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Capitolo sesto Nudita aperta: la Venere dei medici Povera Venere, povera Verita, povero Umanesimo dei Medici. Forse. Se si vuole comprendere questa dialettica su un piano ancor piti decisivo e concreto occorre tornare a Firenze, e calarsi nuova- mente nella tradizione umanistica dei Medi , nella sua straordinaria - ancorché sempre impura, duplice e ambivalente - eredita, Apria- mo, a questo scopo, uno dei numerosi Viaggi in Italia pubblicati nel Settecento dai colti adepti del Grand Tour artistico, dove ci vengono descritte la geografia e la storia della Toscana, l’albero genealogico dei Medici, l’annuario mondano della nobilta locale, l’organizzazio- ne giuridica e la gerarchia militare, le favolose collezioni medicee di Palazzo Pitti o della Galleria degli Uffizi. Immancabilmente, se- guendo il percorso metodico di ogni stanza del tesoro, siamo condotti ~ giusto ritorno delle cose - davanti alla Venere dei Medici (fig. 3): Di qui si passa nella sesta camera, detta la Tribuna. II primo oggetto che col- pisce I’attenzione di chi entra é la famosa Venere. Essa @ situata in fondo alla stanza, e ha al suo fianco un Apollo in nulla meno bello. Le opinioni divergono considerevolmente quanto all’autore ¢ all’ antichita di questa Venere. Comunque sia, @ la cosa pit bella che abbia visto in tutta la mia vita. Contemplandola, ci si sente penetrati da una dolce e santa emozione, e quando se ne osservano le bel- lezze particolari non stupisce che la tradizione affermi che l’autore si servi di cinquecento diverse modelle per portare a compimento questa bella opera, che tisulta di conseguenza essere il compendio di tutte le bellezze della Greci Le Proporzioni di questa statua sublime, la grazia della figura, i divini contorni di ciascun membro, le incantevoli rotondita del seno e delle natiche sono capola- vori che potrebbero gareggiare con la natura. [...] La statua ha un altezza di qua- si cingue piedi, ed & posta su un piedistallo alto tre piedi. La sua posizione un Poco incurvata é fatta per mettere in valore tutta la parte posteriore. Una posi- zione perfettamente eretta la farebbe forse apparire pitt grande. La conchiglia ‘marina e il delfino che le servono da emblemi rafforzano l'opinione che si trat- tidella Venere anadiomene dei Greci. La posizione é quella di una dama che vie- ne sorpresa nuda, e che usa d’istinto le mani per coprire il seno ¢ cid che il pu- 82 Capitolo sesto te di nominare. Ma le mani non bastano, e lascian Sore ee eae fa bellezza di queste parti. guenza intravedere tutta | Erte aeeae tad ighe fi . D.-A.-F. de Sade Righe in cui il «divino mar- Rate i Icunché di «sadiano», interpretando chese» sembra non esprimere al ico di circostanza, Si bh fezione il suo ruolo accademico di circostanza. oI Potreb e eee di leggere uno storico dell’arte quando Sade chiosa sull’at- ttibucione prassitelica della statua 0, ancora, quando lo si sorprende in un’osservazione (molto giusta, del resto) di questo genere: «Il re- stauro é perfetto [...]. Dubito perd che le braccia, quantunque della piti grande bellezza, appartengano alla stessa epoca della statuay Qualche riga dopo il lettore invitato a una descrizione della Vene- re di Tiziano’. E se la Nascita di Venere di Botticelli manca in questo catalogo é perché molto semplicemente il quadro, nel 1775, si trova- va ancora nella villa medicea di Castello’. Per quanto Sade mantenga una discrezione assoluta sull’attratti- va intima della loro nudita nelle sue descrizioni di nudi artistici - «cid che il pudore non permette di nominare», come scrive in modo cosf inatteso per un lettore moderno delle Prosperitd del vizio -, non é cer- to sorprendente che un qualche elemento di perversita s’insinui nel- le pagine di questo innocente Viaggio in Italia. E. un elemento discre- to, ma insopprimibile, che tocca la composizione stessa del testo, il montaggio