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Valeria Pinto
1. Vie di uscita
Anche chi non conosce il fine conosce per forse un punto di partenza,
conosce cio non gi il luogo verso cui la storia vuole andare, bens il luogo da
cui essa vuole allontanarsi, scrive Odo Marquard, spiegando come sia sem-
pre possibile interpretare una filosofia in rapporto a questo via da, fuori
da, in rapporto a questa relativa condizione di partenza alla quale essa vuole
sfuggire1. Cos, quando ci sinterroga circa le prospettive della metafisica, in
effetti non si ha necessit di conoscere il fine verso cui si vuole andare, e invero
neppure di credere a un fine. Ma senzaltro si ha necessit di venire in chiaro
circa la condizione di partenza. E qui, bench la distanza storica si faccia ormai
sorprendente, la denuncia dellinconsistenza delle antitesi metafisiche classiche
operata da Nietzsche resta un confronto che non si pu aggirare. Allorch si
chiede Perch la verit piuttosto che lerrore?2 allorch cio si prende sul
serio il fatto, o almeno lipotesi, che la falsit di un giudizio non sia ancora uno-
biezione contro di esso o che la ricerca di un principio morale universalmente
vincolante sia gi la conseguenza di una morale ecco che un orizzonte del
tutto nuovo della stessa natura problematica della filosofia e della metafisica
filosofica ci si apre davanti.
Sarebbe infatti un errore ricondurre questo sospetto sulla verit e sui va-
lori ad un tradizionale atteggiamento scettico. Al di l del valore parresiastico
dellopera di smascheramento propria dello scetticismo, c una segreta conge-
nericit tra lesigenza di incondizionata pulizia intellettuale dello scettico
1
O. Marquard, Estetica e anestetica (1989), tr. it. ed. G. Carchia, Il Mulino, Bologna 1994, pp. 39-
40. Il ragionamento proposto di seguito indipendente dalla metafisica scettica proposta da Marquard.
2
Cfr. F. Nietzsche, Kritische Gesammelte Werke, ed. G. Colli - M. Montinari, de Gruyter, Berlin
1967 ss. (dora in poi kgw seguita dal numero del volume e del tomo), vol. vi/2, pp. 416-420; tr. it.
Opere di Friedrich Nietzsche, Adelphi, Milano 1964 ss. (dora in poi dato di seguito con it.), vol. vi/2,
pp. 354-357.
e lideale ascetico del distacco da ogni evidenza della vita, in vista di unistan-
za assoluta di verit al di l di essa3. Gli adoratori del punto interrogativo4
tutti questi pallidi ateisti, anticristi, immoralisti, nichilisti, questi scettici,
efectici, tisici dello spirito [...], questi ultimi idealisti della conoscenza5, li
chiama Nietzsche condividono un nascosto terreno comune con ci che pa-
iono esser impegnati a distruggere: cio la convinzione che lal di qua puro e
semplice non sia per se stesso sufficiente, e quindi lorientamento a saltar oltre
limmediato, in direzione di un essere, di una realt, di un soggetto, insomma di
unulteriorit quale che sia. Come si legge in Gaia scienza: Volont di verit
potrebbe essere unocculta volont di morte [...]. Luomo verace, in quel te-
merario e ultimo significato che la fede nella scienza presuppone cio anche
solo come residuale esercizio scettico del non volere ingannare afferma con
ci un mondo diverso da quello della vita, della natura e della storia, e in quanto
afferma questo altro mondo, come? Non deve per ci stesso negare il suo op-
posto, questo mondo, il nostro mondo?... [...]. pur sempre una fede metafisica
quella su cui riposa la nostra fede nella scienza [...]. Anche noi, uomini della
conoscenza di oggi, noi atei e antimetafisici, continuiamo a prendere anche il
nostro fuoco dallincendio che una fede millenaria ha acceso, quella fede cristia-
na che era anche la fede di Platone, per cui Dio verit e la verit divina...6.
C cos ancora una fede, ancora una devozione 7, al fondo di questa disciplina
scettica, ed esattamente questo che le d nerbo, la tiene in piedi, la rende per-
sino implacabile, in unostile e metodica sfiducia verso tutto ci che non colma
il suo nascosto anelito di fede8.
