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G. TEDESCHI - A. BORELLI CORSO DI LINGUA GRECA VOLUME PRIMO TEORIA S. LATTES & C. - EDITORI - TORINO Seconda edizione Proprieta letteraria riservata © Copyright by S. Lattes & C. - Torino Stampato im Italia — Printed in Italy VINCENZO BONA - TORINO - 1971 (38759) PREMESSA IL presente Corso di lingua greca tende a soddisfare due esigenze viva- mente sentite dai professori di Ginnasio nella didattica del greco: rendere Vinsegnamento della morfologia meno muemonico ¢ meccanico possibile; disporre di un materiale, sia teorico che pratico, graduato con vigile cura, in modo che V'insegnamento possa procedere lento ¢ sicwro, sorreito dalle oppor- tune esercitazioni pratiche, concedendo agli allievi il necessario respiro. Per conseguire ib primo risultato si é cercato di dare ragione det feno- meni fonetici e morfologici nell’ambito consentito dal’ ea mentale dell’alunno. Non 6, perd, necessavio immetiere lo studente fin dalV inizio nello studio siste- matico della fonologia, arido ¢ dificile: tuiti 7 fenomeni fonetict, infaiti, tro- 2ano Ia loro spiegazione nel testo, via via che si presentano. Quindi le pagine di jfonologia (18-27) vanno intese come um riepilogo, cui lo studente pud ricorrere, quando lo ritenga necessario, anche alla fine del corso. Conservare scrupolosamente un metodo stovico ci 2 parso indispensabile, per permettere allo studente che giunga al Liceo la letiura di testi dificil, e non attici, come Omero ed Erodoto. Consapevoli, poi, dell'importanza che ha per chi studia avere dinanzi agli occhi una pagina nitida, non sovraccarica di paradigmi riunili insieme ¢ affastellati, abbiamo cercaio di presentare ogni argomento a sé stante, anche tipograficamente, € confidiamo che cid riuscira gradito a docenti e discenti. Al testo di teovia si affiancano gli esercizi, che me seguono con scrupo- losa diligenza e gradualita Ia iratiazione. Mediante Vintroduzione progres- siva di Avvertenze che chiariscono usi di morfologia e di sintassi, Ualunno sara presto in grado di destreggiarsi con frasi facili, ma complete, tutte tratte vi PREMESSA (quelle greche, s'intende), sia pure con indispensabili ridusioni, da autoré classici. Quale sia Voriginalite del materiale degli esercizi giudicheranno gli inse~ gnanti, che vi troveranno accanto a frasi di colorito poetico 0 gnomico, anche testi di indovinelli ¢ giochi: un materiale vario, quindi, non noioso, ma vivo ed umano, che preparera e disporrd gli students alla letiura di testi continut @autore in Liceo, Cura particolare abbiamo dedicato allo studio det lessico con due tipt di esercitazioni: prendendo spunto da vocaboli contenutt negli esercizi, abbiamo ora ricostruito famighie di parole che hanno in comune la radice; ova messo in evidenza Ic radici greche che sono passate nella lingua italiana, La trattazione della sintassi é stata condotta mediante 21 tavole riassun- tive, che, anche nella loro schematicitd, illuminano tuttavia i problemi da un punto di vista logico. Infine, a chiusura di ogni argomento, sta un raffronto tra l'uso greco ¢ l'uso latino: ne emergono convergenze e divergenze che possono intevessare lo siudente versato in problemi di linguistica. Queste parti, non indispen- sabili alla trattazione della materia, sono contraddistinte da caratteri tipo- grafic diversi. G. Tepescut e A. Boretut, INTRODUZIONE LA LINGUA GRECA Poiché & consuetudine nella scuola parlare di lingua greca e di Greco antico, gli studenti possono essere indotti da cid a credere che antica- mente nella penisola greca e nelle colonie si sia parlata una lingua uni- taria, dalla quale abbia poi avuto origine il greco moderno. Meglio, quindi, chiarire subito alcuni concetti fondamentali. Tl greco appartiene, come il latino, alla famiglia delle lingue indo- europee, parlate in origine da popolazioni che in tempi remoti erano stan- ziate approssimativamente ai confini dell’Europa con l’Asia, ma che in seguito, in secolari ondate migratorie, si diressero verso Occidente in tutta ‘Europa, e verso Oriente in India e nell’Iran. Gli Elléni, come i Greci si chiamarono, si stanziarono in periodi diversi nella penisola greca che da essi prese il nome di Ellade, e di qui poi scia- marono verso le isole dell’Egeo ¢ la costa dell’Asia Minore, e fondarono colonie lungo le coste dell’Italia meridionale, della Sicilia e dell’Africa. La lingua parlata dagli Ellgni primitivi era gia differenziata dall'indo- europeo originario; i linguisti tuttavia credono che essa costituisse una parlata comune e unitaria, la quale solo pid tardi, in epoca storica, assunse nelle diverse localita dove venne parlata colorazioni differenti, frantu- mandosi in veri e propri dialetti. Occorre tuttavia precisare che, come non abbiamo alcuna testimonianza scritta dell’indoeuropeo, ma tutto cid che sappiamo di esso & frutto di supposizioni fondate sullo studio com- parativo dei linguaggi che dall’indoeuropeo