che Sade utilizza per costruire intorno agli inoffensivi «nu- di artistici» degli Uffizi dei contrasti oggettivi, Contrasti tanto bru- talmente offerti quanto mai commentati, quasi che il solo accosta- Sea aces See tin dtd a attrattive che Firenze offre cai : am Saat eda eee to intorn pit Nae talvolta, pit «tagliente», un ues a ae a tees Quando gratifica il suo lettore con «Nel corso del mio soggiorno mi oir a Firenze» per Pano 7D i m1 capito piti volte di vederle riunite in- ‘0 in maniera pit concreta, a Nudita aperta: la Venere dei medici 83 un catalogo delle «sregolatezze» e di tutti i «delitti contro la purez- za» fiorentina’, la cui conclusione era stata fornita qualche pagina pri- ma, quando Sade annoverava le donne tra le «bellezze della capitale», indicando tuttavia che esse «non meritano di essere dipinte con colo- ripiti attraenti» perché «sono trattate cos{ male dai loro mariti, e van- no cosi matte per il denaro, che non é difficile soddisfarle. Si pud scom- mettere a colpo sicuro che con una trentina di zecchini si riuscira a vincere la piti ribelle delle bellezze fiorentine»’. Questo passo non é interessante solo da un punto di vista socio- logico o licenzioso (come si preferisce), ma anche perché riporta al piano triviale dei costumi sessuali fiorentini il falso pudore della Ve- nere dei Medici, di cui é possibile leggere, a poche pagine di distanza, che le sue mani «non bastano, e lasciano di conseguenza jntravedere tutta la bellezza di queste parti» che «il pudore impedisce di nomi- nare»*, In poche parole, Firenze appare al marchese di Sade la capi- tale di una nudita sempre in attesa di offrirsi, ossia di aprirsi. Impres- sione confermata dal seguito del brano: Il principe sta attualmente costruendo un gabinetto di storia naturale in cui tutte Ie sezioni particolari mi sono parse ben fornite. Quella di anatomia, tutta in cera, @ bella ¢ completa. Sarebbe tuttavia auspicabile che il Granduca I arric- tAkce won il gabinetto di un chirurgo della citta di nome Galletti. Qust’uomo fare, collezione in terracotta, colorata al naturale, di tutte le diverse specie di Panter una bimba di nove mes, in cera, che si smonta, che pud servire di ba- rarer un corso completo di anatomia. (...] Si fard una via di comunicazione da Po gabinetto a Palazzo Piet, Allora il principe potra andare di qui alla fa sae Challeria, lungo un passaggio interno di quasi due miglia’ Lalezione sadiana, che fa di questo testo qualcosa di ben diverso da una semplice guida artistica, diviene cosi piti chiara. L’imagine dell’ arte (la statua prassitelica, il quadro di Tiziano) non viene isolata né dal fantasma (riunire tutte le bellezze di Firenze, «con una trenti- na di zecchini [...] vincere la pitt ribelle delle bellezze fiorentine»), né dalla realta (i balli, i bordelli, le sregolatezze del giovedi grasso”, il fun- vlonamento delle istituzioni, ecc.) e neppure dalla veritd, sviluppata a quel tempo in modo esemplare dai medici di Firenze, anatomisti e ostetrici in particolare. Le terrecotte «di colore naturale» di cui Sade segnala lesistenza sono ancor oggi visibili ~ capolavori da molti igno- rati — nel Museo di Storia della Scienza di Firenze (figg. 24 ¢ 25). 84 Capitolo sesto 24-25. Giuseppe Galletti e uno scultore anonimo, Modello di dimostra- zione ostetrica, 1770 citca, terracotta policroma. Nudit& aperta: la Venere dei medici 85 Anche I'informazione fornita da Sade sul cottidoio che conduce da Palazzo Pitti al gabinetto di anatomia é di lo storico dell’arte (0 piuttosto per chi volesse estenderne il campo fi- no aistituire qualcosa di simile a un’antropologia dell'immagine) es, sa ci fa comprendere che a partire dal palazzo mediceo, cuore del po- tere ¢ della cultura, si sviluppavano due assi, due accessi simmetrici: da un lato, il «corridoio vasariano» conduceva direttamente al teso- ro artistico degli Uffizi; dall’altro, un analogo corridoio portava