1.3 Complementi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
1.3.2 Sommatorie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
3 Campi ordinati 27
3.1 L'insieme dei numeri razionali Q. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
4 Numeri complessi 41
4.1 Premessa: radicali, potenze e logaritmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
4.1.3 Logaritmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
3
INDICE
4
CAPITOLO 1
Tuttavia prima necessaro introdurre e puntualizzare alcuni concetti base che hanno a che
fare con il linguaggio matematico. Cominceremo con concetti di base sugli insiemi (Zermelo
nel 1908 ha introdotto la teoria assiomatica degli insiemi; Cantor nel 1880 ne parla in modo
pi informale; noi introdurremo concetti in maniera informale o ingenuo come si usa dire di
solito).
Abbiamo a che fare con tre parole chiave: insieme, elemento e appartenenza. Cercheremo
Il concetto di insieme una nozione primitiva; un insieme determinato dai suoi elementi;
pi in generale un insieme denito quando c' un criterio per stabilire se un oggetto sta o no
A = {1, 2, 3} oppure per caratteristica elencando la caratteristica che devono possedere gli
x, (x A x B) e x, (x B x A).
5
1 Prerequisiti: insiemi e logica
L'inclusione tra due insiemi A e B si indica con AB e si esprime con la seguente legge
x, (x A x B).
vogliamo indicare invece un'inclusione stretta (cio che ci sia almeno un elemento di B che non
appartiene ad A), si usa di solito il simbolo AB oppure A$B e si esprime questo concetto
x, (x A x B) e x B : x
/ A.
+ Osservazione 1.1.1. Occorre fare attenzione alla dierenza tra il simbolo di appartenenza e
notando che ovviamente 2 6= {2}. Invece le seguenti scritture non hanno senso
L'insieme vuoto l'insieme che non contiene elementi; si indica con il simbolo . Natural-
mente
=
6 0 6= {}.
Inoltre banale dimostrare che
A, A.
L'insieme delle parti di un insieme X l'insieme che ha per elementi tutti i possibili
P(X) = {, {a}, {b}, {c}, {a, b}, {a, c}, {b, c}, {a, b, c}}.
6
1.1 Elementi di teoria degli insiemi
R insieme dei numeri reali: si tratta dei decimali non periodici, es.: 0, 1011011101111 . . .
(irrazionale)
C insieme dei numeri complessi es: 1 = i.
Vale la seguente catena di inclusioni strette:
N $ Z $ Q $ R $ C.
A B := {x X : x A e x B}
Se A e B non hanno elementi comuni, allora la loro intersezione l'insieme vuoto; in tal caso
A B = B A, A A = A, A=
(A B) C = A (B C) = A B C.
7
1 Prerequisiti: insiemi e logica
AB
AB
A B := {x X : x A o x B}
A B = B A, A A = A, A=A
e anche
(A B) C = A (B C) = A B C.
r Denizione 1.1.6. Dati due insiemi A e B, si dice differenza di A e B, e si indica con
A \ B := {x X : x A e x
/ B}
8
1.1 Elementi di teoria degli insiemi
A A\B B
CX A := {x X : x
/ A}
seguente
(A B)c = Ac B c (A B)c = Ac B c
Un'altra operazione importante il prodotto cartesiano tra due insiemi A e B non
X\A
A B := {(a, b) : a A, b B}.
9
1 Prerequisiti: insiemi e logica
o falsa.
zione falsa).
r Denizione 1.2.3. Un predicato P(x) denito su un insieme A una frase che ad ogni
elemento aA associa una proposizione P(a). Detto altrimenti una frase in cui la verit o la
. negazione: data una proposizione P la sua negazione si indica con il segno P (o talvolta
entrambe vere.
x A : P(x)
x A : P(x)
si legge esiste x appartenente ad A tale che vale P(x) e signica che la propriet P(x)
10
1.2 Elementi di logica
x A, (P(x) Q(x)).
La maggior parte dei teoremi costituita da implicazioni universali. In questo caso P(x)
non possiamo mostrare che questa vale elencando tutti i possibili casi; ad esempio, nell'esempio
precedente, non possiamo prendere n=2 e vericare che siccome 2 pari allora 3 dispari e
Quindi una prima possibilit consiste nel considerare il generico n (o il generico x in generale)
che soddisfa l'ipotesi e mostrare che esso soddisfa anche la tesi. Questo il caso di una
dimostrazione diretta.
Esistono anche metodi di dimostrazioni indirette, che si basano cio sulla negazione dell'im-
. Esempio 1.2.7.
n N, (n pari n divisibile per 2) n N, (n non divisibile per 2 n non pari).
Quindi per dimostrare un'implicazione universale, possiamo usare la legge delle controinverse
l'ipotesi e supponiamo per assurdo che la tesi sia falsa. Allora si cerca di arrivare a una
inoltre
(x : P) = x : P; (x : P) = x : P;
e soprattutto (la negazione dell'implicazione universale)
11
1 Prerequisiti: insiemi e logica
Questo ci permette di lavorare nel caso in cui dobbiamo dimostrare che un'implicazione uni-
versale sia falsa. In tal caso, basandoci sulla relazione precedente, basta esibire un controe-
sempio, cio un esempio che soddisfa l'ipotesi ma non la tesi (per la presenza nella negazione
1.3. Complementi
1.3.1. Valore assoluto
r Denizione 1.3.1. Sia a R. Allora il valore assoluto di a si indica con |a| ed denito
come segue:
(
a a0
|a| =
a a<0
a 0, |x| a a x a.
da cui la tesi. 2
a, b, c |a b| |a c| + |b c| ||a| |b|| |a b|
12
1.3 Complementi
da cui la tesi.2
La quantit |a b| geometricamente rappresenta la distanza tra due punti a e b nel senso della
1.3.2. Sommatorie
Per indicare in modo compatto una somma nita, si usa il simbolo di sommatoria.
n
X
ai = a1 + a2 + + an ;
i=1
n
X n
X
2
i = j2
i=3 j=3
mentre vale
n
X m
X
i2 6= i2 , n 6= m.
