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ISBN: 978-88-98172-01-6
NOTE
Buona lettura!
Per i Quattro Lettori
Voi sapete chi siete
1.
La Fine
I sopravvissuti
Interrogatori
Denti e dita
Allenamenti di scherma
Il Primo Mago
Il brav'uomo
Sulla lista
Perch lo faccio?
Il profilo della casa cittadina di Villem dan Robb si sta-
gliava scuro contro il limpido cielo notturno. Non era un edi-
ficio appariscente, bens un'anonima casa su due piani, con
un muretto basso e un cancello d'ingresso, non diversa dalle
altre centinaia di abitazioni presenti su quella stessa via. Il
nostro vecchio Rews abitava in una grande villa lussuosa vi-
cino al mercato. Robb avrebbe dovuto chiedergli delle maz-
zette pi sostanziose. Pazienza. Meglio per noi che non l'ab-
bia fatto. In altre zone alla moda della citt, le strade princi-
pali erano illuminate a giorno e la gente ubriaca avrebbe in-
gombrato le vie fino all'alba, ma questa isolata stradina se-
condaria era ben lontana da tutte quelle luci e, soprattutto, da
occhi indiscreti.
Possiamo agire indisturbati.
Fatto il giro dell'edificio, si vedeva una lampada accesa a
una finestrella del piano superiore. Bene. Il nostro amico in
casa, ma ancora sveglio, per cui dobbiamo andarci cauti.
Si volt verso il Pratico Gelo e gli indic il lato della casa, al
che l'albino annu e scivol come un'ombra dall'altra parte
della strada.
Glokta attese che avesse raggiunto il muro e si fosse na-
scosto all'ombra dell'edificio, poi, guardando Severard, indi-
c la porta d'ingresso. L'esile Pratico gli sorrise con gli occhi
per un momento, prima di chinarsi e avviarsi rapidamente a
scavalcare il muretto per balzare dall'altra parte in assoluto
silenzio.
Finora, perfetto, ma adesso devo muovermi anch'io.
Glokta si chiese che cosa ci facesse l, dal momento che
Gelo e Severard erano pi che capaci di occuparsi di Robb
da soli; lui li avrebbe soltanto rallentati. Potrei addirittura
cadere sulle mie chiappe e rivelare a quell'idiota la nostra
presenza. Quindi, che sono venuto a fare? Ma lui sapeva per-
ch era l: per quell'eccitazione che gli stava gi montando in
gola e gli dava quasi la sensazione di essere vivo.
Aveva avvolto uno straccio all'estremit del bastone per
attutirne il suono, perci fu in grado di zoppicare pian piano
fino al muretto senza fare troppo baccano. Severard, intanto,
aveva aperto da dentro il cancello d'ingresso e reggeva il car-
dine con una mano inguantata per evitare che stridesse. Puli-
to e semplice. Tanto non sarei riuscito comunque a scalare
quel muretto, poteva essere alto un piede solo, o cento, per
me sarebbe stato lo stesso.
Il Pratico si inginocchi sul gradino della porta e comin-
ci a forzare la serratura. Muoveva le mani con destrezza,
mentre teneva un orecchio accostato al legno e gli occhi
strizzati per la concentrazione. Il cuore di Glokta batt all'im-
pazzata per tutto il tempo, la pelle quasi gli formicolava per
la tensione. Ah, l'emozione della caccia.
Si sent un lieve clicchettio, poi un altro, e infine Seve-
rard, rimessosi in tasca i grimaldelli scintillanti, si protese
lento e prudente a girare il pomello della porta, che si apr
senza scricchiolare. Si sa rendere utile, questo Severard.
Senza lui e Gelo, io sarei solo uno storpio. Loro sono le mie
mani, le mie braccia e le mie gambe, ma io sono il loro cer-
vello. Severard scivol all'interno della casa seguito da Glok-
ta, che faceva smorfie di dolore ogni volta che scaricava il
peso sulla gamba sinistra.
L'ingresso era buio, ma c'era un raggio di luce che illumi-
nava tutta la scala dall'alto cos che la ringhiera gettava stra-
ne ombre distorte sul pavimento di legno. A un cenno di
Glokta, Severard annu e si diresse verso la rampa in punta di
piedi, tenendosi sempre accostato alla parete. Sembr impie-
garci anni per raggiungerla.
Quando il terzo gradino scricchiol piano sotto i piedi di
Severard, sia lui che Glokta si bloccarono all'istante. Rimase-
ro immobili come statue, in attesa di sentire dei rumori al
piano di sopra. Eppure tutto tacque, per cui Glokta riprese a
respirare, mentre il Pratico, da parte sua, ricominci la sua
silenziosa salita, un gradino dopo l'altro. Alla fine, giunto
quasi alla sommit, poggi la schiena contro il muro e sbir-
ci cauto da dietro l'angolo, prima di compiere l'ultimo passo
e sparire silenzioso dietro lo spigolo.
Il Pratico Gelo emerse dal buio in fondo al corridoio.
Glokta sollev un sopracciglio verso di lui con aria interro-
gativa, ma l'albino scosse la testa, come a dire che di sotto
non c'era nessuno. Cos Glokta si gir verso la porta e inizi
a spingerla con delicatezza, ma soltanto quando fu richiusa
del tutto moll pian piano il pomello, affinch la serratura
scattasse.
Questo dovete proprio vederlo.
Glokta sussult al suono improvviso di quella voce. Vol-
tandosi con un movimento brusco che gli caus una tremen-
da scarica di dolore alla schiena, vide Severard che stava in
piedi in cima alle scale, con le mani poggiate sui fianchi. Il
Pratico si gir, avviandosi verso la fonte di luce, e Gelo, che
ormai non si preoccupava pi di muoversi furtivamente, sal
la rampa dietro di lui con piedi pesanti.
Perch nessuno resta mai al piano terra? Sempre queste
maledette scale. Quantomeno non dovette pi cercare di far
silenzio durante la faticosa salita, quindi lasci che il piede
destro facesse scricchiolare gli scalini liberamente e il sini-
stro si trascinasse rumoroso sulle assi di legno. Giunto in
cima, and zoppicante verso una stanza in fondo al corrido-
io, quella dalla quale proveniva la luce che illuminava tutto il
piano superiore, ma quando fu arrivato sulla soglia, ferman-
dosi un istante per riprendere fiato, si trov davanti a una
cosa che non si aspettava.
Oh, povero me, che macello! Una grossa libreria era stata
ribaltata, e i libri erano sparsi dappertutto sul pavimento, al-
cuni aperti, alcuni ancora chiusi; un bicchiere di vino rosso
era stato rovesciato sul ripiano della scrivania e il liquido
aveva inzuppato delle carte rendendole simili a stracci colo-
rati. Anche il letto era nello scompiglio: coperte disfatte, ma-
terasso e cuscini squarciati, piume sparpagliate ovunque.
C'era inoltre un guardaroba con le ante aperte, di cui una era
stata quasi del tutto strappata dai cardini; i pochi vestiti anco-
ra appesi erano stati fatti a brandelli, anche se la maggior
parte di essi giaceva ammucchiata e lacerata per terra.
E poi c'era un bel giovane steso sulla schiena sotto la fine-
stra, a fissare il soffitto con la bocca aperta e il viso cereo.
Dire che gli avevano tagliato la gola sarebbe stato un eufemi-
smo, perch lo squarcio era stato aperto con una tale ferocia
che solo un lembo di carne gli teneva la testa ancora attacca-
ta al collo. C'era sangue sui vestiti strappati, sul materasso la-
cero, sul cadavere stesso, sul muro, segnato anche da un paio
di impronte sbaffate; una pozza di sangue fresco si allargava
su gran parte del pavimento. stato ucciso stanotte, forse
qualche ora fa. Forse addirittura qualche minuto fa.
Mi sa che non risponder alle nostre domande, com-
ment Severard.
No. Glokta lasci correre gli occhi su quel disastro.
Ha tutta l'aria di essere morto. Ma come successo?
Gelo lo fiss con un occhio rosa e sollev un sopracciglio
bianco. Veleno?
Severard scoppi in una risata stridula da sotto la masche-
ra e persino Glokta si concesse una risatina. S, chiaro.
Ma come ha fatto il veleno a entrare?
Fineftra aperta, biascic Gelo indicando il pavimento.
Glokta si aggir claudicante per la stanza, ben attento a
non calpestare l'impiastro di sangue e piume. Cos, il nostro
veleno ha visto la lampada accesa, come noi. entrato dalla
finestra al piano di sotto ed salito in silenzio per le scale.
Ribalt le mani del cadavere con la punta del bastone. Ci
sono macchie di sangue, ma le dita e le nocche non sono fe-
rite, quindi non ha lottato. stato colto di sorpresa. Allung
il collo per guardare meglio la gola squarciata.
Taglio netto e vigoroso. Probabilmente con un coltello.
Di modo che l'uccellino Villem dan Robb non potesse
pi cantare.
E noi restassimo a corto di un informatore, riflett
Glokta. Non c'era sangue nel corridoio. Per quanto la stanza
sembri in disordine, il nostro uomo stato molto attento a
non sporcarsi i piedi mentre frugava in giro. Non era arrab-
biato o spaventato. Stava solo portando a termine un lavoro.
L'assassino era un professionista, mormor Glokta.
venuto qui per uccidere, poi magari ha fatto tutto questo ca-
sino per farla sembrare una rapina, chi pu dirlo? In ogni
caso, l'Arcilettore non si accontenter di un cadavere. Guar-
d i suoi due Pratici. Chi il prossimo sulla lista?
