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PAESE :Italia AUTORE :Giuseppe Travaglini

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26 giugno
__________ 2017 - N24 Readership:
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Rilmciare i consumiinterni per unaveraripresa


Travaglini negli ultinii tre decenni hanno registra- per la politica dei redditi onde evitare,
to una lunga fase diafasia, comedocu come gi da tempo ha sottolineato
qualcosa di cunfor-
mentano i dati dell'economia italiana. l'Ocse (2012), che peggiuramrito
tante nelle ullime stati
Lo scenario dunque preoccupan- della quota da litvoro possaavereunef-
stiche Istat. Il Pii d'e-
te.Emei-ita qualche riflessione,Una la ttto negativo sul livello della doman-
ce. Cerlu, ad un nullo
contenuto. Ma un in bor share decliriante implica che il sa- da aggregata e sulla velocit con cui le
laiio medio plocapite ciesce pilenta- economie possono uscire dalla crisi.
0,6% n sei mesi non
mente della produttivit media della- Dunque? La tendenza italiana a
2007. E fa piaceI. TJribuon
voro. Ora,se la produttivit cresce pi considerare superata la crisi, senza
potrebbe regalare una cre-
veloceiiieriLedei salari iii ragiolle di uii avereriolto di fatto i suoi nodi truttu-
per cento ai termine dei
maggiore progresso tecnologico, la ri- rali, pu diventare una trappola che
analoghi sono stina1i da
frena la ripartenza dei consumie degli
daPromctcia e dall'il- duzione della labor share pu essere
investimenii senza dare fiato ai redditi
Urbino. E l'opinione auto- una conseguenza della ere-
delle famiglie. Ela flessibilit peri con-
Fondo Monetario Interna- scita. Ma, in Italia la caduta della labor
il suo rcccntc passaggio ti pubblici, che probabilmente sar
share stata pidirettamente il risulta- concessa da Bruxelles, un palliativo
lineaconquesta prospetti- to della moderazione salariale e della
con effetti transitori che non risolvono
resta pero guardingo sulle riluttantepropensione del sistemapro-
i nodi stmtturali della mancata cresci-
pi lunga gittata. Nei duttivo nazionale ad nves1ireeasoste-
ta. Se confrontiarno i nostri redditi da
Economic Outlookappenapub- nere, a livello di sistema-paese,il pro-
la'om con quelli degli altri emergono
corninua a prevedere, a partire gressotBcnolagico. chiammente le difficoh. Oggi, secon-
raffreddamento del ritmo Segnali di ripresa dunque ci sono,
do idatiEurostat, ilsalario medio reale
atteso delleesportazione ita- ma vanno consolidati poich le condi-
per occupato in Italia di circa il 25%
lianeeilprolungarsi dell'asfittica dma- zioni economiche e normative a mon-
inferiore alla media dei 15 paesi euro-
redditi e dei consumi nazio- te deHacrisi del 2008 non sono tuttora
anche i'Ocsenon sisbilan- risolte. E il quadro internazionale non pei pi industrializzati. E di circa il 30
percento inferioi'e a quello medio tede-
attribuisce all'italia per il 2017 volge albello. In Italia, consumi e inve-
di crescta non superio- SlirIlenti co, E questa forbice si sta allargando
restino iE1t1ppulafi nella
ulteriormente dal 2010.Una questione
forse temendo rinnovati ri- stretta tra i bassi redditi da lavoro, so-
fondamentale cheancora una volta ri-
una bianda disciplina di stanzialmente fermi al2008,e la scarsa
pubblica in concomitanza del- propensione delle imprese all'investi- badisceche le problematiche della cre-
laprossimatomataelettomle. mento. Conseguenza, quesfuitima, scita degli investimenti, dell'innova-
-

