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AGCM
SI.NA.G.I.
FE.NA.G.I.
S.N.A.G.
SIN.PA.
La vendita del prodotto “quotidiano e periodico” avviene sul territorio nazionale attraverso le
rivendite “Esclusive” e “Non esclusive”, così come sono identificate dal Decreto Legislativo n.
170/01. Tali attività sono distribuite in maniera omogenea e capillare in tutta Italia, coinvolgendo
circa 35.000 punti vendita. La gestione di un’edicola è attuata solitamente a tono familiare, gli
addetti da computare ammontano a circa 50.000/70000 individui.
L’attività viene svolta solo a fronte di rilascio di autorizzazione comunale, la quale è vincolata dai
principi individuati dal Decreto Legislativo n. 170/01 e, in base alla Regione di appartenenza, a
criteri attuativi o leggi emanati dalla Regione stessa.
Questo aspetto è basato sul fatto che, nel settore editoriale, la salvaguardia del pluralismo
dell’informazione,la libertà di stampa e il diritto del cittadino ad accedere ad un prodotto editoriale,
evitando ogni possibilità di censura da parte di un qualsivoglia soggetto, è sempre stato
considerato fondamentale. Tale nobile principio, dettato dalla costituzione e nato sotto precise
logiche, è stato oggetto negli anni di fenomeni distorsivi, tanto da aver generato tutto un mondo di
prodotti paraeditoriali e ibridi che usufruiscono di un canale di vendita dedicato in maniera
assolutamente impropria, tutelati da una legge dello Stato pur non avendone alcun diritto, a danno
di un’ intera categoria commerciale.
Le rivendite esclusive sono strutturate per poter gestire un finito numero di titoli e hanno un’
esposizione finanziaria mutevole a secondo di variabili di natura commerciale (domanda/offerta).
Per poter sostenere l’onere del mantenimento della parità trattamento è necessario un ritorno
economico che possa sopperire ai numerosi invenduti che l’attuale sistema distributivo
accompagnato alla crisi editoriale in atto generano quotidianamente. Quando non vengono inviati
prodotti di ampia richiesta alla rete di vendita e si riscontra un eccesso di titoli soggetti a vendita
zero o i piani diffusionali del prodotto editoriale non vengano sostenuti da necessità di vendita ma
esigenze a monte di “monetizzare” più merce possibile , si crea uno squilibrio finanziario in grado
di creare insofferenza ed insolvibilità/fallimenti nella rete di vendita.
Il distributore Locale diventa una naturale emanazione di tali principi e anch’essa deve
seguire o subire le strategie di marketing sviluppate dall’editore o dal Distributore
Nazionale e come da Accordo Nazionale deve assicurare la migliore diffusione dei prodotti
in modo da massimizzare le vendite, contenere il numero delle copie invendute e
ottimizzare i punti di vendita serviti (coerentemente con le indicazioni editoriali di
commercializzazione, tenuto anche conto dei dati storici e statistici del singolo punto
vendita); deve curare il trasporto dei prodotti e il ritiro delle copie invendute presso i punti
vendita organizzando i servizi di trasporto, franco punto vendita.
L’attuale mercato, così come evidenziato dalle Analisi F.I.E.G sulla Stampa in Italia, è in
profonda crisi ed è soggetta ad una gestione critica del materiale reso. Le più grandi Case
Editrici onde sostenere in maniera minore il peso del materiale reso stanno inviando
pubblicazioni di ampia richiesta in quantità nettamente inferiore a quanto necessario al
rivenditore per il suo sostentamento e per la soddisfazione dell’utenza, avendo preferito
optare per una più facile gestione del punto vendita esaurito piuttosto che un’ onerosa
lavorazione del materiale reso ( così come apertamente ammesso da parte di
Mondadori/PressDi ).
Tutto questo lavoro però non genera utili ma solo costi. Le pubblicazioni soggette a bassa
percentuale di vendita ( …presunti Editori…) se dovessero mancare dal mercato
genererebbero squilibri finanziari per l’Editore, il Distributore Nazionale e il Distributore
Locale, per cui questi editori dalla natura “Parassitaria” devono essere presenti e
rigenerarsi sotto anche altre vesti ( ridistribuito, riedizione, ristampa…).
L’edicolante sarà così costretto ad esporsi in prima persona finanziariamente e senza la
possibilità di offrire spazio adeguato alle testate che hanno pieno diritto di usufruire del
nobile diritto alla “Parità di trattamento”, perché l’attuale sistema lo consente e lo alimenta.
Il sistema attuale di vendita e diffusione del prodotto editoriale sul territorio è tale per cui
non solo è permesso il predominio di una ”posizione” rispetto ad un’ altra, ma è concesso,
in maniera brutale, l’abuso di posizione dominante, per legge; inoltre le possibilità di
reazione da parte della rete di vendita non possono sussistere in quanto il sistema di
vendita è tale da non consentire né reazioni né l’entrata sul mercato di altri operatori atti
alla distribuzione. Da una lettura del vigente Accordo Nazionale, ovvero le regole di settore
per tutte le rivendite esclusive sul territorio, tale concetto viene addirittura “regolato”.
