sono tratti da The Humanities of Diet, The Vegetarian Society, Manchester, 1914 Traduzione dallinglese di Claudio Mapelli I edizione ebook: maggio 2015 ISBN 9788869443046 2015 Lit Edizioni Srl Tutti i diritti riservati Castelvecchi un marchio di Lit Edizioni Srl Sede operativa: Via Isonzo 34, 00198 Roma Tel. 06.8412007 fax 06.85358676 info@castelvecchieditore.com www.castelvecchieditore.com Henry S. Salt Letica vegetariana Traduzione di Claudio Mapelli Alcuni anni fa, in un articolo intitolato Nuovo Nutrimento Cercasi, lo Spectator lamentava il fatto che lapprovvigionamento alimentare attualmente adatto non alluomo civilizzato da scuole di cucina, ma a una razza di scimmie che si nutrono di frutta. Introduciamo banane, ananas, fichi, mele granate e una quantit di nuovi frutti, ma quello che serve realmente qualche nuovo e grosso animale, qualcosa che possa combinare il sapore della selvaggina con la sostanziosa solidit di una coscia di montone. Congetturando che deve esistere qualche quadrupede finora trascurato che pu fornire ci che cerchiamo, lo Spectator procedeva a effettuare un ansioso inventario delle risorse mondiali, sottoponendo a turno i roditori, i pachidermi e i ruminanti a un accurato esame, nel corso del quale venivano coscienziosamente discusse persino le credenziali dei facoceri. Alla fine sono stati i ruminanti a vincere la competizione e la scelta caduta sullantilope, che stata investita dellelevato incarico di fornire nuova carne per luomo civilizzato. Non in questo senso che ho intenzione di parlare della civilt della dieta. Non sono stato contagiato dallentusiasmo mostrato dallo Spectator per la scoperta di qualche quadrupede finora trascurato, e non ho nessuna voglia di vedere file di antilopi sventrate appese in mostra nelle nostre macellerie. Al contrario, suggerisco che nella misura in cui luomo veramente civilizzato, non da scuole di cucina ma da scuole di pensiero, dovrebbe abbandonare le barbare abitudini dei suoi antenati carnivori e progredire gradualmente verso un pi puro, pi semplice, pi umano e quindi pi civilizzato sistema dietetico. Molti segnali indicano che il pubblico sta diventando consapevole del fatto che esiste la possibilit di una riforma alimentare. Laccettazione di unidea cos nuova segue sempre uno strano procedimento, e deve passare attraverso diverse fasi. Per prima cosa, c un tacito disprezzo; si passa in seconda istanza a mettere apertamente in ridicolo lidea; poi subentra una pi o meno rispettosa opposizione; e, infine, una parziale accettazione. Durante la terza fase, per coloro a cui giunta notizia dellipotesi vegetariana, la discussione spesso complicata dal modo in cui gli oppositori della nuova idea non riescono a cogliere il reale argomento proposto dai riformatori, e allegramente introducono alcuni concetti esagerati, distorti o del tutto immaginari approntati da loro stessi; dopo di che procedono a discutere partendo da una base errata, attribuendo ai loro antagonisti scopi e intenti travisati, impugnandone poi trionfalmente la rilevanza o coerenza logica. quindi di fondamentale importanza che, nel trattare il problema della riforma alimentare, riusciamo a capire esattamente quali sono gli obiettivi che i riformatori stessi si propongono. Lasciate innanzitutto che spieghi cosa intendo quando definisco quella vegetariana una nuova idea. Dal punto di vista storico, naturalmente, non per niente nuova, sia come precetto che come pratica. Gli abitanti del mondo sono sempre stati in gran parte praticamente vegetariani, e intere razze o sette lo sono state per principio. Il canone buddista in Oriente, e quello pitagorico in Occidente, approvavano lastinenza dalla carne come cibo sia con motivazioni umanitarie che di altro tipo; e negli scritti di filosofi pagani come Plutarco e Porfirio troviamo unetica umanitaria particolarmente elevata che, dopo avere subto una lunga repressione ecclesiastica durante il Medioevo, ricomparsa, seppure inizialmente in forma attenuata e irregolare, nella letteratura del Rinascimento, per riapparire in modo pi definito nel XVIII secolo con la scuola denominata della sensibilit. Ma stato soltanto dopo lepoca di Rousseau, a partire dalla quale va fatto risalire il grande movimento umanitario del secolo passato, che il vegetarianismo ha cominciato a definirsi come sistema, come appello ragionato allabbandono della carne come cibo. In questo senso si tratta di un nuovo principio etico, del quale soltanto ora si inizia a comprendere limportanza a livello generale. Parlo di principio etico, perch non ci sono dubbi sul fatto che il motivo principale della scelta vegetariana sia quello umanitario. Sia laspetto igienico che quello economico giocano la loro parte e una parte rilevante in un ragionamento complessivo sulla riforma alimentare; ma il sentimento che sta alla base dellintero movimento e che lo anima listintivo orrore per la macellazione, specialmente per la macellazione degli animali che vantano un livello pi alto di organizzazione, che appaiono cos umani, cos strettamente simili alluomo. Lasciate che citi un breve passaggio dalla prefazione al libro The Ethics of Diet di Howard Williams, un noto libro di testo del vegetarianismo.
