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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione

ex D.Lgs. 231/2001 2016

FISIOTERAPIA MEDICA
STUDI E RICERCHE S.R.L.

MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO


Art. 6 (comma 1, lettera a) e Art. 7

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
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INDICE

PARTE GENERALE3
1. DEFINIZIONI .......................................................................................................... 4
2. La Societ ................................................................................................................. 5
3. Il decreto legislativo 231/01 ..................................................................................... 5
4. Natura della responsabilit ..................................................................... ......... 7
5. Autori del reato: soggetti in posizione apicale e soggetti sottoposti all'altrui direzione . 7
6. Le fattispecie di reato previste dal decreto 231................................................................ 8
7. Le sanzioni ....................................................................................................................... 14
8. Delitti tentati......................................................................................................................... 16
9. Linteresse o il vantaggio per le societ ........................................................................... 16
10. Lesonero della responsabilit .......................................................................................... 17
11. Sindacato di idoneit............................................................................................................. 19
12. Vicende modificative dell'Ente............................................................................................. 19
13. Reati commessi all'estero...................................................................................................... 21
14. Procedimento di accertamento dell'illecito........................................................................... 22
15. Il modello di organizzazione, gestione e controllo................................................... 22
16. Organigramma .................................................................................................................. 26
17. Principi generali di comportamento ................................................................................. 26
18. Sistema disciplinare ................................................................................................. 29
19. Funzione del sistema disciplinare ..................................................................................... 30
20. Misure nei confronti di dipendenti ................................................................................... 30
Dirigenti .. 30
Quadri, impiegati ed operai 31
21. Violazioni del Modello..................................................................................................... 32
22. Misure nei confronti dei Consulenti e dei Partner ........................................................... 33
23. Codice etico (rinvio) ................................................................................................ 33
24. Organismo di vigilanza ............................................................................................ 34
25. Composizione dellorganismo di vigilanza.............................................................. 34
26. Compiti e poteri dellorganismo di vigilanza................................................................... 35
27. Flussi Informativi ............................................................................................................. 37
28. Comunicazioni nei confronti degli organi societari ......................................................... 37
29. Flussi informativi verso lOdV ........................................................................................ 37
30. Raccolta e conservazione delle informazioni................................................................... 38
31. I reati applicabili ...................................................................................................... 39
32. Le parti speciali ........................................................................................................ 47
33. Funzione delle Parti Speciali............................................................................................ 48
34. Criteri adottati per la valutazione dei reati ....................................................................... 49
ALLEGATO I
ORGANIGRAMMA

ALLEGATO II
CODICE ETICO

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PARTE GENERALE

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1. DEFINIZIONI

Codice Etico: Codice di comportamento che una Societ adotta nello svolgimento delle
sue attivit e al quale si devono ispirare tutti coloro che operano all'interno della compagine
societaria; il Codice assume quali principi ispiratori i valori di correttezza, riservatezza e il
rispetto delle normative;

D. Lgs. 231: il Decreto Legislativo dell8 giugno 2001 n. 231, recante Disciplina della
responsabilit amministrativa delle persone giuridiche, delle societ e delle associazioni
anche prive di personalit giuridica, a norma dellarticolo 11 della legge 29 settembre 2000,
n. 300, e successive modifiche ed integrazioni;

Modello: Modello di organizzazione, gestione e controllo, adottato dalla Societ per


prevenire la commissione delle tipologie di reato previste dal D.lgs 231/01 da parte dei
soggetti (c.d. Soggetti Apicali) che rivestono funzioni di rappresentanza, di
amministrazione o di direzione della societ (o di una sua unit organizzativa dotata di
autonomia finanziaria e funzionale), dei soggetti che esercitano, anche di fatto, la gestione e
il controllo della societ (art. 5, comma 1 lett. a D. Lgs. 231/01 di seguito per brevit Decreto)
e da parte dei soggetti sottoposti alla direzione o alla vigilanza di uno dei Soggetti Apicali (art.
5, comma 1 lett. b) del Decreto);

ODV Organismo di vigilanza: lorganismo deputato a vigilare sul funzionamento e


sullosservanza costante del modello organizzativo;
Sistema disciplinare: Sistema che regola le condotte legate ai possibili casi di violazione
del Modello, le sanzioni che possono essere comminate, il procedimento di irrogazione ed
applicazione della sanzione;
Soggetti Apicali: Soggetti che rivestono funzione di rappresentanza, di amministrazione e
di direzione di una Societ o di una sua unit organizzativa dotata di autonomia finanziaria e
funzionale nonch da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione ed il controllo della
stessa

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2. LA SOCIETA'

Fisioterapia Medica Studi e Ricerche s.r.l. una struttura medico-fisioterapica che opera nel
settore della rieducazione funzionale ortopedica, traumatologica e reumatica. La societ
convenzionata con il S.S.N. dal 1980 ed attualmente accreditata. Il Centro si avvale di tecnologie
sofisticate e personale qualificato in continua formazione, in grado di fornire le pi moderne
tecniche di riabilitazione per patologie ortopediche e post reumatiche.

3. IL DECRETO LEGISLATIVO n. 231/01

Il Decreto Legislativo 8 giugno 2001 n. 231, recante la Disciplina della responsabilit


amministrativa delle persone giuridiche, delle societ e delle associazioni anche prive di personalit
giuridica, in vigore dal 4 luglio 2001, ha introdotto nellordinamento italiano, in conformit a quanto
previsto anche in ambito europeo, un nuovo regime di responsabilit denominata amministrativa
ma caratterizzata da profili di rilievo penale a carico degli enti, persone giuridiche e societ, derivante
dalla commissione o tentata commissione di determinate fattispecie di reato nellinteresse o a
vantaggio degli enti stessi. Tale responsabilit si affianca alla responsabilit penale della persona
fisica che ha commesso il reato.
Lintroduzione di questa nuova ed autonoma fattispecie di responsabilit di tipo penalistico, consente
di colpire direttamente il patrimonio degli enti che abbiano tratto un vantaggio dalla commissione di
determinati reati da parte delle persone fisiche autori materiali dellillecito penalmente rilevante
che impersonano la societ o che operano, comunque, nellinteresse di questultima.
In particolare, tale disciplina si applica agli enti forniti di personalit giuridica e alle societ e
associazioni anche prive di personalit giuridica. Il D. Lgs. 231/2001 trova la sua genesi primaria in
alcune convenzioni internazionali e comunitarie ratificate dallItalia che impongono di prevedere
forme di responsabilit degli enti collettivi per talune fattispecie di reato.
Secondo la disciplina introdotta dal D. Lgs. 231/2001, infatti, le societ possono essere ritenute
responsabili per alcuni reati commessi o tentati, nellinteresse o a vantaggio delle societ stesse, da
esponenti dei vertici aziendali (i c.d. soggetti in posizione apicale o semplicemente apicali) e da
coloro che sono sottoposti alla direzione o vigilanza di questi ultimi (art. 5, comma 1, del D.Lgs.
231/2001).

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La responsabilit amministrativa delle societ AUTONOMA rispetto alla responsabilit penale della
persona fisica che ha commesso il reato e si affianca a questultima. Tale ampliamento di
responsabilit mira sostanzialmente a coinvolgere nella punizione di determinati reati il patrimonio
delle societ e, in ultima analisi, gli interessi economici dei soci, i quali, fino allentrata in vigore del
decreto in esame, non pativano conseguenze dirette dalla realizzazione di reati commessi,
nellinteresse o a vantaggio della propria societ, da amministratori e/o dipendenti.
Il D. Lgs. 231/2001 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 19 giugno 2001 n. 140), innova
lordinamento giuridico italiano in quanto alle societ sono ora applicabili, in via diretta e autonoma,
sanzioni di natura sia pecuniaria che interditiva in relazione a reati ascritti a soggetti funzionalmente
legati alla societ ai sensi dellart. 5 del decreto.

LArt. 5, comma 1, del D. Lgs. 231/2001, prevede: Responsabilit dellente L'ente responsabile
per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio: a) da persone che rivestono funzioni di
rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell'ente o di una sua unit organizzativa dotata
di autonomia finanziaria e funzionale nonch da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione
e il controllo dello stesso; b) da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti
di cui alla lettera a).

La responsabilit amministrativa della societ , tuttavia, esclusa se la societ ha, tra laltro, adottato
ed efficacemente attuato, prima della commissione dei reati, modelli di organizzazione, gestione e
controllo idonei a prevenire i reati stessi; tali modelli possono essere adottati sulla base di codici di
comportamento (linee guida) elaborati dalle associazioni rappresentative delle societ, fra le quali
Confindustria, e comunicati al Ministero della Giustizia.
Per la redazione del presente modello, infatti, si sono seguite le Linee guida per la costruzione dei
modelli di organizzazione, gestione e controllo ex D. Lgs. n. 231/2001 di Confindustria, diffuse in
data 7 marzo 2002, integrate in data 3 ottobre 2002 con appendice relativa ai c.d. reati societari
(introdotti nel D. Lgs. 231/2001 con il D. Lgs. n. 61/2002) ed aggiornate, da ultimo, a marzo 2014
con le ultime novit legislative e con le nuove fattispecie di reato introdotte nel decreto lgs 231/2001.
La responsabilit amministrativa della societ , in ogni caso, esclusa se i soggetti apicali e/o i loro
sottoposti hanno agito nellinteresse esclusivo proprio o di terzi.

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4. NATURA DELLA RESPONSABILITA'

Con riferimento alla natura della responsabilit amministrativa ex D. Lgs. 231/2001, la Relazione
illustrativa al decreto sottolinea la nascita di un tertium genus che coniuga i tratti essenziali del
sistema penale e di quello amministrativo nel tentativo di contemperare le ragioni dellefficacia
preventiva con quelle, ancor pi ineludibili, della massima garanzia.
Il D. Lgs. 231/2001 ha, infatti, introdotto nel nostro ordinamento una forma di responsabilit delle
societ di tipo amministrativo in ossequio al dettato dellart. 27 della nostra Costituzione ma
con numerosi punti di contatto con una responsabilit di tipo penale.
In tal senso si vedano tra i pi significativi gli artt. 2, 8 e 34 del D. Lgs. 231/2001 ove il primo
riafferma il principio di legalit tipico del diritto penale; il secondo afferma lautonomia della
responsabilit dellente rispetto allaccertamento della responsabilit della persona fisica autrice della
condotta criminosa; il terzo prevede la circostanza che tale responsabilit, dipendente dalla
commissione di un reato, venga accertata nellambito di un procedimento penale e sia, pertanto,
assistita dalle garanzie proprie del processo penale. Si consideri, inoltre, il carattere afflittivo delle
sanzioni applicabili alla societ.

5. AUTORI DEL REATO: SOGGETTI IN POSIZIONE APICALE E SOGGETTI


SOTTOPOSTI ALLALTRUI DIREZIONE

Come sopra anticipato, secondo il D. Lgs. 231/2001, la societ responsabile per i reati commessi
nel suo interesse o a suo vantaggio:
da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dellente
o di una sua unit organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonch da persone che
esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dellente stesso (i sopra definiti soggetti in
posizione apicale o apicali; art. 5, comma 1, lett. a), del D. Lgs. 231/2001);
da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti apicali (i c.d. soggetti
sottoposti allaltrui direzione; art. 5, comma 1, lett. b), del D. Lgs. 231/2001).
opportuno, altres, ribadire che la societ non risponde, per espressa previsione legislativa (art. 5,
comma 2, del D. Lgs. 231/2001), se le persone su indicate hanno agito nellinteresse esclusivo proprio
o di terzi, cos come stabilito dallArt. 5, comma 2, del D. Lgs. 231/2001: Responsabilit dellente
Lente non risponde se le persone indicate nel comma 1 hanno agito nell'interesse esclusivo
proprio o di terzi.

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6. LE FATTISPECIE DI REATO PREVISTE DAL DECRETO 231

In base al D. Lgs. n. 231/2001, lente pu essere ritenuto responsabile soltanto per i reati
espressamente richiamati dagli artt. 24, 25, 25-bis, 25-ter, 25-quater, 25-quinquies, 25sexies e 25-
septies del D. Lgs. n. 231/2001, se commessi nel suo interesse o a suo vantaggio dai soggetti
qualificati ex art. 5, comma 1, del Decreto stesso o nel caso di specifiche previsioni legali che al
Decreto facciano rinvio, come nel caso dellart. 10 della legge n. 146/2006.
La Relazione illustrativa al D. Lgs. 231/2001, nella parte relativa allart. 5, comma 2, D. Lgs.
231/2001, afferma: Il secondo comma dellarticolo 5 dello schema mutua dalla lett. e) della delega
la clausola di chiusura ed esclude la responsabilit dellente quando le persone fisiche (siano esse
apici o sottoposti) abbiano agito nellinteresse esclusivo proprio o di terzi. La norma stigmatizza il
caso di rottura dello schema di immedesimazione organica; si riferisce cio alle ipotesi in cui il
reato della persona fisica non sia in alcun modo riconducibile allente perch non realizzato neppure
in parte nellinteresse di questo. E si noti che, ove risulti per tal via la manifesta estraneit della
persona morale, il giudice non dovr neanche verificare se la persona morale abbia per caso tratto
un vantaggio (la previsione opera dunque in deroga al primo comma).

