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Spett.

le
AGCM
SI.NA.G.I.
FE.NA.G.I.
S.N.A.G.
SIN.PA.

La vendita del prodotto “quotidiano e periodico” avviene sul territorio nazionale attraverso le
rivendite “Esclusive” e “Non esclusive”, così come sono identificate dal Decreto Legislativo n.
170/01. Tali attività sono distribuite in maniera omogenea e capillare in tutta Italia, coinvolgendo
circa 35.000 punti vendita. La gestione di un’edicola è attuata solitamente a tono familiare, gli
addetti da computare ammontano a circa 50.000/70000 individui.

L’attività viene svolta solo a fronte di rilascio di autorizzazione comunale, la quale è vincolata dai
principi individuati dal Decreto Legislativo n. 170/01 e, in base alla Regione di appartenenza, a
criteri attuativi o leggi emanati dalla Regione stessa.

Di fondamentale, che ci distingue dalla rete non esclusiva, è la sottoscrizione di un Accordo


Nazionale, in vigore dal gennaio 2006. Tale Accordo Nazionale coinvolge la totalità della filiera
editoriale: F.I.E.G., U.S.P.I. per quanto riguarda la parte editoriale, per OO.SS dei rivenditori,
S.N.A.G. Confcommercio, Si.NA.GI. CGIL, UIL TUCS, FE.NA.GI Confesercenti, USIAGI, e i
Distributori Nazionali e Locali di prodotti editoriali attraverso le associazioni N.D.M, A.NA.DIS e
A.D.N. L’ accordo Nazionale regola tutto il procedimento di distribuzione e vendita del prodotto,
oltre all’obbligo da parte della rete di vendita “Esclusiva” di dover porre in vendita tutto il prodotto
inviato dalle agenzie di distribuzione, garantendo la parità di trattamento tra tutte le testate presenti
nel punto vendita.

Questo aspetto è basato sul fatto che, nel settore editoriale, la salvaguardia del pluralismo
dell’informazione,la libertà di stampa e il diritto del cittadino ad accedere ad un prodotto editoriale,
evitando ogni possibilità di censura da parte di un qualsivoglia soggetto, è sempre stato
considerato fondamentale. Tale nobile principio, dettato dalla costituzione e nato sotto precise
logiche, è stato oggetto negli anni di fenomeni distorsivi, tanto da aver generato tutto un mondo di
prodotti paraeditoriali e ibridi che usufruiscono di un canale di vendita dedicato in maniera
assolutamente impropria, tutelati da una legge dello Stato pur non avendone alcun diritto, a danno
di un’ intera categoria commerciale.

Le rivendite esclusive sono strutturate per poter gestire un finito numero di titoli e hanno un’
esposizione finanziaria mutevole a secondo di variabili di natura commerciale (domanda/offerta).
Per poter sostenere l’onere del mantenimento della parità trattamento è necessario un ritorno
economico che possa sopperire ai numerosi invenduti che l’attuale sistema distributivo
accompagnato alla crisi editoriale in atto generano quotidianamente. Quando non vengono inviati
prodotti di ampia richiesta alla rete di vendita e si riscontra un eccesso di titoli soggetti a vendita
zero o i piani diffusionali del prodotto editoriale non vengano sostenuti da necessità di vendita ma
esigenze a monte di “monetizzare” più merce possibile , si crea uno squilibrio finanziario in grado
di creare insofferenza ed insolvibilità/fallimenti nella rete di vendita.

A questo punto Il predominio commerciale da parte della filiera distributiva si sostiene


naturalmente e legalmente attraverso la distorsione delle regole impostate per regolare la vendita
su tutto il territorio nazionale: Legge 170 e Accordo Nazionale di categoria.

La filiera è composta da un circuito chiuso più attento al corretto funzionamento di un flusso


economico e di merce piuttosto che alla possibilità di generare concorrenza e reali guadagni nel
sistema. Il vigente Accordo Nazionale nell’individuare le competenze del sistema, esclude di fatto
ogni tipo di interazione del rivenditore finale il quale è assolutamente passivo in ogni
variabile riscontrabile. L’interazione possibile con il distributore locale è nulla sia nel momento in
cui riceva eccessi di pubblicazioni non vendibili così come nel momento in cui sia soggetto a
sottoforniture. In base all’art 10 dell’ Accordo Nazionale è l’Editore o il Distributore Nazionale che
determinano la strategia di posizionamento del prodotto sul mercato, definendo le variabili
di marketing relative all’offerta del prodotto stesso; definiscono la strategia di
commercializzazione del prodotto, fissando la politica di copertura del territorio e la
conseguente tiratura; determinano autonomamente la fornitura da inviare in sede locale
per soddisfare le esigenze diffusionali dei singoli punti di vendita, compatibilmente con le
esigenze di economicità; forniscono i prodotti all’impresa di distribuzione locale o
direttamente ai punti di vendita; provvedono all’addebito e all’incasso del valore del
venduto nei confronti dell’impresa di distribuzione locale; verificano le copie rimaste
invendute.