stato appropriatamente detto,
nota Mr. Williams, che il cammino verso la realizzazione di una riforma dietetica procede per gradi, e che se anche venisse compiuto uno di questi passi, gi quel singolo passo non sarebbe privo di importanza e di influenza sul mondo. Inutile aggiungere che quello di lasciare per sempre dietro di s la barbarie di massacrare esseri a noi comuni i mammiferi e gli uccelli il pi importante e influente di tutti. Sia quindi ben chiaro che questo passaggio il primo gradino, come lha definito Tolstoj, in uno schema di esistenza umana stato il principale oggetto di tutta la propaganda vegetariana fin dalla istituzione della Vegetarian Society, nel 1847. Garantire la discontinuit con le scioccanti e disumane pratiche che sono inseparabili dal mattatoio: questo, e non teorie astratte di astinenza da tutte le sostanze animali, n una schizzinosa avversione verso la sostanza peccaminosa, stato lobiettivo dei moderni riformatori alimentari. Essi sono, inoltre, ben consapevoli che un cambiamento di questa portata, che implica una riconsiderazione del nostro atteggiamento complessivo verso gli animali inferiori, pu essere realizzato solo gradualmente; e nemmeno essi invitano il mondo come sembrano immaginare i loro oppositori a una decisione immediata e radicale, una rivoluzione nelle abitudini nazionali che deve essere discussa, votata e messa in pratica dopodomani, con la conseguenza di gravi rischi e dislocazioni per certi interessi ormai consolidati e venerati. Indicano semplicemente la necessit di un progresso verso una dieta pi umana, ritenendo, con Thoreau, che fa parte del destino della razza umana, nel suo graduale progresso, smettere di mangiare animali, cos come sicuramente le trib selvagge hanno smesso di mangiarsi tra di loro, quando sono entrate in contatto con organizzazioni sociali pi civilizzate. Ci sono, comunque, molti critici del vegetarianismo che non hanno afferrato questo principio etico e le cui obiezioni sono, pertanto, piuttosto irrilevanti. stato detto, per esempio, che nemmeno i vegetariani pi entusiasti si azzardano a negare che la distruzione di molti animali un requisito necessario allesistenza umana. Quale vegetariano permetterebbe che i suoi possedimenti venissero devastati da topi, ratti e simili animali infestanti? Permette a bruchi, lumaconi e lumache a chiocciola di divorare i prodotti del suo orto? Forse mette e tacere la sua coscienza con la riflessione che la distruzione degli animali nocivi un atto necessario. Forse il vegetariano opera una distinzione tra lindubbiamente necessaria distruzione degli animali nocivi per lorto e per la casa e lassolutamente non necessario (dal punto di vista vegetariano) massacro di buoi e pecore, che vengono allevati con nessunaltra destinazione che il mattatoio, dove vengono uccisi nella maniera pi barbara! Forse il vegetariano mette a tacere la sua coscienza con questa distinzione! Sarei portato a ritenere che labbia fatto. Non c da meravigliarsi che i riformatori alimentari appaiano come gente strana e irragionevole a coloro che non hanno compreso lautentica raison dtre della riforma alimentare, e che continuano a discutere come se la scelta tra la vecchia dieta e la nuova fosse una mera questione di capriccio personale o di variazione professionale, nella quale laspetto morale quasi irrilevante. A questa stessa incomprensione dovuta la futile obiezione che viene sollevata di continuo contro il termine vegetariano, quando qualche zelante oppositore si incarica di smascherare la convinzione errata di coloro che si vantano di vivere di verdure, e per includono regolarmente nella loro dieta uova, burro e latte. Naturalmente la questione semplice: i vegetariani non si vantano della loro dieta, n sono innamorati del loro nome; questo stato inventato saggiamente o no un buon mezzo secolo fa e, ci piaccia o meno, evidentemente destinato a durare finch non troveremo qualcosa di migliore. Vale la pena osservare che lobiezione non viene quasi mai mossa effettivamente nella vita quotidiana, nella quale il termine vegetariano implica un significato piuttosto definito, vale a dire un individuo che si astiene dal mangiare carne ma non necessariamente dai prodotti degli animali; la confusione verbale sempre opera di qualcuno che si propone di scrivere un articolo contro la riforma alimentare, e non trova niente di meglio da dire. Deriva tutto dalla nozione che i vegetariani sono ripiegati su qualche sorta di sterile coerenza logica, invece di tendere a un pratico progresso verso un modo di vivere pi umano lunico tipo di coerenza che in questa, o in qualsiasi altra branca della riforma, possibile di per s, o degna di un momento di attenzione da parte di ogni persona sensibile. Per dimostrare, comunque, che la questione del