Le fattispecie possono essere comprese, per comodit espositiva, nelle seguenti categorie:

1. Reati commessi nei rapporti con la Pubblica Amministrazione


Malversazione a danno dello Stato (art. 316-bis c.p.)
Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato (art. 316-ter c.p.)
Truffa (art. 640 co. 2 n. 1 c.p.)
Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis c.p.)
Frode informatica (art. 640-ter c.p.)
Documenti informatici (art. 491 bis c.p.)
Concussione (art. 317 c.p.)
Induzione indebita a dare o promettere utilit (art. 319 quater c.p.)
Corruzione per l'esercizio della funzione (art. 318 c.p.)
Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio (art. 319)
Corruzione in atti giudiziari (319 ter c.p.)
Corruzione di persona incaricata di pubblico servizio (art. 320 c.p.)
pene per il corruttore (art. 321 c.p.)

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Istigazione alla corruzione (art. 322 c.p.)


Peculato, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilit, corruzione e
istigazione alla corruzione di membri degli organi delle Comunit europee e di funzionari
delle Comunit europee e di Stati esteri. (art. 322 bis c.p.)
Traffico di influenze illecite (art. 346 bis c.p.)

2. Delitti informatici e trattamento illecito di dati (art. 24-bis) [introdotto dalla L. 48/08 art. 7]
Accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico (art. 615-ter c.p.)
Detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici o telematici (art.
615-quater c.p.)
Diffusione di apparecchiature, dispositivi o programmi informatici diretti a danneggiare o
interrompere un sistema informatico o telematico (art. 615-quinquies c.p.)
Intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o
telematiche (art. 617-quater c.p.)
Installazione di apparecchiature per intercettare, impedire od interrompere comunicazioni
informatiche o telematiche (art. 617-quinquies c.p.)
Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici (art. 635-bis c.p.)
Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o da
altro ente pubblico o comunque di pubblica utilit (art. 635-ter c.p.)
Danneggiamento di sistemi informatici o telematici (art. 635-quater c.p.)
Danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilit (art. 635-quinquies
c.p.)
Frode informatica del soggetto che presta servizi di certificazione di firma elettronica (art.
640-quinquies c.p.)

3. Delitti di criminalit organizzata (art. 24-ter) [introdotto dalla L. 94/09, art. 2, co. 29]
Associazione per delinquere finalizzata alla riduzione o al mantenimento in schiavit, alla
tratta di persone, allacquisto e allalienazione di schiavi ed ai reati concernenti le
violazioni delle disposizioni sullimmigrazione clandestina di cui allart. 12 del D. Lgs.
286/98 (art. 416 .)
Associazione per delinquere (art. 416 c.p.)
Associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.)
Scambio elettorale politico- mafioso (art. 416-ter c.p.)

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Sequestro di persona a scopo di estorsione (art. 630 c.p.)


Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope (art. 74
DPR 309/90)
Illegale fabbricazione, introduzione nello Stato, messa in vendita, cessione, detenzione e
porto in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi da guerra o tipo guerra o parti di esse,
di esplosivi, di armi clandestine nonch di pi armi comuni da sparo (art. 407 co. 2 lett a)
num 5 c.p.p.)

4. Falsit in monete, in carte di pubblico credito e in valori di bollo e in strumenti o segni di


riconoscimento (art. 25-bis) [introdotto dalla L. 409/01, art 6 e dalla L. 99/09, art.15]
Falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di monete
falsificate (art. 453 c.p.)
Alterazione di monete (art. 454 c.p.)
Spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate (art. 455 c.p.)
Spendita di monete falsificate ricevute in buona fede (art. 457 c.p.)
Falsificazione di valori di bollo, introduzione nello Stato, acquisto, detenzione o messa in
circolazione di valori di bollo falsificati (art. 459 c.p.)
Contraffazione di carta filigranata in uso per la fabbricazione di carte di pubblico credito
o di valori di bollo (art. 460 c.p.)
Fabbricazione o detenzione di filigrane o di strumenti destinati alla falsificazione di
monete, di valori di bollo o di carta filigranata (art. 461 c.p.)
Uso di valori di bollo contraffatti o alterati (art. 464 c.p.)
Contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti modelli e
disegni (art. 473 c.p.)
Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.)

5. Delitti contro lindustria ed il commercio (art. 25-bis 1) [introdotto dalla L. 99/09, art.15]
Turbata libert dellindustria e del commercio (art. 513 c.p.)
Illecita concorrenza con minaccia o violenza (art. 513-bis c.p.)
Frodi contro le industrie nazionali (art. 514 c.p.)
Frode nellesercizio del commercio (art. 515 c.p.)
Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine (art. 516 c.p.)
Vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 c.p.)

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Fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di propriet industriale (art.


517-ter c.p.)
Contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti
agroalimentari (art. 517-quater c.p.)

6. Reati societari (art. 25-ter)


False comunicazioni sociali (art. 2621 c.c.)
False comunicazioni sociali delle societ quotate (art. 2622)
Falsit nelle relazioni o nelle comunicazioni dei responsabili della revisione legale Art.
(art. 27 del D.lgs. n. 39/2010)
Impedito controllo (art. 2625 co. 2 c.c.)
Indebita restituzione dei conferimenti (art. 2626 c.c.)
Illegale ripartizione degli utili e delle riserve (art. 2627 c.c.)
Illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o della societ controllante (art. 2628 c.c.)
Operazioni in pregiudizio dei creditori (art. 2629 c.c.)
Omessa comunicazione del conflitto dinteressi (art. 2629-bis c.c.)
Formazione fittizia del capitale (art. 2632 c.c.)
Indebita ripartizione dei beni sociali da parte dei liquidatori (art. 2633 c.c.)
Corruzione tra privati (art. 2635 c c)
Illecita influenza sullassemblea (art. 2636 c.c.)
Aggiotaggio (art. 2637 c.c.)
Ostacolo allesercizio delle funzioni delle autorit pubbliche di vigilanza (art. 2638 co. 1
e 2 c.c.)

7. Delitti con finalit di terrorismo o di eversione dellordine democratico (art. 25 quater D. Lgs.
n. 231/2001, introdotto dallart. 3 della legge 14 gennaio 2003, n. 7). Si tratta dei delitti aventi
finalit di terrorismo o di eversione dellordine democratico, previsti dal codice penale e dalle
leggi speciali, nonch dei delitti, diversi da quelli sopra indicati, che siano comunque stati
posti in essere in violazione di quanto previsto dallarticolo 2 della Convenzione
internazionale per la repressione del finanziamento del terrorismo fatta a New York il 9
dicembre 1999). Tale Convenzione, punisce chiunque, illegalmente e dolosamente, fornisce
o raccoglie fondi sapendo che gli stessi saranno, anche parzialmente, utilizzati per compiere:
(i) atti diretti a causare la morte - o gravi lesioni - di civili, quando lazione sia finalizzata ad

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intimidire una popolazione, o coartare un governo o unorganizzazione internazionale; (ii) atti


costituenti reato ai sensi delle convenzioni in materia di: sicurezza del volo e della navigazione,
tutela del materiale nucleare, protezione di agenti diplomatici, repressione di attentati
mediante uso di esplosivi. La categoria dei delitti aventi finalit di terrorismo o di eversione
dellordine democratico, previsti dal codice penale e dalle leggi speciali menzionata dal
Legislatore in modo generico, senza indicare le norme specifiche la cui violazione
comporterebbe lapplicazione del presente articolo. Si possono, in ogni caso, individuare quali
principali reati presupposti lart. 270-bis c.p. (Associazioni con finalit di terrorismo anche
internazionale o di eversione dellordine democratico) il quale punisce chi promuove,
costituisce organizza, dirige o finanzia associazioni che si propongono il compimento di atti
violenti con finalit terroristiche od eversive, e lart. 270-ter c.p. (Assistenza agli associati) il
quale punisce chi d rifugio o fornisce vitto, ospitalit mezzi di trasporto, strumenti di
comunicazione a taluna delle persona che partecipano alle associazioni con finalit
terroristiche od eversive.

8. Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (art. 25 quater-1) [introdotto dalla L.
7/06, art. 8]. Si riferisce alle condotte di cui all'art. 583 bis del codice penale

9. Delitti contro la personalit individuale (art. 25-quinquies) [introdotto dalla L. 228/03, art. 5]
Riduzione o mantenimento in schiavit o in servit (art. 600 c.p.)
Prostituzione minorile (art. 600-bis c.p.)
Pornografia minorile (art. 600-ter c.p.)
Detenzione di materiale pornografico (art. 600-quater c.p.)
Pornografia virtuale (art. 600 quater)
Iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile (art. 600-quinquies
c.p.)
Adescamento di minorenni (art. 609 undecies c.p.)
Tratta di persone (art. 601 c.p.)
Acquisto e alienazione di schiavi (art. 602 c.p.)

10. Abusi di mercato (art. 25-sexies) [introdotti dalla L. 62/05, art. 9]


Abuso di informazioni privilegiate (art. 184 D. Lgs. 58/98)
Manipolazione del mercato (art. 185 D. Lgs. 58/98)

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11. Delitti commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela delligiene e
della salute sul lavoro (art. 25 septies) [introdotto dalla L. 123/07, art. 9]
Omicidio colposo (art. 589 c.p.)
Lesioni personali colpose (art. 590 co. 3 c.p.)

12. Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilit di provenienza illecita (art. 25-
octies) [introdotto dal D. Lgs. 231/07, art. 63 co. 3].
Ricettazione (art. 648 c.p.)
Riciclaggio (art. 648-bis c.p.)
Impiego di denaro, beni o utilit di provenienza illecita (art. 648-ter c.p.)
Autoriciclaggio (art. 648 ter c.p.)

13. Delitti in materia di violazione del diritto dautore (art. 25-novies) [introdotto dalla L. 99/09,
art. 15]
Protezione del diritto dautore e di altri diritti connessi al suo esercizio (art. 171 co 1 lett
a-bis), art. 171 co 3, art. 171 bis, art. 171 ter, art. 171 septies, art. 171 octies Legge
22/04/1941 n. 633)

14. Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorit


giudiziaria (art. 25-novies) [introdotto dalla L. 116/09, art. 4]

15. Reati ambientali (art. 25 undecies) [introdotto dal D.Lgs.121/11, art.2]


Inquinamento ambientale (art 452 bis c.p.)
Disastro ambientale (art. 452 quater c.p.)
Delitti colposi contro l'ambiente (art. 452 quinquies c.p.)
Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattivit (art. 452 sexies c.p.)
Uccisione, distruzione, cattura, prelievo, detenzione di esemplari di specie animali o
vegetali selvatiche protette (Art. 727-bis c.p.)
Distruzione o deterioramento di habitat all'interno di un sito protetto (Art. 733-bis c.p.)
Norme in materia ambientale (D.Lgs. 152/2006 Artt. 137 256 257 258 259 260
260 bis 279)

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Reati relativi all'applicazione in Italia della convenzione sul commercio internazionale


delle specie animali e vegetali in via di estinzione, firmata a Washington il 3/03/1973 (L.
150/1992 artt.1 2 3bis )
Misure a tutela dell'ozono stratosferico e dell'ambiente (L. 549/1993 Art. 3)

16. Attuazione della direttiva 2005/35/CE relativa all'inquinamento provocato dalle navi e
conseguenti sanzioni (D.Lgs. 202/2007 Artt. 8 - 9)

17. Reati transnazionali [introdotto dalla L. 146/06, artt. 3 e 10]


Associazione per delinquere (art. 416 c.p.)
Associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.)
Associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri (art.
291-quater DPR 43/73)
Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope (art. 74
del DPR 309/90)
Disposizioni contro le immigrazioni clandestine (art. 12, commi 3, 3-bis, 3-ter e 5, del D.
Lgs. 286/98)
Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci allautorit
giudiziaria (art. 377-bis c.p.)
Favoreggiamento personale (art. 378 c.p.).

Le categorie sopra elencate sono destinate ad aumentare ancora, a breve, anche per la tendenza
legislativa ad estendere la responsabilit amministrativa di cui al Decreto, anche in adeguamento ad
obblighi di natura internazionale e comunitaria, ai reati in materia di ambiente.

7. LE SANZIONI

Sono previste dagli artt. 9 - 23 del D. Lgs. 231/2001 a carico della societ in conseguenza della
commissione o tentata commissione dei reati sopra menzionati le seguenti sanzioni:

sanzione pecuniaria (e sequestro conservativo in sede cautelare);

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sanzioni interdittive (applicabili anche quale misura cautelare) di durata non inferiore a tre
mesi e non superiore a due anni (con la precisazione che, ai sensi dellart. 14, comma 1, D.
Lgs. 231/2001, Le sanzioni interdittive hanno ad oggetto la specifica attivit alla quale si
riferisce lillecito dellente) che, a loro volta, possono consistere in:
o interdizione dallesercizio dellattivit;
o sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla
commissione dellillecito;
o divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere le
prestazioni di un pubblico servizio;
o esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e leventuale revoca di
quelli concessi;
o divieto di pubblicizzare beni o servizi;

confisca (e sequestro preventivo in sede cautelare);

pubblicazione della sentenza (in caso di applicazione di una sanzione interditiva).

