGBT.
Io mi auguro che quando inizierete a capire damore e a parlarne, e temo
che questo accadr prima di quello che vorrei ( una battuta, ma non tanto),
tutto questo sar gi assodato e alle vostre orecchie suoner come se
parlassimo di una casa e vi spiegassi che una casa, per non crollare, ha
bisogno delle fondamenta. E voi, magari, leggerete questo libro e penserete:
Ma cosa ci racconta il babbo? ovvio che lamore non possa essere un
recinto stabilito da altri. ovvio che due uomini si possano scambiare un
bacio in pubblico senza essere accusati di ostentazione.
Ma dallaugurio alla realt c un fosso grande, che se lo guardiamo da
lontano fa pari con il terreno e non si vede, ma se ti metti a camminare in
mezzo alla gente ti accorgi che purtroppo c; e se dai unocchiata dentro al
fosso, capisci che ancora oggi in fondo a quel buco ci finiscono le vite di
tante brave persone.
Perch ancora oggi c qualcuno che ogni volta che apre bocca cerca di
riportare in quel fosso lintero Paese. Perci mi auguro di sprecare inchiostro,
in queste righe, ma temo che non sia cos. Temo che non siano sillabe e
parole sprecate, queste che uso per ricordarvi che, anche se una legge sulle
unioni civili passata, non siamo al riparo n dagli omofobi n dagli stronzi,
e scusate la ripetizione.
Temo che qualcuno che imbraccer la religione per imbottirci il
manganello dellintolleranza ci sar ancora. E temo che ci sar ancora,
quando voi sarete grandi, chi si permetter di dire che esistono amori giusti e
amori sbagliati.
Qualcuno che intreccer i propri incubi di adulto con la propria sete
elettorale. Chi star in piedi leggendo un libro in mezzo a una piazza
facendosi chiamare con gergo militare sentinella e proponendo di togliere
diritti a chi ha un orientamento sessuale diverso dalla maggioranza. Come se
maggioranza fosse sinonimo di ragione, quando invece al massimo
lingrediente necessario per impastare un governo. I gay non sono diversi,
care figlie mie, gli omofobi neanche, per fanno un po schifo.
Vi racconto questa storia. Era la notte fra l11 e il 12 giugno del 2016. A
giugno le lucciole, in campagna, iniziano il corteggiamento, che va avanti
fino a luglio. Intorno alla met di luglio ogni lucciola ne trova unaltra
compatibile per gusti ed esigenze, si accoppia e insieme fanno i lucciolini e le
luccioline, o qualcosa del genere.
Nei due mesi di corteggiamento, le lucciole illuminano le campagne del
mondo. Sempre meno, in verit, perch luomo butta nellaria cose che fanno
male alle lucciole, agli altri animali e anche alluomo stesso. Si chiama
inquinamento.
Luomo fa anche altre cose terribili. Ad esempio, durante la notte fra l11
e il 12 giugno, a Orlando, in Florida, al night club Pulse entrato un uomo, si
chiamava Omar Mateen. Il Pulse un locale gay, la serata latino-americana.
Locale gay significa che possono entrare tutti, per se sei gay e vuoi trovare
la tua anima gemella, fosse anche per una sera e basta, hai maggiori
probabilit. Mateen entrato, gli altri ballavano, la pista era piena. Erano le
02:02 quando Omar Mateen ha estratto un fucile semiautomatico Sig Sauer
MCX e una pistola semiautomatica Glock 17, e ha sparato. Sono morte
quarantanove persone e cinquantatr sono rimaste ferite. La televisione, che
di solito racconta pi bugie che verit, dopo ha detto una cosa vera:
levento terroristico con pi morti negli Stati Uniti dopo l11 settembre
2001.
Ci sono uomini e uomini, e ci sono pap e pap. Quello di Omar non era
un granch, e pu darsi (anzi ne sono sicuro) che gran parte delle colpe del
figlio derivino dal pap. Non per deresponsabilizzare il figlio o voi, in
prospettiva ma se un bambino cresce con insegnamenti sbagliati, non c
nessun motivo logico per cui, una volta cresciuto, non applichi alla vita gli
insegnamenti che ha ricevuto.
E infatti, dopo quello che era successo, il padre di Omar ha detto che il
figlio poco tempo prima aveva visto un bacio fra due uomini, a Miami, ed era
rimasto sconvolto.
Questo, secondo lui, sarebbe stato il motivo della cosa orribile che aveva
fatto il figlio con il fucile semiautomatico e la pistola Glock 17.
Per fortuna non tutti quelli che ripudiano laffetto imbracciano il fucile,
ma come il pap di Mateen, possono avere opinioni che fanno male,
procurano dolore, disagio, a volte persino suicidi. Suicidio significa volare in
cielo prima che la natura ti chiami, ma con lo stesso numero di angeli ad
accompagnarti, perch la vita pu essere stronza ma gli angeli no.
Certe opinioni deprimono, e una volta ho letto questa frase: Fra i gay il
tasso di depressione e suicidi pi alto, perch in fondo si accorgono anche
loro di non essere normali. Se vi capitasse di leggere questa frase su un
muro, figlie mie, cancellatela. E se la sentirete pronunciare, fate di tutto per
farla passare nella scatola dei pensieri sbagliati.
Perch no, caro imbecille che un giorno di settembre hai scritto quella
frase. La depressione, fra persone gay, (forse) percentualmente pi alta
perch ci sono quelli come te che pensano che ci siano dei baci giusti e dei
baci sbagliati. E per questo io, ora, ho deciso di nominarli tutti, i baci che
vanno bene. Appuntateveli, figlie mie:
Vanno bene i baci sulla fronte, sulla guancia, sulle labbra. I baci sul collo
vanno benissimo. Vanno bene i baci sotto il ponte e sopra il ponte. I baci sul
fiume, i baci al mare, i baci in tenda. Vanno bene i baci con un po di lingua,
i baci con abbastanza lingua e vanno bene i baci senza lingua se una scena
al cinema. Vanno bene i baci con la lingua a mulinello se un cinema porno
o siete ubriachi di vino in piazza. Vanno bene i baci sotto la pioggia, con o
senza ombrello. Vanno bene i baci alla partenza, ma io preferisco quelli
allarrivo. I baci sono belli alla stazione ma sono bellissimi anche quelli in
macchina, possibilmente non mentre si guida. Vanno bene i baci nei cinema, i
baci in teatro, i baci mentre scorre il film e voi siete in ultima fila, ma vanno
bene anche i baci quando siete in prima fila e tutti vi guardano. Vanno bene i
baci prima di entrare a scuola, i baci al cambio dellora, i baci durante la
ricreazione al sapore di panino con la senape. Vanno bene i baci sotto il sole,
e se il sole forte meglio essere nudi, perch vestiti farebbe troppo caldo
(mica per altro). Vanno bene i baci in acqua, con il sapore di salsedine in
bocca, perch se vi state baciando buona pure la salsedine. E vanno bene i
baci sulla guancia ai babbi prima di andare a letto. Vanno bene tutti i baci se
laltra persona daccordo.
Il razzismo uninvenzione degli adulti
Figlie mie,
io e la mamma siamo antirazzisti, cio normali. Non avendo senso di
inferiorit, rabbia repressa, bacature mentali, non avendo avuto genitori
violenti, avendo letto libri, conosciuto persone, viaggiato per il mondo, siamo
immuni dal virus del razzismo. Non abbiamo questa strana malattia che,
come diceva Albert Einstein, colpisce i bianchi ma fa fuori i neri.
Essere antirazzisti non solo non essere razzisti. qualcosa di pi. Perch
odiare una persona o non odiarla non come amare il tennis oppure no.
Preferire il panino con la mortadella oppure con la fontina. Il razzismo non
unopzione. Il razzismo un crimine, il razzismo barbarie.
Essere antirazzisti significa che in treno, quando qualcuno sproloquia sugli
immigrati che ci rubano il lavoro, io intervengo. Significa che se odo una
conversazione telefonica in cui qualcuno dice ma sei down!! io quella
conversazione gliela interrompo.
Un giorno, Caterina, eravamo a tavola, broccoli patate e pasta, e tu hai
visto al telegiornale uno sbarco, di quelli non dagli yacht ma dai barconi, non
a Porto Cervo ma a Lampedusa. E tu hai iniziato a fare ciaf ciaf muovendo
la mano destra su e gi, come si fa per provocare gli schizzi in acqua, al
mare, giocando. E contemporaneamente hai emesso un gridolino stridulo che
tradotto significava: Anche io voglio tornare al mare e giocare con quei
bambini! Perch i bambini sopra quel barcone per te erano i compagni di
gioco sul traghetto, due mesi prima, e il gridolino eccitato era tutto per loro,
per quei bambini, ne sono convinto.
Essere antirazzisti significa sperare che un giorno, quei bambini e quelle
bambine, diventeranno davvero i compagni di gioco tuoi e di Margherita.
