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La Urgenza Del Giudizio PDF
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LURGENZA
DEL GIUDIZIO
Appunti dalla Sintesi di Julin Carrn allEquipe degli universitari
di Comunione e Liberazione. Milano, 26 marzo 2011
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LURGENZA DEL GIUDIZIO
1. LA GENERAZIONE DI UN SOGGETTO NON ALIENATO sempre pi autonomo con tutta la realt che
Don Giussani ha colto il punto cruciale. Per lo circonda, va tanto pi applicato, quanto pi
la mia formazione in famiglia e in seminario il ragazzo si fa adulto. Lequilibrio delledu-
prima, per la mia meditazione dopo, mi ero catore svela qui la sua definitiva importanza.
profondamente persuaso che una fede che non Levolversi infatti dellautonomia del ragazzo
potesse essere reperta e trovata nellesperien- rappresenta per lintelligenza e il cuore - e an-
za presente, confermata da essa, utile a ri- che per lamor proprio - delleducatore un ri-
spondere alle sue esigenze, non sarebbe stata schio. Daltra parte proprio dal rischio del
una fede in grado di resistere in un mondo confronto che si genera nel giovane una sua
dove tutto, tutto, diceva e dice lopposto (Il personalit nel rapporto con tutte le cose; la
rischio educativo, Rizzoli, Milano 2005, p. 20). sua libert cio diviene (Il rischio educa-
Per questo egli ha sempre insistito sulla ne- tivo, pp. 103-104). questo che motiva lin-
cessit per ciascuno di noi di partire dal- sistenza continua sul giudizio, sulla necessit
lesperienza, di mettere a fuoco costante- di un paragone tra quello che viviamo e il cuo-
mente lesperienza. Altrimenti nessuno potr re. E si tratta di un lavoro tanto semplice quan-
resistere in un mondo in cui tutto, proprio tut- to impopolare, come abbiamo visto. molto
to, dice il contrario. la stessa necessit che in facile, infatti, ripetere delle formule o andare
altri termini segnalata nelle prime pagine de di frase in frase, pur giusta, o appellarsi a un
Il senso religioso, come abbiamo scoperto ri- altro perch mi dia il supplemento di certez-
leggendo insieme il testo in questi mesi: Se non za che non ho. Ma, come vi dico sempre, do-
si partisse dallindagine esistenziale, sarebbe vete decidere se diventare adulti o no, cio se
come chiedere la consistenza di un fenomeno, fare unesperienza che vi consenta di stare nel
che vivo io, a un altro. Il che, se non fosse con- reale in forza del giudizio che emerge dal-
ferma, arricchimento o contestazione a seguito lesperienza stessa, oppure essere sempre pi
di una riflessione gi personalmente intrapresa, in balia di tutte le paure appena il reale non
renderebbe lopinione altrui supplenza di un coincide con limmagine che si ha in testa.
lavoro che mi compete e veicolo dopinione
inevitabilmente alienante (Il senso religioso, 2. LINEVITABILIT DEL GIUDIZIO
Rizzoli, Milano 2010, p. 6). Don Giussani vuo- La prima cosa che emersa con chiarezza sta-
le farci diventare adulti, soggetti capaci di giu- mattina che noi giudichiamo sempre. Da che
dizio, non ci vuole alienati. molto signifi- cosa si vede? Dal fatto, per esempio, che ab-
cativo, perci, quello che ci dice in un altro pas- biamo paura, che siamo smarriti, oppure, al
so de Il rischio educativo: Scopo della edu- contrario, che sperimentiamo una libert, ve-
cazione quello di formare un uomo nuovo; diamo in noi una capacit dintelligenza diversa.