derivarono, cosi nulla sap- piamo del «greco comune », perché neanche di questo ci é pervenuta testi- monianza alcuna. Al tempo delle invasioni elleniche, nella penisola balcanica e nei paesi vicini ad essa abitavano popolazioni che parlavano linguaggi non indo- europei: nel territorio che divenne poi degli Elltni si fa il nome dei Pe- lasgi, di cui non sappiamo nulla; viceversa sappiamo con sicurezza che 2 INTRODUZIONE nell’isola di Creta si sviluppd un’importante civilt2 non indoeuropea, la civilta minoica, e che parecchie lingue dell’Asia Minore, dove si diffuse pitt tardi la colonizzazione greca, come il frigio, il lidio, il cario, il licio, non erano lingue indoeuropee. E presumibile percid che i primitivi Greci siano venuti in contatto con popolazioni non greche, ne abbiano sublto l'influenza, e che proprio per questo motivo il loro linguaggio originario si sia localmente differen- ziato in pit parlate dialettali. D’altro canto va anche tenuto presente che l'emigrazione delle primi- tive trib! elleniche non avvenne in modo massiccio, in un unico periodo: si possono individuare principalmente due fasi migratorie, a distanza di secoli: l'invasione degli Achei (1900-1800 a. C.) e quella dei Dori (1200 aC). a Achei, stanziati originariamente nella regione nord-occidentale del Pindo, si spinsero a sud ¢ raggiunsero perfino V'isola di Creta, perfezio- nando la propria civilta al contatto con la civilta cretese 0 mindica che si era largamente diffusa anche sulla terraferma. Dalla fusione della civilta cretese con la civilta achea ebbe origine la cosiddetta civilta micenea, ossia la civilté che Omero canta nell’ [liade. Di questo periodo non si aveva, fino a pochi anni or sono, alcuna testimonianza scritta. Nel 1953 due stu- diosi inglesi, Michael Ventris (1922-1956) e John Chadwick (n. 1920), riuscirono a decifrare la scrittura contenuta in migliaia di tavolette di argilla in parte provenienti dall’archivio del palazzo di Cnosso nell’isola di Creta, in parte rinvenute sul continente greco a Pilo, a Micene e a Tebe. Tale scrittura, cui é stato dato il nome di lineare B, si fonda su un alfabeto sillabico, che gli Achei appresero dai Cretesi, e contiene ideo- grammi convenzionali, segni di misure di peso, e cifre di numerazione in sistema decimale. L’importanza di questa scoperta risiede nel fatto che le iscrizioni in lineare B costituiscono la pit antica documentazione di greco arcaico: risalgono infatti al sec. XV a. C., e sono di molto anteriori alle iscrizioni greche finora conosciute e ai poemi omerici, che erano prima ritenuti le fonti pit: antiche. Gli Achei subirono gli assalti degli Eoli, provenienti dalla regione cor- tispondente alla Tessaglia; quindi la bellicosa e distruttrice invasione dei Dori, con la quale si fa coincidere la decadenza della civiltt micenea e Vinizio del cosiddetto « medio-evo greco », che durera circa fino al sec. VIII ac. 1A LINGUA GRECA 3 In epoca storica i dialetti greci, nati dalla frantumazione e dalle dif- ferenziazioni del «greco comune », si trovano cosi distribuiti: 1) dialetto ionico, parlato nell’Eubea, in numerose isole delle Ci- cladi, nella parte sud-occidentale dell’Asia Minore, nelle colonie ioniche dell’Ellesponto, della Propontide, del Ponto Eussino, e della Magna Grecia; 2) dialetto attico, parlato in Atene e nell’Attica; 3) dialetto eolico, parlato in Beozia, in Tessaglia, nell'isola di Lesbo e sulla costa occidentale dell’Asia Minore; 4) dialetto dorico, parlato nel Peloponneso, nella Focide e nella Locride, a Creta, a Rodi, nelle isole meridionali dell’Egeo, nelle colonie doriche della Magna Grecia. Tra i diversi gruppi dialettali esistevano delle differenze notevoli, soprattutto fonetiche e di pronuncia; tuttavia cid non impediva ai Greci di sentire fortemente I’unita della loro stirpe e di comprendersi agevol- mente tra loro, anche se appartenevano a gruppi linguistici differenziati. Pertanto il mondo greco appare linguisticamente frazionato in parlate che, in seguito all’espansione coloniale, sempre pit si intersecano le une con le altre, ma la religione e Ja cultura comuni a tutti i Greci accentua- vano il sentimento di unitd etnica e nazionale. La documentazione dei vari dialetti greci @ costituita da materiale epigrafico locale e da testi letterari. Mentre al linguista interessa maggiormente il materiale epigrafico, che é pit vicino alla lingua parlata e ne rifiette l’evoluzione ¢ le innovazioni, al letterato interessano di pit i testi letterari, in cui rivivono l‘inventiva, lo spirito critico e la razionalita speculativa del popolo. Sembrerebbe logico pensare che le opere letterarie siano scritte nel dialetto nativo dell’autore che le ha composte. Invece non é cosi: accanto ai veri e propri dialetti parlati, esistono i dialetti letterari. I testi lette- tari conservano, indipendentemente dal Inogo di nascita dell’autore, la lingua del genere letterario a cui appartengono, ossia il dialetto della regione in cui furono creati originariamente. Cosi Ja lingua dell’epica 2 Vionico-epico, ossia non il dialetto ionico parlato, ma un ionico ricco di colismi e di altri elementi dialettali diversi perché la poesia epica é ori- ginaria della Ionia ¢ ha subito l’influenza di un’antica poesia eroica in dia- letto eolico; 1a lingua della tragedia e della commedia é J’attico, ma le Parti corali sono in dorico, poiché in questo dialetto & nata la poesia co- tale; mentre Ia lirica individuale o lirica monodica é in dialetto eolico. 