Ora vi dico due o tre cose che ho imparato sulla semplicit. Non sono pi un
bambino, e capire cosa sia la semplicit complicato, quando non si
piccoli. Io ci ho messo un po.
Cara Caterina, qualche giorno fa, per esempio, sei stata con i nonni alla
Comunione di Filippo, e gli sei stata appiccicata per tutto il tempo. In chiesa,
dove lhai raggiunto che ancora non lo conoscevi. Al ristorante, poi. A casa,
dopo. Gli hai chiesto: Giochiamo insieme? e quando lui ti ha risposto s
tu hai guardato il nonno e gli hai detto: Ora puoi andare dalla nonna, vai. E
il nonno rimasto l, lungo impalato, incerto se aveva di fronte
unadolescente o una bambina di quattro anni e mezzo.
Perch da piccoli facile essere semplici e dire la prima cosa che ci passa
per la testa, ma non sempre si pu essere piccoli. E a un certo punto il
disincanto si perde, entrano le sovrastrutture, si infilano i retropensieri e altre
cose che non sempre sono positive.
Una volta, avevi due anni e mezzo, mi hai chiesto se Topo Tip, il
personaggio di uno dei libretti che ogni tanto leggiamo, fosse un maschio.
Hai proprio detto: uno maschio? Io ti ho risposto s, ma non eri molto
convinta e volevi la conferma. E allora, con la semplicit di tutti i bambini del
mondo, lhai chiesta: Ha uno pisello?
E s, Topo Tip, anche se non lho mai visto nudo, penso abbia uno
pisello.
Per me essere semplici un po questa cosa qui: rapportarsi agli altri senza
chiedersi cosa gli altri penseranno di te. Perci parlare, muoversi, vestirsi,
truccarsi (o non truccarsi), senza pensare come ti giudicheranno. Esattamente
come fanno i bambini, o gli anziani molto anziani. Vivono, in un caso o
nellaltro, senza pensare al giudizio degli altri. Perch ne hanno viste cos
tante (o ancora cos poche, come i bambini), che del giudizio degli altri
riescono a strabattersene lanima senza pentimenti.
E ora invece vi dico due o tre cose che ho imparato sulla normalit, poi le
mettiamo insieme alle vostre tre o quattro, le frulliamo e ce le beviamo con
un brindisi alla vita, fatto alla goccia. Questa la prima cosa che ho imparato:
nessuno normale e insieme si arriva pi lontano.
E insieme bello anche seduti, perch seduti insieme gi un modo per
camminare e andare lontano. E insieme si pu per esempio chiacchierare,
mentre se chiacchieri da solo tanto normale non sei, dice qualcuno. Ma
siccome capitato un po a tutti di parlare da soli, significa che anche
chiacchierare da soli cosa normale, oppure non normale ma allora siamo
tutti non normali, che un po come dire che siamo tutti uguali. E lunica
cosa strana qui sono io, che conto le parole e ci gioco sommando normali e
non normali, un po come addizionare mele pi mele, che la stessa cosa
identica e spiccicata, come disse un bambino che conosco per dire che il
bene che voleva alle sue sorelle era proprio lo stesso. Anzi, a proposito di
mele: sapevate che quelle con il baco sono pi dolci di quelle senza, perch i
bachi sono furbi e le mele aspre le lasciano ai piccioni e agli uomini?
Perch la dolcezza una cosa strana, si infila pi spesso dove non te lo
aspetti, e se credi che il baco sia un intruso mi sa che quello sbagliato non il
baco.
***
Ci sono quelli che appena nati partono subito con qualche differenza
clamorosa, e li riconosci perch loro sono gi mezzi specializzati. Ma in
realt la loro specializzazione solo scenografica, e anche loro per diventare
se stessi dovranno specializzarsi ancora e ancora. Perch le differenze visibili,
nella vita, contano quanto il due di picche in tasca quando guardi la Peppa
Pig sul tablet.
Ma lasciamo Peppa Pig e torniamo alle minoranze, che mi piacciono di
pi perch non grugniscono e sono un pezzetto in pi di vita che si aggiunge
e si mescola ad altra vita.
Martin Luther King era minoranza, le partigiane erano minoranza, Erri De
Luca minoranza, le persone con trisomia 21 sono minoranza, i fratelli
gemelli sono minoranza, io sto in minoranza. Questo per dire che quasi tutte
le minoranze sono normali. Poi ci sono i razzisti, come dicevo prima, che
sono una minoranza anche se in certi ambiti sono la maggioranza, e loro no
che non sono normali, come vi ho detto. Ma in quel caso la differenza
soprattutto fra lessere e il non essere. Essere uomo oppure omuncolo. Da una
parte c il tutto e dallaltra c tutto quello che manca, a una persona
potenzialmente normale, per vivere con serenit in mezzo agli altri.
E allora siamo tutti normali, se con questa parola intendiamo il fatto che i
nostri diritti devono essere rispettati come quelli di chiunque altro. E che
quelli di chiunque altro devono essere rispettati come i nostri. Si chiama
reciprocit, e la cosa pi bella proprio riconoscere un pezzetto di s nelle
storie e nelle vite degli altri. Dovrebbe funzionare con chiunque altro, basso o
biondo, italiano o straniero, agile e con il senso della musica o con una
gamba pi corta e i capelli con il gel o la pelle verde o blu.
Ma siamo anche dei normali-diversi, perch ognuno di noi differente e
specializzato. E sono la diversit, e la specializzazione nella vita, lunica
condizione a cui tendere.
Io sono Saverio. Tu Lara. Lei Caterina. Tu abbracciata a Caterina sei
Margherita. E ognuno di noi ha un tassello di sole in tasca, che si chiama
raggio, e solo tutti i nostri raggi insieme possono formare la cosa pi bella del
mondo, che tonda, gialla, illumina e riscalda; e fa maturare i pomodori
nellorto di mia nonna, rendendoli dolci e buoni quasi quanto lei.
I bambini hanno sempre ragione, e altre bugie
Cara Caterina, hai parlato tardi, declinato i verbi tardi, detto in ritardo le
frasi lunghe. Per, santiddio, hai sempre fatto bella figura. Sei sempre riuscita
a creare cos tanto casino mentre ti esprimevi, gesticolando e piegando il
collo di lato in un gesto buffissimo, che la gente si divertiva a sentirti parlare,
e se non capiva rideva e tu dicevi loro: Non capisci? le uniche parole che
scandivi davvero bene, quasi a dispetto, quasi a prenderci tutti quanti per il
culo.
Un mondo vocale, il tuo (e un po anche nostro che abbiamo imparato a
capirti prima degli altri), in cui a quattro anni sono entrate le parole
MADONNA e AHIA TOMA.
Per la prima sono responsabile io, per le seconde la colpa della mamma.
Chiarito questo, oggi siamo nel panico. Tu le pronunci e noi cosa dovremmo
fare? Dovremmo brontolarti perch dici delle parole che hai imparato
ascoltando noi? E poi brontolare significa porre laccento, e io lo so come
siete fatti voi bambini, voi pesti viventi, voi colabrodo della razionalit e
inventori di storie che partono da un pezzetto di carta strappata in terra e
attraversano lo spazio su unastronave segreta che prende tutte le forme che si
vuole, anche quella di un pezzetto di carta strappata, per lappunto, e
terminano nelliperuranio con la fantasia come carburante. Insomma, voi
bambini pieni di fantasia, se io vi dico non dire Madonna mi tirate gi il
rosario, il Cristo e lAltissimo. Come sentirvi.
Per, per, per.
Cara Caterina, se io ti chiedo di rimettere a posto il Lego che hai buttato in
terra, non puoi sbuffare: Madonnaaaa come se non ci fosse un domani. Se
la mamma ti chiede di non alzarti da tavola prima di aver finito di mangiare,
non puoi rispondere con gli occhi al cielo: Madonnaaaa! Se entri allasilo e
batti contro il ginocchio di una mamma, non puoi guardarla e dire: Ahia
toma! perch a Firenze toma significa: to cio tua, e ma cio
mamma;
E perci Ahia la tua mamma! significa che sei posizionata appena un
gradino sotto loffesa diretta alla mamma della malcapitata, perch ci che
non si dice ma si sottintende dopo le parole tua mamma un aggettivo
qualificativo di dubbissimo gusto, che ogni vocabolario italiano accompagna
sulla destra con la dizione volg.
Ora, cara Caterina, lascia stare che toma per la mia generazione una
parola che si dice senza pensarci, entrata nelluso comune, direi naturale, del
fiorentino medio. Per rimane unespressione un tantinello volgarotta. A
Bologna dicono sccmel, e il senso e la vergogna nostra paragonabile a
quella di due genitori nati allombra delle Due Torri la cui bambina si
rivolgesse a un adulto dicendogli succhiamelo, che poi il significato alla
lettera del famoso sccmel bolognese.
Capito perch io e tua mamma siamo nel panico?
Non si pu morire fascisti
Caro Saverio,
da veramente tanto tempo che volevo scriverti. Quasi un anno. Non ho
mai trovato il coraggio di mettermi al computer a buttare gi due parole.