i=3 i=3
Le propriet fondamentali della sommatoria sono:
n
X n
X
(c ak ) = c ak
k=1 k=1
13
1 Prerequisiti: insiemi e logica
n
X
c = cn
k=1
3) somma di sommatorie
n
X n
X n
X
(ak + bk ) = ak + bk
k=1 k=1 k=1
4) scomposizione
m+n
X n
X n+m
X
ak = ak + ak
k=1 k=1 k=n+1
5) traslazione di indici
n
X n+m
X
ak = akm
k=1 k=1+m
6) riflessione di indici
n
X n
X n1
X
ak = ank+1 = ank
k=1 k=1 k=0
Le propriet della sommatoria possono essere usate per calcolare la somma di una progres-
sione geometrica.
porto tra ogni termine (a partire dal secondo) costante. Tale costante si dice ragione della
progressione
a, aq, aq 2 , aq 3 , . . .
Proposizione 1.3.9. Per la somma dei primi termini della progressione geometrica vale la
formula (vera per a = 1 e ragione q 6= 1)
n
X 1 q n+1
qk = .
k=0
1q
14
1.3 Complementi
n
X
(1 q) q k = 1 q n+1 .
k=0
Si ha
n n n n n
X 1) X X 3) X k X
(1 q) qk = (1 q) q k = (q k q k+1 ) = q q k+1
k=0 k=0 k=0 k=0 k=0
n n+1 n n
!
4) X X X X
= qk qk = 1 + qk q k + q n+1 = 1 q n+1 .
k=0 k=1 k=1 k=1
15
1 Prerequisiti: insiemi e logica
16
CAPITOLO 2
induzione
1)0 N;
2) n N, s(n) N;
3) n N, s(n) 6= 0;
4) m, n N, s(m) = s(n) m = n;
Il primo assioma aerma che N non vuoto; il secondo assioma garantisce che per ogni numero
ci sia un successivo, mentre il terzo ci dice che 0 non ha un precedente; il quarto assioma af-
ferma invece che non possibile tornare ad un numero gi incontrato. Inne il quinto assioma
2) n, n S n + 1 S (passo induttivo)
Allora S = N.
Si tratta di un principio largamente utilizzato per dimostrare propriet che dipendono da nu-
17
2 I numeri naturali e il principio di induzione
meri naturali. un assioma che non stupisce: se un insieme contiene 0 e vale il passo induttivo,
allora contiene 1. Se contiene 1, allora dal passo induttivo contiene 2, e cos via...Il principio
di induzione permette proprio di formalizzare questo concetto del e cos via..., dimostrando
SiaP(n) una propriet vera per n = 0. Supponiamo che se P(n) vera, allora vera anche
successivo di ogni suo elemento. Consideriamo il predicato P(n) con n S. Allora, intanto
P(0) vera; inoltre se P(n) vera, allora anche P(n + 1) vera. Allora per il principio di
induzione, P(n) vera per ogni n e quindi S = N.
Il principio di induzione pu anche essere espresso in maniera equivalente in questa forma ap-
parentemente pi forte (in realt facile vedere che di nuovo sono equivalenti).
Inne osserviamo che il principio di induzione equivalente al seguente principio, detto prin-
cipio del minimo intero: esso asserisce che i numeri naturali sono ben ordinati (per questo
anche detto principio del buon ordinamento). Questa propriet non vericata dai
numeri reali (per esempio considerando l'insieme S = {x R : x > 0}). Si rimanda per
confronto al corrispondente risultato per sottoinsiemi di Z (ogni insieme di numeri reali A Z
non vuoto e limitato inferiormente ha minimo), la cui dimostrazione si basa sul concetto di
estremo inferiore.
18
2.1 I numeri naturali e il principio di induzione
Proposizione 2.1.2. Il principio di induzione (forma forte) e il principio del minimo intero
sono equivalenti.
dimostrazione. Supponiamo vero il principio di induzione, forma forte e dimostriamo il
principio del minimo intero. Sia A un sottoinsieme di N che non ha minimo. Dimostriamo che
prima forma, che a sua volta equivalente al principio di induzione in forma forte). Sia A un
N\A e mostriamo che vuoto attraverso il principio del minimo intero. Se per assurdo N\A
non fosse vuoto, conterrebbe un minimo m che per ipotesi non pu essere 0 (che sta in A).
cui la tesi.
+ Osservazione 2.1.3. Se talvolta non si riesce a far partire l'induzione da n = 0, non tutto
2) n k se n S allora n + 1 S .
Allora S {n N : n k}.
Questo non signica che l'insieme S contiene solo i numeri maggiori o uguali di k ma, eventualmente,
la verica dei numeri precedenti va fatta a mano, con metodi diversi dall'induzione.
. Esempio 2.1.4. Dimostrare per induzione che la somma dei primi n numeri naturali vale
n(n + 1) 1
, in simboli
2 n
X n(n + 1)
i= n N. (2.1.1)
i=0
2
Sia ( )
n
X n(n + 1)
S= nN: i= .
i=0
2
1 per la denizione di sommatoria rimandiamo alla Sezione 1.3.2
19
2 I numeri naturali e il principio di induzione
n+1 n
X X n(n + 1) n(n + 1) + (n + 1)2 (n + 1)(n + 2)
i= i + (n + 1) = + (n + 1) = = ,
i=0 i=0
2 2 2
dove nella prima uguaglianza abbiamo usato la denizione di sommatoria e nella seconda
n+1 n
X
k
X 1 q n+1 1 q n+1 + q n+1 q n+2 1 q n+2
q = q k + q n+1 = + q n+1 = = ,
k=0 k=0
1q 1q 1q
dove nella prima uguaglianza abbiamo usato la denizione di sommatoria e nella seconda
(1 + a)n 1 + na n 0.