temporaneo uso di prodotti animali non stato eluso dai riformatori alimentari, cito il seguente scritto tratto dal mio Plea for Vegetarianism, pubblicato quasi trentanni fa. Lobiettivo immediato a cui tendono i riformatori alimentari non tanto il disuso di sostanze animali in generale, quanto labolizione della carne come cibo in particolare; e se riusciranno a indurre i loro oppositori allimportante ammissione che in realt luso della carne come cibo non necessario, potranno permettersi di sorridere in risposta alla banale obiezione che la sostanza animale continua ad essere usata nelle uova e nel latte Sono ben consapevoli del fatto che anche i prodotti caseari non sono necessari e che se ne potrebbe fare del tutto a meno in un pi naturale sistema dietetico. Nel frattempo, comunque, un passo sufficiente. Riconosciamo prima il fatto che il mattatoio, con tutti gli orrori connessi, potrebbe essere facilmente abolito; una volta stabilito questo principio, sulla questione del totale abbandono dei prodotti animali si potr decidere in seguito. Il punto sul quale vorrei insistere che non il cibo animale quello che in primo luogo rifiutiamo, ma il cibo cattivo, il cibo costoso e quello non salutare. Se i medici, invece di cavillare sul termine vegetariano, raccomandassero ai loro pazienti luso di prodotti animali in sostituzione della carne macellata, sarebbe gi un grande vantaggio per lumanit della dieta. Va sottolineato, sia detto per inciso, che i dottori ammettono sostanzialmente lefficacia di tali sostituti; infatti, nella loro premura di accusare i vegetariani di incoerenza per luso di prodotti animali, essi candidamente contraddicono la loro stessa tesi argomentando che, naturalmente, con questa dieta i vegetariani stanno abbastanza bene! Per quanto riguarda quelle persone ultracoerenti che a volte scrivono che non varrebbe la pena di interrompere la pratica della macellazione dei bovini, se non si ponesse immediatamente fine alluso del latte vale a dire, coloro che pensano che una riforma pi grande inutile senza quella pi piccola e conseguente posso semplicemente esprimere il mio rispettoso stupore di fronte a un simile ragionamento. come se un viaggiatore fosse considerato troppo coerente nellintraprendere un viaggio perch potrebbe essere costretto a cambiare mezzo di trasporto lungo il tragitto. Ma, si dice, perch non introdurre metodi umani di macellazione, rimediando cos al principale aspetto negativo del presente sistema dietetico? Be, in primo luogo, parlare di macellazione umana, una volta che si sia stabilito che la pratica della macellazione del tutto non necessaria, una contraddizione in termini. Ma sorvolando su questo punto, e riconoscendo, come i vegetariani fanno volentieri, che ci sarebbe una notevole riduzione di sofferenza se tutti i carnivori si impegnassero per lobiettivo dellabolizione delle macellerie private e la loro sostituzione con ordinati mattatoi municipali, ci troveremmo ancora di fronte alla difficolt che cambiamenti di questo genere richiedono molto tempo per diventare operanti, contrastati come sono da potenti interessi privati, e alla realt del fatto che, anche nelle migliori condizioni possibili, la macellazione degli animali di pi grandi dimensioni deve comunque essere considerata una faccenda orribile e inumana. Il vegetarianismo, in quanto movimento, non ha assolutamente nulla da temere dallintroduzione di una forma migliorata di macellazione; in effetti, i vegetariani possono assumersi il merito di aver lavorato in quella direzione con non minore zelo dei carnivori, essendo convinti, come sono, che in una societ complessa come la nostra nessun individuo pu sentirsi esente da una porzione della responsabilit generale il marchio del macellaio impresso sulla fronte di ognuno di noi. Ma non ci sono pause nel progresso umano; e potremmo essere abbastanza certi che, una volta che la coscienza del pubblico fosse finalmente risvegliata su questo terrificante argomento delle macellerie, manterrebbe un certo interesse per una soluzione della difficolt molto pi radicale di un mero miglioramento dei metodi. Una cosa certa. impossibile per i carnivori trovare una giustificazione alla loro dieta dichiarando che gli animali dovrebbero essere macellati in modo pi umano; ovviamente doveroso introdurre prima i miglioramenti, e presentare le proprie scuse in seguito. Coloro che ammettono che il vegetariano, nella sua condanna delle macellerie, tocca un tasto dolente della nostra civilizzazione, spesso cercano di sfuggire allinevitabile conclusione che certe accuse sono rivolte non alluso di cibo animale, ma contro lignoranza, la noncuranza e la brutalit troppo spesso vigenti nelle nostre macellerie. Questo, comunque, un libello sui lavoratori che devono procurarsi da vivere col