Che poi non saranno due, ma probabilmente paginate intere.
Ma partiamo dallinizio: io ero un fascista. Non un fascista di quelli che
vanno per le periferie a picchiare i neri oppure fanno azioni concrete; ero un
fascista di quelli che lo sono e basta. Cos tanto che a diciotto anni entrai nel
giro del fascismo bene della citt di XXXX, quello che non si poteva dire
siamo fascisti in pubblico, ma in privato cerano solo Duce e saluti romani
e strette del legionario quando ci si incontrava. L dentro era pieno di
ragazzi come me. Ragazzi colti, intelligenti, con una fredda morale e una
fredda logica da portare a sostegno delle proprie idee, che tre/quattro anni
fa erano anche le mie idee. Ragazzi che erano tutto fuorch persone cattive.
Anzi. Noi volevamo cambiare lItalia e il mondo, noi ci sentivamo le forze del
bene! A diciotto anni normale pensarla cos, non credi, Saverio? Mi
ricordo le manifestazioni, mi ricordo quando arrivavano i parlamentari. Mi
ricordo ancora le pizze consegnate per comprarmi un completo quando avrei
dovuto parlare al cospetto di queste figure in nome della giovent XXXX. Per
due anni stato cos. Per due anni io ci ho creduto. Davvero. Ho creduto di
far parte della razza superiore, ho creduto di essere meglio di tante persone
per il colore della mia pelle, perch ho avuto la fortuna di essere stato
partorito di qua e non di l.
Poi qualcosa cambiato. Una sera, un litigio furibondo. Una sede messa
a soqquadro, sedie lanciate, e la giovent quelli che erano diventati miei
amici per la pelle che usciva da quella stanza sbattendo la porta. Ci
eravamo rotti, per cos dire, per utilizzare un eufemismo. Inutile dire che,
una volta usciti da quella stanza e da quel partito, ci siamo persi di vista. Ho
capito che i miei amici erano altri, Saverio. Oggi da quella sera sono passati
due anni. Da quella sera qualcosa dentro di me cambiato. Qualcosa di
quello che pensavo, qualcosa di quello che provavo. E da qualcosa
diventato tutto. Mi sono sentito libero, non pi schiavo di unidea, e ho
iniziato a maturare le mie, di idee.
Sai, Saverio, a guardarmi indietro ora cosa ricordo pi di ogni altra
cosa? La paura, la rabbia e il dolore. La frustrazione che mi sentivo addosso
e sfogavo odiando quelli uguali a me ma meno fortunati. E oggi che quella
frustrazione addosso non ce lho pi, quella sensazione che una volta mi
faceva desiderare il male per un ragazzo di colore o per uno che non la
pensava come me non riesco nemmeno pi a ricordarla. Non vedo pi le
razze, vedo le persone. Vedo gli esseri umani. E quando cammino per strada
mi sento parte di questo mondo, mi sento in pace con me stesso.
Saverio, io ti devo chiedere scusa. E devo chiedere scusa soprattutto alle
tue bambine. Perch in quei due anni ho detto e augurato cose davvero molto
brutte al loro pap, cose che non si meritava. Tu sei stato una costante nella
mia vita: i tuoi video li ho sempre guardati. Anche quando respingevo un
parcheggiatore abusivo che aveva fame con un saluto romano. In qualche
modo hai sempre smosso la mia coscienza, anche se allepoca non me ne
rendevo conto. Li guardavo e basta, poi commentavo con insulti. Quando
ripenso a certe cose che ho fatto non riesco a capire come abbia potuto farle,
e me ne vergogno profondamente. Ma oggi sono una persona diversa.
scomparso lodio, e sono scomparse anche quelle idee. E quando rivedo un
mio amico, che una volta chiamavo camerata, e invece di stringermi la mano
o darmi il cinque mi fa la stretta del legionario, io sorrido. Sorrido per tanti
motivi. Perch gli voglio bene, come prima cosa; perch abbiamo fatto un
pezzo di strada insieme; perch quello che pensa mi fa sorridere; e
soprattutto perch so che un giorno anche lui aprir gli occhi.
Se si vive nel mondo, se si hanno contatti con gli altri e non si hanno
interessi in quellambito, non si pu morire fascisti, Saverio. Mio nonno me
lha sempre detto. E mio nonno aveva ragione.
Scusami ancora per tutto quello che ho detto sul tuo conto, per tutte le
volte che ho parlato male di te agli altri, per tutto il male che ti ho augurato.
Ero troppo coglione per comprendere il tuo lavoro e le tue posizioni.
Se mai dovessi passare per XXXX fammi un fischio che ti offro un caff :)
Buona serata!
Il caff non lho mai preso, ci siamo scritti ma non sono mai passato da
XXXX. E se ci passassi probabilmente non gli scriverei, perch avrei troppa
paura di sciupare una storia perfetta. Un po come quando, a inizio di ogni
primavera, ti struggi al ricordo della ragazzina delle superiori, o addirittura
delle scuole medie, e avresti voglia di chiamarla anche se ormai sei
allUniversit, o lavori da ventanni, ma primavera e ti prende
quellimprovvisa voglia di sapere lei come sta, cosa fa, se cambiata o
sostanzialmente se bacia sempre bene come baciava quando uscivate insieme
sedici vite prima, e per poi non la chiami. la paura di sciupare una storia
che nel ricordo perfetta, il motivo principale. Non centrano, o centrano
poco, le mogli e le fidanzate. Centrano i ricordi che, se vogliamo che ci
accompagnino dolcemente ancora per qualche anno, forse non vale la pena
dissotterrarli, perch allaria del confronto con il presente potrebbero
evaporare. E allora non chiamo Valentina per timore che abbia smesso di
credere nel grande amore, e abbia finito per accontentarsi; e non chiamo
Silvia anche se guardo le foto dei suoi aperitivi e delle sue vacanze; non
chiamo Manuela, Antonio, Riccardo, Francesco, Maila, Filippo e quasi
nessuno dei protagonisti dei vecchi video. Anche se fra tutte le persone
nominate non ho baciato quasi nessuna, ma scambi di emozioni s, molti. E
per me valgono quelli, soprattutto.
E per lo stesso motivo, se passassi da XXXX, forse non scriverei a
XXXX, per paura di scoprire che ora vota Forza Italia, non pi razzista ma
gli zingari li odio oppure diventato uno di quelli che al supermercato
posteggio nei posti riservati ai disabili perch gli handicappati hanno troppi
privilegi.
Ho paura di questo, anche se confido in lui, nei miei vecchi amori e nel
nonno di XXXX: Se si vive nel mondo, se si hanno contatti con gli altri e
non si hanno interessi in quellambito, non si pu morire fascisti.
Come un cane che fa la pip in salotto
Cara Caterina,
hai presente quando dai una botta in testa a Margherita e io ti sgrido?
E tu fai il broncio, piangi e allarghi le braccia perch ti dispiace, e vorresti
da me un abbraccio che ti ricordi che ti voglio bene comunque, ma ora vai
subito a chiedere scusa alla tua sorella e dalle un bacino?
Ecco, ti succede perch capita di fare delle bischerate, a grandi e piccini.
Io, una volta, ho tirato un calcio alla porta di legno dellingresso, perch ero
arrabbiato. E unaltra volta ho aspettato troppo a comprare i biglietti per il
concerto di Vasco Rossi e poi erano finiti.
Insomma, capita di sbagliare. E capita di aver scritto un capitolo del libro
con un linguaggio che forse, care Caterina e Margherita, faticherete a capire.
Ma va bene cos, perch mi rivolgo a voi, per mi rivolgo a tutti. Perci
leggete, e se non capite se ne parla stasera a cena, dopo il tg di Mentana e
prima della Gruber. Oppure fra qualche anno.
Dunque, dicevo. Capita di scrivere una boiata e pentirsene. Ti odio o ti
amo. Capita di scriverlo o dirlo, e poi voler tornare indietro. Capita di
scrivere una cazzata e pensare: Oddio cosa ho scritto. Capita di rispondere
male, per stanchezza o rabbia, e poi pensare: Sarebbe stato meglio non
lavessi scritto. Oppure: Non lavessi mai detto!
Le risposte a carciofo capitano nella vita reale e sui social network.
A me capitato di aver detto o scritto dei vaffanculo dei quali mi sono
pentito. O dei quali non mi sono pentito. Ma la mia reazione, talvolta
spropositata, talvolta rivendicata, in ogni caso forte, non mai dipesa dal
mezzo espressivo.