La sanzione pecuniaria determinata dal giudice penale attraverso un sistema basato su quote in
numero non inferiore a cento e non superiore a mille e di importo variabile fra un minimo di Euro
258,22 a un massimo di Euro 1549,37. Nella commisurazione della sanzione pecuniaria il giudice
determina:
il numero delle quote, tenendo conto della gravit del fatto, del grado della responsabilit della
societ nonch dellattivit svolta per eliminare o attenuare le conseguenze del fatto e per prevenire
la commissione di ulteriori illeciti;
limporto della singola quota, sulla base delle condizioni economiche e patrimoniali della societ.

Le sanzioni interdittive, di cui allart. 13, comma 1, lettere a) e b) D. Lgs. 231/2001, si applicano in
relazione ai soli reati per i quali siano espressamente previste (si tratta in particolare di: reati contro
la pubblica amministrazione, taluni reati contro la fede pubblica quali la falsit in monete, delitti in
materia di terrorismo e di eversione dellordine democratico, delitti contro la personalit individuale,
reati in materia di sicurezza e salute sul lavoro, nonch di reati transnazionali) e purch ricorra almeno
una delle seguenti condizioni:

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a) la societ ha tratto dalla consumazione del reato un profitto di rilevante entit e il reato stato
commesso da soggetti in posizione apicale ovvero da soggetti sottoposti allaltrui direzione quando,
in tale ultimo caso, la commissione del reato stata determinata o agevolata da gravi carenze
organizzative;
b) in caso di reiterazione degli illeciti. A tale proposito, si veda anche lart. 20 D. Lgs. 231/2001, ai
sensi del quale Si ha reiterazione quando lente, gi condannato in via definitiva almeno una volta
per un illecito dipendente da reato, ne commette un altro nei cinque anni successivi alla condanna
definitiva.
Il giudice determina il tipo e la durata della sanzione interdittiva tenendo conto dellidoneit delle
singole sanzioni a prevenire illeciti del tipo di quello commesso e, se necessario, pu applicarle
congiuntamente (art. 14, comma 1 e comma 3, D. Lgs. 231/2001).
Le sanzioni dellinterdizione dallesercizio dellattivit, del divieto di contrattare con la pubblica
amministrazione e del divieto di pubblicizzare beni o servizi possono essere applicate - nei casi pi
gravi - in via definitiva. Si segnala, inoltre, la possibile prosecuzione dellattivit della societ (in
luogo dellirrogazione della sanzione) da parte di un commissario nominato dal giudice ai sensi e alle
condizioni di cui allart. 15 del D. Lgs. 231/2001.

8. DELITTI TENTATI

Nelle ipotesi di commissione, nelle forme del tentativo, dei delitti sanzionati sulla base del D. Lgs.
231/2001, le sanzioni pecuniarie (in termini di importo) e le sanzioni interdittive (in termini di durata)
sono ridotte da un terzo alla met.
E esclusa lirrogazione di sanzioni nei casi in cui lente impedisca volontariamente il compimento
dellazione o la realizzazione dellevento (art. 26 D. Lgs. 231/2001). Lesclusione di sanzioni si
giustifica, in tal caso, in forza dellinterruzione di ogni rapporto di immedesimazione tra ente e
soggetti che assumono di agire in suo nome e per suo conto

9. LINTERESSE O IL VANTAGGIO PER LA SOCIETA'


La responsabilit sorge soltanto in occasione della realizzazione di determinati tipi di reati da parte
di soggetti legati a vario titolo allente e solo nelle ipotesi che la condotta illecita sia stata realizzata
nellinteresse o a vantaggio di esso. Dunque, non soltanto allorch il comportamento illecito abbia
determinato un vantaggio, patrimoniale o meno, per lente, ma anche nellipotesi in cui, pur in assenza
di tale concreto risultato, il fatto-reato trovi ragione nellinteresse dellente.

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Sul significato dei termini interesse e vantaggio, la Relazione governativa che accompagna il
decreto attribuisce al primo una valenza soggettiva, riferita cio alla volont dellautore (persona
fisica) materiale del reato (questi deve essersi attivato avendo come fine della sua azione la
realizzazione di uno specifico interesse dellente), mentre al secondo una valenza di tipo oggettivo
riferita quindi ai risultati effettivi della sua condotta (il riferimento ai casi in cui lautore del reato,
pur non avendo direttamente di mira un interesse dellente, realizza comunque un vantaggio in suo
favore).
Sempre la Relazione, infine suggerisce che lindagine sulla sussistenza del primo requisito (linteresse)
richiede una verifica ex ante, viceversa quella sul vantaggio che pu essere tratto dallente anche
quando la persona fisica non abbia agito nel suo interesse, richiede sempre una verifica ex post
dovendosi valutare solo il risultato della condotta criminosa.
Per quanto riguarda la natura di entrambi i requisiti, non necessario che linteresse o il vantaggio
abbiano un contenuto economico.
Con il comma 2 dellart. 5 del D.Lgs 231 sopra citato, si delimita il tipo di responsabilit escludendo
i casi nei quali il reato, pur rivelatosi vantaggioso per lente stato commesso dal soggetto
perseguendo esclusivamente il proprio interesse o quello di soggetti terzi. La norma va letta in
combinazione con quella dellart. 12, primo comma, lett. a), ove si stabilisce unattenuazione della
sanzione pecuniaria per il caso in cui lautore del reato ha commesso il fatto nel prevalente interesse
proprio o di terzi e lente non ne ha ricavato vantaggio o ne ha ricevuto vantaggio minimo. Se, quindi
il soggetto ha agito perseguendo sia linteresse proprio che quello dellente, lente sar passibile di
sanzione. Ove risulti prevalente linteresse dellagente rispetto a quello dellente, sar possibile
unattenuazione della sanzione stessa a condizione, per, che lente non abbia tratto vantaggio o abbia
tratto vantaggio minimo dalla commissione dellillecito; nel caso in cui infine si accerti che il soggetto
ha perseguito esclusivamente un interesse personale o di terzi, lente non sar responsabile affatto, a
prescindere dal vantaggio eventualmente acquisito.

10. L'ESONERO DELLA RESPONSABILITA'


Lart. 6 del D.Lgs. n. 231/2001 prevede che la societ possa essere esonerata dalla responsabilit
conseguente alla commissione dei reati indicati se prova che:
a) lorgano dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto,
modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quelli
verificatisi;

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b) il compito di vigilare sul funzionamento, lefficacia e losservanza dei modelli nonch di


curare il loro aggiornamento stato affidato ad un organismo interno dotato di autonomi poteri
di iniziativa e controllo;
c) le persone fisiche hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente i modelli di
organizzazione e di gestione;
d) non vi sia stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dellorganismo di cui alla precedente
lettera b).
Il Decreto Legislativo n. 231/2001 delinea il contenuto dei modelli di organizzazione e di gestione
prevedendo che gli stessi devono rispondere in relazione allestensione dei poteri delegati ed al
rischio di commissione dei reati - alle seguenti esigenze:
a) individuare le attivit nel cui ambito possono essere commessi i reati;
b) predisporre specifici protocolli diretti a programmare la formazione e lattuazione delle
decisioni della societ in relazione ai reati da prevenire;
c) individuare modalit di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione
di tali reati;
d) prescrivere obblighi di informazione nei confronti dellorganismo deputato a vigilare sul
funzionamento e sullosservanza del modello organizzativo;
e) introdurre un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate
nel modello organizzativo.
Nel caso di un reato commesso dai soggetti sottoposti allaltrui direzione, la societ non risponde se
dimostra che alla commissione del reato non ha contribuito linosservanza degli obblighi di direzione
o vigilanza. In ogni caso la responsabilit esclusa se la societ, prima della commissione del reato,
ha adottato ed efficacemente attuato un modello di organizzazione, gestione e controllo idoneo a
prevenire i reati della specie di quello verificatosi.
I modelli di organizzazione e di gestione possono essere adottati sulla base di codici di
comportamento redatti dalle associazioni rappresentative degli enti, comunicati al Ministero della
Giustizia il quale, di concerto con i Ministeri competenti, potr formulare entro 30 giorni osservazioni
sullidoneit dei modelli a prevenire i reati (art. 6, comma 3, D.Lgs. n. 231/2001).
E opportuno in ogni caso precisare che laccertamento della responsabilit della societ, attribuito al
giudice penale, avviene (oltre allapertura di un processo ad hoc nel quale lente viene parificato alla
persona fisica imputata) mediante:
la verifica della sussistenza del reato presupposto per la responsabilit della societ;
il sindacato di idoneit sui modelli organizzativi adottati.

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11. SINDACATO DI IDONEITA'

Laccertamento della responsabilit della societ, attribuito al giudice penale, avviene mediante:
la verifica della sussistenza del reato presupposto per la responsabilit della societ; e
il sindacato di idoneit sui modelli organizzativi adottati.
Il sindacato del giudice circa lastratta idoneit del modello organizzativo a prevenire i reati di cui al
D. Lgs. 231/2001 condotto secondo il criterio della c.d. prognosi postuma.
Il giudizio di idoneit va formulato secondo un criterio sostanzialmente ex ante per cui il giudice
si colloca, idealmente, nella realt aziendale nel momento in cui si verificato lillecito per
saggiare la congruenza del modello adottato. In altre parole, va giudicato idoneo a prevenire i
reati il modello organizzativo che, prima della commissione del reato, potesse e dovesse essere
ritenuto tale da azzerare o, almeno, minimizzare, con ragionevole certezza, il rischio della
commissione del reato successivamente verificatosi.

12. VICENDE MODIFICATIVE DELL'ENTE

Il D. Lgs. 231/2001 disciplina il regime della responsabilit patrimoniale dellente anche in relazione
alle vicende modificative dellente quali la trasformazione, la fusione, la scissione e la cessione
dazienda.
Secondo lart. 27, comma 1, del D. Lgs. 231/2001, risponde dellobbligazione per il pagamento della
sanzione pecuniaria lente con il suo patrimonio o con il fondo comune, laddove la nozione di
patrimonio deve essere riferita alle societ e agli enti con personalit giuridica, mentre la nozione di
fondo comune concerne le associazioni non riconosciute. La disposizione in esame rende esplicita
la volont del Legislatore di individuare una responsabilit dellente autonoma rispetto non solo a
quella dellautore del reato (si veda, a tale proposito, lart. 8 del D. Lgs. 231/2001) ma anche rispetto
ai singoli membri della compagine sociale.
Gli artt. 28-33 del D. Lgs. 231/2001 regolano lincidenza sulla responsabilit dellente delle vicende
modificative connesse a operazioni di trasformazione, fusione, scissione e cessione di azienda. Il
Legislatore ha tenuto conto di due esigenze contrapposte:
da un lato, evitare che tali operazioni possano costituire uno strumento per eludere agevolmente la
responsabilit amministrativa dellente;
dallaltro, non penalizzare interventi di riorganizzazione privi di intenti elusivi. La Relazione
illustrativa al D. Lgs. 231/2001 afferma Il criterio di massima al riguardo seguito stato quello di

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regolare la sorte delle sanzioni pecuniarie conformemente ai principi dettati dal codice civile in
ordine alla generalit degli altri debiti dellente originario, mantenendo, per converso, il
collegamento delle sanzioni interdittive con il ramo di attivit nel cui ambito stato commesso il
reato.
In caso di trasformazione, lart. 28 del D. Lgs. 231/2001 prevede (in coerenza con la natura di tale
istituto che implica un semplice mutamento del tipo di societ, senza determinare lestinzione del
soggetto giuridico originario) che resta ferma la responsabilit dellente per i reati commessi
anteriormente alla data in cui la trasformazione ha avuto effetto.
In caso di fusione, lente che risulta dalla fusione (anche per incorporazione) risponde dei reati di
cui erano responsabili gli enti partecipanti alla fusione (art. 29 del D. Lgs. 231/2001). Lente risultante
dalla fusione, infatti, assume tutti i diritti e obblighi delle societ partecipanti alloperazione (art.
2504-bis, primo comma, c.c.) e, facendo proprie le attivit aziendali, accorpa altres quelle nel cui
ambito sono stati posti in essere i reati di cui le societ partecipanti alla fusione avrebbero dovuto
rispondere.
Lart. 30 del D. Lgs. 231/2001 prevede che, nel caso di scissione parziale, la societ scissa rimane
responsabile per i reati commessi anteriormente alla data in cui la scissione ha avuto effetto.
Gli enti beneficiari della scissione (sia totale che parziale) sono solidalmente obbligati al pagamento
delle sanzioni pecuniarie dovute dallente scisso per i reati commessi anteriormente alla data in cui
la scissione ha avuto effetto, nel limite del valore effettivo del patrimonio netto trasferito al singolo
ente.
Tale limite non si applica alle societ beneficiarie, alle quali risulta devoluto, anche solo in parte, il
ramo di attivit nel cui ambito stato commesso il reato.
Le sanzioni interdittive relative ai reati commessi anteriormente alla data in cui la scissione ha avuto
effetto si applicano agli enti cui rimasto o stato trasferito, anche in parte, il ramo di attivit
nellambito del quale il reato stato commesso.
Lart. 31 del D. Lgs. 231/2001 prevede disposizioni comuni alla fusione e alla scissione, concernenti
la determinazione delle sanzioni nelleventualit che tali operazioni straordinarie siano intervenute
prima della conclusione del giudizio. Viene chiarito, in particolare, il principio per cui il giudice deve
commisurare la sanzione pecuniaria, secondo i criteri previsti dallart. 11, comma 2, del D. Lgs.
231/2001, facendo riferimento in ogni caso alle condizioni economiche e patrimoniali dellente
originariamente responsabile, e non a quelle dellente cui dovrebbe imputarsi la sanzione a seguito
della fusione o della scissione.