Un'offerta e un dono
Testapiatta
T e vendetta
La Giustizia del Re
Vie di fuga
Tre segni
West fin col culo per terra. Una delle spade gli sfugg di
mano e prese a scivolare sull'acciottolato.
Stoccata!, grid il Maresciallo Varuz. Senza dubbio!
Bel combattimento, Jezal, ben fatto!
West cominciava a stancarsi di perdere. Sebbene fosse pi
forte e pi alto, e il suo braccio avesse una portata migliore
di quella di Jezal, quel piccolo bastardo di un galletto era ve-
loce, dannatamente veloce, e di giorno in giorno la sua rapi-
dit aumentava. Ormai conosceva bene tutti i trucchetti di
West, pi o meno, e se avesse continuato a migliorare di quel
passo, ben presto l'avrebbe battuto tutte le volte. Anche Jezal
lo sapeva, era evidente dall'irritante sorrisetto compiaciuto
con cui aiut West a rialzarsi da terra.
Finalmente, si va da qualche parte! Varuz si picchi la
gamba con il bastone per la contentezza. Chiss che anche
noi non avremo un campione, eh, Maggiore?
molto probabile, signore, rispose West, massaggian-
dosi il gomito escoriato e dolorante per la caduta. Scocc
uno sguardo in tralice a Jezal, che si crogiolava al calore del-
le lodi del Maresciallo.
Ma non dobbiamo adagiarci!
No, signore, rispose Jezal con enfasi.
No, infatti. Il Maggiore West uno schermitore capace,
ovviamente. Duellare con lui un privilegio per te, ma,
ecco, e fece un sorriso a West, la scherma una discipli-
na per giovani, eh, Maggiore?
Certo, signore, mormor West. Una disciplina per gio-
vani.
Mi aspetto che Bremer dan Gorst sia un avversario di al-
tro tipo, come lo saranno tutti gli altri partecipanti al Torneo
di quest'anno. Non avranno la scaltrezza dei veterani, maga-
ri, per il vigore della giovinezza sar dalla loro, eh, West?
A trent'anni, West si sentiva ancora piuttosto vigoroso, ma
non aveva senso controbattere. Sapeva di non essere mai sta-
to lo spadaccino pi talentuoso del mondo. Abbiamo fatto
molti progressi in questo mese, moltissimi. Avrai una possi-
bilit di vincere, se riesci a mantenere questa concentrazione.
Una possibilit senz'altro! Ben fatto! Ci vediamo domani.
Detto questo, l'anziano Maresciallo si allontan impettito dal
soleggiato cortile.
West and a raccogliere la spada che gli era volata di
mano e che giaceva a terra a ridosso del muro. Il fianco gli
faceva ancora male per la caduta, per cui si pieg con una
certa rigidit. Anche io devo andare, grugn nel rimettersi
diritto, tentando di nascondere la frustrazione meglio che po-
teva.
Impegni importanti?
Il Maresciallo Burr ha chiesto di vedermi.
Sar guerra, allora?
Forse, non lo so. Scrutandolo, West si accorse che, per
qualche motivo, Jezal evitava di guardarlo negli occhi. E
tu? Che impegni hai oggi?
L'altro armeggi con le spade. Ehm, nulla di program-
mato non proprio, rispose, poi lo guard furtivamente.
Per essere un cos bravo giocatore di carte era un pessimo
bugiardo.
West cominci ad avvertire un accenno di preoccupazio-
ne. E questo nulla di programmato non coinvolge anche Ar-
dee, vero?
Beh
Quell'accenno di preoccupazione divenne un gelido palpi-
tare. Allora?
Forse, ribatt Jezal. E va bene s.
West si avvicin minaccioso all'ufficiale pi giovane. Je-
zal, sent la sua voce scandire le parole lentamente, tra i
denti serrati, voglio sperare che tu non abbia intenzione di
scoparti mia sorella.
No, senti
La rabbia trabocc. Le mani di West afferrarono con forza
le spalle di Jezal. No, tu senti!, ringhi. Non permetter
che la prendi in giro, mi hai capito? gi stata ferita in pas-
sato e non intendo vederla soffrire di nuovo! N a causa tua,
n a causa di nessun altro! Non lo accetto! Lei non uno dei
tuoi passatempi, chiaro?
Va bene, fece Jezal, all'improvviso pallido. Va bene!
Non ho mire su di lei! Siamo solo amici, tutto qua. Ci sto
bene! Lei non conosce nessuno qui e puoi fidarti di me
non c' nulla di male! Ah! E levati!
West si rese conto che lo stava stritolando. Come era arri-
vato a questo punto? Voleva soltanto fare una chiacchierata
tranquilla, invece si era spinto troppo oltre. Ferita in
passato Accidenti! Non avrebbe mai dovuto dirlo. Lo la-
sci andare di colpo, si ritrasse, cerc di controllare la colle-
ra. Non voglio che vi vediate pi, chiaro?
Fermati un attimo, West, chi sei tu
L'ira mont di nuovo. Jezal, ringhi, sono tuo amico,
per cui te lo sto chiedendo. Si fece di nuovo avanti, vicinis-
simo. E sono suo fratello, quindi ti avverto: stalle lontano!
Non ne verr nulla di buono!
Jezal si schiacci contro il muro. D'accordo d'accordo!
tua sorella!
West si volt e si incammin deciso in direzione del por-
tale ad arco, massaggiandosi la nuca. La testa gli martellava.
Il prossimo
Farsi notare
Domande
Nobilt
Lavoro infame
Parole e polvere
Fratello!
Ferro si svegli con un sussulto, sbattendo la testa contro
il tronco. C'era luce, troppa luce, segno che una nuova, afosa
giornata era gi iniziata. Per quanto tempo aveva dormito?
Fratello! Era una voce di donna e non era tanto lontana.
Dove sei?
Quaggi! Ferro raggel, tutti i muscoli le si irrigidirono
all'istante. Una voce maschile, forte e profonda, ma soprat-
tutto vicina. Si sentiva il pestare degli zoccoli di vari cavalli
che avanzavano lentamente poco distanti da lei.
Che stai facendo, fratello?
vicina!, grid nuovamente l'uomo, al che la gola di
Ferro si chiuse. Sento il suo odore! Cerc a tastoni le sue
armi tra i cespugli, si infil il coltello e la spada nella cintura
e l'altro pugnale nell'unica manica stracciata. Sento il suo
sapore, sorella! molto vicina!
Ma dove? La voce della donna proveniva da breve di-
stanza. Pensi che possa sentirci?
Forse!, rise l'uomo. Sei l, Maljinn? Ferro si gett la
faretra in spalla e afferr l'arco al volo. Ti stiamo aspettan-
do, cantilen, appena al di l degli alberi. Vieni fuori,
Maljinn, vieni fuori a darci il benvenuto
Ferro part di corsa travolgendo i cespugli per uscire sulla
pianura a velocit disperata.
Eccola l!, grid la donna alle sue spalle. Guarda
come fila!
Prendetela, allora!, strill l'uomo.
La distesa d'erba sterposa si allargava a perdita d'occhio
davanti a lei, ininterrotta. Non c'era un posto verso cui scap-
pare, cos si volt con un ringhio rabbioso e incocc una
freccia. Fu allora che vide quattro uomini a cavallo che dava-
no di sprone verso di lei: soldati Gurkish, con il sole che si
riverberava sui loro alti elmi e sulle crudeli punte delle loro
lance. Dietro di loro, pi gi, un uomo e una donna venivano
al galoppo. Ferma! In nome dell'Imperatore!, grid uno
dei cavalieri.
Fanculo il vostro Imperatore! La sua freccia colp il pri-
mo soldato al collo e lo fece cadere dalla sella con un rantolo
scioccato e perdere la presa la lancia.
Bel tiro!, grid la donna. Il secondo cavaliere si becc
una freccia in petto e, bench la piastra pettorale l'avesse
ostacolato, il dardo penetr comunque a una profondit tale
da ucciderlo. Quello lanci un grido, contorcendosi sulla sel-
la e lasciando cadere la spada, ma tenendo stretta la lancia.
Il terzo non ebbe neanche il tempo di fare un fiato, perch
quando fu arrivato a una decina di passi di distanza, Ferro gli
cacci in bocca una freccia, che gli perfor il cranio e gli
fece schizzare l'elmo dalla testa. Tuttavia il quarto cavaliere
era ormai su di lei. Ferro butt l'arco per terra e si rotol da
una parte per evitare la lancia del soldato, poi estrasse la spa-
da dalla cintura e sput per terra.
Viva, grid la donna, mentre conduceva il cavallo ad
andatura tranquilla. Ci serve viva!
Il soldato fece girare il destriero che sbuffava e lo spron
con cautela verso di lei. Era un tipo grosso, con una corta
barba scura sulla mascella. Spero tu abbia chiesto scusa a
Dio, ragazza, le disse.
Fanculo il tuo Dio! Ferro si tolse di mezzo, tenendosi
bassa, e continu a muoversi per schivare la punta della lan-
cia che il soldato brandiva per tenerla a distanza, mentre il
terriccio sollevato dagli zoccoli del cavallo le schizzava in
faccia.
Punzecchiala!, sent la donna urlare dietro di lei.