perci i fattori attivi della educazione debbo- Dietro tutti questi stati danimo o effetti - chia-
no tendere a far s che leducando agisca mateli come volete - in fondo c sempre un giu-
sempre pi da s, e sempre pi da s affronti dizio: pu essere un giudizio che uno non con-
lambiente. Occorrer quindi da un lato met- fessa neanche a se stesso, ma c, la vita lo can-
terlo sempre pi a contatto con tutti i fattori ta in ogni momento. Il bello del frangente che
dellambiente, dallaltro lasciargli sempre pi stiamo vivendo che sentiamo sempre pi in-
la responsabilit della scelta, seguendo una li- sopportabile non fare i conti con il giudizio: giu-
nea evolutiva determinata dalla coscienza dicare comincia a diventare unurgenza esi-
che il ragazzo dovr essere capace di far da s stenziale. dunque accaduto un passaggio: dal
di fronte a tutto. Il metodo educativo di gui- concepire il giudizio come qualcosa di appic-
dare ladolescente allincontro personale e cicato, una complicazione ulteriore, qualcosa
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di cui in fondo non c bisogno, di cui possia- segno o leffetto di un paragone che avevi com-
mo fare a meno senza che capiti niente di par- piuto tra quello che stava succedendo a tua non-
ticolare, al concepire e vivere il giudizio come na e le tue esigenze. La paura non era lorigi-
una urgenza esistenziale. Partiamo da alcuni ne, ma la conseguenza del giudizio che lui ave-
esempi di questa mattina. va dato, vale a dire la conseguenza di un para-
Vi ricordate quello che ha detto il nostro ami- gone tra le sue esigenze e quello che stava suc-
co, raccontando della morte di sua nonna e del- cedendo. E lesito era che quello che stava suc-
le ultime settimane trascorse con lei? Le vol- cedendo - la malattia e la morte - per lui era tut-
te in cui mi sono trovato a fare la notte in ospe- to. Ma proprio questo che dobbiamo mette-
dale, mi ha preso - diceva - una paura feroce re in questione: quello che stava succedendo da-
che tutto quello che di lei avevo davanti, e di ri- vanti ai suoi occhi, o meglio, quello che lui ve-
flesso anche di me, potesse scomparire nel nul- deva era tutto? Noi diamo per scontato di s, by
la. Perci facevo di tutto per scappare via da cer- default, senza nemmeno rendercene conto, e poi
te domande sulla vita, sulla consistenza di me, pensiamo che il paragone sia con la paura. No,
e appena potevo scappavo via anche dal- la paura la conseguenza di un giudizio, e la
lospedale. I giorni successivi c stato un ten- vera resistenza a mettere in discussione il giu-
tativo iniziale di nascondere quello che era suc- dizio, il nostro giudizio sul reale, su quello che
cesso, ma poi non ce lho pi fatta: erano do- c, ovvero se ci sia o non ci sia qualcosa dal-
mande che continuavano a risorgermi. Mi sono tro. Davanti a una situazione in cui la nostra
finalmente accorto di qual era stato il proble- esigenza delleterno - riferita alla persona a cui
ma: inevitabile nella vita fare un paragone tra vogliamo bene - senza risposta, ci viene una
quello che succede e qualcosa di s, ma io di grande paura, com normale che sia (questo
fronte a mia nonna il paragone lo facevo con dice, perci, che siamo normali). Se quello che
la paura che avevo e inevitabilmente. qui vedi tutto quello che c, la conseguenza ul-
che io ho obbiettato: No, il paragone non lo tima la paura. Ma la questione sta qui: vero
facevi con la paura, perch la paura era gi il o no questo giudizio? Da che cosa si vede che
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listante, non c minuto in cui uno non affermi come lamico diceva che era uningiustizia la
qualcosa di ultimo. malformazione). Pensiamo che il giudizio sia
Proseguiva lintervento: iniziata in me una una monumentale complicazione, che ci im-
lotta, perch trovavo insopportabile quella te- pedisce di goderci la vita... fino a quando la vita
lefonata. Ho incominciato a dire a me stesso: urge! Allora le cose cambiano. Ma che la vita
Ma questo fatto uningiustizia?. Ecco, que- cominci a urgere dentro di noi che cosa si-
sta lurgenza di giudicare. Basta che uno sen- gnifica? Di che cosa segno? Significa che qual-
ta qualcosa che preme nella vita per avvertire che barlume di umanit incomincia a ridestarsi.