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In caso di sanzione interdittiva, lente che risulter responsabile a seguito della fusione o della
scissione potr chiedere al giudice la conversione della sanzione interdittiva in sanzione pecuniaria,
a patto che: (i) la colpa organizzativa che abbia reso possibile la commissione del reato sia stata
eliminata, e (ii) lente abbia provveduto a risarcire il danno e messo a disposizione (per la confisca)
la parte di profitto eventualmente conseguito. Lart. 32 del D. Lgs. 231/2001 consente al giudice di
tener conto delle condanne gi inflitte nei confronti degli enti partecipanti alla fusione o dellente
scisso al fine di configurare la reiterazione, a norma dellart. 20 del D. Lgs. 231/2001, in rapporto agli
illeciti dellente risultante dalla fusione o beneficiario della scissione, relativi a reati successivamente
commessi. Per le fattispecie della cessione e del conferimento di azienda prevista una disciplina
unitaria (art. 33 del D. Lgs. 231/2001); il cessionario, nel caso di cessione dellazienda nella cui
attivit stato commesso il reato, solidalmente obbligato al pagamento della sanzione pecuniaria
comminata al cedente, con le seguenti limitazioni:
1) fatto salvo il beneficio della preventiva escussione del cedente;
2) la responsabilit del cessionario limitata al valore dellazienda ceduta e alle sanzioni
pecuniarie che risultano dai libri contabili obbligatori ovvero dovute per illeciti
amministrativi dei quali era, comunque, a conoscenza.
3) Al contrario, le sanzioni interdittive inflitte al cedente non si estendono al cessionario.

13. REATI COMMESSI ALL'ESTERO

Secondo lart. 4 del D. Lgs. 231/2001, lente pu essere chiamato a rispondere in Italia in relazione a
reati - contemplati dallo stesso D. Lgs. 231/2001 - commessi allestero.
La Relazione illustrativa al D. Lgs. 231/2001 sottolinea la necessit di non lasciare sfornita di
sanzione una situazione criminologica di frequente verificazione, anche al fine di evitare facili
elusioni dellintero impianto normativo in oggetto.
I presupposti su cui si fonda la responsabilit dellente per reati commessi allestero sono:
il reato deve essere commesso da un soggetto funzionalmente legato allente, ai sensi dellart.
5, comma 1, del D. Lgs. 231/2001;
lente deve avere la propria sede principale nel territorio dello Stato italiano;
lente pu rispondere solo nei casi e alle condizioni previste dagli artt. 7, 8, 9, 10 c.p. (nei casi
in cui la legge prevede che il colpevole - persona fisica - sia punito a richiesta del Ministro
della Giustizia, si procede contro lente solo se la richiesta formulata anche nei confronti
dellente stesso) e, anche in ossequio al principio di legalit di cui allart. 2 del D. Lgs.

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231/2001, solo a fronte dei reati per i quali la sua responsabilit sia prevista da una
disposizione legislativa ad hoc;
sussistendo i casi e le condizioni di cui ai predetti articoli del codice penale, nei confronti
dellente non proceda lo Stato del luogo in cui stato commesso il fatto.

14. PROCEDIMENTO DI ACCERTAMENTO DELL'ILLECITO

La responsabilit per illecito amministrativo derivante da reato viene accertata nellambito di un


procedimento penale. A tale proposito, lart. 36 del D. Lgs. 231/2001 prevede La competenza a
conoscere gli illeciti amministrativi dellente appartiene al giudice penale competente per i reati dai
quali gli stessi dipendono. Per il procedimento di accertamento dellillecito amministrativo dellente
si osservano le disposizioni sulla composizione del tribunale e le disposizioni processuali collegate
relative ai reati dai quali lillecito amministrativo dipende.
Altra regola, ispirata a ragioni di effettivit, omogeneit ed economia processuale, quella
dellobbligatoria riunione dei procedimenti: il processo nei confronti dellente dovr rimanere riunito,
per quanto possibile, al processo penale instaurato nei confronti della persona fisica autore del reato
presupposto della responsabilit dellente (art. 38 del D. Lgs. 231/2001). Tale regola trova un
contemperamento nel dettato dellart. 38, comma 2, del D. Lgs. 231/2001, che, viceversa, disciplina
i casi in cui si procede separatamente per lillecito amministrativo.
Lente partecipa al procedimento penale con il proprio rappresentante legale, salvo che questi sia
imputato del reato da cui dipende lillecito amministrativo; quando il legale rappresentante non
compare, lente costituito rappresentato dal difensore (art. 39, commi 1 e 4, del D. Lgs. 231/2001).

15. IL MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO

Finalit, principi ispiratori e fasi attuative


Lart. 6, comma 3, del D. Lgs. 231/2001 prevede I modelli di organizzazione e di gestione possono
essere adottati, garantendo le esigenze di cui al comma 2, sulla base di codici di comportamento
redatti dalle associazioni rappresentative degli enti, comunicati al Ministero della giustizia che, di
concerto con i Ministeri competenti, pu formulare, entro trenta giorni, osservazioni sulla idoneit
dei modelli a prevenire i reati.
Confindustria ha definito le Linee guida per la costruzione dei modelli di organizzazione, gestione
e controllo ex D. Lgs. n. 231/2001 , diffuse in data 7 marzo 2002, integrate in data 3 ottobre 2002

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
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con appendice relativa ai c.d. reati societari (introdotti nel D. Lgs. 231/2001 con il D. Lgs. n. 61/2002)
e aggiornate, da ultimo, al 31 marzo 2008 (di seguito, Linee guida di Confindustria) fornendo, tra
laltro, indicazioni metodologiche per lindividuazione delle aree di rischio (settore/attivit nel cui
ambito possono essere commessi reati), la progettazione di un sistema di controllo (i c.d. protocolli
per la programmazione della formazione ed attuazione delle decisioni dellente) e i contenuti del
modello di organizzazione, gestione e controllo.
In particolare, le Linee guida di Confindustria suggeriscono alle societ associate di utilizzare i
processi di risk assessment e risk management e prevedono le seguenti fasi per la definizione del
modello:
identificazione dei rischi e dei protocolli;
adozione di alcuni strumenti generali tra cui i principali sono un codice etico con riferimento ai reati
ex D. Lgs. 231/2001 e un sistema disciplinare;
individuazione dei criteri per la scelta dellOrganismo di vigilanza, indicazione dei suoi requisiti,
compiti e poteri e degli obblighi di informazione.
La Societ Fisioterapia Medica Studi e Ricerche s.r.l. ha adottato il proprio modello di
organizzazione gestione e controllo sulla base delle Linee guida di Confindustria.
Il presente documento illustra il Modello di organizzazione, gestione e controllo (Modello),
adottato dalla Fisioterapia Medica Studi e Ricerche s.r.l. per prevenire la commissione delle tipologie
di reato viste in precedenza da parte dei soggetti (c.d. Soggetti Apicali) che rivestono funzioni di
rappresentanza, di amministrazione o di direzione della societ (o di una sua unit organizzativa
dotata di autonomia finanziaria e funzionale), dei soggetti che esercitano, anche di fatto, la gestione
e il controllo della societ (art. 5, comma 1 lett. a D.Lgs. 231/01 di seguito per brevit Decreto) e
da parte dei soggetti sottoposti alla direzione o alla vigilanza di uno dei Soggetti Apicali (art. 5,
comma 1 lett. B del Decreto).
Scopo del Modello quello di configurare un sistema strutturato ed organico di procedure e di attivit
di controllo, volto a prevenire la commissione dei reati contemplati nel Decreto. Tale finalit stata
realizzata attraverso lindividuazione in Fisioterapia Medica Studi e Ricerche s.r.l. dei processi a
rischio.
Lindividuazione delle aree a rischio rappresenta unattivit fondamentale per la costruzione del
Modello. In Fisioterapia Medica Studi e Ricerche s.r.l. tale attivit stata effettuata analizzando il
contesto aziendale per individuare le attivit e i processi nei quali possono verificarsi elementi di
rischio che sono pregiudizievoli per gli obiettivi indicati dal D.Lgs 231/2001.

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
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I risultati dellanalisi sono riportati nel paragrafo Mappa dei Rischi, nella Tabella delle aree di
rischio-reato individuate per funzione aziendale, e sono oggetto di periodica verifica ed
aggiornamento da parte dellOrganismo di Vigilanza, con il supporto degli Enti aziendali coinvolti.
Nella Parte Speciale sono individuate le direzioni aziendali esposte al rischio reato, le loro attivit
relative ai processi definiti a rischio, le fattispecie di reato ad esse correlate e le relative procedure
da osservare.
Con lindividuazione delle attivit esposte al rischio e la loro conseguente proceduralizzazione, si
vuole:
- determinare la piena consapevolezza, in tutti coloro che operano in nome o per conto di
Fisioterapia Medica Studi e Ricerche s.r.l., di poter incorrere in un illecito passibile di sanzione,
la cui commissione fortemente censurata dalla Societ;
- consentire alla Societ stessa di prevenire e contrastare la commissione dei reati stessi mediante
il costante monitoraggio delle attivit a rischio.
Punti qualificanti del Modello sono:
1. lesercizio di funzioni e di poteri di rappresentanza coerenti con le responsabilit attribuite;
2. lapplicazione ed il rispetto del principio di separazione delle funzioni in base al quale nessuna
funzione pu gestire in autonomia un intero processo;
3. la mappatura delle attivit a rischio della societ, ossia quelle attivit nel cui ambito presente il
rischio di commissione dei reati previsti dal Decreto e sue integrazioni e modifiche;
4. lattribuzione allOrganismo di Vigilanza (OdV) di specifici compiti sul funzionamento e
osservanza del Modello e sul suo aggiornamento, nonch di autonomi poteri di iniziativa e di
controllo;
5. la verifica dei comportamenti aziendali e della documentazione per ogni operazione rilevante;
6. ladozione di un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle prescrizioni e
delle procedure illustrate o citate nel Modello;
7. la diffusione a tutti i livelli aziendali di regole comportamentali e delle procedure.

Il Modello, pertanto, ai sensi dellart 6 del Decreto:


1. individua le aree a rischio di commissione dei reati indicati dal Decreto e successivi
aggiornamenti;
2. indica le procedure o protocolli che regolamentano la formazione e lattuazione delle decisioni
dellEnte in relazione ai reati da prevenire;

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3. indica le modalit di individuazione e di gestione delle risorse finanziarie adottate per prevenire
ed impedire la commissione di tali reati;
4. prescrive obblighi di informazione nei confronti dellOrganismo di Vigilanza;
5. illustra il sistema disciplinare adottato per sanzionare il mancato rispetto delle procedure e
disposizioni aziendali.
I soggetti destinatari del Modello sono i Soggetti Apicali, i dipendenti di Fisioterapia Medica Studi e
Ricerche s.r.l., nonch i terzi che intrattengono rapporti daffari con la Societ.
Nello specifico, i Soggetti Apicali sono stati individuati nei componenti lOrgano Dirigente
(Consiglieri di Amministrazione) e nei dirigenti muniti di deleghe idonee, mentre i soggetti sottoposti
allaltrui direzione sono stati individuati nei dipendenti di Fisioterapia Medica Studi e Ricerche s.r.l.
e nei soggetti terzi (collaboratori, consulenti, agenti, distributori).
In particolare i soggetti destinatari del Modello:
1. non devono porre in essere comportamenti che possano dare origine alla commissione dei reati
previsti dal Decreto;
2. devono intrattenere i rapporti nei confronti della P.A. esclusivamente sulla base dei poteri, delle
deleghe e delle procure conferite come previsto dalle specifiche procedure adottate dalla Societ;
3. devono evitare di porre in essere qualsiasi situazione di conflitto di interessi nei confronti della
P.A.;
4. devono rispettare i principi di trasparenza nellassunzione delle decisioni aziendali che abbiano
diretto impatto sui soci o sui terzi;
5. devono consentire allOdV lesercizio del controllo e il rapido accesso a tutte le informazioni
aziendali;
6. devono seguire con attenzione e con le modalit pi opportune, lattivit dei propri sottoposti
e riferire immediatamente allOdV eventuali situazioni di irregolarit che comportano la
potenziale violazione del Modello;
7. non devono effettuare nessun tipo di pagamento senza preventiva autorizzazione e deve essere
sempre supportato da documentazione giustificativa;
8. non devono effettuare elargizioni in denaro a pubblici funzionari.