S, punzecchiala!, fece il fratello tra una risatina e l'al-
tra. Ma non troppo forte! La vogliamo viva! Il soldato rin-
ghi facendo avanzare il cavallo e lei non pot fare altro che
abbassarsi e arretrare davanti alle zampe scalcianti dell'ani-
male, finch la punta della lancia non le graffi il braccio, al-
lora mulin la spada con tutta la sua forza.
La lama ricurva trov lo spazio non protetto tra le piastre
dell'armatura del soldato e si port via met della sua gamba
appena sotto il ginocchio, aprendo al contempo uno squarcio
profondo sul fianco del cavallo. Sia l'uomo che la bestia gri-
darono allo stesso momento e crollarono insieme sull'erba, in
breve immersi in una pozza di sangue scuro.
L'ha preso! La donna sembrava soltanto un po' contra-
riata.
In piedi, uomo!, rise suo fratello, in piedi e combatti!
Hai ancora una speranza! Il soldato, che si dimenava nella
polvere, cess bruscamente di gridare quando Ferro gli sfer-
r un fendente in faccia. L accanto, il secondo cavaliere era
ancora in sella che emetteva i suoi ultimi rantoli, stringendo
la freccia insanguinata di Ferro con la faccia distorta dal do-
lore. Il cavallo si pieg a brucare l'erba secca attorno ai suoi
zoccoli.
E sono quattro, disse la donna.
Lo so. Il fratello emise un sospiro profondo. Possibile
che si debba fare tutto da soli?
Ferro li scrut mentre si rinfilava la spada sporca di san-
gue nella cintura. Erano in groppa ai loro cavalli con aria in-
differente a poca distanza da lei, con dei sorrisi crudeli sui
bei volti, mentre il sole fiammeggiava alle loro spalle. Erano
vestiti da nobili, avvolti da seta fluente nella brezza, e indos-
savano una gran quantit di gioielli, ma nessuno dei due era
armato. Ferro si precipit a recuperare l'arco.
Stai attento, fratello, disse la donna, esaminandosi le
unghie. Combatte bene.
Come un demonio! Ma non paragonabile a me, sorella,
non temere. Cos dicendo, smont di sella. Allora, Mal-
jinn, vogliamo
La freccia lo colp al petto con uno schiocco secco trapas-
sandolo da parte a parte.
cominciare? Il dardo balugin, ma la punta brillante
che gli fuoriusciva dalla schiena non era imbrattata di san-
gue. L'uomo dapprima avanz piano verso di lei, incurante
della freccia successiva che gli trafisse la spalla, poi comin-
ci ad aumentare gradualmente il passo fino a correrle incon-
tro con enormi e pesanti falcate. Ferro lasci cadere l'arco e
port la mano tremante all'elsa della spada, ma non fece in
tempo a sguainarla prima che l'uomo stendesse il braccio e le
desse una spinta sul petto talmente forte da sbatterla a terra.
Oh, ben fatto, fratello! La donna applaud gioiosa.
Ben fatto!
Ferro si rotol tossendo nella polvere, poi, la spada stretta
con entrambe le mani, vide che l'uomo osservava la sua fati-
ca nel rialzarsi in piedi. Agit l'arma, tracciando un grande
arco sopra la sua testa, ma la lama si conficc nel terreno,
perch l'altro era riuscito, chiss come, a spostarsi per evitare
il colpo. Un piede spuntato dal nulla le diede un micidiale
calcio nello stomaco, che la fece piegare in due, impotente e
senza fiato. Le ginocchia le tremavano, le sue dita si contras-
sero, ma la spada era rimasta piantata per terra.
E adesso Qualcosa le diede una botta tremenda sul
naso. Le gambe di Ferro cedettero e lei cadde di schianto al-
l'indietro sull'erba; eppure, malgrado tutto le vorticasse intor-
no e i suoi sensi fossero annebbiati, riusc a rotolarsi per met-
tersi in ginocchio. Sentiva di avere del sangue sulla faccia.
Sbatt ripetutamente le palpebre, scosse la testa per far smet-
tere il mondo di girare. L'uomo, che lei vedeva come una
macchia ondulata in avvicinamento, si strapp la freccia dal
petto e la gett via, ma non c'era sangue, solo un po' di pol-
vere. S, solo quella, che un soffio di vento si port via.
Un Mangiatore. Per forza.
Ferro si alz goffamente ed estrasse il coltello dalla cintu-
ra, poi si lanci su di lui, lo manc, si lanci ancora, lo man-
c di nuovo. Si sentiva la testa leggera. Grid compiendo un
nuovo tentativo di accoltellarlo con tutta la sua forza.
Ma l'uomo le afferr il polso con la mano. Ora i loro volti
erano distanti neanche un palmo l'uno dall'altro e Ferro vide
che la sua pelle era perfetta, liscia come vetro brunito; sem-
brava giovane, quasi un bambino, anche se gli occhi erano
quelli di un vecchio. Occhi duri. Lui la guard, divertito e in-
curiosito, come un ragazzo con uno strano scarafaggio tra le
mani. Non si arrende mica, eh, sorella?
Che ferocia! Il Profeta sar molto contento di lei.
L'uomo la annus e arricci il naso. Bleah. Meglio lavar-
la prima.
Ferro gli diede une testata che gli fece scattare la testa al-
l'indietro, ma il Mangiatore si limit a ridacchiare, prima di
prenderla per la gola con la mano libera e allontanarla disten-
dendo il braccio. Lei cerc di artigliargli la faccia, ma la di-
stanza era troppa e non riusciva ad arrivarci; nel frattempo,
con l'altra mano, l'uomo tentava di strapparle il coltello dalle
dita. La sua presa attorno alla gola era come una morsa d'ac-
ciaio che la stava soffocando, e a nulla le serv dimenarsi,
ringhiare, agitarsi o stringere i denti. Era tutto inutile.
Viva, fratello! La vogliamo viva!
Viva, mormor lui, ma non illesa.
La donna fece una risatina. I piedi di Ferro si staccarono
da terra che ancora scalciavano, poi sent un dito rompersi e
dunque lasci cadere il pugnale nell'erba, mentre la mano
dell'uomo le stringeva la gola sempre pi forte, indifferente
ai graffi che lei gli infliggeva con le unghie rotte. Tutto inuti-
le. La luce del mondo cominci a oscurarsi.
Ferro sent le risate della donna, ma distanti, e poi un vol-
to comparve galleggiando nell'oscurit e una mano le diede
degli schiaffetti sulla guancia, con dita morbide, tiepide e
gentili.
Non muoverti, bambina, sussurr la donna. I suoi occhi
erano scuri e profondi, Ferro poteva sentire sul viso il suo re-
spiro caldo e fragrante. Sei ferita, devi riposare. Ora sta fer-
ma dormi. Le gambe di Ferro erano pesanti come piom-
bo, ciononostante scalci un'ultima volta, debolmente, prima
di abbandonarsi. Il cuore le batteva piano
Riposati ora. Le palpebre di Ferro furono sul punto di
chiudersi e intanto il bellissimo volto della Mangiatrice di-
ventava indistinto.
Dormi. Ma la ragazza si morse forte la lingua e la sua
bocca si inond di salato.
Ferma. D'un tratto, Ferro le sput il sangue in faccia.
Ah, grid la donna disgustata, pulendosi il sangue dagli
occhi. Combatte contro di me!
Quelli come lei combattono contro tutto, fece la voce
dell'uomo, appena dietro l'orecchio di Ferro.
Ora ascoltami, puttana!, sibil la donna, che le aveva
afferrato il mento con dita d'acciaio e le stava voltando bru-
scamente la testa da una parte e dall'altra. Tu verrai con noi!
Con noi! In un modo o nell'altro! Hai sentito?
Lei non va da nessuna parte. Un'altra voce, profonda e
suadente, dal suono familiare. Ferro sbatt gli occhi intontita
nel voltare la testa nella stessa direzione della donna, che
guardava un vecchio non lontano da loro. Yulwei. I suoi
braccialetti tintinnavano mentre avanzava con passo soffice
sull'erba. Sei viva, Ferro?
Uh, rispose con voce roca.
La donna rivolse un sogghigno a Yulwei. E tu chi saresti,
vecchio bastardo?
Yulwei sospir. Sono un vecchio bastardo.
Vattene, cane!, grid l'uomo. Ci manda il Profeta. Ve-
niamo da parte di Khalul in persona!
E lei viene con noi!
Yulwei mise su un'espressione triste. Non ho modo di
farvi cambiare idea?
Scoppiarono a ridere insieme. Idiota!, url l'uomo.
Noi non cambiamo mai idea! Lasci andare un braccio di
Ferro e fece un passetto cauto in avanti, trascinandola con s.
Peccato, disse Yulwei e scosse la testa. Avrei voluto
mandare i miei ossequi a Khalul per bocca vostra.
Il Profeta non ha rapporti con gente come te,
straccione!
Qui potrei sorprendervi. Ci conoscevamo bene, molto
tempo fa.
In tal caso, porteremo i tuoi ossequi al nostro signore,
lo schern la donna, assieme alla notizia della tua recente
scomparsa! Intanto Ferro mosse il polso e il pugnale che
aveva nascosto nella manica le scese sul palmo.
Oh, a Khalul piacerebbe ricevere una notizia simile, ma
non ancora il momento. Voi due vi siete dannati da soli.
Avete infranto la Seconda Legge mangiando la carne degli
uomini, e prima o poi ci sar una resa dei conti.
Vecchio idiota, ghign la donna. Le vostre leggi non
valgono per noi!