tutta lurgenza di giudicare. insopportabile In questa lotta mi sono immaginato di sta-
non arrivare a un giudizio vero. Quando non re di fronte allamica che ha avuto il figlio e che
avvertiamo questa insopportabilit, vuol lei mi domandasse: Ma tu cosa dici di questo
dire che la nostra umanit venuta meno, che fatto, uningiustizia?, e mi sono trovato in-
ci stiamo avvicinando allessere di un sasso: il gaggiato a dare ragione dellesperienza che fac-
problema non che giudicare sia unaggiun- cio. A volte il nostro contributo pi sempli-
ta per gente con qualche sfizio, ma che ci av- ce e decisivo porre la domanda che laltro non
viciniamo ai sassi. Quando uno uomo e sta ha il coraggio di porre. Sembra niente, sembra
lealmente davanti al reale, non giudicare in- banale, ma porre la domanda giusta, vera, il
sopportabile. Il giudizio non qualcosa di ap- primo contributo che diamo allaltro: non ri-
piccicato, per gente che non ha altro da fare se solvergli il problema, ma incominciare a por-
non complicarsi la vita, come tante volte in fon- re la domanda. iniziato quello che a me sem-
do pensiamo (diciamo questo del giudizio cos bra il giudicare, cio ho cominciato a reperire
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nella mia esperienza quello che mi poteva una cosa che la nostra esperienza documen-
far dire che quella non era uningiustizia. E di ta costantemente, e noi non possiamo partire
fatti ce ne sono moltissimi, dal primo incon- se non da questo dato, altrimenti siamo scor-
tro fino alla Scuola di comunit del giorno pri- retti, siamo parziali. Vedete? Tante volte le cose
ma, in cui tu, alla fine, rileggendo il Volanto- pur giuste che ci diciamo ci sembrano esage-
ne di Pasqua, che cosa hai fatto se non rian- rate. Anche dopo aver sperimentato, dire Cri-
nunciarmi che questo fatto non uningiusti- sto risorto ci sembra esagerato. Noi dob-
zia? Perch se Cristo risorto questo fatto non biamo fare i conti con ogni sfumatura che la-
uningiustizia. A questo punto ho visto una sci unombra in noi. Se quando dico Cristo
lotta in me, la paura cio di dire una cosa esa- risorto sento unombra e non la guardo in fac-
gerata: Cristo risorto! Ma mi rendevo conto cia, lombra diventa il giudizio. Possiamo poi
che quellaffermazione che avevi fatto alla tua dire tutte le sacrosante parole che vogliamo, ma
Scuola di comunit: Cristo risorto o un av- quello che resta lombra. E da che cosa si vede?
venimento o non , cos come il mio rico- Dal fatto che determina il mio io nel presen-
noscimento di Cristo o adesso o non , sta- te. Per questo, vedere come il proprio umano
biliva la differenza radicale e mi si impressa. vibri, accorgersi - come dice don Giussani con
Cos tornando a casa mi sono detto: Glielo unespressione bellissima - di quale sia il sen-
devo dire, lo devo dire al mio amico. Perci timento dellio che abbiamo rivelativo:
gli ho subito scritto un messaggio: A ogni sembra quasi banale, invece dal sentimento del-
modo, Cristo risorto. E che Cristo sia risorto lio si capisce che cosa prevale in noi, qual il
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stianesimo - su cui si costruisce unideolo- mette in scacco il resto, che cambia. Magari non
gia pi o meno evoluta culturalmente e quin- ci riesce, ma tu senti la spinta dentro, la senti.
di che determina delle scelte pratiche. Ma la fede, Mentre, come tu dici: Cristo la realt, non
cio il riconoscimento di questa presenza, ti spinge niente dentro, non senti il tum tum
non diventa un giudizio, nel senso vero del ter- dei minatori che stanno facendo saltar le mine
mine, quello che usa la Bibbia. [E fa un esem- o dellariete che vuol sbrecciare il tuo muro; al
pio:] Ecco, tu stai andando in macchina su una momento non ci riesce, ma con gli anni non
strada di montagna, vedi da lontano, da un chi- pu non riuscire. E questo il significato di una
lometro, che rotola un gran masso e si ferma vita come lavoro, come cammino; mentre per
sulla strada. Tu dici: C un masso sulla stra- moltissimi fra noi non c cammino. Perch ci
da!, e arresti in fretta la macchina. Il giudizio sono tutte queste idee astratte, che non fanno
qualcosa che ha una energia e una consistenza, pum pum dentro, non sfidano niente. Uno
che sfida il resto della vita. Il vero giudizio qual- pu sbagliare mille volte al giorno, ma c il do-
cosa che ha una consistenza e una forza che lore che non lo lascia, non pu lasciarlo. E c
la ripresa, quindi, perch il dolore una ripresa. ripetizione meccanica di una formula: un giu-
Che Cristo, che questo Uomo la realt, io non dizio reale, se mi cambia. Per questo don
posso capire come - perch dovrei essere Dio Giussani ritorna sempre a Giovanni e Andrea.