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
ex D.Lgs. 231/2001 2016

IL MODELLO

16. ORGANIGRAMMA
Per la descrizione della struttura organizzativa di Fisioterapia Medica Studi e Ricerche s.r.l. si rimanda
allAllegato 1.

17. PRINCIPI GENERALI DI COMPORTAMENTO


Il presente paragrafo prevede lespresso divieto a carico delle aree aziendali a rischio di:
porre in essere, collaborare o consentire alla realizzazione di comportamenti tali da integrare
le fattispecie di reato sopra considerate;
porre in essere, collaborare o consentire alla realizzazione di comportamenti che, sebbene
risultino tali da non costituire di per s fattispecie di reato rientranti tra quelle sopra
considerate, possano potenzialmente diventarlo o favorire la commissione di reati.

Ne consegue lespresso obbligo a carico delle aree aziendali a rischio di conformarsi alle seguenti
direttive:
osservare strettamente tutte le leggi e regolamenti che disciplinano lattivit aziendale;
osservare criteri di massima correttezza e trasparenza nellinstaurazione e mantenimento di
qualsiasi rapporto con la Pubblica Amministrazione, i fornitori e tutti gli ulteriori interlocutori
con cui si viene in contatto nellesecuzione delle proprie mansioni;
tenere un comportamento corretto, trasparente e collaborativo, nel rispetto delle norme di
legge e delle procedure aziendali interne, in tutte le attivit finalizzate alla formazione del
bilancio e delle altre comunicazioni sociali, al fine di fornire ai soci ed ai terzi una
informazione veritiera e corretta sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della
Societ;
tenere comportamenti corretti, nel rispetto delle norme di legge e delle procedure aziendali,
al fine di garantire la tutela del patrimonio degli investitori, nonch lefficienza e la
trasparenza del mercato dei capitali, ponendo la massima attenzione ed accuratezza
nellacquisizione, elaborazione ed illustrazione dei dati e delle informazioni relative ai
prodotti finanziari ed agli emittenti, necessarie per consentire agli investitori di pervenire ad
una valutazione veritiera sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria dellemittente
e sullevoluzione della sua attivit;

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
ex D.Lgs. 231/2001 2016

osservare rigorosamente tutte le norme poste dalla legge a tutela dellintegrit ed effettivit
del capitale sociale e di agire sempre nel rispetto delle procedure aziendali che su tali norme
si fondano, al fine di non ledere le garanzie dei creditori e dei terzi in genere;
assicurare il regolare funzionamento della societ e degli organi sociali, garantendo ed
agevolando ogni forma di controllo sulla gestione sociale previsto dalla legge nonch la libera
e corretta formazione della volont assembleare;
effettuare con tempestivit, correttezza e buona fede tutte le comunicazioni previste dalla
legge e dai regolamenti nei confronti delle Autorit di vigilanza, laddove la Societ ne sia
soggetta, non frapponendo alcun ostacolo allesercizio delle funzioni di vigilanza da queste
esercitate.
rispettare rigorosamente la normativa vigente in materia di prevenzione degli infortuni e
protezione dei lavoratori sui luoghi di lavoro;
svolgere la propria attivit a condizioni tecniche ed organizzative tali da consentire che siano
assicurati una adeguata prevenzione infortunistica ed un ambiente di lavoro salubre e sicuro;
diffondere e consolidare tra tutti i propri collaboratori una cultura della sicurezza, sviluppando
la consapevolezza dei rischi e promuovendo comportamenti responsabili da parte di tutti;
rispettare le norme che tutelano il diritto dautore e la propriet industriale, anche in campo
informatico.
Per garantire il rispetto dei principi di comportamento e dei divieti sopra indicati e fatte salve le
eventuali procedure di maggiore tutela previste dalla Societ per lo svolgimento di attivit nelle aree
sensibili:
la Societ non inizier o proseguir nessun rapporto con Esponenti aziendali, Collaboratori
esterni o Fornitori/Partner che non intendano allinearsi al principio della stretta osservanza
delle leggi e dei regolamenti vigenti in tutti i Paesi in cui la societ opera;
gli incarichi conferiti ai Collaboratori esterni devono essere redatti per iscritto, con
lindicazione del compenso pattuito e devono essere proposti o verificati o approvati secondo
le deleghe/procedure aziendali vigenti in proposito;
di ciascuna operazione sensibile deve essere conservato un adeguato supporto documentale,
che consenta di procedere in ogni momento a controlli in merito alle caratteristiche
delloperazione, al relativo processo decisionale, alle autorizzazioni rilasciate per la stessa ed
alle verifiche su di essa effettuate;

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
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le dichiarazioni rese ad organismi pubblici nazionali o comunitari ai fini dellottenimento di


sgravi, detrazioni o crediti di imposta oppure finanziamenti oppure erogazioni devono
contenere ed essere supportate solo da elementi assolutamente veritieri e, in caso di
ottenimento di tali benefici, deve essere redatto e conservato apposito rendiconto;
la Societ si atterr al sistema di deleghe e procedure aziendali in vigore al fine di garantire la
trasparenza della gestione delle risorse finanziarie e la separazione delle funzioni coinvolte;
coloro che svolgono una funzione di controllo e supervisione su adempimenti connessi
allespletamento delle suddette attivit (pagamento di fatture, destinazione di finanziamenti
ottenuti dallo Stato o da organismi comunitari, ecc.) devono porre particolare attenzione
sullattuazione degli adempimenti stessi da parte di tutti i soggetti coinvolti nelle procedure
relative a dette attivit e riferire immediatamente allOdV eventuali situazioni di irregolarit;
ogni utente dei sistemi informatici aziendali responsabile della sicurezza dei sistemi
utilizzati ed soggetto alle disposizioni normative in vigore e alle condizioni dei contratti di
licenza;
ogni utente tenuto a prestare il necessario impegno al fine di prevenire la possibile
commissione di reati mediante luso degli strumenti informatici;
ogni utente non deve utilizzare impropriamente dei beni e delle risorse aziendali, intendendo
per improprio, salvo quanto previsto dalle norme civili e penali, lutilizzo dei collegamenti in
rete per fini diversi da quelli inerenti al rapporto di lavoro o per inviare messaggi offensivi o
che possano arrecare danno allimmagine della Societ;
ogni utente non pu riprodurre i materiali protetti da diritto dautore ed i programmi
informatici. I documenti che ogni collaboratore predispone nel corso dellattivit lavorativa
sono di propriet della societ.

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
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18. SISTEMA DISCIPLINARE

La Societ, al fine di attuare modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire la


realizzazione degli illeciti penali considerati dal Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231 (recante
Disciplina della responsabilit amministrativa delle persone giuridiche, delle societ e delle
associazioni anche prive di personalit giuridica, a norma dellart. 11 della legge 29 settembre 2000,
n. 300) ha adottato procedure organizzative per disciplinare attivit che possono costituire aree di
rischio di commissione di illeciti penalmente rilevanti da parte dei propri amministratori, dirigenti,
dipendenti o di chi svolga anche solo di fatto per conto della Societ delle funzioni nellambito delle
attivit oggetto della presente procedura.
La commissione di illeciti penalmente rilevanti ai sensi del citato decreto legislativo pu arrecare
danni rilevanti alla Societ ed ai suoi azionisti sia in termini di declaratorie di responsabilit della
Societ che di assoggettamento della stessa a sanzioni amministrative, pecuniarie o restrittive, e civili.
Tutti i destinatari delle procedure adottate dalla Societ sono tenuti, con riferimento alloggetto delle
medesime, a conformarsi in ogni momento alle loro prescrizioni nonch alle norme di legge e di
regolamento applicabili ed al Codice di condotta aziendale vigente.
Le procedure sono state adottate affinch:
(a) i poteri e le responsabilit coinvolte in relazione al loro oggetto siano chiaramente definiti e
conosciuti allinterno della Societ;
(b) i poteri autorizzativi e di firma siano coerenti con le responsabilit organizzative assegnate;
(c) ogni operazione, transazione, azione nellambito della procedura considerata sia verificabile,
documentata, coerente e congrua;
(d) si persegua un principio di separazione di funzioni per cui lautorizzazione alleffettuazione di
unoperazione sia responsabilit di persona diversa da chi contabilizza, esegue operativamente o
controlla loperazione;
(e) si documentino i controlli, anche di supervisione svolti nellambito della procedura medesima.
Nessun soggetto operante allinterno della Societ potr giustificare la propria condotta adducendo
lignoranza della presente procedura.
Qualsivoglia condotta non conforme non potr ritenersi attribuibile alla Societ o svolta per suo conto
o interesse, sar qualificata quale inadempimento grave del rapporto di lavoro o altro rapporto
contrattuale con la Societ e sar assoggettata alle sanzioni disciplinari applicabili (richiamate nella
sezione 2.1 che segue) ivi incluso, ove ne ricorrano i presupposti, il licenziamento per giusta causa.
In caso di dubbi sulla condotta da tenere in concreto in relazione ad aspetti che si riferiscano

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alloggetto delle procedure, i destinatari delle medesime sono tenuti a rivolgersi al superiore
gerarchico o alla Direzione per ricevere le opportune indicazioni.
Con specifico riferimento al sistema sanzionatorio applicabile alla violazione delle previsioni del
Codice di condotta e delle procedure adottate dalla Societ, ogni informazione in merito potr essere
richiesta alla Direzione.
I destinatari delle procedure organizzative adottate dalle Societ sono tenuti a segnalare ogni condotta
allinterno dellazienda che non sia conforme a dette procedure o al Codice di condotta aziendale o a
norme di legge o regolamento vigenti al superiore gerarchico e alla Direzione, che provvederanno a
trattare in via riservata detta segnalazione senza alcuna conseguenza allinterno della Societ per chi
effettuer detta segnalazione.

Riferimenti:
Codice di condotta vigente
Procedure organizzative interne vigenti
Artt. 2104-2106 c.c.
Art. 2119 c.c.
Art. 7 l. n. 300/1970

19. FUNZIONE DEL SISTEMA DISCIPLINARE


La definizione di un sistema di sanzioni (commisurate alla violazione e dotate di efficacia deterrente)
applicabili in caso di violazione delle regole di cui al Modello rende efficiente e praticabile lazione
di vigilanza dellOdV ed ha lo scopo di garantire leffettivit del Modello stesso.
La predisposizione di tale sistema disciplinare costituisce, infatti, ai sensi dellart. 6 primo comma
lettera e) del D.Lgs. 231/2001, un requisito essenziale del Modello medesimo ai fini dellesimente
rispetto alla responsabilit della Societ.
Lapplicazione del sistema disciplinare e delle relative sanzioni indipendente dallo svolgimento e
dallesito del procedimento penale eventualmente avviato dallautorit giudiziaria nel caso in cui il
comportamento da censurare valga anche ad integrare una fattispecie di reato rilevante ai sensi del
Decreto.

20. MISURE NEI CONFRONTI DI DIPENDENTI


Dirigenti
La violazione del presente Modello da parte dei Dirigenti costituisce illecito sanzionabile.

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
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Inoltre, in attuazione dei principi espressi nel Modello, illecito sanzionabile al dirigente la mancata
vigilanza sulla corretta applicazione dello stesso, da parte dei dipendenti.
Tutti i comportamenti dei dirigenti sopra descritti costituiscono illeciti tali da giustificare il recesso
datoriale dal vincolo contrattuale.
La Societ provveder, pertanto, allaccertamento delle infrazioni ed alladozione degli opportuni
provvedimenti in conformit a quanto stabilito nel vigente CCNL per i dirigenti di aziende industriali
applicato.

Quadri, impiegati ed operai


La violazione del presente Modello da parte di Quadri, Impiegati ed Operai costituisce illecito
disciplinare.
I provvedimenti disciplinari irrogabili nei riguardi di detti lavoratori nel rispetto delle procedure
previste dallarticolo 7 della legge 30 maggio 1970, n. 300 (Statuto dei Lavoratori) ed eventuali
normative speciali applicabili sono quelli previsti dallapparato sanzionatorio del CCNL di cui restano
ferme tutte le previsioni.
In particolare, il CCNL di settore prevede, a seconda della gravit delle mancanze, i provvedimenti
seguenti:
1) richiamo verbale;
2) ammonizione scritta;
3) multa;
4) sospensione;
5) licenziamento.

Per i provvedimenti disciplinari pi gravi del richiamo verbale deve essere effettuata la contestazione
scritta al lavoratore con lindicazione specifica dei fatti costitutivi dellinfrazione.
Il provvedimento non potr essere emanato se non trascorsi i giorni previsti dal CCNL di settore da tale
contestazione, nel corso dei quali il lavoratore potr presentare le sue giustificazioni. Se il
provvedimento non verr emanato entro i tempi previsti dal citato contratto tali giustificazioni si
riterranno accolte.
Nel caso che l'infrazione contestata sia di gravit tale da poter comportare il licenziamento, il lavoratore
potr essere sospeso cautelativamente dalla prestazione lavorativa fino al momento della comminazione
del provvedimento, fermo restando per il periodo considerato il diritto alla retribuzione.