Yulwei scosse piano la testa. La parola di Euz governa
ogni cosa. Non esistono eccezioni. Nessuno di voi due lasce-
r vivo questo posto. L'aria che circondava il vecchio co-
minci a luccicare, ad attorcigliarsi, a tremolare. All'improv-
viso, la donna emise un rantolo e piomb al suolo, ma pi
che accasciarsi, si liquefece, ripiegandosi su se stessa via via
che le sete scure si gonfiavano attorno al corpo in disfaci-
mento.
Sorella! L'uomo lasci andare Ferro e si scagli contro
Yulwei con le braccia protese, ma non fece neanche un passo
prima di lanciare un urlo stridulo, cadere in ginocchio e af-
ferrarsi la testa. Ferro costrinse i propri piedi incespicanti ad
avanzare, si aggrapp ai capelli dell'uomo con la mano ferita
e gli affond il coltello nel collo. Una nuvola di cenere erup-
pe dallo squarcio, trasportata via dal vento. Una fontana di
cenere. Poi dalle labbra cominciarono a fuoriuscirgli delle
fiamme, annerendole subito e scottando le dita di Ferro. Lei
gli cadde addosso e lo trascin a terra con s, mentre lui ran-
tolava soffocato. Allora gli sventr lo stomaco con il pugnale
e la lama raschi contro le sue costole per spezzarsi infine
nel suo petto. Lingue di fuoco divampavano dagli squarci,
mescolate a nubi di cenere. Ferro continu ad accoltellare
follemente il corpo con il pugnale spezzato, anche molto
dopo che l'uomo aveva smesso di muoversi.
Poi sent una mano sulla spalla. morto, Ferro. Sono
morti tutti e due. E vide che era vero, perch l'uomo giace-
va con gli occhi fissi rivolti il cielo, la faccia bruciacchiata
attorno al naso e alla bocca, e la cenere che si riversava a
sbuffi dalle ferite.
L'ho ucciso. La voce le si ruppe in gola.
No, Ferro. Io l'ho ucciso. Erano Mangiatori giovani, de-
boli e sciocchi. Ma sei fortunata che volessero soltanto cattu-
rarti.
Sono fortunata, borbott, sbrodolandosi di saliva san-
guinolenta, che gocciol sul corpo del Mangiatore. Moll il
coltello spezzato e si allontan a quattro zampe. Il corpo del-
la donna giaceva accanto a lei, se di corpo si poteva ancora
parlare, visto che non rimaneva altro fuorch una grumosa
massa informe di carne, in cui si potevano ancora distinguere
i capelli lunghi, un occhio e le labbra.
Che hai fatto?, chiese con voce roca dalla bocca sangui-
nante.
Ho trasformato le sue ossa in acqua. E ho bruciato l'uo-
mo dall'interno. Acqua per una, fuoco per l'altro. Qualunque
cosa, purch funzioni con quelli come loro. Ferro si butt
sull'erba e punt gli occhi al cielo luminoso, poi si port la
mano davanti alla faccia e la scosse per vedere un dito che si
muoveva mollemente avanti e indietro.
Il volto di Yulwei comparve sopra di lei e la fiss. Fa
male?
No, sussurr Ferro, e il suo braccio ricadde a terra.
Non fa mai male. Guard Yulwei, sbattendo le palpebre.
Perch non fa mai male?
Il vecchio aggrott la fronte. Non smetteranno di cercar-
ti, Ferro. Ora capisci perch devi venire con me?
Lei annu lentamente, con uno sforzo immenso.
Capisco, sussurr. Capisco Poi il mondo si oscur di
nuovo.
35.
Non m'ama
Il Seme
Il pubblico ideale
Col cazzo che non lo era!, sibil Bayaz tra i denti sbar-
rati, ma si sforz di sorridere e cominci ad applaudire tutto
contento.
Jezal non si sentiva per niente bene, e non solo per la tre-
menda nausea provocata chiss come da quei simboli. C'era
dell'altro: un'ondata di disgusto e sgomento improvvisi,
come accostare le labbra a un bicchiere e poi rendersi conto
che non contiene acqua, ma qualcos'altro. Forse piscio, in
quel caso. Ecco, quell'esatta sensazione di brutta sorpresa,
solo prolungata per minuti, per ore. Le cose che aveva accan-
tonato come sciocchezze o vecchie storie ora si erano rivela-
te a lui come fatti concreti. Il mondo era un posto diverso da
quello che era stato fino al giorno prima, trasformato in un
luogo bizzarro e sconcertante, quando lui lo avrebbe di gran
lunga preferito come era stato fino ad allora.
Non capiva perch aveva dovuto assistere a quella cosa.
Jezal ne sapeva poco di storia. Kanedias, Juvens, lo stesso
Bayaz, erano nomi chiusi tra le pagine di libri impolverati,
nomi che aveva sentito da bambino e che nemmeno allora
avevano attirato il suo interesse. Era solo sfortuna, tutto qua.
Aveva vinto il Torneo e ora eccolo, a vagare in qualche stra-
na torre decrepita. Perch solo di questo si trattava, di una
strana torre decrepita.
Benvenuti, fece Bayaz, nel Palazzo del Creatore.
Jezal alz gli occhi dal pavimento e rimase a bocca aper-
ta. La parola "palazzo" non rendeva giustizia alla vastit del-
lo spazio buio in cui si trovava. Tutto il Cerchio dei Lord ci
sarebbe entrato tranquillamente l dentro, anzi l'intero edifi-
cio, e non l'avrebbe neanche riempito. Le pareti erano fatte di
pietre rozze squadrate alla bell'e meglio, senza malta, impila-
te a casaccio l'una sull'altra fino a un'altezza vertiginosa. So-
pra il centro della sala, in alto, era sospeso qualcosa. Un og-
getto immenso, affascinante.
A Jezal ricord lo strumento di un navigatore, ma reso in
scala enorme. Si trattava di un sistema di giganteschi anelli
di metallo, incastrati l'uno attorno all'altro e luccicanti alla
poca luce, con altri anelli pi piccoli messi tra i grandi, den-
tro di essi, attorno a essi. A centinaia, forse, tutti segnati da
minuscole incisioni che potevano essere iscrizioni, oppure
graffi senza senso. Al centro pendeva una grossa sfera nera.
Bayaz stava gi avanzando dentro il grande cerchio sul
pavimento, che era coperto di intricate linee di metallo lumi-
noso, incise sulla pietra scura, mentre i suoi passi riecheggia-
vano verso l'alto. Jezal gli and dietro cauto, perch c'era
qualcosa di spaventoso e di vertiginoso nel camminare in
uno spazio cos immenso.
Questo il Midderland, disse Bayaz.
Cosa?
Il vecchio indic il pavimento. Le sinuose linee di metallo
cominciarono ad acquistare un senso e divennero coste,
montagne, fiumi, terra e mare. La forma del Midderland, che
Jezal aveva ben chiara nella testa dopo aver visto centinaia di
mappe, si dispiegava sotto i suoi piedi.
L'intero Circolo del Mondo. Bayaz indic una per una
le terre con il braccio disteso. Da quella parte c' l'Angland,
e oltre, il Nord. Gurkhul laggi. Quello lo Starikland, e il
Vecchio Impero, e laggi le citt Stato della Styria, oltre le
quali ci sono Suljuk e la lontana Thond. Kanedias osserv
che le terre del mondo conosciuto formavano un cerchio, il
cui centro esatto si trovava proprio qui, nel suo Palazzo,
mentre il punto pi lontano passava per l'isola di Shabulyan,
all'estremo ovest, oltre il Vecchio Impero.
I confini del mondo, mormor Logen, annuendo lenta-
mente.
Che arroganza, intervenne Glokta, pensare che casa
tua sia il centro di tutto.
Mh. Bayaz guard la vastit degli spazi attorno a s.
Al Creatore l'arroganza non mancava, e neanche ai suoi fra-
telli.
Jezal teneva gli occhi fissi in alto come un cretino. L'al-
tezza della stanza era addirittura maggiore della sua larghez-
za, tanto che il soffitto, se c'era, era perso nell'ombra. Una
ringhiera di ferro correva lungo le rozze pareti rocciose, for-
se a proteggere una galleria, venti piedi sopra la loro testa.
Ancora pi in alto, si vedeva un'altra ringhiera, e poi un'altra,
e poi un'altra ancora, vagamente distinguibili nella semioscu-
rit, e su tutto incombeva lo strano marchingegno.
Sussult all'improvviso quando si rese conto che si stava
muovendo! Tutto quanto! Lentamente e in silenzio, gli anelli
giravano con facilit, si spostavano, ruotavano l'uno attorno
all'altro. Non riusciva a immaginare che cosa lo avesse mes-
so in moto; forse la chiave nella serratura aveva innescato
qualcosa oppure aveva girato incessantemente per tutti
quegli anni?
Si sentiva stordito. Tutto il meccanismo sembrava girare,
ruotare sempre pi velocemente, e con esso le gallerie, che si
spostavano in direzioni opposte. Fissare verso l'alto non lo
aiutava ad attenuare il senso di disorientamento, cos punt
gli occhi per terra, sulla mappa del Midderland sotto i suoi
piedi, ma trattenne il fiato. Peggio di prima! Anche il pavi-
mento sembrava girare! Tutta la stanza vorticava attorno a
lui! Gli architravi che conducevano fuori erano una dozzina,
o anche di pi, ed erano tutti identici. Adesso era impossibile
indicare quella da cui erano entrati, e Jezal fu sopraffatto dal
panico. Soltanto il nero globo distante al centro del meccani-
smo restava immobile, per cui fiss disperatamente gli occhi
annebbiati su quello e tent di calmare il respiro.