20
2.2 Esempi riepilogativi
ipotesi
(1+a)n+1 = (1+a)n (1+a) (1+na)(1+a) = 1+a+na+na2 = 1+(n+1)a+na2 1+(n+1)a,
perch na2 0. Quindi abbiamo ottenuto che se P(n) vera, allora anche P(n + 1) vera.
- Esercizio 2.2.2. Dimostrare per induzione che, per ogni n 1, il numero (n) := 10n 1
divisibile per 9.
2 R. P(n) := {(n) := 10n 1 divisibile per 9}. Vogliamo dimostrare che la pro-
Sia
posizione P(n) vera per ogni n 1. Usiamo il principio di induzione (seconda forma), da un
certo indice in poi, (facciamo partire l'induzione da n = 1 invece che da n = 0). Osserviamo
n n
che dire che P(n) vera, signica dire che 10 1 divisibile per 9, cio 10 = 1 + 9k per
qualche k N.
Fn n2 . (2.2.1)
21
2 I numeri naturali e il principio di induzione
2 R. Sia S N l'insieme degli n per cui vale la (2.2.1). Vogliamo usare il principio di
!2
? 1+ 5 4 4
F0 = 1 = = 6+2 5 4
2 (1 + 5)2 6+2 5
Si ha
0 F (n) 0 n 0. (2.2.2)
Dedurre che
F (n + 1) F (n) n 0.
2 R. Sia S N l'insieme degli n per cui vale (2.2.2). Usiamo il principio di induzione
22
2.3 Fattoriale e coefficienti binomiali
F (0) = 0
Si noti che mentre la dimostrazione del passo induttivo era piuttosto banale, stato fondamen-
tale partire da una corretta base dell'induzione. Se si fosse partiti da un numero < 0, tutta
il processo di induzione sarebbe fallito. Di qui l'importanza di entrambi i passi dell'induzione.
A questo punto deduciamo facilmente che
F (n) [F (n)]3
F (n + 1) F (n) F (n) 0 [F (n)]3 0 F (n) 0
[F (n)]2 + 1 [F (n)]2 + 1
che stato provato per induzione al punto precedente. Quindi abbiamo concluso.
Il fattoriale di n rappresenta il prodotto dei primi n interi consecutivi. Quindi dalla denizione
n! = 1 2 3 (n 1) n.
Il fattoriale cresce molto rapidamente; inoltre se 0<k<n si ha
n!
= n (n 1) (n 2) . . . (n k + 1).
(n k)!
Il fattoriale di n ha numerose applicazioni nel calcolo combinatorio, per esempio per calcolare
le permutazioni di n oggetti.
23
2 I numeri naturali e il principio di induzione
dove cn,k sono i coefficienti binomiali (utilizzati nelle applicazioni soprattutto in Probabi-
lit e Statistica) e sono deniti come segue:
n n!
cn,k = = , 0 k n.
k k!(n k)!
Quindi
n n (n 1) (n 2) . . . (n k + 1)
=
k k!
e la formula di Newton pu essere riscritta come
n
n
X n k nk
(a + b) = a b .
k=0
k
cata.
Supponiamo ora che (2.3.1) valga per n. Allora, moltiplicando per (a + b) ambo i membri della
(2.3.1), si ha
n
X n!
(a + b)n+1 = (ak+1 bnk + ak bn+1k )
k=0
k!(n k)!
n n
X n! k+1 nk
X n!
= a b + ak bn+1k
k=0
k!(n k)! k=0
k!(n k)!
Chiaramente si ha
n n+1
X n! X n!
ak+1 bnk = ah bn+1h .
k=0
k!(n k)! h=1
(h 1)!(n + 1 h)!
24
2.3 Fattoriale e coefficienti binomiali
n
n+1 n+1 n+1
X
k n+1k n! n!
(a + b) =a +b + a b + .
k=1
k!(n k)! (k 1)!(n + 1 k)!
D'altra parte si ha
n! n! (n + 1)!
+ =
k!(n k)! (k 1)!(n + 1 k)! k!(n + 1 k)!
da cui la tesi.
n n
=
k nk
e
n n1 n1
= + .
k k1 k
Il calcolo dei coecienti binomiali utile per costruire il triangolo di tartaglia che d i
25
2 I numeri naturali e il principio di induzione
26
CAPITOLO 3
Campi ordinati
In questo paragrafo andiamo a studiare la struttura degli esempi numerici introdotti prima,
in particolare Q e R. L'idea solo quella di puntualizzare delle propriet, non di dare una
costruzione rigorosa di questi campi, con lo scopo nel paragrafo successivo di mostrare la
dierenza fondamentale tra l'insieme dei razionali e l'insieme dei numeri reali.
R1 denita in
Q un'operazione detta addizione o somma con le seguenti propriet:
1) commutativa a, b, a + b = b + a;
2) associativa a, b, c, (a + b) + c = a + (b + c);
3) esiste un elemento, detto elemento neutro della somma indicato con 0 tale che
a, a + 0 = a;
4) a, esiste un elemento, l'inverso di a rispetto alla somma detto opposto di a indicato con
propriet:
1) commutativa a, b, a b = b a;
2) associativa a, b, c, (a b) c = a (b c);
3) esiste un elemento, detto elemento neutro del prodotto indicato con 1 unit tale
che a, a 1 = a;
4) a 6= 0, esiste un elemento, l'inverso di a rispetto al prodotto detto reciproco di a indicato
1 1 1
con o a tale che a a = 1;
a
27
3 Campi ordinati
(a + b) c = a c + b c, a, b, c.
numero razionale possibile associare un punto della retta euclidea, come si vede in gura.
3
1 0 2
1) riflessiva a, a a;
2) antisimmetrica a, b, se a b e b a allora a = b;
3) transitiva a, b, c, se a b e b c allora a c.
