Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Il Danno Da Inadempimento Pp. 1-291 PDF
Il Danno Da Inadempimento Pp. 1-291 PDF
94
Guido Smorto
Il danno
da inadempimento
2005
CEDAM
PROPRIET LETTERARIA RISERVATA
ISBN 88-13-26081-4
A norma della legge sul diritto dautore e del codice civile vietata la ripro-
duzione di questo libro o di parte di esso con qualsiasi mezzo, elettronico,
meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro.
PREMESSA
IL DANNO DA INADEMPIMENTO.
OBIETTIVO, METODO E RAGIONI DI UNA SCELTA
CAPITOLO PRIMO
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO
NEL DIRITTO ITALIANO
CAPITOLO SECONDO
I CRITERI LEGALI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO
CAPITOLO TERZO
I PRESUPPOSTI TEORICI DEL DANNO DA INADEMPIMENTO:
LA GIUSTIZIA CORRETTIVA
CAPITOLO QUARTO
LEVOLUZIONE STORICA DEL CONCETTO DI DANNO DA
INADEMPIMENTO TRA FEDELT ALLA TRADIZIONE E
ROTTURE CON IL PASSATO
CAPITOLO QUINTO
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE.
LA TRADIZIONE DI COMMON LAW DA FULLER E PERDUE ALLANALISI
ECONOMICA DEL DIRITTO
CAPITOLO SESTO
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO
SUL DANNO CONTRATTUALE
CAPITOLO SETTIMO
UNIPOTESI RICOSTRUTTIVA DEI CRITERI DI DETERMINAZIONE
DEL DANNO CONTRATTUALE
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
......................................................... pag. 281
SOMMARIO: 1. La centralit della disciplina del danno da inadempimento nelle moderne eco-
nomie di mercato. 2. Scopi e metodo della ricerca. 3. Percorso dellindagine.
(1) Lassenza di uno sforzo ricostruttivo nella dottrina francese denunciato, ad esem-
pio, da D. TALLON, Linexcution du contrat: pour une autre prsentation, in Rev. trim. dr.
civ., 1994, 223, il quale rimprovera la mancanza di unopera di sistemazione coerente della
materia, che costringe il debitore a se promener aux quatre coins des manuels pour dcou-
vrir les diffrentes possibilits que le droit lui offre.
2 GUIDO SMORTO
(2) A. DE CUPIS, Il danno, I, 3a ed., Milano, 1979, 214; nonch ID., Il problema giuri-
dico del quantum respondeatur, in Riv. dir. civ., 1967, I, 516 ss.
(3) A. DI MAJO, La tutela civile dei diritti, 4a ed., Milano, 2003, 233.
PREMESSA 3
we compare. It casts light on the role of definitions, taxonomies and the operative rules of
law. It further shows how all these elements are approached through implicit assumptions
and illustrates the pervasive influence of this implicit dimension of the law on the way in
which the legal systems explicit commitments are implemented, modified or stultified by
lay persons and lawyers alike.
(9) Sul carattere storico della comparazione giuridica v. G. GORLA, voce Diritto Com-
parato, in Enc. dir., Milano, 1964, XII, 930; ID., Prefazione a Il contratto, I, Milano, 1955,
V ss.; A. GAMBARO-P.G. MONATERI-R. SACCO, voce Comparazione Giuridica, in Dig.
disc. priv., sez. civ., II, Torino 1988, 52.
(10) Il riferimento alle riflessioni di G. GORLA, Sulla cosiddetta causalit giuridica:
fatto dannoso e conseguenze, in Riv. dir. comm., 1951, 405; P. TRIMARCHI, Causalit e
danno, Milano, 1967; G. VISINTINI (cur.), Risarcimento del danno contrattuale ed extracon-
trattuale, Milano, 1984.
(11) R. COOTER-U. MATTEI-P.G. MONATERI-R. PARDOLESI-T. ULEN, Il mercato delle re-
gole. Analisi economica del diritto civile, Bologna, 1999; G. ALPA-F. PULITINI-S. RODOT-
F. ROMANI, Interpretazione giuridica e analisi economica, Milano, 1982; F. DENOZZA, Nor-
PREMESSA 5
teria del danno risarcibile stato spesso trascurato; e con esso manca-
to quel controllo esterno sullargomentazione dogmatica che rappresen-
ta la funzione propria dellargomentazione pratica (12). mancata, in al-
tre parole, in questa materia, una descrizione del sistema giuridico, del-
le sue logiche e dei suoi concetti volta a coglierne le ragioni strumenta-
li sottostanti.
Tanto lindagine storica quanto la prospettiva funzionalistica (in
particolare, le riflessioni della law and economics), lungi dal rappresen-
tare due approcci distinti o addirittura antitetici allo studio del proble-
ma (13), ci aiutano, dunque, a ricostruire in che modo le rationes sociali
siano state introiettate nel sistema giuridico ed a ricostruire, cos, il sen-
so delle regole.
3. PERCORSO DELLINDAGINE.
me efficienti: lanalisi economica delle regole giuridiche, Milano, 2002; R. PARDOLESI, Tu-
tela specifica e tutela per equivalente nella prospettiva dellanalisi economica del diritto,
in Quadr., 1988, 76 ss.
(12) Per una riflessione sul rapporto tra argomentazione pratica e argomentazione siste-
matica si veda L. MENGONI, Ermeneutica e dogmatica giuridica, Milano, 1996, spec. 91 ss.
(13) Lindagine storica stata spesso considerata, al contrario, fattore di disturbo per
unanalisi di tipo funzionalistico. Sul punto si vedano le riflessioni di M. GRAZIADEI, The
Functionalist Heritage, cit., spec. 109 ss.
6 GUIDO SMORTO
(14) Per un inquadramento concettuale delle diverse categorie in gioco nella materia
dellinadempimento si veda R. SACCO, Le contrat inexecut. Conference introductive, in L.
VACCA (cur.), Il contratto inadempiuto. Realt e tradizione del diritto contrattuale europeo.
III Congresso internazionale ARISTEC, Ginevra, 24-27 settembre 1997, Torino, 1999, 1 ss.
PREMESSA 7
(1) Per una ricognizione delle tre tesi in ambito extracontrattuale v. C. SALVI, Il dan-
no extracontrattuale, Napoli, 1985; M. LIBERTINI, Le nuove frontiere del danno risarcibile,
in Contr. Impr., 1987, 85 ss.
10 GUIDO SMORTO
(2) A. DE CUPIS, Il danno, I, cit., 331. Se questo sempre stato vero prosegue lA.
tuttavia le difficolt di misurare gli elementi di carattere subiettivo facenti capo alla no-
zione di interesse hanno portato, specie in passato, a calcolare il danno in base al parame-
tro, decisamente pi semplice, del valore obiettivo del bene. Sul significato dellespressio-
ne quanti res est v. F.C. SAVIGNY, Sistema del diritto romano attuale, trad. it. Vittorio Scia-
loja, V, Torino, 1893, 499.
(3) Sottolinea questa intima connessione tra danno patrimoniale e criterio soggettivo
M. FRANZONI, Il danno al patrimonio, Milano, 1996, 285, ove osserva che nella nozione di
patrimonialit si riassume e si esprime linteresse soggettivo del danneggiato alla tutela del-
la situazione pregiudicata.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 11
(4) V. POLACCO, Le obbligazioni nel diritto civile italiano, Roma, 1914, 578.
(5) T. MOMMSEN, Die Lehre vom Interesse (Beitrgezum Obligationen recht), II,
Braunschweig, 1855.
(6) Per tutti si veda S. PATTI, voce Danno patrimoniale, in Dig. disc. priv., sez. civ., IV,
Torino, 1989, 94.
(7) C.M. BIANCA, Diritto civile. La responsabilit, V, Milano, 1994, 127.
12 GUIDO SMORTO
(8) In realt la stessa nozione di danno patrimoniale viene anchessa fatta risalire alle
fonti romane: Paolo, f 3 D. de damno inf. 39, 2, nel fornire la definizione di danno dice:
Damnum et damnatio ab ademptione et quasi deminutione patrimonii dicta sunt. Ed in al-
cuni passi del Digesto alcuni autori individuano il passaggio dal criterio oggettivo a quello
soggettivo di stima del danno. Sul punto v. P. VOCI, Risarcimento del danno e processo for-
mulare nel diritto romano, Milano, 1938, 97 ss.; A. DE CUPIS, Il danno, I, cit., 332, ed i pas-
si ivi richiamati.
(9) Cass 18 luglio 1989, n. 3352, in Foro it., 1990, I, 933 con nota di G. VALCAVI, In
materia di liquidazione del danno in genere e di interessi moratori.
(10) A. DE CUPIS, Il danno, cit., 331; A. LUMINOSO, Risoluzione per inadempimento,
Commentario codice civile Scialoja Branca, Bologna-Roma, 1990, sub art. 1453, 272; G.
VISINTINI, Il criterio legislativo delle conseguenze immediate e dirette, in G. VISINTINI (cur.),
Risarcimento del danno contrattuale ed extracontrattuale, cit., 9 ss.; G. VISINTINI Trattato
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 13
breve della responsabilit civile. Fatti illeciti. Inadempimento. Danno risarcibile, Padova,
1996, 541 ss.; R. SCOGNAMIGLIO, voce Risarcimento del danno, in Noviss. Dig. It., XVI,
Torino, 1969, 16; F.D. BUSNELLI, Danno e responsabilit civile, Torino, 1997, 33-34.
(11) In realt la Differenztheorie oggetto di forti critiche da parte della dottrina. R.
SCOGNAMIGLIO, voce Risarcimento del danno, cit., 6 ss.; P. TRIMARCHI, Causalit e dan-
no, cit., 169. A. DI MAJO, La tutela civile dei diritti, cit., 221 ss.
(12) Cass 18 luglio 1989, n. 3352, cit.
(13) R. NEUNER, Interesse und Vermgensschaden, in 133 Arch. Civ. Pr., 1931, 277 ss.
(14) S. PATTI, voce Danno patrimoniale, cit., 96 ss.
14 GUIDO SMORTO
cro cessante (quantum lucrari potui) (16), per i mancati guadagni che il
creditore avrebbe tratto dallutilizzo della prestazione rimasta inadem-
piuta.
Con lespressione danno emergente ci si intende riferire al pregiu-
dizio immediato che linadempimento produce sul patrimonio del credi-
tore. Lucro cessante o mancato guadagno , invece, la perdita di quelle
utilit che il creditore avrebbe conseguito mediante lutilizzazione della
prestazione. E lobbligazione risarcitoria sar commisurata allequiva-
lente economico di questa aspettativa frustrata dallinadempimento.
La distinzione tra danno emergente e lucro cessante si intreccia con
quella tra interesse positivo e interesse negativo (17). Tanto nellinteres-
(16) Per la distinzione tra danno emergente e lucro cessante v. A. GRAZIANI, Appunti
sul lucro cessante, in Annali Istituto giuridico Universit di Perugia, Perugia, 1923-24,
247 ss., il quale tratteggia la distinzione in base al momento in cui il danno si verifica. Da
notare che la distinzione tra danno emergente e lucro cessante non corrisponde a quella tra
danno presente e danno futuro. Il danno presente consiste in quel pregiudizio che si inte-
ramente verificato al momento in cui interviene la pronuncia giudiziale di liquidazione del
danno; mentre il danno futuro se, a quel momento, un danno non si sia ancora verificato
o si sia verificato solo in parte. Questa distinzione ha riguardo al momento della decisione
giudiziale e considera presente il danno gi interamente prodottosi al momento della sen-
tenza e futuro quello che ancora non si sia verificato o si sia verificato solo in parte; ferma
restando la necessit che risulti provata o comunque incontestata lesistenza del danno sud-
detto, non essendo sufficiente un danno solo potenziale. Sul punto v. Cass. 1 giugno 1993,
n. 6109 in Mass. Foro it., 1993, ed ora in M. FRANZONI, Il danno al patrimonio, cit., 194,
cui si rinvia per una casistica sul danno futuro. La dottrina individua, anche sulla scorta del-
lesame delle pronunce giurisprudenziali, le principali ipotesi di danno emergente nelle
perdite derivanti dal mancato conseguimento della prestazione, o per una difformit o man-
canza di qualit della stessa; nel temporaneo impedimento del godimento di un bene; in
danni alla persona o ai beni del creditore derivanti dal mancato o difettoso adempimento;
nelle spese sostenute in vista delladempimento. Le principali ipotesi di lucro cessante, in-
teso quale guadagno patrimoniale che sarebbe derivato da un corretto adempimento, ven-
gono comunemente individuate nella mancata utilizzazione del bene; nella mancata realiz-
zazione di specifici rapporti contrattuali; nella perdita o diminuzione della capacit di la-
voro; nella perdita di prestazioni alimentari e assistenziali; nella perdita di reputazione pro-
fessionale. Questa elencazione in C.M. BIANCA, Diritto civile. La responsabilit, V, cit.,
116 ss.
(17) La distinzione tra danno emergente e lucro cessante, accolta nei codici continen-
tali (cfr. art. 1149 code civil e art. 1223 del nostro codice) allo scopo di chiarire la risarcibi-
lit del lucro cessante, tradizionalmente avversata dalla dottrina canonistica, stata abban-
donata in common law ed sottoposta a sempre maggiori critiche in civil law. Per una cri-
tica della distinzione si veda E.A. FARNSWORTH, Legal Remedies for Breach of Contract, 70
16 GUIDO SMORTO
Colum. L. Rev., 1145, 1162, nota 67, (1970); nella letteratura di civil law si rinvia a Y.M.
LAITHIER, tude comparative des sanctions de linexcution du contrat, Parigi, 2004, 166.
M. FRANZONI, Il danno al patrimonio, cit., 185, osserva che le nozioni di danno emergente
e lucro cessante non valgono a determinare n a stimare il danno ai fini del risarcimento,
bens a descrivere il contenuto del pregiudizio che deve gi ritenersi sussistente in base al-
le regole della causalit giuridica.
(18) Cass. 6 agosto 1964, n. 2225, in Foro it., Rep. 1964, voce Obbligazioni e contrat-
ti, n. 133.
(19) Cass. 25 gennaio 1988, n. 582; Cass. 20 agosto 1980, n. 4942, entrambe inedite.
(20) Per la descrizione dellevoluzione giurisprudenziale e, pi in generale, sulle di-
verse configurazione dellinteresse negativo v. D. CARUSO, La culpa in contrahendo, Mila-
no, 1993; C. TURCO, Interesse negativo e responsabilit precontrattuale, Milano, 1990.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 17
(22) R. SACCO, Larricchimento ottenuto mediante fatto ingiusto, Torino, 1959, 12.
(23) R. SACCO, Larricchimento ottenuto mediante fatto ingiusto, cit., 13.
(24) R. SACCO, Le contrat inexecut, cit., 12.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 19
cato, di valutazione del danno, pari alla differenza tra prezzo del contrat-
to e prezzo di mercato, trova espresso riconoscimento normativo in una
serie di ipotesi. In particolare, nellinadempimento delle obbligazioni so-
lidali (art. 1307 c.c.); nella vendita di cose aventi un prezzo corrente
(artt. 1515, 1516, 1518, c.c.); nelle ipotesi di responsabilit del vettore
per perdita o avaria (art. 1696 c.c.); nel mutuo avente ad oggetto cose di-
verse dal denaro (art. 1818 c.c.); in tema di accertamento del valore del-
la cosa assicurata (art. 1908 c.c.).
Normalmente si ritiene che le disposizioni richiamate non determi-
nino un vero e proprio allontanamento dal principio dellid quod interest,
quando riconoscano la risarcibilit del danno ulteriore. Questa afferma-
zione mostra di trascurare, tuttavia, lipotesi in cui il valore di mercato
della prestazione sia preso a riferimento per una determinazione forfeta-
ria del danno minimo.
Il riconoscimento di una valutazione individualizzata del danno non
comporta, infatti, necessariamente un innalzamento dellentit dellob-
bligazione risarcitoria. Si pensi, ad esempio, alladozione del criterio
della differenza tra prezzo di mercato e prezzo contrattuale in un contrat-
to di vendita quando, nel caso di inadempimento del venditore, la parte
fedele sia riuscita a coprirsi acquistando il bene ad un prezzo inferio-
re a quello di mercato, ovvero, nel caso di inadempimento del compra-
tore, a venderlo ad un prezzo superiore (25).
Lillustrazione di alcune ipotesi ci consentir di chiarire questo pun-
to.
Ipotizziamo un contratto di vendita ad esecuzione differita, in cui il
venditore si impegni a fornire allacquirente una certa quantit di merce
ad un certo prezzo ad una scadenza prefissata (ipotizziamo, mille unit
di un certo prodotto a 15 euro per ciascuna unit, con consegna a sei me-
si dalla conclusione del contratto). Ipotizziamo, inoltre, che lacquirente
si impegni, con un secondo contratto, a rivendere i suddetti beni alla
stessa data ad un secondo acquirente, a 16 euro per ciascun prodotto; e
(25) Un altro caso pu servire ad illustrare meglio questo principio. In United States v.
Crown Equipment Corp., 86 F.3d 700 (7th Cir. 1996), la distruzione di un milione di libbre
di burro a causa di un incendio port alla condanna del responsabile dellincendio per il va-
lore di mercato del burro a dispetto del fatto che il burro non fosse destinato alluso ma co-
stituisse una riserva per evitare un crollo dei prezzi di mercato.
20 GUIDO SMORTO
tit di una merce ad un prezzo fisso (ad esempio, 100 per ciascuna uni-
t di prodotto). Ipotizziamo, inoltre, che il venditore non possieda la
merce ma lacquisti da un terzo, anche in questo caso ad un prezzo fisso
(ad esempio, 80) in base ad un secondo contratto. Immaginiamo che, al
momento dellesecuzione, il prezzo di mercato sia 50 e che pertanto lac-
quirente del primo contratto si renda inadempiente. Anche qui la doman-
da da porsi quale sia la misura di danno che rispecchi il danno effetti-
vamente subito dal venditore: se quella determinata in base alla differen-
za tra prezzo del contratto e prezzo di mercato (nel nostro esempio: 100
50 = 50) ovvero quella basata sul lucro che nel caso concreto avrebbe
conseguito il venditore (nel nostro caso: 100 80 = 20).
Nei due casi descritti siamo in presenza di circostanze nelle quali il
calcolo in base a criteri di mercato e quello in base alle perdite della par-
te determina risultati divergenti. Ma, a differenza delle ipotesi solitamen-
te addotte per illustrare questa differenza, il prezzo di mercato determi-
na un ammontare del danno superiore.
La questione sembra essere ignorata dalla nostra dottrina e non tro-
va espressa trattazione neppure in giurisprudenza.
Tra le poche tracce di un dibattito sul punto, si segnala per la ric-
chezza dei contributi la materia della vendita di cose mobili aventi un
prezzo corrente. Lart. 1518, comma primo, c.c., rubricato Normale de-
terminazione del risarcimento, dispone che: Se la vendita ha per og-
getto una cosa che ha un prezzo corrente a norma del terzo comma del-
lart. 1515 c.c., e il contratto si risolve per linadempimento di una delle
parti, il risarcimento costituito dalla differenza tra il prezzo convenuto
e quello corrente nel luogo e nel giorno in cui si doveva fare la conse-
gna, salva la prova di un maggior danno.
Tale criterio si collega alla disciplina prevista agli artt. 1515 e 1516
c.c. ed destinato a trovare applicazione nellipotesi in cui la parte non
inadempiente abbia scelto di non usufruire delle procedure di compra-
vendita in danno.
Perch la disciplina dellart. 1518 c.c. possa trovare applicazione
devono ricorrere due condizioni: in primo luogo, il contraente fedele de-
ve domandare la risoluzione del contratto; in secondo luogo, deve trat-
tarsi di cose mobili fungibili con un prezzo corrente risultante da mercu-
riali o listini di borsa, oppure con un prezzo fissato per atto della pubbli-
ca autorit (c.d. prezzo dimperio).
22 GUIDO SMORTO
(26) A favore della tesi della presunzione assoluta sono D. RUBINO, La vendita, Tratta-
to Cicu Messineo, Milano, 1971, 987 ss.; P. GRECO-G. COTTINO, Vendita, Commentario co-
dice civile Scialoja Branca, Bologna-Roma, 1981, 399 ss.; G. MIRABELLI, Dei singoli con-
tratti, Torino, 1991, 161 ss.; L. GARDANI CONTURSI LISI, La compravendita, Giurisprudenza
sistematica di diritto civile e commerciale, fondata da W. Bigiavi, Torino, 1985, 802. In giu-
risprudenza, fra le pi recenti pronunce che ribadiscono il carattere eccezionale della norma
di cui allart. 1518 c.c. vedi Cass. 16 aprile 1994, n. 3614; Cass. 4 marzo 1998, n. 2386.
(27) Lincertezza nellinterpretazione dellart. 1518 c.c. si manifesta negli anni imme-
diatamente successivi allentrata in vigore del codice civile del 1942. Cfr., sul punto, V.
RANDEGGER, La determinazione del danno e lart. 1518 c.c., in Giurisprudenza completa
della Corte Suprema di Cassazione, 1953, I, 117.
(28) D. RUBINO, La vendita, cit., 987.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 23
(29) I rimedi di cui agli artt. 1515 e 1516 c.c., invece, erano gi regolati nellart. 68 del
codice di commercio del 1882.
(30) D. RUBINO, La vendita, cit., 988.
24 GUIDO SMORTO
(35) In realt, il parallelismo tra lart. 1518 c.c. e lart. 1224 c.c. era gi stato autore-
volmente evidenziato da A. DE CUPIS, Il danno, I, cit., 469 ss., spec. 493 ss.
(36) F. BOCCHINI, La vendita di cose mobili, Commentario codice civile Schlesinger,
Milano, 1994, 221 ss., il quale osserva che, nella fattispecie regolata dallart. 1518 c.c., lac-
certamento dellentit del danno si rivela di certa e pronta liquidazione tra le stesse parti
perch, con riguardo alle cose mobili fungibili che hanno un prezzo corrente ex art. 1515
c.c., possibile una verifica oggettiva del loro valore.
26 GUIDO SMORTO
oscillazioni del valore del bene sul mercato. Con riferimento al criterio
aggiuntivo tornano ad essere validi i principi generali in tema di onere
della prova.
Circa leccezionalit della norma, osserva Bocchini, lindividuazio-
ne di questa determinazione forfetaria minima del danno corrisponde ad
una costante nella disciplina della vendita di cose mobili (si pensi ai cri-
teri di cui agli artt. 1515 e 1516 c.c.) in cui si prevede una reintegrazio-
ne c.d. normale della posizione lesa, di pronta attuazione, secondo crite-
ri che si discostano dai principi generali, salvo il rinvio a questi per il ca-
so in cui il danno sofferto sia maggiore di quello forfetariamente deter-
minato dalla legge.
Quanto ai suoi effetti pratici, come detto, la ricostruzione in esame
non sembra condurre a risultati differenti rispetto a quelli della tesi del-
la presunzione assoluta (38).
Parzialmente differente lopinione di Carpino, il quale accosta il
criterio in esame alla clausola penale, il cui scopo consisterebbe nella
fissazione di un rigido criterio legale per la predeterminazione del dan-
no (39).