disgustoso mestiere della macellazione. Lignoranza, la noncuranza e la brutalit non sono prerogative soltanto dei rozzi macellai, ma anche dei compti signori e signore le cui abitudini alimentari rendono necessari i macellai. La vera responsabilit risiede non nello schiavo salariato, ma nel datore di lavoro. Sto solo facendo il lavoro sporco per te, stata la risposta di un macellaio di Whitechapel a un gentleman che aveva espresso gli stessi sentimenti appena citati. come se tu facessi quello che facciamo noi. A questo punto sarebbe probabilmente giusto offrire qualche descrizione dettagliata degli orrori perpetrati nei nostri mattatoi, dei quali potrei citare numerosi esempi riferiti da testimoni assolutamente affidabili. Se non lo faccio, posso assicurare ai miei lettori che non per il desiderio di non ferire la loro sensibilit; ritengo infatti che si potrebbe onestamente pretendere da coloro che mangiano carne di manzo o di montone che non si sottraggano alla conoscenza di fatti provocati dalle loro azioni; ci stato anche spesso detto che sono i vegetariani, non i carnivori, i sentimentali della situazione. Me ne astengo semplicemente perch temo che, se narrassi i fatti, questo capitolo non verrebbe letto. Quindi, prima di passare oltre, vorrei semplicemente aggiungere che in una certa misura i mali connessi alla macellazione si stanno aggravando, invece di attenuarsi, man mano che la civilt avanza, a causa delle pi complesse condizioni di vita urbana e dai viaggi sempre pi lunghi che devono subire gli animali nel loro trasferimento dallallevatore al macellaio. I mezzi di trasporto di bestiame dei nostri giorni riproducono, in forma aggravata, alcuni dei peggiori orrori delle navi degli schiavi di cinquantanni fa. Assumo quindi per stabilito, dal momento che non viene negato dai nostri oppositori, che lattuale sistema di uccisione degli animali per procurarsi cibo veramente crudele e barbaro, e rappresenta un diretto oltraggio a ci che ho definito umanit della dieta. anche unoffesa ad ogni senso di raffinatezza e buon gusto, dal momento che in questa questione laspetto estetico non dissociato da quello umanitario. Ha mai considerato, lartista, la storia della braciola che viene portata con tanta eleganza nel suo studio? No di certo. Non riuscirebbe a mangiarla, se ci avesse pensato. Ha dato da fare a un macellaio ( come se tu facessi quello che facciamo noi) per trasformare una bella creatura vivente in una orribile carcassa, che verr esposta insieme ad altre carcasse nel pi abietto prodotto della civilizzazione, la bottega di un macellaio, poi ha dato lavoro a un cuoco per dissimulare, nei limiti del possibile, lopera del macellaio. questo che intende lo Spectator con lessere umanizzati dalle scuole di cucina; io lo chiamerei essere disumanizzati. Passando davanti a una macelleria ho visto un programma di concerto appuntato in bella evidenza sul cadavere di un maiale, e ho riflettuto su quella suggestiva per quanto involontaria allegoria della Base dellArte. Nego che sia la giusta base, e sostengo che ci sar necessariamente qualcosa di porcino nellarte che viene tanto patrocinata ed esibita. Nove decimi delle nostre riunioni artistiche e letterarie, delle nostre funzioni sociali e dei pi sontuosi intrattenimenti sono contaminati dalla stessa fonte. Portate una bella ragazza a fare uno spuntino, e le offrite un sandwich al prosciutto! Il proverbio dice che da sciocchi gettare perle ai porci. Che dire della cortesia di gettare porci alle perle? Non rientra nelle mie intenzioni discutere nel dettaglio la possibilit di una dieta vegetariana; e non c nemmeno necessit di farlo. Ce ne sono prove ovunque: nella storia delle razze, nelle regole degli ordini monastici, nelle abitudini di un gran numero di popolazioni lavoratrici, nelle biografie di uomini famosi, nei fatti e negli esempi della vita quotidiana. Il punto di vista medico sul vegetarianismo, che allinizio (come nel caso simile dellastinenza completa dalle bevande alcoliche) veniva espresso con un decisamente negativo e minaccioso scuotimento del capo, largamente cambiato nel corso degli ultimi dieci o venti anni e, pur rimanendo sostanzialmente ostile, insiste pi sulla superiorit della dieta mista che sullinsufficienza dellaltra, mentre i solenni avvertimenti che venivano diretti allavventuroso individuo che aveva lardire di smettere di mangiare i propri simili ormai si sono trasformati in affermazioni pi generiche a proposito del fallimento del vegetarianismo a lungo termine, e su pi larga scala. Be, sappiamo cosa significa. quello che stato detto di ogni movimento vitale apparso a questo mondo. Significa che la gente comune, e gli ottusi, e le persone istruite, e gli specialisti, hanno bisogno di tempo per guardare in faccia nuove