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SVEUILITE U SPLITU

FILOZOFSKI FAKULTET
ODSJEK ZA TALIJANSKI JEZIK I KNJIEVNOST

INES GRGURINOVI

LA COMUNICAZIONE COME PROCESSO

LA TESINA

Split, 2008. godina


INDICE:

1. Introduzione1
2. Complessit degli schemi e intensit della comunicazione.
3. Il procedimento comunicativo
3.1. I digrammi di flusso
4. La contestualizzazione del processo comunicativo2
4.1. Contesti sociali e contesti psicologici

5. Gli ultimi modelli3


6. Conclusione
1. INTRODUZIONE

Questa tesina tratta la complessit degli schemi e intensit della comunicazione, il


procedimento comunicativo e il suo sviluppo, insieme alla contestualizzazione del processo
comunicativo.

2. COMPLESSIT DEGLI SCHEMI E INTENSIT DELLA COMUNICAZIONE

Distinguendo gli atti comunicativi a seconda della loro frequenza ( intensit diacronica),
distinguiamo:
1.Comunicazione discreta o discontinua = comunicazione puntiforme, episodica, contingente
ed occasionale.
2. Comunicazione seriale= comunicazione reiterata, abituale.
3. Comunicazione continua= comunicazione routinizzata, modalit dei media radio- televisivi.

A seconda del numero e della qualit dei soggetti coinvolti ( intensit sincronica), si possono
distinguere tre tipi di comunicazione:
1. Comunicazione extrapersonale
2 Comunicazione intrapersonale
3. Comunicazione interpersonale

La comunicazione extrapersonale la forma pi generica, che ha luogo senza


partecipazione dell' uomo, ad esempio fra le due macchine. La comunicazione
intrapersonale comprende ci che avviene all' interno del soggetto: monologhi
interiori, riflessioni su se stessi o sulle relazioni con gli altri o con l' ambiente. La
comunicazione interpersonale, infine indica qualunque modo di comunicare fra due o pi
persone.

La comunicazione interpersonale pu essere a sua volta articolata in:


comunicazione binaria
comunicazione di gruppo
comunicazione globale ( estesa, almeno tendalziamente, alla societ nel suo complesso).

3. IL ' PROCEDIMENTO' COMUNICATIVO

L' analisi del procedimento comunicaivo tratta i vari costituenti dell' azione comunicativa e
pone sempre in rilievo una forte dipendenza dei singoli elementi dalle condizioni e contesti.
-La prima descrizione molto semplificata del processo comunicativo quella di Dante Larson
(1976).

3.1. I DIGRAMMI DI FLUSSO

Nella celeberrima relazione illustrata nello schema 4.2, la chiave dei processi di interazione
sociale cosiderata la relazione S> R ( Stimolo- Risposta). Qui, la comunicazione
concentrata sulla circolazione a senso unico dal soggetto comunicante ( o Condizionante) al
recettore passivo.
Due ingegnieri dei Bell Telephone Laboratories, Claude E. Shannon e Warren Weaver,
hanno sviluppato uno schema supportato da una teoria matematica dell' informazione
applicabile alle situazioni comunicative, sempre intese per come trasferimento di
informazione, sia che si tratti di esseri umani, di macchine o di altri sistemi.

In un qualunque sistema comunicativo esiste una informazione iniziale o input che viene
codificata mediante i segnali( ad esempio, onde elettriche) e trasmessa al destinatario, che ha
il compito di decodificarla. L' informazione finale o output spesso non identica all' input
iniziale perch durante il ciclo operativo possono verificarsi interferenze ( rumore) che
modificano il messaggio. Qui, l' elemento del feedback manca.

-Il modello semiotico. informazionale di Eco ( 1965) raffigurato nello schema 4. 4.


e coinvolge un complesso numero di operazioni emotive e cognitive, nel caso delle
comunicazioni interpersonali, ed in pi una serie di operazioni tecniche, produttive e
comerciali, nel caso delle communicazioni di massa.

4. LA CONTESTUALIZZAZIONE DEL PROCESSO COMUNICATIVO

Tra i modelli del tipo lineare, Wilburn Schramm ( 1954) propone i tre modelli dove si precisa
gradualmente il ruolo composito del trasmittente e del ricevente, che diventano
codificatore e decodificatore, manifestando funzioni molto pi interattive di quelle
consentite dall' essere considerate semplici polarit del canale di trasmissione.

