Loleodinamica consente di realizzare rilevanti trasmissioni di potenza con grande flessibilit e
ingombri ridotti. Un impianto oleodinamico sar composto da una centralina di pompaggio e dal circuito (chiuso) di utilizzazione. Conviene premettere alla descrizione dei singoli componenti (dati e figure di queste note sono tratti da: H. Speich, A. Bucciarelli, Manuale di oleodinamica : principi, componenti, circuiti, applicazioni, Tecniche Nuove 2002 e da materiale tecnico informativo della Casappa Fluid Power Division) una breve analisi delle propriet dei liquidi idraulici. A) I liquidi idraulici Sono olii additivati per adeguarsi alle seguenti funzioni: trasmissione di forza; lubrificazione dei componenti mobili; capacit di smaltimento del calore; capacit di smorzamento di rumori e vibrazioni. Talo olii devono quindi presentate le seguenti caratteristiche: elevata stabilit della viscosit in funzione della temperatura (la viscosit deve essere sufficiente anche alle alte temperature); resistenza allinvecchiamento (ossia allossidazione); potere anticorrosivo; capacit di assorbire modeste quantit di acqua (circa 1%) senza dare luogo ad emulsioni. Laspetto fondamentale da considerare la comprimibilit dellolio: a titolo di esempio, con un incremento di pressione di 100 bar il volume di un olio si ridurr di circa lo 0.7%. Il volume aumenta con la temperatura. Laumento piccolo, ma accoppiato con lincomprimibilit fa s che in un volume dolio impossibilitato a espandersi, un aumento di temperatura di 1C provochi un aumento di pressione di 9 bar. Ne derivano due conseguenze importanti: in un circuito oleodinamico bisogna provvedere al raffreddamento dellolio; se, in un circuito, un volume dolio pu rimanere in una camera a volume fisso, deve essere posto in derivazione a tale volume un componente ad elevata elasticit (accumulatore oleopneumatico). B) I componenti dei circuiti oleodinamici La centralina di pompaggio sar composta da un serbatoio dellolio, una pompa azionata da un motore primo, uno scambiatore di calore per il raffreddamento dellolio (se non sufficiente la superficie dispersiva del serbatoio). La pompa pu essere di diversi tipi e in generale (con qualche eccezione) strutturalmente identica a un motore, per cui questo sar trattato nel seguito come un normale componente dimpianto. Gli elementi principali di un circuito oleodinamico sono quindi: pompe e motori idraulici (*); cilindri idraulici; valvole di controllo e servo valvole; valvole di controllo della pressione e della portata; accumulatori idraulici (*); componenti accessori (tubi, raccordi ecc.). I componenti oleodinamici che concettualmente pi differiscono dagli equivalenti pneumatici sono indicati con (*), e sono quindi trattati nel seguito con particolare accuratezza. B1 Pompe e motori idraulici. Le pompe convertono energia meccanica in energia idraulica, mentre i motori eseguono la riconversione dellenergia idraulica in energia meccanica. Oltre ai motori rotativi, cio a moto rotatorio continuo, esistono anche i motori semirotativi, che possono compiere solo una frazione di giro, e i motori lineari (cilindri). Considerando per il momento solo i tipi rotativi, spesso pompe e motori sono molto simili tra di loro e in alcuni casi possono svolgere entrambe le funzioni. B1.1 Pompe oleodinamiche Le pompe usate in oleodinamica sono del tipo volumetrico. La loro classificazione data in Fig. 1.
Fig. 1 Classificazione delle pompe volumetriche usate in oleodinamica.
I principali parametri di prestazione sono la pressione continua ammessa, la pressione massima di esercizio ammessa, la portata e la velocit di azionamento, minima e massima. Nella Tabella 1 sono riportate le caratteristiche principali di dieci diversi tipi di pompa, compresa una valutazione del costo. Questultimo rapportato al costo del tipo pi economico, cio della pompa a ingranaggi esterni, e deve intendersi calcolato a parit di portata. La cilindrata di una pompa pu essere costante o variabile. Nel secondo caso la portata pu essere regolata agendo sulla variazione di cilindrata anzich sulla variazione della velocit di rotazione. In alcuni casi la variazione pu essere anche di segno, con inversione della direzione del flusso e degli attacchi di aspirazione e di mandata. La Fig. 2 illustra la simbologia descrittiva delle pompe e dei motori idraulici a cilindrata variabile. La Fig. 3 mostra in dettaglio la struttura delle pompe ad ingranaggi e la Fig. 4 quella delle pompe a palette e a pistoni. La Fig. 5 mostra un esempio di pompa a cilindri assiali a cilindrata variabile con le relative curve caratteristiche di funzionamento e un esempio di circuito di controllo della pressione mediante variazione della cilindrata. Le curve caratteristiche danno anche i valori del rendimenti volumetrico, del rendimento totale e della rumorosit. Altri parametri importanti di una pompa sono poi la durata, di difficile previsione, la sensibilit allinquinamento dellolio, la pulsazione della portata, il peso e lingombro. La Fig. 6, infine, illustra i diversi tipi di dispositivi di azionamento (per la comprensione della simbologia si vedano le Figg. 9-20). Tab. 1 Principali delle pompe volumetriche per oleodinamica. Fig. 2 Simbologia delle pompe e dei motori idraulici a cilindrata variabile. Fig. 3 Pompe a ingranaggi.