Anche in questo caso, le ricadute sul piano operazionale non diffe-
riscono da quelle delle tesi esaminate in precedenza. LAutore distingue
nella norma contenuta nellart. 1518 c.c. due aspetti: uno legato al rap-
porto tra le contrapposte prestazioni e laltro alla situazione individuale
della parte non inadempiente. Il primo dei due profili sarebbe espressivo
della formula del danno differenziale. Attraverso questo criterio il le-
gislatore avrebbe stabilito che, in base allid quod plerumque accidit,
lesistenza di due parametri oggettivi ed ufficiali (prezzo corrente ai sen-
si dellart. 1515 c.c. e prezzo contrattuale), sufficiente per avere titolo
al risarcimento del danno. Lart. 1518 c.c. accorda a colui che se ne av-
valga il diritto al risarcimento del danno sulla base della semplice dimo-
strazione dellesistenza di mercuriali, del loro contenuto e di una diffe-
renza sfavorevole rispetto al prezzo contrattuale. Mentre non necessa-
(38) Per una sottolineatura delle differenze che, sul piano dogmatico, si riscontrano tra
la tesi di Bocchini e quella della presunzione assoluta, si veda P.L. CARBONE, Lautotutela
nella vendita di cose mobili, in M. BIN (cur.), La vendita, IV, Padova, 1994-1998, 1432.
(39) B. CARPINO, La vendita di cose mobili, cit., 301.
28 GUIDO SMORTO
rio che il contraente fedele dimostri lesistenza del danno ed il suo am-
montare. Leccezione ai principi generali si arresta al primo profilo,
mentre, per quel che concerne il secondo, il maggior danno dovr esse-
re specificamente dimostrato.
Sul versante opposto si colloca la tesi di Bianca (40), seguita anche
da Luminoso (41), che ravvisa nel criterio di cui allart. 1518 c.c. una pre-
sunzione relativa. Secondo tale impostazione, linterpretazione dellart.
1518 c.c. in termini di presunzione assoluta di danno minimo non trova
riscontro nella lettera e neppure nella ragione della norma.
La norma, infatti, secondo la prospettazione di Bianca (42), si limi-
terebbe a codificare un criterio specifico di determinazione del danno
con riferimento a precisi ed obiettivi elementi (prezzo contrattuale e
prezzo corrente), tali da consentirne un pronto accertamento.
In questottica, lesigenza che spiega e giustifica la norma viene in-
dividuata in quella di predisporre una liquidazione semplificata del dan-
no onde evitare che la risoluzione di diritto abbia un seguito giudiziario.
Ma, per tutelare in maniera adeguata linteresse del contraente fedele sa-
rebbe pi che sufficiente stabilire, a suo favore, una presunzione sempli-
ce di danno che non lo costringa alla produzione di prove complesse.
Del resto, sul piano sistematico, si osserva, lassunto di un diritto al
risarcimento anche in mancanza del danno effettivo, costituirebbe una
grave deroga al principio generale che lega il diritto di risarcimento al
danno realmente sofferto: se dunque una tale deroga non risulta sicura-
mente sancita dovrebbe propendersi per uninterpretazione coerente al
sistema (43).
Conseguentemente, dovrebbe potersi ammettere che la parte ina-
dempiente abbia la facolt di dimostrare che il danno non sussista o sia
inferiore (perch, ad esempio, laltra parte ha provveduto al rimpiazzo a
condizioni particolarmente vantaggiose).
La parte non inadempiente sar, poi, sempre ammessa a provare al-
tre voci di danno. Il danno provato potr comprendere, allora, sia le spe-
(44) Osserva C.M. BIANCA, La vendita e la permuta, cit., 1099-1100, che, trattandosi
di beni reperibili sul mercato, incombe sul contraente lobbligo di non aggravare il danno e
di provvedere al rimpiazzo quando questo appaia il mezzo per una soluzione meno gravo-
sa per linadempiente (il fondamento di tale obbligo rinvenuto nel secondo comma del-
lart. 1227 c.c.). Il maggior danno, prosegue Bianca, potrebbe derivare da un rimpiazzo ese-
guito a condizioni pi svantaggiose di quelle segnate dal prezzo corrente; in tal caso, per,
il danneggiato dovr giustificare le condizioni pi sfavorevoli di rimpiazzo.
(45) Non mancano risalenti pronunce della Cassazione che si discostano dalla tesi del-
la presunzione assoluta.Vedi Cass. 29 marzo 1952, n. 869, in Foro it., Rep., 1952, voce Ven-
dita, nn. 438-439; Cass. 9 novembre 1956, n. 4213, in Giust. civ., Rep. 1956, voce Vendita,
n. 369.
(46) Cass. 12 agosto 1947, n. 1508, Foro it., Rep. 1947, voce Vendita 278; e Mass.
Giur. it., 1947, c. 413.
(47) A proposito della prova del prezzo corrente, afferma che, qualora il prezzo corren-
te della res vendita et non tradita non risulti da atto della pubblica autorit e neppure da li-
stini di borsa o da mercuriali, il giudice di merito pu ben desumerlo da una prova testimo-
niale, Cass. 9 ottobre 1953, n. 3283. Cass. 20 luglio 1971, n. 2349, stabilisce, a questo pro-
posito, che per lapplicazione del principio sufficiente che si raggiunga la giudiziale certez-
za sullesistenza delle mercuriali e sul loro contenuto, ma non occorre che vengano prodotti
in giudizio questi documenti potendo tali elementi di fatto desumersi anche da una certifica-
zione della camera di commercio. In senso conforme Cass. 12 novembre 1981, n. 5986.
30 GUIDO SMORTO
(48) Cass. 24 aprile 1956, n. 1253, in Giust. civ., 1956, I, 1917 ss., segnalata da L.
GARDANI CONTURSI LISI, La compravendita, cit., 803, per gli illustri patroni Carnelutti e
Calamandrei.
(49) Aderiscono allorientamento della presunzione assoluta anche Cass. 16 novembre
1960, n. 3071, in Giust. civ., 1961, I, 237; Cass. 5 agosto 1964, n. 2230, in Giust. civ., 1965,
I, 60 e ss. In questa sentenza i giudici di legittimit affermano la possibilit che il contraen-
te fedele produca in giudizio, con valore equipollente rispetto alle mercuriali, i bollettini uf-
ficiali dei magazzini comunali allingrosso.
(50) Trib. Cagliari 5 agosto 1986 in Riv. giur. Sarda, 1987, 459; e App. Cagliari 14
aprile 1988 in Riv. giur. sarda 1990, 20.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 31
(51) Da ultimo, v. Cass. 4 marzo 1998, n. 2386; Cass. 16 aprile 1994, n. 3614.
(52) A. DE CUPIS, Il danno, I, cit., 337; A. TRABUCCHI, La stima dei beni e criteri le-
gali di valutazione, in Scritti giuridici in onore della Cedam, I, 1953, 560.
(53) Per i riferimenti giurisprudenziali si rimanda a M. FRANZONI, Il danno al patrimo-
nio, cit., spec. 282 ss.
(54) Cass. 23 luglio 1943, in Rep. Foro it., 1943-44, voce Locazione, n. 145; Cass. 29
febbraio 1952, n. 564, in Foro it., 1953, I, 153; Cass. 11 maggio 1954, n. 1487, in Rep. Fo-
32 GUIDO SMORTO
ro it., 1954, n. 191, voce Locazione; Cass. 27 marzo 1958, n. 1019, in Mass. Foro it., 1958,
203; Cass., 28 marzo 1958, n. 1051, in Foro it., 1959, I, 114; Cass. 23 gennaio 1959, n. 169,
in Mass. Foro it., 1959, 34.
(55) Cass. 25 gennaio 1960, n. 61, in Foro it., 1960, I, 378; Cass. 27 gennaio 1960, n.
89, in Foro pad., 1960, I, 132. Di recente v. Cass. 23 maggio 2002, n. 7546. In dottrina
stato evidenziato come laccoglimento della tesi della responsabilit extracontrattuale si
fondasse sulla distinzione tra mancata restituzione della cosa locata da parte del conduttore
al momento della scadenza del contratto, che d luogo allinadempimento di un obbligo na-
scente dal contratto stesso, determinando il diritto del locatore di esperire unazione restitu-
toria personale ex contractu, e la permanenza nellabusiva occupazione dellimmobile sen-
za titolo, che si sostanzierebbe in un comportamento estraneo al contratto, tale da attribui-
re allazione di risarcimento del locatore caratteristiche non coincidenti con i moduli di cui
agli artt. 1218 e 1453 c.c. Cos R. MICCIO, La locazione, in Giurisprudenza sistematica ci-
vile e commerciale, fondata da W. Bigiavi, Torino, 1980, 194.
(56) F. VITALI, Della locazione, in Commentario al Codice Civile a cura di V. De Mar-
tino, Novara-Roma, 1971, 256. Sembra accogliere la ricostruzione in termini di presunzio-
ne Cass. 2 ottobre 1970, n. 2468, dove si afferma che il conduttore moroso nella restitu-
zione della cosa locata alla scadenza del contratto inadempiente e come tale tenuto al ri-
sarcimento dei danni che, salvo la prova di un danno maggiore, si considerano corrispon-
denti allammontare del canone convenuto.
(57) G. MIRABELLI, Dei singoli contratti, Torino, 1991, 317; ID., La locazione, in Trat-
tato di diritto civile italiano diretto da F. Vassalli, VII, t. IV, 1972, 485 ss., ove lA. afferma
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 33
che anche il canone locatizio va considerato come un frutto civile della cosa e linadempi-
mento d luogo ad un eguale fenomeno di godimento oltre il termine previsto ed, in aderen-
za allart. 1224 c.c., il corrispettivo pattuito dovuto anche se il creditore non prova di ave-
re sofferto alcun danno, mentre il maggiore risarcimento dovuto solo se il creditore di-
mostra di avere subito un danno maggiore. In giurisprudenza v. Cass. 26 luglio 1968, n.
2710.
(58) Si veda, Cass. 24 maggio 2003, n. 8240, inedita.
(59) A. LUMINOSO, I contratti tipici e atipici. Contratti di alienazione, di godimento, di
credito in Trattato di diritto privato G. Iudica-P. Zatti, Milano, 1995, 521. Di presunzione
legale e di misura forfetaria di danno, con riferimento allobbligo di corrispondere il cano-
ne fino alla riconsegna, parla Cass. 23 maggio 2002, n. 7546.
(60) G. PROVERA, Libro IV delle obbligazioni, artt. 1571-1606, in Commentario Codi-
ce Civile Scialoja Branca, Bologna-Roma, 1980, 318-321.
(61) Lobbligo di risarcire il maggior danno, posto dallart. 1591 c.c. a carico del con-
duttore in mora nella restituzione della cosa locata, non comporta unautomaticit del risar-
cimento sulla base del valore locativo presumibilmente ricavabile dalla locazione o dal-
leventuale vendita dellimmobile, dovendo invece il danno essere provato dal locatore nel-
la sua esistenza e nel suo ammontare, in relazione alle condizioni dellimmobile stesso, al-
la sua ubicazione, alle possibilit di utilizzazione, dalle quali emerga il verificarsi di una le-
sione effettiva nel patrimonio del locatore. In questo senso, Cass. 28 gennaio, 2002, n. 993,
inedita; Cass. 14 aprile 2000, n. 4864, inedita; Cass. 4 giugno 1997, n. 4968, in Arch. loc.,
34 GUIDO SMORTO
1997, 610; Cass. 12 luglio 1993, n. 7670, in Giur. it., 1994, I, 1, 877; Cass. 13 ottobre 1986,
n. 5990, inedita. In giurisprudenza si ammette che le parti possano accordarsi preventiva-
mente, stipulando unapposita clausola penale, per la determinazione preventiva del mag-
gior danno di cui allart. 1591 c.c. Cfr. Cass. 28 settembre 1998, n. 9698, inedita; Cass. 4
novembre 1993, n. 10887, in Rass. equo canone, 1993, 438; Cass. 5 febbraio 1993, n. 1463,
in Arch. loc., 1993, 255; Cass. 18 febbraio 1983, n. 1268, inedita.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 35
sione n sul piano del diritto positivo, in quanto realmente espressive del
diritto vigente, n la loro opportunit mai stata posta in dubbio de iure
condendo. Sembrerebbe dunque che, almeno su questo nucleo essenzia-
le, su questo nocciolo duro del danno da inadempimento, la convergen-
za di vedute sussista per davvero.
Abbiamo in parte esaminato i limiti di queste affermazioni con ri-
guardo alla rilevanza della valutazione oggettiva della prestazione e al
suo utilizzo come soglia minima di danno risarcibile. Si tratta ora di ve-
rificare leffettiva portata della regola in commento con riferimento al-
leffettiva estensione del danno.
Un primo strumento attraverso il quale la nostra giurisprudenza af-
ferma di far ricorso ad una valutazione individualizzata del danno risar-
cibile quello dellid quod interest, accolto dalle corti in base allauto-
rit dellart. 1223 c.c.
Il principio dellintegrale riparazione del danno viene in genere il-
lustrato attraverso i casi relativi ai costi di ripristino e di sostituzione.
Notissimo il caso del mancato adempimento dellobbligo di ripristina-
re un fondo anche se le opere di ripristino siano antieconomiche. In
una nota decisione, la Corte di Cassazione ha, ad esempio, riconosciuto
il diritto del comodante di un fondo danneggiato dal comodatario ad un
risarcimento pari alla somma necessaria per il ripristino delle condizio-
ni originarie del fondo, senza che a questa pronuncia costituisse ostaco-
lo il carattere antieconomico delle opere di ripristino rispetto allincre-
mento di valore del fondo che sarebbe conseguito al ripristino (62).
Nel caso in esame, attore e convenuto avevano stipulato un con-
tratto, qualificato come comodato oneroso, in virt del quale il como-
datario aveva ottenuto di depositare sul fondo oggetto del comodato
materiali per unaltezza massima di trenta centimetri, obbligandosi ver-
so il comodante alla costruzione di nuovi argini, al rafforzamento di
quelli esistenti e a recintare larea con filo spinato. Nonostante limpe-
gno assunto, il comodatario non solamente ometteva di realizzare i la-
vori convenuti ma depositava una quantit di materiale di gran lunga
superiore rispetto a quella consentita. Il materiale in eccesso si riversa-
va, quindi, nella zona adiacente dello stesso fondo concesso in como-
(62) Cass. 8 marzo 1974, n. 619, in Resp. civ. prev., 1975, 557.
36 GUIDO SMORTO
(63) Cass. 17 febbraio 1979, n. 1066, in Resp. civ. prev., 1979, 483.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 37
(64) Cass. 16 dicembre 1988, n. 6856 in A. PINORI, Il danno contrattuale, II, Criteri di
valutazione. Tecniche e regole giudiziali di liquidazione, Padova, 2001, 7 ss.
(65) In questo caso, tuttavia, tale affermazione ha semplice valore di obiter dictum, da-
to che nel caso concreto il valore del fondo eccedeva comunque la somma riconosciuta a ti-
tolo di risarcimento.
(66) Nel diritto americano v. Peevyhouse v Garland Coal & Mining Co., 382 P.2d 109
(Okla 1962). Il leading case inglese Tito v Waddel (No.2), 1976, Ch. 106, meglio noto co-
me Ocean case. Di segno contrario Groves v. John Wunder Co., 286 N.W. 235 (Minn.
1939). In questo caso stato riconosciuto un danno pari ai profitti conseguiti dalla parte ina-
dempiente. Per un caso di riconoscimento del costo di costruzione, quale criterio di misu-
razione del danno, nel diritto inglese, si veda Radford v. de Frobeville (1979) 1 All ER 33.
Il caso riguardava la mancata costruzione di un muro, la cui realizzazione non avrebbe in
38 GUIDO SMORTO
alcun modo aumentato il valore di mercato della propriet sui cui avrebbe dovuto essere
realizzato.
(67) Il richiamo al celebre caso Jacob & Young v. Kent 129 N.E. 889, (1921).
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 39
(68) Nel perseguire una riduzione dei costi di esecuzione, il comportamento dellap-
paltatore potr consistere in una condotta commissiva, omissiva o mista. Per quel che con-
cerne la prima ipotesi, si pensi allimpiego di materiali pi economici, ma anche meno af-
fidabili come durata o resistenza, di quelli contemplati nel contratto; con riferimento alla se-
conda, si pu fare il caso della mancata adozione di misure pi dispendiose, richieste dalla
diligenza tecnica di cui allart. 1176, comma secondo, c.c., e, tuttavia, idonee ad evitare lin-
sorgere di successivi inconvenienti dopo il collaudo dellopera (es. mancato ancoraggio del-
le fondamenta di un molo al fondale argilloso da cui consegua la rovina dellopera). Pi
spesso, infine, potranno ricorrere condotte commissive ed omissive insieme, come quando
limpiego di materiali pi economici si accompagni alla mancata adozione di tutte quelle
cautele ed accorgimenti richiesti dalla diligenza tecnica e dal principio di buona fede nel-
lesecuzione del contratto. Tutte le condotte a cui si fatto cenno costituiscono sicuramen-
te un inadempimento del contratto di appalto nella misura in cui lopera non sia conforme
al progetto approvato dalle parti o presenti dei vizi.
(69) Si tratta di uno strumento di tutela riconducibile allazione di esatto adempimen-
to: tramite il suo esperimento, infatti, il committente non chiede la caducazione del contrat-
to, ma, al contrario, si adopera perch esso venga integralmente rispettato. Resta fermo, na-
turalmente, che, qualora, in seguito alla condanna alleliminazione dei vizi, lappaltatore
non vi si conformi, il committente potr ricorrere allesecuzione forzata degli obblighi di fa-
re di cui allart. 2931 c.c.: potr, cio, ottenere che i vizi siano eliminati a spese dellappal-
tatore sotto il controllo del giudice dellesecuzione e nel rispetto delle forme stabilite dal co-
dice di procedura civile (art. 612 c.p.c.). Cos D. RUBINO, Lappalto, Trattato di diritto ci-
vile italiano diretto da Vassalli, VII, t. 3, Torino, 1980, 508 ss.
40 GUIDO SMORTO
(70) D. RUBINO, Lappalto, cit., 516, reputa che tale azione non costituisca unapplica-
zione, seppure speciale, di quella di esatto adempimento, n unipotesi di risoluzione par-
ziale del contratto. Tale rimedio avrebbe, invece, una funzione assimilabile al risarcimento
del danno limitato ad una sola parte di esso: il giudice opera, in questo caso, direttamente
sul prezzo, riducendone lammontare con una sentenza che non di condanna ma costituti-
va. Prosegue lA. affermando che una sentenza di condanna sar possibile solo qualora lap-
paltatore abbia gi riscosso lintero prezzo, dovendo allora restituire la parte che stata ri-
dotta. Tuttavia, pure qui, non si tratterebbe di un risarcimento del danno vero e proprio, poi-
ch la restituzione parziale avverrebbe a titolo di ripetizione dellindebito.
(71) Qualora, invece, si richieda la risoluzione del contratto, la possibilit di chiedere
il risarcimento del danno discender dallapplicazione dei principi generali (art. 1453, com-
ma primo, c.c.).
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 41
(72) Tra queste Cass. 30 luglio 1983, n. 5245, in Giust. civ., 1984, I, 178.
(73) Cass. 29 novembre 1994, n. 10128 in A. PINORI, Il danno contrattuale, I, Princi-
pi generali e tecniche di limitazione giudiziale del risarcimento, Padova, 1998, 216.
(74) Cass. 4 aprile 1983, n. 1636, in Mass. Giur. it., 1983, A. PINORI, Il danno contrat-
tuale, I, Principi generali e tecniche di limitazione giudiziale del risarcimento, cit., 220. De-
gli eventuali vantaggi derivanti dalla riparazione tiene invece conto Cass. 6 dicembre 1995,
n. 12578, in A. PINORI, Il danno contrattuale, II, Criteri di valutazione. Tecniche e regole
giudiziali di liquidazione, cit., 11 ss. La decisione della Cassazione era stata originata dalla
seguente fattispecie. Unimpresa, alla quale erano stati commissionati alcuni lavori da par-
te di una scuola elementare, aveva, a sua volta, subappaltato ad unaltra impresa lesecuzio-
42 GUIDO SMORTO
ne di una frazione di questi lavori (fornitura e posa in opera della pavimentazione della pa-
lestra della scuola). Riscontrati da parte del direttore dei lavori alcuni difetti nella suddetta
pavimentazione, la subappaltante sollecitava senza risposta la subappaltatrice alla pronta
sostituzione del pavimento. La subappaltante si decideva pertanto a rivolgersi ad unaltra
impresa e a richiedere, successivamente, il risarcimento dei danni allimpresa subappalta-
trice. La nuova impresa, nelleseguire la sostituzione del pavimento difettoso, adoperava,
per, materiali diversi da quelli originari e pi costosi. La Corte dAppello, in parziale ri-
forma della sentenza di primo grado, riduceva lentit del risarcimento sulla base del rilie-
vo che la nuova impresa aveva installato un pavimento di qualit diversa e di maggiore co-
sto rispetto a quello posato dalla subappaltatrice inadempiente. La Cassazione confermava,
infine, la sentenza della Corte di Appello, sulla base delle seguenti argomentazioni: in tema
di risarcimento del danno e di determinazione del quantum, come direttiva di carattere ge-
nerale, la misura del danno risarcibile non deve essere contenuta nei limiti di valore del be-
ne danneggiato, essendo il risarcimento diretto alla completa restitutio in integrum del pa-
trimonio leso. La compensazione del pregiudizio arrecato e la restaurazione della situazio-
ne patrimoniale del creditore antecedentemente allinadempimento non possono risolversi
in un vantaggio, dovendo la determinazione delle conseguenze patrimoniali negative limi-
tarsi alla perdita subita ed al mancato guadagno. Pertanto, nel caso in cui il committente, in
seguito allinadempimento di un contratto di appalto, abbia fatto eseguire da altri la presta-
zione non esattamente adempiuta dallappaltatore, con lesecuzione di unopera di maggior
pregio in virt dellimpiego di materiali pi costosi di quelli previsti nelloriginario contrat-
to dappalto, il risarcimento del danno per linadempimento non si estende a compensare il
costo dei materiali pi onerosi di quelli pattuiti.
(75) Cass. 25 marzo 1987, n. 2899, in A. PINORI, Il danno contrattuale, I, Principi ge-
nerali e tecniche di limitazione giudiziale del risarcimento, cit., 330 ss.
(76) Cass. 28 aprile 1988, n. 3209, in Arch. civ., 1988, 1054.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 43
(77) Cass. 27 maggio 1958, n. 1774, in Riv. dir. comm., 1959, II, 161 ss.
44 GUIDO SMORTO
(78) Cass. 27 agosto 1993, n. 9064, in A. PINORI, Il danno contrattuale, II, Criteri di
valutazione. Tecniche e regole giudiziali di liquidazione, cit., 567, ove la corte afferma che:
In caso di difetti dellopera lappaltatore deve sopportare tutte le conseguenze che deriva-
no dallinesatto adempimento obbligandolo a sopportare, a seconda della scelta operata dal
committente, lonere integrale delleliminazione dei vizi o la riduzione del prezzo, salvo il
risarcimento del danno, senza alcun riguardo alla consistenza e al costo dei lavori di ripara-
zione o alla misura massima della diminuzione del corrispettivo dellappalto. In senso con-
forme v. anche Cass. 12 aprile 1996, n. 3454, in Contratti, 1997, 161, e in Riv. giur. edil.,
1996, I, 2, 919, con nota di M. DE TILLA, Sulle azioni proponibili dal committente in rela-
zione ai vizi dellopera appaltata, in cui si ammette lazione di eliminazione dei vizi anche
ove comporti lintegrale rifacimento dellopera.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 45
Come emerge dalla lettura dei casi esaminati nel paragrafo prece-
dente, non sempre chiara la ragione che conduce le corti ad optare per
un criterio di misurazione del danno piuttosto che per un altro. In molti
dei casi menzionati, il riconoscimento di un risarcimento basato sui co-
sti di riparazione dellopera difettosa appare necessitato: diversamente,
infatti, lopera sarebbe, almeno secondo le ricostruzioni accolte in sen-
tenza, del tutto inservibile. Riformulata secondo le categorie utilizzate
(79) Cass. 21 febbraio 1996, n. 1334, cit. In senso conforme Cass. 4 agosto 1988, n.