. Esempio 3.1.1. Sia dato l'insieme delle parti P(X) di un insieme X , dotato della relazione
di inclusione . Si verica facilmente che l'inclusione denisce su P(X) una relazione d'ordine
ma non totale (presi due insiemi, non sempre possibile includere l'uno nell'altro); quindi
Quindi riassumendo:
1) a, b, c, sea b allora a + c b + c;
2) a, b, c, con c > 0, se a b allora ac bc;
(sono queste le usuali regole che si usano per risolvere le disequazioni). Si ha pertanto la
seguente denizione:
r Denizione 3.1.2. Un insieme su cui sono denite due operazioni che soddisfano le propriet
R1 e R2 si dice campo
Un insieme su cui sono denite due operazioni e una relazione d'ordine che soddisfano le propriet
Quindi si verica facilmente R e Q sono entrambi campi ordinati. Allora cosa li dierenzia?
28
3.2 Numeri reali: estremo superiore e assioma di continuit
successiva.
da cui la tesi.
Proposizione 3.2.2. Non esiste alcun numero razionale il cui quadrato uguale a 2.
n
dimostrazione. Supponiamo per assurdo che r Q : r2 = 2. Per denizione, r= m
, con
n, m Z, m =6 0. Supponiamo che tale frazione sia ridotta ai minimi termini (in particolare
n2
2
= r2 = 2 n2 = 2 m2 .
m
A questo punto, dalla precedente uguaglianza si legge che per forza n2 pari, quindi anche
n stesso pari, perch se fosse stato dispari, il quadrato di un numero dispari sarebbe stato
ancora dispari per il lemma precedente. Allora n = 2k per qualche k Z, quindi sostituendo
4k 2 = 2m2 m2 = 2k 2
quindi m pari, contro l'ipotesi che m e n siano primi tra loro. Questo assurdo e quindi la
tesi dimostrata.
Il signicato della proposizione precedente il seguente: esistono numeri reali che non hanno
controparte razionale. Quindi in qualche modo R tappa i buchi di Q. In questo paragrafo
r Denizione 3.2.3. Sia (A, ) un insieme ordinato e sia B un suo sottoinsieme. Si dice che
un elemento aA un maggiorante di B se
x B, x a. (3.2.1)
29
3 Campi ordinati
MB = {x R : x 0}.
x B : x > a.
MB = {x R : x 0}.
pi di uno. Questo non accade sempre perch dipende dall'insieme di partenza A, come mostra
il seguente esempio.
. Esempio 3.2.10. Gli insiemi B degli esempi 3.2.4 e 3.2.5 sono limitati superiormente;
un elemento aA il massimo di B se
(
aB
x B, x a.
stesso.
30
3.2 Numeri reali: estremo superiore e assioma di continuit
r Denizione 3.2.14. Sia (A, ) un insieme ordinato e sia B un suo sottoinsieme. Si dice che
un elemento aA un minorante di B se
x B, a x.
unico.
min B max B
e si ha
inferiormente.
reale negativo o nullo un minorante per N. Inoltre N non limitato superiormente; infatti
comunque scelto M > 0 esiste n N tale che n M ; basta prendere n = [M ] + 1, dove [x]
. Esempio 3.2.18. Sia A l'insieme degli interi pari relativi. Allora A non limitato n
il minimo per non esiste perch il pi grande minorante sarebbe 0 che non appartiene ad A.
31
3 Campi ordinati
maggiorante per A.
n2+4 4
A := =1+ , n>2 .
n2 n2
Quindi facile vericare che A limitato superiormente, da 5 e da ogni altro numero reale
maggiore o uguale a 5; quindi MA = {x : x 5}. A limitato inferiormente da 1 e ogni altro
Quindi gli esempi precedenti mostrano che talvolta, pur essendo l'insieme limitato (inferior-
mente e/o superiormente), il massimo o il minimo possono non esistere; inoltre il motivo per
cui essi non esistono pu dipendere fortemente dall'insieme universo in cui si sta lavorando,
Alla luce degli esempi precedenti, si rende necessaria l'introduzione di una nuova nozione, quella
di estremo superiore; questo concetto, nel caso di sottoinsiemi di R, formalizza l'idea del
punto dove termina l'insieme se ci muoviamo dai numeri negativi verso quelli positivi come
mostrano i seguenti esempi. Discorsi analoghi naturalmente possono essere fatti a proposito
dell'estremo inferiore.
. Esempio 3.2.23. Sia A = R. Questo insieme non ha maggioranti quindi non limitato
32
3.2 Numeri reali: estremo superiore e assioma di continuit
D'altra parte intuitivo pensare che questo insieme termini in 0. Il fatto che A sia una
1} {0}.
r Denizione 3.2.26. Sia A R un insieme non vuoto e limitato superiormente. Si dice che
l'estremo superiore di A se il minimo dei maggioranti di A (se esiste). In tal caso
scriveremo = sup A.
+ Osservazione 3.2.27. Essendo denito come un minimo, il sup se esiste unico (idem per
superiore, se AR (
MA
= sup A (3.2.2)
< ,
/ MA
e anche
( (
a A, a a A, a
= sup A (3.2.3)
< , a A, < a > 0, a A : a.
L'ultima caratterizzazione deriva dal fatto che tutti i numeri minori di un dato numero reale si
insieme ordinato; in tal caso le presenti caratterizzazioni non valgono e devono essere sostituite da
33
3 Campi ordinati
a A, b B, a b.
a A, b B, a c b.
dimostrazione. Consideriamo A che per ipotesi non vuoto, e consideriamo l'insieme dei
suoi maggioranti MA che non vuoto perch A limitato superiormente. Per denizione di
maggiorante, tutti gli elementi di MA sono maggiori o uguali di tutti gli elementi di A, cio
a A, m MA , a m.
Sono allora vericate le ipotesi dell'assioma di Dedekind, pertanto esiste un elemento separatore
R : a A, m MA a m.
34
3.2 Numeri reali: estremo superiore e assioma di continuit
facile vedere che dal Teorema 3.2.1 si pu dedurre l'assioma di Dedekind, quindi possiamo
in X.