Un altro modello particolarmente attento alle caractteristiche della ricezione del messaggio
quello suggerito da Gerbner (1956),dove si rivelano delle ricerche semiologiche e
sociopsicologiche. Considerato che M colui che risponde ad un evento E- e pu essere sia
un uomo che una macchina ( microfono, cinepresa ecc.)- Gerbner pone l' accento sulla grande
variabilit della percezione rispetto all' evento, sia da parte degli operatori ( Ei), sia da parte
del ricevente ( SEi).

Lo schema di Berlo ( 1960) si concentra sulle circostanze particolari che esercitano la loro
influenza su ciascuno degli elementi che strutturano il processo comunicativo.
La sigla SMCR ( Source, Message, Channel, Receiver) denuncia chiaramente il riferimento
agli elementi principali dello schema di Shannon e Weaver: fonte, messaggio, canale e
ricevente. Berlo propone uno sviluppo del modello in termini sociologici, rilevando l'
importanza della cultura e del sistema sociale in cui la comunicazione si svolge.

4.1. CONTESTI SOCIALI E CONTESTI PSICOLOGICI

Con il modello di Theodore M. Newcomb ( 1953), inizia l' evoluzione in senso circolare,
inclusa la ricerca psicologica.

I Riley inseriscono decisamente il processo di comunicazione all' interno del sistema sociale.
Sia l' emittente E che il ricevente R, durante il procedimento di scambio del messaggio, sono
influenzati dall' ordine sociale in cui sono inseriti. Finalmente, avviene il riconoscimento dell'
importanza del feedback.
Il modello di Dance ( 1967)- un ulteriore ed importante passo in avanti. In qualunque tipo di
modello circolare, la comunicazione finisce per ritornare al punto da dove partita, mentre il
concetto di elica, o di spirale, conserva i vantaggi sia della retta che del cerchio.

5. GLI ''ULTIMI MODELLI''

Le tre proposte teoriche: la comunicazione a mosaico di Becker, il modello di Andres,


Sttats e Bostrom e la comunicazione transazionale di Barnlund.
Il mosaico comunicativo di Becker implica l' idea che la gran parte degli atti comunicativi
mettono in connessione gli elementi del messaggio non soltanto con la situazione sociale
immediata, ma con altri elementi del contesto comunicativo: impressioni e comunicazioni
precedenti, commenti ecc.
Il modello di Anders, Staats e Bostrom sottolinea ancora una volta l' importanza dei fattori
contestuali e ambientali. L' aspetto circolare dello schema dimostra un' acquisizione della
centralit dell' elemento feedback.
Il modello transazionale di Barnlund indica tre gruppi di stimoli, fra loro interagenti: pubblici
( naturali e artificali), privati ( provenienti dall' attivit interiore) e comportamentali( iniziati o
controllati dal comunicatore stesso).
Il modello chiamato finestra di Johari (1975)- dall' unione delle lettere iniziali dei nomi
degli autori, John Luft e Harry Lungham), illustra i rapporti fra coscienza e consapevolezza
attraverso la bipolarizzazione tra ci che noto o ignoto a se stessi e ci che noto o ignoto
agli altri.
Si ottengono in questo modo quatro quadranti cui corrispondono diversi gradi di
consapevolezza e di coscienza esprimibili in un messaggio.

Ci si pu porre la domanda: perche si comunica? Watson e Hill elencano sette funzioni della
comunicazione, generalmente considerate come primarie dalla letteratura corrente:
Strumentale (per perseguire od ottenere qualcosa)
Suasiva ( per covincere qualcuno)
Informativa ( per dare o ricevere informazioni)
Espressiva ( per esprimenre le proprie emozioni)
Sociale ( per risolvere un problema)
Di stimolo ( come risposta a qualcosa che interessa)
Relativa ai ruoli ( richiesta da determinate situazioni).

6. CONCLUSIONE

Spero di essere riuscita a fare una buona introduzione per le mie colleghe alla conoscenza del
sviluppo dei processi comunicativi, i modelli e persone chiavi, e in questo modo, a facilitarle
lo studio.

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