4839, in Nuova giur. civ. comm., 1989, I, 1.
(80) In ogni caso, come detto, il risarcimento del danno pu consentire la riparazione
di pregiudizi ulteriori rispetto a quelli connessi ai difetti dellopera in aggiunta ai rimedi
specifici, consentendo il ristoro di quelle conseguenze dannose da essi non eliminabili; nel-
la tutela risarcitoria pura come voce ulteriore che si aggiunge alle spese necessarie alla
sostituzione e messa in opera delle parti difettose ed, in genere, alleliminazione dei vizi.
46 GUIDO SMORTO
fin qui, potremmo dire che, almeno in alcuni casi, sembra che i costi di
riparazione siano un indice affidabile della diminuzione del valore di
mercato del bene e del danno subito dal creditore. Altre volte, al contra-
rio, come reso palese dai casi relativi ai costi di ripristino, la diminuzio-
ne del valore di mercato differisce, anche di molto, dai costi necessari a
garantire la prestazione.
Ma le corti omettono di argomentare su uneventuale distanza di ri-
sultati derivante dalladozione dei due metodi, nonostante questo aspet-
to rappresenti, a nostro avviso, un punto di centrale importanza.
Per illustrare la distanza tra un risarcimento commisurato al costo
necessario per ottenere la prestazione e il danno effettivo subito sembra
utile richiamare lattenzione su unultima ipotesi, che non trova tuttavia,
per quel che ci risulta, precedenti specifici nel nostro ordinamento: lina-
dempimento da cui consegua un risparmio di spesa per la parte inadem-
piente ma che sia improduttivo di conseguenze patrimoniali dannose,
calcolate secondo criteri di mercato, per la vittima. Nel corso della no-
stra ricerca non abbiamo trovato come detto alcuna decisione giudi-
ziale che affronti espressamente questo aspetto. Al contrario, la ricerca
condotta ha dato esiti fruttuosi con riguardo al diritto di common law e
ad altre esperienze continentali. Si pensi, a titolo esemplificativo, alluti-
lizzo di un dolcificante economico in luogo dello zucchero di canna per
la produzione della coca-cola, senza che ci determini apprezzabili cam-
biamenti del gusto e delle qualit del prodotto (81), o al mancato rispetto
da parte dellinquilino degli obblighi di effettuare le riparazioni dovute
al momento della riconsegna dellimmobile locato pur senza alcuna con-
seguenza dannosa per il locatore e proprietario, il quale ha venduto lim-
mobile ad un terzo intenzionato a demolirlo (82). Si possono formulare
ancora altri esempi: si pensi alla costruzione di una piscina la cui profon-
dit lievemente inferiore a quella prevista in contratto, pur essendo
lopera del tutto sicura e utilizzabile (83), ovvero, ancora, allinadempi-
(81) Coca-Cola Bottling Co. of Elizabethtown v. Coca-Cola Co., 988 F.2d 386, 409
(3rd Cir. 1993). In questo caso la pretesa basata sui profitti conseguiti stata respinta ma so-
lo perch lattore aveva abbandonato in questo grado di giudizio la tesi basata sulla restitu-
tion theory.
(82) Joyner v. Weeks, (1891) 2 Q.B. 31 (Eng. C.A.)
(83) Ruxley Electronics Ltd. V. Forsyth (1994) 1 W.L.R., 650. Nel caso specifico la
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 47
mento del contratto concluso con una societ di sorveglianza per la pro-
tezione di una villa durante il periodo estivo. Cosa direbbe la nostra giu-
risprudenza nel caso in cui, nonostante il mancato invio da parte della
societ del personale promesso, non si verifichi alcun furto? In questi ca-
si, in cui al risparmio di spesa per la parte inadempiente (e quindi ad un
suo guadagno) (84) non corrisponde alcuna perdita a danno della vittima
dellinadempimento, lancoraggio della misura risarcitoria a criteri ge-
nuinamente risarcitori porterebbe alla liquidazione di danni puramente
nominali (85).
House of Lords opta per una misura intermedia di danno calcolata in base alla loss of
amenities.
(84) Sulla distinzione tra risparmio di spesa e guadagno si rinvia a E.A. FARNSWORTH,
Your Loss or My Gain? The Dilemma of the Disgorgement Principle in Breach of Contract,
94 Yale L.J. 1339, 1388 ss. (1985).
(85) Sui danni nominali nel diritto inglese v. G. CRISCUOLI, Il contratto nel diritto in-
glese, 2a ed., Padova, 2001, spec. 405 e 422.
48 GUIDO SMORTO
(86) Sul punto v. lanalisi di E.A. FARNSWORTH, Your Loss or My Gain? The Dilemma
of the Disgorgement Principle in Breach of Contract, cit., 1388 ss.
(87) D.B. DOBBS, Law of Remedies, I, St. Paul, Minn., 2nd ed., 1993, 309.
(88) La giurisprudenza americana aderisce in alcune pronunce a questa impostazione:
in materia di torts v. McKinney v. Christiana Community Builders, 229 Cal. App. 3d 611,
280 Cal. Rptr. 242 (1991). In base a questa sentenza la vittima avrebbe dovuto provare: 1)
lesistenza di una personal reason; 2) lintenzione di procedere effettivamente alla ripa-
razione del danno; 3) ladeguatezza dei costi di riparazione tanto al valore che il bene in
questione riveste per la vittima quanto ai danni effettivamente sofferti.
(89) E.A. FARNSWORTH, Your Loss or My Gain? The Dilemma of the Disgorgement
Principle in Breach of Contract, cit., 1389. F. riconosce che questa conclusione messa in
dubbio da almeno due considerazioni. La prima che ove linadempiente avesse sovrasti-
mato (invece che sottostimato) i propri costi, avrebbe potuto far valere in giudizio un con-
tratto a lui vantaggioso. In secondo luogo, ove egli si fosse reso inadempiente prima del-
linizio dellesecuzione della prestazione, il danno sarebbe stato pari al costo della presta-
zione presso un altro imprenditore. Se la stima dei costi da parte di questo secondo impren-
ditore corretta, allora il danno subito pari al risparmio ottenuto dallimprenditore ina-
50 GUIDO SMORTO
(93) Cos, ad esempio, in Crisman v. Stidd, 396 Pa. Sup. 335, 578 A. 2d 542 (1990).
52 GUIDO SMORTO
Quanto detto fin qui solleva il problema del risarcimento dei valori
idosincratici e del danno non patrimoniale.
Nei precedenti paragrafi, attraverso lesame della risarcibilit dei
costi di sostituzione e di ripristino e con lesame del caso del risparmio
di spesa in assenza di danno, abbiamo introdotto il tema della valutazio-
ne individualizzata del danno, ossia di una considerazione delle conse-
guenze dannose operata attraverso criteri diversi dallapplicazione di
astratti parametri di mercato.
Una verifica circa leffettiva portata del principio in parola non pu
non passare attraverso un esame della risarcibilit del danno non patri-
moniale in caso di inadempimento (94).
Ci limiteremo in questa sede a segnalare la tendenza, diffusa tanto
in dottrina quanto in giurisprudenza, a superare la tradizionale limitazio-
ne del danno risarcibile al solo danno c.d. patrimoniale, rimandando al
capitolo sesto una riflessione critica sul punto.
La civilistica italiana, soprattutto sotto il codice del 1865, esclude-
va fermamente la risarcibilit del danno non patrimoniale. Individuata
attraverso la Differenztheorie la nozione di danno, nessuno spazio resi-
duava, infatti, per quei pregiudizi subiti dal creditore per effetto dellina-
dempimento che non determinassero conseguenze sfavorevoli per il pa-
trimonio della vittima dellinadempimento.
Con lavvento del codice del 42, il dibattito si incentrato sullese-
gesi di alcune disposizioni (in particolare, gli artt. 1174, 1223, 2059,
c.c.), che tuttavia non sembrano avere fornito allinterprete criteri affida-
bili.
Sul piano esegetico, il riferimento allinteresse, anche non patrimo-
niale, del creditore contenuto allart. 1174 c.c., non si rivelato di gran-
de utilit, come emerge dal dibattito, accesosi in dottrina, tra concezioni
(94) In questa sede useremo la locuzione danno non patrimoniale, in quanto pi ampia
di quella talvolta usata di danno morale, la quale ultima riguarda le sole voci di danno le-
gate a perturbamenti psicologici del danneggiato. Sulla distinzione v. C. AMATO, Il danno
non patrimoniale da contratto, in G. PONZANELLI (cur.), Il nuovo danno non patrimonia-
le, Padova, 2004, 145-146.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 53
(103) C. AMATO, Per un diritto europeo dei contratti con i consumatori. Problemi e tec-
niche di attuazione della legislazione comunitaria in Italia e nel Regno Unito, Milano,
2003, 231 ss.; ID., Il danno non patrimoniale da contratto, cit., 153.
(104) La modifica in questione, relativa alla violazione del documento di conciliazio-
ne pattuito tra professionista e associazione dei consumatori ad opera del primo, stata ap-
portata con lart. 11 della legge comunitaria 1.3.2002, n. 39.
(105) Cfr. art. 7.4.2 Principi Unidroit; art. 9:501 PECL.
(106) Sul punto v. M. SERIO, La responsabilit complessa, Palermo, 1988; P.G. MONA-
TERI, Cumulo di responsabilit contrattuale ed extracontrattuale, Padova, 1989; C. ROSSEL-
LO, Responsabilit contrattuale ed aquiliana: il punto sulla giurisprudenza, in Contr. impr.,
1996, 659 ss.
(107) Cass. 24 maggio 1993, n. 5831, in Arch. Giur. circ. trasp., 1993, 878.
(108) Cass. 23 giugno 1994, n. 6064, in Foro it., 1995, I, 202.
(109) Sulla risarcibilit del danno emozionale derivante da mancata videoripresa della
cerimonia nuziale v. Pret. Salerno 17 febbraio 1997, in Giust. civ., 1998, II, 2037, con nota
di G. SAPIO, Lesione della sfera affettiva-emotiva e responsabilit contrattuale.
(110) C. AMATO, Il danno non patrimoniale da contratto, cit., 147 ss. Sul piano dellau-
tonomia delle parti la risarcibilit del danno non patrimoniale pu essere ottenuta attraver-
56 GUIDO SMORTO
(114) M. BARCELLONA, Diritto, sistema, senso. Lineamenti di una teoria, cit., 367.
(115) Sul punto v. le riflessioni di M. LIBERTINI, Le nuove frontiere del danno risarci-
bile, cit., spec. 92 ss.
(116) In questi termini anche M. COSTANZA, Danno non patrimoniale e responsabilit
contrattuale, cit., 131.
58 GUIDO SMORTO
(117) Il problema si pone, invece, in ambito extracontrattuale, dove una tale comuni-
cazione chiaramente non esiste. In ambito contrattuale problemi analoghi sorgono in mate-
ria di responsabilit per evizione con riguardo alle spese effettuate dopo lo scambio.
(118) Sul punto v. M.R. MARELLA-G. MARINI, La costruzione sociale del danno, ovve-
ro limportanza degli stereotipi nellanalisi giuridica, in Riv. crit. dir. priv., 1999, 3 ss.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 59
(127) A. KULL, Disgorgement for Breach, the Restitution Interest, and the Restate-
ments of Contracts, 79 Tex. L. Rev., 2021, 2047 (2000-2001).
62 GUIDO SMORTO
(128) Y.M. LAITHIER, tude comparative des sanctions de linexcution du contrat, cit.,
spec. 117-118.
(129) In tema di responsabilit aquiliana si veda L. NIVARRA, La tutela possessoria ine-
speribile ed il risarcimento del danno in forma specifica, nota a Cass. 16 marzo 1988, n.
2472, in Giur. it., 1989, I, 1; 12, il quale si esprime in senso fortemente critico nei confron-
ti della fungibilit con cui il rimedio ripristinatorio e quello risarcitorio sono utilizzati dal-
la giurisprudenza di legittimit.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 63
renza, ossia in base alla differenza tra lo stato effettivo del bene per ef-
fetto dellingerenza e lo stato (ipotetico) in cui il bene si sarebbe trova-
to in assenza dellingerenza (138). Ci accade anche quando lingerenza
consista in un inadempimento e il diritto leso sia un diritto di credito. In
questi casi il nostro ordinamento indica nel risarcimento del danno luni-
co rimedio. In presenza di distruzione, trasformazione, deterioramento,
la giurisprudenza, come visto, pone la questione unicamente in termini
di risarcimento del danno. Ed effettivamente la misura risarcitoria nel-
la stragrande maggioranza dei casi sufficiente a riparare la lesione ed a
garantire le ragioni della vittima. Ma il costo della prestazione inadem-
piuta pu essere superiore al danno (139). E in questi casi la nostra giuri-
sprudenza, pur continuando a parlare il linguaggio del risarcimento del
danno, abbraccia sul piano operazionale la logica di tutela propria dei
property right.
Prima di procedere oltre proviamo a riassumere quanto detto fin
qui.
Il problema che ci siamo posti quello di verificare se lordinamen-
to appresti una tutela volta a indennizzare in termini monetari il titolare
del diritto per la perdita subita, ovvero ad attribuire il valore di scambio
della prestazione rimasta inadempiuta, o, ancora, la restituzione e la rein-
tegrazione della situazione giuridica soggettiva lesa.
Abbiamo accertato che, a dispetto delle declamazioni correnti, sem-
bra potersi dire che il soggetto inadempiente non debba soltanto il risar-
cimento del danno, ma sia esposto ad altre forme di reazione dellordi-
namento. In particolare, la parte inadempiente deve corrispondere la
maggior somma fra il danno subito dal creditore, il valore di mercato
della prestazione e, in taluni casi, il costo della prestazione inadempiuta.
Tali casi possono essere ricondotti prevalentemente ad ipotesi in cui vi
sia un rapporto di immediatezza tra il creditore e il bene oggetto della
prestazione, lasciando fuori le ipotesi di inadempimento delle obbliga-
zioni di fare o di dare cose non determinate.
Tanto il nostro codice quanto la dottrina e la giurisprudenza amano
(138) Cos, con riferimento allillecito civile, R. SACCO, Larricchimento ottenuto me-
diante fatto ingiusto, cit., 68.
(139) R. SACCO, Larricchimento ottenuto mediante fatto ingiusto, cit., 72.
66 GUIDO SMORTO
aspetti si rinvia a J. EDELMAN, Gain-Based Damages: Contract, Tort, Equity and Intel-
lectual Property, Oxford, 2002, 73 ss.; E.A. FARNSWORTH, Your Loss or My Gain? The Di-
lemma of the Disgorgement Principle in Breach of Contract, cit., 1345 ss. Sui rapporti tra
risarcimento e restituzioni nellattribuzione degli utili in tema di propriet intellettuale si ve-
dano le riflessioni di A. PLAIA, Il risarcimento del danno e la restituzione degli utili nel nuo-
vo sistema italiano ed europeo della propriet intellettuale, in L. NIVARRA (cur.), Lenfor-
cement dei diritti di propriet intellettuale. Profili sostanziali e processuali, Atti del conve-
gno di Palermo del 25-26 giugno 2004, Milano, 2005, 25 ss.; ID., La violazione della pro-
priet intellettuale tra risarcimento e restituzione, in Riv. dir. comm., 2003, 1021 ss.
68 GUIDO SMORTO
(142) Nella letteratura di lingua italiana si veda, da ultimo, P. PARDOLESI, Profitto ille-
cito e risarcimento del danno, cit., spec. 98 ss.
(143) N. ELKIN-KOREN & E.M. SALZBERG, Towards an Economic Theory of Unjust
Enrichment Law, 20 Intl Rev. L. Econ., 551, spec. 563 (2000). In senso critico P. PARDOLE-
SI, Profitto illecito e risarcimento del danno, cit., 114, nota 55, il quale rileva che in taluni
casi la protezione offerta dal disgorgement pu rivelarsi maggiormente incisiva rispetto al-
la specific performance.
(144) D. RUBINO, Lappalto, cit., 516, afferma che la riduzione del prezzo ha la funzio-
ne di risarcimento del danno, sia pure limitatamente ad una sola parte di esso.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 69
(146) Si pensi alla dottrina dellhardship prevista nel Restatement (Second) of Con-
tracts 364. Specific performance or an injunction will be refused if such relief would be
unfair because: a) contract was induced by mistake or unfair practices; b) the relief would
cause unreasonable hardship or loss to party in breach or third persons.
(147) Per il ruolo che la considerazione dei costi svolge in tema di esecuzione in for-
ma specifica nel civil law v. Y.M. LAITHIER, tude comparative des sanctions de linexcu-
tion du contrat, cit., 404 ss.
(148) Cos S. MAZZAMUTO, Linattuazione dellobbligazione e linadempimento in na-
tura, in S. MAZZAMUTO (cur.), Il contratto e le tutele, Torino, 2002, 530. Sulle stesse posi-
zioni si esprime parte della dottrina francese. A questo proposito si veda P. REMY, Critique
du systme franais de responsabilit civile, in Droit et culture, 1996, 31. Contra, nella no-
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 71
stra dottrina, C. CASTRONOVO, La nuova responsabilit civile, Milano, 1997, 504, il quale
definisce ladempimento in natura come forma di risarcimento del danno in forma specifi-
ca.
(149) R. SACCO, Le contrat inexecut, cit, cit., 12.
(150) Questa diversit bene precisare costituisce un tratto distintivo della materia
dei rimedi contro linadempimento in common law e non semplicemente la conseguenza del
recente successo dellanalisi economica del diritto, che, pure, queste valutazioni ha raffina-
to e formalizzato.
72 GUIDO SMORTO
(151) V. Cass. 20 dicembre 1994, n. 10971, Foro it. Rep., 1994, voce Danni civili n.
189: La norma di cui all art. 2058, 2 comma c.c., secondo cui il giudice pu disporre che
il risarcimento in forma specifica avvenga solo per equivalente, se la reintegrazione in for-
ma specifica risulta eccessivamente onerosa, non trova applicazione alle azioni intese a far
valere un diritto reale. Lapplicabilit dellart. 2058, c.c. alla materia dellinadempimento
accolta dalla nostra giurisprudenza. Si veda, a tal proposito, Cass. 3 gennaio 1994, n. 6, in
Foro it., 1994, I, 1783.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 73
(152) Da ultimo, per una lettura della norma come espressiva di una posizione inter-
media, si veda M.R. MARELLA, La riparazione del danno in forma specifica, Padova, 2000.
74 GUIDO SMORTO
(153) Cos Y.M. LAITHIER, tude comparative des sanctions de linexcution du con-
trat, cit., spec. 189.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 75
(162) Y.M. LAITHIER, tude comparative des sanctions de linexcution du contrat, cit.,
218.
(163) Si pensi, a titolo di esempio, alla promessa irrevocabile di dare in comodato gra-
tuito un appartamento per un certo numero di anni e alla promessa di usufrutto, per la stes-
sa durata, del medesimo appartamento. G. GORLA, Le contrat dans le droit continentale et
en particulier dans le droit franais et italien, cit., 66-67. Merita di essere menzionata, in-
fine, una dottrina di origine francese che, argomentando per analogia dalla disciplina della
gestione di affari, estende al mandato gratuito e, in generale, a tutte le obbligazioni a titolo
gratuito, il potere del giudice di moderare il risarcimento del danno. Sul punto v. M. BOI-
TARD, Le contrats de services gratuits, Parigi, 1941, spec. 271 ss.
(164) Da ultimo v. L. PELLEGRINI, La donazione costitutiva di obbligazione, Milano,
2004, 106: Una volta che il donatario ha assolto lonere probatorio a suo carico, il risarci-
mento dovuto non incontra pi limiti, ed il donante risponde come un debitore comune, e
cio sia per il danno emergente ed il lucro cessante (1223 c.c.), sia per i danni imprevedibi-
li in caso di dolo (1225 c.c.).
(165) A. GALASSO-G. GALASSO, voce Deposito, in Dig. disc. priv., sez. civ., Torino,
V, 1989.
78 GUIDO SMORTO
(169) Nella nostra letteratura si veda C. CASTRONOVO, La risoluzione del contratto dal-
la prospettiva del diritto italiano, in Europa e diritto privato, 1999, 793 ss., spec. 840 ss.,
cui si rinvia per ampi riferimenti comparatistici.
(170) Y.M. LAITHIER, tude comparative des sanctions de linexcution du contrat,
cit., 209.
80 GUIDO SMORTO
(171) Trib. Siena, 26 luglio 1920, Est. Tognazzi, in Riv. dir. comm., 1923, II, 328, con
nota di commento di F. CARNELUTTI, Sul risarcimento del danno in caso di risoluzione del
contratto bilaterale per inadempimento.
(172) F. CARNELUTTI, Sul risarcimento del danno in caso di risoluzione del contratto
bilaterale per inadempimento, cit., 329 (in corsivo nelloriginale).
(173) F. CARNELUTTI, Sul risarcimento del danno in caso di risoluzione del contratto
bilaterale per inadempimento, cit., 330 (in corsivo nelloriginale).
(174) W. BIGIAVI, Irretroattivit della risoluzione per inadempimento, in Riv. dir. civ.,
1934, I, 695
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 81
(175) W. BIGIAVI, Irretroattivit della risoluzione per inadempimento, cit., 697, il qua-
le cita le parole di C. FERRINI, Manuale di pandette, 3a ed., Milano, 1917, 139-140.
(176) Sulla retroattivit della risoluzione sotto limpero del codice vigente si vedano le
riflessioni di C. CASTRONOVO, La risoluzione del contratto dalla prospettiva del diritto ita-
liano, cit., spec. 798, dove lA. rileva come Laffermata retroattivit inter partes sia in re-
alt una retroattivit sui generis o, a essere rigorosi, una non retroattivit.
(177) N. COVIELLO JR., Risoluzione per inadempimento: retroattivit e risarcimento del
danno, in Riv. dir. civ., 1935, 1.
(178) N. COVIELLO JR., Risoluzione per inadempimento: retroattivit e risarcimento del
danno, cit., 33.
(179) V. tuttavia Cass. 6 aprile 1951, n. 812, in Mass. Giur. It., 1951, 222; nonch Cass.
14 aprile 1976, n. 1295, in Mass. Giur. It., 1976, 334, in base alle quali si riconosce il risar-
cimento di quelle voci di danno volte a ripristinare la situazione antecedente la stipulazio-
ne.
(180) M.R. MARELLA, Tutela risarcitoria nella risoluzione del contratto per inadem-
pimento, in Giur. it., 1985, I, 1, 368, nota a Cass. 1 dicembre 1983, n. 7199, ove ripor-
tata la sola massima. La sentenza era stata pubblicata in Giur. it., 1984, I, 1, 1453. Alla te-
si della risarcibilit dellinteresse positivo aderisce, invece, A. DI MAJO, La tutela civile
82 GUIDO SMORTO
dei diritti, cit., 238, sebbene giudichi la tendenza pi naturale quella di ritenere che il
danno da risoluzione debba essere commisurato allinteresse negativo, limitato al solo lu-
cro cessante. Sul punto v. altres C. CASTRONOVO, La risoluzione del contratto dalla pro-
spettiva del diritto italiano, cit., 833 ss., il quale sottolinea la diversit dellinteresse tute-
lato dalla misura risarcitoria in caso di scioglimento del contratto rispetto al caso in cui la
richiesta risarcitoria si affianchi allazione di adempimento e giudica risarcibile linteres-
se positivo nel limite del c.d. lucro cessante, interesse che non viene travolto dalleffetto
risolutivo.
(181) M.R. MARELLA, Tutela risarcitoria nella risoluzione del contratto per inadempi-
mento, cit., 370.
(182) M.R. MARELLA, Tutela risarcitoria nella risoluzione del contratto per inadempi-
mento, cit., 375.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 83
(184) F. CARNELUTTI, Sul risarcimento del danno in caso di risoluzione del contratto
bilaterale per inadempimento, cit., 331.