al te- soro scientifico. Quest’ultimo é detto La Specola, vale a dire l’osser- vatorio, lo specchio della natura: lo speculum", Tardivamente inau- gurato - nel 1775, cioé lo stesso anno in cui il marchese de Sade scri- veva il suo Viaggio in Italia -, questo straordinario museo conclude- va tuttavia un programma umanistico di lungo periodo, impensabile senza la precedente «apertura» del Quattrocento” e senza la volonta medicea di costituire, nel Cinquecento, delle collezioni che riunisse- ro tutti i tesori dell’ arte e della conoscenza". Infine, a proposito della «bambina di nove mesi» ricordata da Sa- de, occorre precisare che proprio per il Museo della Specola Clemente Susini, un famoso modellatore in cera, cred qualche anno pit tardi, verso il 1781-82, il capolavoro del genere, una Venere dei medici, il” cui titolo giocava ovviamente sull’ambiguita del termine «medici-Me- dici» (fig. 26). Questa Venere di cera, straordinariamente realistica ~ con i suoi occhi di vetro, i capelli autentici e la peluria del pube -, questa Venere imbellettata, abbellita da una collana di perle, sen- sualmente distesa su un drappo di seta, era smontabile, come dice Sa- de della sua «bambina». Lo sperimentatore o lo studente di medici- na poteva tranquillamente, metodicamente, oltrepassare la barriera della sua carne, aprirla fino al cuore e ai segreti dell’ utero" (figg. 27 29). Un’altra Venere, soprannominata La Sventrata, mostrav do ventaglio - l’erompere informe dei suoi visceri"* (fig 30 e tav. X). Povera Venere? Forse. Clemente Susini fa del suo modello ana- tomico un capolavoro della scultura - non oso dire della statuaria - in generale. Egli perpetua, sia pur in modi estremamente sgradevoli, una tradizione del nudo femminile spinta al di 1a dei limiti ammessi fino a quel momento: la grandezza naturale, la posa generale” , il «ca- lore» intrinseco della cera, il suo finissimo modellato, la tessitura del- grande pertinenza per orri- 26. Clemente $ chiusa, 178 Nudita aperta: la Venere dei medic 87 la pelle, il colore «vivo» (che proviene ‘ere dei medici, aperta, 1781-8, » 1781-82, cera 7 colorat; Nudita aperta: la Venere dei medici 29. Clemente Susini, Venere dei medici, aperta, 1781-82, cera colorata. can”, mescolava a una situazione mondana di partenza («molti ospi- ti, che stiamo ricevendo») l’approccio immediato tra il sognatore e una giovane donna («Irma, che prendo subito in disparte»); poi la denun- cia di dolori fisici («Sapessi che dolori ho ora alla gola, allo stomaco, al ventre, mi sento tutta stretta»); poi qualcosa di simile a un esame medico («La porto alla finestra e le guardo in gola») che diviene una visione angosciosa: «Mi spavento e la guardo [...]. La bocca poi si apre bene, e vedo a destra una grande macchia bianca e in un altro punto, accanto a strane forme increspate [merkwiirdigen krausen Gebilden}, che imitano evidentemente le conche nasali, estese croste gtigiastre »?. Freud stesso ha ritrovato, tra altri sistemi interpretativi, il lega- me che univa la strana visione della bocca aperta a un problema di mu- itd fermminile, pur confessando di «non aver voglia di approfondire la cosa», Lacan sottolinea da parte sua la concomitanza di queste condensazioni con le circostanze biografiche del sognatore, donne malate da un lato e sua moglie incinta della figlia Anna dall’ altro”. u sogno si sviluppa cos{ al crocevia tra corpi femminili fecondi ¢ corp! femminili infetti, di corpi femminili che devono nascere € corP! fem- 90 Capitolo sesto 30. Clemente Susini, Venere sventrata, 1781-82, cera colorata. Nudit& aperta: la Venere dei medici if minili in pericolo di vita. Aperture, in tutti i casi: aperture che me- scolano il «tocco di Thanatos» a quello di Eros, e anche a quello di ‘Aletheia. La verita - preoccupazione principale dell’uomo di scien- za, che il sogno simbolizza cosi bene nella formula finale: «trimetila- minay* - incontra qui