Fig. 4 Pompe a palette e a pistoni.
Fig. 5 Sezione, curve caratteristiche ed esempio di circuito di regolazione della pressione di una pompa a pistoni assiali a cilindrata variabile. Fig. 6 Rappresentazione simbolica dei dispositivi per la variazione della cilindrata. B1.2 Motori idraulici. I parametri di funzionamento fondamentali di un motore idraulico sono: la coppia erogabile; il regime di rotazione. Detti V il volume elaborabile in un giro dal motore (cio la sua cilindrata), Dp il salto di pressione elaborato, hv e hm il rendimento interno-meccanico del motore e n la velocit di rotazione in giri al minuto, la portata volumetrica elaborata dal motore = / , la potenza fornita = e quindi la coppia vale = (2 60) = /(120 ). La coppia dipende quindi dal prodotto della cilindrata per la differenza di pressione. Per quanto riguarda il regime di rotazione, si distinguono i motori veloci da quelli lenti. Il campo di velocit utile dei primi 30<n<3000 mentre quello dei secondi frazione di giro<n<300. Nel campo di velocit comune, 30<n<300, si preferiscono in generale i motori lenti, per motivi di costo e dingombro. Infatti, a parit di portata volumetrica da trattare, un motore veloce utilizzato a bassi giri dovrebbe avere, cilindrata elevata e sarebbe quindi sovradimensionato e funzionante a basso rendimento. La flessibilit duso dellimpianto si pu ampliare con un motore a cilindrata variabile, oppure con un motore a cilindrata fissa associato a una pompa a cilindrata variabile, oppure ancora con entrambe le macchine a cilindrata variabile. La variazione della cilindrata nei motori si usa per variarne la velocit di rotazione (alla cilindrata minima corrisponde la velocit massima). Per quanto riguarda la struttura e le caratteristiche funzionali, i motori sono simili alle pompe e in alcuni casi si tratta proprio della stessa macchina. Possono funzionare come motori tutte le pompe non munite di valvole (si tratta sempre di valvole automatiche, che consentono il flusso in una sola direzione). In alcuni tipi di pompe utilizzate come motori manca per la coppia di spunto, e quindi la capacit di avviarsi senza lapplicazione di un momento ausiliario esterno. E abbastanza intuitivo osservare che hanno coppia di spunto i motori a pistoni mentre non c lhanno quelli a ingranaggi e a palette, se del tipo autobilanciato. I motori migliori sono complessivamente quelli veloci a pistoni assiali e quelli lenti a pistoni radiali.
Fig. 7 Sezione di cilindro idraulico. Fig. 8 Accumulatore a sacca.
B2 Cilindri idraulici. Strutturalmente e funzionalmente sono simili a quelli pneumatici, si veda la Fig.7. B3 Valvole di controllo e servo valvole. Strutturalmente e funzionalmente sono simili a quelle pneumatiche. B4 Valvole di controllo della pressione e delle portate. Hanno le stesse funzioni delle valvole pneumatiche, ma strutturalmente sono diverse (non c un diaframma per il controllo della pressione, bens uno stantuffo contrastato da una molla). B5 Accumulatori idraulici. Gli accumulatori idraulici, oltre alla funzione, fondamentale e irrinunciabile, di compensazione delle dilatazioni volumetriche del liquido, possono svolgerne diverse altre: smorzamento delle oscillazioni di portata e di pressione; assorbimento di eventuali colpi di ariete; neutralizzazione delle perdite di trafilamento; convertitore di potenza (mediante la restituzione di un precedente accumulo di energia elastica possono coprire i picchi di potenza assorbita limitando la taglia della pompa dellimpianto). Gli accumulatori possono essere a pressione costante o variabile. I primi sono del tipo a peso, costituiti da un cilindro connesso al circuito e chiuso superiormente da uno stantuffo a tenuta, caricato con pesi di massa tale da realizzare nel circuito la pressione voluta. Sono a pressione variabile gli accumulatori a molla e quelli a gas compresso. Il tipo pi usato, soprattutto per la mancanza di parti in moto relativo (con il vantaggio accessorio di non richiedere lavorazioni meccaniche particolarmente accurate), la separazione garantita tra olio idraulico ed elemento elastico e la capacit di operare a pressioni anche altissime laccumulatore a gas compresso con elemento separatore (sacca o diaframma) flessibile, Fig. 8. Il gas pi usato per la precarica lazoto, in virt della sua inerzia chimica. B6 Componenti accessori. Sono tubazioni e raccordi normalizzati e standardizzati. C) Scelta della pressione di esercizio. La pressione di esercizio una scelta di progetto di natura fondamentalmente economica. In generale sono preferibili pressioni elevate perch si riducono la portata e le dimensioni dei componenti dellimpianto. A seconda delle applicazioni la pressione pu variare da un minimo di 10 - 50 bar (avanzamento utensili, azionamenti) a un massimo di 300 - 600 bar (presse, piegatrici, macchine per ledilizia ecc.). D) Simbologia. Le figg. 9-20 riportano la simbologia in uso nella rappresentazione dei circuiti oleodinamici. Fig. 9 Fig. 10 Fig. 11 Fig. 12 Fig. 13 Fig. 14 Fig. 15 Fig. 16 Fig. 17 Fig. 18 Fig. 19 Fig. 20