Chi non sa controllarsi in una conversazione orale, quasi sicuramente non
sar in grado di farlo neanche in una scritta. E viceversa. Se uno parla male,
scrive male. Se in testa ha una fotografia di societ in cui la donna sta un
gradino sotto luomo, probabilmente le foto che condivider su Facebook
saranno sessiste. Se uno parla sbagliando i congiuntivi li sbaglier anche
nella scrittura; ma non sar togliendo a questa persona i tasti da premere che i
suoi congiuntivi miglioreranno. O che la sua idea di societ patriarcale
scomparir. I social network sono uno strumento, niente di pi e niente di
meno. Dare la colpa a Facebook perch scatena la rabbia delle persone
come dare la colpa al cane per aver fatto la pip in salotto. Il cane fatto cos,
ha mille pregi, ti salta in braccio per salutarti, ti d un affetto incondizionato,
ma se tu non lo educhi, non lo porti fuori e al contrario gli metti un tappetto
sotto il sedere, quello ti fa la pip in salotto, naturale. Tocca a te conoscerlo
e migliorarlo. Io la penso cos.
Io, tra laltro, sono contrario agli esempi che non siano singoli gesti ma
persone, perch lesempio somiglia a un modello, e i modelli sono tutti uguali
e a me le cose tutte uguali fanno paura. A me piacciono le differenze e
godo nel fare lamore con la diversit.
Per questo parlo poco di santi e cardinali, e preferisco drogati e carcerati, i
senza dimora, gli ultimi della fila e gli esclusi dai banchetti.
E penso che lesempio migliore, per vecchi e giovani, resti la vita vera.
Quella stropicciata, un po strappata, incasinata e che non ha niente a che fare
con i modelli. Credo che lesempio migliore sia buttarli nel cesso, i modelli.
Per conoscere tante storie, questo s, andandole a scovare e provando a
intrecciare quelle degli altri con le proprie, qualunque sia il punto di partenza,
aiuta a vivere meglio.
Sempre con rispetto, figlie mie, ricordatevelo. Un rispetto enorme per le
curve e gli inciampi degli altri. E anche rispetto per i propri, di inciampi.
Perch chi vive senza inciampi non un modello, solamente qualcuno che
ha rinunciato a camminare.
Io, dei perfetti, ho paura perch secondo me nascondono il morto
nellarmadio. A me piacciono le imperfezioni, sono fatto cos.
Cara Margherita,
il momento del nostro Credo. Di dirti in cosa crediamo e quali saranno i
valori con i quali proveremo a farti crescere, sperando che tu possa essere
abbastanza intelligente, e un po disobbediente, per poterli mischiare ai tuoi,
declinandoli con la vita che respirerai. Diciamo che ci accontenteremmo del
fatto che il nostro credo potesse essere lncora di unidea di amore che ti
permettesse comunque di non sbagliare, al di l delle tue scelte. Il babbo e la
mamma credono che ci sia stato Ges e che ci sia anche ora. Credono in
Dio, non sicuro il fatto della barba, quasi certo quello del vino, sui
miracoli chiss, sullamore che fa miracoli senza dubbio. Il babbo e la
mamma credono di amarsi, un po confusamente, e credono che anche questo
faccia parte dellamore. Sicuramente amano te senza confusione, e
nonostante le tue veglie notturne. Il babbo e la mamma credono che ci sia
vita dopo, almeno lo credono ogni tanto, ma credono che ogni tanto sia
meglio di sempre perch nellogni tanto c un dubbio, e noi crediamo che i
dubbi nella vita siano migliori delle certezze. Perch i dubbi non hanno mai
condannato a morte nessuno, mentre i certi hanno bruciato varie sorelle tue.
Il babbo e la mamma credono pi nelle minoranze che nelle maggioranze, e
anche se ogni tanto lidea di vincere da soli ci intriga come il suono dei
dindini sputati da una slot machine, continuiamo a credere che si vinca
insieme oppure non si possa chiamare vittoria. E che le slot machine siano
una roba schifosa detassata da gente cattiva. Il babbo e la mamma credono
di aver scelto bene nel darti tre nomi: Margherita Laila Didala, senza virgole
allanagrafe, cos ogni volta che scriverai il tuo nome penserai a Laila e
Didala, le partigiane che al tuo babbo insegnarono cos lamore.
Cara Margherita, crediamo che tu abbia il diritto di sbagliare, e
probabilmente succeder. Il problema non sono gli sbagli, ma le mancate
ripartenze. Perci noi stasera preghiamo per le ripartenze che ti
accompagneranno, e preghiamo muovendoci, perch il babbo e la mamma
credono che chi prega da fermo sarebbe meglio si muovesse pur senza
pregare. La mamma e il babbo credono che non ci sia differenza fra gli
uomini e le donne. Non sappiamo se Dio sia maschio o femmina,
probabilmente ogni tanto cambia, e sicuramente con meno fatica di chi
costretto a farlo qua, nato o nata in un corpo che non riconosce.
Cara Margherita, crediamo che chi scappa dalla guerra o dalla fame
abbia ragione, e noi il piacere dellaccoglienza. Crediamo che un
clandestino sia ancora pi simpatico di chi arriva in Italia gi con un lavoro,
perch al primo laccompagna una sfiga in pi e Paperino due spanne
sopra Gastone.
Cara Margherita, crediamo che Dio, Allah, Budda siano specificit simili,
come dire Margherita, Caterina o Al.
Cara Margherita, tu hai babbo Saverio e mamma Beatrice, ma se avessi
avuto due mamme o due pap crediamo che sarebbero stati brave mamme o
pap allo stesso modo, perch la genitorialit non la fa lorientamento
sessuale. Noi crediamo cos.
Cara Margherita, in breve anche se non siamo stati brevi, crediamo che
lunica famiglia naturale sia quella che si fonda sullamore e
sullantifascismo, e scusa per la ripetizione.
Sorridere non ha controindicazioni
***
In ogni caso, se quando avrete let per essere presenti sui social (e let la
decideremo io e la mamma, perch anche questa una delle scelte che ci
competono) la met dei vostri amici pubblicher opinioni che voi non
condividerete, la palla passer nelle vostre mani. Personalmente consiglio il
tasto rimuovi dagli amici, perch met degli amici che la pensano
diversamente da voi sulla vita, la scuola e lamore, sono un bagaglio troppo
pesante da portarsi dietro. E poi vi consiglio il tasto trova nuovi amici. Che
una funzione Facebook, ma soprattutto un tasto invisibile che entra in
modalit attiva ogni volta che uscite di casa e alzate lo sguardo verso gli altri;
ed un tasto che funziona meglio se increspate leggermente le labbra
allins, in modalit sorriso. Insomma come un emoticon, ma con la vostra
faccia.
Lo so, bambine mie, che adesso vi sembra un discorso senza capo e senza
senso, perch un sorriso sapete benissimo cos, e siete in quellet in cui
pi facile ridere che stare serie. Per let aumenta e i sorrisi diminuiscono. E
qualche volta diminuiscono cos tanto che per tornare a sorridere bisogna fare
grandi sforzi, e allora penso valga la pena e il gusto ricordarvi ora che
sorridere funzione gratuita e d soddisfazioni enormi. Il bugiardino del
sorriso non contiene controindicazioni e nessuna casa farmaceutica si
arricchisce se lo usate. Anzi: abusatene. Sorridete sempre o quasi sempre.
Fate spazio al sorriso, quando arriva. Non lo limitate, non lo respingete.
Usatelo per chiedere un favore, per spiegare un concetto, per chiedere di
andare in bagno, usatelo quando avete finito di studiare ma anche quando
state per iniziare a farlo. Sorridere fa bene a se stessi e agli altri. Sorridere
una figata come andare sulla Luna o farsi dare un passaggio in moto da Bruce
Springsteen.
Il sorriso spesso nasce da azioni banali: alzarsi in autobus per far sedere
qualcuno, chiudere la finestra se qualcuno ha freddo (anche se noi abbiamo
caldo), raccogliere un centesimo da terra anche se con un centesimo non si
compra niente. Frequentare il pub sotto casa e il museo in centro citt. Essere
gentili senza convenienza, con il professore e con il bidello, con il vigile
urbano e con il mendicante. Pi con il mendicante che con il vigile urbano. :)
Cyberbullismo
Cara Caterina, cara Margherita, le parole fanno pi male dei pugni, si dice
spesso. Io non so se sia vero, anche perch chi usa violenza fisica
laccompagna sempre con quella verbale, mentre chi usa violenza verbale
non detto che pratichi anche quella fisica.
Chi usa il web per fotomontaggi e attacchi si chiama leone da tastiera,
che per non bello come i leoni della savana, anzi. I leoni da tastiera sono
tronfi, mentre il leone nella savana non ha bisogno di essere superbo, sicuro
nella sua tranquillit. La superbia una necessit degli inferiori. Il vanto,
uguale. Il leone nella savana non retorico, ampolloso, volgare. Il leone nella
savana non attacca, se non per completare la catena alimentare. Invece il
leone da tastiera attacca per sentirsi qualcuno, partendo dalla nullit che ,
cercando un brivido di eccitazione che incapace di provare con la bellezza,
e allora lo cerca provando ad affossare gli altri, portandoli al suo livello di
fogna.