IL PRINCIPIO DELLINTEGRALE RIPARAZIONE DEL DANNO NEL DIRITTO ITALIANO 85
(1) Cos G. ALPA-A. GIAMPIERI, Analisi economica del diritto e analisi del metodo: la
questione del danno contrattuale, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1996, 717 ss.
88 GUIDO SMORTO
(2) Non si tratta bene osservare della riproposizione in altra forma della distin-
zione tra danno emergente e lucro cessante. Vero che attraverso il risarcimento del lucro
cessante si riconosce rilevanza alluso particolare che della prestazione avrebbe fatto il cre-
ditore e che non si trova riflesso nel prezzo di mercato. Ma vero anche che pure le spese
nelle quali la vittima incorsa per effetto dellinadempimento costituiscono una voce di
danno riconducibile ai consequential damages. Sebbene, dunque, il lucro cessante rappre-
senti una delle voci pi importanti di danno consequenziale, le due espressioni non sono af-
fatto sovrapponibili tra loro. La dicotomia danno generale-danno consequenziale pertan-
to trasversale rispetto alle categorie nostrane di danno emergente e di lucro cessante. Appa-
re superfluo osservare, inoltre, che non si intende con questo riproporre la tanto stigmatiz-
zata distinzione tra danno-evento e danno-conseguenza. In common law quando i lost pro-
fit vengono in considerazione per accertare il valore della prestazione rimasta inadempiuta
sono considerati general damages. Cfr. Johnson v. Kersh, 395 So.2d 1011 (Civ. App. 1980).
(3) Per la distinzione tra general damages e special damages si veda lopinion di Car-
dozo in Kerr S.S. Co. v. Radio Corp. Of America, 245 N.Y. 284, 157 N.E. 140 (1927). La
giurisprudenza americana fa spesso riferimento ai general damages come quelli che deriva-
no secondo lordinario corso delle cose dallinadempimento (naturally or ordinarily flow
from the breach): American List Corp. v. U.S. News and World Report, Inc., 75 N.Y. 2d 38,
550 N.Y.S. 2d 590, 593, 549 N.E. 2d 1161, 1164 (1989); Danburg v. Keil, 235 Va. 71, 365
S.E. 2d 754, 757 (1988).
(4) Tali criteri possono essere: la differenza tra prezzo contrattuale e prezzo di merca-
to; la differenza di valore tra bene consegnato e bene promesso; gli interessi sulle somme
di denaro: D.B. DOBBS, Law of Remedies, I, cit., 297. Va notato, inoltre, che i general da-
mages vengono riconosciuti dalle corti pur in assenza di una vera e propria perdita. Se il va-
lore di una casa promessa in vendita per 200.000 euro viene accertato essere, ad esempio,
250.000 euro, al promissario acquirente rimasto vittima dellinadempimento viene ricono-
I CRITERI LEGALI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO 89
sciuto il risarcimento di 50.000 euro a prescindere dalla prova che questi avrebbe effetti-
vamente proceduto a rivendere la casa. Per una ricognizione delle ragioni che militano a
favore di questa soluzione si veda D. SIMON & G.A. NOVACK, Limiting the Buyers Market
Damages to Lost Profit: A Challenge to the Enforceability of Market Contracts, 92 Harv.
L.R., 1395 (1979).
(5) Un esempio pu aiutare a chiarire questa osservazione. Il ferimento di un cavallo
da corsa comporta delle perdite in ordine alle gare che quel cavallo avrebbe potuto vincere.
E tuttavia difficile stabilire a quanto ammonti la perdita di profitti derivanti dalle vincite.
Ora, in presenza di un mercato dei cavalli da corsa, il prezzo di mercato del cavallo ferito
incorpora in s le aspettative e le incertezze di quel tipo di cavallo. Il problema si fa, ovvia-
mente, pi complesso in assenza di un mercato sviluppato.
(6) LUniform Commercial Code ( 2-712; 2-713; 2-715) distingue consequential
e incidental damages.
(7) La riconducibilit dei costi di ripristino e dei costi di sostituzione ai consequen-
tial damages messa in dubbio da D.B. DOBBS, Law of Remedies, III, cit., 44, il quale li
definisce, per questo, chameleon damages e sostiene che ad essi si applichi la regola del-
levitabilit del danno, ma non quella della prevedibilit.
(8) bene precisare che questo non significa affatto riconoscere la risarcibilit del c.d.
danno morale ma piuttosto verificare i danni in base alle perdite soggettivamente subite dal-
la vittima. I due casi non sono cos diversi: entrambi riflettono le preferenze soggettive del
creditore. La differenza risiede nel fatto che nel caso del lost profit tale preferenza suscet-
tibile di valutazione economica.
90 GUIDO SMORTO
citi dal nostro codice civile riguarda quei danni ulteriori rispetto al valo-
re della prestazione rimasta inadempiuta, quelle conseguenze ulteriori
che il mancato adempimento abbia provocato. Consequenzialit, preve-
dibilit, evitabilit, sono tutti strumenti attraverso i quali evitare che lin-
gresso di valutazioni individuali ritagliate sulla vittima dellinadempi-
mento dia la stura a pretese risarcitorie incontrollabili. Esigenza, questa,
che non sussiste con riguardo ai general damages calcolati secondo un
criterio di valutazione verificabile, ossia il valore di mercato della pre-
stazione.
(9) A. DE CUPIS, Il danno, I, cit., spec. 213 ss.; C.M. BIANCA, Dellinadempimento del-
le obbligazioni, in Commentario codice civile Scialoja Branca, Bologna-Roma, 2a ed.,
1989, 251 ss.
(10) G. GORLA, Sulla cosiddetta causalit giuridica: fatto dannoso e conseguenze,
cit., 405 ss.; F. REALMONTE, Il problema del rapporto di causalit nel risarcimento del dan-
no, Milano, 1967; V. CARBONE, Il rapporto di causalit, in G. ALPA-M. BESSONE (cur.), La
responsabilit civile, I, Torino, 1982, 140 ss.; F.D. BUSNELLI, La parabola della responsa-
bilit civile, in Riv. crit. dir. priv., 1988, 643 ss.
I CRITERI LEGALI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO 91
(18) G. NUSSBAUMER, ber das Mass des Schadenersatzes, Zurigo, 1855, 17 ss.
(19) J. VON KRIES, ber den Begriff der objektiven Mglichkeit und einige Anwen-
dungen desselben, Lipsia, 1900, 15.
(20) L. 21 3 D. 19, 1. Un ulteriore caso dal quale si desume laccoglimento del cri-
terio della regolarit causale quello della irrisarcibilit delle conseguenze dannose deri-
vanti al padrone dello schiavo ucciso per non aver potuto, a causa della morte del proprio
servo, tener fede allobbligo precedentemente assunto di consegnare ad altri lo schiavo in
questione (L. 22 pr. D. 9, 2). Per gli altri testi romani che depongono nel senso della risar-
cibilit delle sole conseguenze immediate e dirette si veda B. WINDSCHEID, Pandette, tr. it.,
Torino, 1925, II, I, 42, nota 12.
(21) G. NUSSBAUMER, Ueber das Mass des Schadenersatzes, cit., 25.
(22) Contro la tendenza ad uninterpretazione contraria al dato letterale della norma si
esprime D. MANDRIOLI, Le conseguenze immediate e dirette dellinadempimento doloso, in
Riv. dir. comm., 1921, I, 34; di recente v. anche G. VALCAVI, Intorno al rapporto di causa-
lit nel torto civile, in Riv. dir. civ., 1995, II, 481. interessante notare, a questo proposito,
che in tutti gli ordinamenti che accolgono il principio della prossimit del danno risarcibile
(dommage directe in Francia, proximate consequences in common law), si tende ad unin-
terpretazione svalutativa del dato letterale. Nel diritto francese si vedano H.L. MAZEAUD-F.
CHABAS, Leons de droit civil, Parigi, 1991, 653 ss.; G. MARTY, La relation de cause ef-
fet comme condition de la responsabilit civile, in Rev. trim. dr. civ., 1939, 703. Per il com-
mon law si veda, in lingua italiana, M. WHINCUP, Risarcimento dei danni per inadempimen-
to contrattuale nel diritto inglese, in Riv. dir. civ., 1993, I, 111 ss.
(23) P. TRIMARCHI, Causalit e danno, cit., 20.
94 GUIDO SMORTO
(24) A. DE CUPIS, Il danno, I, cit., 236. Si veda, ad esempio, Cass. 21 gennaio 1980,
n., 476, in Giur. it., 1980, I, 1, 549, la cui massima recita: In tema di responsabilit con-
trattuale lobbligo di risarcimento del danno si estende ai danni mediati e indiretti quan-
do rientrano in una normale correlazione di causa ad effetto rispetto allinadempimen-
to.
(25) La giurisprudenza sul punto numerosa ed unanime. Cass. 9 aprile 1963, n. 910,
in Giur. it., 1964, I, 1, 490; Cass. 19 luglio 1982, n. 4236, in Giust. Civ., 1983, I, 523, con
nota di M. CINELLI; in Resp. civ. prev., con nota di P.G. MONATERI; in Giur. it., 1983, I, 425,
con nota di M. PERFETTI, Brevi note sul nesso causale e la prevedibilit del danno. Per
unapplicazione del principio della regolarit causale al fine di risarcire il danno da perdita
di clientela per discredito commerciale, si veda Cass. 21 ottobre 1969, n. 3438, in Foro it.,
1970, I, 498. Osserva G. GORLA, Sulla cosiddetta causalit giuridica: fatto dannoso e con-
seguenze, cit., 417, nota 16, che se si scorrono le casistiche, anche quando si sostiene che,
seppure la conseguenza sia straordinaria, se ne risponde perch immediata e diretta, si ve-
dr che il criterio ancora quello della causalit ordinaria. Per una panoramica delle deci-
sioni che in apparenza accolgono il limite delle sole conseguenze immediate e dirette si ve-
da A. PINORI, Il danno contrattuale. I. Principi generali e tecniche di limitazione giudizia-
le del risarcimento, cit., 178 ss.
(26) Segnala una diminuzione delle pronunce che si esprimono in questo senso V.
CARBONE, Il rapporto di causalit, in G. ALPA-M. BESSONE (cur.), Giur. sist. dir. civ. comm.,
fondata da Bigiavi, Torino, 1987, 139.
(27) U. MORELLO, Profili comparatistici, in G. VISINTINI (cur.), Risarcimento del dan-
I CRITERI LEGALI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO 95
tiva e repressiva della norma penale. Ma, come stato osservato, sono
i ripetitori che successivamente dimenticano come nata una teoria e ne
fanno un concetto logico staccato da considerazioni di opportunit che
lavevano inizialmente dettata (31).
Anche sul piano dei risultati, poi, la teoria della causalit adeguata
fallisce si osserva nel tentativo di offrire un criterio chiaro di quel-
levento che insito nel giudizio di probabilit (32).
Rifiutata qualsiasi nozione che si candidi a svolgere un ruolo unifi-
cante della causalit e la validit di qualsiasi soluzione valevole per lin-
tero ambito della responsabilit civile, magari fondata su nozioni di sen-
so comune di carattere intuitivo, il precetto dellart. 1223 c.c. assume, in
una prospettiva funzionalistica, un senso del tutto differente.
Il fatto fonte di responsabilit e levento dannoso non sono due a
priori che la causalit giuridica vale a legare. Il fatto un concetto che
la nostra mente costruisce, isolando, per cos dire, nel moto continuo del
divenire, in cui tutto evento o serie di eventi e quindi di conseguenza,
una parte degli eventi stessi e unificandoli (33). E tale operazione deve
essere condotta in vista di un dato interesse pratico, teorico e storico.
Ricostruire il fatto di cui allart. 1223 c.c. significa, dunque, identifica-
re linteresse pratico, il criterio o il processo mentale, in base al quale,
unificando una serie di eventi, si costruisce il fatto, delle cui conse-
guenze tratta lart. 1223 c.c. Cos ricostruito, il precetto di cui allart.
1223 c.c. altro non che una limitazione della causalit, in vista dello
scopo pratico di non aggravare eccessivamente la responsabilit del de-
bitore (34).
Se le premesse sono promettenti, meno lo sono stati i risultati di
queste analisi, quando, in materia di inadempimento, per fatto si iden-
tifichi levento contrario al contenuto dellobbligazione, ossia linadem-
pimento, dopo il quale incominciano le conseguenze regolate dagli artt.
1223 e 1225 c.c. Gli esiti operazionali della regola cos ricostruita non
sono poi tanto distanti da quelli suggeriti dalle diverse teorie della cau-
salit: una limitazione dellarea del danno risarcibile ai soli danni c.d. or-
dinari.
Anche questa impostazione manca di rispondere al vero problema,
che quello delle condizioni in presenza delle quali possa essere ridistri-
buita la perdita patrimoniale derivante dallinadempimento dal patrimo-
nio della vittima a quello della parte inadempiente.
Sul piano operazionale, dunque, le diverse costruzioni teoriche con-
ducono, in buona sostanza, a soluzioni del tutto identiche. Mentre man-
ca qualsiasi consapevolezza delle ragioni storiche che portarono allaf-
fermarsi del principio in commento, legato, come si vedr meglio oltre,
allesigenza di sancire lesclusione, nel computo del danno risarcibile, di
quelle conseguenze dannose derivanti dalla situazione di illiquidit del
creditore.
Il risultato di questa scarsa chiarezza nellindicazione di regole do-
tate di uneffettiva portata operativa si riflette inevitabilmente su una
giurisprudenza che mostra di agire in assenza di punti saldi cui fare rife-
rimento e su una dottrina che cade inevitabilmente in dispute di sapore
metafisico (35). Il criterio delle conseguenze immediate e dirette stato
spesso utilizzato per giungere a conclusioni sulla cui bont la successiva
analisi in chiave economica ha gettato pi di unombra. Si pensi, ad
esempio, alla presunzione di perdita di profitti che deriverebbe dalla
mancata vendita per inadempimento dellacquirente e rispetto alla quale
la Suprema Corte, argomentando proprio sulla regolarit causale, ha ri-
conosciuto il danno da mancato guadagno negli utili che limprenditore
avrebbe conseguito dalla vendita, indipendentemente dalla circostanza
che il bene sia poi stato destinato ad un altro acquirente (36).
(37) Per una prima rassegna bibliografica sul tema si vedano P.G. MONATERI, Luso e
la ratio della compensatio lucri cum damno, Quadrimestre, 1990, 377 ss.; R. SCOGNAMI-
GLIO, In tema di compensatio lucri cum damno, in Foro it., 1952, I, 635.
(38) Cos, ad esempio, A. DE CUPIS, Il danno, I, cit., 311.
(39 In questo senso Cass. 29 aprile 1953, n. 1193, in Giust. civ., 1953, I, 1461.
(40) Il principio della compensatio lucri cum damno trova applicazione solo quando
il danno e il vantaggio siano conseguenza immediata e diretta dello stesso fatto, il quale ab-
bia in s lidoneit a produrre entrambi gli effetti: Cass. 29 novembre 1994, n. 10128, in
A. PINORI, Il danno contrattuale. I. Principi generali e tecniche di limitazione giudiziale del
risarcimento, cit., 217. In senso conforme v., tra le altre, Cass. 10 ottobre 1987, n. 5464, in
Arch. giur. circ., 1989, 15; Cass. 20 luglio 1987, n. 6624, in Giur. it., I, 1, 1436.
I CRITERI LEGALI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO 99
evento (41). In base a tale restrizione non sono stati ritenuti rilevanti nel
computo del danno gli effetti favorevoli derivanti, ad esempio, dal mag-
gior conforto abitativo frutto di un isolamento esterno del fabbricato ef-
fettuato dal costruttore per eliminare i difetti di costruzione di cui si era
reso responsabile (42), ovvero i compensi percepiti aliunde dal lavorato-
re licenziato ove, in ipotesi, compatibili con il rapporto di lavoro conclu-
so (43), in tal modo restringendo in maniera particolarmente rigorosa i
presupposti di applicazione della regola e determinando esiti talora pi
che compensativi del danno subito.
Ancora minore la reale portata applicativa della norma ove si os-
servi che molti dei casi in cui essa viene apparentemente in rilievo ri-
guardano situazioni pi correttamente inquadrabili nellambito di una
corretta stima del danno, come accade nelle ipotesi in cui la regola vie-
ne invocata allo scopo di tener conto del vantaggio derivante dalla con-
servata disponibilit della somma destinata al pagamento e mai corri-
sposta a seguito dellinadempimento di controparte (44) ovvero per af-
fermare la rilevanza, nel computo del danno, dei lavori gi effettuati e
del materiale gi utilizzato da parte del subappaltatore poi resosi ina-
dempiente (45).
E la migliore dimostrazione della scarsa applicazione della dottrina
in commento viene proprio dallesame della giurisprudenza, la quale,
come stato osservato da pi parti, nella stragrande maggioranza dei ca-
si richiama tale principio in via di obiter per negarne lapplicazione nel
(41) Cass. 4 giugno 1985, n. 3315, in Resp. civ. prev., 1986, 309.
(42) Cass. 29 novembre 1994, n. 10128, cit., 217 ss.
(43) Cass. 15 dicembre 1989, in Foro it., 1991, I, 885, con nota di S. CECCONI.
(44) Si veda, tra le altre, Cass. SS.UU. 29 marzo 1989, n. 1551, in Foro it., 1989, I,
1800, con nota di R. PARDOLESI. In dottrina si rinvia alle notazioni di P.G. MONATERI, Luso
e la ratio della compensatio lucri cum damno, cit., 377 ss.; M. FRANZONI, Il danno al patri-
monio, cit., 158 ss., spec. 192, ove riporta a titolo di esempio Cass. 28 gennaio 1987, n. 792
(anchessa relativa al computo della mantenuta disponibilit del denaro).
(45) Cass. 10 ottobre 1988, n. 5464, in Resp. civ. prev., 1984, 356, con nota di D. BU-
SCARINI. Restano fuori quasi solo i famigerati casi di scuola, che per ogni tanto si verifica-
no davvero. il caso del fondo, tagliato a met da un fiume, il quale, per effetto dellese-
cuzione di unopera pubblica, aveva subito un danno alla parte destra, mentre ne era risul-
tata avvantaggiata la parte sinistra: Trib. Sup. acque pubbl. 7 ottobre 1965, n. 18, in Giust.
civ., 1965, I, 2115.
100 GUIDO SMORTO
(46) In questo senso si esprimono P.G. MONATERI, Luso e la ratio della compensatio
lucri cum damno, cit., 390; M. FRANZONI, Il danno al patrimonio, cit., 159; V. CARBONE, Il
rapporto di causalit, cit., 88. Per una rassegna della giurisprudenza sul tema si veda A. PI-
NORI, Il danno contrattuale. I. Principi generali e tecniche di limitazione giudiziale del ri-
sarcimento, cit., 215 ss. Parla di istituto privo di una base e di un riscontro normativi Trib.
Oristano, 11 febbraio 1985, in Resp. civ. prev., 1984, 780.
(47) M. FRANZONI, Il danno al patrimonio, cit., 159.
(48) P.G. MONATERI, Luso e la ratio della compensatio lucri cum damno, cit., spec.
388.
(49) P.G. MONATERI, Luso e la ratio della compensatio lucri cum damno, cit., 389-
390, il quale rileva che le ipotesi pi semplici sono quelle in cui lazione del danneggiante
riguardi beni omogenei della vittima.
I CRITERI LEGALI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO 101
li e tecniche di limitazione giudiziale del risarcimento, cit., 314 ss., dopo un ampio scree-
ning della giurisprudenza.
(60) Tra queste, Cass. 30 ottobre 1984, n. 5566, in Giust. civ., 1985, I, 3171; e in Giur.
it., 1985, I, 1, 276.
(61) Cass. 16 gennaio 1954, n. 85, in Giust. civ., 1954, I, 53. Per unanalisi di questa
sentenza si rinvia a M. LUPOI, Il dolo del debitore nel diritto italiano e francese, cit., 398
ss.; nonch a A. PINORI, Il danno contrattuale. I. Principi generali e tecniche di limitazione
giudiziale del risarcimento, cit., 315 ss., dove riportata per esteso.
(62) Afferma A. DE CUPIS, Il danno, cit., I, 282 ss., che il concetto di danno, come quel-
lo di causalit, non da considerarsi un quid facti, ma vada piuttosto determinato con crite-
ri autonomi rispetto al danno considerato nella sua entit naturale. Ci che occorre determi-
nare dunque il danno da reprimersi giuridicamente. In questo quadro si giustifica la di-
stinzione tra lestensione dellobbligazione risarcitoria nel caso di inadempimento doloso.
Altrimenti una simile distinzione risulterebbe inspiegabile, atteso che il danno qualcosa di
oggettivo, incapace di ingrandirsi o restringersi in dipendenza di un elemento estraneo, cos
prettamente soggettivo come la colpa. Afferma che in taluni casi lelemento soggettivo mo-
difica lentit del danno P. CENDON, Danno imprevedibile e illecito doloso, in G. VISINTINI
(cur.), Risarcimento del danno contrattuale ed extracontrattuale, cit., 29.
(63) M. FRANZONI, Colpa presunta e responsabilit del debitore, Padova, 1988, 390.
(64) C.M. BIANCA, Dellinadempimento delle obbligazioni, cit., 307 ss.
104 GUIDO SMORTO
(65) P. TRIMARCHI, Causalit giuridica e danno, cit., 7. Nello stesso senso v. R. COOTER
U. MATTEI P.G. MONATERI R. PARDOLESI T. ULEN, Il mercato delle regole. Analisi economi-
ca del diritto civile, cit., 364-365.
(66) Cass. 19 luglio 1982, n. 4236, cit.
(67) Il riferimento alle ordinarie regole dei soggetti economici in Cass. 21 ottobre
1969, n. 3438, in Foro it., 1970, I, 498.
(68) Cass. 26 maggio 1989, n. 2555, in Foro it., 1990, I, 1946, con nota di G. VALCA-
VI, Sulla prevedibilit del danno da inadempienza colposa; e in Giur. it, 1989, I, 1, 1695,
con nota di M. DELLUTRI, Inadempimento colposo del contratto e prevedibilit del danno;
nonch Cass. 19 luglio 1982, n. 4236, cit.
(69) Cos A. DE CUPIS, Il danno, I, cit., 237.
I CRITERI LEGALI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO 105
(70) Per lautonomia del criterio della prevedibilit rispetto a quello di causalit si
schiera Cass. 26 maggio 1989, n. 2555, cit.; nonch Cass. 19 aprile 1993, n. 3385, in A. PI-
NORI, Il danno contrattuale. I. Principi generali e tecniche di limitazione giudiziale del ri-
sarcimento, cit., 261.
(71) Cass. 19 luglio 982, n. 4236, cit.
(72) Cass. 19 luglio1982, n. 4236, cit.
(73) Si vedano sul punto le riflessioni di G. GORLA, Sulla cosiddetta causalit giuridi-
ca: fatto dannoso e conseguenze, cit., 420.
(74) Cass. 14 settembre 1963, n. 2510, in Foro it., 1963, I, 2099.
(75) Cass. 21 maggio 1993, n. 5778, in A. PINORI, Il danno contrattuale. I. Principi ge-
nerali e tecniche di limitazione giudiziale del risarcimento, cit., 260.
106 GUIDO SMORTO
(79) Tale criterio, a differenza degli altri, non trovava accoglimento nel codice del
1865, ed stato inserito nel codice del 1942 sulla falsariga del 254 B.G.B.