Le violazioni del “Diritto Civile”, che questo sistema di commercializzazione del prodotto
editoriale ha creato sono molteplici, e si sono evolute negli anni attraverso i principali
attori della filiera, escludendo la rete di vendita, in quanto solo minimamente rappresentate
dalle sigle sindacali che, sebbene numerose, risultano ugualmente poco rappresentative
numericamente sul territorio. Si è creata quindi una sorta di “compagine” autoreferenziale
nel controllo e nell’accesso del mercato editoriale/distributivo, nel suo continuo
autoregolarsi attraverso “Accordi tra le parti”. Il settore vive in una ”selva di norme e patti
anomali”, di “mancata legiferazione”, per cui, le norme pattizie assurgono allo spessore del
“Diritto”, poiché, il risultato in merito alla filiera editoriale è che “non normare” diviene
“funzionale” alle Sovra Strutture Editoriali e Distributive, ma mai agli oltraggiati diritti degli
edicolanti/rete di vendita, i quali possono essere solo passivi.
1. evasione dell’ I.V.A. legalizzata nell’ immettere prodotto soggetto ad aliquota del
20%. Ricordiamo che basta un mero pezzo di carta con registrazione in tribunale come
prodotto editoriale per essere posto in vendita con I.V.A. al 4%. Si hanno così ombrelli,
occhiali, deodoranti, disinfettanti…con obbligo di parità di trattamento al pari di un
quotidiano nazionale….
Tutto questo, poiché, in assenza di “legiferazione certa”, sono state attuate modalità per
lo meno “anomale e sperequative”, in ogni caso inapplicabili in un qualsiasi altro settore
connotato da una maggiore trasparenza, e non riferibile a norme giuridiche incentrate sul
diritto.
Ogni rivendita sul territorio ( 35.000 punti vendita circa) riceve merce attraverso una bolla
di consegna spesso inesatta e inadeguata ma, per motivi incomprensibili, trova
ugualmente un suo presunto fondamento giuridico, in quanto è facoltà del locale
Distributore di zona correggere l’errore segnalato dal rivenditore, successivamente al
riscontro da parte di quest’ultimo. Tali correzioni avvegono a volte 24 ore dopo a volte
dopo una settimana e spesso mai. Così come dagli atti depositati (Prefettura di Milano),
non essendo mai stato impostato alcun regolamento sull’enorme flusso finanziario che
regola il materiale quotidiano e periodico attraverso la rete di vendita nazionale si è chiesto
un intervento di verifica dei documenti contabili.
Sul territorio nazionale, il flusso finanziario viene incanalato sul singolo rivenditore
attraverso delle bolle di consegna, dalla natura anomala, quasi sempre errate. Il prodotto
inviato, alla sua naturale scadenza, torna in resa al distributore locale sotto compilazione
dei rivenditori, attraverso il documento fornito da quest’ultimo ( bolla di resa), il quale, dopo
il conteggio della merce, deve accreditare alle rivendite il prodotto riscontrato. Il
riconoscimento della merce e il relativo accredito ai rivenditori è di gran lunga errato nella
grande maggioranza dei casi, magari di pochi euro, ma quasi sempre errata. A questo
punto la rete di vendita, sul territorio Nazionale, attraverso atto formale , sempre a livello di
richiesta, chiede l’accredito della merce mancante al proprio distributore locale, la quale
raramente viene riconosciuta. A questo punto la rete di vendita è costretta a pagare in
quanto non riconoscere alla distribuzione l’importo richiesto può comportare la
sospensione della merce.
Tale sistema è nostra ferma convenzione che oltre a costituire un sistema vessatorio, mai
oggetto di alcuna norma prevista dall’ Accordo Nazionale, sebbene si tratti di un sistema
diffusissimo, endemico e radicato in ogni Regione d’Italia, possa andare a costituire gravi
forme di alternative forme di contabilità non controllabili in alcuna maniera dalla
rete di vendita ma garantita apertamente da tutta la compagine editoriale, la quale
sebbene a conoscenza di tale discrasie le sostiene attraverso documentazione
inspiegabilmente blanda e inefficace.
Il settore è “fiscalmente anomalo”. Il principale motivo di tutti i dissidi che
coinvolgono nelle perdite finanziarie le edicole, attiene la mancanza assoluta di
certa ed inequivocabile tracciabilità fiscale e finanziaria della filiera.
Quanto viene consegnato ogni giorno alle edicole non è dotato di idoneo ed
ineluttabile documento di viaggio, il quale deve essere connotato dai dovuti crismi
fiscali che permettano di identificare correttamente la quantità di merce ricevuta
dall’edicola, tutto ciò al fine della necessaria tracciabilità fiscale del prodotto
editoriale eventualità che permetterebbe (nella certezza della corrispondenza tra
quanto scritto, e quanto ricevuto realmente) di abbattere totalmente i quotidiani
contenziosi in merito alla merce ricevuta o resa.
Perché quanto viene reso ogni giorno dalle edicole non è dotabile di idoneo ed ineluttabile
documento di viaggio/fiscale che permetta di identificarne la quantità di merce resa
dall’edicola, come in qualsiasi altra filiera?
Una contabilità certa, a partire dall’acquisto della carta da parte delle imprese editoriali,
per poi conteggiare (e contabilizzare le effettive copie editate, al fine di tracciarle nel
percorso verso la rete vendita, ed in attinenza alle copie rese, dalla rete vendita verso gli
editori) abbatterebbe in modo ineluttabile e fisiologico:
Non è moralmente più accettabile che tale attività sia “svolta” solo da imprese di
certificazione scelte e (lautamente) remunerate dalla compagine editoriale.
l’edicolante medio deve per prima cosa (ogni giorno, lo ripetiamo, ogni giorno) tentare di
rimetterci il meno possibile, il parossismo consta proprio nel fatto che l’attività principale
dell’edicolante è quella di limitare i danni contabili/ammanchi causatigli dalle Sovra
Strutture Editoriali e Distributive le quali “per contratto” possono fare letteralmente ciò che
preferiscono