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
ex D.Lgs. 231/2001 2016

La comminazione del provvedimento dovr essere motivata e comunicata per iscritto. Il lavoratore potr
presentare le proprie giustificazioni anche verbalmente.
I provvedimenti disciplinari diversi dal licenziamento potranno essere impugnati dal lavoratore in sede
sindacale, ai sensi e con le modalit previste dalle norme contrattuali.
Non si terr conto ad alcun effetto delle sanzioni disciplinari decorsi i termini previsti dal CCNL
applicabile.
Per quanto riguarda laccertamento delle infrazioni, i procedimenti disciplinari e lirrogazione delle
sanzioni restano invariati i poteri gi conferiti, nei limiti della rispettiva competenza, al management
aziendale.
Lestratto del CCNL relativo al sistema sanzionatorio sopra indicato affisso sulle bacheche aziendali.

21. VIOLAZIONI DEL MODELLO


Fermi restando gli obblighi per la Societ nascenti dallo Statuto dei Lavoratori, i comportamenti
sanzionabili, corredate dalle relative sanzioni, sono i seguenti:
A) incorre nel provvedimento di richiamo verbale il lavoratore che violi procedure interne
previste o richiamate dal presente Modello (ad esempio non osservanza delle procedure
prescritte, omissione di comunicazioni allOdV in merito a informazioni prescritte, omissione di
controlli, ecc.) o adozione, nellespletamento di attivit connesse ai Processi Sensibili, di
comportamenti non conformi alle prescrizioni del Modello o alle procedure ivi richiamate;
B) incorre nel provvedimento di ammonizione scritta il lavoratore che sia recidivo nel violare le
procedure interne previste o richiamate dal presente Modello o adozione, nellespletamento di
attivit connesse ai Processi Sensibili, di comportamenti non conformi alle prescrizioni del
Modello o alle procedure ivi richiamate;
C) incorre nel provvedimento di multa il lavoratore che violi procedure interne previste o
richiamate dal presente Modello o adozione, nellespletamento di attivit connesse ai Processi
Sensibili, di comportamenti non conformi alle prescrizioni del Modello o dalle procedure ivi
richiamate che espongano la societ ad una situazione oggettiva di rischio di commissione di uno
dei Reati;
D) incorre nel provvedimento di sospensione il lavoratore che adotti, nellespletamento di attivit
connesse ai Processi Sensibili, comportamenti non conformi alle prescrizioni del presente
Modello, o alle procedure ivi richiamate, e diretti in modo univoco al compimento di uno o pi
Reati;

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
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E) incorre nel provvedimento di licenziamento il lavoratore che adotti, nellespletamento di


attivit connesse ai Processi Sensibili, comportamenti palesemente in violazione delle
prescrizioni del presente Modello, o con le procedure ivi richiamate, tale da determinare la
concreta applicazione a carico della societ di sanzioni previste dal Decreto.
Il tipo e l'entit di ciascuna delle sanzioni sopra richiamate, saranno applicate anche tenendo conto:
- dellintenzionalit del comportamento o del grado di negligenza, imprudenza o imperizia con
riguardo anche alla prevedibilit dell'evento;
- del comportamento complessivo del lavoratore con particolare riguardo alla sussistenza o meno
di precedenti disciplinari del medesimo, nei limiti consentiti dalle legge;
- delle mansioni del lavoratore;
- della posizione funzionale e del livello di responsabilit ed autonomia delle persone coinvolte nei
fatti costituenti la mancanza;
- delle altre particolari circostanze che accompagnano l'illecito disciplinare.
Il sistema disciplinare soggetto a costante verifica e valutazione da parte dellOdV (o
responsabile preposto), rimanendo questultimo responsabile della concreta applicazione
delle misure disciplinari qui delineate su eventuale segnalazione dellOdV e sentito il
superiore gerarchico dellautore della condotta censurata.

22. Misure nei confronti dei Consulenti e dei Partner


Ogni violazione da parte dei Consulenti o dei Partner delle regole di cui al presente Modello agli stessi
applicabili o di commissione dei Reati nello svolgimento della loro attivit per la Societ sanzionata
secondo quanto previsto nelle specifiche clausole contrattuali inserite nei relativi contratti.
Resta salva leventuale richiesta di risarcimento qualora da tale comportamento derivino danni concreti
alla Societ, come nel caso di applicazione alla stessa da parte del giudice delle misure previste dal D.
Lgs. 231/2001.

23. CODICE ETICO (rinvio)


Ladozione di principi etici rilevanti ai fini della prevenzione dei reati ex D.Lgs. 231/2001 costituisce
un elemento essenziale del sistema di controllo preventivo. Tali principi devono essere inseriti in un
codice etico.
In termini generali il codice etico un documento ufficiale dellente che contiene linsieme dei diritti,
dei doveri e delle responsabilit dellente nei confronti dei portatori dinteresse (dipendenti,
fornitori, clienti, Pubblica Amministrazione, azionisti, mercato finanziario, ecc.). Il codice mira a

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
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raccomandare, promuovere o vietare determinati comportamenti, al di l ed indipendentemente da


quanto previsto a livello normativo. Il codice etico un documento voluto ed approvato dal massimo
vertice dellente.
Lesigenza di avere regole di comportamento chiare e principi etici che ispirano tutte le attivit
aziendali, sono i punti cardine dello Standard delle Business Practices Globali. Questo documento,
comune a tutte le aziende del gruppo Fisioterapia Medica Studi e Ricerche s.r.l. presenti in oltre cento
paesi nel mondo, il modello ideale per un codice etico che rispetti la ratio del D.Lgs. 231/2001.

24. ORGANISMO DI VIGILANZA


Lart. 6 del D.Lgs. n. 231/2001 prevede che lazienda possa essere esonerata dalla responsabilit
conseguente alla commissione dei reati indicati se lorgano dirigente ha, fra laltro:
- adottato modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire i reati considerati;
- affidato il compito di vigilare sul funzionamento e losservanza del modello e di curarne
laggiornamento ad un organismo dellente dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo
(di seguito lOdV).
Laffidamento di detti compiti allOdV ed, ovviamente, il corretto ed efficace svolgimento degli stessi
sono, dunque, presupposti indispensabili per lesonero dalla responsabilit, sia che il reato sia stato
commesso dai soggetti apicali (espressamente contemplati dallart. 6), che dai soggetti sottoposti
allaltrui direzione (di cui allart. 7).
Lart. 7, co. 4, ribadisce, infine, che lefficace attuazione del Modello richiede, oltre allistituzione di
un sistema disciplinare, una sua verifica periodica, evidentemente da parte dellorganismo a ci
deputato.
Le Linee Guida di Confindustria, anche nelle versioni aggiornate, suggeriscono che la funzione di
vigilanza debba risiedere in un organo interno alla societ diverso dal Consiglio di Amministrazione
o dallinsieme degli amministratori senza deleghe, nonch dal Collegio Sindacale, e che sia
caratterizzato dai seguenti requisiti: autonomia, indipendenza, professionalit e continuit di azione.

25. COMPOSIZIONE DELLORGANISMO DI VIGILANZA


La disciplina in esame non fornisce indicazioni circa la composizione dellOdV. Ci consente di
optare per una composizione sia mono che plurisoggettiva.
In considerazione della specificit dei compiti che ad esso fanno capo, sar stabilito dal Consiglio di
Amministrazione di Fisioterapia Medica Studi e Ricerche s.r.l., con delibera dello stesso, che lOdV
sia composto da tre membri con le seguenti caratteristiche e funzioni:

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
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soggetto esterno allazienda presidente (professionista legale);


soggetto esterno allazienda membro (professionista legale);
soggetto esterno allazienda membro (professionista in ambito di sicurezza sul lavoro);
Per garantire la sua piena autonomia ed indipendenza nello svolgimento dei compiti che gli sono stati
affidati, lOdV si rapporter direttamente al CdA.
LOdV rimane in carica fino a revoca dellincarico da parte del CdA che, nella stessa sede, provveder
a nominare i nuovi componenti dellorgano o ad integrare quelli mancanti.
Il CdA, nel contesto delle procedure di formazione del budget aziendale, dovr approvare una
dotazione adeguata di risorse finanziarie, anche su proposta dellOdV, della quale lOrganismo potr
disporre per ogni esigenza necessaria al corretto svolgimento dei compiti (es. consulenze
specialistiche, trasferte, ecc.).

26. COMPITI E POTERI DELLORGANISMO DI VIGILANZA


E affidato, sul piano generale, allOdV il compito di:
vigilare sullosservanza delle prescrizioni del Modello;
valutare la reale efficacia ed effettiva capacit del modello, in relazione alla struttura aziendale,
di prevenire la commissione dei reati di cui al decreto;
proporre eventuali aggiornamenti del modello, laddove si riscontrino esigenze di
adeguamento dello stesso in relazione alle mutate condizioni aziendali oppure apportare
direttamente gli aggiornamenti non di competenza del Consiglio di Amministrazione;
vigilare sulleffettivit del Modello, ossia di verificare la coerenza tra comportamenti concreti
e modello generale, astrattamente definito.
Da un punto di vista operativo affidato allOdV il compito di:
verificare lefficienza e lefficacia del modello organizzativo adottato rispetto alla prevenzione ed
allimpedimento della commissione dei reati previsti dal D. Lgs n. 231/2001;
verificare il rispetto delle modalit e delle procedure previste dal modello organizzativo e rilevare gli
eventuali scostamenti comportamentali che dovessero emergere dallanalisi dei flussi informativi e
dalle segnalazioni alle quali sono tenuti i responsabili delle varie funzioni;
condurre ricognizioni interne per laccertamento di presunte violazioni delle prescrizioni del presente
modello;
effettuare periodicamente verifiche mirate su determinate operazioni o atti specifici posti in essere
nellambito delle aree di attivit a rischio come definite nella parte speciale del modello;

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
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verificare che gli elementi previsti nella parte speciale del modello per le diverse tipologie di reati
siano comunque adeguati e rispondenti alle esigenze di osservanza di quanto prescritto dal D.Lgs
231/01, provvedendo, in caso contrario, ad un aggiornamento degli elementi stessi;
formulare delle proposte al CdA per gli eventuali aggiornamenti ed adeguamenti del modello
organizzativo adottato, da realizzarsi mediante le modifiche e/o le integrazioni che si dovessero
rendere necessarie in conseguenza di:
significative violazioni delle prescrizioni del Modello organizzativo;
significative modificazioni dellassetto interno della Societ e/o delle modalit di svolgimento delle
attivit dimpresa;
modifiche normative;
definire gli aspetti attinenti alla continuit della propria azione (p.e. la calendarizzazione dellattivit,
la verbalizzazione delle riunioni e la disciplina dei flussi informativi dalle strutture aziendali allOdV,
ecc), disciplinare il proprio funzionamento interno e formulare un regolamento delle proprie attivit.
Il D.lgs. 52/2007, che ha introdotto i reati in materia di riciclaggio e ricettazione tra i reati rilevanti ai
fini della responsabilit amministrativa degli enti, dispone che lOdV ha il compito di:
comunicare senza ritardo alle autorit di vigilanza di settore tutti gli atti o i fatti di cui viene a
conoscenza nellesercizio dei suoi compiti, che possano costituire una violazione delle
disposizioni in materia di identificazione del cliente e disposizioni procedurali per prevenire il
riciclaggio;
segnalare senza ritardo al titolare dellattivit o al legale rappresentante o a un suo delegato, le
operazioni sospette;
comunicare entro 30 giorni al Ministero dellEconomia e delle Finanze le infrazioni relative alla
limitazione alluso di contante e dei titoli al portatore e al divieto di conti e libretti di risparmio
anonimi o con intestazione fittizia, di cui hanno notizia;
comunicare entro 30 giorni alla Uif le infrazioni relative agli obblighi di registrazione (art 36
D.lgs. 52/2007) di cui hanno notizia.

Inoltre:
- le attivit poste in essere dallOdV non possono essere sindacate da alcun altro
organismo o struttura aziendale, fermo restando lattivit di vigilanza sulladeguatezza
del suo intervento propria del CdA;

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
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- lOdV ha libero accesso presso tutte le funzioni della Societ - senza necessit di alcun
consenso preventivo - onde ottenere ogni informazione o dato ritenuto necessario per
lo svolgimento dei compiti previsti dal D. Lgs. n. 231/2001;
- lOdV pu avvalersi - sotto la sua diretta sorveglianza e responsabilit - dellausilio di
tutte le strutture della Societ ovvero di consulenti esterni.

27. FLUSSI INFORMATIVI


28. COMUNICAZIONI NEI CONFRONTI DEGLI ORGANI SOCIETARI
LOdV riferisce in merito allattuazione del Modello e allemersione di eventuali criticit.
In proposito, lOdV predispone per il Consiglio di Amministrazione:
con cadenza semestrale, un rapporto scritto relativo allattivit svolta (indicando in
particolare i controlli e le verifiche specifiche effettuati e lesito degli stessi, leventuale
aggiornamento della mappatura delle aree di attivit a rischio, ecc.);
immediatamente, una segnalazione relativa al manifestarsi di situazioni gravi e straordinarie
quali ipotesi di violazione dei principi di attuazione del Modello, di innovazioni legislative in
materia di responsabilit amministrativa degli enti che attengano al perimetro di attuazione
del Modello e in caso di carenze del modello adottato.
LOdV riporta in modo continuativo al Presidente del CdA, il quale a sua volta terr adeguatamente
informato il Consiglio stesso.
LOdV deve, inoltre, coordinarsi con le funzioni societarie competenti per i diversi profili specifici
ed in particolare:
con la Direzione in ordine alla formazione del personale ed ai procedimenti disciplinari collegati
allosservanza del Modello e del Codice Etico e in ordine al controllo dei flussi finanziari,
al processo di formazione del bilancio.
Tutte le attivit compiute dallOdV (p.e. incontri con il CdA, riunioni periodiche dellOdV)
devono essere verbalizzate. Le copie dei verbali devono essere custodite dallo stesso
Organismo.

