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Note su Beatrice: la visione mancata

Author(s): Giuliana Carugati


Source: Italica, Vol. 68, No. 3 (Autumn, 1991), pp. 310-315
Published by: American Association of Teachers of Italian
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/479634
Accessed: 23-06-2017 09:49 UTC

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Note su Beatrice:
la visione mancata

GIULIANA CARUGATI

I canti che nel Purgatorio occupano una posizione simme


quella che nell'Inferno occupano i canti di Ulisse e Guido da
tefeltro sono dominati dall'immagine del fuoco. Poich& ci tro
qui sulla settima cornice, si tratta del fuoco in cui si purifica
pevoli del peccato di lussuria, mentre nell'Inferno erano i
di "frode" a consumarsi in lingue di fiamma. Non e per6 la lu
il fulcro ideale di questi canti che, anziche orientare la rifless
poeta sul tema dell'eccesso dei sensi, la riconducono decisam
tema del fare poetico. Certamente il peccato punito & quello d
che seguono "come bestie l'appetito" (26, 84): eppure, come &
evidente dal fatto che i rappresentanti di questi peccatori son
sembra stabilirsi un legame intrinseco tra amore e "pensiero
re", tra ispirazione e "vestigio" (v. 106), tra desiderio e scritt
legame che costituisce la ragione del poetare stesso di Dant
son un, che quando/Amor mi spira, noto, e a quel modo/c
dentro vo significando" (24, 52-54). L'obbedienza ad amore
rappresentare, in questo interludio purgatoriale, una sorta di
brio instabile tra "la passada folor" (26, 143) di una scrittura
gnera che produce idoli - o si produce in idolo - e la speranza
salvezza, di una verita scritturalmente raggiunta, di una cono
di Dio acquisita mediante "donna" "che m'acquista grazia"
Simbolo di questa instabilita, di questa indecidibile doppia
dell'amore che "ditta dentro", dell'amore che si fa scrittura, &
che brucia senza consumare, che purifica senza annullare, c
cina, ma radicalmente separa dal canto angelico che & il si
Dio:

"Piii non si va, se pria non morde,


anime sante, il foco: intrate in esso,
ed al cantar di lh non siate sorde"

Volsersi verso me le buone scorte;


e Virgilio mi disse: "Figliuol mio,
qui pu6 esser tormento, ma non morte.

310

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NOTE SU BEATRICE 311

Ricorditi, ricorditi! E se io
sovresso Gerion ti guidai salvo,
che far6 ora presso pil a Dio?
Credi per certo che se dentro a l'alvo
di questa fiamma stessi ben mille anni,
non ti potrebbe far d'un capel calvo.
E se tu forse credi ch'io t'inganni,
fatti ver lei, e fatti far credenza
con le tue mani al lembo de' tuoi panni.
Pon gili omai, pon giit ogni temenza:
volgiti in qua; vieni ed entra sicuro!"
Ed io pur fermo e contr'a coscienza.
Quando mi vide star pur fermo e duro,
turbato un poco, disse: "Or vedi, figlio:
tra Beatrice e te ~ questo muro."
27, 10-36

Ii fuoco non purifica solo i lussuriosi, ma anc


dal Purgatorio stanno per ascendere alla beat
quista cosi "una significazione rituale piiu vas
ed estremo simbolo di tutto il processo di sign
elette".' Non & indifferente perb che nel sis
Commedia, sostenuto dalla simmetria della
fuoco sia da una parte proprio lo strumento
lussuriosi-poeti, dall'altra richiami le fiamme d
dore" con cui Dante si rivolgerd ad Adamo ("un
ardeva", Par. 26, 90), in un altro fondamentale
gono tematizzati il "falso" e il "vero", il "tem
della lingua e della scrittura.2 Qui nel Purgator
di attraversamento del fuoco/lingua/scrittura
e folle, compare puntuale il richiamo alla menz
ferimento a Gerione:

Ricorditi, ricorditi! E se io
sovresso Gerion ti guidai salvo,
che far6 ora presso piil a Dio?

Richiamo confermato dall'allusione a un possibile inganno da parte


di Virgilio ("e se tu forse credi ch'io t'inganni"). Se il poetare menzo-
gnero non solo non ostacola l'opera della salvezza personale, ma anz
la forma e la corrobora, quanto varri allora l'essere "presso piui a Dio",
I'ascolto dell'amore che detta? Eppure anche la poesia d'amore va ab-
bandonata.3
Questo secondo attraversamento simbolico - anch'esso impossi-
bile, come & impossibile l'attraversamento della menzogna - non lo
pu6 assicurare da solo Virgilio, ormai sempre piti secondario nella sua

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312 GIULIANA CARUGATI

estraneith allo sforzo lirico dello stilnovismo: occo


il desiderio amoroso che affiora come promessa be
atrice e te & questo muro". Anzi, questo attraversa
della Commedia propone, "dopo" aver proposto
della narrativith menzognera, & precisamente l'att
fa terminare il "pensiero d'amore" non piui alla "lo
alla "veritY" che essa & creduta rappresentare.