(80) Per il primo comma v. G. CATTANEO, Il concorso di colpa del danneggiato, in Riv.
dir. civ., 1967, I, 460; ID., Concorso di colpa del danneggiato, in G. VISINTINI (cur.), Risar-
cimento del danno contrattuale ed extracontrattuale, cit., 39; A. DE CUPIS, Dei fatti illeci-
ti, Commentario codice civile Scialoja Branca, Bologna-Roma, 1971, sub art. 2056, 118 ss.;
ID., Il danno, cit., I, 247 ss.; N. DI PRISCO, Concorso di colpa e responsabilit civile, Napo-
li, 1973; R. PUCCELLA, Il concorso di colpa del danneggiato, in Nuova giur. civ. comm.,
1990, II, 1; M.C. TRAVERSO, Causalit e colpevolezza nel concorso di colpa del danneggia-
to, in Nuova giur. civ. comm., 1994, II, 235; M. FRANZONI, Dei fatti illeciti, in Commenta-
rio codice civile Scialoja Branca, Bologna-Roma, 1993, sub art. 2056, 770; ID., Il danno al
patrimonio, cit., 63; C. M. BIANCA, Diritto Civile. V. La responsabilit, cit., 142 ss.; G. VI-
SINTINI, Trattato breve della responsabilit civile. Fatti illeciti. Inadempimento. Danno ri-
sarcibile, cit., 581 ss. Per il secondo comma: G. GORLA, Sullonere del creditore di non ag-
gravare la responsabilit del debitore, in Temi em., 1940, I, 1, 183; L. MENGONI, Rassegna
critica della giurisprudenza. Inadempimento delle obbligazioni, in Temi, 1946, p. 566; C.
ROSSELLO, Il danno evitabile. La misura della responsabilit tra diligenza ed efficienza, Pa-
dova, 1990; ID., Sullonere del creditore di ridurre le conseguenze dellinadempimento, in
Riv. trim. dir. proc. civ., 1983, II, 1161; ID., Il danno evitabile, in Riv. dir. civ., 1994, 151;
M. FRANZONI, Dei fatti illeciti, cit., sub art. 2056, p. 785; G. VISINTINI, Trattato breve della
responsabilit civile, cit., 563.
(81) In passato si usava lespressione compensazione delle colpe. Si veda, a questo
proposito, B. BRUGI, Colpe di diversa natura e compensazione delle colpe, in Riv. dir.
comm., 1908, II, 17, nota a Cass. Roma, 4 maggio 1907; G. PACCHIONI, Della cosiddetta
compensazione delle colpe, in Riv. dir. comm., 1910, II, 1033.
(82) L. 203 D. 50, 17.
108 GUIDO SMORTO
(87) D. LAYCOCK, Modern American Remedies. Cases and Materials, Oxford, 1991,
96.
(88) La regola si trova codificata al 254 B.G.B. e nellart. 44 del codice svizzero del-
le obbligazioni. , invece, frutto di elaborazione giurisprudenziale in Francia, Spagna e nel-
la tradizione di common law, dove il duty of mitigation stato sancito in modo espresso per
la prima volta nel leading case British Westinghouse Co. v. Underground Railways (1912)
A.C. 673, 689.
(89) Nel diritto inglese il criterio quello della ragionevolezza. Si vedano, a questo
proposito, le pregnanti osservazioni di G. CRISCUOLI, Il dovere di mitigare il danno subito
(The duty of mitigation: a comparative approach), cit., spec. 587 ss., sulla diversa portata
operativa dei due criteri.
(90) Sullinsindacabilit in Cassazione del giudizio espresso dai giudici di merito, ove
sorretto da congrua motivazione ed immune da vizi logici e giuridici, si veda Cass. 7 gen-
naio 1980, n. 98, in Mass. Giust. civ. 1980.
(91) A. PINORI, Il danno contrattuale. I. Principi generali e tecniche di limitazione giu-
diziale del risarcimento, cit., 377.
110 GUIDO SMORTO
(99) La giurisprudenza sul punto ricchissima. Tra le tante v. Cass. 13 ottobre 1992,
n. 1148, in Mass. Giur. it., 1992; Cass. 16 febbraio 1980, n. 1208, in Mass. Giur. it.
(100) C. ROSSELLO, Il danno evitabile. La misura della responsabilit tra diligenza ed
efficienza, cit., 93 ss. La giurisprudenza ha, ad esempio, affermato il dovere del locatore di
accettare la restituzione dellimmobile da parte del conduttore che non abbia provveduto al-
le piccole riparazioni a suo carico. Cass. 18 giugno 1993, n. 6798, in Foro it., 1993, I, 2819;
in Giust. Civ., 1994, I, 1359; in Arch. civ., 1993, 722.
(101) Trib. Genova, 12 febbraio 1954, est. Lazzaro, in Temi gen., 1954, 30; App. Mi-
lano, 21 giugno 1963, est. Zauli, in Arch. civ., 1965, 481; App. Reggio Calabria, 29 aprile
1957, in Rep. Giur. it., 1958, voce Danni per inadempimento di contratto, nn. 29-30. In
alcuni casi, al di l della condivisibilit del principio del dovere di ricorrere al mercato, non
sembra corretto luso che di tale principio stato fatto. La doverosit del ricorso al merca-
to per il caso di un preliminare di vendita relativo ad un terreno e finalizzato alla costruzio-
ne di un complesso edilizio appare, infatti, ingiustificabile, stante linfungibilit dei suoli.
In questo senso Trib. Napoli, 9 luglio 1962, est. Biagino, in Arch. civ., 1964, 299. Dalla so-
luzione di questo problema discende anche il rapporto tra le norme stabilite in materia di
vendita agli artt. 1515-1516, c.c., e il secondo comma dellart. 1227 c.c. Sul punto si riman-
da allanalisi di G. CRISCUOLI, Il dovere di mitigare il danno subito (The duty of mitigation:
a comparative approach), cit., 580 ss.
(102) Cass. 6 settembre 1983, n. 5274, in Foro it., 1984, I, 2835, con nota di G. VAL-
CAVI, Evitabilit del maggior danno ex art. 1227, 2 comma, c.c. e rimpiazzo della presta-
zione non adempiuta; una seconda nota di commento di S. DI PAOLA, Il dovere di non ag-
gravare il danno: spunti per una rilettura pubblicata ivi, 1984, I, 2826; Cass. 15 febbraio
1983, n. 1165; Cass. 15 luglio 1982, n. 4174, inedita; Cass. 26 gennaio 1981, n. 578, in
Resp. civ. prev., 1981, 690. Di segno parzialmente contrario le decisioni rese in Cass. 13 di-
cembre 1980, n. 6430, in Foro it., 1981, I, 1336, con nota di F. MACARIO; Cass., 12 ottobre
1967, n. 2437, in Foro it., 1968, I, 138, con nota di M.R. DANGELO.
112 GUIDO SMORTO
7. ALCUNE CONCLUSIONI.
tano prive di una reale portata precettiva; (c) da una giurisprudenza che,
chiamata ad applicare le vaghe indicazioni normative in assenza di un
ausilio della riflessione teorica, si mostra caratterizzata da orientamenti
oscillanti e contraddittori, spesso condizionata da valutazioni equitative
effettuate caso per caso, da una non sempre chiara percezione delle fun-
zioni svolte dai singoli istituti e dalle singole norme, ed in cui le catego-
rie normative vengono invocate da dottrina e giurisprudenza come gli
antichi proverbi per cavarsi dallimbarazzo quando non si sa che ragio-
namento fare (104).
Se la dottrina ha, dunque, mostrato scarsa attenzione al dato opera-
zionale, appiattendosi spesso su un approccio meramente esegetico del-
le declamazioni del legislatore, del tutto frammentaria appare la ricostru-
zione delloperato dei tribunali, rispetto al quale lassenza di pronunce ci
ha impedito, in pi di unoccasione, di parlare di un vero e proprio dirit-
to giurisprudenziale e di individuare le soluzioni operazionali accolte nel
nostro ordinamento.
Questo stato di cose reso ancora pi grave dalla prassi di motiva-
re in forma molto sintetica (e dalla prassi di omettere nella pubblicazio-
ne delle sentenze questi passaggi) e dalla natura di giudizi di fatto che
tali questioni coinvolgono, come tali non sottoposte alla funzione nomo-
filattica della Corte di Cassazione.
Il quadro che si presenta al lettore a conclusione di questa somma-
ria indagine , crediamo, quello di una materia che presenta ancora am-
pie zone dombra, non rischiarate da disposizioni legislative vaghe, ma
neppure dallopera esegetica di dottrina e giurisprudenza. Se le regole le-
gali sono generiche ed indeterminate, lopera esegetica dellinterprete
raramente andata oltre il ricorso a formule esplicative vaghe e prive di
reale portata precettiva. Mentre scarsa o nessuna attenzione viene dedi-
cata ad unanalisi orientata alle conseguenze.
Queste pessimistiche conclusioni sembrano valere, con tutte le di-
stinzioni del caso, per la totalit dei temi affrontati nel presente capitolo:
dalle teorie sulla causalit allindividuazione dei criteri di prevedibilit
ed evitabilit. In ciascuno di questi ambiti presi in esame non sembra es-
(104) M. BARCELLONA, Diritto, sistema, senso. Lineamenti di una teoria, cit., 278.
114 GUIDO SMORTO
I PRESUPPOSTI TEORICI
DEL DANNO DA INADEMPIMENTO:
LA GIUSTIZIA CORRETTIVA
(8) E.J. WEINRIB, Punishment and Disgorgement as Contract Remedies, cit., 59-60.
(9) E.J. WEINRIB, Punishment and Disgorgement as Contract Remedies, cit., 60-61, il
quale rileva che questa nozione unificante postulata da esigenze di giustizia correttiva si ri-
vela incompatibile con una visione strumentale delle policy rimediali. estranea alle istan-
ze di giustizia correttiva qualsiasi valutazione il cui punto di osservazione sia limitato ad
una sola delle due parti. La ricerca di strumenti adeguati al raggiungimento di obiettivi con-
siderati desiderabili si pone in contrasto con i principi della giustizia correttiva perch una
simile impostazione mancherebbe di cogliere lunitariet delle posizioni di danneggiante e
danneggiato. E questo indipendentemente da quali siano gli obiettivi di policy perseguiti
(ivi compresi, la protezione della vittima, la deterrence o il rispetto della parola data). Sul
piano dei rimedi, quindi, nessuna valutazione di policy appare compatibile con i principi di
giustizia correttiva.
118 GUIDO SMORTO
(10) E.J. WEINRIB, Punishment and Disgorgement as Contract Remedies, cit., 75.
(11) proprio questa la ragione principale che ha condotto talvolta le corti a ricono-
scere il diritto al disgorgement a favore della vittima dellinadempimento. Sembrano degne
di segnalazione, a questo proposito, due decisioni, la prima inglese, la seconda israeliana,
con le quali stata riconosciuta come misura di danno larricchimento del promittente. In
Adras Building Material v. Harlow & Jones (C.A. 20/82, 42(1) P.D. 221 (1988), la cui tra-
duzione in inglese si pu trovare in 3 Restitution L. Rev., 1995, 235) la Suprema Corte di
Israele ha riconosciuto alla vittima dellinadempimento, in assenza di prove sul danno ef-
fettivamente subito in conseguenza dellinadempimento, il diritto a conseguire a titolo di ri-
sarcimento i profitti ottenuti dal convenuto, il quale si era reso inadempiente ad un contrat-
to di vendita di una partita di acciaio per rivendere lacciaio ad un prezzo superiore ad un
altro acquirente. In Attorney General v. Blake ((2000) 4 All E.R. 385), la House of Lords ha
riconosciuto a titolo risarcitorio ai servizi segreti britannici i profitti conseguiti da un suo ex
dipendente il quale, in violazione dei propri doveri, aveva pubblicato un libro rivelazione.
Una simile spiegazione osserva W. manca nei due casi sopra citati. Lassenza di qual-
siasi giustificazione circa la legittimazione a conseguire i profitti da parte del promissario e
lutilizzo di argomenti di policy (la promozione del principio del rispetto della parola data
nelle considerazioni del giudice Barak, e il buon funzionamento dei servizi segreti nellopi-
nion dei Lords) rendono, a ben vedere, le due decisioni fondate su ragioni di tipo strumen-
tale e non di giustizia correttiva.
(12) Sullapplicazione della law of restitution al diritto dei contratti v. J. EDELMAN,
Gain-Based Damages: Contract, Tort, Equity and Intellectual Property, cit., 149-89; P.
BIRKS, Restitutionary Damages for Breach of Contract: Snepp and the Fusion of Law and
Equity, 1987 Lloyds Mar. and Com. L.Q., 421; E.A. FARNSWORTH, Your Loss or My Gain?
The Dilemma of the Disgorgement Principle in Breach of Contract, cit., 1339 ss.; D. FRIED-
MANN, Restitution of Benefits Obtained Through the Appropriation of Property or the Com-
mission of a Wrong, 80 Colum. L. Rev., 504 (1980); ID., Restitution for Wrongs: The Mea-
I PRESUPPOSTI TEORICI DEL DANNO DA INADEMPIMENTO: LA GIUSTIZIA CORRETTIVA 119
sure of Recovery, 79 Tex. L. Rev., 1879 (2001); W. GOODHART, Restitutionary Damages for
Breach of Contract: The Remedy that Dare not Speak Its Name, 3 Restitution L. Rev., 3
(1995); G. JONES, The Recovery of Benefits Gained from a Breach of Contract, 99 Law Q.
Rev., 443 (1983); A. KULL, Restitution as a Remedy for Breach of Contract, 67 S. Cal. L.
Rev., 1465 (1994); R. ODAIR, Restitutionary Damages for Breach of Contract and the
Theory of Efficient Breach: Some Reflections, 46 Current Legal Probs., 113 (1993); L.D.
SMITH, Disgorgement of the Profits of Breach of Contract: Property, Contract and Ef-
ficient Breach, 24 Can. Bus. Law J., 121 (1994-95); S.M. WADDAMS, Profits Derived from
Breach of Contract: Damages or Restitution, 11 J. Cont. L., 115 (1997).
(13) Sulla rilevanza dellarricchimento nel nostro diritto v. per tutti R. SACCO, Larric-
chimento ottenuto mediante fatto ingiusto, cit., 1 ss.
(14) In common law, attraverso il waiving of tort, infatti, allo spogliato si riconosce
tradizionalmente il diritto a conseguire i profitti ottenuti dallo spogliante, e ci anche oltre
il valore del bene.
(15) E.J. WEINRIB, Punishment and Disgorgement as Contract Remedies, cit., 72.
(16) Per disgorgement si intende la restituzione di quanto guadagnato illecitamente.
Sulletimologia di questo termine e sul ruolo del disgorgement nel nostro diritto dei contrat-
ti v. P. PARDOLESI, Profitto illecito e risarcimento del danno, cit., spec. 85 ss.; ID., Rimedi
allinadempimento contrattuale: un ruolo per il disgorgement, cit., 717.
120 GUIDO SMORTO
prietary right (Attorney Gen. v. Blake, (2000) 4 All E.R. 385, 410). Mentre le ragioni di una
differente protezione dei due diritti sono poste in dubbio nellopinion di Lord Nicholls (ivi,
395). Ad una diversa conclusione si giunge talvolta ove il diritto alla prestazione sia assisti-
to dallesecuzione in forma specifica (specific performance). In materia di alienazione im-
mobiliare, ad esempio, le corti spesso riconoscono nellinadempiente un trustee e nellac-
quirente un equitable owner, in tal modo considerando lalienante, che si sia reso inadem-
piente vendendo il bene a terzi, responsabile per i profitti conseguiti con la seconda aliena-
zione. Ma una simile conclusione si porrebbe in contrasto con il carattere di prius che il di-
ritto riveste rispetto al rimedio secondo la giustizia correttiva. In altre parole, il rimedio non
pu, in questa prospettiva, determinare la natura del diritto protetto, trasformando nel no-
stro caso il diritto alladempimento in un diritto proprietario.
(21) In questo senso, per la materia dei contratti, P. PARDOLESI, Profitto illecito e risar-
cimento del danno, cit., 26; ID., Rimedi allinadempimento contrattuale: un ruolo per il di-
sgorgement, cit., 719.
122 GUIDO SMORTO
(24) E.J. WEINRIB, Punishment and Disgorgement as Contract Remedies, cit., 64.
(25) CAETANO, Commentaria alla Summa Teologiae II-II, Q. 88, a. 1; Q 113, a.1, 1698.
La ricostruzione del pensiero giuridico degli studiosi continentali si trova in J. GORDLEY, A
124 GUIDO SMORTO
Perennial Misstep: From Cajetan to Fuller and Perdue to Efficient Breach, Issues in Le-
gal Scholarship, Symposium: Fuller and Perdue (2001): Article 4. http://www.bepress.
com/ils/iss1/art4; J. GORDLEY, The Purpose of Awarding Restitutionary Damages: A Reply
to Professor Weinrib, Vol. 1, Theoretical Inquiries in Law (Online Edition): No. 1, Article
2 (2000). http://www.bepress.com/til/default/vol1/iss1/art2.
(26) L. LESSIUS, De Iustitia et iure, ceterisque virtutibus cardinalis. Libri quatuor, lib.
2 (De iustitia et iure), XVIII, (De promissione et donatione), dubitatio II, 171-172, Brixiae,
1696.
(27) Il giudizio di P. GROSSI, Introduzione, in P. GROSSI (cur.), La Seconda Scolasti-
ca nella formazione del diritto privato moderno, Milano, 1973, 2.
(28) Sul punto v. G. AMBROSETTI, Diritto privato ed economia nella Seconda Scolasti-
ca, in P. GROSSI (cur.), La Seconda Scolastica nella formazione del diritto privato moderno,
cit., 23, spec. 27.
I PRESUPPOSTI TEORICI DEL DANNO DA INADEMPIMENTO: LA GIUSTIZIA CORRETTIVA 125
mano vigente al suo tempo, il passaggio della titolarit del bene dal do-
nante al donatario. E che nessuna pretesa alla restituzione avrebbe potu-
to vantare il donante dopo la consegna, salvo che in caso di ingratitudi-
ne (29). E, prosegue Molina, a meno di non voler attribuire alla consegna
un significato particolare, il donante dovrebbe essere in grado di effet-
tuare il trasferimento del diritto indipendentemente dalla consegna. Ve-
nire meno ad un simile obbligo, conclude Molina, costituirebbe la viola-
zione di un principio di giustizia correttiva (30).
In modo simile Leonardus de Leys (Lessius) (1554-1623) afferma
che promettere significa obbligarsi nei confronti delloblato, e pertanto
garantire alloblato il diritto di pretendere la prestazione promessa (31).
Attraverso lelaborazione di Molina e Lessius la prospettiva , dunque,
rovesciata: tutte le promesse sarebbero assistite dal principio di giustizia
correttiva.
Ma neppure lelaborazione teorica esaminata finora fornisce risposte
adeguate ai dubbi sollevati (32). Tanto nelle posizioni di Caetano, tanto in
quelle di Molina e della scuola del diritto naturale, resta implicito un as-
sunto di fondo. Se Caetano affermava, senza dimostrarlo, che, al momen-
to della promessa e per effetto di questa, non sorge a vantaggio dellobla-
to alcun diritto alla prestazione, Molina, Lessius e la scuola di diritto na-
turale assumono che, ove le parti lo vogliano, sia possibile per il promit-
tente conferire al promissario il diritto a richiedere la prestazione (33).
(29) L. DE MOLINA, De iustitia et iure tractatus, Tract. II, De Contractibus, disp. 272,
281, cc. 83 e 127, Moguntiae, 1614.
(30) L. DE MOLINA, De iustitia et iure tractatus, Tract. II, De Contractibus, cit., disp.
262, c. 36 ss.
(31) L. LESSIUS, De Iustitia et iure, ceterisque virtutibus cardinalis. Llibri quatuor, cit.,
dubitatio VIII, 177-178.
(32) Giudica insoddisfacenti le ragioni addotte per giustificare lappello ai principi di
giustizia commutativa J. GORDLEY, The Philosophical Origins of Modern Contract Doctri-
ne, Oxford, 1991, 74.
(33) J. GORDLEY, A Perennial Misstep: From Cajetan to Fuller and Perdue to Ef-
ficient Breach, cit., 6. Questa stessa posizione condivisa da molti autori: D. FRIEDMANN,
The Performance Interest in Contract Damages, 111 L.Q. Rev., 628 (1995); P. BENSON, The
Unity of Contract Law, in P. BENSON, The Theory of Contract Law, New York, 2001, 118,
127; R.E. BARNETT, A Consent Theory of Contract, 86 Colum. L. Rev., 269, 304 (1986); S.
SMITH, Towards a Theory of Contract, in J. HORDER (ed.), Oxford Essays in Jurisprudence
Fourth Series, New York, 2001, 107, 126.
126 GUIDO SMORTO
(34) J. GORDLEY, A Perennial Misstep: From Cajetan to Fuller and Perdue to Ef-
ficient Breach, cit., 6.
(35) T.M. SCANLON, Promises and Contracts, in P. BENSON (ed.), Theory of Contract
Law, cit., 86, 93. Per una critica a questa impostazione v. R. CRASWELL, Against Fuller and
Perdue, 67 U. Chi. L. Rev., 99, 113-115 (2000).
(36) R. CRASWELL, Against Fuller and Perdue, cit., 114.
(37) D. LAYCOCK, The Death of Irreparable Injury, cit., 259.
(38) R. CRASWELL, Contract Law, Default Rules, and the Philosophy of Promising, 88
Mich. L. Rev., 489, 513 (1989).
(39) J. GORDLEY, A Perennial Misstep: From Cajetan to Fuller and Perdue to Ef-
ficient Breach, cit., 7.
I PRESUPPOSTI TEORICI DEL DANNO DA INADEMPIMENTO: LA GIUSTIZIA CORRETTIVA 127
(40) J. RAZ, Promises in Morality and Law, 95 Harv. L. Rev., 916 (1982).
(41) J. RAZ, Promises in Morality and Law, cit., 934, distingue due modi di intendere
la promessa. Il primo guarda la promessa come espressione della volont di compiere una
determinata azione (c.d. intentional account). Su una tale espressione di volont afferma
Raz il promissario pu legittimamente fare affidamento. Il venir meno alla parola data, in
questa prospettiva, non rappresenterebbe altro che unipotesi specifica della pi generale re-
gola di non infliggere danni ad altri. Il secondo modo di intendere la promessa quella che
egli definisce obligation account. In questa prospettiva, cui Raz aderisce, la promessa rap-
presenterebbe qualcosa di pi di una dichiarazione di volont su cui i destinatari possono
fare affidamento, esprimendo la volont di obbligarsi a compiere una determinata prestazio-
ne.
(42) S. SMITH, Towards a Theory of Contract, cit., 127 ss.
(43) J. GORDLEY, The Purpose of Awarding Restitutionary Damages: A Reply to Pro-
fessor Weinrib, cit., 8.
(44) M.A. EISENBERG, The Theory of Contracts, in P. BENSON (ed.), Theory of Contract
Law, cit., 206, 230. Tuttavia Eisenberg finisce col riconoscere lutilit di ricorrere agli ex-
pectation damages anche al di fuori dei contratti commerciali in quanto afferma fre-
quente in questi casi che vi siano costi di affidamento di difficile misurazione, spesso vici-
128 GUIDO SMORTO
ni, quanto a estensione, allinteresse allesecuzione della prestazione. Un buon indice di ve-
rifica pu essere quello di vedere se la promessa abbia indotto il promissario ad un muta-
mento significativo di vita non facilmente reversibile. In questi casi gli expectation dama-
ges possono costituire un buon parametro di riferimento per la quantificazione del danno:
M.A. EISENBERG, Donative Promises, 47 U. Chi. L. Rev., 1, 28 ss. (1979).
