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HDSF
THE UNIVERSITY
OF ILLINOIS
LIBRARY
195
VGGYcZ
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University of Illinois Library
L161 H41
SAGGI FILOSOFICI
ii
VICO
BENEDETTO CROCE
LA FILOSOFIA
DI
GIAMBATTISTA VICO
Seconda edizione riveduta
BARI
GIUS. LATERZA & FIGLI
TI l'OQ KAFI-KDITOBI-LIHK AI
1922
PROPRIET LETTERARIA
A NORMA DELLE VIGENTI LEGGI
Vecchi e C.
ifs-
V4GV X
GUGLIELMO WINDELBAND
743018
AVVERTENZA
B. C.
La prima forma della gnoseologia vichiana
p. 23.
I. PRIMA FORMA DELLA GNOSEOLOGIA 5
congetture.
Il certo, la verit di coscienza, non scienza, ma non
perci il falso. E il Vico si guarda bene dal chiamare
false le dottrine di Cartesio :
egli vuole soltanto degradarle
da verit compiute a verit frammentarie, da scienza a
coscienza. Tatt'altro che falso il cogito ergo sum: il tro-
sce,
divideva le cose tutte nel mondo della natura e
nel mondo umano; e osservando che il mondo della na-
tura stato fatto da Dio e perci Dio solo ne ha la scienza,
mondo umano dai suoi inizi ideali nei suoi progressi fino
26 FILOSOFIA DEL VICO
mondo .
Certamente, il Vico con la nuova forma della sua
qui si nella
maggiore concretezza del conoscere. L'uomo
crea il mondo umano, lo crea trasformandosi nelle cose
civili; e, col pensarlo, ricrea la sua creazione, ripercorre
vie gi percorse, la rifa id ealmente e perci conosce con X
vera e piena scienza. Questo davvero un mondo, e
l'uomo per davvero il Dio di questo mondo.
Ci sembra, dunque, incontrastabile che solamente l'ap-
plicazione del verum- factum, quale si effettua nella Scienza
nuova, risponda al criterio stabilito; e che l'altra che ne
era stata anteriormente tentata per le matematiche, im-
portante per altri rispetti e validissima a liberare gli spi-
ritidal pregiudizio matematico, non si possa considerare
vera e propria applicazione. E, forse, il Vico ebbe talvolta
qualche sentore della differenza tra le due applicazioni, la
propria e la metaforica, che per solito confuse come iden-
tiche.La scienza del mondo umano (egli dice)
procede
appunto come la geometria che, mentre sopra i suoi ele-
menti il costruisce o '1 contempla, essa stessa si faccia il
vino
;
ben diverso da quello freddo, se non propriamente
ironico, dell' ad Dei instar nel De antiquissima. Le
principalmente in Roma ;
la caratteristica della barbarie ri-
raccogliere i
principi generali, cio la filosofia; il secon-
III. STRUTTURA INTERNA DELLA SCIENZA NUOVA 39
1
dialettica e rettorica ;
e qualche riscontro di particolari
estrinseci, come nei ravvicinamenti fatti da qualche retore
di quel tempo (il Tesauro) delle arguzie rettoriche parlate
con le arguzie figurate.
Senonch quei concetti, nati da cosi possente getto di
originalit, non appena dai loro lineamenti generali si passi
alle determinazioni particolari, dall'idea o ispirazione ori-
i
popoli primitivi, fanciulli del genere umano, furono in-
1
Si veda il capo 3.o della parte storica della mia Estetica.