A := {x Q : x2 < 2}
allora sup A = 2 / Q; mentre R ce l'ha. questa la differenza fondamentale tra
i campi Q e R. Possiamo dunque dare una denizione assiomatica di R secondo la seguente
denizione.
r Denizione 3.2.34. Chiamiamo R un insieme che soddisfa le propriet R1, R2, R3, R4 e
+ Osservazione 3.2.35. Dal Teorema 3.2.1 sappiamo che l'estremo superiore esiste sempre,
almeno per tutti quegli insiemi per cui ragionevole cercarlo (insiemi non vuoti e limitati supe-
riormente). Per poter parlare liberamente di estremo superiore (e in analogia di estremo inferiore)
inferiormente.
Con questa convenzione dunque possiamo parlare liberamente di estremo superiore e inferiore
35
3 Campi ordinati
inf A a sup A
per denizione di estremo superiore e inferiore. Inoltre se inf A = sup A = allora abbiamo che
sia maggiorante che minorante di A, quindi tutti gli elementi di A sono contemporaneamente
maggiori o uguali di e minori o uguali di pertanto ogni elemento coincide con .
Concludiamo con due risultati importanti che torneranno utili quando andremo a trattare le
Proposizione 3.2.40. Ogni insieme di numeri reali A Z non vuoto e limitato inferiormente
ha minimo.
dimostrazione. Poich Z R, l'insieme A anche sottoinsieme di R, quindi A ha estremo
inferiore R, per il Corollario 3.2.32. Per la caratterizzazione (3.2.4) esiste a Z tale che
a < > .
1
Prendiamo = + 2
(basta anche = + , < 1). Dimostriamo che a = .
con ogni
Supponiamo per assurdo che questo non sia vero. Allora non sarebbe intero perch a Z
minorante di A: infatti, da un lato non esistono elementi di A minori di (che era l'estremo
inferiore pertanto un minorante) e non esistono numeri interi (quindi nemmeno elementi di
che abbiamo trovato un minorante a contro l'ipotesi che sia il massimo dei minoranti.
3.2.31, = min A.
Corollario 3.2.41. Ogni insieme di numeri reali A Z non vuoto e limitato superiormente
ha massimo.
36
3.3 Esempi riepilogativi
A = {na : n N}.
Chiaramente A non vuoto. Supponiamo che A sia limitato superiormente. Allora = sup A
un numero reale. Per la caratterizzazione (3.2.3) con = a, esiste almeno un elemento di
A compreso tra a e . Poich gli elementi di A hanno tutti la forma na con n N, questo
signica che esiste n N tale che a < na , pertanto (n + 1)a > . Ma allora anche
(n + 1)a A e questo contraddice il fatto che sia un maggiorante per A. Quindi A non
limitato superiormente; in particolare, per ogni b > 0, b non un maggiorante di A, quindi
contengono l'insieme N.
2 R. Siccome
1
n < n + 1, allora n+1 < n1 , quindi posto an = n1 , si ha che la successione
an decrescente. Quindi sup A = 1 raggiunto per n = 1 quindi anche un massimo. Dimo-
striamo che inf A = 0. Dalla caratterizzazione (3.2.4) si deve far vedere che:
1
(i) = 0 minorante, cio n N \ {0} si ha 0 < il che sempre vero;
n
(ii) = 0 il massimo dei minoranti, cio ssato > 0, occorre determinare n tale che non
appartiene ad A).
37
3 Campi ordinati
re); quindi sup A = + e max A non esiste. D'altra parte, osservando che per n = 1 e n = 2
2
si ha n +
n
= 3 e per n > 2 si ha n + n2 > n 3, si deduce che inf A = min A = 3.
non esiste, mentre inf A = min A = 0. A questo punto, grazie alle formule (3.2.5), possiamo
3
inf A = min A = 0 sup A = max A =
2
2 R. Ragionando come in precedenza facile vedere che sup A = 2 e il massimo non esi-
38
3.3 Esempi riepilogativi
ste perch non raggiunto; inf A = 0 che non minimo perch non raggiunto per alcun
valore di n.
39
3 Campi ordinati
40
CAPITOLO 4
Numeri complessi
+ Osservazione 4.1.2. Per quanto detto sopra si osserva che la radice ennesima aritmetica
sempre non negativa, esempi: 4 = 2, 9 = 3, x2 = |x|; questo accade perch stiamo lavorando
in campo reale. In campo complesso naturalmente il comportamento sar dierente (si veda la
questo paragrafo vogliamo estendere questa operazione ad ogni esponente razionale; questo lo
m
r := , m Z, n > 0, a > 0.
n
Allora ben denita
ar := (am )1/n = n
am .
La denizione si estende allo stesso modo anche se l'esponente un numero reale (per densit).
41
4 Numeri complessi
Supponiamo ora che a < 0; allora ab denita solo in certi casi particolari, pi precisamente
a patto che non sia m dispari e n pari. Infatti essendo
m
se b Z oppure se b Q, b =
n
m/n n m
a = a , allora se n dispari e c < 0 allora si pu scrivere n c = n c ma questo non
ovviamente possibile (in campo reale) se n pari. Per esempio:
p
(2)3/5 = (2)3/4 =
5
5
(2)3 = 5 8 = 8; 4
8 non esiste in campo reale.
E0 a0 = 1 a 6= 0; 1c = 1 c
E1 ac > 0 c; ac 1 se a 1 e c>0
E2 ac+d = ac ad
E3 (ab)c = ac bc
E4 (ab )c = abc
E5 c < d ac ad se a 1
E6 0 < a b ac bc c > 0
4.1.3. Logaritmi
Consideriamo l'equazione ax = y per a > 0, y assegnato e x incognito. Se a = 1 allora
l'equazione precedente ha soluzione se y = 1; in tal caso ogni x soluzione. Se a 6= 1 e y 0,
l'equazione non ha soluzioni. Si ha allora il seguente teorema:
Teorema 4.1.3. Siano a > 0, a 6= 1 e y > 0. Allora esiste un unico numero reale x tale che
ax = y .