(45) Il riferimento a I. KANT, La metafisica dei costumi, che apparve per la prima vol-
ta nel 1797, sotto il regno di Federico Guglielmo II, presso leditore Friedrich Nicolovius
di Knigsberg. Ledizione italiana consultata quella tradotta e curata da G. Vidari, Bari,
1991. Per una ricostruzione del pensiero di Kant su questi temi, si veda E.J. WEINRIB, Cor-
relativity, Personality, and the Emerging Consensus on Corrective Justice, Vol. 2, Theore-
tical Inquiries in Law (Online Edition): No. 1, Article 4 (2001). http://www.bepress.com/
til/default/vol2/iss1/art4, 107, 156.
(46) I. KANT, La metafisica dei costumi, cit., 34, osserva che: Il concetto del diritto,
in quanto esso si riferisce ad unobbligazione corrispondente (cio il concetto morale di
questa obbligazione), riguarda in primo luogo soltanto la relazione esterna, e precisamente
pratica, di una persona verso unaltra, in quanto le loro azioni possono (immediatamente o
mediatamente) avere, come fatti, una reciproca influenza le une sulle altre.
(47) I. KANT, La metafisica dei costumi, cit., 34-35.
(48) I. KANT, La metafisica dei costumi, cit., spec. 58 ss.
I PRESUPPOSTI TEORICI DEL DANNO DA INADEMPIMENTO: LA GIUSTIZIA CORRETTIVA 129
(52) ARISTOTELE, Etica Nicomachea, cit., V, 2, 1131a. Aristotele include tra i rappor-
ti volontari la vendita, lacquisto, il prestito, la cauzione, il nolo, il deposito, la locazione.
Tra quelli involontari distingue i rapporti che si istituiscono di nascosto, come il furto,
ladulterio, lavvelenamento, il lenocinio, la corruzione di schiavi, lomicidio doloso, la
falsa testimonianza; e quelli che si istituiscono con violenza, come i maltrattamenti, lomi-
cidio, la rapina, il sequestro, la mutilazione, la diffamazione, loltraggio. Secondo H. KEL-
SEN, Aristotles Doctrine of Justice, cit., spec. 128, la distinzione tra transazioni volontarie
e involontarie coincide in larga parte con quella tra diritto privato e diritto penale.
(53) ARISTOTELE, Etica Nicomachea, cit., V, 3-4, 1131b-1132b; TOMMASO DAQUINO,
Summa Teologica, II-II, q.61, a.2.
132 GUIDO SMORTO
(59) La rottura di questo paradigma viene ricondotta a J.D. Scotus (1265-1308) e a Gu-
glielmo di Ockham (1280-1349). Se Scotus separa i concetti dai fini, Ockham afferma che
i concetti non sono altro che segni esteriori. Cfr. J. GORDLEY, The Philosophical Origins of
Modern Contract Doctrine, cit., 23 ss.
(60) Di un modello giusnaturalistico contrapposto ad un modello aristotelico par-
la N. BOBBIO, Il modello giusnaturalistico, in Riv. int. fil dir., 1973, 603 ss.; ora in N. BOB-
BIO, Thomas Hobbes, Torino, 2004, 1 ss.
(61) J. GORDLEY, The Philosophical Origins of Modern Contract Doctrine, cit., 101.
(62) In questo senso, con riferimento allintero diritto dei contratti, J. GORDLEY, The
Philosophical Origins of Modern Contract Doctrine, cit., 1 ss., spec. 71 ss.
134 GUIDO SMORTO
(63) J. GORDLEY, The Philosophical Origins of Modern Contract Doctrine, cit., 129.
(64) In senso contrario, J. GORDLEY, The Philosophical Origins of Modern Contract
Doctrine, cit., 247, afferma che The major doctrinal changes in the law of contract were
not responses to economic needs or the interests of economic classes. They had little eco-
nomic effect.
(65) R. SACCO, Introduzione al diritto comparato, cit., 139 ss. Di plasticit delle for-
me giuridiche parlano, in particolare, U. MATTEI-P.G. MONATERI, Introduzione breve al di-
ritto comparato, Padova, 1997, 51. Su questi temi vedi, da ultimo, A. MIRANDA, Trapian-
ti giuridici, circolazione dei modelli e persistenza della norma: linsegnamento di Alan
Watson, Laudatio per il conferimento della Laurea Honoris Causa in Scienze Politiche e
delle Relazioni Internazionali dellUniversit degli Studi di Palermo al Prof. Alan Watson,
tenuta il 4 giugno 2003, ora in A. MIRANDA (cur.), Diritto e tradizione. Circolazione, de-
codificazione e persistenza delle norme giuridiche, Palermo, 2004, 11 ss.
I PRESUPPOSTI TEORICI DEL DANNO DA INADEMPIMENTO: LA GIUSTIZIA CORRETTIVA 135
(66) N. BOBBIO, Il modello giusnaturalistico, cit., 11 ss. Osserva, inoltre, lA. che una
prova a contrario del significato ideologico della rottura determinata dal giusnaturalismo ci
viene fornita dagli attacchi che essa sub da pensatori reazionari, ossia ostili ai mutamen-
ti economici e politici animati dalla borghesia, quali Roberto Filmer e Ludwig von Haller.
(67) Il Leviatano pubblicato per la prima volta a Londra nel 1651; la prima edizione
in latino pubblicata ad Amsterdam nel 1668. Ledizione consultata quella tradotta da
M.V. Predaval, R. Ribecchi, A. Luppoli, Bari, 2003.
(68) T. HOBBES, Leviatano, cit., cap. VI, 44.
(69) T. HOBBES, Leviatano, cit., cap. VI, 50: Nella deliberazione gli appetiti e le av-
versioni sono suscitati dalla previsione delle conseguenze e dei risultati buoni o cattivi del-
lazione sulla quale deliberiamo.
(70) T. HOBBES, Leviatano, cit., cap. XI, 78-79. importante notare che, per Hobbes,
La causa di questo non sta sempre nel fatto che si speri in una soddisfazione pi intensa di
quella che si gi raggiunta, o che non si riesca ad accontentarsi di un potere moderato, ma
nel fatto che non possibile assicurarsi il potere e i mezzi per vivere bene che si hanno al
momento presente, senza acquisirne di maggiori.
(71) T. HOBBES, De cive, I, 2.
(72) C.B. MACPHERSON, Libert e prosperit alle origini del pensiero borghese. La
teoria dellindividualismo possessivo da Hobbes a Locke, Milano, 1973, spec. 71 ss. Di in-
136 GUIDO SMORTO
(78) J. LOCKE, Il secondo trattato sul governo, Milano, 2004, tr. A. Gialluca, sez. 124,
228-229.
(79) J. LOCKE, Il secondo trattato sul governo, cit., sez. 36, 108-109.
(80) J. LOCKE, Il secondo trattato sul governo, cit., sez. 50, 125 ss: Un secondo limi-
te, quello della sufficienza di terra disponibile per gli altri, risulta superato anchesso nel
pensiero di Locke, con lintroduzione della moneta, posto che linsufficiente disponibilit
che pu determinarsi per effetto dellaccumulazione pi che compensata dalla maggiore
produttivit che caratterizza la terra oggetto di appropriazione: J. LOCKE, Il secondo tratta-
to sul governo, cit., sez. 37, 108-109.
138 GUIDO SMORTO
bligo derivante dai contratti commerciali (81). In questo modo Locke eli-
mina il limite prima tracciato allappropriazione legittima della ricchez-
za. E che si tratti di accumulazione di tipo mercantilistico e non di pura
accumulazione improduttiva reso chiaro dallo stesso autore, quando
giustifica laccumulo di denaro allo scopo di far funzionare il commer-
cio e la tesaurizzazione stigmatizzata perch dannosa per le ragioni del
commercio (82).
La proiezione di queste due caratteristiche (appropriazione indivi-
duale illimitata e obbligatoriet dei contratti commerciali) nello stato di
natura molto importante, posto che le leggi di natura non possono es-
sere sovvertite dai governi, i quali, al contrario, hanno il solo potere di
applicarle (83). In tal modo la tendenza allaccumulazione considerata
razionale, limitata solo da ostacoli di ordine tecnico: lassenza del dana-
ro e dei mercati. Rimosso questo ostacolo e creata, sempre allinterno
dello stato di natura, una societ monetaria e commerciale, laccumula-
zione illimitata pertanto pienamente giustificata sul piano morale e ra-
zionale.
La configurazione di uno stato di natura monetario e commerciale,
inoltre, fornisce alle disuguaglianze che ne conseguono una solida base
teorica nei confronti delle obiezioni morali che fino a quel momento era-
no state di ostacolo alla loro piena affermazione. Il presupposto che gli
uomini siano ugualmente ragionevoli nella capacit di cavarsela da s
rende cos possibile conciliare la giustizia del mercato con le nozioni tra-
dizionali di giustizia commutativa e distributiva (84). In questo modo si
conciliano luguaglianza tra individui che tipicamente vige nello stato di
natura e la disuguaglianza derivante dallaccumulazione.
qui che si registra il cambiamento da una visione di giustizia cor-
rettiva fondata sulle logiche aristoteliche ad una di tipo mercantilistico.
(81) C.B. MACPHERSON, Libert e prosperit alle origini del pensiero borghese, cit.,
240.
(82) J. LOCKE, Some Considerations of the Consequences of the Lowering of Interest
and Raising the Value of Money, 1691. Il testo riportato da C.B. MACPHERSON, Libert e
prosperit alle origini del pensiero borghese, cit., 236-237.
(83) J. LOCKE, Il secondo trattato sul governo, cit., sez. 135, 242-243.
(84) C.B. MACPHERSON, Libert e prosperit alle origini del pensiero borghese, cit.,
279.
I PRESUPPOSTI TEORICI DEL DANNO DA INADEMPIMENTO: LA GIUSTIZIA CORRETTIVA 139
(85) G. AMBROSETTI, Diritto privato ed economia nella Seconda Scolastica, cit., 28 ss.,
il quale richiama lautorit di Luis de Molina.
(86) In questo senso anche G. AMBROSETTI, Diritto privato ed economia nella Secon-
da Scolastica, cit., 38 ss.
(87) L. DE MOLINA, De iustitia et iure tractatus, Tract. II, De Contractibus, cit., disp.
348, c. 394 ss. Il passo riportato da G. AMBROSETTI, Diritto privato ed economia nella Se-
conda Scolastica, cit., 39, nt. 34.
(88) L. DE MOLINA, De iustitia et iure tractatus, Tract. II, De Contractibus, cit., disp.
347, c. 342.
140 GUIDO SMORTO
(89) L. DE MOLINA, De iustitia et iure tractatus, Tract. II, De Contractibus, cit., disp.
314-318, c. 269 ss.
(90) Cos G. AMBROSETTI, Diritto privato ed economia nella Seconda Scolastica, cit.,
46.
(91) In questo senso C.B. MACPHERSON, Libert e prosperit alle origini del pensiero
borghese, cit., spec. 88-89.
(92) T. HOBBES, Leviatano, cit., cap. XXIV, 290.
(93) C.B. MACPHERSON, Libert e prosperit alle origini del pensiero borghese, cit.,
78-79.
CAPITOLO QUARTO
SOMMARIO: 1. Levoluzione storica del danno da inadempimento dal diritto romano al dirit-
to intermedio. 2. Il giusnaturalismo ed il pensiero di Domat e Pothier. 3. Il risar-
cimento del danno nelle codificazioni moderne. 4. Risarcimento del danno e logi-
che del mercato. Il rapporto tra fondamento dellobbligazione e misura del danno.
(1) Questo il testo della Costituzione: Cum pro eo quod interest dubitationes antiquae
in infinitum productae sunt, melius nobis visum est huiusmodi prolixitatem prout possibile
est in angustum coarctare. 1. Sancimus itaque in omnibus casibus, qui certam habent quan-
titatem vel naturam, veluti in venditionibus et locationibus et omnibus contractibus, quod
hoc interest dupli quantitatem minime excedere: in aliis autem casibus, qui incerti esse vi-
dentur, iudices, qui causas dirimendas suscipiunt, per suam subtilitatem requirere, ut, quod
re vera inducitur damnum, hoc reddatur et non ex quibusdam mach inationibus et immodi-
cis perversionibus in circuitus inextricabiles redigatur, ne, dum in infinitum computatio re-
ducitur, pro sua impossibilitate cadat, cum scimus esse naturae congruum eas tantummodo
142 GUIDO SMORTO
poenas exigi, quae cum competenti moderatione proferuntur vel a legibus certo fine con-
clusae statuuntur. 2. Et hoc non solum in damno, sed etiam in lucro nostra amplectitur con-
stitutio, quia et ex eo veteres quod interest statuerunt: et sit omnibus, secundum quod dic-
tum est, finis antiquae prolixitatis huius constitutionis recitatio.
(2) Attribuisce a Giustiniano un indirizzo restrittivo, rispetto al diritto post-classico,
sulla risarcibilit del lucro cessante R.H. BELOW, Die Haftung fr lucrum cessans in rmi-
schen Recht, Mnchener Beitrge zur Papyrusforschung und antiken Rechtsgeschichte,
Monaco, 1964. In senso fortemente critico si esprime F.M. DE ROBERTIS, in una recensione
al volume di Below pubblicata in Studia et documenta historiae et iuris, 1965, 403, 407-
408. Secondo lautorevole recensore, infatti, i limiti al danno risarcibile tracciati dallImpe-
ratore nel doppio del valore della res in caso di res certa e nel richiamo ad una valutazione
cum competenti moderatione, nulla dicono circa latteggiamento di Giustiniano verso la ri-
sarcibilit del lucro cessante, posto che tali limiti sono applicabili anche al danno emergen-
te.
(3) Cos, ad esempio, G. PROVERA, nella recensione al citato volume di Below, e pub-
blicata in Studia et documenta historiae et iuris, 1971, 452, 454.
(4) Su questi temi v. D. MEDICUS, Id quod interest. Studien zum rmischen Recht des
Schadensersatzes, Colonia, 1962, il quale ritiene che il criterio vigente nel diritto romano
classico fosse quello di utilizzare criteri oggettivi di misurazione del danno, anche ove nel-
le fonti si parli di id quod interest. Di segno opposto la soluzione cui giunge H. HONSELL,
Quod interest in Bonae-fidei-iudicium. Studien zum rmischen Schadenersatzrecht, Mn-
chener Beitrge zur Papyrusforschung und Antiken Rechtsgeschichte, Monaco, 1968, il
quale afferma che si assiste nellevoluzione del diritto romano al passaggio dalladozione
del criterio del quanti ea res est (erit, fuit), che si rinviene nella formula allaffermarsi di
un criterio soggettivo, testimoniato dal ricorso ad opera dei giuristi dellespressione quod
actoris interest. Da segnalare, infine, la tesi di F.M. DE ROBERTIS, Quanti ea res id quod
interest nel sistema della grande compilazione. Contributo alla dottrina del risarcimento
del danno nel diritto giustinianeo, in Studia et documenta historiae et iuris, 1966, 114 ss.,
secondo il quale il criterio dellid quod interest era prevalente nelle azioni pi propriamen-
te risarcitorie; mentre il criterio del quanti res est riguardava lirrogazione di pene. Sul pun-
to v. pi ampiamente F.M. DE ROBERTIS, La responsabilit contrattuale nel sistema della
LEVOLUZIONE STORICA DEL CONCETTO DI DANNO DA INADEMPIMENTO 143
cro cessante (5) hanno diviso anche gli interpreti moderni che si sono oc-
cupati dellesegesi delle fonti latine. Ed a seconda della tesi sostenuta,
gli studiosi si dividono sullautenticit delle fonti (6).
La costituzione giustinianea distingue due ipotesi di inadempimen-
to e dispone una diversa misura di danno per ciascuna delle due ipotesi.
Una prima riguarda i c.d. casi certi (quelli cio qui certam habent quan-
titatem vel naturam), tra i quali si includono la locazione, la vendita e
in genere tutti i contratti. La seconda riguarda, invece, i c.d. casi incerti
(qui incerti esse videtur). Nei casi certi la condanna non poteva ecce-
dere il doppio del valore della cosa; nei casi incerti la valutazione della
misura di danno , invece, rimessa alla moderazione del giudice (7).
Nel periodo successivo alla caduta dellimpero romano le soluzioni
giustinianee furono abbandonate in favore delle consuetudini germani-
che, le quali, sul tema dellinadempimento, registrano un trattamento in-
differenziato rispetto alle ipotesi marcatamente delittuali ed in cui la mi-
sura del danno risarcibile corrisponde a somme prestabilite ovvero a san-
grande Compilazione (Alle scaturigini della moderna teoria della responsabilit contrat-
tuale), I-II, Bari, 1981-1982, spec. I, 63 ss. ove lA. sostiene che il criterio generale delluti-
litas contraentium trova delle eccezioni in alcuni casi specifici. In particolare, per esigenze
di ordine pubblico a tutela di alcune categorie (favor pupillorum, dotis et testamenti); con
finalit deterrenti nei confronti di alcune categorie di debitori inclini allinadempimento
(nautae, caupones, stabularii); in applicazione del principio di autoresponsabilit, ove vi
fosse stata da parte del creditore una scelta non oculata della controparte, ovvero quando il
creditore non si fosse attivato per il soddisfacimento della propria pretesa.
(5) Esclude la risarcibilit del lucro cessante nel diritto romano classico A. GUARNERI
CITATI, Miscellanea esegetica, 1, in Annuali Perugia, 37, Perugia, 1924, 68 ss.; in senso
contrario, ritiene che le fonti classiche ammettano sempre la risarcibilit del lucro cessante
F. HAYMANN, Haftung fr unmittelbaren und mittelbaren Schaden beim Kauf, in AA.VV.,
Studi in onore di Pietro Bonfante, II, Milano, 1930, 441 ss. Per una tesi intermedia v. R.H.
BELOW, Die Haftung fr lucrum cessans in rmischen Recht, Mnchener Beitrge zur
Papyrusforschung und antiken Rechtsgeschichte, cit, 1 ss. Di questultima opera possibi-
le leggere una attenta recensione di G. IMPALLOMENI, in Iura. Rivista internazionale di di-
ritto romano e antico, 1965, I, 222.
(6) La risarcibilit del lucro cessante sembra ammessa, nelle fonti classiche, da Paolo
e Ulpiano (D. 35, 2, 63 pr. E 9, 2, 41, pr.). Tale soluzione fu contrastata da S. Pedio e Mar-
cello. In questo senso si esprime F.M. DE ROBERTIS, nella citata recensione al volume di Be-
low, cit., 409.
(7) Per una ricognizione del tema della responsabilit contrattuale in diritto romano si
rimanda a C.A. CANNATA, Ricerche sulla responsabilit contrattuale in diritto romano, I-II,
Milano, 1966.
144 GUIDO SMORTO
zioni di vario genere (8). In questo ambito il giudice godeva di ampia di-
screzionalit nella determinazione del danno (9).
La riscoperta del diritto giustinianeo e, in particolare, della Lex
unica de sententiis quae pro eo quod interest proferuntur, destinata a di-
venire diritto applicabile fino al XVII secolo (10), segna un punto di
svolta importante nella creazione della moderna versione dellistituto.
Nella fase immediatamente successiva alla riscoperta della costituzione
giustinianea, i caratteri propri delleconomia medievale e le influenze
della dottrina canonistica (con i timori che una disciplina risarcitoria ri-
gorosa potesse celare forme di usura) spinsero gli interpreti e la pratica
giudiziaria a dare della costituzione uninterpretazione fortemente re-
strittiva (11). Il limite del duplum venne applicato anche in presenza di
danni ben pi consistenti; restavano irrisarcibili il danno extra rem (12) e
linteresse singulare (13); mentre la sussistenza del dolus malus fu con-
siderata ammissibile per i soli comportamenti commissivi (14).
(8) Nella prassi giudiziaria lazione di danni soppianta, a partire dal X secolo, la fai-
da e la composizione: M. LUPOI, Il dolo del debitore nel diritto italiano e francese, cit., 25.
(9) La liquidazione del danno poteva avvenire, nella giurisprudenza francese, in tre
modi: attraverso la nomina di un arbitro; attraverso la decisione del giudice; con laccordo
delle parti. Riferisce M. LUPOI, Il dolo del debitore nel diritto italiano e francese, cit., 26,
nota 23, che nel secondo caso il giudice godeva di ampia discrezionalit e che ancora nel
XVI secolo la discrezionalit di cui gode il giudice giustificata in quanto la decisione sul-
la misura del danno costituisce questione di fatto.
(10) Sul venir meno dellefficacia della costituzione per desuetudine v. M. LUPOI, Il
dolo del debitore nel diritto italiano e francese, cit., 61 ss.
(11) Questa posizione si traduce, sul piano delle indicazioni interpretative, nel rigore
sul piano probatorio, regolato dai c.d. requisiti castrensi, nella tendenziale esclusione dal
novero del danno risarcibile del danno extra rem, nella restrizione delle ipotesi in cui si ri-
conosce il duplum (comunque riferito al prezzo contrattuale) e nelle difficolt concernenti
la costituzione in mora del debitore: C. NANI, La teoria dellid quod interest sotto linfluen-
za della legislazione e delle dottrine canonistiche, in Arch. Giur., 1876, 207.
(12) Il danno extra rem riguarda perdite diverse da quelle attinenti alloggetto dello
scambio e tocca la realizzazione di un pi vasto progetto economico in cui lo scambio si in-
serisce.
(13) Per interesse singulare si intende quello ex affectu ma anche quello derivante dal-
lutilitas del bene per il particolare creditore. Sul punto J. CUJACIUS, De sententiisquae pro
eo quod interest proferuntur, Recitationes solemnes ad tit. XLVII, in Lib. VII Codicis, in
Opera omnia, t. IX, Mutinae, 1779, c. 1006-1010.
(14) J. CUJACIUS, Commentarium Lib. XIX Digesti, In tit. I De actionibus empti, L. XXI,
3, Cum per venditorem, cit., 770. La stessa opinione condivisa da Alciato e da Bartolo da
LEVOLUZIONE STORICA DEL CONCETTO DI DANNO DA INADEMPIMENTO 145
Sassoferrato, il quale la argomenta in base a due passi di Ulpiano (Ulp. D. 19.1.12.1 e Ulp.
D. 19.1.45.1).
(15) Si aggiungano, inoltre, a delimitare ulteriormente le possibilit di oscillazioni dei
prezzi, i brevi termini prescrizionali e la disciplina interna delle corporazioni, che spesso
vietava laccaparramento delle merci e fissava prezzi massimi.
(16) Ancora nel pensiero di Du Moulin, i profitti derivanti da variazioni di prezzo suc-
cessive allaccordo sono considerati lucrum adventitium, realizzati in assenza di alcuna at-
tivit, e da ritenere pertanto pari allusura. Non diversamente per i profitti che si attende di
ottenere dal futuro reimpiego dei beni oggetto della prestazione: C. DU MOULIN, Tractatus
de eo quod interest, cit., 443 e 463.
(17) F. GALGANO, Lex mercatoria, Bologna, 1993, 40.
(18) La prima edizione del Tractatus del 1555. Ledizione consultata quella pub-
blicata a Venezia nel 1574. Dora in avanti le citazioni riguarderanno la suddetta edizione.
I passaggi pi rilevanti del Tractatus de eo quod interest si trovano in appendice al primo
capitolo di M. LUPOI, Il dolo del debitore nel diritto italiano e francese, cit., 102 ss., cui si
rimanda per unesaustiva analisi del testo.
146 GUIDO SMORTO
(19) C. DU MOULIN, Tractatus de eo quod interest, cit., nn. 9-17, pp. 36-55. Questa in-
terpretazione del pensiero di Du Moulin sostenuta da M. BARCELLONA, Inattuazione del-
lo scambio e sviluppo capitalistico, cit., 40.
(20) Sulle dispute circa la distinzione tra casi certi e casi incerti si veda la ricostruzio-
ne operata da M. LUPOI, Il dolo del debitore nel diritto italiano e francese, cit., 38 ss.