-, ma capisco che cosa vuol dire e lo riconosco: Se infatti non accade per noi quello che ac-
che tutto deve essere determinato e cambiato caduto per Giovanni e Andrea, che sono stati
da questa Presenza. Ecco, un giudizio, que- cambiati dallincontro e dal riconoscimento di
sto, se mi cambia, se mi sfida, se sfida la carne quella presenza, non stiamo parlando della stes-
e le ossa: A te anela la mia carne, come terra sa cosa; anche se ripetiamo le frasi che de-
deserta, arida, senzacqua. A te anela la mia scrivono Giovanni e Andrea, non stiamo fa-
carne: questo il giudizio; ed questo giudi- cendo la stessa esperienza di Giovanni e An-
zio che cambia il mondo. Questa la peniten- drea. Il giudizio per loro fu non la ripetizio-
za, la metanoia; questa la conversione. ne di una formula, ma lessere afferrati fino al
Il giudizio mette in moto la conversione. Da punto dessere cambiati. Si capisce allora per-
qui si vede se la fede un giudizio reale o la ch la fede cristiana non pu essere una crea-
zione: la fede un riconoscimento e non una
creazione perch Giovanni e Andrea non po-
tevano generare da s, neanche per un minu-
to, quellessere afferrati. Fu una sorpresa: si sen-
tirono afferrati, calamitati. E quellessere af-
ferrati, quel giudizio, domin tutta la loro vita
in ogni momento.
Se il giudizio che si chiama fede domina la vita
lo si vede dal fatto che questo essere afferrati
ci che viene fuori nel modo con cui affron-
tiamo tutte le circostanze della vita; viene
fuori by default, come dicono, come quando
uno, qualunque esperienza faccia, qualunque
cosa gli capiti, invaso dalla memoria di qual-
cosa a cui tiene, di una presenza a cui tiene. Al-
lora, si vede che il rapporto con la Sua presenza
domina perch riappare con evidenza in ogni
esperienza, non me lo invento quando ho bi-
sogno, non me lo creo davanti alle circostan-
ze drammatiche del vivere, mi viene in men-
te, mi simpone, davanti a tutte le circostanze,
belle o brutte che siano. A volte sono pi si-
gnificative quando sono belle perch sono meno
a rischio di invenzione; quando sono brut-
te, siccome deve esserci qualche senso, uno pu
correre il rischio di inventare un senso. Quan-
do la vita piena questo rischio viene meno:
quel riconoscimento simpone, quella me-
moria insorge, perch non posso guardare il tra-
monto, o la bellezza delle montagne, o una se-
rata insieme, senza che venga fuori quellur-
genza, quella tensione esasperata a dire il Suo
nome. Per questo sono i fatti semplici che ci rac-
contiamo, di cui gli altri si sorprendono ancora
pi di noi, lesperienza che noi stessi fac-
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4. CRISTO RISORTO: UN GIUDIZIO SU DI NOI E SUL- Se il cristianesimo meno di questo, non vale
LA STORIA la pena, non pi cristianesimo; esso sarebbe
Nella misura in cui tutto questo diventa ve- ridotto semplicemente al patrimonio che una
ramente esperienza, possiamo capire la portata grande personalit umana ci ha lasciato. E che
che lannuncio cristiano ha per noi stessi e pro- cosa ce ne faremmo di questo patrimonio da-
porlo come giudizio al mondo: quello che ser- vanti allo tsunami? Come dice il Papa, sarem-
ve a noi, per la sua oggettivit, quello che ser- mo abbandonati a noi stessi, alla nostra as-
ve al mondo. Per questo il Volantone di Pasqua soluta incapacit. Solo se Ges risorto, av-
di questanno ritorna nuovamente allorigine. venuto qualcosa di veramente nuovo che cam-
Com nato il Volantone? Come un giudizio sul- bia il mondo e la situazione delluomo. Allo-
la storia e su di noi. Che cosa diciamo davan- ra Egli, Ges, diventa il criterio, del quale ci pos-
ti allo tsunami o davanti alla guerra o davan- siamo fidare.