Poi la brutta sensazione pass. La vasta sala era di nuovo
immobile, o quasi. Gli anelli si muovevano ancora, ma in
modo quasi impercettibile, di pollice in pollice. Jezal ingoi
un bel po' di saliva, incurv le spalle e si affrett a seguire gli
altri a testa bassa.
Non da quella parte!, rugg all'improvviso Bayaz, con
la voce simile a una deflagrazione nella densit di quel silen-
zio, uno schianto la cui eco rimbalz centinaia di volte nello
spazio cavernoso.
Non da quella parte!
Non da quella parte!
Jezal balz all'indietro. Il passaggio ad arco che dava sul-
l'apertura buia sembrava identico a quello per cui erano pas-
sati gli altri, i quali, ora Jezal se ne accorgeva, erano lontani
alla sua destra. In qualche modo, si era girato e stava proce-
dendo nella direzione sbagliata.
Andate solo dove vado io, ho detto!, sibil il vecchio.
Non da quella parte!
Non da quella parte!
Mi spiace, balbett Jezal, con una voce che sembrava
pietosamente sottile in quell'immensit. Pensavo qui
tutto uguale!
Bayaz pos una mano rassicurante sulla sua spalla e lo
guid gentilmente in un'altra direzione. Non volevo spaven-
tarvi, amico mio, ma sarebbe un vero peccato se uno tanto
promettente come voi dovesse perdere la vita a una cos gio-
vane et. Jezal deglut ancora, scrut l'ingresso buio, pen-
sando a cosa lo avrebbe aspettato dall'altra parte, e la sua
mente elabor un certo numero di possibilit sgradevoli.
Gli echi gli giungevano ancora come sussurri, mentre si
lasciava alle spalle il passaggio sbagliato. non da quella
parte, non da quella parte, non da quella parte
Eccoci.
Dove?, chiese Logen. Il corridoio proseguiva su en-
trambi i lati, curvando appena per poi scomparire nell'oscuri-
t, con le sue mura di mattoni enormi e ininterrotti.
Bayaz non rispose. Faceva correre pian piano le mani sul-
le pietre, in cerca di qualcosa. S, ci siamo. Il Mago tir
fuori la chiave dalla casacca. Meglio che vi teniate pronti.
Per cosa?
Bayaz inser la chiave in una serratura invisibile, al che
uno dei blocchi che formavano il muro svan all'improvviso
all'interno del soffitto, con uno schianto tremendo. Logen
barcoll all'indietro e scosse la testa. Vide Luthar piegarsi in
due con le mani premute sulle orecchie. Tutto il corridoio
parve risuonare all'infinito di tonfi.
Aspettatemi qui, fece Bayaz, anche se Logen lo ud a
stento al di sopra del fischio che gli riempiva le orecchie.
Non toccate nulla e non muovetevi. Oltrepass l'apertura,
ma lasci la chiave infilata nel muro.
Logen sbirci per vedere che razza di posto fosse e intra-
vide un barlume di luce che brillava lungo un passaggio
strettissimo, mentre uno sciabordio diffuso lasciava pensare
che ci fosse un corso d'acqua da qualche parte. Si sent stuz-
zicato da una strana curiosit, cos rivolse lo sguardo agli al-
tri due. Magari Bayaz parlava a loro quando aveva detto di
non muoversi, cos si pieg e imbocc il passaggio.
Davanti a s vide una sala rotonda invasa dalla luce, che
entrava brillante dall'alto quasi a trafiggere le tenebre; faceva
male guardarla, dopo tutta quell'oscurit in cui aveva cammi-
nato. Le pareti curve erano perfette, fatte di liscia roccia
bianca e percorse da rivoli d'acqua che andavano a racco-
gliersi in una pozza circolare al di sotto. L'aria era fredda e
umida sulla pelle di Logen. Il passaggio terminava in uno
stretto ponte con dei gradini che salivano verso l'alto e porta-
va a un colossale pilastro bianco che si levava dall'acqua.
Bayaz era l sopra, sulla cima di quel pilastro, con lo sguar-
do abbassato su qualcosa.
Logen strisci verso il Mago, ansimando. C'era un blocco
di roccia bianca lass. L'acqua gocciolava dall'alto sul centro
liscio e duro della pietra - uno stillicidio regolare, sempre
nello stesso punto -, e sul sottile strato d'acqua erano posate
due cose: una scatola quadrata fatta di semplice metallo scu-
ro, forse grande abbastanza per contenere la testa di uomo, e
un altro oggetto molto pi strano.
Un'arma, magari, come un'ascia. Si trattava di una lunga
asta composta da minuscoli tubi metallici, tutti intrecciati tra
di loro come rami di vecchi rampicanti, con un'impugnatura
scanalata che ne costituiva un'estremit; all'altro capo c'era
un pezzo di metallo piatto e bucherellato, che finiva in un
lungo uncino sottile. La luce si riverberava sulle numerose
superfici scure, facendo scintillare le gocce d'acqua. Strana,
bellissima, affascinante. Sull'impugnatura brillava una singo-
la lettera argentea, che risaltava sul metallo nero. Logen la ri-
conobbe, ce n'era una uguale sulla sua spada: il marchio di
Kanedias. Opera del Sommo Creatore.
Che cos'?, domand allungando un braccio.
Non toccarla!, grid Bayaz, dandogli uno schiaffo sulla
mano. Non ti avevo detto di aspettare?
Logen fece un incerto passo indietro. Non aveva mai visto
il Mago tanto preoccupato, ma non riusciva a staccare gli oc-
chi dallo strano oggetto sulla lastra di pietra. un'arma?
Bayaz emise un lungo, lento sospiro. Un'arma terribile,
amico mio, dalla quale nessun acciaio, nessuna pietra, nessu-
na magia, possono proteggerti. Ti avviso, non avvicinarti
neanche. pericolosa. La Separatrice, la chiam Kanedias, e
con questa uccise suo fratello Juvens, il mio maestro. Una
volta mi disse che ha due lame: una qui e una nell'Aldil.
Che diavolo significa?, mormor Logen. Lui di lame
che tagliavano non ne vedeva neanche una su quella cosa.
Bayaz scroll le spalle. Se lo sapessi sarei il Sommo
Creatore, invece che Primo Mago. Si protese e sollev la
scatola, facendo smorfie come se fosse molto pesante. Puoi
aiutarmi con questa?
Logen intrecci le mani sotto l'oggetto ma subito gli man-
c il fiato, perch neanche se fosse stata un blocco di ferro
solido avrebbe pesato di pi. Pesa, grugn.
Kanedias la forgi perch fosse forte. Forte quanto la sua
grande abilit gli permise di crearla. Ma non per tenere il suo
contenuto al sicuro dal mondo. Si avvicin e abbass la
voce. Per tenere il mondo al sicuro dal suo contenuto.
Logen la guard con sguardo accigliato. Che c'
dentro?
Niente, rispose Bayaz. Per ora.
Il cane di nessuno
Ferro fiss quel muso rosa con gli occhi socchiusi e lui le
restitu lo sguardo. Lo scambio andava avanti gi da un bel
po', e infatti si erano guardati, se non per tutto il tempo, al-
meno per la maggior parte. Erano brutti tutti, quegli affari
flaccidi e bianchicci, ma lui era un caso a parte.
Era orribile.
Lei sapeva di essere sfregiata, segnata dal sole e dal ven-
to, e logorata dagli anni trascorsi all'aperto, ma la pelle chia-
ra sulla faccia di quel tipo sembrava uno scudo martoriato in
battaglia, tutta piena di bozzi e tagli, ammaccature e cicatrici.
Era sorprendente vedere degli occhi ancora vivi su una fac-
cia cos malridotta, eppure eccoli l, e la fissavano.
Aveva deciso che era pericoloso.
Non era solo grosso, ma anche forte. Brutalmente forte.
Pesava il doppio di lei, forse, e quel collo massiccio era tutto
muscoli. Ferro avvertiva la forza che si irradiava da lui. Pro-
babilmente avrebbe potuto sollevarla con una mano, ma lei
non se ne preoccupava troppo, perch prima avrebbe dovuto
prenderla. La stazza e la forza possono rendere un uomo len-
to.
E lento e pericoloso non vanno d'accordo.
Le cicatrici la impensierivano anche meno. Significava
solo che aveva combattuto un sacco di volte, ma mica che
aveva vinto. Erano altre cose a metterla in allarme, come il
modo in cui stava seduto, immobile ma mai rilassato, pronto,
paziente. Il modo in cui muoveva quegli occhi astuti e atten-
ti, guardando prima lei e poi il resto della stanza, e poi di
nuovo lei; occhi scuri, guardinghi, meditabondi che la soppe-
savano. C'erano grosse vene sui dorsi delle mani, ma le dita
erano lunghe e intelligenti, sporche sotto le unghie. Gli man-
cava un dito, per cui aveva un moncone bianco, e questo non
le piaceva affatto. Puzzava di pericoloso.
Mai avrebbe voluto combattere contro di lui disarmata.