verit; ma le accettano, prima o poi. In pratica, la preferenza della classe medica per una dieta carnivora pu essere sintetizzata in due punti: che la carne pi digeribile, pi facilmente assimilabile delle verdure, e che sciocco limitare le fonti di cibo che (per citare Sir Henry Thompson) la natura ci ha abbondantemente fornito. La prima argomentazione, quella che riguarda la presunta maggiore digeribilit della carne, viene recisamente negata dai riformatori alimentari sul semplice piano dellesperienza, dal momento che la nozione secondo cui i vegetariani hanno labitudine di mangiare una maggiore quantit di cibo per ottenere lo stesso livello di nutrimento una di quelle divertenti superstizioni che non potrebbero sopravvivere per un solo giorno allo studio comparativo delle parti in causa. La mia convinzione personale che il carnivoro medio mangia una quantit almeno doppia di cibo rispetto a quella consumata da un vegetariano medio; e so che lesperienza di alcuni vegetariani testimonia una grande riduzione, piuttosto che un incremento della quantit di cibo ingerito. Per quanto riguarda la seconda argomentazione medica quella che si riferisce alla scelleratezza di rifiutare alcune delle elargizioni della Natura essa ignora la sostanziale esistenza della questione etica, che la principale istanza dei vegetariani; e neppure questo appello alla Natura ci colpisce per i suoi connotati particolarmente scientifici, dal momento che (etica a parte) potrebbe anche giustificare il cannibalismo come uno dei modi di mangiare carne. Possiamo immaginare quanto gli stregoni di qualche antica trib antropofaga abbiano deprecato linnovativa nozione civilizzata dellastinenza dalla carne umana, argomentando che sciocco rifiutare i benefici che la Natura ci ha abbondantemente offerto. Ma che dire dei fallimenti di coloro che hanno sperimentato la dieta vegetariana? Non verr irrimediabilmente bloccato il movimento dagli esperimenti di sei settimane del signor Tal dei Tali? diventato cos debole, sapete, che i parenti si sono preoccupati per la sua salute, ed stato materialmente costretto ad assumere qualcosa di pi nutriente. Tutti sintomi, vorrei far notare, che si possono osservare in migliaia di esempi simili negli archivi del movimento per la temperanza, e dimostrano piuttosto chiaramente non che lastinenza dalla carne come cibo o dallalcol impossibile, ma che (come ogni persona assennata potrebbe aver intuito) un grande cambiamento nelle abitudini di un popolo non pu accadere da un momento allaltro, o senza una certa percentuale di fallimenti. Ogni movimento propagandista, religioso, sociale o dietetico che sia, sicuro di attrarre a s una folla eterogenea di aderenti, molti dei quali, dopo aver sperimentato i nuovi princpi alcuni dopo una prova approfondita, altri dopo tentativi pi superficiali ritornano alle loro posizioni iniziali. Diamo quindi per assodato che unabitudine radicata come quella di mangiare carne probabilmente e, di fatto certamente in alcuni casi particolari, assai difficile da estirpare. E allora? Non era proprio questo che ci si aspettava da un cambiamento di tale portata? E, daltro canto, altrettanto certo che un gran numero dei fallimenti riferiti nove su dieci, direi sono causati dal modo poco convinto o sconsiderato in cui viene fatto il tentativo. possibile suicidarsi con una dieta vegetariana cos come con qualsiasi altra, se si tende a quella conclusione; e si potrebbe davvero quasi immaginare, data la straordinaria stravaganza mostrata a volte nella selezione degli elementi di una dieta, che certi sperimentalisti andassero in cerca di guai nei loro approcci al vegetarianismo, affrontando la cosa in modo da poter poi dire: Ci ho provato, ed ecco il risultato!. Conoscevo un uomo, un insegnante in una grande scuola pubblica, che ha provato col vegetarianismo; lo ha fatto sostituendo la carne con cavoli e patate. Dopo un mese di prova si sentiva molto fiacco e allora ha rinunciato. Un fattore importante nel successo di un cambiamento di dieta lo spirito con cui si intraprende questo cambio. Per quanto concerne la mera struttura chimica del cibo, la maggior parte delle persone pu senza dubbio, con una normale oculatezza nellattuazione del cambiamento, sostituire senza inconvenienti un regime alimentare vegetariano a una dieta mista. In alcuni casi, tuttavia, a causa forse del temperamento dellindividuo, o alla natura dellambiente in cui vive, il cambiamento presenta difficolt molto maggiori; e qui assume unimportanza fondamentale la differenza tra chi spinto da un sincero desiderio di fare il primo passo verso una dieta pi umana e chi sta semplicemente sperimentando per curiosit o per qualche altro banale motivo. Si tratta di unaltra prova del fatto che la base morale del vegetarianismo quella