Il distributore Locale diventa una naturale emanazione di tali principi e anch’essa deve
seguire o subire le strategie di marketing sviluppate dall’editore o dal Distributore
Nazionale e come da Accordo Nazionale deve assicurare la migliore diffusione dei prodotti
in modo da massimizzare le vendite, contenere il numero delle copie invendute e
ottimizzare i punti di vendita serviti (coerentemente con le indicazioni editoriali di
commercializzazione, tenuto anche conto dei dati storici e statistici del singolo punto
vendita); deve curare il trasporto dei prodotti e il ritiro delle copie invendute presso i punti
vendita organizzando i servizi di trasporto, franco punto vendita.

L’attuale mercato, così come evidenziato dalle Analisi F.I.E.G sulla Stampa in Italia, è in
profonda crisi ed è soggetta ad una gestione critica del materiale reso. Le più grandi Case
Editrici onde sostenere in maniera minore il peso del materiale reso stanno inviando
pubblicazioni di ampia richiesta in quantità nettamente inferiore a quanto necessario al
rivenditore per il suo sostentamento e per la soddisfazione dell’utenza, avendo preferito
optare per una più facile gestione del punto vendita esaurito piuttosto che un’ onerosa
lavorazione del materiale reso ( così come apertamente ammesso da parte di
Mondadori/PressDi ).

D’altro canto le pubblicazioni provenienti da “Presunti editori (definizione utilizzata dalla


stessa Antitrust), che sono soggette ad un reso del 90% sono numerose e sempre
presenti in ogni rivendita in quanto vengono anticipatamente liquidate dalla rete di vendita
generando così un finanziario a favore delle sovrastrutture editoriali sempre in positivo.
Bisogna ricordare che il prodotto con periodicità mensile ( con un permanenza presso le
rivendite tra i 30/45 giorni) viene liquidato dalla rete di vendita con il primo estratto conto
utile ( dopo meno di 7 giorni dall’uscita del prodotto quindi informa anticipata ) e scontato
con il ritiro del reso, quindi anche oltre i 40 giorni. Normale è quindi un continuo flusso di
materiale in aumento, in modo da generare estratti conto sempre basati su determinati
liquidati in modo che il flusso economico in favore del distributore locale sia costante. La
rete di vendita a livello Nazionale sostiene e finanzia l’apparato editoriale/distributivo con il
proprio denaro.

Tutto questo lavoro però non genera utili ma solo costi. Le pubblicazioni soggette a bassa
percentuale di vendita ( …presunti Editori…) se dovessero mancare dal mercato
genererebbero squilibri finanziari per l’Editore, il Distributore Nazionale e il Distributore
Locale, per cui questi editori dalla natura “Parassitaria” devono essere presenti e
rigenerarsi sotto anche altre vesti ( ridistribuito, riedizione, ristampa…).
L’edicolante sarà così costretto ad esporsi in prima persona finanziariamente e senza la
possibilità di offrire spazio adeguato alle testate che hanno pieno diritto di usufruire del
nobile diritto alla “Parità di trattamento”, perché l’attuale sistema lo consente e lo alimenta.

Il sistema attuale di vendita e diffusione del prodotto editoriale sul territorio è tale per cui
non solo è permesso il predominio di una ”posizione” rispetto ad un’ altra, ma è concesso,
in maniera brutale, l’abuso di posizione dominante, per legge; inoltre le possibilità di
reazione da parte della rete di vendita non possono sussistere in quanto il sistema di
vendita è tale da non consentire né reazioni né l’entrata sul mercato di altri operatori atti
alla distribuzione. Da una lettura del vigente Accordo Nazionale, ovvero le regole di settore
per tutte le rivendite esclusive sul territorio, tale concetto viene addirittura “regolato”.

Le violazioni del “Diritto Civile”, che questo sistema di commercializzazione del prodotto
editoriale ha creato sono molteplici, e si sono evolute negli anni attraverso i principali
attori della filiera, escludendo la rete di vendita, in quanto solo minimamente rappresentate
dalle sigle sindacali che, sebbene numerose, risultano ugualmente poco rappresentative
numericamente sul territorio. Si è creata quindi una sorta di “compagine” autoreferenziale
nel controllo e nell’accesso del mercato editoriale/distributivo, nel suo continuo
autoregolarsi attraverso “Accordi tra le parti”. Il settore vive in una ”selva di norme e patti
anomali”, di “mancata legiferazione”, per cui, le norme pattizie assurgono allo spessore del
“Diritto”, poiché, il risultato in merito alla filiera editoriale è che “non normare” diviene
“funzionale” alle Sovra Strutture Editoriali e Distributive, ma mai agli oltraggiati diritti degli
edicolanti/rete di vendita, i quali possono essere solo passivi.