4 INTRODUZIONE Chi voleva coltivare un dato genere letterario, doveva quindi adottare Ja lingua da esso richiesta. Per conseguenza la lingua letteraria & piuttosto cristallizzata, segue delle norme fisse, e solo in parte riffette le innovazioni della lingua d’uso. Poiché la regione dell’Ellade che ebbe la massima fioritura artistica e letteraria fu I’ Attica, nelle nostre scuole classiche si studia il greco antico nella varieta del dialetto attico al tempo del suo massimo splendore (ossia V-IV sec. a. C.). Quando perd lo studente, impadronitosi della fonetica, della morfologia, della sintassi dell’attico, si volgera alla lettura dei capo- javori della cultura greca, si trovera ad affrontare anche gli altri dialetti. La duplice tendenza della lingua greca al frazionamento linguistico e all’unita della cultura si estingue nell'eta ellenistica, A partire dal IV sec, a. C. il focolaio della cultura non é pit Atene, né alcuna altra citta della Grecia continentale, ma Alessandria, pit viva e meno decentrata: i con- fini geografici del mondo greco con le conquiste di Alessandro si sono straordinariamente allargati. Chi é colto parla greco, la lingua del com- mercio del Mediterraneo ¢ la lingua greca, ogni forma di humanitas & greca. Questa tendenza universalistica non poteva esprimersi in un linguaggio particolaristico; pertanto la lingua greca dell’eta ellenistica & ela lingua comune », la xow} SikAextos, una lingua mista di ionico e di attico, la quale, superando i confini nazionali, divenne lingua di tutti i paesi che si affacciavano al Mediterraneo orientale, e penetrd come seconda lin- gua anche a Roma. Dalla xowh Siddextoc, mon dalle parlate particolaristiche del mondo gteco antico, ha avuto origine il greco moderno; cosi come I'italiano e Je altre lingue neolatine derivano non dal latino letterario, ma dal latino volgare. Perd mentre il latino ha dato origine a molteplici lingue neo- latine, dal greco antico é derivato unicamente il greco moderna. PARTE PRIMA CENNI DI FONOLOGIA SEGNI CONVENZIONALI eee Ea * indica una forma non attestata, che viene foneticamente ricostruita per spiegare una forma attestata. > indica il passaggio da una forma a un’altra. < indica Vorigine o la derivazione di una forma da ‘un’altra. CAPITOLO I SCRITTURA E FONETICA Lalfabeto, 1. - I primi Greci invasori, gli Achei, si servirono di un alfabeto sillabico (cfr. Introd. pag. 2), composto di 87 segni, che avevano ap- preso dalla popolazione dell'isola di Creta e che avevano adattato alla fonetica della propria lingua. Tale tipo di scrittura, che é stata chiamata lineare B, fu poi abbandonata quando gli Elléni nel sec. IX a. C. tro- varono pitt pratico adottare l’alfabeto fonetico gid in uso presso i Fe nici. Le varie popolazioni elleniche non ebbero peré all'inizio tutte lo stesso alfabeto, poiché elaborarono diversamente I'alfabeto fenicio: solo nel 403 a. C. fu adottato ufficialmente da Atene I’alfabeto in uso nella Ionia, ¢ poco dopo anche tutti gli altri Greci si uniformarono a questo, che @ pit © meno quello riprodotto a pagina seguente. Nell’adottare l’alfabeto fenicio i Greci, tuttavia, mutarono il verso della scrittura: mentre i popoli semitici scrivevano da destra verso sini- stra, i Greci scrissero, come noi, da sinistra verso destra. Lo specchietto riportato contiene le lettere maiuscole e le lettere mi- nuscole, ma & noto che quelle originarie sono soltanto le maiuscole; le minuscole cominciarono ad entrare nell'uso nell’eta ellenistica, a partire dal III secolo a. C., nella scrittura corsiva dei papiri. Lalfabeto fenicio, come gli altri alfabeti semitici, disponeva di un numero considerevole di segni, tutti destinati a indicare i suoni consonan- tici: nessun segno esisteva per indicare le vocali, che chi leggeva sapeva integrare nella pronyncia. [ Greci destinarono all’indicazione delle yocali NOME GRECO GAPITOLO NOME LATINO Goa Gira yappa 84ata & ptrdv Cra wp = CEN GE CAATAOMEE YK OS NM ODA HRVRS TOW oks Pro es gan aaa os Tr A E Zz H 8 1 K A M N o Ir P = T Y ® x y Qa alpha béta gamma delta epsilon zéta éta théta iota kappa lambda alcuni segni dell’alfabeto fenicio, che non trovavano corrispondenza fone- tica nella loro lingua, Nacquero cos} i segni delle vocali. L’alfabeto greco, di cui ci serviamo oggi, si compone di 24 segni, dei quali sette, appunto, sono destinati alle vocali. Tre antichi segni consonantici, lo stigma, il coppa e il sampi furono usati per indicare numeri (cfr. pag. 143), e quindi non appartengono pit all'alfabeto, SGRITTURA E FONETICA é Le vocali. - Segni e quantita. 