che sorregge tutto il resto. Ma non ci sono altre obiezioni sollevate contro la pratica vegetariana? Ah, quelle care vecchie credenze erronee, esistenti da tempo immemorabile eppure sempre nuove; come potrei parlare con mancanza di rispetto di quanto mi ha tanto spesso rinfrancato e divertito! Ogni riformatore alimentare ha una certa familiarit con esse: le argomentazioni basate sulla legge di natura, che ridurrebbe letica umana allo stesso livello di quella dei gattopardi o dei serpenti a sonagli; largomentazione della necessit-di- togliere-la-vita, che coscientemente ignora la pratica delle uccisioni non necessarie; largomentazione del grasso di balena o, per essere pi esatti, la domanda che-fine-farebbero-gli- eschimesi?, lunica risposta adeguata alla quale un sistema di emigrazione assistita dallo Stato; largomentazione per-il-mio-bene, che possiamo definire la credenza erronea di famiglia; quella che si chiede come-faremmo- senza-cuoio?, quella fosca immagine di un mondo senza scarpe convertito istantaneamente al vegetarianismo; e il disinteressato cosa-ne-sarebbe-degli- animali?, che prefigura il penoso vagabondare di mandrie di animali senza dimora che non riescono a trovare protettori di nessun tipo disposti a mangiarli. La migliore di tutte ritengo che sia quella che potrebbe essere definita la logica della dispensa, la prediletta dagli individui pi istruiti, quella che sostiene che gli animali preferirebbero vivere ed essere mangiati piuttosto che non vivere per niente unimmaginaria scelta prenatale in una altrettanto immaginaria condizione prenatale! Ho quindi mostrato cosa intendo per princpi umanitari della dieta, a prescindere dai quali, mi sembra, senza scopo discutere sulla questione dei diritti degli animali. Una vivace discussione infuria recentemente tra gli zoofili e i gesuiti, sulla questione se gli animali siano persone; vorrei porre una domanda a entrambe le fazioni: non questa una disputa priva di senso, dal momento che le persone in questione vengono di comune accordo lasciate alla merc del macellaio, il quale si sbarazzer con fretta persino eccessiva della loro personalit? Non mia intenzione lanciare un appello esagerato o fantasioso al vegetarianismo. Esso non , come ha asserito qualcuno, una panacea per i mali umani; qualcosa di molto pi razionale una parte essenziale del moderno movimento umanitario, il quale non pu compiere un vero progresso senza di esso. Il vegetarianismo la dieta del futuro, come il cibo a base di carne la dieta del passato. Da quello stridente e comune contrasto di un negozio di frutta accanto alla bottega di un macellaio, possiamo trarre la pi significativa delle lezioni oggettive. Da un lato, c la barbarie di unusanza brutale le carcasse decapitate, irrigidite in una spaventosa sembianza di vita, i tagli di carne per arrosto, le bistecche e gli spezzatini col loro odore nauseabondo, lo stridulo cigolio della sega per le ossa e i colpi sordi della mannaia una perpetua protesta urlante contro gli orrori del mangiare carne. E, come se questa non fosse una testimonianza sufficiente, l, a stretto contatto, c una profusione di frutta dorata, una vista che farebbe la gioia di un poeta, lunico cibo interamente congeniale alla struttura fisica e agli istinti naturali dellumanit, che pu interamente soddisfare le pi alte aspirazioni umane. ancora possibile dubitare, dopo avere osservato un simile contrasto, che, per quanti passi intermedi sar necessario compiere gradualmente, per quante difficolt dovremo superare, il cammino del progresso dalla barbarie a una dieta veramente umana si apre chiaro e inequivocabile davanti a noi? *** Viene spesso detto, come giustificazione del massacro degli animali, che per loro meglio vivere ed essere macellati che non vivere per niente. Ora, ovviamente, se questo ragionamento giustifica la pratica del mangiare carne, dovrebbe analogamente ammettere ogni tipo di allevamento di animali per profitto o per passatempo, nel qual caso la loro vita abbastanza felice. Questa argomentazione viene spesso usata dai cacciatori, per sostenere che la volpe si sarebbe estinta nel nostro Paese da lungo tempo se essi, i suoi veri amici, non lavessero preservata per fini sportivi. Anche i vivisezionisti, che allevano porcellini dIndia per i loro esperimenti, lhanno usata, e con lo stesso diritto dei mangiatori di carne; cosa volete che siano poche ore di sofferenza, potrebbero affermare, in confronto allincomparabile dono della vita? In effetti, una volta ammesso che un vantaggio per un animale essere messo al mondo, non c praticamente nessun trattamento che non possa essere giustificato dai presunti termini di un tale contratto. Il discorso si pu applicare anche allumanit. stata, infatti, la giustificazione degli allevatori di schiavi; ed