Denunciamo quindi che le anomalie e le violazioni vengano calmierate da tutte le parti


aderenti all’ Accordo Nazionale, il quale pur avendo validità giuridica nulla, viene
considerato come , l’unica normativa operativa sul settore, al di fuori della quale anche il
medesimo “Codice Civile” viene a mancare, in quanto il potere assoluto viene dato da un
Monopolio incontrastato dei distributori locali su tutto il territorio Nazionale. Pur ritenendo
necessario che ci debbano essere regole di settore, è anche vero che tali “Accordi tra le
parti” hanno generato su tutto il territorio:

1. evasione dell’ I.V.A. legalizzata nell’ immettere prodotto soggetto ad aliquota del
20%. Ricordiamo che basta un mero pezzo di carta con registrazione in tribunale come
prodotto editoriale per essere posto in vendita con I.V.A. al 4%. Si hanno così ombrelli,
occhiali, deodoranti, disinfettanti…con obbligo di parità di trattamento al pari di un
quotidiano nazionale….

2. Abuso di posizione dominante da parte dei distributori Locali e Nazionali in quanto l’


Accordo Nazionale non prevede alcun tipo di rivalsa nei confronti di quest’ultimo, pena la
sospensione delle forniture e chiusura dell’attività, senza la possibilità fattiva e reale di
ricorrere alla magistratura ordinaria in quanto le vessazioni, da parte del medesimo
fornitore, non avrebbero mai una fine.

3. Impossibilità di ricorrere alle OO.SS. in quanto parte di un sistema chiuso,


autoreferenziale e controllato da pochi, per di più, parossisticamente finanziato, “come da
Accordo Nazionale” dalla stessa F.I.E.G (ai fini confutativi, la voce di riferimento
dell’Accordo Nazionale è: “quote di servizio”).
4. Impossibilità da parte della rete di vendita di influire sugli acquisti di prodotto ( per legge)
pena la sospensione o il fallimento delle attività, in quanto il rivenditore è obbligato a
mantenere la parità di trattamento tra autorevoli prodotti che dispensano cultura e
informazioni con occhiali, coltelli, piante e materiale pornografico…

Tutto questo, poiché, in assenza di “legiferazione certa”, sono state attuate modalità per
lo meno “anomale e sperequative”, in ogni caso inapplicabili in un qualsiasi altro settore
connotato da una maggiore trasparenza, e non riferibile a norme giuridiche incentrate sul
diritto.

Aspetto di una profonda gravità è inoltre la contabilizzazione quotidiana a livello


Nazionale , la quale è soggetta ad enormi discrasie perché “vidimate” da bolle di consegna
inefficienti inadeguate e incomplete, in quanto soggette a mutevoli condizioni
incontrollabili da parte della rete di vendita a livello Nazionale, la quale su questi aspetti
può essere solo passiva, pena la sospensione delle forniture.

Ogni rivendita sul territorio ( 35.000 punti vendita circa) riceve merce attraverso una bolla
di consegna spesso inesatta e inadeguata ma, per motivi incomprensibili, trova
ugualmente un suo presunto fondamento giuridico, in quanto è facoltà del locale
Distributore di zona correggere l’errore segnalato dal rivenditore, successivamente al
riscontro da parte di quest’ultimo. Tali correzioni avvegono a volte 24 ore dopo a volte
dopo una settimana e spesso mai. Così come dagli atti depositati (Prefettura di Milano),
non essendo mai stato impostato alcun regolamento sull’enorme flusso finanziario che
regola il materiale quotidiano e periodico attraverso la rete di vendita nazionale si è chiesto
un intervento di verifica dei documenti contabili.

Sul territorio nazionale, il flusso finanziario viene incanalato sul singolo rivenditore
attraverso delle bolle di consegna, dalla natura anomala, quasi sempre errate. Il prodotto
inviato, alla sua naturale scadenza, torna in resa al distributore locale sotto compilazione
dei rivenditori, attraverso il documento fornito da quest’ultimo ( bolla di resa), il quale, dopo
il conteggio della merce, deve accreditare alle rivendite il prodotto riscontrato. Il
riconoscimento della merce e il relativo accredito ai rivenditori è di gran lunga errato nella
grande maggioranza dei casi, magari di pochi euro, ma quasi sempre errata. A questo
punto la rete di vendita, sul territorio Nazionale, attraverso atto formale , sempre a livello di
richiesta, chiede l’accredito della merce mancante al proprio distributore locale, la quale
raramente viene riconosciuta. A questo punto la rete di vendita è costretta a pagare in
quanto non riconoscere alla distribuzione l’importo richiesto può comportare la
sospensione della merce.