Tale numero prende il nome di logaritmo in base a di y e si indica con loga y ; per denizione
si ha dunque
aloga y = y.
reale:
L1 loga (xy)
= loga x + logb y
x
L2 loga = loga x loga y
y
L3
loga x = loga x, R
1
L4 loga x = = log 1 x, x 6= 1
logx a a
loga x
L5 logb x = , b > 0, b 6= 1
loga b
42
4.2 Numeri complessi
il concetto di potenza, visto che ab ha senso se a>0 mentre se a<0 vale solo in certi casi
l'operazione di somma
(a, b) + (c, d) = (a + c, b + d)
e quella di prodotto
(a, b) (c, d) = (ac bd, ad + bc).
Inoltre per ogni (a, b) possibile denire l'elemento opposto di (a, b) che indicheremo con
(a, b) e si ha
e analogamente, per ogni (a, b) 6= (0, 0) possibile denire il reciproco di (a, b) che indicheremo
a b
con
a2 +b2
, a2 +b2 tale per cui si abbia
a b
(a, b) 2 2
, 2 = (1, 0).
a +b a + b2
Sia ora C0 un sottocampo di C formato dall'insieme delle coppie del tipo (a, 0) con il secondo
elemento della coppia uguale a 0. In tal caso le operazioni di somma e prodotto si riducono a
43
4 Numeri complessi
Quindi su C0 possibile introdurre una relazione d'ordine < in modo tale che diventi un campo
ordinato: infatti si ha
(a, 0) a
in modo tale da poter identificare i due insiemi R e C0 . In questo senso il campo dei numeri
Quindi abbiamo trovato un numero complesso tale che il suo quadrato coincida con il numero reale
(1, 0) (che pu essere identicato con -1). Per l'importanza (anche storica) di questo numero
complesso, gli viene dato il nome di unit immaginaria e si indicher con (0, 1) = i.
che viene denominata forma algebrica dei numeri complessi. A questo punto allora
(2 i) + (1 + 3i).
Si ha
(2 i) + (1 + 3i) = 2 i + 1 + 3i = 3 + 2i.
. Esempio 4.2.4. Calcolare parte reale e parte immaginaria del numero complesso
z = (2 i) (1 + 3i)
Si ha
44
4.2 Numeri complessi
a + ib (a + ib) (c id) ac + bd bc ad
= = 2 2
+i 2 .
c + id (c + id)(c id) c +d c + d2
. Esempio 4.2.6. Calcolate
1
2 3i
Si ha
1 2 + 3i 2 + 3i
= .
2 3i 2 + 3i 13
r Denizione 4.2.7. Si dice complesso coniugato di un numero complesso z = a + ib il
Si noti che
z + z = 2<(z), z z = 2i=(z).
(i)z1 + z2 = z1 + z2
(ii)z1 z2 = z1 z2
1 1
(iii) =
z z
(iv)z = z
(v)z z = (a + ib)(a ib) = a2 + b2 0.
numero complesso per il suo coniugato d un numero reale, la cui radice quadrata prende il
nome di modulo di z e si indica con |z| = a2 + b 2 . Quindi |z|2 = z z ; se zR allora il suo
45
4 Numeri complessi
Un errore molto frequente sarebbe stato quello di prendere il quadrato di 3i anzich quello
della sola parte immaginaria 3. In questo caso si otterrebbe |2 3i|2 = 5 che fa subito
sospettare, ma se il risultato fosse stato positivo, poteva esserci il rischio di non accorgersi
dell'errore.
1)|z| 0, |z| = 0 z = 0
2)|z| = |z|
3)|<(z)| |z|, |=(z)| |z|
4)|z + w| |z| + |w| disuguaglianza triangolare
da cui
dove l'ultimo passaggio si ottiene o lavorando direttamente con i conti espliciti, o usando la
La formula 5) discende dalla precedente osservando che z = <z + i=z e i=z = |=z| mentre la
46
4.2 Numeri complessi
Vista l'identicazione tra R2 e C, per il campo dei numeri complessi c' un'interessante inter-
punto di coordinate (a, b) e la rappresentazione graca avviene nel cosiddetto piano complesso
o piano di gauss; l'asse x identicato con l'asse reale, l'asse y con l'asse immaginario e
per sommare due numeri complessi vale la regola del parallelogramma (come con i vettori).
4 z = a + ib = (a, b)
b = =(z) 3
3 2 1 0 1 2 3 4 5
a = <(z)
1
noto fatto che in un triangolo ogni lato minore della somma degli altri due e maggiore della
loro dierenza.
Osserviamo invece che |z z0 | = r rappresenta nel piano di Gauss una circonferenza di centro
il numero complesso z0 e raggio r ; quindi |z z0 | < r rappresenta il cerchio di centro z0 e raggio
Inoltre, se a>0 un numero reale, allora il numero complesso az si ottiene dal numero z con
Inne |z z0 | = |z z1 | si interpreta come il luogo dei punti del piano equidistanti dai punti
del segmento che congiunge z0 e z1 ) che contiene z1 . Se la disuguaglianza stretta allora l'asse
. Esempio 4.2.10. Descrivere cosa rappresenta il luogo dei punti del piano di Gauss che
47
4 Numeri complessi
|z 1| > |z 2 + i| e |z 1 + i| < 1.
Possiamo riscrivere
dall'asse del segmento che congiunge z=1 e z = 2i (asse escluso) e che contiene il punto
z = 2 i. Tale zona del piano di Gauss deve essere intersecata con |z 1 + i| < 1 che
rappresenta il cerchio (privato del bordo) di centro z = 1i e raggio 1. Osservando che l'asse
del segmento che congiunge z =1 e z = 2i passa anche per il centro del cerchio, la zona
interessata rappresenta un semicerchio (privato dei bordi; nel disegno rappresentato dalla
B
0 1. 2. 3.
A C
1.
2.
3.