zione e della conoscenza non sono di-


-

dato pi preoccupante stadella debole domanda interna che


sgiunteda quelle delladomanda inter-
mancato bilanciamento tra delle rifonne del lavoro le quali, ta-
na e della distribuzione del reddito, E
consumi interni. Come gliando il costo del lavoro rispetto a
che dunque le prossime sceltedel Go-
Bancad'Italia, nel Bol- quello dei beni di invesmento, han-
Economico di aprile, Finflazio- no incentivato le imprese a preferire verno sui temi della politica fiscale e
la componente di fon- dei redditi (si pensi al tema dellatassa-
produzioni a bassaintensit di capita-
zione sulla prirria casa, alla riforma IR-
modesta dall'e- le e a ridotto contenuto tecnologico.
PEF,agli sgravifiscali alle imprese, e al
disoccupazione e dal proarsi Ma anche a bassovalore aggiunto.
taglio del cuneo fiscale sulcosto del la-
moderazione in molti In questo quadro complesso trova
vom) richiederanno una seriet politi-
specialmente in Italia. spiegazione l'andamento asiinmefli-
rallentamento atteso (e temuto) codelcosto dellavoroperunitdipru- ca che va oltre la g complessa gestio-
ne del deficit di bilancio e della sosteni-
esportazioni non sar dunque dotta (CLUP) italiano, rispetto a quel-
biit del debito pubblico.
dal recupem della do- lotedesco efrancese.Una misura chia-
(consumie investinien- ve della competitivit internazionale. Ordinario diPolitica Economica
rischio concreto di soffocare Chi come la Germania, hamessonegli Universit di Urbino CarloBo
della npresa, e di peggio- ultimi decenni in campo i due stru-
di fiducia delle famiglie. menti delle riforme del lavoro e della
con ci le gi poco favore politica industriale coordinando i due ILCLIMA
DIFIDUCIA
DEICONSUMATORI
del mercato del lavoro obietilvi di lavoro e produtilvita, ha nt-
Numeroind'cesu dati stai
di disoccupazione telluto negli ultimi due decenni sia
120
percento) e allargando ulte nuova occupazione che maggiore
disuguagliarrzeeconomi- competitivita. E nunvo reddito da di-
stribuire. Per i tedeschi la nsalita della
quelle misurate dal cambia- labor share dal 2006, in un contesto, al 110
netto della crisi, di espansione del pro-
distribuzione del reddito
doUu inierno lordo, 11segnale che il
Ancora il Fondo Monetario 100
reddito nazionale torna a fluire versoil
sottolinea come la la-
fattorelavoro dopo annidi perdita. Hie-
laquota del redditona-
quilibraiidu iuparle iwsLidella risLml-
a salari e stipendi si sia
-

turazione degli anni 90 (Riforma Har-


ridotta negli ultimi tre de-
tz-Sdlroder). Perl'ltaliainvecel'inver-
economie avanzate.In
siune di tendeiiza della quota dei red-
spostamento del reddito na-
diti da lavoro sul reddito nazionale ha
lavoro alnon-lavoro (profit-
un carattere pi congiunturale, e si
stato in niedia annua di7
spiegaall'opposto con lii frenata della
percentuali a parliie dai primi L'indicedi
90-100 miliardi di euro produttiviffi che peggiom lacompetiti- fiducia dei
prezzi del 2017).E questo vit, e accresce solo virtualmente (e consumatori
ha pesato certamente transitoriamente) la quota dei redditi tornato negli
redditi delle famiglie ma cheva allavoro. Ma in uncontestoeco- ultimi mesi a
nomico che resta complessivamente scendere
loro domanda cli benie ser-
fragile ed! prolungata di stagnazione. anche per le
percezione di precariet. E La staffetta tra esportazioni e do- incertezze del
non ha giovato agli inve-
manda interna passa dunque anche quadro politico
all'innovazione italiani che

Giuseppe
Travaglini
*
qualcosa
di
confor-
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tante
nelle
ultime
statstiche
Istat
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cresce.
Certo,
ad
un
ritmo
contenuto.
Ma
un
incremento
dello
0,6%
in
sei
mesi
non
si
vedeva
dal
2007.
E
fa
piacere.
Un
buon
viatico
che
potrebbe
regalare
una
crescita
dell'1,3
per
cento
al
termine
del
2017.
Dati
analoghi
sono
stimati
da
Confindustria,
da
Prometeia
e
dall'U-
niversit
di
Urbino.
E
ropinione
autorevole
del
Fondo
Monetario
Intemazionale,
dopo
il
suo
recente
passaggio
italiano,

in
linea
con
questa
prospettiva.
Il
Fondo
resta
per
guardingo
sulle
proiezioni

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a
pi
lunga
gittata.
Nel
World
Economie
Outlook
appena
pubblicato
continua
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26 giugno 2017 - 06:29 > Versione online