Come al nome di Tisbe aperse il ciglio


Piramo in su la morte, e riguardolla,
allor che '1 gelso divent6 vermiglio;
cosi, la mia durezza fatta solla,
mi volsi al savio duca, udendo il nome
che nella mente sempre mi rampolla.
27, 37-42

I1 desiderio, il pensiero d'amore, mentre conserva


nale che & legata al suo insorgere, diventa molla di
fare poetico, personale e universale al tempo ste
Beatrice non & n6 donna reale (a modo di un perso
realistico), n6 cifra allegorica, ne combinazione
cosa, magari sotto l'egida della "tipologia" biblic
l'economia dello spirito che & la vera allegoria cr
per un nodo di ragioni poetiche, ragioni di scrittu
tano, dentro la Commedia, un'altra tappa del ca
verso il centro del cerchio, verso il silenzio che &
plice, e fuorviante nel senso di un'allegoricita tr
qualificare questo nodo, tout court, di "teologia". A
il termine di teologia in un senso gia tutto partico
co" e poi dantesco, in cui il "discorso su Dio" della
assume i connotati di un discorso strettamente
dell'erranza del desiderio piuttosto che della stab
concettuale.
Non che il sistema concettuale non sia di primaria importanza per
Dante. Nel pensiero che "assiste", senza spiegare, il farsi della Cornm-
media, Dante si conferma medievale e tomista: la conoscenza razio-
nale, di cui la conoscenza teologica & l'espressione piiu alta, & la forma
piit nobile di conoscenza, mentre la poesia, essendo fondamental-
mente "pagana", & segnata da un irrimediabile defectus veritatis.4
Alla ricerca di una veriti, di una stabilith inconcussa del linguaggio
in generale e della propria scrittura in particolare, Dante si affida al
linguaggio tradizionale della fede.5 La novita di Dante consiste nel
fatto che questo affidarsi alla teologia non & passiva ripetizione di
schemi, ma si verifica mediante un gesto di assoluta appropriazione.

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NOTE SU BEATRICE 313

Non si parla del peraltro straordinario recuper


strusith dei concetti teologici si risolve in niti
gini" (Sapegno, III, 3), ma di un gesto ben pii f
rischioso, quello stesso del mistico che, fin n
desiderio, fa coincidere il proprio universo sim
e cio& con il discorso intorno a Dio tramandato
Proprio perch& Beatrice non cessa mai di essere
formula, il "correlativo oggettivo" del deside
perch6 la sua identificazione con la "veritY",
gia", passa cosi scopertamente per la soggettivi
introduce nel preteso discorso veritiero di Dan
zione, una scommettitura che mina dall'interno
trice & la veritA, & il discorso formato della veriti
teologica che preesiste alla scrittura del p
contemporaneamente, colei per la quale, in lode
del poeta si forma e circola.7 La solidith dell'ed
Dante vorrebbe appropriarsi risulta cosi esse
stuale del Paradiso, una funzione di "Beatri
quanto teologia, esterna, altra, gid data, e, i
poeta, intima, fragile, momento della scaturi
L'accecamento che cosi spesso & legato a Be
piuttosto spia, di questa vertiginosa coincidenza
Dante, tra il "veduto" e il "vedere":

Ahi quanto ne la mente mi commossi,


quando mi volsi per veder Beatrice,
per non poter veder, ben che io fossi
presso di lei, e nel mondo felice!
25, 136-139

Mentr'io dubbiava per lo viso spento,


de la fulgida fiamma che lo spense
usci un spiro che mi fece attento,
dicendo: "Intanto che tu ti risense
de la vista che hai in me consunta,
ben 6 che ragionando la compense.
Comincia dunque; e di ove s'appunta
l'anima tua, e fa ragion che sia
la vista in te smarrita e non defunta;
perch6 la donna che per questa dia
region ti conduce, ha ne lo sguardo
la virtil ch'ebbe la man d'Anania".
Io dissi: "Al suo piacere e tosto e tardo
vegna rimedio a li occhi che fuor porte
quand'ella entrb col foco ond'io sempr'ardo.