Per aveva consegnato il pugnale a quel muso rosa al
ponte. Era stata sul punto di sgozzarlo, ma all'ultimo mo-
mento aveva cambiato idea perch qualcosa nei suoi occhi le
aveva ricordato Aruf, prima che i Gurkish mettessero la sua
testa su una picca. Triste e sincero, come se la capisse, come
se lei fosse una persona e non una cosa. Sicch, all'ultimo
momento, suo malgrado, aveva consegnato la lama e aveva
permesso a quegli altri di portarla l dentro.
Stupida!
Se ne pentiva adesso, e amaramente, ma avrebbe combat-
tuto con le unghie e coi denti se fosse stata costretta. La gen-
te non si rende conto di quanto il mondo sia pieno di armi:
cose da lanciare o su cui lanciare i nemici, cose da rompere o
usare come mazze, panni da avvoltolare per strangolarli, ter-
riccio con cui accecarli. E in mancanza di tutto questo, gli
avrebbe azzannato la gola. Tir indietro le labbra e gli mo-
str i denti come a dirgli che ne era capace, ma lui non le
diede la bench minima soddisfazione e se ne rimase seduto
l a osservare tutto, silenzioso, immobile, brutto e pericolo-
so.
Musi rosa di merda, sibil tra s e s.
Il tipo secco, invece, non sembrava per niente pericoloso,
malaticcio semmai, con quei capelli lunghi da femmina. Gof-
fo e scattoso, non faceva altro che leccarsi le labbra, e ogni
tanto le lanciava qualche sguardo, ma si girava subito quan-
do lei ricambiava bieca le sue occhiate e deglutiva facendo
muovere il pomo d'Adamo su e gi. Pareva impaurito, perci
non era una minaccia, ma Ferro lo teneva d'occhio lo stesso,
anche se era concentrata soprattutto su quello grosso. Meglio
non trascurarlo, quello.
La vita le aveva insegnato ad aspettarsi sempre delle sor-
prese.
E poi c'era il vecchio. Non si fidava di nessun muso rosa,
ma di quel pelato si fidava meno di tutti. Tante rughe profon-
de sulla faccia, attorno agli occhi e al naso. Rughe di crudel-
t. Ossa dure e pesanti sugli zigomi, grosse mani tozze, con
peli bianchi sui dorsi. Se avesse dovuto ucciderli tutti e tre,
per quanto quello grosso sembrasse pericoloso, decise che
avrebbe ucciso il vecchio per primo, perch aveva gli occhi
di uno schiavista e la guardava freddo dall'alto in basso,
come a stabilire il suo prezzo.
Bastardo.
Bayaz, l'aveva chiamato Yulwei, e pareva che i due vecchi
si conoscessero bene. Allora, fratello, inizi il muso rosa
in lingua kantica, anche se era chiaro che non erano parenti,
come va nel grande Impero di Gurkhul?
Yulwei sospir. Ha preso la corona da un anno soltanto e
gi Uthman ha sbaragliato gli ultimi ribelli e sedato i gover-
natori. Il giovane Imperatore gi pi temuto di quanto lo
fosse suo padre. Uthman-ul-Dosht, lo chiamano i suoi solda-
ti, e ne vanno fieri. Quasi tutta Kanta nella sua morsa. Re-
gna supremo su tutto il Mare Meridionale.
A parte Dagoska.
S, ma guarda a essa con cupidigia. Le sue armate si diri-
gono verso la penisola e le sue spie sono molto attive dietro
le grandi mura della citt. Ora che c' una guerra al Nord,
passer poco tempo prima che decida di porla sotto assedio,
e quando lo far, non penso che Dagoska resister a lungo
contro di lui.
Sei sicuro? L'Unione controlla ancora i mari.
Yulwei si accigli. Abbiamo visto delle navi, fratello.
Enormi e tante. I Gurkish hanno costruito in segreto una flot-
ta molto potente. Devono aver cominciato anni fa, durante
l'ultima guerra. Temo che l'Unione controller i mari ancora
per poco.
Una flotta? Speravo di avere qualche anno in pi per
prepararmi. Il suo tono era cupo. Dovr attuare i miei pia-
ni in fretta.
Ferro s'era stufata di quelle chiacchiere. Era abituata a non
stare mai ferma ed essere sempre un passo avanti agli altri,
quindi odiava starsene l senza fare niente. Se resti troppo a
lungo nello stesso posto i Gurkish ti trovano. Non le interes-
sava diventare qualcosa che quei curiosi porci pallidi potes-
sero studiare. Mentre i due vecchi parlavano all'infinito, si
mise a gironzolare per la stanza, con la fronte aggrottata in
un'espressione minacciosa e i denti serrati attraverso cui ri-
succhiava l'aria. Oscillava le braccia avanti e indietro, pren-
deva a calci le assi logore del pavimento, toccava i tessuti
appesi ai muri e sbirciava dietro di essi, faceva correre le dita
sui bordi dei mobili, schioccava la lingua e sbatteva i denti.
Rendendo nervosi tutti quanti.
Pass accanto all'orribile e grosso muso rosa sulla poltro-
na, abbastanza vicina perch le sue braccia dondolanti toc-
cassero quasi la sua pelle segnata. Giusto per dimostrargli
che a lei non fregava un cazzo n della stazza, n delle cica-
trici, n di nessun'altra cosa. Poi and con andatura impettita
dall'uomo nervoso, quello scheletrico coi capelli lunghi, il
quale deglut quando lei gli si avvicin.
Sssss, gli sibil, al che lui mormor qualcosa e strisci
via, lasciandole libero il posto vicino alla finestra aperta.
Ferro si mise a guardare fuori, di spalle alla stanza. Giusto
per dimostrare agli altri che non gliene fregava un cazzo di
nessuno di loro.
All'esterno c'erano dei giardini con alberi, piante e ampie
macchie di prato, il tutto sistemato ordinatamente. Gruppi di
uomini e donne, pallidi e ciccioni dal primo all'ultimo, poltri-
vano al sole sull'erba ben tagliata, rimpinzandosi di roba da
mangiare. Ogni tanto tracannavano anche qualcosa da bere.
Ferro li osserv con disprezzo: maiali, grassi, brutti, pigri e
senza Dio, perch loro credevano soltanto nelle abbuffate e
nello starsene senza far niente.
Giardini, sogghign.
C'erano giardini anche nel palazzo di Uthman e lei era so-
lita guardarli dalla finestrella della sua stanza, o meglio, del-
la sua cella molto prima che egli diventasse Uthman-ul-Do-
sht, quando era solo il figlio minore dell'Imperatore. Quando
lei era una dei suoi tanti schiavi, ma sua prigioniera. Ferro si
sporse in avanti e sput dalla finestra.
Odiava i giardini.
Odiava le citt in generale, perch erano luoghi di schiavi-
t, paura e degradazione, circondate da mura che erano come
le sbarre di una prigione. Prima se ne sarebbe andata da quel
posto maledetto e prima sarebbe stata contenta. O almeno un
po' meno infelice. Si tolse dalla finestra e aggrott di nuovo
la fronte. Tutti la stavano guardando.
Quello di nome Bayaz parl per primo. Hai scoperto una
cosa davvero stupefacente, fratello. Non passa certo inosser-
vata, eh? Sei sicuro che lei sia quello che cerco?
Yulwei la fiss per un po'. Non potrei esserlo di pi.
Guardate che io sono qui, disse loro con un ringhio, ma
il porco pelato continu a parlare come se lei non ci fosse.
Sente dolore?
Poco. Ha lottato contro un Mangiatore durante il viag-
gio.
Davvero? Bayaz ridacchi a bassa voce. L'ha ferita
gravemente?
S, ma nel giro di due giorni gi poteva camminare e una
settimana dopo era guarita. Ora non mostra neanche un graf-
fio. Non normale.
Abbiamo visto molte cose non normali ai nostri tempi.
Dobbiamo esserne sicuri. L'uomo senza capelli si infil una
mano in tasca e Ferro lo osserv sospettosa mentre tirava
fuori qualcosa stretto nel pugno e lo posava sul tavolo: due
sassi lisci e levigati.
Il vecchio si pieg in avanti. Dimmi, Ferro, qual la pie-
tra blu?
Lei gli lanci un'occhiata dura e poi si concentr sui sassi,
ma sembravano identici. Tutti la guardavano, tutta l'attenzio-
ne era rivolta a lei, cos digrign i denti.
Quella. Indic il sasso sulla sinistra.
Bayaz sorrise. esattamente la risposta che speravo.
Ferro scroll le spalle. Che fortuna, pens, aver azzeccato
quella giusta. Ma poi not l'espressione sulla faccia del gros-
so maiale pallido, che fissava concentrato le due pietre come
se ci fosse qualcosa che non comprendeva.
Sono entrambe rosse, disse Bayaz. Non vedi nessun
colore, vero, Ferro?
Cos il pelato gli aveva giocato un brutto tiro. Non sapeva
come aveva fatto a dare la risposta giusta, ma era sicura che
non le era piaciuto per niente. Nessuno mette alla prova Fer-
ro Maljinn. Perci scoppi in una risata che pareva pi un
gorgoglio, tanto era brutta, rozza e innaturale.
Poi si lanci oltre il tavolo.
L'espressione di sorpresa cominciava appena a formarsi
sul muso del vecchio quando il pugno di Ferro gli colp il
naso. L'uomo emise un grugnito e si gett all'indietro, facen-
do rovesciare la sedia e finendo a gambe all'aria per terra.
Lei sal sul tavolo per avventarsi su di lui, ma Yulwei le af-
ferr una gamba e la trattenne, quindi le sue mani tese non
riuscirono a ghermire il collo del bastardo. Per rovesci il
tavolo, e i due sassi scivolarono lontano lungo le assi del pa-
vimento.