2. — I suoni delle vocali sono cinque, come in italiano; i loro segai sono perd sette, poiché due di esse, il suono e ed il suono o, hanno cia- scuno due segni secondo la quantita della vocale. In greco, infatti, come in latino, le vocali potevano essere lunghe e previ, e la loro durata veniva fatta sentire nella pronuncia. Una vocale Junga aveva una durata pressoché doppia di una vocale breve. I nomi, i segni e i relativi suoni delle vocali sono: alfa: 2, suono di a breve o lungo; ‘epsilon: e, suono di e breve chiuso; eta: 1, suono di e lungo_aperto; iotas 1, suono di i breve o lungo; omicron: suono di o breve chiuso; Omega: , suono di o lungo aperto; ypallon? v, suond df W francese, breve o_lungo, Mentre i suoni di e e di o avevano due segni ciascuno (ce 7; 0 € ©), secondo la quantita della vocale, le altre vocali avevano soltanto un segno, tanto se erano brevi, quanto se erano lunghe. Inoltre » e « si distinguevano non solo per Ja quantita, ma anche per l'apertura?: erano infatti pronunciate aperte. Nella pronuncia scolastica odierna tuttavia non si tiene conto di que- ste distinzioni. Quanto al nome delle vocali osserveremo che: 2 qaéy significa ae semplice», € questa denominazione risale al- lV'epoca bizantina *; & paxpéy e & bye significano rispettivamente ¢o piccolo» e «o grande» e queste denominazioni si riferiscono alla forma delle lettere; & dudsv significa «v semplice », e anche questa denominazione risale all’epoca bizantina *. 1. Una vocale si dice aperta o chiusa secondo la maggiore o la minore aper- tura della bocca nella pronuncia. 2. In quest’epoca i ‘dittongo ai si leggeva ¢ come la e; pertanto Vespression epsiion precisava quando si doveva scrivere con ¢, ¢ non con at. ; 3. Nell’et2 bizantina avevano la stessa pronuncia di v anche la ¢ e il dittongo ‘ou Pectanto Vespressione ypsilom precisava che si doveva sorivere con la sola v. 46 CAPITOLO ¥ Nell’uso corrente si dice: epsilon, ypsilon, dmicron, oméga; ma queste non sono pronunce corrette, poiché in italiano va conservata I’ac- centazione che la trascrizione latina comporta, secondo la legge della penultima. Diremo percid: epsilon, ypsilon, omicron e omega. Rispetto alla loro natura le vocali si dividono in forti e deboli. Sono vocali forti «, ©, 4, 0, w, poiché esse sono esclusivamente usate in fun- zione di vocali. Sono vocali deboli | e v, poiché talora esse possono avere funzione di consonante, diventando jod o digamma (cfr. pag. 12). Le consonanti. 3. — Le consonanti sono r7 e si possono suddividere in due cate- gorie fondamentali: a) Consonanti che nella pronuncia producono un suono che non pwd essere prolungato indefinitamente, ma appare come una esplosione della durata di un momento. Tali consonanti dai grammatici greci furono chia- mate mute (%gava), nel senso, forse, che non avevano suono prolungato. Oggi, pitt correttamente, prendono il nome di esplosive per la maniera con cui avviene la pronuncia; oppure di momentanee perché il loro suono non pud essere prolungato a piacimento; oppure di occlusive perché per Pronunciarle si produce negli organi fonici un’occlusione. “ Y XG yoo > > 9» mB ote. La § era sempre sonora (come nella parola zanzara). Altri due suoni esistevano nella lingua greca antica, che sono poi scom- parsi: lo jod (j) ¢ il vau o digamma (F)1. La loro natura é tale, per cui essi sono al limite tra le consonanti e le vocali. Per la loro maggiore sono- rita vengono chiamate appunto sonanti. Lo jod aveva il suono di i pro- nunciata molto intensamente; il vau aveva il suono di v; ma entrambi potevano attenuarsi ed essere usati come vocali (cfr. pag. ro). La loro scomparsa tuttavia ha lasciato molte tracce nella fonetica della lingua greca, come vedremo in frequenti casi. L’aspirazione iniziale. 4. - Nell'alfabeto fenicio esisteva la lettera heth che indicava una aspirazione. Tale segno venne originariamente in greco indicato con H?, che col tempo venne cosi dimezzato: +. Successivamente lo stesso segno venne ancora semplificato in ‘, diventando un semplice segno grafico, Nasce cosi, con un leggero arrotondamento il segno dello spirito aspro (‘), che accompagnando una vocale iniziale indica che essa va pro- nunciata con aspirazione. Il segno di andamento contrario ’ servi ad indicare la mancanza di aspirazione ed é chiamato spirito dolce o lene. Evidentemente, se era necessario indicare l’aspirazione, era superfluo in- __1- Il nome digamma deriva dalla forma del segno rappresentante questo suono, simile a due gamma maiuscoli sovrapposti F. 2, In latino il segno dell’aspirazione @ h, che nella forma maiuscola conserva lo stesso segno del greco. Nella trascrizione in latino di parole greche lo spirito aspro & miprodotto con h. Percid troviamo Homerus <“Ounpoc, rhelor < pirup, Pirrhus da Ivptos, Ayacinthus < bdxwdoc, SCRITTURA E FONETICA 13 dicarne la mancanza. Tuttavia l’indicazione dello spirito aspro e dello spirito dolce é entrata comunemente nell’uso. Lo spirito si colloca sopra la vocale iniziale, se il carattere & minu- scolo; a sinistra in alto se il carattere é maiuscolo. Esempt: &, @, 1, , ecc.; & & % i, ecc.; °A, "E, ‘H, ‘Q, ecc. Soltanto la vocale » non pud avere che un solo spirito, quello aspro: 6. Anche la consonante ¢ se é all’inizio di parola porta lo spirito aspro. Es.: éfrwe (cfr. n. x, pag. 18). Il gruppo -pp- é notato -p)- oppure sem- plicemente -pp-. Fenomeni fonetici riguardanti le vocali. 