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314 GIULIANA CARUGATI

Lo ben che fa contenta questa corte,


Alfa ed O i di quanta scrittura
mi legge Amore o lievemente o forte".
26, 1-18

In questo episodio che si spezza e si sospende tra i c


del Paradiso si intersecano i luoghi che "Beatrice"
a s6: "presso di lei" il tanto desiderato vedere si rib
di vedere, come "presso" lo specchio & il suo stagno
flettente che permette, ma non "ha", la vision
spesso nella terza cantica, i momenti che, stando al
vrebbero segnare uno svelarsi supremo, l'epifania t
presenza finalmente toccata, si capovolgono in scon
tenze notturne in cui, sospesa la narrazione, nell'in
lare un discorso su Dio che sia insieme nuovo e f
al poeta che reiterare i motivi della propria scrittur
mi legge Amore o lievemente o forte". Non gli rima
vere in un'oscurith che n& fede n6 carith posson
trare:

... "Intanto che tu ti risense


de la vista che hai in me consunta,
ben 6 che ragionando la compense".
"Ragionare" per dire non la visione, bensi la speranza di essa, e perch
terminata la parola, non resta che il naufragio del silenzio.

NEW YORK

NOTE

'Natalino Sapegno, ed. La Divina Commedia, 3 voll. Firenze, La Nuova Italia


Vol. II, 295.
2Cf. Franco Fido, "Writing like God - or better? Symmetries in Dante's 26th and
27th cantos," Italica 63 (1986), 250-264.
3Cf. questo passaggio di Angelo Jacomuzzi: "Fra l'amore stilnovistico e quello della
terzina purgatoriale corre la stessa differenza, che non & contraddizione, che sussiste
fra l'ambiguita cortese teologale, erotico-mistica dell'amore guinizelliano e la virthi
teorizzata nel terzo trattato del Convivio, e, infine, la natura cosmica e teologica del-
l'Amor "che move il sole e l'altre stelle". Gli echi provenzali e stilnovistici... sono
qui riportati su un altro registro, attraverso filtri che non appartengono tanto alla tra-
dizione lirica cortese, quanto a quella teologico-mistica" (L'imago al cerchio. Inven-
zione e visione nella Divina Commedia, Genova, Silva, 1968, 64).
4S. Th., II-II, 2 ad 2.
5Cf. Pier Vincenzo Mengaldo, Linguistica e retorica di Dante, Pisa, Nistri-Lischi

e_978, in particolare
scolasticamente, questol'impiego
mediante passaggio: "L'approccio
convergente di alla
due verita avviene,
strumenti medievalmente
euristici: l'uso
della ragione e ilricorso all'autoritd (i cui responsi non potranno differire)" (33). Anche
Singleton afferma: "the poet did not invent the doctrine. The shape of his poem is de-
termined by the truth which it must bear and disclose in its structure, and that truth

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NOTE SU BEATRICE 315

is not original with the poet" (Journey to Beatrice, Baltim


UP, 1958, 7). Singleton, coerentemente con le proprie prem
e "dottrina" un rapporto semplice ed univoco: "Dante sees
what is already conceptually elaborated and established
6Corollario di questa posizione & il "profetismo" delle in
prattutto nella terza cantica: per la brutalith del linguaggi
rappresenta, come vorrebbero alcuni critici, una "ricadu
prima cantica, ma piuttosto una conferma della volonta di
verita cristiana non solo nei suoi aspetti dogmatici, ma a
esigenze morali. Questo aspetto da un lato esorbita dalla
e da quella dantesca in particolare: che il mistico cristiano
che si sforza di esserlo nel suo comportamento morale, & u
l'impresa simbolica in cui si definisce il mistico. D'altra
della fede cristiana a fornire quella "tenaglia" concettual
bolismo mistico.
7Non 6 il caso di entrare qui in un discorso sul ruolo dei ruoli sessuali sotteso alla
cultura adiacente allo stilnovismo: solo la donna "muta" pu6 prestarsi a questo uso
da parte dell'uomo che si appropria di tutto il potere simbolico inerente alla parola
scritta. Beatrice 6 la quintessenza di una delle classiche figure del femminile nella cul-
tura occidentale.
8In una prospettiva diversa, anche Harold Bloom ha sottolineato questo interioriz-
zarsi della voce poetica di Dante attraverso Beatrice: "Dante abandons Virgil not so
as to substitute Grace for reason, but so as to find his own image of voice" (Harold
Bloom, ed., Dante, New York, Chelsea, 1986). La citazione 6 a p. 6 dell'introduzione.

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