I cyberbulli quasi sempre scrivono male, perch chi pensa male di solito
scrive peggio. Confondono le h, sbagliano le virgole e invertono il cuore
con i piedi. E fanno male, quando colpiscono, perch non sono in grado di
controllare il colpo. Non fanno satira, ironia o black humour. Non vogliono
farlo, non sanno farlo. Sparano, i cyberbulli, scegliendo qualcuno diverso da
loro. E poi guardano leffetto che fa.
Come lassassino che torna sul luogo del delitto per guardare i rilievi della
polizia e capire cosa provoca la vista del sangue per terra alla gente che
passa.
Io non sono tenero con i cyberbulli, perch pu darsi che abbiano avuto
una brutta vita pure loro, ma il mondo pieno di gente che ha avuto una
brutta vita, o una pessima infanzia, ma non gode nel sottomettere gli altri.
Voglio che vi sia chiaro un concetto, figlie mie: quello che fanno questi
tizi non un gioco, o uno scherzo, bens unazione violenta e ripetuta, molto
peggiore dello scrivere su un muro, attaccare un chewing gum sotto la panca
in chiesa o fare pip in mezzo a una strada gridando: Harry Styles ti
amoooo!!.
Per tutti questi motivi bisogna prendersi cura di chi vittima ma anche dei
carnefici, soprattutto in et scolare, spingendoli alla consapevolezza e al
cambiamento.
Le cose importanti si fanno durante il periodo della scuola, l che si pu
(o non si pu) diventare cittadine e cittadini. Ecco perch penso che le cose
fondamentali nella vita siano tre: laria, lacqua e la scuola. Poi, certo, anche
un bign al cioccolato ogni tanto.
Ho avuto paura delle risonanze magnetiche. Una, due, tre, quattro, non
ricordo neanche pi quante, ma tutte le volte ho avuto paura. Io e la mamma
fuori, a contare le mattonelle. A bere piccoli sorsi dacqua da quelle
bottigliette di plastica a un euro, o un euro e cinquanta, sorsi da uccellini per
farla durare altri sorsi ancora, per avere qualcosa da fare senza dover tornare
al bar, che magari il dottore esce proprio nel momento in cui siamo al bar,
secondo la legge di Murphy e lesperienza mia.
Ho avuto paura e il sedere pesantissimo da non volermi pi alzare, per la
paura.
E lattesa, prima venti minuti, il minimo per una risonanza. Poi
venticinque, magari lanestesia non ha fatto subito effetto. Qualche volta
capita. Poi trenta, trentacinque minuti.
Forse allora le hanno fatto anche il contrasto con il liquido, per vedere
meglio. Poi quaranta, quarantacinque minuti. Perch lanestesia non ha fatto
effetto e in pi le hanno fatto il contrasto, ritardi che si sommano. Poi
cinquanta minuti. Magari stanno aspettando che si svegli, dopo lanestesia,
cos ce la danno che gi sorride. Poi unora. Sessanta interminabili minuti.
Eh, magari il dottore prima di iniziare andato in bagno a fare di quella
grossa che gli scappava. Ci sta. Non che i dottori non vadano mai in bagno.
Anzi, se gli scappa forte ci vanno anche prima di una risonanza magnetica
importante. Ci vanno prima apposta, perch non che ci possano andare
durante. Insomma tutte le paure, e ogni scusa, per non dire a noi stessi: forse
hanno trovato qualcosa che non va, per questo la risonanza magnetica alla
testa dura cos tanto.
***
S, ho avuto paura, Caterina, e te lo dico ora che stai costruendo con il Lego
la casa pi bella del mondo e riprenderai a leggere dalle prossime righe e non
queste.
Ho avuto paura, Caterina, perch la risonanza magnetica era la tua, e in
quei casi anche ai babbi supereroi gli tremano le gambe e vorrebbero esserlo
davvero, un dio onnipotente. E invece sono dei babbi fragili.
Poi, una volta, ho avuto paura degli hater. Non in generale di tutti gli
hater. Quelli che mi insultano (e vabb) e mi minacciano (e vabb di nuovo),
ci sono sempre stati. Amen. Ma una volta accaduto che le minacce si siano
organizzate in un presidio sotto casa. La stessa casa che mia, della mamma
e anche vostra, care Caterina e Margherita. Ma facciamo un passo indietro.
Era un evento organizzato per il 21 gennaio del 2016, tre giorni prima del
mio compleanno, un modo per farmi la festa, come spiegavano nei
commenti. Il titolo del ritrovo era: Travestirsi da profugo e chiedere asilo a
casa Tommasi. Lorganizzatore era Sinistra Cazzate e Libert, un gruppo
di estrema destra presente su Facebook e che fa il verso al disciolto partito
Sinistra Ecologia e Libert. In 24 ore oltre 1.200 partecipanti allevento,
nomi e cognomi reali. E altri 1.700 interessati. In 24 ore. Sarebbero venuti
tutti? No, ovviamente, alcuni risiedevano lontanissimo, anche se il primo
appuntamento era nei pressi delluscita del casello autostradale, a due
chilometri da casa mia, alle 23:00. Per poi arrivare da me a mezzanotte,
precisi come un ospite indesiderato. Precisi come il pranzo della domenica,
ma senza il pranzo e tutti contro il padrone di casa.
Era un evento vero? Sarebbero venuti veramente sotto casa mia a
mezzanotte? S, perch la creazione di eventi fintamente goliardici uno dei
modi in cui questa gente riesce a organizzare la partecipazione a eventi reali,
ma illegali. Illegale come sarebbe stata la manifestazione sotto casa mia,
perch nessuna manifestazione pu essere organizzata a mezzanotte sotto
casa di un giornalista che racconta le storie dei migranti in fuga. A maggior
ragione se a quellora, presumibilmente, il giornalista sta dormendo con sua
moglie e le sue due bambine, allepoca una di tre anni e mezzo e laltra di
quattro mesi appena compiuti.
Mi chiam la Digos per invitarmi caldamente a una denuncia che
permettesse loro di agire. Cosa che feci. stata lultima volta in cui ho avuto,
davvero, paura.
La paura non era per la massa di persone, la paura era per qualcuno
eccitato dallopinione della massa, qualche cane sciolto, lupo solitario,
bischero senzanima, che forse non si sarebbe limitato a suonare il
campanello e fare un po di rumore davanti alle finestre, ma avrebbe cercato
laggressione fisica per legittimare se stesso verso il gruppo. Che poi
pubblicamente avrebbe condannato, e privatamente esaltato, latto e il suo
artefice. Sono stato obbligato, in questi anni, a imparare le dinamiche di
questi gruppi.
Cara Caterina, cara Margherita, qui dovrei spiegarvi cosa un hater con
un esempio comprensibile anche per voi. Ci provo ma sul risultato non
garantisco, come dissi alla vostra mamma quando preparai il mascarpone per
il tiramis.
Lhater il bambino dellasilo che se ti vede prendere una macchinina te
la strappa di mano, ma poi non ci gioca. Lhater il bambino dellasilo che se
ti vede giocare con una bambola te la toglie dalle mani e la impicca
allattaccapanni. Lhater il bambino dellasilo a cui non interessa giocare,
vuole solo che tu smetta di divertirti. Lhater il bambino dellasilo che
mentre fai pip ti d una spinta per farti pisciare sulle scarpe, e se potesse
sradicherebbe il water per fartela fare sul pavimento e poi dire a tutti: Non
sa neanche centrare il buco del water. Cara Caterina, cara Margherita, lo so
che allasilo non esistono bambini cos cattivi, infatti gli hater sono una cosa
da adulti, ed a loro che ora cerco di spiegarli.
Quelli pi vili, per, sono quelli che offendono gli altri per attaccare me,
come quelli che commentano sotto i video che realizzo con i ragazzi e le
ragazze con la sindrome di Down, rivelando lintelligenza di un tubetto di
senape scaduto.
Come Carlo qualche tempo fa: Tu Saverio sei handicappato come loro.
S, sono come loro, fu la mia risposta.
Cara Caterina, cara Margherita, avrete capito che gli hater meglio
perderli che incontrarli, ma questo non dipender da voi. Perci ricordate
sempre almeno due cose: qualche hater ogni tanto aiuta a rinsaldare la stima
in se stessi. Leggere qualcuno che vive sputando odio e sbavando cattiveria,
infatti, a me fa sempre pensare una cosa del tipo: Che culo ho avuto a non
essere nato bischero come lui, e mi sento subito fortunato.
E la seconda cosa che dovete ricordare questa: non dategliela mai vinta.
Non evitate di mettere il volto nelle cause, anzi coltivate la vostra voglia di
metterci la faccia. Se avete voglia di scrivere, fatelo, senza paura della loro
reazione; se avete voglia di tuffarvi fra le onde, di gettarvi con il paracadute,
di prendere un anziano per mano, di offrire un gelato a un barbone, fatelo.
Vivete e non smettete di amare solo perch qualcuno nel mondo ha scelto
lodio.