logicamente una scusa altrettanto valida sia per lo schiavismo che per la pratica di mangiare carne. Garantirebbe ai genitori il diritto di applicare qualsiasi tipo di trattamento ai loro figli, i quali sono legati a loro, per il dono della vita che hanno ricevuto, da un debito di gratitudine che nessun servigio successivo potr estinguere. E come negare lo stesso merito ai cannibali, se allevano le loro vittime umane per la tavola, come si dice che facessero alcune antiche popolazioni del Per? documentato, con linnegabile autenticit di un resoconto ufficiale parlamentare (7 marzo 1883), che quando Sir Herbert Maxwell sostenne in Parlamento che per un blue rock [particolare specie di tordo che prende il nome dal colore del piumaggio degli esemplari maschi, ndt] preferibile essere preso a fucilate per sport che non esistere per niente, Mr. W.E. Forster replic ironicamente che quello che dobbiamo prendere in considerazione non un tordo prima della sua esistenza, ma un tordo esistente. Questa, in sintesi, la chiave dellintera questione. Lerrore risiede nella confusione del pensiero che tenta di paragonare esistenza a non-esistenza. Una persona che esiste gi pu avere coscienza del fatto che avrebbe anche potuto non vivere, ma deve avere la terra firma dellesistenza su cui basare le proprie argomentazioni; nel momento in cui comincia a fare ipotesi dagli abissi del non-esistente dice assurdit, predicando il bene o il male, la felicit o linfelicit di qualcosa su cui non possiamo predicare nulla. Quindi, quando parliamo di mettere al mondo un essere, secondo la vaga espressione che viene usata in questi casi, non possiamo pretendere da quellessere alcuna gratitudine per la nostra azione, o concludere con lui un affare, particolarmente meschino per giunta, in considerazione di essa; n possiamo ritenerci autorizzati a eludere i nostri doveri verso di lui grazie a un simile cavillo, nel quale evidentemente il desiderio a generare il ragionamento. E neppure, a questo proposito, necessario addentrarsi nella questione dellesistenza prenatale, dal momento che, se ci fosse una simile esistenza, non abbiamo nessuna ragione di dare per scontato che sia meno felice di quella presente; e cos allo stesso modo largomentazione viene a cadere. assurdo paragonare una presunta pre- esistenza, o non-esistenza, alla vita reale individuale della quale abbiamo esperienza quotidiana. Tutti i ragionamenti basati su questo paragone devono necessariamente essere falsi, e porteranno a grottesche conclusioni. Prendiamo il caso, emblematico, del filosofo e del maiale. Non significa forse aggiungere il danno alla beffa il fatto che questo animale ultramassacrato debba non solo essere mangiato dal filosofo, ma essere anche oggetto di una tuttaltro che disinteressata beatificazione Sia benedetto il maiale, dal momento che il filosofo va matto per la pancetta affumicata? Possiamo immaginare che il filosofo mentre passa davanti a una macelleria che, a giudicare da ci che espone, rappresenta un autentico tempio e centro di umanit, dal momento che senza di essa non esisterebbero affatto maiali, debba concedersi una pausa di sereno autocompiacimento per felicitarsi della smunta carcassa l distesa, con la beffa di unarancia ornamentale ficcata in bocca. Sono stato un benefattore di questo maiale, dir, dal momento che ho mangiato una porzione del suo predecessore; e adesso sar un benefattore di qualche maiale ancora non nato, mangiando una porzione di questo che ho davanti. Questo, quindi, il benigno atteggiamento del filosofo nei confronti del maiale; e quale sar la risposta del maiale al filosofo? Riverito moralista, potrebbe obiettare, sarebbe sconveniente per me, che oggi sono un maiale e domani non sar altro che prosciutti e salsicce, discutere con un maestro di etica, eppure al mio intelletto porcino sembra che avendo prima deciso di uccidermi e divorarmi, tu ti sia poi dovuto preoccupare di trovare una ragione morale. Perch tieni presente, te ne prego, che quando sono venuto al mondo le mie preferenze non sono state in alcun modo considerate, e che non ho nemmeno acquistato il diritto di vivere se non a condizione di essere poi macellato. Se, poi, sei fissato col porco, cos sia, dal momento che porco sono: ma, visto che non mi hai risparmiato la vita, almeno risparmiami i tuoi sofismi. Non per il suo bene, ma per il tuo, che durante la sua esistenza il maiale viene alloggiato e nutrito nel sudiciume, e alla fine barbaramente macellato. Da qualsiasi punto di vista lo si consideri, questo sofisma risulta ugualmente privo di significato. Perch, anche mettendo da parte la pecca filosofica che lo vizia, permane la considerazione pratica che un numero enormemente maggiore di esseri umani potrebbe essere nutrito in un territorio coltivato a