Fuggire via da questo scetticismo9 possibile solamente ad un altro, di-
versissimo scetticismo, nel quale negazione e fiducia si danno la mano a
vicenda10: uno scetticismo degli esperimenti11, lo chiama Nietzsche, con-
sapevole che lerroneit del mondo, in cui crediamo di vivere, laspetto pi
sicuro e pi saldo di cui possono ancora impadronirsi i nostri occhi12. in
3
Cfr. kgw vi/2, pp. 416-417; it., p. 355.
4
kgw vi/2, p. 420; it., p. 360.
5
kgw vi/2, pp. 416-417; it., p. 355.
6
kgw v/2, p. 256; it., p. 243.
7
Cfr. ibidem tutto laforisma 344: In che senso anche noi siamo ancora devoti.
8
kgw v/2, p. 256; it., p. 241.
9
Gi nellestate 1872: Nessuno pu vivere in questo scetticismo. Dobbiamo superare questo
scetticismo, dobbiamo dimenticarlo! (kgw iii, 19 [125]; it., p. 63).
10
kgw vii/1, p. 67; it., p. 60.
11
kgw v/1, p. 617; it., p. 500.
12
kgw vi/2, p. 48; it., p. 41.
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Buoni vicini delle cose prossime
2. Tertium datur
Chi domanda oggi ancora sul serio se la teoria platonica delle idee o il pantei-
smo degli Stoici e di Spinoza sia esatto, se il concetto di Nicol Cusano di Dio
come coincidenza degli opposti, o quello dellio creatore di Fichte corrispon-
dano ai fatti, se la dottrina di Schelling sullidentit di natura e spirito o la me-
tafisica della volont di Schopenhauer siano vere? Tutto ci stato pi volte
e convincentemente confutato; solo il tipo umano che ogni volta ha espresso
in quegli errori la sua reazione alla realt [Dasein] sopravvissuto a tutte le
confutazioni e ha dato a quelle dottrine un significato in modo peculiare
immortale, il quale trae, si pu dire, il criterio di verit non dal polo in cui
termina oggettivamente laffermazione ma da quello da cui essa scaturisce17.
13
kgw vii/1, p. 235; it., p. 220.
14
kgw vi/2, p. 36; it., p. 31.
15
kgw vi/2, p. 10; it., pp. 8-9.
16
E. Bloch, Weisen des Vielleicht bei Simmel (1958), in Id., Philosophische Aufstze zur objektiven
Phantasie, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1969, pp. 57-60.
17
G. Simmel, Gesamtausgabe, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1989 ss. (dora in poi gsg seguita dal
numero di volume), vol. 14, p. 31.
523
Valeria Pinto
18
G. Deleuze - F. Guattari, Che cos la filosofia? (1991), ed. it. C. Arcuri, Einaudi, Torino 2002,
p. xi.
19
Ibi, p. xiv.
20
gsg 10, p. 247.
21
gsg 14, p. 162.
22
gsg 14, p. 163.
524
Buoni vicini delle cose prossime
23
G. Simmel, Lettera a H. Rickert del 15/04/1917, in Buch des Dankes, cit., p. 118.
24
G. Lukcs, Georg Simmel (1918), tr. it. in appendice a G. Simmel, Michelangelo, ed. it. L. Peruc-
chi, Abscondita, Milano 2003, p. 75.
25
G. Simmel, Lettera a F. Gundolf del 17 novembre 1910, in H.J. Dahme - O. Rammstedt (eds.),
Georg Simmel und die Moderne. Neue Interpretationen und Materialien, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1984,
p. 438.
26
gsg 15, p. 37.
27
gsg 15, p. 73.
525
Valeria Pinto
28
Simmel illustra questo Totalisierungvermgen dellanima (gsg 14, p. 17) come quellessere
e fare spirituale (gsg 13, p. 180) che, anche se eccitato e diretto da qualcosa di particolare ed esterio-
re (gsg 14, p. 17), agisce e reagisce sempre come potenza centrale formatrice (gsg 9, p. 71), ossia
come la forza in cui il mondo saccoglie e da cui, sotto un altro punto di vista, escono i raggi che accol-
gono in se stessi il mondo e gli danno essi solo la forma di un mondo (gsg 20, p. 252). Sul riferimento
goethiano cfr. P. Hadot, Ricordati di vivere. Goethe e la tradizione degli esercizi spirituali, tr. it. di A.C.