Piemagine aperta del corpo di Irma, l’appari- zione che Lacan commenta in termini molto simili a quelli di Bataille: Tutto cid porta lontano. Una volta ottenuto che la paziente apra la bocca - e di questo appunto si tratta nella realt’: che non apre bocca ~ cid che vede in fon- do, le conche nasali coperte da una membrana biancastra, @ uno spettacolo schifo- so. Per questa bocca ci sono tutte le significazioni di equivalenza, tutte le con- densazioni che volete. Tutto si mescola e si associa in questa immagine, dalla boc- ca all organo sessuale femminile, passando per il naso ~ Freud poco prima 0 poco dopo si fa operare, da Fliess o da un altro, alle conche nasali. C’ qui un’orribile scoperta, quella della carne che non si vede mai, il fondo delle cose, il rovescio del- la facia, del viso, gli spurghi per eccellenza, la carne da cui viene tutto, nel pitt profondo del mistero, la carne in quanto sofferente, informe, in quanto la sua for- ma é per se stessa qualcosa che provoca langoscia. Visione di angoscia, identifi- cazione di angoscia, ultima rivelazione del tw sei questo - Tu sei questa cosa che & la pitt lontana da te, la pitt informe. [...] C’@ dunque apparizione angosciante di un’immagine che riassume cid che possiamo chiamare la rivelazione del reale in cid che esso ha di meno penetrabile, del reale senza alcuna mediazione possibile, del reale ultimo, dell’oggetto essenziale che non é piti un oggetto, ma quel qualcosa davanti a cui tutte le parole si arrestano e tutte le categorie falliscono, l’oggetto di angoscia per eccellenza. [...] Diviene allora manifesto che il soggetto si decompo- ne sparisce. Si ha in questo sogno il riconoscimento del carattere fondamental- mente acefalo del soggetto, una volta superato un certo limite”. Lacan scopre in questo esempio, mi sembra, la capacita stessa del- Vordine imemaginario di decomporsi: «Nella misura in cui un sogno va il pid lontano possibile nell’ordine dell’angoscia, ed é vissuto un ap- proccio al reale ultimo, assistiamo a una decomposizione immagina- tia», Si potrebbe al limite dire che non vi é immagine del corpo sen- za]'apertura -|’aprire sino alla ferita, sino alla lacerazione ~ della pro- Pria immaginazione. Non é esattamente cid che ha fatto Botticelli nel- le tavole di Madrid? E non @ anche cid che ha compreso Sade nel suo Viaggio in Italia, quando non trascura di segnalare, in contrappunto alle meraviglie artistiche dei tesori medicei, la «verita spaventevole» delle immagini di decomposizione opera dello scultore Giulio Gae- tano Zumbo (fig. 31)? In uno di questi armadi si vede un sepol nei quali é possibile osservare i diversi gradi oli cadaveri cro pieno d’innumerev« ft | cadave- della decomposizione, dal 94 Capitolo sesto o fino a quello completamente divorato dai vermi, Jenta da un Siciliano di nome Zummo. Tutto éese- tie, L'impressione & cos{ forte, che i sensi sem. ‘ ‘ mie portarsi la mano al naso, senza ac. ae a ear orabie Spettacolo, che & difficile osservare sen. a on mente esis idee dela dstruzione, Vicino a queso ‘armadio ce n’ un altro della stessa specie, che rapprsenta u tpolero di appe stati in cui sono osservabili piti o meno le stesse tappe della ence ione. Vi spiscasopratttco un infelice,nuco, i quale tasporta un cadavere che poi get dae oeratll alti, quindi, sopraffatto Ini stesso dal fetore ¢ dallo spettacolo, aaa neon terrae muore. Questo gruppo é di una spaventevole verit’”. Povero Umanesimo dei Medici? Forse. Dopotutto & Cosimo IIT in persona a commissionare a Zumbo, verso il 1690, Je quattro scene di cui Sade ci dice qui - esemplare situazione di empatia - che non é pos- sibile guardare senza portare la mano al naso, come se fossero soffocan- #i, E nella stretta continuita di un fenomeno sostenuto dai Medici - a iniziare da Lorenzo il Magnifico - la scuola di «ceroplastica» fiorenti- na attraversera di volta in volta il campo religioso degli ex voto e