Cara Caterina,
con gli aggettivi qualificativi fai un po di confusione. Ora siamo nella
fase piccola e grande. Se ti dico: Caterina il giubbotto mettilo da sola,
ormai sei grande, mi rispondi: Noooon sonoooo grandeee! e batti i piedi
per terra. Se ti dico: Aspetta ti aiuto ad allacciare le scarpe, ancora sei
piccola, mi rispondi: Nooon sono piccola, Margherita piccola. E in
fondo hai ragione, perch piccolo e grande sono concetti relativi. Hai tre
anni in pi di Margherita, perci Margherita piccola e tu sei grande. Io ho
trentotto anni e sono il pi grande. Tu sei grande per toglierti il giubbotto,
abbastanza grande per ridere quando ascolti una battuta, ma per certe battute
sei troppo piccola. Questo ti confonde, e confonde anche me, ti assicuro. E in
fondo questo che non mi piace degli aggettivi qualificativi: troncano con
laccetta e non si possono sfumare. Sembra che spieghino tutto ma non
raccontano niente, e pi ne usi pi confondi. Gli aggettivi qualificativi sono
facili come i pregiudizi e gli stereotipi, per questo sono bugiardi, anche se
pure facile un aggettivo qualificativo.
Gli aggettivi qualificativi per me sono come linvolucro del marzapane, e
come quello sono fastidiosi, perch non mi permettono di capire le persone e
rallentano larrivo alla mia fetta di dolce.
Gli aggettivi qualificativi, per me, potrebbero toglierli dal vocabolario.
Sono come linciampo in un cammino. C di peggio, per carit, mentre
cammini potresti cadere in una buca profonda tre metri e schiattare, ma anche
gli inciampi sono fastidiosi. Magari sto pensando al primo bacio della mia
vita dato una domenica pomeriggio di febbraio in una discoteca a Scandicci e
inciampo, e il ricordo vola via. Oppure ripenso allodore delle patatine
appena fritte che compravo di ritorno da scuola, in rosticceria, alle scuole
medie. Mille lire, costavano. Per potevi anche dirgli cinquecento lire per
favore e il signore con il bancone unto e gli stracci a giro te ne dava la stessa
quantit o quasi, solo due o tre in meno rispetto a quello che pagava mille
lire; non la met, per. Era una sfumatura bella della vita fuori dalla scuola.
Tecnicamente era uningiustizia, ma ribaltando la prospettiva era solo un
favore a chi aveva la met dei soldi, e non toglieva niente allaltro. Ecco,
quella per me stata la prima forma di redistribuzione dei beni. Il primo
socialismo reale applicato a cui ho assistito. E funzionava alla grande. Perch
quando avevamo i soldi pagavamo volentieri anche mille lire, perch noi
ragazzini sapevamo che sarebbe stato un investimento per quando ne
avessimo avute solo cinquecento. Un anticipo senza bisogno di dire che fosse
un anticipo. Mi ricordo che poi arrivavano i ragazzi pi grandi, chiedevano
duemila lire di patatine e a loro il signore con il bancone unto dava anche i
pezzi di polenta. Ma glieli metteva dentro il sacchettino senza sorridere, e
glieli pesava sulla bilancia, per stare attento a non esagerare.
Poi un giorno il tizio con il bancone unto e gli stracci a giro morto e il
locale lha comprato un altro tizio. Il tizio altro ha ristrutturato il locale,
facendone una rosticceria bellissima dove non ci sono pi gli strofinacci a
giro, il bancone pulitissimo e se mentre serve un cliente gli cade una
patatina in terra non la rimette nel cesto insieme alle altre facendo finta di
niente. Ora, per, in quella rosticceria bellissima gli studenti delle medie non
vanno pi e tutta quella bellezza non unta serve a poco. Non pi tempo di
socialismo realizzato, questo ho capito io, neanche nel percorso scuola media
Ghiberti-casa mia in via Cecioni 107, dove abitava anche il mio amico
Federico, quello che aveva il Commodore 128 e con cui un giorno
decidemmo di costruire un robot super intelligente per fargli fare tutte le cose
che avessimo voluto, comprese le pulizie di casa e giocare a pallone e volare
sulla Luna. Unidea che non ho ancora abbandonato del tutto, e sono
convinto neanche Federico.
Questo per dire che gli inciampi distraggono dai ricordi belli, per magari
inciampi in due euro e ti compri pasta e cappuccino gratis, che sono sempre
un buon alimento, migliore di qualsiasi aggettivo qualificativo, che non ha
sapore e sfumature.
Nessuno nasce cattivo
Cara Caterina,
una volta ti ho fatto una foto mentre dormivi, perch mi mancava il tuo
baccano. Era come se dimprovviso non avesse avuto pi senso, per me, stare
in casa senza le tue corse per le stanze in cerca di Minnie piccina? Dove sei
Minnie piccina?. Con te che dormivi, la casa era diventata silenziosa. Forse
avevo bevuto un po, o forse quella sera ero solo particolarmente innamorato,
ma improvvisamente avevo capito: mi mancavi. Ogni volta che ti addormenti
mi manchi. Mi mancano le tue bizze, i piedi sbattuti a terra, il tuo tono di
voce sempre pi alto di due decibel, mi mancano i giochi buttati sul tappeto,
sul divano, una volta trovammo anche un pallone attaccato al lampadario,
chiss come cera finito. E quella sera mi mancava pure il libro della Peppa
Pig, quello che ti avevo appena letto per farti addormentare. Avrei voluto
ricominciare a leggerlo, avrei avuto voglia di raccontarti ancora una volta di
Peppa e della gita in treno, di Pedro Pony che perde il biglietto e che poi per
non perderlo pi lo nasconde sotto il cappello. Ed stato in quel momento
che ti ho fatto una foto mentre dormivi, per fissare quellattimo nella
giravolta del tempo, e ricordarmi per sempre di quellistante in cui mi era
presa voglia di svegliarti e dirti: Ehi, c troppo silenzio in questa casa.
Giochiamo? Ed con questa idea di bellezza, e di relazione padre figlia, che
poco dopo mi sono addormentato anche io, nel mio lettone nella stanza
accanto.
Poi due ore dopo, cara Caterina, ti sei svegliata urlando. E allora ho
pensato che era stata una fesseria bere quei sei bicchieri di vino a cena e
pensare che le tue bizze fossero divertenti e i giochi sparsi ovunque un
arredamento moderno. Perch le bizze, i pianti, i piedi sbattuti per terra e le
urla nella notte sono una cosa insopportabile. E i giochi, al buio, possono
diventare una trappola mortale per ogni tentativo di tornare a dormire in
silenzio. Bischero io ad aver pensato il contrario. Come quando a sedici anni
bevi troppo e abbracci gente che non conosci urlando ti voglio bene al
ritmo del tuo alito alcolico, e poi finisci a vomitare da solo sui piedi del
tronco di un albero mentre gli altri pensano: Bleah. Da questa storia ho
imparato due cose: primo, mai pi foto mentre dormi perch i bambini
fotografati mentre dormono sembrano morti. Non angioletti che riposano,
ricordatevelo, un bambino fotografato mentre dorme solo un corpo inerme
prima della tumulazione.
La seconda cosa che ho imparato, cara Caterina, la velocit con cui
possiamo cambiare opinione. Basta unora di sonno in meno, a volte. Per
questo vorrei che ricordassi sempre questa frase che soprattutto un
insegnamento: Ognuno sta combattendo una battaglia di cui non sai niente.
Sii gentile, sempre. Capito? Gentile. Perch non conosci mai, davvero, la
storia delle altre persone, e noi non siamo nessuno per giudicare, e soprattutto
non puoi sapere quante ore hanno dormito le persone accanto a te.
Cara Margherita,
siamo agli ultimi respiri di questo libro e non ho raccontato un solo
episodio in cui tu sia protagonista da sola, senza Caterina a fianco, sopra o
intorno. Me ne accorgo ora e penso sia una questione di et, in primis.
Caterina ha vissuto tre anni in pi, che a questa et significano il triplo del
tempo. Perci, almeno, il triplo delle cose da raccontare. Non solo questo,
per. Anzi, penso sia soprattutto una questione di sorellanza. Cio le sorelle,
come i fratelli, quando diventano due, non possono pi tornare uno. Come le
mele. Una mela buona e sufficiente per una merenda, ma se di mele te ne
fanno vedere due, e poi te ne tolgono una, tu guarderai la mela rimasta e
penserai sempre che c qualcosa che le manca, a quella povera mela solitaria
davanti a te. Ed la mela che non c pi, quello che manca. Perch tu per un
momento hai visto la somma delle mele, hai assaporato il risultato finale, e
quando uno ha visto avanti non si accontenta pi di quello che cera prima.
Non si torna a una sola mela, se hai visto come erano belle insieme, Caterina
e Margherita. Le sorelle si sommano e una volta sommate non si scoppiano
pi. Possono litigare, azzuffarsi, rubarsi i giochi e tirarsi i capelli, possono
perfino morire, ma saranno sempre due. E dovranno fare i conti fra loro, nelle
assenze e nelle presenze, con quel numero che le sovrasta: due. Laltra sorella
rimarr sempre il metro di paragone. Il tempo da cui far partire la conta di ci
che stato. Lappiglio che un tempo cera e che speriamo duri per sempre.