Riusc dunque a liberarsi la gamba e si lanci di nuovo
contro il vecchio porco, che proprio allora stava cercando di
rialzarsi da terra, ma Yulwei le prese un braccio per trattener-
la ancora, urlando per tutto il tempo "Calma!". Il vecchio si
prese una gomitata in faccia per essersi disturbato, dopo di
che si afflosci contro il muro, con Ferro che gli cadde sopra.
La ragazza si alz immediatamente, pronta a scagliarsi di
nuovo contro il bastardo pelato.
Per adesso quello grosso s'era alzato in piedi e le veniva
incontro senza mai staccarle gli occhi di dosso. Ferro gli sor-
rise, i pugni stretti lungo i fianchi. Ora avrebbe visto quanto
era pericoloso in realt.
Lui fece un passo avanti.
Ma Bayaz allung un braccio per fermarlo. Teneva l'altra
mano premuta sul naso, nel tentativo di fermare il sangue, e
all'improvviso cominci a ridacchiare.
Molto bene! Tossicchi. Molto feroce, e anche danna-
tamente rapida. Sei senz'altro tu quella che cerchiamo! Spero
che accetterai le mie scuse, Ferro.
Cosa?
Per le mie pessime maniere. Si pul il sangue dal labbro
superiore. Me lo sono meritato, ma dovevo esserne sicuro.
Mi spiace. Mi perdoni? Sembrava un po' diverso adesso,
anche se nulla era cambiato, ma c'era in lui qualcosa di ami-
chevole, cortese, onesto. E dispiaciuto. Tuttavia ci voleva
ben altro per conquistare la sua fiducia. Tanto altro.
Vedremo, sibil.
Non chiedo di meglio. A parte pregarti di lasciare me e
Yulwei a discutere qualche faccenda che meglio trattare
in privato.
Va tutto bene, Ferro, intervenne Yulwei, questi sono
amici. Lei era dannatamente sicura che non erano amici
suoi, ma permise comunque al vecchio di condurla fuori dal-
la stanza, dietro i due musi rosa. Cerca di non ammazzarli,
per cortesia.
La camera nuova era in tutto simile all'altra. Dovevano
essere ricchi, quei porci, pure se a vederli non si sarebbe det-
to. C'erano un grosso caminetto fatto di una pietra scura con
delle venature pi chiare, cuscini e tessuti soffici attorno alla
finestra, ricoperti di minuscoli fiori e uccelli ricamati. E poi
c'era il ritratto di un uomo severo con una corona in testa,
che guardava Ferro dal muro con aria di riprovazione. Lei lo
guard allo stesso modo. Lusso.
Ferro odiava il lusso anche pi dei giardini.
Ti imprigiona quanto le sbarre di una gabbia, i morbidi di-
vani sono letali come un'arma. A lei servivano solo terreno
duro e acqua gelata. Le cose molli ti rendono floscio, e quel-
la era l'ultima cosa che lei voleva.
Nella stanza c'era un altro uomo, che aspettava cammi-
nando in cerchio con le mani intrecciate dietro la schiena,
come se non sopportasse di rimanere fermo troppo a lungo.
Non era proprio un muso rosa, perch la tonalit della sua
pelle dura era a met tra il colore loro e quello di Ferro. Ave-
va la testa rasata come quella di un sacerdote, e ci non le
piacque.
Perch odiava i sacerdoti pi di ogni altra cosa.
Bench Ferro gli indirizzasse ghigni malefici, l'uomo si il-
lumin quando la vide e le corse incontro. Era un tipetto stra-
no con indosso cenciosi abiti da viaggio, e la sua testa le arri-
vava appena all'altezza della bocca. Io sono Fratel Piede-
lungo, disse agitando le mani in modo frenetico, del gran-
de Ordine dei Navigatori.
Fortunato tu. Ferro si gir di lato, con le orecchie tese
per origliare ci che i due vecchi si stavano dicendo al di l
della porta, ma Piedelungo non demorse.
una vera fortuna, s! Eccome se lo ! Dio mi ha davve-
ro benedetto! Ve lo assicuro: mai nella storia esistito un
uomo pi adatto alla sua professione, o una professione a un
uomo, di quanto io, Fratello Piedelungo, sia adatto alla nobi-
le scienza della Navigazione! Dalle montagne innevate del
lontano Nord, alle sabbie inondate di calore dell'estremo
Sud, tutto il mondo casa mia! Precisamente!
Le sorrise con una fastidiosa aria compiaciuta, ma Ferro
lo ignor. I due musi rosa, quello grosso e quello secco,
chiacchieravano dall'altra parte della stanza in una lingua che
non comprendeva. Sembravano due maiali che grufolavano.
Parlavano di lei forse, ma non le importava, poi uscirono da
un'altra porta e la lasciarono sola con il sacerdote, che non
smetteva di biascicare.
Poche sono le nazioni del Circolo del Mondo che io,
Fratel Piedelungo, non abbia visitato, eppure non riesco a ca-
pire le vostre origini. Attese una risposta, che Ferro non gli
diede. Volete che indovini, allora? Beh, un vero rompica-
po. Vediamo i vostri occhi hanno la forma delle genti della
lontana Suljuk, dove le montagne nere si ergono a picco sul
mare scintillante, gi, proprio cos, ma la vostra pelle
Chiudi il becco, stronzetto.
L'uomo si zitt a met frase, diede un colpo di tosse e si
allontan, lasciando Ferro a occuparsi delle voci oltre la por-
ta. Lei sorrise tra s e s. Il legno era spesso e i suoni giunge-
vano attutiti, ma i due vecchi non avevano calcolato quanto
le sue orecchie fossero fini. Parlavano ancora in kantico, e
ora che quell'idiota di un Navigatore finalmente taceva, lei
pot distinguere ogni parola di Yulwei.
Khalul infrange la Seconda Legge e quindi tu devi in-
frangere la Prima? Non mi piace, Bayaz! Juvens non lo
avrebbe mai permesso! Ferro aggrott la fronte. La voce di
Yulwei aveva una strana sfumatura, come di paura. La Se-
conda Legge. Ne aveva parlato anche ai Mangiatori, ricord
Ferro. proibito mangiare la carne degli uomini.
Dopo sent la risposta di quello pelato. La Prima Legge
un paradosso. Tutta la magia proviene dall'Aldil, persino la
nostra. Ogni volta che modifichi una cosa tocchi il mondo
sotterraneo, per ogni azione che compi prendi in prestito la
magia dall'Aldil, e ci comporta sempre un costo.
Ma il costo stavolta potrebbe essere troppo elevato!
maledetto, questo Seme, dannato. Nulla pu germogliare
da esso se non il caos! I figli di Euz, cos saggio e potente,
sono stati spazzati via per colpa del Seme, tutti quanti, e tutti
in modi diversi. Ti ritieni pi saggio di Juvens, Bayaz? Ti ri-
tieni pi astuto di Kanedias? Pi forte di Glustrod?
Niente di tutto ci, fratello, ma dimmi quanti Mangia-
tori ha creato Khalul?
Una lunga pausa. Non saprei con esattezza.
Quanti?
Un'altra pausa. Forse duecento, forse di pi. I sacerdoti
pattugliano il Sud in cerca di gente adatta. Li crea con velo-
cit sempre maggiore, ma gran parte di loro giovane e de-
bole.
Duecento o anche pi, e in continuo aumento. Molti
sono deboli, ma tra di loro potrebbe esserci qualcuno in gra-
do di affrontare te o me. Coloro che erano apprendisti di
Khalul nell'Epoca Antica, quello che chiamano Vento dell'Est
e quelle maledette, dannatissime gemelle.
Accidenti a quelle cagne!, grugn Yulwei.
Per non parlare di Mamun, le cui menzogne hanno dato
luogo a questo caos.
Ma il problema aveva gi messo radici profonde molto
prima che lui nascesse, e tu lo sai, Bayaz. Mamun si trovava
nelle Terre Arse. L'ho sentito vicino, e la sua forza cresciu-
ta in modo spaventoso.
Quindi sai che ho ragione. E nel frattempo, quelli come
noi sono sempre meno.
Credevo che questo Quai promettesse bene.
S, allora ci servono soltanto altri cento come lui e ven-
t'anni per addestrarli. Poi si potrebbe fare un confronto. No,
fratello, no. Dobbiamo rispondere al fuoco col fuoco.
Anche se il fuoco ridurr te e l'intero mondo in cenere?
Lascia che mi rechi a Sarkant. Khalul potrebbe ancora senti-
re ragioni
Una risata. Ha reso schiavo mezzo mondo! Quando ti
sveglierai, Yulwei? Quando avr schiavizzato anche l'altra
met? Non posso permettermi di perderti, fratello!
Ricorda, Bayaz, che esistono cose peggiori di Khalul.
Molto peggiori. La sua voce si affievol in un sussurro e
Ferro tese le orecchie per sentire. I Rivelatori di Segreti
sono sempre in ascolto
Basta, Yulwei! meglio non pensarci neanche! Ferro
aggrott le sopracciglia. Cos'erano tutte queste sciocchezze
senza senso? Rivelatori di Segreti? Quali segreti?
Ricorda ci che ti disse Juvens, Bayaz. Attento all'orgo-
glio. Hai usato l'Arte, lo so. Vedo un'ombra su di te.
