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Le figure retoriche

Questa lista tratta da Vickens, Storia della retorica, Il Mulino 1994, pp. 599-612.

Gli esempi letterari tra parentesi quadra sono tutti tratti da Shakespeare.

Adynaton, limpossibilit di. trovare unespressione adeguata allargomento

[Terzo Gentiluomo. Avete assistito allincontro tra i due sovrani?


Secondo Gentiluomo. No.
Terzo Gentiluomo, Allora avete perso uno spettacolo che era necessario
vedere, di cui non possibile parlare.] (Il racconto dinverno, V, 2, 39)

Anadiptosi (o reduplicatio)
in cui lultima parola (o le ultime parole) di un periodo o di una frase diventa (o
diventano) la prima di quella successiva

[Augurandomi dessere simile a taluno pi ricco di speranza, / come lui


nelle fattezze, come lui circondato damici-] (Sonetto 29)

Anafora (o repetitio)
in cui la medesima parola viene ripetuta allinizio di una serie di periodi o di frasi

[Alcuni menano vanto dei loro natali, altri del loro ingegno, / altri delle
loro ricchezze, altri del vigore dei loro muscoli (Sonetto 91 )

Antanaclasi, allorch una parola viene usata due (o pi) volte secondo due (o pi) dei
suoi sensi

[Prima spegner questa luce, e poi questaltra (la vita).] (Otello, V, 2, 7)

Antbypophora (o rogatio), quando si pone una domanda a cui si risponde da soli

[E che cosa c in quella parola onore? Che cos quellonore? Aria. Un gran
bellaffare! Chi ce lha? Questo che morto mercoled. Se lo sente? No. Lo
ascolta? No] (Enrico IV, parte prima, V, 1, 131)

Antimetabole (o commutatio)
quando due o pi parole vengono ripetute invertendone lordine
[Perch, tu che sei musica a chi tode, ascolti la musica con tristezza?]
(Sonetto 5)

Antitesi (o comparatio)
in cui vengono fra loro contrapposti e distinti due contrari

[Beatitudine mentre la si esperimento e, dopo provata, una vera


tribolazione; / prima, una gioia che vi si offre; dopo, un sogno.] (Sonetto
129)

Antonomasia (o pronominatio)
la sostituzione di un nome (1) mediante una frase descrittiva al posto di un nome
proprio, o
(2) mediante un nome proprio in luogo di una qualit ad esso associata

1 [quel bastardaccio figlio di Venere... quel ragazzaccio cieco] (Come vi


piace, IV, 1, 21 1)

2 [lo non sono mica il grande Nabuccodonosor, / signore, non mi intendo


molto di erbe. / Gioco di parole fra grass (erba) e grace (grazia):
secondo il racconto biblico del re, colpito dallira divina, impazz,
riducendosi a nutrirsi derba.] (Tutto bene quel che finisce bene, IV, 5, 2
1)

Aposiopesi (o praecisio)ovvero linterruzione di una frase che ne lascia incompleto il


senso

[lo su entrambe far le mie vendette / tali che il mondo intero... far cose...
/ quale siano ancora non lo so, ma spargeranno / terrore sulla terra.] (Re
Lear, II, 4, 281)

Apostrofe (od aversio)quando il discorso viene spostato da un argomento o da un


personaggio a un altro, spesso per accentuare un tratto emotivo

[Un mese appena ... / e si spos. O nefandissima fretta! ... / correre con
passo cosi franco verso lenzuola incestuose] (Amleto, 1, 2, 153)

Asindeto (o dissolutio)la mancanza di congiunzioni tra periodi

[Ferii io stesso i miei propri sentimenti, / vendetti a vil prezzo ci ch pi


caro; / con nuovi affetti arrecai offese ad affetti antichi-] (Sonetto 110)
Auxesis (o incrementum),
allorch si dispongono le parole secondo un ordine ascendente di importanza

[Poich e bronzo e pietra e la terra e il mare interminato / soggiacciono al


triste potere della morte... ](Sonetto 65)

Brachilogia (od articulus)


la mancanza di congiunzioni tra le singole parole, che sono pertanto separate
unicamente dalle virgole

[... e, finch latto dura, la libidine / spergiura, assassina, sanguinaria,


infame, / selvaggia, insaziabile, brutale, crudele, infida... ](Sonetto 129)

Chiasmo
la ripetizione di alcuni concetti (non necessariamente con le stesse parole, in
contrasto con lantimetabole) in ordine invertito:

[Ma che vita dannata quella di chi ama / e cova fi dubbio, d chi
sospetta e spasimo damore!] (Otello, III, 3, 169)

Climax (o gradatio)
quando lultima parola di un periodo o di una frase diventa la prima di quella
successiva, come nellanadiplosi, ma secondo un processo protratto per tre o pi fasi,
simili ai gradini di una scala

[La mia coscienza parla con mille lingue, / e ogni lingua racconta la storia, / e ogni
storia mi bolla di infamia... ] (Riccardo Iff, V, 3, 193)

Ecphonesis (od exclamatio)

unesclamazone dettata da una forte passione, come lira, il dolore o


lammirazione
O petto mio, / sei troppo forte, come fai a resistere?] (Re Lear, 11, 4, 197)