Per sempre, per, non durer, e allora speriamo che duri tanto tempo, come la
novella dello stento (che dura tanto tempo e non finisce mai) ma con meno
sofferenze e nessuno stento.
Siete una bella somma, voi due, care Caterina e Margherita. Ma siete
anche due individualit. Tu, Caterina, odi lavarti le mani, e tu, Margherita,
non faresti altro. Con i pennarelli ti colori le mani e poi vieni da me, o dalla
mamma, e a mani spalancate sotto i nostri occhi, dici: Eeeeehhh, e se non
capiamo ce lo spieghi meglio: Eeeh! Eeeh! Eeeh! e a quel punto chiaro
cosa significa: Ho le mani sporche, non so assolutamente come sia potuto
accadere ma ora devo lavarmele, mi metteresti il sapone per favore, che poi
tutto il resto so farlo da sola, soprattutto strusciare le mani una contro laltra,
anche se qualche volta mi scordo di chiudere lacqua e amo guardare le gocce
che dalle mani cadono fino al pavimento fino a formare un piccolo laghetto; e
poi pesticcio il laghetto con i piedi, fino a che lacqua del laghetto non
diventa marrone, perch mi piace molto lavarmi le mani ma odio lavarmi i
piedi? E tutto questo con un semplice Eeeehh. Se non sei un mito tu,
Margherita, non lo nessuno.
La bellezza dei bambini, di tutti i bambini, mica solo delle mie due
figliuole, che non hanno tempo. I bambini non hanno appuntamenti che
saltano, scadenze da rispettare, impegni presi se non quello di aver voglia di
giocare. Dire a un bambino veloce, siamo in ritardo, come dire a un cane
ti metto nella ciotola anche la cena, non finire ora tutta la pappa. Il cane
vive il momento, non programma, e se avr fame manger fino a riempirsi.
La cena un concetto lontano come lo era per lo Zanni, il pap di Arlecchino.
A proposito di scadenze e orari. Tu, Margherita, ami provare a metterti le
scarpe. Non ci riesci, hai solo un anno e mezzo, e pur sfiorando il successo,
quel piedino dentro quella scarpina, se qualcuno non ti d una mano, proprio
non si infila. naturale, ed naturale anche il fatto che tu ci provi e ci
riprovi. Ma non per un minuto, tu ci provi fino a che non ti interrompiamo,
indipendentemente dal fatto che siano trascorsi venti secondi o venti minuti.
E quando ti interrompiamo, tu ti arrabbi, e se ti arrabbi, gridi. Il tuo
eeeeehhh con il quale chiedi di lavarti le mani in questi casi triplica di
volume e diventa: EEEEEHHHH!! E che, tradotto, questa volta significa:
Come ti permetti di interrompermi? Credi forse che non sia capace di
mettermi una scarpa da sola? E anche se non lo fossi, e comunque non penso,
come credi che possa imparare, se le scarpe me le metti tu ogni volta? Voglio
provare da sola fino a riuscirci, e non ho niente di pi importante da fare per i
prossimi anni che imparare a mettermi le scarpe da sola.
Cara Margherita, pu darsi, ma dobbiamo uscire, il babbo e la mamma
hanno un appuntamento EEEEEEEEEHHHHHH!! (che tradotto:
Cosa me ne frega del vostro appuntamento andate a quel paese non voglio
vedervi mai pi e rumore di porta che sbatte). Adolescenza iniziata. Anni
sulla carta didentit: uno e mezzo.
State calmi
Cara Caterina,
stai diventando grande, me ne sono accorto stamani, mentre ti guardavo
fare colazione. Ti sporchi la bocca di lato, di marmellata, per meno di
qualche tempo fa. E ora la marmellata sulla bocca ti d noia; non proprio
fastidio, ma se ti dico pulisciti la bocca lo fai senza godere nello spalmarti
prima anche il resto della faccia di marmellata di mirtilli.
Mi sono accorto che stai diventando grande perch a cena bisogna
insistere per farti mangiare, come sempre, per quando hai fame dici: Ho
fame; non mugoli, non piangi, dici semplicemente: Ho fame, babbo.
Mi sono accorto che stai diventando grande perch rispondi con ironia. A
Irene, con cui fai psicomotricit, quando ti ha detto: Prova pi veloce, hai
risposto: Non ho mica quattro mani. A me, che ero tornato a controllare se
avevi messo le mutande nel verso dritto, e invece ti eri messa a giocare con il
Lego, e ti ho detto: Allora?? hai risposto: Allora un corno.
A me e alla mamma, che stavamo litigando, hai detto: State calmi,
altrimenti poi sono triste. E questultima cosa significa che tu avevi capito
pi di quello che, in quel momento, stavamo capendo io e la mamma.
Per questo dico che stai diventando grande, Caterina.
Figlie mie,
date la precedenza alla vita e non scordatevelo mai. Date la precedenza a
vecchi e bambini, sullautobus e in metropolitana. Sul filobus e in tramvai, o
sulla panchina di un giardino. I vecchi si siederebbero volentieri a terra
perch sono tornati mezzi bambini, ma non ce la fanno perch hanno le ossa
ammaccate e per questo hanno bisogno della vostra precedenza, e voi fateli
sedere, figlie mie, con garbo. Date loro la precedenza quando parlano e fino a
che non hanno finito, ascoltateli.
Ricordate che se un vecchio vi interrompe, probabilmente, ha ragione lui.
E quando sarete grandi cercate di non interrompere mai un bambino
mentre parla perch i bambini danno la precedenza alla vita e non sbagliano
mai.
La vita una questione di precedenze e di strade che si intrecciano.
Qualcuno pensa che ci sia un traguardo, alla fine, e corre con la busta della
spesa in bocca e il portafoglio in mano, ma il traguardo in quel senso non c,
e se ci fosse sono convinto somiglierebbe pi a una partenza che a un arrivo.
Date la precedenza alla vita.
Una macchia di pomodoro sul vestito, dopo un pranzo in compagnia, una
cosa buona. Il cesto dei panni pieno, la moka piena per un terzo, una camicia
stirata velocemente, un po di polvere sulle scarpe, le scarpe al sole in
terrazza perch puzzavano. Sono tutte situazioni in cui la vita balla a ritmo.
Il bordo della gomma delle scarpe che da bianco diventa a striature verdi,
perch lerba calpestata mentre corri fa questo effetto qua.
Il cestino della carta con la carta che straborda, ma invece di svuotarlo
premi la carta sul fondo per guadagnare spazio e tempo, perch hai cose
migliori da fare che svuotare un cestino proprio ora; oppure il mignolo del
piede sbattuto nellossatura di legno della culla, camminando di notte con la
luce spenta per non svegliarvi; la culla balzava avanti di mezzo metro, io mi
facevo male e voi vi svegliavate. Penso sia accaduto almeno dieci volte.
Altre cose che sanno di vita: il profumo del pane, una dedica su un libro,
un bacio alla stazione o dove volete voi, perch i baci profumano sempre di
vita.
E mi raccomando, datene tanti, di baci, a chi amate e a chi volete bene.
Non siate mai tirchie, in fatto di baci e di cioccolata.
Date la precedenza alla vita. Se trovate una chiocciola in mezzo alla
strada, spostatela. Non abbagliate i ricci. Seguite con lo sguardo la corsa dei
daini in campagna. Se potete, scuotete la tovaglia su un prato; non siate
ingorde, anche le formiche hanno fame.
Non urlate nei boschi, e se dovete tagliare un albero fatelo, ma mai a cuore
leggero.
Ascoltatemi sempre, poi scordate tutto e fate come vi pare; ma questo non
dimenticatelo mai: date la precedenza alla vita.
Iacopo Melio un ragazzo in carrozzina per una malattia dal nome strano
che ora non ricordo, ma non importante il nome della sua malattia, perci
neanche glielo chiedo e nel libro vi lascio con questo punto interrogativo.
Lho incontrato sulla strada del mio lavoro. Aveva risposto a un tweet della
ministra Carrozza. Lei aveva scritto: Io prendo il treno e lui aveva risposto:
Io vorrei prendere il treno, alludendo al fatto che in carrozzina prendere il
treno era complicato e bisognava prenotare lassistenza, non sempre
disponibile, almeno ventiquattrore prima. E parliamo delle grandi stazioni
ferroviarie, per le piccole non basta un cero alla Madonna, e non basta
neanche la Madonna.
Dopo averlo conosciuto ho capito che Iacopo non pu stare steso con la
schiena sul prato e guardare le stelle, perch la sua schiena un po
accartocciata e scivolerebbe di lato.
Ho capito che non pu masturbarsi quando vuole, perch i pantaloni,
senza un aiuto, non pu tirarli gi. E questa cosa vale anche per quando deve
andare in bagno.
Ho capito che ai biscotti pi buoni, al supermercato, lui non ci arriva
perch i biscotti pi buoni sono tutti pi in alto.