IV. LA POESIA E IL LINGUAGGIO 55
l'astronomo, il paterfamilias ,
il guerriero, il politico, il le-
gislatore ;
senonch le attivit di tutti costoro volle consi-
derare e chiamare poetiche, con metafora tratta dall'as-
serita prevalenza della forma fantastica dello spirito, e il
ricorrere ai
press'a poco , e ai
pi o meno . Gli ac-
cade di dire, per es., che gli uomini primitivi erano nulla o
assai poco ragione e tutti robustissima fantasia ,
quasi
tutticorpo e quasi niuna riflessione ovvero, dopo avere ;
poesia di tutti i
tempi, e non di quello solo barbarico;
60 FILOSOFIA DEL VICO
e il De sapientia veterum
(1609) del Bacone dove, per altro, ;
altri Banier,
il autore del libro: Les fables expllques par
l'histoire (1735). Un terzo sistema, anch'esso non senza qual-
che precedente antico, derivava i miti da popoli partico-
forma ;
ma i creatori dei miti dettero ingenua e piena fede
a quelle loro creazioni; e fintasi, per es., la prima favola
divina, la pi grande di quante mai se ne finsero in ap-
presso, Giove re e padre degli di e degli uomini in atto
di fulminante, essi stessi che se lo finsero lo credettero,
e con ispaventose religioni lo temerono, riverirono e os-
servarono. Il mito, insomma, non favola ma storia, quale
possono formarsela gli spiriti primitivi, e da questi seve-
ramente tenuta come racconto di cose reali. I filosofi che
sorsero posteriormente, servendosi dei miti per esporre in
modo allegorico le loro dottrine, ovvero illudendosi di ri-
trovarvele per quel senso di riverenza che si porta all'anti-
chit tanto pi venerabile quanto pi oscura, ovvero sti-
mando comodo di giovarsi di tale espediente per i loro
fini politici, e cosi Platone omerizzando e, nel tratto
ger poi. I poeti (ossia, nel nuovo significato che assume nel
Vico questa parola, i creatori dei miti) sono il senso (cio,
nel nuovo significato, la filosofia rudimentale e imperfetta);
e i filosofi sono l'intelletto dell'umanit (vale a dire, la fi-
losofia pi compiuta, che nasce dalla precedente). L'idea
di Dio sievolve a poco a poco dal Dio, che colpi la fan-
tasia dell'uomo isolato, al Dio delle famiglie, divi paren-
La coscienza morale
lodata, per es., nel Grozio da uno dei seguaci della scuola
(l'autore della Pauco plenior iuris naturalis historia, 1719),
che celebra il maestro come instrumentum divince provi-
dentice , quasi Messia venuto a redimere il lumen natu-
rale dalla servit al
super naturale , e fornito perci*
di tutta la forza e di tutta l'abilit occorrenti; talch,
esperto delle persecuzioni scolastiche, caute versabatur
ne maius bilem adversus prudentiam naturalem et rationalem
ex latebris productam tara minis irritaret , e procedendo
a separare le leggi umane dalle divine, non prendeva di
fronte la scuola teologica con l'attaccarne gli errori fonda-
mentali, anzi perfino la lodava nei prolegomeni dell'opera
sua. Naturale
significava altres ci che comune agli
individui delle varie nazioni e stati onde, sotto l'aspetto;
tativo, che (come anche quello del Locke) nel fatto risultava
assai prossimo all'epicureo. L'Hobbes non si era accorto
che egli non si sarebbe potuto neppure proporre il suo
problema del diritto naturale dell'umanit, se il motivo
non gliene fosse stato fornito per l'appunto dalla religione
Morale e religione
M.
.a il timore interno, il pudore, la coscienza morale
ghi, ma, per lo stesso grande affetto che porta alla ve-
rit , per meglio assodare la necessit razionale dell'umana
modo si
potrebbe da quella religione naturale, che tut-
t'una cosa con la coscienza della verit? Plutarco, descri-
vendo le primitive religioni spaventevoli, pone in proble-
ma se, invece di venerare cosi empiamente gli di, non sa-
rebbe stato meglio che non fosse esistita religione alcuna;
ma egli dimentica che da quelle fiere superstizioni si svol-
sero luminose civilt e sull'ateismo non crebbe mai nulla.
Senza una religione, mite o feroce, ragionata o immagi-
nosa, che dia l'idea pi o meno determinata e pi o meno
elevata di qualcosa che superi gl'individui e in cui gli in-
dividui tutti si raccolgano, mancherebbe alla volont mo-
rale l'oggetto del suo volere.
E a questo punto si quello che abbiamo di-
chiarisce
stinto come il secondo significato, pratico o etico, della
parola
religione nel Vico. Nel qual significato egli ri-
vendica e giustifica il detto degli emp che il timore fece
i
figliuoli dei Polifemi e via via li ridusse all'umanit degli
Aristidi e dei Sperati, dei Lel e degli Scipioni Africani.
Anche il concetto dello stato ferino, che nei libri dei
alla filosofia, quel sistema non era meno contrario alla storia
umane,
quod sine summo scelere davi nequit >); chi
Morale e diritto
felicit.
con la morale, e ha
sua peculiare efficacia
tuttavia la :
rino
somiglia per pi rispetti hobbesiano, con la diffe-
all'
G /ome lo spirito
passioni regolate, i
popoli assumono i
governi, i
componenti
106 FILOSOFIA DEL VICO
lo pot fare per l' ignoranza , in cui egli era, del primo
IX. LA STORICIT DEL DIRITTO 109
uomo caduto ;
cio dell'originario stato ferino e della
cade mi e ;
eh ' quanto dire nel puro campo della scienza
e della cultura.
Sarebbe, di certo, temerario pretendere di conoscere
con sicurezza le ragioni per le quali il Vico, come aveva
omesso nella prima edizione della seconda Scienza nuova
le dichiarazioni circa la pratica che erano nella prima,
tralasci nel manoscritto dell'ultima edizione dello stesso
libro anche il capitoletto sulla Pratica. Ma sar lecito