5, — I fenomeni fonetici che riguardano le vocali sono di diversa natura. 1, Dittonghi. L'unione di una vocale forte, breve o lunga, con una debole in un'unica emissione di fiato costituisce il dittongo. Eccone le serie: a) serie dello iota: ae et on a 0 9 b) serie dello ypsilon: a ev ov (@) ow ov Unico dittongo composto di due vocali deboli é vi, ma si trova assai raramente. OSSERVAZIONI 1) Pronuncia. Nella pronuncia si fanno sentire i due elementi voca- lici, esclusi i dittonghi con iota sottoscritto g, 7, @, nei quali iota non si pronuncia. Per tale motivo questi prendono il nome di dittonghi im- propri. 1] dittongo ov si pronuncia #. Negli altri dittonghi la ypsilon ha suono u, non # (come nelle parole Jatto, neutro, ecc.). 14 CAPITOLO 1 2) Grafia. Nei dittonghi iniziali di parola Io spirito & collocato sul secondo elemento (al, of, ob, n¥, ecc.), sempre che, naturalmente, questo non sia sottoscritto (g, ). Nei dittonghi impropri anticamente iota era ascritto, ossia posto accanto alla prima vocale anche se non si pronunciava; solo nell’eta bizan- tina invalse l'uso di sottoscriverlo. Tuttavia quest’uso é limitato ai carat- teri minuscoli: coi caratteri maiuscoli i dittonghi impropri hanno iota ascritto, In questo caso la distinzione tra un dittongo proprio e uno im- proprio é affidata alla posizione dello spirito, che é sul secondo elemento se il dittongo & proprio, in alto a sinistra se il dittongo é improprio, EsEMP!: Ot, Al (dittonghi propri); ‘At, ’Q1, ’Ht (dittonghi impropri: iota non si pronuncia), Quando due vocali che dovrebbero formare un dittongo sono invece pronunziate separate, si ha la dieresi o «separazione ». Il segno della die- resi fu inventato dai grammatici alessandrini e consiste in due puntini posti sulla seconda vocale (es.: 4b). Se la dieresi é su vocali iniziali, non é indispensabile indicarne il segno, poiché basta la posizione dello spirito sul primo elemento del gruppo voca- lico a indicare che le vocali sono separate. 3) Quantita. I dittonghi sono lunghi; fanno eccezione at € 1, quando sono l’uscita di sostantivi o di voci verbali (tranne nell’ottativo; cir. pa- gina 186). 2. Contrazioni. Due vocali forti, oppure una vocale forte seguita da un dittongo, si riducono ad un sola vocale 0 a un dittongo. Questo fenomeno si dice contrazione. Le norme della contrazione si Ppossono cosi riassumere: a) Due vocali uguati, 0 due vocali di suono uguale ma di quantita diversa si contraggono nella vocale lunga corrispondente. Eccerztoni?: eu 00 = ov 1, Le contrazioni ee et € 99> ov sono eccezioni solamente apparenti; infatti = ed ov non sono in questo caso veri dittonghi, ma solo artifici grafiei per indi- care rispettivamente la ¢ ¢ la © chiuse, pronunziate con suono prolungato. SCRITTURA E FONETICA s b) Tra un suono di a (x) ¢ un suono di e (, 9) prevale nella forma junga quello che precede. c) Tra due vocali di suono diverso prevale nella forma lunga quella pitt cupa. EccEzioni: eo = ov oe = ov} d) Se un dittongo é preceduto da una vocale di suono uguale al primo elemenio del dittongo, il dittongo assorbe la vocale. ECCEZIONI: ytea=yn et+oa=-e wtfu=o0 __ 1, Anche qui si tratta di una notazione grafica che indicava la 0 chiusa pronun- ziata con suono prolungato. 16 CAPITOLO ¥ e) Se un dittongo & preceduto da una vocale di suono diverso dal suo primo elemento, la vocale e tl primo elemento del dittongo st contraggono; indi se c’é iota si sottoscrive, se c’é ypsilon scompare. Ecceziont: o ot n= wta=a eto ofe=jo +n = 3. Apofonia o gradazione vocalica, L’apofonia o gradazione vocalica o anche alternanza vocalica é@ un fenomeno fonetico tipico dell’indoeuropeo, dove era assai esteso, E rimasto in misura minore nel latino e nel greco, e se ne trovano tracce anche nei linguaggi moderni che derivano dall’indoeuropeo. Consiste nella variazione della vocale di una radice o di un suffisso in seguito al suo rafforzamento o al suo indebolimento. Per esempio in latino la radice feg- compare sotto la forma feg- nel verbo fego ¢copro» e sotto la forma tog- nel sostantivo toga «la toga» ossia l'indumento che copre il corpo. In italiano molte radici verbali presentano l’antica apofonia del latino: faccio-jeci, sto-stetti; e 'apofonia ¢ fenomeno comune anche nel tedesco’, In greco il fenomeno era pit sensibile e l’apofonia serviva a mettere in