29. FLUSSI INFORMATIVI VERSO LODV


In ambito aziendale dovr essere portata a conoscenza dellOdV, ogni informazione, proveniente
anche da terzi e attinente allattuazione del modello nelle aree di attivit a rischio o comunque a
comportamenti non in linea con le regole di condotta.
Devono essere obbligatoriamente ed immediatamente trasmesse allOdV:

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i provvedimenti e/o notizie provenienti da organi di polizia giudiziaria, o da qualsiasi altra


autorit, dai quali si evinca lo svolgimento di indagini, anche nei confronti di ignoti, per i
Reati e che possono coinvolgere, direttamente o indirettamente, Fisioterapia Medica Studi
e Ricerche s.r.l.;
le richieste di assistenza legale inoltrate dai Dipendenti in caso di avvio di procedimento
giudiziario per i Reati di cui al D.Lgs. 231/01;
i rapporti preparati dai responsabili di altre funzioni aziendali nellambito della loro attivit
di controllo e dai quali potrebbero emergere fatti, atti, eventi od omissioni con profili critici
rispetto allosservanza delle norme del Decreto Legislativo n. 231/2001;
le notizie relative ai procedimenti disciplinari svolti e alle eventuali sanzioni irrogate ovvero
dei provvedimenti di archiviazione di tali procedimenti con le relative motivazioni;
i prospetti riepilogativi degli appalti affidati a seguito di gare a livello nazionale e europeo,
ovvero a trattativa privata;
le notizie relative a commesse attribuite da enti pubblici o soggetti che svolgano funzioni di
pubblica utilit.

30. RACCOLTA E CONSERVAZIONE DELLE INFORMAZIONI


Ogni informazione, segnalazione, report previsti nel presente Modello sono conservati
dallOrganismo di Vigilanza in un apposito archivio (informatico e cartaceo).
Laccesso allarchivio consentito esclusivamente ai membri dellOrganismo di Vigilanza.

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ex D.Lgs. 231/2001 2016

31. I REATI APPLICABILI


Le fattispecie di reato che sono suscettibili di configurare la responsabilit amministrativa dellente
sono soltanto quelle espressamente elencate dal legislatore.
Nella seguente Tabella dei Reati si elencano tali reati ed il relativo riferimento normativo,
unitamente alla valutazione, effettuata in base alla struttura aziendale ed ai processi organizzativi e
produttivi, se tale reato sia realmente applicabile allinterno della Societ.
Si sono considerati Non applicabili quei reati per i quali la probabilit di commissione trascurabile
in quanto la fattispecie astratta non potrebbe concretamente realizzarsi.

Tabella dei reati previsti dal D. Lgs. 231/01


Reato Riferimento normativo Applicabilit
Reati commessi nei rapporti con la
art. 24, D. Lgs. 231/01
Pubblica Amministrazione.
Malversazione a danno dello Stato art. 316-bis c.p. SI
Indebita percezione di erogazioni a danno
art. 316-ter c.p. SI
dello Stato
Truffa art. 640 co. 2 n. 1 c.p. SI
Truffa aggravata per il conseguimento di
art. 640-bis c.p. SI
erogazioni pubbliche
Frode informatica art. 640-ter c.p. SI
Delitti informatici e trattamento illecito di
art. 24 bis, D. Lgs. 231/01
dati.
Accesso abusivo ad un sistema informatico o SI
art. 615-ter c.p.
telematico
Detenzione e diffusione abusiva di codici di SI
art. 615-quater c.p.
accesso a sistemi informatici o telematici
Diffusione di apparecchiature, dispositivi o NO
programmi informatici diretti a danneggiare
art. 615-quinquies c.p.
o interrompere un sistema informatico o
telematico
Intercettazione, impedimento o interruzione SI
illecita di comunicazioni informatiche o art. 617-quater c.p.
telematiche
Installazione dapparecchiature per NO
intercettare, impedire od interrompere art. 617-quinquies c.p.
comunicazioni informatiche o telematiche
Danneggiamento di informazioni, dati e SI
art. 635-bis c.p.
programmi informatici
Danneggiamento di informazioni, dati e SI
programmi informatici utilizzati dallo Stato o
art. 635-ter c.p.
da altro ente pubblico o comunque di
pubblica utilit
Danneggiamento d sistemi informatici o SI
art. 635-quater c.p.
telematici

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Tabella dei reati previsti dal D. Lgs. 231/01


Reato Riferimento normativo Applicabilit
Danneggiamento di sistemi informatici o SI
art. 635-quinquies c.p.
telematici di pubblica utilit
Frode informatica del soggetto che presta NO
art. 640-quinquies c.p.
servizi di certificazione di firma elettronica
Documenti informatici art. 491-bis c.p. SI
Delitti di criminalit organizzata art. 24-ter, D. Lgs. 231/01
Associazione per delinquere finalizzata alla
riduzione o al mantenimento in schiavit,
alla tratta di persone, allacquisto e
allalienazione di schiavi ed ai reati art. 416 c.p. co. 6 SI
concernenti le violazioni delle disposizioni
sullimmigrazione clandestina di cui allArt.
12 del D. Lgs. 286/98
Associazione per delinquere art. 416 c.p. escluso co. 6 SI
Associazione di tipo mafioso art. 416-bis c.p. NO
Scambio elettorale politico mafioso art. 416-ter c.p. NO
Sequestro di persona a scopo di estorsione art. 630 c.p. NO
Associazione finalizzata al traffico illecito di
art. 74 DPR 309/90 SI
sostanze stupefacenti o psicotrope
Illegale fabbricazione, introduzione nello
Stato, messa in vendita, cessione, detenzione
e porto in luogo pubblico o aperto al pubblico art. 407 co. 2 lett a) num 5
NO
di armi da guerra o tipo guerra o parti di esse, c.p.p.
di esplosivi, di armi clandestine nonch di
pi armi comuni da sparo
Reati di concussione e corruzione art. 25, D. Lgs. 231/01
Concussione art. 317 c.p. SI
Corruzione per un atto dufficio art. 318 c.p. SI
Corruzione per un atto contrario ai doveri
art. 319, 320,321 c.p. SI
dufficio
Corruzione in atti giudiziari art. 319-ter c.p. SI
Istigazione alla corruzione art. 322 c.p. SI
Peculato, concussione, corruzione e
istigazione alla corruzione di membri degli
organi delle Comunit europee e di art. 322-bis c.p. SI
funzionari delle Comunit europee e di Stati
esteri
Falsit in monete, in carte di pubblico
art. 25-bis, D. Lgs. 231/01
credito e in valori di bollo.
Falsificazione di monete, spendita e
introduzione nello Stato, previo concerto, di art. 453 c.p. NO
monete falsificate
Alterazione di monete art. 454 c.p. NO
Spendita e introduzione nello Stato, senza
art. 455 c.p. NO
concerto, di monete falsificate

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Tabella dei reati previsti dal D. Lgs. 231/01


Reato Riferimento normativo Applicabilit
Spendita di monete falsificate ricevute in
art. 457 c.p. NO
buona fede
Falsificazione di valori di bollo, introduzione
nello Stato, acquisto, detenzione o messa in art. 459 c.p. NO
circolazione di valori di bollo falsificati
Contraffazione di carta filigranata in uso per
la fabbricazione di carte di pubblico credito o art. 460 c.p. NO
di valori di bollo
Fabbricazione o detenzione di filigrane o di
strumenti destinati alla falsificazione di
art. 461 c.p. NO
monete, di valori di bollo o di carta
filigranata
Uso di valori di bollo contraffatti o alterati art. 464 c.p. NO
Contraffazione, alterazione o uso di marchi o
segni distintivi ovvero di brevetti modelli e art. 473 c.p. NO
disegni
Introduzione nello Stato e commercio di
art. 474 c.p. NO
prodotti con segni falsi
Delitti contro lindustria ed il commercio. art. 25-bis1, D. Lgs. 231/01
Turbata libert dellindustria e del
art. 513 c.p. SI
commercio
Illecita concorrenza con minaccia o violenza art. 513-bis c.p. SI
Frodi contro le industrie nazionali art. 514 c.p. NO
Frode nellesercizio del commercio art. 515 c.p. SI
Vendita di sostanze alimentari non genuine
art. 516 c.p. NO
come genuine
Vendita di prodotti industriali con segni
art. 517 c.p. NO
mendaci
Fabbricazione e commercio di beni realizzati
art. 517-ter c.p. NO
usurpando titoli di propriet industriale
Contraffazione di indicazioni geografiche o
denominazioni di origine dei prodotti art. 517-quater c.p. NO
agroalimentari
Reati societari. art. 25-ter, D. Lgs. 231/01
False comunicazioni sociali art. 2621 c.c. SI
False comunicazioni sociali in danno della
art. 2622 co. 1 e 3 c.c. SI
societ, dei soci o dei creditori
Impedito controllo art. 2625 co. 2 c.c. SI
Indebita restituzione dei conferimenti art. 2626 c.c. SI
Illegale ripartizione degli utili e delle riserve art. 2627 c.c. SI
Illecite operazioni sulle azioni o quote sociali
art. 2628 c.c. NO
o della societ controllante
Operazioni in pregiudizio dei creditori art. 2629 c.c. SI
Omessa comunicazione del conflitto
art. 2629-bis c.c. NO
dinteressi
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Tabella dei reati previsti dal D. Lgs. 231/01


Reato Riferimento normativo Applicabilit
Formazione fittizia del capitale art. 2632 c.c. SI
Indebita ripartizione dei beni sociali da parte
art. 2633 c.c. NO
dei liquidatori
Illecita influenza sullassemblea art. 2636 c.c. NO
Aggiotaggio art. 2637 c.c. NO
Ostacolo allesercizio delle funzioni delle
art. 2638 co. 1 e 2 c.c. NO
autorit pubbliche di vigilanza
Delitti con finalit di terrorismo o di art. 25 quater, D. Lgs.
eversione dellordine democratico. 231/01
Reati con finalit di terrorismo o di evasione
art. 25 quater, D. Lgs.
dellordine democratico previsti dal codice NO
231/01
penale e dalle leggi speciali
Pratiche di mutilazione degli organi genitali art. 25 quater-1, D. Lgs.
NO
femminili 231/01
art. 25-quinquies, D. Lgs.
Delitti contro la personalit individuale.
231/01
Riduzione o mantenimento in schiavit o in
art. 600 c.p. NO
servit
Prostituzione minorile art. 600-bis c.p. NO
Pornografia minorile art. 600-ter c.p. NO
Detenzione di materiale pornografico art. 600-quater c.p. SI
Iniziative turistiche volte allo sfruttamento
art. 600-quinquies c.p. NO
della prostituzione minorile
Tratta di persone art. 601 c.p. NO
Acquisto e alienazione di schiavi art. 602 c.p. NO
Pornografia virtuale art. 600-quater.1 c.p. SI
art. 25-sexies, D. Lgs.
Abusi di mercato.
231/01
Abuso di informazioni privilegiate art. 184 D. Lgs. 58/98 NO
Manipolazione del mercato art. 185 D. Lgs. 58/98 NO
Omicidio colposo e lesioni colpose gravi o
gravissime, commessi con violazione delle art. 25-septies, D. Lgs.
norme antinfortunistiche e sulla tutela 231/01
delligiene e della salute sul lavoro.
Omicidio colposo art. 589 c.p. SI
Lesioni personali colpose art. 590 co. 3 c.p. SI
Ricettazione, riciclaggio e impiego di
art. 25-octies, D. Lgs.
denaro, beni o utilit di provenienza
231/01
illecita.
Ricettazione art. 648 c.p. SI
Riciclaggio art. 648-bis c.p. SI
Impiego di denaro, beni o utilit di
art. 648-ter c.p. SI
provenienza illecita
Delitti in materia di violazione del diritto art. 25-novies, D. Lgs.
dautore. 231/01

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Tabella dei reati previsti dal D. Lgs. 231/01


