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AD LUCILIUM EPISTULAE MORALES 47 - SENECA

La lettera sugli schiavi uno dei testi senecani pi famosi. Seneca affronta un
tema molto caro alla sua filosofia stoica; si rivolge ad un interlocutore
immaginario la cui opinione in linea con l'idea comune romana secondo la quale
gli schiavi venivano paragonati a delle bestie.
Secondo Seneca agli schiavi deve essere riconosciuta piena dignit e forte degli
insegnamenti stoici ritiene che tutti gli uomini sono uguali e che la schiavit o
la libert siano condizioni dipendenti dall'animo del singolo e non dalla posizione
sociale che ci viene assegnata dal fato.
La lettera tratta per lo pi del trattamento degli schiavi descrivendo con grande
realismo i comportamenti assunti dai padroni romani per poi confutarli.

Seneca inizia affermando di aver sentito che Lucilio (il destinatario della
lettera) ha un comportamento cordiale con i suoi schiavi a differenza della maggior
parte dei romani che considerano turpe cenare con i propri schiavi o dialogare con
loro. usanza romana punire tutti i rumori con la frusta anche quelli involontari
come tosse e starnuti; cos finisce che gli schiavi che non sono autorizzati a
parlare con il padrone sparlino del padrone stesso ma quelli a cui concesso non
solo parlare ma anche cenare con il proprio padrone sono pronti ad allontanare ogni
pericolo dal loro padrone.
Seneca continua la sua argomentazione passando alla rassegna dei compiti, spesso
umilianti e crudeli, imposti agli schiavi dai loro padroni come detergere gli sputi
di una cena o servire del vino vestito da donna e , forte degli insegnamenti
stoici, condanna queste usanze affermando che anche gli schiavi vivono sotto il
nostro stesso cielo , respirano allo stesso modo e muoiono come noi ed invita i
padroni a comportarsi cordialmente con gli schiavi e a non giudicarli in base alla
loro attivit, ma ala loro moralit. La morale se la impone ciascuno a se stesso,
mentre il lavoro glielo assegna la sorte.
Nell'ultima parte della lettera Seneca invita l'amico Lucilio a non cercare gli
amici nel foro dato che questi sono gi a casa tra gli schiavi e che tutti gli
uomini, anche quelli pi potenti possono essere schiavi di passioni, di avidit e
della paura. Il filosofo termina la propria lettera raccomandando ai padroni di non
usare la frusta per punire gli schiavi dato che con quest'ultima si richiamano gli
animali e di rimproverarlo con le semplici parole in modo da non suscitare ira e
quindi vendetta.

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