(21) C. DU MOULIN, Tractatus de eo quod interest, cit., nn. 3-4-5, pp. 21-28.
(22) C. DU MOULIN, Tractatus de eo quod interest, cit., nn. 42, p. 94.
(23) C. DU MOULIN, Tractatus de eo quod interest, cit., n. 4-5, pp. 24-28.
(24) C. DU MOULIN, Tractatus de eo quod interest, cit., n. 5, pp. 27-28.
(25) C. DU MOULIN, Tractatus de eo quod interest, cit., n. 5, p. 27.
LEVOLUZIONE STORICA DEL CONCETTO DI DANNO DA INADEMPIMENTO 147
(26) C. DU MOULIN, Tractatus de eo quod interest, cit., n. 156, pp. 262-264. Osserva
M. LUPOI, Il dolo del debitore nel diritto italiano e francese, cit., 56-57, che la nozione di
dolo accolta da Du Moulin non quella moderna di semplice inesecuzione sciente di unob-
bligazione, non essendo in dolo, nella sua visione, colui il quale scelga di sottoportare scien-
temente le conseguenze risarcitorie invece dellonere (eventualmente pi gravoso) derivan-
te dallesecuzione del contratto.
(27) Osserva M. BARCELLONA, Inattuazione dello scambio e sviluppo capitalistico,
cit., 44, che la rilevanza delleffetto del pregiudizio sul patrimonio del creditore riguarda,
nel pensiero di Du Moulin, le sole ipotesi in cui il nesso tra il bene oggetto della prestazio-
ne e le sue utilizzazioni si manifesti in un nesso di causazione materiale tra linadempimen-
to qualitativo e il danno. E gli esempi portati da Du Moulin sono illuminanti: le travi di le-
gno inidonee alla costruzione delledificio, che ne determinano il crollo; ovvero le botti ini-
donee alla conservazione del vino che ne comportano la perdita. Mentre restano sottoposte
al limite del duplum le ipotesi di danno patrimoniale derivante dalla mancata consegna o
dallevizione del bene gi consegnato. Tale differenza, difficile da giustificare sul piano teo-
rico, si comprende alla luce della tradizionale distinzione tra casi certi e casi incerti, desti-
nata a scomparire alla fine del Settecento.
(28) C. DU MOULIN, Tractatus de eo quod interest, cit., n. 60, pp. 120-122.
(29) Che il pensiero di Du Moulin sia fortemente influenzato dalle necessit della vi-
ta commerciale comunemente riconosciuto. Si veda, a tal proposito, M. LUPOI, Il dolo del
debitore nel diritto italiano e francese, cit., 50 ss. Du Moulin, oltre che importante giurista,
148 GUIDO SMORTO
considerato dagli storici del pensiero economico, uno degli artefici del pensiero economi-
co moderno. Si vedano, a questo proposito, le riflessioni di T. ASCARELLI, Delle obbligazio-
ni pecuniarie (artt. 1277-1284), Bologna-Roma, 1959, 105 ss., il quale sottolinea la fede
calvinista di Du Moulin come spiegazione della sua sensibilit alle esigenze del mercato.
Le condizioni economiche del tempo giustificano altres i limiti delloperazione ermeneuti-
ca di Du Moulin: lampliamento delle fattispecie di dolo (con conseguente superamento del
limite del duplum), e il superamento del limite del danno estrinseco nelle sole ipotesi di ina-
dempimento qualitativo in cui la merce viziata determini una materiale alterazione o distru-
zione fisica di altri beni, sono strumenti sufficienti per fronteggiare le istanze emergenti in
un sistema economico in mutamento ma che non ha ancora assunto i caratteri dellecono-
mia capitalistica e nel quale sono ancora assenti le esigenze produttivistiche. Cos M.
BARCELLONA, Inattuazione dello scambio e sviluppo capitalistico, cit., 70 ss.
(30) F. GALGANO, Lex mercatoria, cit., 39.
LEVOLUZIONE STORICA DEL CONCETTO DI DANNO DA INADEMPIMENTO 149
risarcibilit, in prima battuta, dei soli danni intrinseci (43), ma non pre-
clude la risarcibilit anche dei danni estrinseci ove essi siano prevedibi-
li, ossia quando il debitore a conoscenza del particolare uso che della
cosa avrebbe fatto il creditore. In tal modo includendo nella misura del
danno la valutazione della destinazione economica del bene per il credi-
tore (44).
La prevedibilit costituisce, dunque, strumento di espansione del-
larea del danno risarcibile (45), e serve ad adeguare la misura risarcito-
ria alla funzione economica del singolo affare. Essa si fonda sullipote-
tica volont dellobbligato (46), ricostruita in base a considerazioni di ti-
po strettamente oggettivo e valutata ex ante.
Il limite viene meno nel caso di inadempimento doloso. Anche in
(43) Si presume ordinariamente che le parti non abbiano preveduto se non i danni ed
interessi che il creditore poteva soffrire in rapporto alla cosa stessa che ne stata oggetto,
non gi quelli che linadempimento dellobbligazione gli ha cagionati negli altri suoi beni:
R.J. POTHIER, Trattato delle obbligazioni, I, cit., n. 161, 139.
(44) Il debitore, secondo R.J. POTHIER, Trattato delle obbligazioni, I, cit., n. 162, 141,
tenuto anche ai danni ed interessi estrinseci, quando si pu supporre che nel contratto
questi siano stati preveduti e che il debitore vi si sia espressamente o tacitamente sottopo-
sto.
(45) Il primo a far rilevare nella dottrina italiana la funzione originaria del requisito
della prevedibilit stato M. LUPOI, Il dolo del debitore nel diritto italiano e francese, cit.,
85, ove osserva che: la prevedibilit del danno funge: a) nei casi certi (in cui si verifica un
danno intrinseco), quale criterio moderatore della responsabilit; b) in presenza di un dan-
no estrinseco, a fondare una responsabilit che, altrimenti, non sussisterebbe. La prevedibi-
lit di un certo danno estrinseco lo rende risarcibile, mentre la risarcibilit di un danno in-
trinseco non superiore al doppio delloggetto dellobbligazione non dipende dalla prevedi-
bilit (in corsivo nel testo).
(46) Linterpretazione dellobbligazione risarcitoria basata sulla volont implicita del-
le parti trover larga fortuna. Si veda, a tal proposito, V. MARCADE, Explication thorique
et pratique du code Napolon, IV, Parigi, 1855, 418 ss. Nella tradizione giuridica italiana
labbandono della spiegazione in chiave di volont tacita del requisito della prevedibilit si
consuma con ladozione del metodo dogmatico. Emblematiche, a questo proposito, le paro-
le di F. CARNELUTTI, Appunti sulle obbligazioni, in F. CARNELUTTI, Studi di diritto civile,
Roma, 1916, 324, ove osserva: tutti i motivi dedotti dalla presunta volont delle parti han-
no fatto il loro tempo; in verit si attribuisce alla volont delle parti quel che la volont
della legge. Lo spazio di operativit di questa norma dunque limitato alle ipotesi in cui
un bene sia suscettibile di utilizzazioni plurime (di consumo e produttiva ovvero comple-
mentare a processi produttivi diversi), alle quali sono per necessari requisiti particolari o
specifiche modalit delladempimento: M. BARCELLONA, Inattuazione dello scambio e svi-
luppo capitalistico, cit., 151.
LEVOLUZIONE STORICA DEL CONCETTO DI DANNO DA INADEMPIMENTO 153
(47) R.J. POTHIER, Trattato delle obbligazioni, I, cit., n. 166, 148. Sul punto ampiamen-
te M. LUPOI, Il dolo del debitore nel diritto italiano e francese, cit., 69 ss.
(48) R.J. POTHIER, Trattato delle obbligazioni, I, cit., n. 167 149 ss.
(49) In questo senso M. BARCELLONA, Inattuazione dello scambio e sviluppo capitali-
stico, cit., spec. 138, 154 e 186. Ugualmente in chiave di razionalit economica pu essere
esaminato il requisito di evitabilit di cui allart. 1227, co 2, c.c., il quale, in questottica,
escluderebbe la risarcibilit di quei danni subiti dal creditore in ragione di una sua condot-
ta diseconomica.
154 GUIDO SMORTO
(50) M. BARCELLONA, Diritto, sistema, senso. Lineamenti di una teoria, cit., 226-227.
(51) Per unanalisi dei diversi progetti con una particolare attenzione alla disciplina del
risarcimento del danno si rimanda a M. BARCELLONA, Inattuazione dello scambio e svilup-
po capitalistico, cit., 156 ss.; nonch M. LUPOI, Il dolo del debitore nel diritto italiano e
francese, cit., 72 ss. Labbandono dei temperamenti di tipo equitativo frutto del pensiero
giusnaturalista di Pothier viene sancito con la soppressione ad opera del Tribunale della
Cassazione dellart. 47 del Progetto, nel quale si prevedeva lattribuzione al giudice di un
potere di moderazione della misura risarcitoria e prosegue poi in sede interpretativa. F. LAU-
RENT, Principii di diritto civile, XVI, Napoli, 1881, 261 osserva, a questo proposito, che bi-
sogna accuratamente distinguere in Pothier i principi di diritto e le considerazioni di equi-
t: e noi attenendoci ai primi restiamo fedeli alla tradizione e scarteremo le altre, non essen-
do permesso aglinterpreti di correggere la legge.
(52) Si veda lopera di M. GIOJA, Dellingiuria dei danni del soddisfacimento e relati-
ve basi di stima avanti i Tribunali civili, Milano, 1821.
LEVOLUZIONE STORICA DEL CONCETTO DI DANNO DA INADEMPIMENTO 155
soluzioni adottate nel diritto romano, giunte fino a noi inalterate a ca-
gion della loro evidenza e semplicit (53).
La scienza giuridica italiana, per suo conto, dopo un primo periodo
in cui ripercorre le linee interpretative tracciate dalla dottrina francese, e
con esse la consapevolezza delle ragioni storiche delle soluzioni adotta-
te (54), con ladesione al metodo dogmatico, il ritorno al diritto romano
e la rottura con il modello culturale francese, abbandona la tradizione in-
terpretativa di scuola francese per cedere alle tentazioni di eleganza di
un modello unitario (55), di una disciplina generale del risarcimento, tan-
to contrattuale quanto extracontrattuale, fondata, sulla scia della dottrina
tedesca, sulla colpa (56), e sulla scomposizione degli elementi di colpa,
danno e nesso causale (57). Questa tendenza diviene tanto pi accentua-
ta con la promulgazione del codice del 1942, in cui, per effetto del ri-
chiamo operato dallart. 2056 c.c., una disciplina elaborata in funzione
della responsabilit da inadempimento diviene la disciplina anche del
danno extracontrattuale (58). Da unimpostazione di ispirazione francese
fondata sulla distinzione tra responsabilit contrattuale ed extracontrat-
(53) Relazione del Guardasigilli G. Vacca al Codice civile del Regno dItalia, udienza
del 25 giugno 1865.
(54) Cfr. G. VIGNALI-G. SCALAMANDR, Commentario al codice civile italiano, IV, Na-
poli, 1882; E. PACIFICI-MAZZONI, Istituzioni di diritto civile italiano, 5 ed., Firenze, 1914;
F. DE FILIPPIS, Corso completo di diritto civile italiano e comparato, V, Diritti di obbliga-
zione, Napoli, 1871.
(55) Di tentazione di eleganza parla, proprio a proposito della ricostruzione unitaria
della responsabilit contrattuale e di quella extracontrattuale, Lord Goff of Chieveley in
Henderson v. Merret Syndicates Ltd., (1995) 2 A.C. 145, 186.
(56) Effetto della colpa lobbligazione di risarcire i danni, e questo generale intui-
tivo principio comune alla colpa contrattuale ed allaquiliana, dato il nesso causale tra col-
pa e danni: V. POLACCO, Le obbligazioni nel diritto civile italiano, cit., 476.
(57) Critica laccostamento della materia dellinadempimento a quella della responsa-
bilit delittuale D. TALLON, Linexcution du contrat: pour une autre prsentation, cit., 223
ss.
(58) Affermano R. DE RUGGIERO-F. MAROI, Istituzioni di diritto privato, II, 8 ed., Mi-
lano-Messina, 1954, 85, che il nuovo codice ha avvicinato le due specie di colpa, e che una
distinzione assume unancor pi ridotta utilit pratica. Lapplicabilit, per effetto del richia-
mo operato dallart. 2056 c.c., della disciplina dellillecito contrattuale alla materia della re-
sponsabilit extracontrattuale vuol dire che sia per luna ipotesi che per laltra, si ha riguar-
do ad un unico criterio misuratore della colpa: il comportamento delluomo di normale di-
ligenza.
156 GUIDO SMORTO
tuale (59), si passa, sulle orme della dottrina tedesca (60), ad una teoria ge-
nerale del risarcimento. Ed, invero, unico il concetto di interesse e del
danno (61). Si opera cos una omologazione della disciplina delle con-
seguenze del fatto dannoso con riferimento a fattispecie tra loro distan-
ti, ed accomunate esclusivamente dalla lesione di un interesse protetto
dallordinamento (62).
Allinizio del ventesimo secolo lunitariet di responsabilit con-
trattuale ed extracontrattuale entra a far parte anche del patrimonio con-
cettuale del giurista francese (63). La violazione dellobbligazione, tanto
contrattuale quanto extracontrattuale, espone il suo autore alla richiesta
risarcitoria del danneggiato secondo modelli propri della responsabilit
delittuale (64).
(59) Per la dottrina francese si vedano, nelle rispettive traduzioni italiane, K.S. ZACHA-
RIAE, Corso di diritto civile francese, Napoli, 1862, (5 voll.); G. BAUDRY-LACANTINIERE,
Delle obbligazioni, Milano, 1914. Per la dottrina italiana si vedano G.P. CHIRONI, La colpa
nel diritto civile odierno. Colpa contrattuale, Torino, 1897; G.P. CHIRONI , Colpa extracon-
trattuale, Torino, 1906; G. GIORGI, Teoria delle obbligazioni, Firenze, 7a ed., II, 1924, 128
ss.; ID., V, 1926, 214 ss.
(60) Si veda per tutti, B. WINDSCHEID, Pandette, II, cit., 36 ss.
(61) A. DE CUPIS, Il danno, cit., I, 2, ove, sul metodo dellopera, lA. osserva: Essen-
do nostro proposito tracciare la teoria generale della responsabilit civile conseguente al
danno, eviteremo di spezzare la trattazione nei due settori della responsabilit contrattuale
ed extracontrattuale.
(62) Cos anche S. PATTI, voce Danno patrimoniale, cit., 94 ss., il quale, pure, giudica
lunificazione delle due discipline unapprezzabile opera di astrazione del nostro legisla-
tore, da approvare anche alla luce della diffusa tendenza ad attenuare le differenze esisten-
ti tra la figura del danno contrattuale e quella del danno aquiliano. Sostiene lA. che a fa-
vore di una nozione di danno che abbracci tutti i tipi di responsabilit deporrebbe, dal pun-
to di vista metodologico, la disciplina dettata dal codice civile e che, inoltre, anche sul pia-
no scientifico e della tradizione giuridica, una ricostruzione in termini unitari appaia neces-
saria, posto che molte delle teorie elaborate dalla scienza giuridica in secoli di evoluzione
si riferiscono ad entrambi i tipi di responsabilit.
(63) M. PLANIOL, Trait lmentaire de droit civil, I-II, 2a ed., Parigi, 1902. Per una ri-
costruzione dellopera di Planiol si veda P. REMY, La responsabilit contractuelle: histoi-
re dun faux concept, in Rev. trim. dr. civ., 1997, 323. Un discorso a parte meriterebbe, da
questo punto di vista, il common law. Il ricorso ad ununica misura del danno viene affer-
mato in dottrina nella piena consapevolezza della distinzione tra le due forme di responsa-
bilit ed invocato al fine di rendere il calcolo del danno da illecito aquiliano altrettanto ri-
goroso rispetto a quello contrattuale. Cos, ad esempio, T. SEDGWICK, Treatise on the Mea-
sure of Damages, New York, 1847, 63 ss.
(64) A proposito di questa forza attrattiva delle regole dellillecito civile alla materia
LEVOLUZIONE STORICA DEL CONCETTO DI DANNO DA INADEMPIMENTO 157
obbligazioni nel diritto civile italiano, cit., 588, in cui, nel commentare labbandono della
distinzione fra damnum circa ed extra rem, afferma: Ma non si deve daltra parte discono-
scere che il criterio del danno diretto ed immediato come il solo da risarcirsi nella sua pra-
tica applicazione meno facile e meno semplice che a prima vista non sembri.
(69) C. FRIED, Contract as Promise: A Theory of Contractual Obligation, Cambridge,
1981, 18, osserva che: To the extent that contract is grounded in promise, it seems natu-
ral to measure relief by the expectation, that is, by the promise itself. If that link can be
threatened, then contract itself can be grounded elsewhere than in promise, elsewhere than
in the will of the parties. Per una ricognizione dei genotipi concettuali elaborate in mate-
ria di contratto si rimanda a R. SACCO, Il contratto nella prospettiva comparatistica, in S.
MAZZAMUTO (cur.), Il contratto e le tutele, cit., 21 ss.
(70) P. ATIYAH, The Rise and Fall of Freedom of Contract, Londra, 1979, 1 ss.; G. GIL-
MORE, The Death of Contract, Columbus, Ohio, 1974, nella tr. it. di A. Fusaro, La morte del
contratto, Milano, 1988, 1 ss. stato osservato che lidea di un contratto come promessa
che suscita affidamento unidea incompleta perch non dice cosa occorre perch laffida-
mento sussista: R. SACCO, Il contratto nella prospettiva comparatistica, cit., 29. Clearly,
not all cases of injury resulting from reliance on the word or act of another are actionable,
LEVOLUZIONE STORICA DEL CONCETTO DI DANNO DA INADEMPIMENTO 159
and the theory before us offers no clue as to what distinguishes those which are: M.R.
COHEN, The Basis of Contract, 46 Harv. L. Rev., 553, 575 (1933).
(71) LORD J.W. SALMOND, Essays in Jurisprudence and Legal History, Londra, 1981,
196 ss., ad esempio, mette in dubbio la validit dellexpectation interest proprio analizzan-
do il legame tra fondamento dellobbligo risarcitorio e misura del danno risarcibile. Egli os-
serva che ciascuna delle misure degli expectation damages e dei reliance damages rispon-
de a due distinte teorie dellobbligazione contrattuale. La prima, che chiama puramente
contrattuale, attribuisce al promissario lentitlement alladempimento e, di conseguenza,
commisura il danno allinteresse a conseguire la prestazione. La seconda, che chiama qua-
si-delictual, protegge linteresse a non subire danni dal mancato adempimento, e compor-
ta che il risarcimento avr come scopo quello di porre lattore nelle medesime condizioni in
cui si sarebbe trovato in assenza del contratto ineseguito. E revoca in dubbio la bont del ri-
conoscimento degli expectation damages in base a due distinte ragioni: in primo luogo os-
serva non affatto chiaro il motivo per il quale riconoscere alla parte fedele qualcosa in
base al solo fatto che questo gli sia stato promesso. In secondo luogo, prosegue Lord Sal-
mond, la semplice manifestazione di volont non costituisce base sufficiente di affermazio-
ne di una cos forte responsabilit, quale quella che deriva, appunto, dallindividuazione
come misura di danno degli expectation damages.
(72) P. ATIYAH, The Rise and Fall of Freedom of Contract, cit., spec. 208 ss. Sul rap-
porto tra riconoscimento degli expectation damages e executory contracts v. M.J. HORWITZ,
The Transformation of American Law. 1780-1860, Cambridge - MA, 1977, 173 ss. Sulla no-
zione di executed consideration v. G. CRISCUOLI, Il contratto nel diritto inglese, cit., 303
ss.
(73) Sulle alterne fortune della teoria volontaristica si rinvia a P. ATIYAH, The Rise and
Fall of Freedom of Contract, cit., 1 ss. Sulla elaborazione della categoria del negozio giu-
ridico nel pensiero giuridico continentale si rimanda a F. GALGANO, Il negozio giuridico, 2a
ed., Milano, 2002, 1 ss.
160 GUIDO SMORTO
(74) G. GORLA, Il contratto, I, cit., 1 ss.; ID. , Le contrat dans le droit continentale et
en particulier dans le droit franais et italien, cit., spec. 57.
(75) Per una breve ma efficace ricognizione delle diverse teorie sulla definizione di
contratto e sul fondamento della promissory liability nellelaborazione dei giuristi di com-
mon law, si veda E.J. MURPHY & R.E. SPEIDEL & I. AYRES, Studies in Contract Law, 6th ed.,
New York, 2003, 21 ss., ove si esaminano ben cinque differenti teorie: a) will, b) reliance;
c) efficiency; d) fairness; e) bargain. Nella nostra letteratura si veda R. SACCO, Il contratto
nella prospettiva comparatistica, in S. MAZZAMUTO (cur.), Il contratto e le tutele, cit., 21
ss., il quale distingue quattro genotipi, a secondo che si intenda il contratto come: a) accor-
do; b) scambio; c) autonomia; d) affidamento. Sul ruolo dellaffidamento nella disciplina
dei contratti in prospettiva comparatistica si veda G. MARINI, Promessa e affidamento nel
diritto dei contratti, Napoli, 1995.
(76) J. GORDLEY, The Philosophical Origins of Modern Contract Doctrine, cit., 162.
LEVOLUZIONE STORICA DEL CONCETTO DI DANNO DA INADEMPIMENTO 161
(77) Il carattere certo e rigoroso della determinazione del danno ad opera delle corti,
in luogo di quella, approssimativa e imprevedibile, operata dalle giurie, si trova frequente-
mente nelle riflessioni dei giuristi dellepoca. Si veda, a questo proposito, T. SEDGWICK,
Treatise on the Measure of Damages, cit., spec. 214.
(78) M.J. HORWITZ, The Transformation of American Law. 1780-1860, cit., 80-81.
Lelaborazione di una teoria vera e propria degli expectation damages avviene nel common
law americano con alcuni casi della fine del diciottesimo secolo: Davis v. Richardson, 1 Bay
105 (S.C. 1790); Wiggs v. Garden, 1 Bay 357 (S.C. 1794); Atkinson v. Scott, 1 Bay 307 (S.C.
1793); Groves v. Graves, 1 Va. (1 Wash.) 1 (1790). A proposito del riconoscimento dei pro-
fitti che sarebbero conseguiti alla vittima per effetto delladempimento, e della loro consi-
derazione nella determinazione della misura del danno, Lord Mansfield parla di new spe-
cies of property: cfr. Nightingal v. Devisme, 5 Burr. 2589, 2592, 98 Eng. Rep. 361, 361
(K.B.). Non infrequente che il rigetto della risarcibilit degli expectation damages venis-
se argomentato attraverso il carattere usurario di una tale misura del danno: v. la posizione
espressa da Charles Pickney in Atkinson v. Scott, 1 Bay 307 (S.C. 1793). Per una ricogni-
zione della giurisprudenza si veda M.J. HORWITZ, The Transformation of American Law.
1780-1860, cit., 173 ss.
(79) A.W.B. SIMPSON, A History of the Common Law of Contract, The Rise of the Ac-
tion of Assumpsit, Oxford, 1975, spec. 123 ss. e 582 ss. La risarcibilit degli expectation
damages viene affermata gi nel Colmans Case (1595) Moo. K.B. 419; e riaffermata nel
Fields Case (1619) 2 Rolle. Rep. 113. Il riconoscimento dellinsufficienza, in taluni casi,
di un risarcimento commisurato al valore della prestazione espressamente riconosciuto in
Nurse v. Barns (1663).
162 GUIDO SMORTO
(80) L. FRIEDMAN, Contract Law in America, Madison - Wisc., 1965, 20-24. G. GIL-
MORE, La morte del contratto, cit., 8.
