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Che cosa render al Signore per quanto mi ha dato?

Il senso dei voti nella vita consacrata

Il Salmo 115 lungo la storia della Chiesa ha trovato spazio per diventare in molte
occasioni le parole della preghiera dei cristiani. Sicuramente le sue parole risuonano
nelle nostre orecchie, quasi a memoria, come quando non cerano libri, ma solo un
cuore nel quale incidere le parole con le quali oggi preghiamo.

La domanda del salmista, o meglio, dellorante, parte dal resoconto della propria vita.
Infatti egli ricorda gli interventi di Dio nella sua esistenza: perch egli ha riscattato la
mia anima dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, il mio piede dalla caduta. La
domanda cos si colloca in un quadro specifico di ringraziamento. Davanti ad un Dio
che agisce, che si d da fare per lui, lorante scopre nellintimo di s un bisogno
particolare quello di contraccambiare i doni che gratuitamente Dio gli ha concesso
lungo la sua esistenza.

Si parte dunque dalla presa di coscienza della propria condizione di vita. Innanzitutto
quella attuale, condizione che deve essere contemplata come uno scenario dove la
storia della salvezza, con tutta la sua forza, si dispiega nel particolare. Quasi come
limmagine di un fiume con i suoi affluenti, necessario scoprirsi dentro questunico
itinerario straordinario dove la presenza di Dio, che costante, viene ad abilitare la
nostra esistenza alla novit del suo intervento, ad abilitarci, dunque a ricevere quanto
ci ha dato.

In questo scenario il salmista scopre innanzi tutto che Dio c, non solo che esiste, ma
che c, presente ed agisce, non quindi solo uno spettatore impassibile, ma un Dio
che assieme a lui sente il dramma della sua esistenza e quindi ascolta. Si scopre cos la
complessit ovvero la ricchezza dellessere dentro questunico itinerario. Proprio per
questo meglio definire il Salmista come lorante, infatti la ricchezza sta nel fatto che
in mezzo al suo dramma egli si colloca in dialogo con il Dio dellAlleanza e questi lo
ascolta. Si scopre, dunque, cos la preghiera come la costante di vita di chi pu fare una
esperienza di questo genere, cio, la preghiera come la chiave che ci apre al mistero di
unesistenza piena e totale della nostra realt (cf. 115,1-2).

Avendo quindi questa chiave di lettura della sua esistenza, lorante sa cogliere con fede
ogni avvenimento della sua vita, anzi, sa cogliere la presenza del Dio-custode che
ascolta in ogni circostanza della sua realt, che gli soccorre, soprattutto al momento
della morte, morte che sinonimo della dimenticanza da parte del Signore, fine
assoluto della vita, del senso e della speranza.

straordinario per lorante scoprire che Dio si fa presente soprattutto nellora


dellinfelicit anche dopo aver ammesso che la sua condizione nel momento dinvocare
il Signore era linfelicit, il non senso, il vuoto (cf. 115,10). La sacra scrittura ricca
di questo tipo dinsegnamento, basta ricordare il libro di Qohelet che con la classica e
famosissima cantilena tutto vanit non fa altro che portarci alla scoperta del vero
senso della vita: che tutto viene da Dio e senza di lui nulla ha senso. Ogni circostanza
della vita va letta sotto la luce di Dio, se questa viene meno allora il non senso e
linfelicit hanno il sopravvento e la morte lunica risposta alla futilit di quel che
esiste senza Dio: il nulla.

Ma, una volta scoperto il senso che Dio dona ad ogni avvenimento della sua vita
nellorante scatta allimprovviso questo desiderio di far mutare la sua condizione in
qualcosa di nuovo. Infelicit e ostilit mutano in un canto di ringraziamento. Eccolo
snodo, la luce che ci ha portato a leggere questo testo nella nostra realt di consacrati,
uomini e donne impegnati pienamente nella scoperta della presenza di Dio nella propria
vita e nel portare la propria esperienza agli assetati di Dio della nostra storia.

Cos come il salmista anche noi abbiamo lopportunit di scoprirci dentro il disegno di
amore di Dio e di contraccambiare, o meglio, rispondere alla meravigliosa scoperta che
continuamente facciamo e che ci svela limmenso universo di doni che abbiamo
ricevuto e che possono avere unicamente unorigine: Dio.

Alla domanda che cosa render al Signore lorante non esita nel dare una risposta,
osa, fin troppo. Nella sua umilt si sente capace di contraccambiare, di rendere qualcosa
a Dio nonostante prima non avesse nulla. Non mente come gli uomini bugiardi del suo
salmo che vanno avanti nella vita privi di ogni senso ma ha in coraggio di riconoscere
dentro del suo cuore tutte le forze che Dio gli ha dato al punto di poter riconoscere che
qualcosa pu darla in offerta a Dio. Infatti, la sua condizione non pi quella di prima,
rinnovata egli sa di essere erede: servo di Dio, figlio della sua ancella, libero, cio,
abita nella casa del suo Signore, di Dio (cf. v16).

Egli quindi risponde:

- alzer il calice della salvezza e invocher il nome del Signore


- adempir i miei voti al Signore davanti a tutto al suo popolo
- offrir un sacrificio di ringraziamento invocher il nome del Signore
- adempir i miei voti al Signore davanti a tutto al suo popolo

Il cuore della sua risposta ci svela limpegno preso davanti al Signore come risposta
gratuita allamore ricevuto da parte di lui. Questo impegno una promessa che
coinvolge tutto il suo essere al punto di voler testimoniare con la propria vita il Dio
della sua salvezza. Proprio cos, testimoniare, verbo che in greco si traduce
(martyro), cio, lazione di rendere testimonianza di qualcosa visto, udito, vissuto, il
verbo della fede assoluta che non conosce limiti, verbo che d il nome a quelli che
hanno irrigato la terra con il loro sangue, i martiri, e soprattutto, del martire per
eccellenza, Ges Cristo nostro Signore.

infatti impossibile non richiamare alla nostra mente il Ges del Getsemani che non a
caso nella sua preghiera fa riferimento a questo calice della salvezza che niente meno
che il suo sangue, il suo sacrificio per ognuno di noi e che dona al Padre per noi.
questa la sua testimonianza, il voto dellorante, il voto di Cristo che davanti a tutto il
popolo consuma come ringraziamento per limmenso amore datogli.

Ecco limmagine del Cristiano che nella preghiera scopre il dono di Dio, scoperta che
ha suscitato in ognuno di noi il desiderio di rispondere attivamente a questamore che
ci ha travolti attraverso il dono totale della nostra vita a immagine del dono fatto da
parte di Cristo, a immagine del sacrificio eucaristico che celebriamo tutti i giorni nel
quale vediamo il Cristo donarsi per nutrirci.

In questo modo acquista senso limpegno della vita religiosa, dei voti che abbiamo
promesso a Dio il giorno del nostro s, e non solo promesso, ma anche iniziato ad
adempire da quel meraviglioso attimo nel quale misteriosamente abbiamo cominciato
a donare la nostra vita per la salvezza nostra e dei fratelli.

Cos povert, castit e obbedienza diventano non cariche il cui peso difficile da
portare, ma una dolce risposta che mette luce nella nostra vita, luce che ci permette di
scoprire sempre pi in profondit quellamore che Dio ha versato, versa e verser per
ognuno di noi, diventa quella risposta che pu dare solo chi prega ed acquista coscienza
del senso della propria esistenza trasformando la nostra vita in quella di Cristo povero,
puro e obbediente al Padre in tutto fino alla morte, il tutto per Amore.

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