evidenza funzioni morfologiche diverse (per es. mediante l’apofonia veniva contrapposto il tema del presente a quello degli altri tempi; le persone del singolare a quelle degli altri numeri; la radice verbale alla radice nominale, ecc.). L’apofonia pud essere: 4) quantitativa, quando il mutamento consiste nella variazione della quantita della vocale. Per esempio un’« pud diventare 4; @ pud di- ventare 0, ecc.; 1. Cf, ted. dringen eportares, pass. remoto dang, part. pass. gedrungen. sCRITTURA E FONETICA 17 6) qualitativa, quando il mutamento consiste nel timbro della vo- cale. Nell’apofonia possiamo distinguere: a) il grado pieno (0 normale), quando la vocale é presente, anche se ha timbro diverso; b) il grado ridotto o grado zero, quando la vocale originaria @ mparsa, talora dando origine ad altri fenomeni fonetici; o da dittongo | zu) si @ ridotta a vocale debole breve (C, 0). Diamo alcuni esempi delle apofonie pit frequenti: GRADO PIENO 0 NORMALE GRADO ZERO O RIDOTTO rad. yev-, syov- yy «nascere » > Reurt-, — owmt- Nr- «lasciare » » oteA-, otod- (rad. nominale), oth> ovéh- «mandare > >» TpET-, TPOT- spn > tpdin- « volgere » 2» gevy- giy- «fuggire » Come risulta chiaro dagli esempi precedenti, quando nell’apofonia di grado ridotto la radice contiene una liquida (4, 9) 9 anche una nasale (uw, v), queste consonanti si vocalizzano sviluppando un’é. L'apofonia @ un fenomeno troppo complesso per insistervi ora: il di- scente nel corso dello studio della lingua greca ne incontrera molte e di vario tipo e imparera a riconoscerle con facilita. Il presente manuale le indica con cura e ne da la spiegazione ogni volta che si presentano. 4. Prolungamento di compenso. Spesso, in conseguenza della caduta di uno 0 due suoni (vt, v3, vd, v), la vocale che precede subisce un allungamento che prende il nome di pro- lungamento di compenso. Per prolungamento di compenso si hanno i seguenti mutamenti: a pura > &, a impura > 7, oppure > &, e>e, o>o, >t b>d. 2 — G. Tenescnt-A. Boretu. - I. 18 CAPITOLO 1 Fenomeni fonetici riguardanti le consonanti. N.B. — Tutti i fenomeni di fonetica trovano la loro spiegazione di volta in volta che ciascuno si presenta nek corso dello studio della morfologia. La vassegna che segue (pagg. 18-27) va percid considerata come un riepilogo, cui lo studente potra ricorreve, quando sara gid in possesso degli clementi essenziali della lingua, per avere una visione pik completa dei fenomeni linguistici. 6. - L’incontro di due o pil consonanti, o di consonanti con vo- cali, provoca dei mutamenti dovuti alla naturale tendenza all’adatta- mento reciproco. Questi mutamenti possono essere: a) eliminazione di suoni; Db) assimilazione di suon c) incontri di consonanti con jo d) dissimilazione di suoni; e) epentesi; f) metatest di suoni. Eliminazione di suoni. 4) All'inizio di parola scompaiono: 1) Lo j dinanzi a vocale, lasciando un’aspirazione che & segnata dallo spirito aspro. EsEMPIO: fixe «fegato » < *jijxap (cfr. lat. iecur). 2) IL F dinanzi a vocale, senza lasciare traccia. Esempt: olvog «vino» < *Fotvog (cfr. lat. vinwm); ap «primavera» <*féap (cfr. lat. ver). (Hanno per eccezione lo spirito aspro solo poche parole, tra cui Eonepoc «seraa< *Féonepoc; cfr. lat. vesper). Dinanzi a p, lasciando aspirazione!, EsEMPto: $intw «getto»< *Fplmte. X. La ragione per cui la p iniziale si scrive con lo spirito aspro dovuta all’aspi- razione conseguente alla caduta dei suoni iniziali F 0 ¢. In seguito l’uso dello spirito aspro si é generalizzato anche quando questi suoni non c’erano. SCRITTURA E FONETICA fe 3) Talvolta il a, dinanzi a vocale, lasciando aspirazione, EsEmPl: intra «sette » < *oenré (cfr. lat. septem); Exouat «seguo » < *at- opas (cfr. lat. seguor). Dinanzi a p, lasciando aspirazione. Esemrio: féw «scorro» < *apéu. 6) All’interno di una parola scompaiono: x) Il o intervocalico, senza lasciare traccia. Esempi: tutta la declinazione dei temi in -eo- e in -xo- (yévog « genere 9: gen. *yévecoc > *yéveog > yévouc; xpéag «carne a: gen. *xpfacog > *xpéxog > rpbeg; ecc.). Fa eccezione il o intervocalico quando costituisce un suffisso tempo- rale ed ha quindi una funzione morfologica ineliminabile; es.: Avow ed voc, futuro e aoristo di Abw «sciolgo ». 2) Il F intervocalico, senza lasciare traccia. EsEMPI: tw «navigo» < *rréFu; Bode, genitivo di Bots «bues, << *BoF dc. 3) Lo j intervocalico, senza lasciare traccia. EsEMPI: newWoic, gen. di mei « persuasione », < *retSdjog; méAets, nom. plur. di mac «citta», < *nbaejec. 4) Le dentali (z, 3, $) davanti a « scompaiono senza traccia*. Esempi: 2antc «la speranza»< *tanl8¢; xdpuor, dat. plur. di xépue, -S0q ¢elmos, < *xépvdor, 5) Il v dinanzi a @ scompare lasciando prolungamento di com- Ppenso (cfr, pag. 17, 4). EseMpio: dal verbo yévw erimango 9, aor. *éyevoa > Eucwwa. Non v’é il prolungamento della vocale in tutti i dativi plurali della ILL declinazione dei temi in nasale: Apéot < *Aiévot, dat. plur. di Atv «porto 9; 3alyoct < *3atuover, dat. plur. di Saiuwv «essere divino ». pe 1. Vedi nota pag. precedente. 