grano e frutta rispetto a uno in cui si allevano armenti; quindi, se unarea pi estesa dellInghilterra fosse dedicata allallevamento del bestiame, in realt potremmo veder diminuire gli esseri umani a vantaggio di un maggior numero di buoi e montoni; vale a dire, potremmo incrementare lesistenza di livello pi basso a spese di quella pi elevata. Vale anche la pena di notare che la vita degli animali destinati al macello di qualit di gran lunga inferiore rispetto a come potrebbe essere se gli stessi animali vivessero allo stato completamente brado o fossero addomesticati per qualche scopo ragionevole grazie allamichevole associazione con luomo; il fatto stesso che un animale verr mangiato sembra escluderlo dalla categoria degli esseri intelligenti e fa in modo che venga considerato puro e semplice cibo animato. Mantenere un uomo, schiavo o persona di servizio che sia, dice Edward Carpenter, esclusivamente per il proprio vantaggio, mantenere un animale che potresti mangiare una menzogna; non puoi guardare quellanimale in faccia. Lesistenza dei manzi, per esempio, non pu realmente essere chiamata vita; fanno parte del bestiame (livestock), ma non vivono [gioco di parole tra il termine livestock e il verbo to live (vivere), ndt]. E che dire delle bestie ingrassate che vengono annualmente esibite alla Agricultural Hall, e altrove, nel periodo della pace e dei buoni sentimenti? Devono queste disgraziate vittime della ghiottoneria umana essere grate per il dono della vita? Devono esserci grati i polli rimpinzati di cibo e le oche? E il vitello e lagnello si devono rallegrare del periodo piuttosto breve che gli viene concesso in questo macabro contratto, o dobbiamo togliere coloro che mangiano vitello e agnello dalla lista dei benefattori degli animali? Accettiamo di buon grado tutto quello che pu essere detto sulla gioia di vivere. Ma quale morale si pu ricavare da quel fatto? Sicuramente non che siamo autorizzati a oltraggiare e distruggere la vita per soddisfare i nostri egoistici appetiti, perch in realt poi ne potremo produrre in maggiore quantit! Ma piuttosto che dovremmo rispettare la bellezza e la santit della vita negli altri come in noi stessi, e fare tutto il possibile per garantirne il pieno e naturale sviluppo. Questa logica della dispensa lautentica negazione di un vero rispetto per la vita; perch implica che il vero amico degli animali quello che ha la dispensa pi piena di essi:
Pregava meglio, chi mangiava
meglio Qualsiasi cosa grande o piccola.
la filosofia del lupo, dello squalo,
del cannibale. Se c qualche verit in questo tipo di argomentazione, lasciamo che coloro che ci credono abbiano il coraggio delle proprie convinzioni, e ne affrontino le inevitabili conseguenze. Lorco stato finora uno dei personaggi pi incompresi, ma ora, finalmente, la filosofia e la scienza stanno rendendo giustizia alle sue opere di beneficenza. La sua organizzazione stata carente, forse, ma il suo intento era assolutamente lodevole. Lui lo zoofilo, il filantropo, il santo per eccellenza. Ma smettiamola con questi cavilli! Il vegetarianismo salverebbe gli animali reali, che sono venuti realmente al mondo, dalla reale sofferenza che inseparabile dal trasporto del bestiame e dal mattatoio; e se la sua unica mancanza di umanit rappresentata dal fatto che incrementa le razze non esistenti non preoccupandosi di farle nascere, pu accettare questa accusa con equanimit. Se c stata qualche scortesia, o qualche mancanza di gentilezza nel fatto di non allevare animali, lenormit del nostro peccato di omissione sarebbe superiore a quanto la coscienza umana disposta a sopportare, dal momento che il numero dei non nati illimitato, e ascendere al trono attraverso la carneficina, e chiudere le porte della compassione allumanit sarebbe uninezia in confronto a questa spietata chiusura delle porte della vita al povero, trascurato non-esistente! interessante notare che questa credenza erronea lassunto secondo il quale sarebbe una cortesia far venire al mondo un essere risale addirittura ai tempi di Lucrezio, il quale ne parla, in altri termini, in un passaggio del suo grande poema filosofico, De rerum natura (versi 174-180), che pu essere reso come segue:
Che male sarebbe mai stato per noi
non essere nati? O credo che forse la vita giaceva afflitta nellombra finch il giorno brill del principio del mondo! Infatti soltanto chi nato deve restare in vita, se qui lo trattiene un blando piacere; ma chi mai non conobbe lamor della vita n mai si trov fra i viventi, che danno riceve dal non essere nato?
Vediamo quindi che un grossolano
sofisma attuale stato chiaramente smascherato quasi duemila anni fa. abbastanza possibile che qualche imbecille possa riproporlo tra altri duemila anni. Indice Letica vegetariana (Frontespizio) Inizio Indice