il cam- po artistico dei modelli per creare quegli equivoci capolavori che sono le diverse Veneri anatomiche modellate da Clemente Susini”. Vi é dunque una continuita storica, sia pur poco visibile — perché continuita di messe al limite -, tra il coltello immaginario immerso dall’orefice Botticelli nella lunga piaga della sua giovane vittima (fig. 16 e tay. VIII) e l’immaginario bisturi dell’anatomista Susini che in- cide il busto della sua Venere dei medici (fig. 26). Vi & persino una continuita storica e teorica tra queste due immagini - l'una in pittu- ra, l'altra in cera colorata - e l’invenzione letteraria del marchese di Sade, i cui coltelli immaginari portano a compimento l’apertura di Ve- nere sotto il dominio di un assoluto sregolamento del desiderio. Il let- tore storico d’arte © amatore di Veneri ideali chiuda pure qui questo ean Sai pee nip suoi occhi un simile ec- ci impone dae if ei tuto nell’arte botticelliana. Tutto seguire fino in fondo la logica di questo pro- cesso di apertura che l’immagi ita ri gine della nudita richi i sé € fo- menta contro di sé. seem eae _Dobbiamo dunque riaprire Le prio alla pagina in cui Juliette, con di Firenze, Hanno appena lasciat re di un uomo appena morto Quest’opera bizzarra é stata i guito in cera e colorato al naturs Prosperita del vizio, e riaprirle pro- lasua banda, entra nella bella cittd ‘© ~ quasi accoppato e derubato, pet Nudita aperta: le Venere dei medici 95 Ja verita - Torco russo Minski, che si nutriva di «sanguinaccio fatto con sangue di vergini» di «pasticcio di coglioni»®'. Hanno anche ra- ito due ragazze: Elise, «di diciassette anni, [che] accoppiava a tut- te le grazie di Venere le attrattive della dea dei fiori» (la ragazza é dunque una sintesi della Primavera e della Nascita di Venere), e Rai- monde, «che era impossibile guardare senza emozione»”. Juliette, narratrice ed eroina, interrompe all’improvviso |’inter- minabile racconto delle sue nefandezze sessuali per offrire per con- trasto al lettore un’illuminata descrizione dei tesori artistici di Fi- renze: «Ora permettete, amici miei, ch’io m’intrattenga un poco sul- a splendida citta in cui eravamo arrivati. Questi particolari ripose- ranno la vostra mente, da troppo tempo insozzata dai miei racconti osceni: credo che un tale diversivo render& ancor piti eccitante quel che presto, per la verita che voi esigete da me, sard costretta forse a raccontarvi»”. Eccoci dunque di nuovo nel Viaggio in Italia scritto da Sade circa venti anni prima. Le trasformazioni narrative che subisce il compendio di storia dell’arte a Firenze sono di particolare interes- se dal momento che presentano Venere (la bellezza in genere) solo per meglio aprirla (votarla al sacrificio e alla crudelta). Diamo solo qualche esempio. Innanzitutto la descrizione delle ope- re religiose viene soppressa di colpo — un colpo di ateismo™. Quindi la visita agli Uffizi si concentra, non c’era dubbio - sulle raffigura- zioni di Venere, quella dei Medici e quella di Tiziano. Sade riprende dunque il testo del suo Viaggio in Italia immettendovi alcuni dettagli particolarmente empatici: Di If passai alla famosa Venere del Tiziano, e confesso che i miei sensi furono pid commossi dalla contemplazione di questo quadro sublime, di quanto non lo fossero stati dall’ex-voto di Ferdinando [...]. La Venere del Tiziano ¢ una magni- fica bionda, con bellissimi occhi, i tratti un po’ troppo pronunciati, dato che nel- le bionde pare che la mano della natura debba raddoleire i vezzi come ilcarattere. La si scorge distesa su un materasso bianco, in atto di spargere dei fiori con una mano, mentre con Paltra nasconde le grazie del pube. II suo atteggiamento & vo- luttuoso, e non ci si stanca di esaminare i bellissimi particolari di questo quadro sublime, Sbrigoni trovd che questa Venere rassomigliava straordinariamente a Rai- monda, una delle mie nuove amiche, ed aveva ragione. La bella