2. In realté le dentali dinanzi a o si assimilano in oo, indi questo gruppo si Semplifica in o (semplificazione delle geminate). 20 CAPITOLO I 6) I gruppi vr, v3, vd dinanzi a o scompaiono lasciando prolunga- mento di compenso (cfr. pag. 17, 4). Esemet: adobe «dente» < *édévr¢; ylyaou, dat. plur. di ytyac, -vrog «gigante » <*ylyavrot; oneloouat < *onévScount, fut. di anévda ¢ faccio liba- gioni ». 7) I gruppi di tre consonanti si semplificano eliminando general- mente la seconda consonante. Questo é un fenomeno comune nel perfetto medio passivo. Esempl: *nxinpay-obe > nénpaySe, *néxeun-por > némeupar. c) In fine di parola scompaiono tutie le consonanii, tranne -y, -p, ~ -» diventa -v. EseMpt: III pers. sing. dell’imperfetto *fAuet > 2dve; III pers. plur, dell’imperfetto *8\vovs > Edvov; cade la -8, finale dei pronomi neutri sing.: éAAo < *&A208 (cfr. lat. aliud); tusive < *txetvod; yuvar, voc. sing. di yuv) «donna», < *ytvarx; -v finale dell'acc. sing. era originariamente -u: Abpea (cfr. lat. lyram, dove si @ conservato). Assimilazione di suoni. Si dice assimilazione la trasformazione di un suono consonantico per effetto di un’altra consonante che segue o che precede. La ragione della trasformazione é la necessita di predisporre gli organi fonici ad affron- tare con maggiore facilita due articolazioni immediatamente successive. L’assimilazione é totale se un suono diventa uguale a quello che pre- cede o a quello che segue; parziale se si ha solo un adattamento di un suono a un altro, L’assimilazione totale si ha nei seguenti casi: a)aA+j=™. EseMrt: &dog altro» < *&Ajog (cfr. lat. alius) ; otékhw «mando » < *ored-ju. bt Atyv=—r Esempto: dAdvut «distruggo » < *8Avous. ¢) m, 8, 9+ p= pp. Esempr: ypdupe ascritto »< *ypdo-ya; AAer- pat «sono stato lasciato » < *XéAen-paw. SCRITTURA E FONETICA a dvtu=up EsEMPIO: oupuetpla ¢ commensurabilita » < *owv-perpia. e)vt+R=—r. EsEMPIO: ovddcuféve «prendo insiemen < *ouy-rayBdve. fi vtp=pp. EsEMPIO: svppintw «getto insieme »< *avv- plnte. go otvew. Esempio: Evvuue « vesto » < *Féo-vupr (cfr. lat. vestio). L'assimilazione parziale si ha nei seguenti casi: @) Due occlusive possono stare vicino solo se sono entrambe o sorde 0 sowore 0 aspirate. Pertanto: ( nr, Br, nt} occlusive labiali + occlusive dentali } 73, BS, oS = BS; nd, BD, of = 9d. Esempt: yéreameat «é stato scritto » < *yéypag-tat; £BSouog « settimo » < *én-Souos (cfr. énrd ¢sette »); 2ashpSy «fu lasciato » < *éretn-Oy; ME, YT) UT = HT; occlusive velari + occlusive dentali { x8, 78, x8 = 3; x9, 1h, 78 = yd EsEMpr: reySeig «detto » < *Aey-Deig; SySoog ¢ottavo » < *8x-Boog; mpay diva. «essere stato fatto »< *npay-DFva. 6) Labiali (x, B, 9) ¢ velari (x, y, y) dinanzi a o diventano sorde, ossia rispettivamente x e x; indé si fondono col sigma nelle due consonanti gruppo pes, EsEMpI: réubo «manderd » < *xtun-co; zplye «consumerd» da *rpif-ca > *spin-ow > rpibe; yetba «scriverd» da *ypkg-ow > *yphr-cw > ypkhe; Quack «custodird » << *puade-cw; npdte «fard» da *npky-ow > *npdx-aw > npdéw; tapdBe «turberd» da *rapdy-ow > *rupki-ow > rephEor, 22 oxy tH= P- EsemPio: némdeypat #sono stato intrecciato»< ‘rbrhexpa. CAPITOLO 1 ESEMPIO: ceuvds ¢venerando » < *ceB-véc (cfr. céPopat 6 venero »). a Betv=pBy. x erly = 1% YY) Yk % La + in questo caso é nasalizzata € si pronuncia come la v. EsEMPI: byypdpe «scrivo in» < *ey-yedqa; byxaréw «reclamo » < *y-nodto; zyyéo «verso dentro» < *év-zé0. x /) ++ B =ur, uf, ve ? EsEMPI: tumeipla « esperienza » < *év-netpla; %uBaorg «imbarco » < *éy-Bacts; tuptw «faccio nascere »< *év-pba. Incontri di consonanti con jod. a) % y+j= 7 (in attico); oo (negli altri dialetti). EsEMPI: quidere, guddase «custodisco » da *euddx-ja > *eudérjo > > qvidtta, puadcce} +quadtoo capéern, taptcow «turbos da *rxpky-je > *tapdrjo > *rapdtow > Ta pdttw, Txpkoow. ; | talora = tt, oe, b 1) OS, drt talora = &. ESEMPI: carta, tkoow € ordino >< *rd4y-jw; oriGa ¢ pungo t < *orly-ja, SCRITTURA E FONETICA ie ce) 84+j ESEMPI: 2arnite «spero » < FeArtd-ja; pelov «maggiore » da *y£y-jav > *yéd-jav > *pedCav > *yéCov > pel- vey (in cui il dittongo ev @ dovuto all'analogia con yelpwv ¢ peggiore » e duelvay « migliore ») QB e+j=m. EsEMpt: sbnte ¢ batto »< *rbn-ja; fimtw «cucio » < *pag-jo. e) X+j =D) (cfr. pag. 20, a). f+, 9+ j= 7 (in attico); co (negli altri dialetti). EsEMPI: péditta, uédicon caper < *uéritja; xpeltrav ¢migliore » da *xpftjav > *xpérowy > *xpérrav > xpelttav (il dittongo et é dovuto all’analogia con altri comparativi, cfr. c). ay, arp ey, stp 8) ov, ow wy, | te by, te In questi casi si ha la vocalizzazione dello jod in 1 e la metatesi; iota fa dittongo con la vocale forte («, , 0) o allunga per compenso la vocale debole (1, v). EsEMPr: gatve «mostro > < *pxv-ja, alpw ¢alzo» << *ép-ja; xtelvo « uccido » < *xtev-jo, otelpw « distruggo » < *p%ep-ja; wotpa «sorte »< *pop-ja; xAlva « piego »< *xAlv-ja; Thive ¢lavo » < *xhbv-jo. h) ve + j =va> con prohingamento di compenso. EsEMPio: Avovea (part. pres. femm. di Abw) da *Abovt-ja > *Abovrea > dhouca. a4 CAPITOLO IT Dissimilazione di suoni. Chiamasi dissimilazione i fenomeno per cui un suono uguale o della stessa natura di wn allro si muta per eliminare 0 diminuire Vafinita det due suoni vicini. Esenpr: éyo «ho» deriva da *styo e quindi dovrebbe portare lo spi- rito aspro come indice della scomparsa del iniziale; per dissimilazione, invece, ¢ iniziale perde l’aspirazione, in quanto c’é l’'aspirazione anche in 7. L’imperativo IT pers. dell’aor. pass. debole di Abo & AUSys, non AUIyH come dovrebbe essere, per evitare i due $ contigui. Il verbo Sénrw «seppellisco» ha il tema a0-; nell’aoristo_passivo rkqqv, in cui compare la 9, Yaspirata iniziale si dissimila e diventa sorda, ossia da $ passa a T. La dissimilazione delle aspirate é nota sotto il nome di legge di Grass- mann. Epentesi. L’epentesi consiste nell'inserzione di wn suono tra altri due per favo- virne la pronuncia. Esemrto: il sostantivo évjp «uomo » forma il resto della declinazione dal tema ridotto dvp-, con l'epentesi di 8 (4v8e4<, dv8et, ecc.). Metatesi di suoni. La metatesi 2 lo scambio di posizione di due suoni tra loro. Esempro: il verbo rita deriva da *tirxo, dove & ben visibile il rad- doppiamento del presente; ma il gruppo tx per metatesi é diventato xr. Per la metatesi di jod con altri suoni cfr. pag. 23, 8. Altri fenomeni fonetici nell’ambito della frase. 7. - Fenomeni fonetici avvengono non solo nell'Ambito della pa- rola, ma anche nell'Ambito della frase, poiché la parola non vive isolata ma fa parte anche fonicamente di un discorso. SCRITTURA E FONETICA a) Elisione. L'elisione consiste nella caduta di una vocale breve in fine di parola (per lo pi @, ©, 0, mai v) dénanzi a una vocale Iunga o breve posta al- ['inizio della parola che segue. 11 segno dell'elisione, come in italiano, & V'apostrofo, che si segna al posto della vocale elisa. L’elisione non & ob- bligatoria. ESEMPI: 038? of mqyak «né le fonti», in luogo di o888 al myyat; ov’ émétero «cosicché era travagliato», in luogo di dove éméCero; fexo én’ abrév «si dirigeva alla sua volta», in luogo di eto én abi; wap’ éxelvo ydo Fy «gli si trovava infatti vicino », in luogo di nage Ko yap Fy; dax ey ema io», in luogo di &ank ed. Se delle due parole consecutive la seconda comincia con vocale con spirito aspro, la consonante che precedeva la vocale elisa dinanzi allo spirito aspro, se @ una muta, subisce l'aspirazione (se é@ labiale diventa 9, se & velare diventa y, se é una dentale 9). EsemPl: 8p of¢ «verso i quali», in luogo di ext obc; vby 8dqy «per tutta la notte», in luogo di vinta 6yy; bg pe éxurdiv «quelli (che avevano) con s¢ », in luogo di tobs were Exurdiv, Si ha l’elisione inversa o aferesi quando si clide la vocale iniziale della seconda parola. Il segno di questo fenomeno, meno frequente del precedente, é sempre l’apostrofo. Esempio: nod ’ott; «dov’é?», in luogo di nod éort;. b) Crasi. Si chiama crasi la contrazione di wna vocale finale di parola con la vo- cale iniziale della parola seguente; le due parole si fondono cost in un solo termine. La crasi é frequente tra articolo e nome, tra la congiunzione xaé e una Particella che segua, ecc. 26 CAPITOLO I Il segno della crasi é la cordnide, che ha la forma dello spirito dolce e si pone sulla sillaba contratta. EsEMPI: yal dyads > udyodSe; val dv > nd; 0 aire > rabtd; xat exeivor > xdxeivor; + bvoua > tobvope; el tiv > édv. c) I -v efelcistico. Il -y efelcistico (ossia «tirato dietro») & una consonante mobile che si pud trovare aggiunta alla fine di parola nei seguenti casi: 1) Dopo la desinenza -cr dei dativi plurali dei sostantivi e degli ag- gettivi della III declinazione e dei pronomi: ptacét(v), ylyact(v), yéveot(v), Gral(v), ecc.; ebdatyoor(v), Avsetar(v), ecc.; stal(v), cplar(v), ecc. 2) Dopo la desinenza -cr della III persona plurale di tutti i verbi: Atovat(y), tyrdar(v), prdotor(v), ecc. 3) Nelle terze persone singolari e plurali del verbo eur «sono»: éer(v) e elot(v). 4) Nel numerale elxoor(v) ¢ venti». 5) Nel sufisso locativo -cu: "Ad4vqsi(v) «ad Atene », Supxcr(v) «sulla porta ». 6) Dopo la desinenza della III persona singolare dell'imperjetto, del piuccheperjetio e dell’aoristo: Edve(v), Edvoe(v), Ederdxer(y). 7) Dopo il suffisso -¥¢ di moto da logo: otuoSe(v). Il -y efelcistico era molto usato anticamente, senza distinzione, dinanzi a parola cominciante per vocale o per consonante. In seguito, perd, la sua funzione fu principalmente quella di evitare lo iato, e quindi si usd dinanzi a parola che avesse inizio per vocale e in fine di frase. La sillaba - Divisione delle parole in sillabe. 8. - La sillaba pud essere dejinita come la pit piccola unita fonica, che possa essere articolata in una sola emissione di voce.

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