Tale sistema è nostra ferma convenzione che oltre a costituire un sistema vessatorio, mai
oggetto di alcuna norma prevista dall’ Accordo Nazionale, sebbene si tratti di un sistema
diffusissimo, endemico e radicato in ogni Regione d’Italia, possa andare a costituire gravi
forme di alternative forme di contabilità non controllabili in alcuna maniera dalla
rete di vendita ma garantita apertamente da tutta la compagine editoriale, la quale
sebbene a conoscenza di tale discrasie le sostiene attraverso documentazione
inspiegabilmente blanda e inefficace.
Il settore è “fiscalmente anomalo”. Il principale motivo di tutti i dissidi che
coinvolgono nelle perdite finanziarie le edicole, attiene la mancanza assoluta di
certa ed inequivocabile tracciabilità fiscale e finanziaria della filiera.

Quanto viene consegnato ogni giorno alle edicole non è dotato di idoneo ed
ineluttabile documento di viaggio, il quale deve essere connotato dai dovuti crismi
fiscali che permettano di identificare correttamente la quantità di merce ricevuta
dall’edicola, tutto ciò al fine della necessaria tracciabilità fiscale del prodotto
editoriale eventualità che permetterebbe (nella certezza della corrispondenza tra
quanto scritto, e quanto ricevuto realmente) di abbattere totalmente i quotidiani
contenziosi in merito alla merce ricevuta o resa.

Perché quanto viene reso ogni giorno dalle edicole non è dotabile di idoneo ed ineluttabile
documento di viaggio/fiscale che permetta di identificarne la quantità di merce resa
dall’edicola, come in qualsiasi altra filiera?

Un siffatto sistema è un forte monito morale contro l’evasione fiscale, e corrispondono al


principale tono precauzionale e normativo richiesto dagli edicolanti, vittime essi stessi per
primi di questa carenza normativa.

Una contabilità certa, a partire dall’acquisto della carta da parte delle imprese editoriali,
per poi conteggiare (e contabilizzare le effettive copie editate, al fine di tracciarle nel
percorso verso la rete vendita, ed in attinenza alle copie rese, dalla rete vendita verso gli
editori) abbatterebbe in modo ineluttabile e fisiologico:

- anomalie normative e contabili

- diatribe inerenti i numeri di tiratura

- diatribe inerenti merce consegnata

- diatribe inerenti merce realmente venduta

- diatribe inerenti merce realmente resa

In poche parole però permetterebbe la trasparenza e la tracciabilità della filiera, riportando


trasparenza anche nel settore editoriale, tanto più che è oggetto di finanziamenti da parte
dello stato di grande importanza, quindi maggiormente deve essere oggetto di più attenta
valutazione da parte delle istituzioni anche nel suo anello finale ovvero la rete di vendita .

Non è moralmente più accettabile che tale attività sia “svolta” solo da imprese di
certificazione scelte e (lautamente) remunerate dalla compagine editoriale.

Rammentiamo che la mancata corrispondenza giornaliera di pochi euro ad edicola (cosa


facilmente confutabile presso una qualsiasi edicola sparsa sul territorio italiano), genera
flussi finanziari enormi, per di più questi flussi sono imputati fiscalmente all’edicole stesse,
per cui, oltre alla perdita pecuniaria diretta, le edicole devono corrispondere i relativi oneri
fiscali che però non hanno corrispondenza nel vero. Oltre al fatto che, in merito ai numeri
del “venduto reale”, se non corrispondenti al vero, genererebbero consequenzialmente
flussi anomali ed incontrollabili. Ribadiamo che

l’edicolante medio deve per prima cosa (ogni giorno, lo ripetiamo, ogni giorno) tentare di
rimetterci il meno possibile, il parossismo consta proprio nel fatto che l’attività principale
dell’edicolante è quella di limitare i danni contabili/ammanchi causatigli dalle Sovra
Strutture Editoriali e Distributive le quali “per contratto” possono fare letteralmente ciò che
preferiscono

Per quanto espresso brevemente chiediamo un intervento affinché si verifichi le


anomalie di sistema denunciate dalla presente interrogazione, in modo da portare uno
stato diritto anche nella filiera editoriale nei suoi aspetti meno conosciuti ovvero quelli
caratterizzati da una rete di vendita laboriosa ed operativa su tutto il territorio Nazionale.

Chiediamo quindi un intervento deciso affinché:

1. si distinguano i prodotti che debbano usufruire della parità di trattamento in base a


qualità specifiche
2. si distingua il prodotto editoriale puro che possa usufruire delle agevolazioni in
ambito fiscale
3. Venga ristabilito una sfera di diritto nell’ambito del rapporto commerciale in
presenza di sfacciati abusi di posizione dominante
4. Venga data la possibilità di usufruire di altri canali per il reperimento della merce in
situazioni di palese vessazione da parte delle strutture locali distributive

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