Al diavolo le tue ombre! Far quel che devo! Ricorda
ci che Juvens disse a te, Yulwei. Non si pu vegliare in eter-
no. Il tempo fugge e io non ho pi intenzione di stare a guar-
dare. Io sono il Primo. La decisione mia.
Non ho forse sempre seguito ogni tuo passo? Sempre,
anche quando la mia coscienza mi suggeriva di fare altri-
menti?
E ti ho mai condotto su un sentiero sbagliato?
Questo da vedere. Tu sei il Primo, Bayaz, ma non sei
Juvens. mio compito contestarti e Zacharus far altrettanto.
A lui piacer meno che a me. Molto meno.
Ma non abbiamo scelta.
Altri pagheranno il prezzo, come sempre stato. Questo
Uomo del Nord, Novedita, sa parlare con gli spiriti?
S. Ferr si accigli. Spiriti? Quel monco di un maiale,
a vederlo, a stento sapeva parlare con un altro uomo.
E se trovi il Seme, fece la voce di Yulwei da oltre la
porta, vuoi che Ferro lo custodisca?
Il sangue ce l'ha, e qualcuno deve farlo.
Sta' attento, allora, Bayaz. Ricorda, io so come sei. Pochi
ti conoscono meglio di me. Dammi la tua parola che la terrai
al sicuro, anche dopo che il tuo scopo sar raggiunto.
La sorveglier da vicino, pi che se fosse figlia mia.
Sorvegliala meglio di quanto hai fatto con la figlia del
Creatore e io mi riterr soddisfatto.
Segu un lungo silenzio. Ferro mosse la mascella mentre
ponderava su ci che aveva sentito. Juvens, Kanedias, Za-
charus, erano nomi che non significavano nulla per lei. E
quale seme avrebbe potuto ridurre tutto il mondo in cenere?
Lei non ne voleva sapere niente, poco ma sicuro. Il suo posto
era a Sud, a combattere i Gurkish con armi che comprende-
va.
La porta si apr e i due vecchi uscirono. Non avrebbero
potuto essere pi diversi tra loro: uno era scuro di pelle, alto
e ossuto e con capelli lunghi, l'altro era bianco, massiccio e
calvo. Li guard entrambi con diffidenza. Quello bianco par-
l per primo.
Ferro, ho un'offerta per
Non ci vengo con te, vecchio stupido muso rosa.
Una lievissima ombra di disappunto pass per un attimo
sulla faccia dell'uomo calvo, ma scomparve subito. Perch?
Che altro hai da fare di tanto importante?
Non dovette neanche pensarci su. Vendetta. La sua pa-
rola preferita.
Ah, capisco. Odii i Gurkish?
S.
Sono in debito con te, per ci che ti hanno fatto?
S.
Per averti portato via la tua famiglia, la tua gente, il tuo
Paese?
S.
Per averti reso una schiava, sussurr. Allora lei lo guar-
d malamente, chiedendosi come facesse a conoscere cos
tanti dettagli e se non dovesse aggredirlo di nuovo. Ti han-
no derubata, Ferro, di tutto ci che possedevi. Si sono presi
la tua vita. Se fossi in te se avessi sofferto quanto hai sof-
ferto tu tutto il sangue del Sud non potrebbe placarmi. Do-
vrei uccidere ogni singolo soldato Gurkish per ritenermi sod-
disfatto, dovrei bruciare ogni loro citt, vedere il loro Impe-
ratore marcire in una gabbia davanti al suo stesso palazzo,
prima di ritenermi soddisfatto!
S!, sibil con un sorriso feroce. Ora s che parlavano la
stessa lingua. Yulwei non le aveva mai detto queste cose.
Forse il vecchio muso slavato non era poi tanto male. Tu
capisci! per questo che devo tornare a Sud!
No, Ferro. Tocc all'uomo calvo sorridere adesso. Non
ti rendi conto dell'opportunit che ti sto offrendo. L'Impera-
tore regna su Kanta solo in apparenza. Per quanto sembri po-
tente, balla la musica di un altro, uno ben nascosto. Kahlul,
lo chiamano.
Il Profeta.
Bayaz annu. Se ti tagliano, detesti il coltello o colui che
lo impugna? L'Imperatore, i Gurkish, sono solo strumenti di
Khalul, Ferro. Gli imperatori vanno e vengono, ma il Profeta
c' sempre, ed dietro di loro. Sussurra, consiglia, ordina.
con lui che hai un conto in sospeso.
Khalul s. I Mangiatori avevano usato quel nome.
Khalul. Il Profeta. Il Palazzo dell'Imperatore era pieno di sa-
cerdoti, tutti lo sapevano, cos come i palazzi dei governato-
ri. I sacerdoti erano ovunque, a sciami, come insetti. Nelle
citt, nei villaggi, tra i soldati, sempre a spargere le loro
menzogne, a sussurrare, a consigliare, a ordinare. Yulwei
aveva un broncio infelice sulla faccia, ma Ferro sapeva che il
vecchio muso rosa aveva ragione. S, capisco.
Aiutami e ti dar la tua vendetta, Ferro. Quella vera.
Non la morte di un soldato, o di dieci, ma di migliaia! E ma-
gari anche dell'Imperatore stesso, chi lo sa? Scroll le spalle
e si gir un poco. Comunque, non posso costringerti. Torna
alle Terre Arse, se lo desideri. Nasconditi, scappa, rovista
nella sabbia come un topo, se questo ci che ti soddisfa. Se
questa tutta la vendetta che cerchi. I Mangiatori, i figli di
Khalul, ti vanno cercando, e senza di noi ti prenderanno pri-
ma di quanto pensi. Ciononostante, la scelta tua.
Ferro aggrott la fronte. Tutti quegli anni nella natura sel-
vaggia, a combattere con le unghie e coi denti, sempre in
fuga, non l'avevano portata a niente. Nessuna vendetta che
fosse degna di essere chiamata tale. Se non fosse stato per
Yulwei, adesso sarebbe morta. Un mucchio d'ossa bianche
nel deserto, carne nei ventri dei Mangiatori. Una schiava in
una gabbia davanti al Palazzo dell'Imperatore.
Putrefatta.
Non poteva dire di no e lo sapeva, ma non le piaceva per
niente. Quel vecchio sapeva esattamente che cosa offrirle e
Ferro odiava non avere scelta.
Ci penser, disse tuttavia.
Di nuovo, un leggerissimo accenno di rabbia subito dissi-
mulata adombr la faccia del vecchio senza capelli. Pensaci
pure, ma non metterci troppo. I soldati dell'Imperatore si
stanno ammassando e il tempo poco. Detto questo, segu
gli altri fuori dalla stanza e la lasci sola con Yulwei.
Non mi piacciono questi maiali, disse ad alta voce, per
farsi sentire dal vecchio appena uscito in corridoio, ma poi
aggiunse abbassando il tono: Dobbiamo andare con loro?
Tu devi. Io me ne torno al Sud.
Cosa?
Qualcuno deve tenere d'occhio i Gurkish.
No!
Yulwei cominci a ridere. Hai provato due volte a ucci-
dermi, una volta a scappare, ma ora che me ne vado vuoi che
resti? Non c' modo di capirti, Ferro.
Lei si accigli. Questo pelato dice che pu darmi la mia
vendetta. Mente?
No.
Allora devo andare con lui.
Lo so. Perci ti ho portato qui.
Non sapeva che dire. Abbass lo sguardo, ma Yulwei la
sorprese avvicinandosi all'improvviso. Ferro sollev una
mano per parare un colpo, invece lui le mise le braccia attor-
no al corpo e la strinse in un abbraccio. Strana sensazione,
essere cos vicini a qualcun altro. Sentiva calore. Poi Yulwei
la lasci, ma le pos una mano sulla spalla. Cammina sul
sentiero di Dio, Ferro Maljinn.
Mh. Qui non ce l'hanno un Dio.
Ne hanno molti, piuttosto.
Molti?
Non hai notato? Qui ogni uomo venera se stesso. Lei
annu poich era pi o meno la verit. Sii prudente, Ferro. E
presta ascolto a Bayaz. Lui il primo del mio ordine e pochi
al mondo sono saggi quanto lui.
Non mi fido.
Yulwei le si avvicin all'orecchio. Non ho mica detto che
devi fidarti. Dunque sorrise e si volt. Ferro lo osserv
camminare lentamente fino alla porta, poi fuori in corridoio,
ascolt i suoi piedi scalpicciare sulle mattonelle mentre se ne
andava, i suoi bracciali tintinnare dolcemente.
Finch non rimase sola con il lusso, coi giardini e coi
musi rosa.
42.
Vecchi amici
Infelicit
Novedita il Sanguinario
E inoltre
1. La Fine
PARTE PRIMA
2. I sopravvissuti
3. Interrogatori
4. Non davvero una scelta
5. Giocare coi coltelli
6. Denti e dita
7. Il vasto e desolato Nord
8. Allenamenti di scherma
9. Il rituale del mattino
10. Il Primo Mago
11. Il brav'uomo
12. Sulla lista
13. Un'offerta e un dono
14. Il Re degli Uomini del Nord
15. Una strada tra due dentisti
16. Testapiatta
17. Il corso del vero amore
18. Come si addestrano i cani
19. T e vendetta
PARTE SECONDA
Ringraziamenti
Gargoyle Books
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Vanity Fair
Finito di stampare
nel mese di marzo 2013
presso Grafiche del Liri Srl
per conto della Gargoyle Srl