Epanalessi (o resumptio), in cui una medesima parola viene ripetuta allinizio e alla
fine di un periodo, di un verso, di una frase

[Gentile oggi lamor mio, e domani sar gentile... 1 (Sonetto 105)

Epanodos (o regressio),
quando nel corso di un ragionamento se ne ripetono i termini principali

[Il mio occhio e fil mio cuore si fanno guerra feroce / disputandosi la
conquista della tua vista: / il mio occhio vorrebbe cancellare la tua
immagine dal suo cuore; / il mio cuore vorrebbe negare al mio occhio
lesercizio di tal diritto.] (Sonetto 46)

Epanorthosis (o correctio)
quando una parola o un concetto viene corretto e sostituito con uno pi adatto

[Un cuore onesto, Cate, il sole e la luna; o piuttosto, il sole, non


la luna; giacch splende fulgido e non cambia mai, ma mantiene
fedelmente il suo corso.] (Enrico V, V, 2, 162)

Epifonema (o acclamatio)un efficace riassunto di un intero ragionamento, spesso in


forma di epigramma o di sententia

[Questo io giuro, ed giuramento che sempre manterr: / io sar fedele, a


dispetto di te e della tua falce.] (Sonetto 123)

Epistrofe (o conversio)
la ripetizione di una medesima parola alla fine di una serie di periodi o di frasi

[E questo niente? / Ebbene, allora il mondo, e tutto ci che contiene,


niente. / mia moglie niente, e niente nasce da tutti questi niente, / se
questo niente.] (Il racconto dinverno, 1, 2, 292)

Epizeusi (o subjunctio)
quando una parola viene ripetuta due o pi volte senza che nessuna altra le sia
frapposta

[Urlate, urlate, urlate!] (Re Lear, V, 2, 257)

Eufemismo
la sostituzione di un termine peggiorativo con uno pi favorevole

[Falstaff... quando sarai re non permettere che noi paladini notturni (i


tagliaborse) siamo chiamati ladri di diurne bellezze. Che ci chiamino
sacerdoti di Diana, gentiluomini delloscurit, i favoriti della luna(Enrico IV,
parte prima, I, 2, 13 ss.)

Homoioptoton (o similiter cadens - cfr. omoteleuto)


quando parole corrispondenti (spesso alla fine di una serie di periodi o di frasi)
posseggono desinenze simili (impossibile in lingue prive di declinazioni)

Veni, vidi, vici.

Hysteron proteron (o praeposteratio)


quando in una frase o in un periodo si pongono prima delle parole che per il loro
significato dovrebbero giungere in seguito

[LAntonade, la nave ammiraglia egiziana, / con le altre sessanta


navi, fuggita invertita la rotta.] (Antonio e Cleopatra, 111, 10, 2)

Ipallage (o submutato)
il cambiamento della costruzione autentica e dellapplicazione delle parole con cui
se ne perverte e se ne rende del tutto assurdo il significato (Puttenham)

[Non c occhio duomo che abbia mai sentito, non c orecchio duomo che
abbia mai visto, non c mano duomo che abbia mai assaggiato, non c
lingua che abbia mai toccato, e tanto meno cuore che abbia mai
raccontato un sogno come il mio.] (Sogno di una notte di mezza estate, IV,
1, 21 1)

Iperbato (o transgressio)
lalterazione dellordine delle parole al fine di conferirvi maggiore rilievo

[Eppure, non voglio spargere d suo sangue, / voglio lasciare intatta la pi


bianca sua pelle della neve... ](Otello, V, 2, 3)

Iperbole (o superlatio)
quando si esagerano le dimensioni per descrivere qualit eccezionali

[Le sue gambe scavalcavano loceano e il suo braccio / alzato era il cimiero
del mondo. La sua voce, / quando parlava ago amici, era musicale / e in
armonia al tono delle sfere celesti... ] (Antonio e Cleopatra, V, 2, 82)

Ipotiposi (o demonstratio, evidentia)


una vivida descrizione che fa appello al senso della vista

[Pensate, quando parliamo di cavalli, di vederli / stampare i superbi zoccoli


sulla docile terra... ] (Enrico V, Prologo, I, 26)

Isocolon (o compar)
quando una serie di periodi o di frasi possiede pari lunghezza (e spesso anche pari
struttura (vedi parison)

[Ci fu mai donna cos corteggiata? / Ci fu mai donna cos conquistata?]


