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ESIODO: Il mito di Pandora (Erga, vv.

53-105) GUIDA ALLA COMPRENSIONE

Per punire Prometeo, che lo ha derubato del fuoco, e con lui anche gli uomini, che sono
stati beneficiari del furto, Zeus ordina a Efesto di plasmare una fanciulla bellissima
dallacqua e dalla terra, e a ciascuno degli altri di di farle un dono. Cos essa riceve da
Atena labilit nei lavori femminili, da Afrodite la grazia e la lascivia, da Hermes
limpudenza e lastuzia. Questultimo le impone poi il nome di Pandora, perch tutti
(pntes) gli abitatori dellOlimpo la diedero in dono (dron) agli uomini per la loro rovina.
Lo stesso Hermes conduce quindi la fanciulla da Epimeteo, che la prende con s
nonostante il fratello Prometeo lo esorti a non farlo. Troppo tardi egli si rende conto della
rovina che ha procurato a se stesso e allumanit intera: infatti Pandora toglie il coperchio
del vaso contenente i mali, ed essi si spargono per il mondo, recando dolore e morte agli
uomini che fino ad allora erano vissuti immuni da ogni sventura.
Solo la Speranza (Elps), per volere di Zeus, rimane allinterno del vaso.
Nel riassumere il contenuto del brano si cercato di ricondurlo a una linearit di cui il
testo originale sembra in pi parti carente. Infatti, a unattenta lettura, esso presenta
incoerenze e oscurit che hanno da sempre colpito lattenzione degli studiosi.
Innanzitutto gli di coinvolti nella creazione di Pandora non eseguono
esattamente gli ordini di Zeus:
Efesto non la dota di voce umana / e vigore, cos come gli era statoprescritto (v. 61 s.);
Atena, che avrebbe dovuto istruirla nei lavori femminili (v. 64), si limita ad adornarla;
Afrodite, cui era stato assegnato lincarico di donarle grazia, desiderio tremendo e cure
che rompon le membra (v. 65 s.), viene addirittura sostituita da divinit minori (le Grazie, la
Persuasione, le Ore), le quali si limitano ad agghindarla con fiori e monili;
solo Hermes ottempera abbastanza fedelmente alle disposizioni di Zeus, ma si sostituisce a
Efesto nel compito di donarle la parola.
Queste osservazioni, che potrebbero apparire pedanti se riferite a uno scrittore
moderno, non lo sono nel caso di Esiodo, erede di una tradizione come quella omerica, in
cui anche le prescrizioni date da personaggi non divini vengono eseguite alla lettera e il
loro compimento descritto addirittura con parole identiche. Evidentemente Esiodo, che
con quella tradizione avverte pure un forte legame, tende in qualche modo ad
affrancarsene, a violarne il codice anche se in maniera non vistosa, mettendo in secondo
piano la rigidit dello stile formulare rispetto alla vivacit e alla variet della narrazione.
Perplessit ancor maggiore suscita negli interpreti il riferimento al vaso (orcio nella
traduzione) dei mali, che viene introdotto al v. 94 senza alcun preventivo accenno e
allinterno del quale si trova, inspiegabilmente, anche la Speranza. Non dunque chiaro
(almeno per noi) cosa implichi esattamente latto del disperdere compiuto da Pandora (v.
95) e quale ne sia loggetto; qualcuno ha addirittura supposto che il recipiente non
contenga non i kdea (i mali), ma il bos, cio i mezzi del sostentamento umano, e che i
mali siano la conseguenza di quella stolta dispersione.
Non facile risolvere le difficolt ci siamo limitati alle maggiori presentate dal testo:
esse derivano probabilmente dal fatto che Esiodo, a differenza di Omero, presuppone che
il suo pubblico sia gi a conoscenza di certi particolari (oltretutto il mito di Pandora gi
nella Teogonia) e quindi sorvola su di essi oppure vi allude soltanto. Inoltre nellepisodio vi
la tendenza, presente in tutte le opere esiodee, a fondere insieme materiali mitici di
provenienza diversa, spesso arricchendoli di nuovi significati.
Cos non da escludere che due motivi allorigine indipendenti (quello della donna
primigenia e quello dellorcio fatale) siano stati fra di loro contaminati, lasciando per
intravedere le suture operate dal poeta.

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