ti allindebolirsi dellio, cio davanti a quella b) Ma perch questa affermazione sia un giu-
mancanza di giudizio in cui si sente il venir dizio, nel senso detto prima, occorre che ci sia
meno dellumano? Il nostro giudizio il con- una esperienza nel presente. Per questo abbiamo
tenuto del Volantone, che pone due questioni ripreso un testo di don Giussani: Ci che si sa
fondamentali. [che Cristo risorto] o ci che si ha diventa
a) Laffermazione del fatto: Cristo risorto. esperienza se quello che si sa o si ha qual-
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cosa che ci viene dato adesso [ora]: c una tia, di qualsiasi morte, perch non me lo posso
mano che ce lo porge ora, c un volto che vie- togliere di dosso ora.
ne avanti ora, c del sangue che scorre ora, c Noi potremo comunicare questa speranza a
una risurrezione che avviene ora. Fuori di que- tutti, diffondendo il Volantone in universit, se
sto ora non c niente! Il nostro io non pu prima di tutto sar un lavoro per noi, altrimenti
essere mosso, commosso, cio cambiato, se non daremo la dottrina giusta senza partecipare noi
da una contemporaneit: un avvenimento. della novit che porta. Ma niente si comunica
Cristo qualcosa che mi sta accadendo [ora]. se non come esperienza: perci possiamo dare
In che cosa lo vedo? Nel fatto che io posso sta- il nostro contributo agli altri solo se cediamo noi
re davanti al reale senza paura, che posso allavvenimento che Cristo ora, se siamo cos
guardare tutto senza essere ultimamente vin- semplici da fare esperienza di ci che ci viene dato
to. Se non sono vinto, non perch posso dare ora. Gli altri, dopo, decideranno con la loro li-
tutte le spiegazioni, bens per qualcosa che mi bert. Questo Volantone la grazia che ci capi-
sta accadendo ora e che impedisce che la mia ta ora. Ma chi, per stare davanti a tutto quello
ragione sia presa dalla paura e diventi misura che accade, ha la possibilit di avere tra le mani
facendomi sembrare - come ci testimoniava il uno strumento cos decisivo, che ci offre allo stes-
nostro amico davanti alla nonna morente - che so tempo un metodo, una strada, un cammino
tutto quello che io non riesco a capire non c da percorrere perch quello che ci diciamo di-
e non ha senso. Laffezione a Cristo che sta ac- venti nostro, senza scoraggiarci per quello che
cadendo ora, a Cristo presenza contemporanea, ancora manca, ma gi partecipando alla vitto-
facilita alla ragione la fedelt alla sua vera na- ria che incominciamo ad assaporare? La diffu-
tura di ragione: apertura alla realt. Qualsiasi sione di questo Volantone unoccasione stu-
altro giudizio falso, semplicemente falso, penda per tutti noi, lo strumento pi adeguato
perch elimina questo fattore. al nostro momento storico per partecipare alla
Ci che ci salva non una deduzione, un vittoria che Cristo nella storia. Comunicarla agli
evento che accade ora: Cristo qualcosa che mi altri e vedere che cosa accade conviene a tutti, per
sta accadendo ora. Per questo mi cambia, de- non perderci la conferma della verit delle pa-
termina il mio presente, il fattore pi deter- role che l troviamo scritte. Non abbiamo altra
minante il mio presente, pi potente di qualsiasi cosa pi grande da dire al mondo. Per questo mi
tsunami, di qualsiasi dolore, di qualsiasi malat- sembra sia una sfida strepitosa per ciascuno.