Rilanciare i consumi interni per una vera


ripresa
Rilanciare i consumi interni per una vera ripresa : C qualcosa di confortante nelle ultime
statistiche Istat. Il Pil cresce. Certo, ad un ritmo contenuto. Ma un incremento dello 0,6% in sei
mesi non si vedeva dal 2007. E fa piacere. Un buon viatico che potrebbe regalare una crescita
dell1,3 per cento al termine del 2017. Dati analoghi sono stimati da Confindustria, da Prometeia
e dallUniversit di Urbino. E lopinione autorevole del Fondo Monetario Internazionale, dopo il
suo recente passaggio italiano, in linea con questa prospettiva. Il Fondo resta per guardingo
sulle proiezioni a pi lunga gittata. Nel World Economic Outlook appena pubblicato continua a
prevedere, a partire dal 2018, un raffreddamento del ritmo di crescita atteso delle esportazione
italiane e il prolungarsi dellasfittica dinamica dei redditi e dei consumi nazionali. Infine, anche
lOcse non si sbilancia. E attribuisce allItalia per il 2017 un tasso medio di crescita non superiore
allo 0,8, forse temendo rinnovati rischi politici e una blanda disciplina di finanza pubblica in
concomitanza della prossima tornata elettorale. Per lItalia il dato pi preoccupante riguarda il
mancato bilanciamento tra esportazioni e consumi interni. Come certificato dalla Banca dItalia,
nel Bollettino Economico di aprile, linflazione risalita ma la componente di fondo rimane
modesta trattenuta dallelevata disoccupazione e dal protrarsi della moderazione salariale in
molti paesi europei e specialmente in Italia. Se il rallentamento atteso (e temuto) delle
esportazioni non sar dunque compensato dal recupero della domanda interna (consumi e
investimenti) esiste il rischio concreto di soffocare i primi vagiti della ripresa, e di peggiorare il
clima di fiducia delle famiglie. Inasprendo con ci le gi poco favorevoli condizioni del mercato
del lavoro (oggi il tasso di disoccupazione dell11.1 percento) e allargando ulteriormente le
disuguaglianze economiche. Come quelle misurate dal cambiamento nella distribuzione del
reddito nazionale. Ancora il Fondo Monetario Internazionale sottolinea come la labor share - cio
la quota del reddito nazionale che va a salari e stipendi - si sia fortemente ridotta negli ultimi tre
decenni in tutte le economie avanzate. In Italia, lo spostamento del reddito nazionale dal lavoro al
non-lavoro (profitti e rendite) stato in media annua di 7 punti percentuali a partire dai primi anni
90 (circa 90-100 miliardi di euro allanno, ai prezzi del 2017). E questo cambiamento ha pesato
certamente non solo sui redditi delle famiglie ma anche sulla loro domanda di beni e servizi e
sulla percezione di precariet. E daltra parte, non ha giovato agli investimenti e allinnovazione
italiani che negli ultimi tre decenni hanno registrato una lunga fase di afasia, come documentano i
dati delleconomia italiana. Lo scenario dunque preoccupante. E merita qualche riflessione. Una
labor share declinante implica che il salario medio procapite cresce pi lentamente della
produttivit media del lavoro. Ora, se la produttivit cresce pi velocemente dei salari in ragione
di un maggiore progresso tecnologico, la riduzione della labor share pu essere una conseguenza
positiva della crescita. Ma, in Italia la caduta della labor share stata pi direttamente il
risultato della moderazione salariale e della riluttante propensione del sistema produttivo
nazionale ad investire e a sostenere, a livello di sistema-paese, il progresso tecnologico. Segnali di
ripresa dunque ci sono, ma vanno consolidati poich le condizioni economiche e normative a
monte della crisi del 2008 non sono tuttora risolte. E il quadro internazionale non volge al bello.
In Italia, consumi e investimenti restano intrappolati nella stretta tra i bassi redditi da lavoro,
sostanzialmente fermi al 2008, e la scarsa propensione delle imprese allinvestimento.
Conseguenza, questultima, sia della debole domanda interna che delle riforme del lavoro le quali,
tagliando il costo del lavoro rispetto a quello dei beni di investimento, hanno incentivato le
imprese a preferire produzioni a bassa intensit di capitale e a ridotto contenuto tecnologico. Ma
anche a basso valore aggiunto. In questo quadro complesso, trova spiegazione landamento
asimmetrico del costo del lavoro per unit di prodotto (CLUP) italiano, rispetto a quello tedesco e
francese. Una misura chiave della competitivit internazionale. Chi come la Germania, ha messo
negli ultimi decenni in campo i due strumenti delle riforme del lavoro e della politica industriale,
coordinando i due obiettivi di lavoro e produttivit, ha ottenuto negli ultimi due decenni sia nuova
occupazione che maggiore competitivit. E nuovo reddito da distribuire. Per i tedeschi la risalita
della labor share dal 2006, in un contesto, al netto della crisi, di espansione del prodotto interno