creatura arrossi innocentemente quando glielo dicemmo: e un bacio ardente che le diedi sulla boc- cadi rosa la convinse che approvavo il confronto del mio sposo”. Di qui Juliette ci fa passare immediatamente ai terribili «cadaveri» di Zumbo, Sade riprende alla lettera il suo vecchio testo - l’«infelice 96 Capitolo sesto . nudo» che «cade riverso 4 terra e muore», la elena area cosi via -, aggiungendovi solo questa riflessione, messa Rei gua eroina: «La mia crudele immaginazione st diverti a . : p ta colo»®. Poi, ritorno inatteso alla Tribuna degli Uffizi e alla Venere det Medici: \’allusione del 1775 alle «natiche» viene aoa termini ‘ po’ piti crudi, ed estesa in un jungo sguardo all Eon ee 0 su un letto [che] mette in mostra il pid bel culo del mondo’. i passa poi al gruppo di Caligola che accarezza la sorella, all’effige di Priapo € quindi - secondo un percorso molto particolare - alla raccolta di cin- ture di castita dei Medici e alla «pit bella e singolare collezione di pu- gnali; alcuni di essi erano avvelenati». Commenta la narratrice: «Nes- sun popolo ha raffinato I'assassinio quanto gli Ialiani»”. : Torniamo cosi nel regno della crudelta. Povero Umanesimo? E impressionante leggere, subito dopo, che «i piaceri segreti del gran- duca [di Toscana] sono dispotici e crudeli»” - fatto che il seguito del testo illustra senza indugio e in modo insostenibile. In poche pagine viene raggiunto ultimo girone della crudelta, nell’atroce contrasto di strumenti che strappano, sventrano e penetrano: «L’ultima era la piti bella e anche la pitt sventurata. Si doveva strapparle il bambino dal ventre: vi lascio immaginare il supplizio! - Non sopravvivera, ci dice Leopoldo, e grazie ai suoi tremendi dolori potrd godere. E cosi dev’ oan perché delle quattro é quella che mi diede pitt piacere men- ety rau ba il giorno stesso in cui le fe- Guatteo livenise della vista la spi Ere amstiens taelia suo frutto, il grande successore di i Me a tomba strappandole il c il gra rccessore dei Medici, il celebre fratello della prima puttana di Francia, mi scarica un torrente di culo, bestemmiando come un facchino»” i seme nel buco del Da questo terrificante disordine dei al Medicis possiaina’ aitectis anne del «grande successore dei fiorentino, come gia diceva Watbute, ¢ mine ee P'Umanesimo fondamentalmente impuro. Ha ara i Pane di lui Burckhardt, @ la sua lunga storia, fra il Trecento e il Sen Sree ene ciali, psichiche ed estetiche ~ della ettecento, le condizioni - so- magine pit attraente fra tutte Propria apertura. Anche nell’im- Nudita aperta: la Vencre dei medici 97 ' p.-AWP. DE SADE, Viaggio in Italia, ovvero Dissertazioni critiche, storich ; 4i Firenze, Roma, Napoli e Loreto, Bollati Baringhierl, Torino tose, ge i 4 Italie. ou Dissertations critiques, historiques, politiques ct philosephirer open oe i §. politiques et philosophiques sur les villes de Flo- rence, Rome et Naples (1775-76), acura di G. Lély eG. Daumas, in Curves compl XVI. Téte de Feuilles, Paris 1973]. 7 pletes, XVI, 2 Ibid., p. 30. > Ibid., p. 3x. “Tl quadro @ entrato agli Uffizi nel 1815. * D.-AnF. DE SADE, Viaggio in Italia cit., p. 38. 39. p.25. 29. 25. Ibid., p. 39: «Miz stato inoltre assicurato, a questo riguardo, che un’istitazione antichis- sima vuole che il Gioveds Grasso le donne debbano tutto concedere, senza eccezione, ai lo- 170 mariti, ¢ che in caso di un loro rifiuto questi possono lagnarsene 0 costringerle. Voglio credere che tale regola sia una favola; ma quali saranno mai i costumi di una citta in cui non si arrossisce di fare a voce alta dichiarazioni del genere?» "Clr. a. 2aNca, Le cere ele tmecotteostetche del Museo di Storia della Scienza di Firenze, Amaud, Firenze 1981. * Sulla storia del museo cfr. M. L. AzZAROLI PucceTTY, La Specala. The Zoological Museum of Florence University, in La ceroplastica nella scienza e nell arte. Atti del I Congresso inter- nazionale: Firenze, 