+ Osservazione 4.2.11. Si noti che C con le operazioni introdotte prima un campo, ma non
un campo ordinato. Infatti ricordando le propriet introdotte nella Sezione dove si sono trattati i
numeri reali, possibile far vedere che non si pu introdurre una relazione d'ordine tale che valga
la propriet R3. Infatti, se cos fosse, si arriverebbe a una contraddizione: basta considerare il fatto
2
che a 0 per ogni a reale, mentre nel campo complesso si ha i2 = 1.
ha come conseguenza il fatto che se due numeri complessi sono uguali, allora la loro dierenza
(che zero) ha parte reale e parte immaginaria zero, ma la parte reale della dierenza la
dierenza delle parti reali, quindi queste devono essere uguali e lo stesso le parti immagina-
48
4.2 Numeri complessi
Ponendo z = a + ib si ha
che equivale a
(attenzione: a, b R!!!) ( (
ab = 1 ab = 1
3b2 + 3b = 6 b2 + b 2 = 0.
Dalla seconda equazione si legge b = 1 o b = 2 che inserite nella prima danno rispettivamente
a=1 e a = 1/2. Quindi l'equazione data ha due soluzioni in campo complesso che sono
1
z1 = 1 + i z2 = 2i.
2
. Esempio 4.2.13. Trovare le soluzioni (z, w) con z, w C del seguente sistema
(
zw = i
|z|2 w + z = 1.
ai coniugati nella seconda riga del sistema e ricordando le propriet del coniugio, si ottiene
visto che |z|2 un numero reale. Sostituendo dalla prima equazione (ok, visto che abbiamo
visto che z 6= 0)
i
|z|2 + z = 1.
z
A questo punto, so che |z|2 = z z quindi
zzi
+z =1
z
da cui
zi + z = 1.
A questo punto poniamo z = a + ib da cui z = a ib e quindi l'equazione da risolvere diventa
(a ib)(i + 1) = 1
49
4 Numeri complessi
da cui
ai + a + b ib = 1.
Uguagliando parte reale e parte immaginaria si ottiene
(
ab=0
a + b = 1.
1
Quindi a=b= 2
da cui
1 i i+1 i 2i 1 i 2i + 2
z= + = , w= = = = i + 1, w = 1 i.
2 2 2 z 1+i 1i 2
Per curiosit, facciamo la prova per vericare che eettivamente la soluzione trovata soddisfa
il sistema di partenza. Si ha
1+i 1 1
zw = (i + 1) = (1 + i)2 = (1 + (1) + 2i) = i
2 2 2
e inoltre
2 1 1 1+i 1
|z| w + z = + (1 i) + = (1 i + 1 + i) = 1.
4 4 2 2
usare sia le coordinate cartesiane che le coordinate polari. In tal caso un punto nel piano viene
di verso.
Nel caso dei numeri complessi, il raggio polare coincide con il modulo di z mentre si indica
con arg(z) l'argomento di z uno degli angoli , denito a meno di multipli di 2 . Tra tutti i
valori possibili di argz , uno solo compreso nell'intervallo (0, 2) e viene di solito indicato con
argminz . Quando chiaro dal contesto, scriveremo semplicemente argz al posto di argminz .
3
z = a + ib = (cos + i sin )
2
1
2 1 0 1 2 3 4 5
1
50
4.2 Numeri complessi
=z
tan = ,
<z
da cui si deduce
=z
arctan (+2k) <z > 0
<z
+ arctan =z (+2k)
<z < 0
argz = <z
<z = 0 =z > 0
(+2k)
2
3 (+2k)
<z = 0 =z < 0
2
r Denizione 4.2.14. Si dice che z C scritto in forma trigonometrica se sono
z = (cos + i sin ).
. Esempio 4.2.15. Se z = 1 + i allora |z| = 2 e argz = pertanto la forma trigonometrica
4
di z
z = 2[cos + i sin ].
4 4
Se z = 1 allora argz = e la forma trigonometrica di z risulta
z = 1 cos( + i sin ).
e se w 6= 0
z
= (cos( ) + i sin( )) .
w r
51
4 Numeri complessi
Per il quoziente basta ricordare la formula (4.2.1) e applicare la formula del prodotto.
Quindi il prodotto (o il quoziente) di due numeri complessi un numero complesso che ha per
modulo il prodotto (o il quoziente) dei moduli e per argomento la somma (o la dierenza) degli
esempio
z1 z2 . . . , zn = 1 2 . . . n (cos(1 + 2 + + n ) + i sin(1 + 2 + + n )) .
z n = n (cos(n) + i sin(n)) .
|(1 + i)16 | = ( 2)16 = 28 = 256; arg(1 + i)16 = 16 = 4.
4
Quindi si ha
2015 = 503 4 + 3
da cui
+ Osservazione 4.2.20. La moltiplicazione per z equivale nel piano di Gauss a una rotazione di
52
4.2 Numeri complessi
p
n
|z| = |w|.
Dunque gli angoli n e hanno lo stesso seno e lo stesso coseno, pertanto dieriscono per un
multiplo intero di 2
n = + 2m
da cui ricaviamo
2m
= + .
n n
Quindi possiamo porre
0 =
n
2
1 = +
n n
4
2 = +
n n
.
.
.
n1 = + 2(n 1)
n n
53
4 Numeri complessi
e per ogni k = 0, . . . n 1
n
zk = r(cos k + i sin k ).
Questi n numeri hanno argomenti diversi e compresi tra 0 e 2 , quindi sono numeri tutti distinti
e abbiamo dimostrato che sono le uniche possibili radici di w . Poich si verica facilmente che
In conclusione, se w = r(cos + i sin ) 6= 0, allora le sue n radici ennesime sono date dalla
formula
2k 2k
n
zk = r cos + + i sin + k = 0, . . . , n 1.
n n n n
Dunque il simbolo
n
z non indica un numero complesso ma un insieme di numeri complessi,
quindi la radice ennesima non una funzione da C a C (semmai una funzione da C in P(C)).
C' pertanto una dierenza signicativa tra trovare le radici ennesime in campo reale e in
campo complesso: per esempio in R si ha 4=2 mentre in C si ha 4 = 2.
+ Osservazione 4.2.22. Le radici ennesime di un numero complesso hanno un'interessante
interpretazione geometrica nel piano di Gauss: infatti sono i vertici di un poligono regolare di n lati.