Poi ho riflettuto meglio e ho capito che le stelle le vedi anche se sei steso
su un lato, non importa stare con la schiena sullerba, che fa anche umido,
perch il cielo non labat-jour sopra il comodino, che sta a venti centimetri
e al massimo illumina il soffitto. Il cielo sta in cielo, e se guardi in alto, anche
se di lato, le stelle ci sono sempre.
Poi ho capito che non pu masturbarsi quando vuole, vero, per ha un
sacco di ragazze che ci provano, mandandogli messaggi in chat e fermandolo
per strada, perch la disabilit pu essere un limite, e certamente ogni tanto
una rottura, ma solo se tu glielo consenti. Per il resto, le persone con
disabilit sono come tutte le altre: alcune fanno lamore sempre e altre mi
somigliano.
E ho capito anche che i biscotti pi buoni, al supermercato, non sono
quelli in alto, ma quelli di fronte. E se proprio ti piace un biscotto di quelli
pi in alto puoi chiedere a un amico e lui te lo prende, altrimenti gli amici
cosa ci stanno a fare? Gli amici esistono per mangiare insieme i biscotti
migliori.
Con Iacopo Melio ho capito che le cose pi buone, e gli insegnamenti
migliori, capitano per strada, come a me capitato lui. successo con Iacopo
ed successo tutte le volte che, uscendo da me stesso, ho incrociato le vite
degli altri. S, le cose migliori le ho imparate dopo la scuola.
Per sia chiaro: io sono uno strenuo difensore della scuola, che pur con
tutti i limiti, i problemi e i casini, rimane il miglior luogo per la formazione
culturale di una persona. Erasmus compreso. Perci studiate, cazzo, e poche
storie. Per un pensiero, sopra gli altri: la cosa migliore che pu fare la scuola
trasformarci in spugne curiose, in persone capaci di apprendere anche dopo
aver terminato i cicli scolastici. Qualcuno lo chiama imparare dalla vita,
per a me sembra una dizione banale e preferisco pi qualcosa del tipo:
Imparare che pi siamo e pi ci si diverte. E pi si sa, meno cazzate si
dicono e meno problemi ci rimangono addosso.
I video che ho fatto
La mia storia, la mia cultura, fatta dalle storie che ho raccontato. Quante
volte ve lho detto? Mille, che se cancello le ripetizioni si dimezza il libro. Io,
da qualche anno, non sono capace di parlare di me senza parlare delle persone
che ho conosciuto e delle loro storie, che oggi sono anche le mie. Sono ricco
in modo assurdo, da questo punto di vista.
Su (quasi) tutti gli argomenti ho un esempio, un episodio, unintimit da
agganciarci. La mia memoria dimentica intere narrazioni per tenere al suo
interno sguardi, profumi e aneddoti. Ho raccontato cos tante storie da
arrivare a capire che le storie da raccontare non finiranno mai, e da non
sentirmi legato a nessuna di esse in particolare. Sono legato a tutte, perch io
sono quelle storie. Amo anche le storie di merda, perch hanno contribuito
alla formazione dei miei pensieri. Amo averle raccontate e denunciate.
Adesso che passato un po sono felice di essermi immerso anche in quelle,
non perch il tempo ammorbidisca i brutti ricordi, ma perch tracciare i
confini del nero serve a rendere pi netto il bianco. Che poi quello che fa
Saviano, meglio di me.
In quel posto l buono anche il gelato al puffo
Mi sono rotto una spalla e tu, Caterina, ci hai messo due mesi per capire che
il babbo tuo non invincibile, ma che la mia fragilit umana ancora pi
bella perch cos sono uguale a te che ti fai la bua quando cadi e fai hu
hu.
Facciamo un passo indietro. Ero a Brescia e stavo girando un video con
Ilaria Naef, una magnifica ragazza che fa salti ed evoluzioni in carrozzina.
Con la carrozzina, il suo abituale mezzo di spostamento, Ilaria fa zig-zag nel
fuoco e salti in pista, compresi quelli a 360 gradi. E lo fa con una naturalezza
contagiosa. Cos contagiosa che era tutto il giorno che mi pungeva: Dai,
Saverio, prova anche tu, fai un saltino con la bici. Cosa vuoi che sia. Anzi:
mentre lo fai ti riprendo e cos lo metti pure nel nostro video. E io, che amo
provare le cose nuove, ma soprattutto subivo il fascino di Ilaria, ho detto:
Ma s, dai, un saltino, cosa vuoi che sia, c pure la gommapiuma dove
atterrare. Tu fai i salti in carrozzina facendo il giro della morte, vuoi che io
non riesca a fare un saltino in bici? E infatti non ci sono riuscito.
Ho indossato tutte le protezioni, sono partito e mi sono sfracellato in pista,
senza neanche arrivare a saltare, per riuscendo a rompere un casco in
carbonio in due punti. Perch troppo facile atterrare sui cubi di
gommapiuma, i veri uomini si schiantano prima, in pista. E si fanno portare
via dallambulanza gridando: Ahi ahi ahi ohi ohi ahi ohi ahi.
A casa, Caterina, non capivi come potessi essermi fatto male. Male
braccio? e mi chiedevi di ripetere la stessa storia. E poi: Quando guarisci?
e cinque minuti dopo: Sei guarito ora? e poi: Dove tua bicicletta?
perch tu, in effetti, sai che io una bicicletta non ce lho e dunque non capivi
come potessi esserci montato sopra e caduto. Che a pensarci bene questo fatto
ha una sua logica, a meno che qualcuno la bicicletta non te labbia prestata.
Qualche giorno dopo hai capito e ti sei rilassata. Hai capito che anche il
tuo babbo pu farsi male ma poi guarisce, e, cosa ancora pi importante, hai
capito che non c niente di strano nel farsi male cadendo. Proprio come
succede a te. E che linvincibilit fisica una menzogna che sta solo nelle
pubblicit delle palestre a inizio settembre (in realt questo non credo tu
labbia capito, ma ci sei andata vicino).
Oggi, che sono passati due mesi ma ancora la spalla mi fa male e quando
mi distendo peggio che se Gasparri mi leggesse Ezra Pound nellorecchio,
Caterina venuta da me, sorridendo, e mi ha detto: Anche io ho male
spalla, esultando come Socrates dopo un goal. Che penso fosse il modo di
Caterina per dire: Caro babbo, ti voglio bene e condivido il tuo dolore.
Io, almeno, lho capita cos.
Ce la metto tutta
***
E infine, figlie mie, vorrei dirvi che sbaglierete un sacco di volte. E vorrei
dirvi che alcuni dei vostri sbagli saranno grandi. Uno, due, magari tre sbagli
grandi. Quanto grandi, per, non posso saperlo; e in ogni caso il mio
parametro di valutazione sarebbe diverso dal vostro, perci inutile stare qui a
misurarne la possibile circonferenza o lipotetico peso. Addirittura potrebbe
darsi che qualcuna delle cose giuste che farete a me sembrer uno sbaglio,
come alcuni dei vostri sbagli a me potrebbero sembrare delle scelte
azzeccatissime.
Lunica cosa sicura che sbaglierete, perch questo capita in ogni vita.
Quello su cui possiamo provare a influire, per, sono le ripartenze. Sono
quelle che fanno la differenza. Il problema non sono gli errori, figlie mie, il
problema sono le fermate prolungate senza rimettere in moto la vita. Gli
indugi lunghi arando il solito metro quadrato di terreno. Il freno a mano tirato
dopo il terzo giorno di disperazione.
Vi potr capitare di sbagliare la scelta della scuola superiore, o lopzione
delluniversit. Sbagliare fidanzato (o fidanzata), o la persona con la quale
passare la notte. Meglio non sbagliare, sintende. E meglio che di notti cos
ne passiate poche a prescindere :) Per, ecco, potrebbe succedere.
Potrebbe succedere di essere traditi da unamica, di fare una foto di cui vi
pentirete, girare un video imbarazzante; potrebbe capitarvi un sms bastardo,
una risposta cattiva a un genitore, una forca a scuola (se vi becco cavoli
vostri, patti chiari amore filiale lungo). Ma potrebbe succedere.
Pu accadere di non avere abbastanza coraggio per volare.
Per andare allestero.
Per dimettersi da un lavoro che non vi soddisfa.
Pu succedere di non avere abbastanza coraggio per leggere la realt, e
finire per piegarla arrivando a raccontarvi che quella realt l, piegata e
accartocciata, era il vostro sogno.
Ci vuole coraggio a fare un figlio, ci vuole coraggio a posticipare lidea di
un figlio. A scegliere linseminazione, a volere ladozione.
Ci vuole coraggio a scegliere lamore, che un po passione e un po
cervello, con un pizzico di fantasia o anche due. Io vi auguro tutti questi
coraggio e tanti altri.
Vi auguro il coraggio, soprattutto, delle ripartenze. Ne avrete bisogno ma
ce la farete. La vita unavventura bellissima, come la vostra mamma.
Vi voglio un sacco di bene.
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