(Riccardo III, I, 2, 227)

Meiosi (o extenuatio)
una forma con cui si rimpicciolisce un argomento sminuendolo

[Ma quando lo specchio mi rivela a me stesso tale qual sono, / avvizzito e


sciupato e reso coriaceo dagli anni... ](Sonetto 62)

Metalessi
lattribuzione di un effetto presente a una causa remota

[Qui ha parlato mio fratello; qui la tomba di mio padre / ha dato voce]
(Misura per misura, 111, 1, 86)

Metafora (o translatio)
allorch una parola viene trasposta da un oggetto allaltro, per unesemplificazione e
per una sottolineatura emotiva

[In me tu puoi vedere quella stagione dellanno / in cui le foglie ingiallite, o


poche, o nessuna, pendono / da quei rami che lottano tremando contro il
freddo, / cori vuoti e in rovina, l dove pur dianzi cantavano dolcemente gli
uccelli.] (Sonetto 73)

Metonima (o transmutatio), la sostituzione di un nome con un altro, ad esempio


lautore per lopera o il segno per il significato

[O mio bel fanciullo, tu che reggi nelle tue mani / lorologio mutevole del
Tempo, e la sua falce, lora... ](Sonetto 126)

Omeoteleuto (o similiter desinens)


quando parole corrispondenti (spesso alla fine di una serie di periodi o di frasi)
posseggono terminazioni simili

[Mia madre piange, mio padre geme, mia sorella versa calde lacrime, / la
serva si dispera, la gatta si torce le mani... ] (I due gentiluomini di Verona,
II, 3, 6)

Onomatopea (o nominatio)
quando si usa il linguaggio per imitare il suono dellanimale o della cosa descritta

[Soffiate, venti, squarciatevi le guance! Infuriate! Soffiate! / voi, cateratte e


uragani, sgorgate... ] (Re Lear, III, 2, 1)

Paralipsis (od occultatio)


quando si finge di sorvolare su una questione per richiamare lattenzione su di essa

[Basta che i cittadini sentano il testamento di Cesare - / che per io,


scusate, non ho intenzione di leggere - / e andranno a baciare le ferite del
suo cadavere... / Abbiate pazienza, buoni amici: non devo leggerlo. / Non
bene che sappiate quanto Cesare vi amava... ] (Giulio Cesare, HI, 2, 130)

Parison (o compar)
ovvero la struttura corrispondente o simmetrica di una serie di periodi o di frasi

[Perch Cesare mi amava, lo piango; poich gli arrise la fortuna, mi


rallegro; poich era valoroso, lonoro; ma poich era ambizioso, lho
ucciso.] (Giulio Cesare, III, 2, 24)

Paronomasia (agnominatio od allusio), quando vengono poste vicine fra loro due o
pi parole dal suono simile ma dal significato diverso

[Pazza nella ricerca e tale durante il possesso.] (Sonetto 129)

Perifrasi (o circumlocutio)
luso di pi parole per descrivere con pi spazio ed enfasi ci che poteva essere
enunciato con molta maggiore brevit

[... quando la fatale sentenza / contro cui non v cauzione mi toglier di


quaggi... ](Sonetto 74)

Ploche (o conduplicatio, diafora)


la ripetizione di una o pi parole

[Perch tu che sei musica a chi tode, ascolti la musica con tristezza? /
Eppure le dolcezze non sono nemiche alle dolcezze; la gioia si compiace
nella gioia.] (Sonetto 8)

Poliptoto (paragmenon, traductio, o adnominatio)


la ripetizione di una parola in forma diversa

[E una volta morta la Morte, cesser di morire.] (Sonetto 146)

Polisindeto (o acervatio)
labbondanza di congiunzioni tra i periodi

[Allora, dalle lodi chesse fanno del supremo tipo di bellezza, /della mano, del piede,
delle labbra, dellorecchio, del volto, / io maccorgo che quelle antiche penne si
sforzavano di rappresentare / per lappunto tale tipo di bellezza quale voi
impersonate adesso. ](Sonetto 106)

Prosopopea (o confirmatio)
quando una persona immaginaria o assente viene rappresentata come se fosse lei a
parlare o ad agire; e quando a cose mute o inanimate vengono conferite la vita, la
parola o altre qualit umane

[Mi sembra di sentire / Antonio che mi chiama. Lo vedo alzarsi / per lodare
il mio nobile gesto. Sento che si burla / della fortuna di Cesare... Ecco,
vengo da te, mio sposo.] (Antonio e Cleopatra, V, 2, 283)

Sillessi (o conceptio)
allorch una parola viene usata una volta sola, ma in un contesto e in un tono che
suggeriscono due diversi significati
[Perci io mento (o giaccio) (lie) con lei, ed essa con me... ] (Sonetto 138)

Sineddoche (o subintellectio)
quando si sostituisce una cosa con unaltra, la parte per il tutto, il genere per la
specie, e viceversa

[Sono gli araldi di Marzio: davanti a lui il frastuono del trionfo, dietro di lui
le lacrime... ] (Coriolano, II, 1, 158)

Sineciosi (ossimoro o contrapositum)


lunione (e non lopposizione, come nellantitesi) di situazioni o di termini opposti e
apparentemente incompatibili

[Per tale ragione, con incerta gioia / lieto da un occhio e piangente


dallaltro, / come chi dicesse aflegria in un funerale e requiem dei morti per
un matrimonio, / mettendo gioia e dolore sulla bilancia, / ho tolto in
moglie colei.] (Amleto, 1, 2, 10)

Zeugma (o adjunctio), in cui un verbo sostiene due o pi periodi

[E poich quegli sfacciati ci godono tanto, / d a baciare ad essi le tue dita,


e le tue labbra a me.] (Sonetto 128)

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