. Esempio 4.2.23. Scrivere le radici cubiche di i 1.
Sia w = i 1 = 1 + i di cui dobbiamo individuare le radici cubiche (quindi si tratta di 3
radici). Prima di tutto occorre scrivere w in forma trigonometrica per cui si ottiene facilmente
che
r = |w| = 1+1= 2;
inoltre
1 1
cos = , sin =
2 2
da cui = 34 . w
Quindi la forma trigonometrica del numero complesso
3 3
w = 2 cos + i sin .
4 4
p p3
A questo punto, se z una radice cubica allora |z| =
3
|w| = 2 = 6 2, mentre se indichiamo
con l'argomento di z si ottiene
2k
= + , k = 0, 1, 2.
3 3
Allora gli argomenti delle tre radici cubiche sono esattamente
1 =
4
2 11
2 = + =
4 3 12
4 19
3 = + = .
4 3 12
54
4.2 Numeri complessi
6
z1 = 2 cos + i sin
4 4
6 11 11
z2 = 2 cos + i sin
12 12
6 19 19
z3 = 2 cos + i sin .
12 12
Le tre radici cubiche stanno ai vertici di un triangolo equilatero inscritto in una circonferenza
6
di raggio 2, come mostrato in gura.
1 z1
z2
2 1 0 1 2
1
z3
nessuna soluzione. Se consideriamo invece le equazioni di secondo grado in campo complesso, cio
2
andiamo a risolvere l'equazione az + bz + c = 0 con a, b, c, C e a 6= 0 allora formalmente si
2
b b 4ac
ha sempre z = con la consueta formula, ma il signicato qui profondamente diverso:
2a
qui la radice esiste sempre perch siamo in campo complesso, quindi in C un'equazione di secondo
55
4 Numeri complessi
Gli esempi precedenti non sono casi isolati: vale infatti il seguente importantissimo teorema.
a0 + a1 z + a2 z 2 + + an z n = 0, an 6= 0
La somma delle molteplicit delle radici di un polinomio complesso pari al grado del polinomio.
tR poniamo
ei .
Questa notazione prende il nome di notazione esponenziale e ha ragione di essere nel fatto
. Esempio 4.3.1. Si ha
ei = 1 e2i = 1 2ei/3 = 1 + i 3.
56
4.4 Esempi riepilogativi
2 R. Si ha
i(2i 3) + (i 1)(3 + 4i) = 2 3i + (i 1)(3 4i) = 2 3i + 3i + 4 3 + 4i = 1 + 4i
da cui
- Esercizio 4.4.2. Trovare modulo e argomento dei seguenti numeri complessi e scrivere
z nella forma trigonometrica
1)z = 1 + i
2)z = 3i + 1
3)z = 2 2i.
2 R. 1) |z| = 2, arg(z) = 43 da cui
3 3
z= 2 cos + i sin .
4 4
2) |z| = 2, arg(z) = 3
da cui
z = 2 cos + i sin .
3 3
3) |z| = 2, arg(z) = 74 da cui
7 7
z = 2 cos + i sin .
4 4
57
4 Numeri complessi
|z| = 2
2.
1.
2. 1. 0 1. 2.
1.
2.
2. |z| 2
1.
2. 1. 0 1. 2.
1.
2.
2 R. Si tratta di una semiretta uscente dall'origine che forma con la direzione positiva dell'asse
delle x un angolo di /3.
58
4.4 Esempi riepilogativi
3.
2.
arg(z) = 3
1.
= 3
2. 1. 0 1. 2.
1.
4.
3.
2.
2i
1.
4. 3. 2. 1. 0 1. 2. 3. 4.
1.
2.
59
4 Numeri complessi
di centro z1 = 1 + i e raggio 1. Si tratta del segmento (bordi inclusi) che si ottiene intersecando
2 2
il cerchio pieno (x 1) + (y 1) 1 con la retta y = x.
2 R. Se z = a + ib allora
(a + ib)2 + a2 + b2 4 + 4i = 0
da cui
a2 = 2 ab = 2
che d come soluzioni z1 = 2 2i e z2 = 2 + 2i.
60
4.4 Esempi riepilogativi
2 R. z1 = 1 + i e z2 = 1.
2 R. z1 = 2 12 i e z2 = 1 + i
p
2 R. z = 5 2i
2 R. Si ha
!3 ( !)3 3
3 i 1 3 i 1
w = = = cos + i sin
4 4 2 2 2 8 6 6
1 i
= cos + i sin =
8 2 2 8
61
4 Numeri complessi
!
1 1 3 i
z1 = cos + i sin =
2 6 6 2 2 2
1 2 2 1 1
z2 = cos + + i sin + = cos + i sin = i
2 6 3 6 3 2 2 2 2
!
1 4 4 1 7 7 1 3 i
z3 = cos + + i sin + = cos + i sin =
2 6 3 6 3 2 6 6 2 2 2
2 R. Si ha
!4 ( !)4 4
3 i 1 3 i 1
w = = = cos + i sin
4 4 2 2 2 16 6 6
!
1 2 2 1 1 i 3
= cos + i sin =
16 3 3 16 2 2
!
1 1 3 i
z1 = cos + i sin =
2 6 6 2 2 2
!
1 1 1 1 3
z2 = cos + + i sin + = cos + i sin = + i
2 6 2 6 2 2 3 3 2 2 2
!
1 1 5 5 1 3 i
z3 = z1 = cos + + i sin + = cos + i sin = +
2 6 6 2 6 6 2 2 2
!
1 3 3 1 4 4 1 1 3
z4 = z2 = cos + + i sin + = cos + i sin = i
2 6 2 6 2 2 3 3 2 2 2
62
4.4 Esempi riepilogativi
(a) {z + i : z E}
(b) {z 2i : z E}
(c) {iz : z E}
(d) {iz : z E}
(e) {z : z E}
(f ) {z + i : z E}
2
(g) {z : z E}
3
(h) {z : z E}
(i) { z : z E}
2 R.
63