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lordo, il segnale che il reddito nazionale torna a fluire verso il fattore lavoro dopo anni di
perdita. Riequilibrando in parte i costi della ristrutturazione degli anni 90 (Riforma Hartz-
Schroder). Per lItalia invece linversione di tendenza della quota dei redditi da lavoro sul reddito
nazionale ha un carattere pi congiunturale, e si spiega allopposto con la frenata della
produttivit che peggiora la competitivit, e accresce solo virtualmente (e transitoriamente) la
quota dei redditi che va al lavoro. Ma in un contesto economico che resta complessivamente
fragile e di prolungata di stagnazione. La staffetta tra esportazioni e domanda interna passa
dunque anche per la politica dei redditi onde evitare, come gi da tempo ha sottolineato lOcse
(2012), che il peggioramento della quota da lavoro possa avere un effetto negativo sul livello
della domanda aggregata e sulla velocit con cui le economie possono uscire dalla crisi.
Dunque? La tendenza italiana a considerare superata la crisi, senza avere risolto di fatto i suoi
nodi strutturali, pu diventare una trappola che frena la ripartenza dei consumi e degli
investimenti senza dare fiato ai redditi delle famiglie. E la flessibilit per i conti pubblici, che
probabilmente sar concessa da Bruxelles, un palliativo con effetti transitori che non risolvono i
nodi strutturali della mancata crescita. Se confrontiamo i nostri redditi da lavoro con quelli degli
altri emergono chiaramente le difficolt. Oggi, secondo i dati Eurostat, il salario medio reale per
occupato in Italia di circa il 25% inferiore alla media dei 15 paesi europei pi industrializzati. E
di circa il 30 percento inferiore a quello medio tedesco. E questa forbice si sta allargando
ulteriormente dal 2010. Una questione fondamentale che ancora una volta ribadisce che le
problematiche della crescita - degli investimenti, dellinnovazione e della conoscenza - non sono
disgiunte da quelle della domanda interna e della distribuzione del reddito. E che dunque le
prossime scelte del Governo sui temi della politica fiscale e dei redditi (si pensi al tema della
tassazione sulla prima casa, alla riforma IR-PEF, agli sgravi fiscali alle imprese, e al taglio del
cuneo fiscale sul costo del lavoro) richiederanno una seriet politica che va oltre la gi complessa
gestione del deficit di bilancio e della sostenibilit del debito pubblico. * Ordinario di Politica
Economica Universit di Urbino Carlo Bo Lindice di fiducia dei consumatori tornato negli
ultimi mesi a scendere anche per le incertezze del quadro politico

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26 giugno 2017 - 06:29 > Versione online

OLTRE I NUMERI
Di sicuro la corruzione emana un cattivo odore, spuzza ha detto Papa Francesco a Scampia; ma
erode anche preziose risorse, fa il vuoto attorno a s e si mangia quel che servirebbe. Almeno 700
miliardi di euro nel mondo, stando ai calcoli dellex segretario generale delle Nazioni Unite, Ban
Ki-moon. Circa 120 miliardi in Europa, in uno studio della Commissione Ue. Ben 60 miliardi
lanno in Italia, secondo una previsione che non scientificamente attendibile ma neppure
molto lontana dalla realt, a detta di Raffaele Cantone, presidente dellAnac, lAutorit
anticorruzione, pure coautore di un volume sugli olezzi corruttivi insieme a Francesco Caringella.
Paese che vai, corrotti che trovi. Transparency International ha elaborato uno speciale indice per
misurare la percezione della corruzione da cui viene fuori che lItalia al sessantesimo posto
della classifica mondiale, alla pari con Cuba. In testa alla lista dei virtuosi la Nuova Zelanda e la
Danimarca, chiude la Somalia. LItalia anche terzultima nella graduatoria europea, guidata da
finlandesi e danesi: fanno peggio di noi solo la Grecia e la Bulgaria. Secondo una ricerca
dellUniversit di Urbino su dati dellOsservatorio europeo sulla sicurezza, per un italiano su
cinque le bustarelle, insieme allinefficienza, sono il principale problema da affrontare, pi
dellimmigrazione e della criminalit. Al contrario la prima emergenza

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