Peduzzi, Raffaello Cortina, Milano 2009.
29
G. Simmel, Lettera a F. Gundolf del 17 novembre 1910, cit., p. 438.
30
Cfr. gsg 15, p. 313.
31
Cfr. gsg 14, p. 240.
526
Buoni vicini delle cose prossime
32
gsg 13, p. 206.
33
gsg 20, p. 262.
34
Simmel parla proprio di uno scetticismo dellavventuriero (gsg 14, p. 176), insistendo anche
sui processi di formazione comuni dellamore e dellavventura (ibi, p. 179); l dove avventuriero
dello spirito (ibi, p. 175) per Simmel il filosofo stesso.
35
gsg 20, p. 170.
36
gsg 20, p. 252.
37
gsg 15, p. 309.
38
gsg 5, p. 96.
39
Cfr. gsg 13, p. 342 nota.
527
Valeria Pinto
3. Immanenza
40
gsg 15, p. 35; cfr. J. W. Goethe, Geschichte der Farbenlehre (1810), in Goethes Werke, Weimarer
Ausgabe, H. Bhlau, Weimar 1887-1919, sez. ii, vol. 3, p. 212.
41
kgw iv/3, p. 188; it., p. 116.
42
Ibidem.
43
La metafisica della vita di Simmel non vede riprese significative nel Novecento. La scena filo-
sofica del secolo riconosce piuttosto in Essere e Tempo la pi efficace acquisizione delle intuizioni della
Lebensphilosophie e quindi anche della stessa filosofia della vita simmeliana, alleggerita per dei suoi
debiti goethiani e nietzscheani. Nel circoscritto apprezzamento di Heidegger per Lebensanschauung (su
cui cfr. H.G. Gadamer, Verit e metodo, tr. it. di G. Vattimo, Bompiani, Milano 1983, pp. 96 e 288)
questa, si pu dire, superata. Cos come a diverso livello superata la filosofia di Nietzsche, di cui
lopera del 27 offre lAufhebung pi efficace, vale a dire la pi efficace neutralizzazione del suo radicale
anticristianesimo. Nel concetto heideggeriano di esistenza cos trovano nuovo varco rinnovate trascen-
denze ontologiche e morali, e alla fine teologiche. A una generazione liberata da Nietzsche e senza Go-
ethe (Eine Jugend ohne Goethe, denuncia Max Kommerell nel 1931) fenomenologia ed esistenzialismo
programmaticamente nella filosofia dellesistenza jaspersiana additano la via per una metafisica oltre
la fisica: oltre la nietzscheana lode alla fisica (cfr. kgw, v/2, p. 194; it., p. 93) e oltre la benedizione
528
Buoni vicini delle cose prossime
a fuoco come tale il tema dellimmanenza che cos emerge: un tema che, con le
parole di Gilles Deleuze, rappresenta in generale la rovente pietra di parago-
ne di ogni filosofia, in quanto si addossa tutti i pericoli che questultima deve
affrontare, tutte le condanne, le persecuzioni e rinnegamenti che subisce. Ci
perch, presa in tutta la sua radicalit, limmanenza tale soltanto a se stessa,
e di conseguenza prende tutto, assorbe Tutto-Uno e non lascia sussistere nulla a
cui potrebbe essere immanente44, configurandosi come un piano che richiede,
per restare fermi ad esso, un esercizio estremo, sotto la pressione da ogni lato di
inviti ad incrinarlo: tentazioni e lusinghe, accuse e attribuzioni di colpa...