3-7 giugno 1975, Olschki, Firenze 1977, I, p. 1-22; 8. LANZA (a cura di), Le cere anatomiche della Specola, Atnaud, Firenze 1979. Sulle origini della ceroplastica me- dica fiorentina cfr. G. BARBENSI, I pensiero scientifico in Toscana. Disegno storico dalle ori- gini al 1859, Olschki, Firenze 1969, pp. 138-45. ” Cfr. E. PANOFSKY, Artiste, savant, genie. Notes sur la « Renaissance-Dammerung» (1953-62), in L' Euore d’art et ses significations, Paris, Gallimar 1969. ™ Cfr. in particolare Firenze e la Toscana dei Medici nell’ Europa del Cinquecento, TIL, Edi zioni Medicee, Firenze 1980; a. Luo, Naturalig et Mirabiia. I colleioniomo encicloped co nelle Wunderkammern d’ Europa, Mazzotta, Milano 1983; 4. : Na, If tesoro det Medic, Istituto Geogratico De Agostini, Novara 1992-0 5 Ce. M, L, AZZAROLI PUCCETTI € B. LANZA, La Venere scomponibile, in «KOS», T (1984), 2, Bao di ivi, pp. 82-87; 1D., Sexual Visions. Images of 4, PP. 70-743 L- JORDANOVA, La donna di cera, ivi, pp. 73 te Visions. ee Corer in Science and Medicine between the Eighteenth and Twentieth Centuries, : ison 1989, PP. 44-47. versity of Wisconsin Press, Madison 1989, PP.A447. ry. che cta a sched Clr, a Bucet, Anatomia come 2 «ta che mostra i vasi linfatici delle Intestina, del del catalogo antico della Specola scare ce ee Ventricolo, de] Fegato, ¢ dell’ Utero, con Bente ae ” fr. z. kADAR, Sul profilo barocco della cosiddetta Venere dei medici di cera, in La cerop! stica cit., I], pp. 525-3" oe 8 20-28 ™ Cfr, 6, pIDLHUBERMAN, La Peinture incamée, Minuit, be Fe aoea anatomiche smontabi © Va segnalata Pesistenza, fin dal Cinquecento, di piccale Vener st eT che misura Una di queste, in avorio, databile al secolo success OT zionale di Seoria dell’ Aree S Meese i lunghezza), i rova a Roma, al Museo naziond!s Ue della me: rede Cle moss cag di Seeger Ua cae lene eg Electa, Milano 1998, pp. 19-92 rece Mole de | espace en bi0- Saeed ‘in particolare e criAUVET, La Vie dans la matiére. Le logie, Flammarion, Paris 1995- ei de : ic eologia de ® Cir. m. roucauLT, Nascita della clinica: una sre 6 5g tino 1998 [ed. or. Naissance de la clinique, Pat, Jo squardo medico, Einaudi, To- e. DIDEHUBERMAN, lnvention 98 Capitolo sesto étriére, Macula, Paris 1082, det hysére. Charcot ett Ieonograpie photographique de la Sale Tek oe dake of, perversity’ passim. B. DUKSTRA, Idoli di perversité, Garzanti, Milano 19 Se Oxford University Press, New York 1986), in cui, tuttavia, pe Bidioolche cian oie ae pio di Venere anatomica; L. JonDANOVA, Sexual Visions cit. ae necae bellat Mit . Felina pea poate y tecteaet ea ear ea aa earn arg . ne! »); : Feyunniy and be Acadese Marchese Unversey Bess, Manchester tose, pr, o9-tor (libro peraltro sbrigativo e deludente dal punto di vista che ci interessa); 5. MArCeK, Con soring the Realist Gaze, in Spectacles of Realism: Body, Gender, Genre, a cura di N ie ene Ch. Prendergast, University of Minnesota Press oe es ee ais ™ s, FREUD, Lin tone dei sogni, Boringhieri, Torino 1973, p. 118 fed. or. Die Traumadew tune (1900), in Coca Werke, ILI, Fischer, Frankfurt am Main 1942]: «Sogno de! 25- 24 luglio 1895. [in nota] Questo é il primo sogno che ho sottoposto a un’ analisi approtondita» 4. LACAN, I Seminario, Libro I: Lio nella tori di Freud e nella teenica della Psicoanatisi, Einaudi, Torino 1991, p. 193 [ed. or. Le Séminaire, Il. Le moi dans la theorie de Freud et dans la technique de la psychanalise (1954-55), Seuil, Paris 1978). ® s. FREUD, L’'interpretazione dei sogni cit., p. 120. * Ibid., p. 123: «Nonostante il vestito: Questo, certo, clinica i bambini si visitano svestiti, il che @ in ce vanno visitate le pazienti adulte. Di un clinico di prim'ordi pre fatto l'esame fisico dei suoi pazienti solo attr: essere franchi, non ho alcuna voglia di approfond; 21. LACAN, If Seminario. Libro II cit., p. 198. * Wid iP 204 dove il termine

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