Reato Riferimento normativo Applicabilit
Immissione su sistemi di reti telematiche a
disposizione del pubblico, mediante art. 171 co. 1 lett a-bis), L.
SI
connessione di qualsiasi genere, di opere 633/41
dellingegno protette o parte di esse
Reati di cui al punto precedente commessi su
opere altrui non destinate alla pubblicazione art. 171 co. 3, L. 633/41
SI
qualora ne risulti offeso lonore e la
reputazione dellautore
Abusiva duplicazione, per trarne profitto, di
programmi per elaboratore; importazione,
distribuzione vendita, detenzione a scopo
commerciale o imprenditoriale o concessione
in locazione di programmi contenuti in
supporti non contrassegnati dalla Siae;
predisposizione di mezzi per rimuovere o
eludere i dispositivi di protezione di un
art. 171-bis, Legge 633/41 SI
programma per elaboratori.
Riproduzione, trasferimento su altro
supporto, distribuzione, comunicazione,
presentazione o dimostrazione in pubblico
del contenuto di una banca dati; estrazione o
reimpiego della banca di dati; distribuzione,
vendita o concessione in locazione di banca
dati
Abusiva duplicazione, riproduzione,
trasmissione o diffusione in pubblico con
qualsiasi procedimento, in tutto o in parte di
opere dellingegno destinate al circuito
televisivo, cinematografico, delle vendite o
del noleggio, dischi, nastri, o supporti
analoghi o con ogni altro supporto
contenente fonogrammi o videogrammi di
opere musicali, cinematografiche o
audiovisive assimilate o sequenze di
immagini in movimento; opere letterarie,
drammatiche, scientifiche o didattiche, art. 171-ter, L. 633/41 SI
musicali o drammatico-musicali,
multimediali, anche se inserite in opere
collettive o composite o banche dati.
Riproduzione, duplicazione, trasmissione, o
diffusione abusiva, vendita, cessione o
importazione abusiva di oltre 50 copie o
esemplari di opere tutelate dal diritto
dautore e da diritti connessi; immissione in
un sistema di reti telematiche, mediante
connessioni di qualsiasi genere, di opere
dellingegno protette

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Tabella dei reati previsti dal D. Lgs. 231/01


Reato Riferimento normativo Applicabilit
Mancata comunicazione alla Siae dei dati di
identificazione dei supporti non soggetti al art. 171-septies L. 633/41 SI
contrassegno o falsa dichiarazione
Fraudolenta produzione, vendita,
importazione, promozione, installazione,
modifica, utilizzazione per uso pubblico e
privato di apparati o parti di apparati atti alla
art. 171-octies L. 633/41 NO
decodificazione di trasmissioni audiovisive
ad accesso condizionato effettuate via etere,
via satellite, via cavo, in forma sia analogica
sia digitale
Reati Ambientali art. 25-undecies, D.Lgs.
231/01
Uccisione, distruzione, cattura, prelievo,
detenzione di esemplari di specie animali o (Art. 727-bis c.p.) NO
vegetali selvatiche protette
Distruzione o deterioramento di habitat
(Art. 733-bis c.p.) NO
all'interno di un sito protetto
Scarico di acque reflue industriali senza
(D.Lgs. 152/2006 Art.
rispetto di limiti di legge o senza NO
137)
autorizzazioni delle autorit competenti
Attivit di gestione di rifiuti non autorizzata (D.Lgs. 152/2006 Art.
NO
256)
Bonifica dei siti (D.Lgs. 152/2006 Art.
NO
257)
Violazione degli obblighi di comunicazione,
(D.Lgs. 152/2006 Art.
di tenuta dei registri obbligatori e dei SI
258)
formulari
Traffico illecito di rifiuti (D.Lgs. 152/2006 Art.
NO
259)
Attivit organizzate per il traffico illecito di (D.Lgs. 152/2006 Art.
SI
rifiuti 260)
Sistema informatico di controllo della (D.Lgs. 152/2006 Art. 260
SI
tracciabilit dei rifiuti bis)
Violazione dei valori limite di emissione (D.Lgs. 152/2006 Art.
NO
279)
Reati relativi all'applicazione in Italia della
convenzione sul commercio internazionale
delle specie animali e vegetali in via di
estinzione, firmata a Washington il
3/03/1973:
(L. 150/1992 art.1) NO
Fattispecie di reato configurabili in relazione
agli esemplari appartenenti alle specie
elencate nell'allegato A del Regolamento
(CE) n. 338/97 del Consiglio del 9 dicembre
1996, e successive attuazioni e modificazioni

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Tabella dei reati previsti dal D. Lgs. 231/01


Reato Riferimento normativo Applicabilit
Reati relativi all'applicazione in Italia della
convenzione sul commercio internazionale
delle specie animali e vegetali in via di
estinzione, firmata a Washington il
3/03/1973: (L. 150/1992 art. 2 )
NO
Fattispecie di reato configurabili in relazione
agli esemplari appartenenti alle specie
elencate nell'allegato B e C del Regolamento
(CE) n. 338/97 del Consiglio del 9 dicembre
1996, e successive attuazioni e modificazioni
Reati relativi all'applicazione in Italia della
convenzione sul commercio internazionale
delle specie animali e vegetali in via di
estinzione, firmata a Washington il
3/03/1973:
Falsificazione o alterazione di certificati, (L. 150/1992 art. 3bis ) NO
licenze, notifiche di importazione,
dichiarazioni, comunicazioni di informazioni
al fine di acquisizione di una licenza o di un
certificato, di uso di certificati o licenze falsi
o alterati
Misure a tutela dell'ozono stratosferico e
(L. 549/1993 Art. 3) NO
dell'ambiente
Attuazione della direttiva 2005/35/CE
relativa all'inquinamento provocato dalle
(D.Lgs. 202/2007 Art. 8) NO
navi e conseguenti sanzioni:
Inquinamento doloso
Attuazione della direttiva 2005/35/CE
relativa all'inquinamento provocato dalle
(D.Lgs. 202/2007 Art. 9) NO
navi e conseguenti sanzioni:
Inquinamento colposo
Reati transnazionali. Legge 146/06, artt. 3 e 10
Associazione per delinquere art. 416 c.p. SI
Associazione di tipo mafioso art. 416-bis c.p. NO
Associazione per delinquere finalizzata al NO
art. 291-quater DPR 43/73
contrabbando di tabacchi lavorati esteri
Associazione finalizzata al traffico illecito di SI
art. 74 del DPR 309/90
sostanze stupefacenti o psicotrope
Disposizioni contro le immigrazioni art. 12, co. 3, 3-bis, 3-ter e NO
clandestine 5, del D. 286/98
Induzione a non rendere dichiarazioni o a SI
rendere dichiarazioni mendaci allautorit art. 377-bis c.p.
giudiziaria
Favoreggiamento personale art. 378 c.p. SI
Induzione a non rendere dichiarazioni o a art. 25-novies, D. Lgs.
rendere 231/01

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Tabella dei reati previsti dal D. Lgs. 231/01


Reato Riferimento normativo Applicabilit
dichiarazioni mendaci all'autorit
giudiziaria
Induzione a non rendere dichiarazioni o a
rendere dichiarazioni mendaci all'autorit Articolo 377-bis c.p. SI
giudiziaria

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32. LE PARTI SPECIALI

Il perseguimento delle finalit di prevenzione dei Reati richiede una ricognizione dei meccanismi di
funzionamento e di controllo della Societ, nonch la verifica delladeguatezza dei criteri di
attribuzione delle responsabilit allinterno della struttura.
Il presidio principale per lattuazione delle vigenti previsioni normative rappresentato dal Modello
di organizzazione, gestione e controllo, cui si affiancano i principi di riferimento e le regole di
condotta contenuti nel Codice di Comportamento, con particolare riguardo al Codice Etico.
A qualificare ulteriormente il presidio sul disposto normativo, il Modello si struttura sulla base dei
seguenti elementi costitutivi:
Mappatura dei Processi, con caratteristiche di esaustivit ed aderenza alla realt specifica dei
processi aziendali, che individui le dinamiche dei Processi e le responsabilit connesse, al fine di
disporre di protocolli e procedure di concreta applicazione.
Organismo di Vigilanza, autonomo ed indipendente, con il compito di controllare il grado di
effettivit, adeguatezza, mantenimento ed aggiornamento del modello organizzativo, predisponendo
validi strumenti di controllo e, inoltre, di:
promuovere lo sviluppo di meccanismi procedurali in grado di garantire la documentabilit e
verificabilit delle fasi decisionali dei processi;
garantire ladozione di un sistema chiaro di segregazione delle responsabilit;
promuovere ed assicurare loperativit dei flussi informativi tra le diverse aree/unit aziendali
e dalle stesse allOrganismo di Vigilanza, nonch un sistema di reporting dellOrganismo di
Vigilanza verso gli Organi Sociali;
Sistema Disciplinare, adeguato alla struttura della Societ, alle funzioni dei suoi
rappresentanti e ai rapporti contrattuali della Societ con i propri dipendenti, al fine di rendere
efficiente lazione dellOrganismo di Vigilanza e, pi in generale, di dare effettivit al Modello,
requisito essenziale ai fini dellesimente.
Formazione ed Informazione per i Destinatari del Modello, attraverso un sistema di
comunicazione capillare, efficace, dettagliato, completo e costante (piani di formazione, flussi
informativi intranet, ecc.), con lobiettivo di assicurare la conoscenza delle procedure e delle regole
di condotta adottate in attuazione dei principi di riferimento contenuti nel Modello.

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MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO Edizione
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33. FUNZIONE DELLE PARTI SPECIALI

Le Parti Speciali del Modello di Fisioterapia Medica Studi e Ricerche s.r.l. costituiscono gli elementi
finalizzati ad illustrare i principi generali di comportamento, i protocolli e, pi in generale, il sistema
dei controlli che rispondono allesigenza di prevenzione degli illeciti di cui al D. Lgs. 231/01,
nellambito di processi specificatamente individuati (Processi Sensibili).
I Processi Sensibili (per attivit tipica o di provvista) sono definiti sulla base realt gestionale ed
operativa di Fisioterapia Medica Studi e Ricerche s.r.l. ed in relazione alle fattispecie di reato
individuate.
Le Parti Speciali sono pertanto il documento nel quale sono fissate le condotte previste per tutti i
Destinatari del Modello (Organi Sociali, Management, Dipendenti, ma anche Fornitori, Consulenti e
altri Soggetti Terzi in genere), che hanno un ruolo (di presidio, di vigilanza, operativo, ecc.) nei
Processi Sensibili.
Nello specifico, obiettivo delle Parti Speciali che i Destinatari del Modello mantengano, nei rapporti
con la P. A., con i Fornitori, con i clienti con i dipendenti, condotte conformi ai principi di riferimento
di seguito enunciati, al fine di prevenire la commissione dei reati.
Nelle Parti Speciali, sono pertanto individuati:
a) le Aree e/o i Processi definiti sensibili ovvero a rischio di reato;
b) i principi fondamentali di riferimento cui si ispirano e/o si devono ispirare le disposizioni
organizzative e procedurali ai fini della corretta applicazione del Modello;
c) i principi di riferimento che dovranno presiedere alle attivit di controllo, monitoraggio e
verifica dellOrganismo di Vigilanza e dei responsabili delle altre aree/unit aziendali che con lo
stesso cooperano, debitamente disciplinate in regolamenti interni da adottare ai fini della corretta
applicazione del Modello.
I Reati nei confronti dei quali la Societ si impegna nellattivit di prevenzione prevista dal decreto
sono individuati vista la natura, lo scopo sociale, le attivit di Fisioterapia Medica Studi e Ricerche
s.r.l. nelle seguenti Parti Speciali:
Reati commessi nei rapporti con la Pubblica Amministrazione (art. 24 e art. 25)
Delitti informatici e trattamento illecito di dati (art. 24-bis)
Delitti contro lindustria ed il commercio (art. 25-bis-1)
Reati societari (art. 25-ter)
Delitti commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela delligiene e della salute
sul lavoro (art. 25 septies)

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lesioni personali
Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilit di provenienza illecita (art. 25-octies)
Delitti in materia di violazione del diritto dautore (art. 25-novies)
Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci allautorit giudiziaria
Reati ambientali

34. CRITERI ADOTTATI PER LA VALUTAZIONE DEI REATI


Sulla base dellanalisi del contesto aziendale finalizzato ad individuare le attivit ed i processi nei
quali possono verificarsi elementi di rischio reato, stata valutata la probabilit che essi possano
essere commessi, attribuendo loro i valori previsti dalla seguente Scala dei Rischi.

Scala dei Rischi


La probabilit di commissione del reato
Rischio Basso
valutabile a mero titolo di ipotesi.
La probabilit di commissione del reato non
Rischio Medio trascurabile in quanto la fattispecie astratta
potrebbe concretamente realizzarsi.
La probabilit di commissione del reato reale in
quanto le attivit aziendali potrebbero permettere
Rischio Alto
la realizzazione di fatti idonei a violare il bene
giuridico tutelato.

La probabilit di commissione di un Reato (Rischio) viene valutata ipotizzando una situazione di


assoluta assenza di controlli sul processo, in considerazione delle attivit svolte dallazienda e delle
peculiarit proprie del mercato di riferimento.
Individuati in questo modo i processi a rischio, si prenderanno in considerazione, nelle relative parti
speciali su indicate, le norme/procedure attraverso le quali lazienda li disciplina e li controlla.
I due momenti formalizzati nel presente documento sono necessari per orientare lazione di
vigilanza dellorgano di controllo interno il quale, pur conscio delle regole di controllo adottate
dallazienda, dovr focalizzarsi anzitutto sui processi con il pi elevato rischio.

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ALLEGATO 1

ORGANIGRAMMA

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ALLEGATO 2

CODICE ETICO

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