Cos, esemplarmente, Karl Jaspers contesta come antifilosofia le mol-
teplici forme e correnti in cui si modula il pensiero dellassolutizzazione
dellimmanenza, dove cio limmanenza non si limita a presentarsi nella veste
di realt conoscibile della coscienza in generale ma assurge a principio me-
tafisico, come accade precisamente in Simmel, non a caso bersaglio privilegiato
della sua denuncia. Agli occhi di Jaspers, ovvero della sua fede filosofica, la
Trascendenza immanente di Simmel risulta un enunciato paradossale,
tanto pi pernicioso perch lascia balenare unimmanenza che non si riduce
alla realt che si ha ordinariamente sotto mano, risolvibile vuoi in una rassicu-
rante realt sensibilmente e razionalmente comprensibile, vuoi in unaltret-
tanto rassicurante considerazione delle cose come espressioni di un possibile
linguaggio della divinit, ma piuttosto considera la Trascendenza come una
potenza che agisce nel mondo, necessariamente divisa in potenze molteplici45,
indistinguibile dalla piena fenomenicit delle cose singole. Cos la Achsen-
drehung simmeliana, che riporta integralmente il cielo in terra, risulta nella let-
tura jaspersiana una demoniaca esaltazione della vita immanente, che non
si fonda pi sul rispetto delluomo in quanto tale46, corrompe laffettivit, il
pensiero, e la vita degli uomini47 e in cui infine luomo perduto48.
goethiana della fisica (Dio ti ha punito con la metafisica, ti ha messo una spina nella carne; me, invece,
ha benedetto con la fisica: Lettera a Jacobi del 5 maggio 1786, in Goethes Werke, cit., sez. iv, vol. 7, p.
213). Questo, in certo modo, al di l delle stesse intenzioni di Heidegger, o almeno al di qua di un ripen-
samento della natura che arriva ne Il principio di ragione (1957) anche ad un riconoscimento di Goethe.
44
G. Deleuze, Limmanenza: una vita... (1995), in P.A. Rovatti (ed.), Il coraggio della filosofia.
Aut Aut 1951-2011, Il Saggiatore, Milano 2011, Kindle e-book, parte 5 Con Foucault, Derrida e gli
altri (1990-1999).
45
K. Jaspers, La fede filosofica (1948), tr. it. ed. U. Galimberti, Raffaello Cortina, Milano 2005,
p. 172.
46
Ibi, p. 179.
47
Ibi, p. 174.
48
Ibi, p. 179.
529
Valeria Pinto
49
G. Deleuze, Limmanenza: una vita..., cit.
50
Ibidem.
51
Ibidem.
52
gsg 14, p. 175.
53
G. Deleuze, Limmanenza: una vita..., cit.
530
Buoni vicini delle cose prossime
4. Singolarit pure
54
Ibidem.
55
G. Deleuze, Spinoza e il problema dellespressione (1968), tr. it. di S. Ansaldi, Quodlibet, Mace-
rata 1999, p. 135.
56
G. Agamben, Limmanenza assoluta (1996), ora in Id., La potenza del pensiero. Saggi e
conferenze, Neri Pozza, Vicenza 2005, p. 386.
57
G. Deleuze, Limmanenza: una vita..., cit.
58
G. Deleuze - F. Guattari, Che cos la filosofia?, cit., p. 38.
59
M. Foucault, Illuminismo e critica (1978), ed. it. P. Napoli, Donzelli, Roma 1997, p. 57.
60
Ibi, p. 50.
531
Valeria Pinto
61
M. Foucault, Table ronde du 20 mai 1978, in Id., Dits et crits iv (1980-1988), Gallimard, Paris
1994, p. 23.
62
Ibidem.
63
M. Foucault, Illuminismo e critica, cit., p. 40.
64
M. Foucault, A propos de la gnealogie de lethique: un aperu du travail en cours (1984), in Id.,
Dits et crits iv, cit., p. 410.
532
Buoni vicini delle cose prossime
65
Cfr. M. Foucault, Lermeneutica del soggetto. Corso al Collge de France (1981-1982), tr. it. di M.
Bertami, Feltrinelli, Milano 2003, pp. 22 ss.
66
M. Foucault, La vita: lesperienza e la scienza (1985), tr. it. in Archivio Foucault. Interventi,
colloqui, interviste. 3. 1978-1985. Estetica dellesistenza, etica, politica, ed. A. Pandolfi, Feltrinelli, Milano
1998, p. 327.
67
M. Foucault, Lermeneutica del soggetto, cit., p. 276. Cfr. lavvicinamento di Foucault a Goethe
prospettato da G. Deleuze nel Foucault (1985), tr. it. di P.A. Rovatti e F. Sossi, Cronopio, Napoli 2002,
p. 65.
68
M. Foucault, La vita: lesperienza e la scienza, cit., p. 327.
69
J.W. Goethe, Nacharbeiten und Sammlungen (1816-1819), in Goethes Werke, cit., sez. ii, vol. 6,
pp. 174-175.
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Valeria Pinto
Zero errori il sintagma che condensa il credo del Total Quality Ma-
nagement, il modello di organizzazione che, nelle nostre societ, domina ormai
sulla vita nella sua totalit. Lorganizzazione scientifica del lavoro ha unificato
sotto il proprio principio ogni attivit, senza eccezioni (anche, va da s, il lavoro
filosofico: un vero e proprio management del pensiero ne disciplina ormai le-
sercizio almeno nei luoghi istituzionali dove per alcuni secoli ha trovato, come
il cane di Fedro, contenimento e riparo), fino a che lintera vita, senza scarto
tra quella lavorativa e il resto, si compie ormai in una conduzione delle condot-
70
G. Canguilhem, Il normale e il patologico (1943-1966), tr. it. di D. Buzzolan, Einaudi, Torino
1998, p. 64.
71
Ibi, p. 62.
72
M. Foucault, La vita: lesperienza e la scienza, cit., p. 328.
73
Ibi, p. 329.
74
Ibi, p. 323.
534
Buoni vicini delle cose prossime
te protesa verso una qualit totale della vita. Nelle cosiddette tecnologie
del s quantificato (Quantified Self )75, lorganizzazione manageriale del s
trova forse al momento soltanto unespressione estrema, caricaturale; ma gi
il semplice concetto, in effetti, segnala che avvenuto ancora uno spostamen-
to. Si fa avanti un nuovo regime di verit, quello di una amministrazione
dellevidenza76, in cui levidenza, producendosi direttamente per una sorta
di generatio inaequivoca dalla massa di dati (gi dati), simpone da s... a se
stessa. Il principio organizzativo del Doing the Right Thing the First Time (dr-
tft) colpisce qui ogni anomalia e indeterminatezza o Diesigkeit77 della vita e
quindi, in fondo, il suo stesso accadere. Al medesimo tempo com logico,
poich nulla di diverso dalla prima colpita lanomalia del pensare, la cui spe-
cificit sta proprio nellinterrompere lottusa sicurezza del riflesso. Con piena
consequenzialit si celebra dunque oggi The End of Theory: la fine di ogni
teoria del comportamento umano [...]. Chi pu dire perch gli esseri umani fan-
no quel che fanno? Lo fanno e basta. E noi possiamo rintracciarlo e misurarlo
con una precisione senza precedenti. Quando ci sono abbastanza dati, i numeri
parlano da s78.
Una volta ridotta difatti la teoria ad una sostituzione che compensa la
mancanza di dati, quando ci sono abbastanza dati essa diventa superflua79.
Certo, quanto pi gli uomini sono uomini attivi, uomini di affari e del fare,
il cui agire consegnato alla stabile trasparenza del produrre effetti, tanto pi
essi fanno quel che fanno, ovvero rotolano, come rotola la pietra, in confor-
mit alla brutalit della meccanica80. Sicch, vero, se ne potranno misurare i
movimenti con una precisione senza precedenti. Una precisione non diversa, si
potrebbe aggiungere, da quella con cui in questo modo un nuovo via da viene
ora a imporsi al nostro pensiero.
75
Cfr. p.e. M. Swan, The Quantified Self: Fundamental Disruption in Big Data Science and Biolo-
gical Discovery, in Big Data 1(2013), 2, pp. 85-99.
76
Cfr. V. Pinto, Un nuovo immaginario: lamministrazione dellevidenza, in Im@go. Rivista di
Studi Sociali sullimmaginario 3(2014), pp. 7-22.
77
Cfr. M. Heidegger, Phnomenologische Interpretationen zu Aristoteles (1921-22), in Id., Gesamt-
ausgabe, vol. 61, Klostermann, Frankfurt a.M. 1985, p. 88.
78
Ch. Anderson, The End of Theory: The Data Deluge Makes the Scientific Method Obsolete, in
Wired Magazine xvi, 7(2008), pp. 107-108.
79
B-C. Han, Razionalit digitale. La fine dellagire comunicativo, goWare, Firenze 2014, Epub
e-book, cap. Razionalit digitale.
80
kgw iv/2, p. 235; it., p. 198.
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Abstract
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