(81) G. GILMORE, La morte del contratto, cit., 85; L. FRIEDMAN, Contract Law in Ame-
rica, cit., 20 ss.
(82) G. GILMORE, La morte del contratto, cit., 85.
(83) P. GABEL & J.M. FEINMANN, Contract as Ideology, in D. KAIRYS (ed.), The Po-
litics of Law, New York, 1982, 172 ss., spec. 180-181.
LEVOLUZIONE STORICA DEL CONCETTO DI DANNO DA INADEMPIMENTO 163
a story in which reliance damages were seen as more progressive than expectation dama-
ges-even though there is no inherent reason to believe anything of the sort. DU. KENNEDY,
From the Will Theory to the Principle of Private Autonomy: Lon Fullers Consideration
and Form, 100 Colum. L. Rev., 94, 149 (2000), osserva che n il reliance interest n il re-
stitution interest sono di per s maggiormente progressive dellexpectation interest.
(88) Sottolinea come lelaborazione della Seconda Scolastica sia funzionale al libero
espandersi delle forze economiche, sebbene assolutamente non in senso individualistico,
G. AMBROSETTI, Diritto privato ed economia nella Seconda Scolastica, cit., 30 (corsivo no-
stro).
CAPITOLO QUINTO
SOMMARIO: 1. Premessa. 2. Le origini del dibattito sul danno contrattuale. Lanalisi di Ful-
ler e Perdue. 3. Linsegnamento di The Reliance Interest. 4. Alcune precisazioni
terminologiche. 5. Lanalisi economica del diritto ed i suoi presupposti teorici. 6.
Analisi economica del diritto e analisi tradizionale. Le ragioni della distanza. 7. Le
prime formulazioni della teoria dellinadempimento efficiente. Let delloro degli
expectation damages. 8. Inadempimento efficiente e teoria dei contratti completi.
9. (segue). La misura di danno nei contratti incompleti. 10. (segue). I contratti di
produzione e i contratti di alienazione.
1. PREMESSA.
(1) M. BARCELLONA, Diritto, sistema, senso. Lineamenti di una teoria, cit., 103; E.
CASSIRER, Sostanza e funzione, Firenze, 1973.
(2) G. MARRAMAO, Lordine disincantato, Roma, 1985, richiamato da M. BARCELLO-
NA, Diritto, sistema, senso. Lineamenti di una teoria, cit., 104.
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE 167
(3) Si veda R.A. POSNER, Economic Analysis of Law, 3rd ed., Boston-Toronto, 1986.
(4) Per le pi recenti evoluzioni proprio in tema di contratto si veda il dibattito inne-
scato da E.A. POSNER, Analysis of Contract Law After Three Decades: Success or Failure?,
in 112 Yale L.J., 829 (2003); cui risponde I. AYRES, Valuing Modern Contract Scholarship,
in 11 Yale L.J., 881 (2003). Nel ribattere alle tesi di E.A. Posner sui fallimenti della law and
economics in tema di diritto dei contratti, I. AYRES, Valuing Modern Contract Scholarship,
cit., 881-882, distingue una teoria descriptive ed una normative. E, a proposito della
descriptive theory, cui dedica solo poche riflessioni in apertura dellarticolo, osserva:
The thought that efficiency analysis would provide a mechanism to predict the details of
current doctrine is a serious misreading of the aims of modern scholarship. Posner himself
concedes that Steven Shavell, Charles Goetz, Robert Scott, Alan Schwartz, Richard Epstein,
Alan Skyes, Michelle White, Richard Craswell, Avery Katz, Eric Rasmusen, and I have not
been engaged in using efficiency analysis to predict the content of current law. Posners es-
say would be much stronger if he jettisoned the descriptive criticism.
(5) M. BARCELLONA, Diritto, sistema, senso. Lineamenti di una teoria, cit., 143-144.
Sul rapporto tra diritto e mercato nel diritto europeo dei contratti si veda R. ALESSI, Luci e
ombre del nascente diritto europeo dei contratti, in R. ALESSI (cur.), Diritto europeo e au-
tonomia contrattuale, Palermo, 1999, 7 ss.
168 GUIDO SMORTO
Tra la fine del 1936 e linizio dellanno successivo Lon Fuller e Wil-
liam Perdue pubblicavano sul Yale Law Journal un lungo articolo, diviso
in due parti, intitolato The Reliance Interest in Contract Damages (7), in-
teramente dedicato allindividuazione della nozione di danno contrattua-
le e destinato ad influenzare fino ad oggi il dibattito nordamericano sul
tema (8).
Schools Doors, cit., 248, che Fuller e Perdue hanno scoperto lesistenza del reliance inte-
rest come Colombo ha scoperto lAmerica.
(13) Osservano i due autori come sia irrilevante, ai loro fini, individuare la natura del-
la pretesa restitutoria, se contrattuale o quasi contrattuale.
(14) ARISTOTELE, Etica Nicomachea, cit., V, 4, 1132a e 1132b.
172 GUIDO SMORTO
(15) L.L. FULLER & W.R. PERDUE, The Reliance Interest in Contract Damages: 1, cit.,
55.
(16) L.L. FULLER & W.R. PERDUE, The Reliance Interest in Contract Damages: 1, cit.,
53.
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE 173
terest il mancato guadagno, non si possa neppure ancorare una simile di-
stinzione ad una nozione tangibile di injury.
Abbandonata dunque la prospettiva di giustizia correttiva, Fuller e
Perdue si interrogano sulle ragioni per le quali la misura ordinaria di
danno sia storicamente quella che, secondo la loro ricostruzione, appare
la meno bisognosa di protezione. E individuano in ragioni di policy i mo-
tivi della prevalenza nel diritto positivo dellexpectation interest. Le ra-
gioni individuate sono essenzialmente due: la prima di ordine probato-
rio, la seconda di politica del diritto. In particolare, il carattere strumen-
tale dellexpectation interest, inteso come strumento di protezione del
reliance interest, e la funzione di favorire la conclusione di accordi com-
merciali.
In primo luogo, si osserva, possibile che la ragione per ricono-
scere alla vittima dellinadempimento gli expectation damages non ri-
sieda tanto nella volont di tutelare lexpectation interest in quanto ta-
le, quanto piuttosto in quella di promuovere laffidamento nelle pro-
messe (ossia il c.d. reliance interest), evitando per di onerare lattore
della prova del proprio affidamento frustrato. In altre parole, il ricono-
scimento degli expectation damages non sarebbe altro che un modo di
tutelare il reliance interest dispensando lattore dalla prova, che ri-
schierebbe di frustrarne le aspettative, di avere in concreto confidato
nella corretta esecuzione del contratto. Attraverso il riconoscimento
dellexpectation interest si vorrebbe, quindi, ottenere in modo sempli-
ce la protezione del reliance interest. E per proteggere in modo effica-
ce la reliance occorre dispensare dalla prova della sua esistenza (17).
Lexpectation sarebbe, in questa prospettiva, unesagerazione, una
formalizzazione del reliance interest cui si ricorre per ragioni di facile
amministrabilit (18). Lexpectation interest coprirebbe in parte il re-
liance interest e in parte quel surplus di affidamento probabile ma di
(17) L.L. FULLER & W.R. PERDUE, The Reliance Interest in Contract Damages: 1, cit.,
62. Sottolinea come la prova della reliance non sia affatto pi difficile di quella delle per-
dite da aspettativa D. FRIEDMANN, A Comment of Fuller and Perdue, the Reliance Interest
in Contract Damages, Issues in Legal Scholarship, Symposium: Fuller and Perdue (2001):
Article 3. http://www.bepress.com/ils/iss1/art3, 9.
(18) T.D. RAKOFF, Fuller and Perdues The Reliance Interest as a Work of Legal
Scholarship, cit., 223.
174 GUIDO SMORTO
(19) T.D. RAKOFF, Fuller and Perdues The Reliance Interest as a Work of Legal
Scholarship, cit., 223.
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE 175
(24) T.D. RAKOFF, Fuller and Perdues The Reliance Interest as a Work of Legal
Scholarship, cit., 216. La triade pacificamente accettata nel diritto americano, insegnata
senza eccezioni nelle Law School e utilizzata anche dalla pi recente dottrina giureconomi-
ca. Ne contesta la validit, affermando che lunico interesse perseguito dai contraenti
quello alladempimento (performance interest), D. FRIEDMANN, A Comment of Fuller and
Perdue, the Reliance Interest in Contract Damages, cit., 2, il quale osserva che questo inte-
resse pu essere tutelato attraverso il rimedio in forma specifica (specific performance) ov-
vero rimedi sostitutivi (risarcimento del danno). Mentre reliance interest e restitution inte-
rest non sarebbero interessi di tipo contrattuale.
(25) In un primo gruppo di casi, di tipo commerciale ma in assenza di un chiaro prez-
zo di mercato (es. vendite immobiliari), in assenza della prova di un profitto, si usa come
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE 177
misura il reliance interest. Un secondo gruppo di casi riguarda ipotesi di contratti invalidi
(perch privi delle forme richieste dallo Statute of Frauds o perch troppo generici). In mol-
ti casi la diluizione del benefit, oggetto della pretesa restitutoria, si trasforma di fatto in ri-
sarcimento di quanto perso in affidamento. Un terzo gruppo di casi riguarda i contratti non
commerciali. Un quarto riguarda i casi di impossibilit e frustration.
(26) T.D. RAKOFF, Fuller and Perdues The Reliance Interest as a Work of Legal
Scholarship, cit., 239.
(27) Questa invece la lettura che del testo fanno C.J. GOETZ & R.E. SCOTT, Enforcing
Promises: An Examination of the Basis of Contract, 89 Yale L. J., 1261, 1291, n. 61 (1980).
(28) Lespressione contenuta in una lettera che qualche anno pi tardi Lon Fuller
scrive a Karl Llewellyn: Giudico che il principale contributo offerto dal mio articolo sulla
reliance risieda non tanto nellavere richiamato lattenzione sul reliance interest in quanto
178 GUIDO SMORTO
tale, quanto piuttosto nellavere fornito unanalisi con la quale stata spazzata via la tradi-
zionale contrapposizione contratto-non contratto in favore di una gradazione ascendente di
rimedi. La lettera si trova riprodotta in R.S. SUMMERS, Lon L. Fuller, Stanford -CA, 1984,
133.
(29) La pi nota applicazione dei principi espressi in The Reliance Interest a livello
giurisprudenziale quella espressa dal giudice Kaplan nel celeberrimo caso Sullivan v. O-
Connor. Il contenuto dellopinion di Kaplan stata oggetto di numerosi e contrastanti ap-
prezzamenti. Se, ad esempio, T.D. RAKOFF, Fuller and Perdues The Reliance Interest as a
Work of Legal Scholarship, cit., 242, giudica in modo estremamente positivo la decisione in
questione, opposta la posizione espressa da S. MACAULAY, The Reliance Interest and the
World Outside the Law Schools Doors, cit., 276 ss., spec. 279-280, ove afferma che lopi-
nione di Kaplan in Sullivan v. OConnor pu essere vista, al pi, come un esercizio di di-
screzionalit condizionata dalla tradizione giuridica ma non certo un esempio di approccio
di policy di tipo realista e afferma che in un caso del genere difficilmente una corte avreb-
be comunque ottenuto il risarcimento dellexpectation interest, stante la difficolt di valu-
tare la differenza di valore tra il naso promesso e quello dellattrice prima dellintervento e
di giudicare quali utilit il naso promesso avrebbe fatto conseguire alla paziente delusa. In
sintesi, la corte non avrebbe fatto altro che legittimare un risultato deciso dalla giuria su ben
altre basi attraverso il ricorso ad una fancy contract damages theory. Per unaccurata ri-
costruzione del processo Sullivan OConnor si veda R. DANZIG & G.R. KIDWELL, Alice Sul-
livan v James H. OConnor, in R. DANZIG, The Capability Problem in Contract Law, 2a ed.,
New York, 2004, 5 ss. Da notare che lestensore dellopinion di Sullivan Justice Kaplan,
il quale, prima di diventare giudice, aveva insegnato insieme a Fuller alla Harvard Law
School.
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE 179
(30) R. CRASWELL, Against Fuller and Perdue, cit., 101 ss., spec. 105, dove lo stesso
Craswell ammette che non tanto larticolo in s, quanto la lettura che di esso stata data
a legittimare una visione del danno contrattuale come basato su tre soli interessi.
(31) R. CRASWELL, How We Got This Way: Further Thoughts on Fuller and Perdue,
Issue in Legal Scholarship, cit., 4.
(32) R. CRASWELL, Against Fuller and Perdue, cit., 138 ss.
(33) L.L. FULLER & W.R. PERDUE, The Reliance Interest in Contract Damages: 1, cit.,
55 n. 4.
(34) Come visto in precedenza, lutilizzazione del termine interest si trova nel dirit-
to continentale fin dal diritto romano. Nelle compilazioni di Domat e Pothier la materia del
risarcimento del danno trattata sotto il titolo dommages et intrts. La matrice continen-
tale della terminologia utilizzata da Fuller e Perdue messa in luce dalla maggior parte de-
180 GUIDO SMORTO
gli autori che hanno commentato larticolo. Cfr. D. FRIEDMANN, A Comment of Fuller and
Perdue, the Reliance Interest in Contract Damages, cit., 6.
(35) T.D. RAKOFF, Fuller and Perdues The Reliance Interest as a Work of Legal
Scholarship, cit., 213; D. FRIEDMANN, A Comment of Fuller and Perdue, the Reliance Inte-
rest in Contract Damages, cit., 17. Suggerisce di sostituire il concetto di reliance interest
con quello di expectation interest con una presunzione semplice di assenza di profitti M.B.
KELLY, The Phantom Reliance Interest in Contract Damages, cit., 1755 ss., spec. 1761, ove
ammette che nella maggior parte dei casi questo correttivo non modifica lesito della misu-
ra del danno.
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE 181
(36) The reliance interest is, as we have already pointed out, generally broad enough
to cover all of the cases coming under the restitution interest. It is also broad enough to
embrace some cases not covered by that interest L.L. FULLER & W.R. PERDUE, The
Reliance Interest in Contract Damages: 1, cit., 71.
(37) Tra questi v. Kearns v. Andree, 139 A. 695 (Conn. 1928). Il caso riportato da
M.P. GERGEN, What Renders Enrichment Unjust?, 79 Tex. L. Rev., 1927, 1956 (2000-2001).
Lo stesso risultato si ottiene ove si utilizzi, quale strumento di misurazione dellarricchi-
mento, non il valore della prestazione per larricchito ma, come indica il primo Restatement
of Contracts, 347, commento c, il suo valore di mercato. In questo senso, tra gli altri, A.
182 GUIDO SMORTO
KULL, Disgorgement for Breach, the Restitution Interest, and the Restatements of Con-
tracts, cit., 2034.
(38) Questa linterpretazione di R. CRASWELL, Against Fuller and Perdue, cit., 101.
(39) Il primo a mettere in luce il mutamento di prospettiva a seguito del Restatement
(Second) of Contracts stato J. M. PERILLO, Restitution in the Second Restatement of Con-
tracts, 81 Colum. L.Rev., 37 (1981). Tuttavia significativo notare come proprio uno degli
artefici del secondo Restatement of Contracts, in un lungo articolo volto a individuare ipo-
tesi in cui il danno venga commisurato ai profitti della parte inadempiente, mai, neppure per
negarlo, fondi tale pretesa sul piano normativo nel Restatement: E.A. FARNSWORTH, Your
Loss or My Gain? The Dilemma of the Disgorgement Principle in Breach of Contract, cit.,
1339 ss.
(40) Il testo completo del 344 Purposes of Remedies il seguente: Judicial reme-
dies under the rules stated in this restatement serve to protect one or more of the following
interests of a promisee: (a) his expectation interest, which is his interest in having the
benefit of his bargain by being put in as good a position as he would have been in had the
contract been performed; (b) his reliance interest, which is his interest in being reimbursed
for loss caused by reliance on the contract by being put in as good a position as he would
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE 183
have been in had the contract not been made, or (c) his restitution interest, which is his
interest in having restored to him any benefit that he has conferred on the other party.
(41) Since restitution is the subject of a separate Restatement, this Chapter is concer-
ned with problems of restitution only to the extent that they arise in connection with con-
tracts. Such problems arise when a party, instead of seeking to enforce an agreement, claims
relief on the ground that the other party has been unjustly enriched as a result of some be-
nefit conferred upon under the agreement. In some cases a partys choice of the restitution
interest is dictated by the fact that the agreement is not enforceable, perhaps because of his
own breach ( 374), as a result of impracticability of performance or frustration of purpose
( 377 (1)), under the Statute of Frauds ( 375), or in consequence of the other partys avoi-
dance for some reason [such] as misrepresentation, duress, mistake or incapacity ( 376):
344, cmt. d, Restatement (Second) of Contracts.
(42) Tra gli altri v. E.A. FARNSWORTH, Your Loss or My Gain? The Dilemma of the
Disgorgement Principle in Breach of Contract, cit., 1342, il quale osserva che Although
the disgorgement principle is based on avoiding unjust enrichment of the party in breach,
the word disgorgement is preferable to restitution for two reasons. First, it may avoid
confusion between the asserted right to recover under this controversial principle and well-
established rights to restitution. For example, it distinguishes between your asserted right to
my full $25 gain under the disgorgement principle and your well-established right to restitu-
tion of the $100 price if you had paid in advance. Second, it helps to make clear that the
principle applies without regard to whether the injured party can be said to have lost some-
thing that the party in breach is being asked to restore. For example, it makes it easier to
see that under the disgorgement principle your asserted right to $25 does not depend on the
widget I sold having become your widget so that there was a loss on your part as well as
a gain on mine. Sulle stesse posizioni A. KULL, Disgorgement for Breach, the Restitution
Interest, and the Restatements of Contracts, cit., 2030. Ritiene infelice la scelta del termi-
ne disgorgement D. LAYCOCK, Modern American Remedies. Cases and Materials, cit., 575;
J. EDELMAN, Gain-based Damages. Contract, Tort, Equity and Intellectual Property, cit., 72
ss.
184 GUIDO SMORTO
(43) In base alle acquisizioni delleconomia del benessere non esiste un unico modo di
aggregare le utilit degli individui. Il pi comune quello classico dellutilitarismo e con-
siste nella somma delle utilit individuali. Ed questo il metodo di aggregazione delle uti-
lit utilizzato dallanalisi economica del diritto.
(44) Sul punto v. S. SHAVELL, Foundations of Economic Analysis of Law, Cambridge
- MA, 2004, 1 ss.
186 GUIDO SMORTO
(47) R. COOTER & M.A. EISENBERG, Damages for Breach of Contract, cit., 1438. I due
autori sottolineano lesistenza di due posizioni di riferimento: quella corrispondente allo
stato antecedente alla conclusione del contratto e quella, ipotetica, in cui la vittima si sareb-
be trovata se il contratto fosse stato correttamente adempiuto. A seconda di quale si prenda
come punto di riferimento, la misura di danno perfettamente compensativa , rispettivamen-
te, il reliance interest ovvero lexpectation interest. Si osserva comunemente che le regole
giuridiche, nel determinare lallocazione dei costi, perseguono due distinti risultati: uno, di
equit, che quello di compensare la vittima; un secondo, di efficienza, consistente nella
minimizzazione dei costi complessivi per la societ. Possiamo parlare di un compensation
principle e di un marginal principle. Sul punto v. R. COOTER, Unity in Tort, Contract, and
Property: The Model of Precaution, 73 Cal. L. Rev., 1 (1985). Questa distinzione adope-
rata da G. CALABRESI, Costo degli incidenti e responsabilit civile. Analisi economico-giu-
ridica, tr. it. di A. De Vita, V. Varano e V. Vigoriti, Milano, 1975, 1 ss., e ribadita dallo stes-
so autore in ID., About Law and Economics: A Letter to Ronald Dworkin, 8 Hofstra L. Rev.,
485 (1980).
(48) Per tutti si vedano le fondamentali riflessioni di S. SHAVELL, Damage Measures
188 GUIDO SMORTO
for Breach of Contract, 11 The Bell Journal of Economics, 466 (1980); ID., The Design of
Contracts and Remedies for Breach, 99 The Quarterly Journal of Economics, 121 (1984).
(49) Il riferimento a R. CRASWELL, Instrumental Theories of Compensation: A Sur-
vey, cit., 1137; ID., How We Got This Way: Further Thoughts on Fuller and Perdue, cit., 9
ss.
(50) R. CRASWELL, How We Got This Way: Further Thoughts on Fuller and Perdue,
cit., 11.
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE 189
(51) R. CRASWELL, How We Got This Way: Further Thoughts on Fuller and Perdue,
cit., 10.
190 GUIDO SMORTO
Essa viene per la prima volta formulata nei suoi elementi essenzia-
li allinizio degli anni Settanta e subir, nel tempo, affinamenti, aggiun-
te e precisazioni. Nel corso di questo capitolo cercheremo di dar conto
di questa evoluzione, partendo dal nucleo primigenio della teoria fino al-
le elaborazioni pi recenti e complesse.
In estrema sintesi, la teoria dellefficient breach, almeno nelle sue
prime formulazioni (55), cerca di verificare quando efficiente che la
parte si renda inadempiente al contratto e di identificare le regole giuri-
diche che forniscono il giusto incentivo al promittente. Lobiettivo
chiaramente quello di giungere ad unallocazione efficiente di risorse
scarse.
Le conclusioni cui le prime analisi sul tema approdavano possono
essere cos sintetizzate: linadempimento dellobbligazione da incorag-
giare quando il promittente, dopo aver ristorato dalle conseguenze danno-
se dellinadempimento il promissario, ponendolo nella stessa posizione in
cui si sarebbe trovato ove il contratto avesse avuto regolare esecuzione,
sia nelle condizioni di trarre dal proprio inadempimento un profitto. A
breach of contract is more efficient than performance of the contract
when the costs of performance exceed the benefit to all the parties (56).
Tale risultato, si afferma nei primi contributi sul tema, ottenibile attra-
verso gli expectation damages. La ragione della pretesa superiorit del-
lexpectation rispetto alle altre misure di danno consiste nel fatto che, at-
traverso di essa, il breacher deve tenere in conto i danni arrecati allal-
tro contraente, in quanto obbligato a risarcirlo (57). Alla base dellintera
teoria dellinadempimento efficiente sta laffermazione secondo cui per
(55) Per una prima formulazione della teoria v. R.L. BIRMINGHAM, Breach of Contract,
Damage Measures, and Economic Efficiency, 24 Rutgers L. Rev., 273 (1970); J.H. BARTON,
The Economic Basis of Damages for Breach of Contract, 1 Journal of Legal Studies, 277
(1972). In Italia v. F. COSENTINO, Efficienza economica dellinadempimento e diritto delle
obbligazioni: una verifica delle norme sullinadempimento del contratto, in Riv. crit. dir.
priv., 1988, 484.
(56) R. COOTER & T. ULEN, Law and Economics, Londra, 1988, 289.
(57) Mentre la regola prescelta si riteneva era indifferente in assenza di costi di ri-
negoziazione. Per unanalisi critica di queste prime formulazioni interamente incentrate sul-
la scelta perform or breach del promittente e per lirrilevanza della regola in assenza di co-
sti di rinegoziazione v. R. CRASWELL, Contract Remedies, Renegotiations, and the Theory
of Efficient Breach, 61 S. Cal. L. Rev., 629 (1988).
192 GUIDO SMORTO
nate circostanze (61). Niente di nuovo sotto il sole, dunque. Ed anzi que-
sto scollamento tra declamazioni e regole applicative era gi stato auto-
revolmente denunciato ben prima che lanalisi economica edificasse una
teoria coerente sul tema (62).
Date le premesse, non sorprende scoprire che il padre nobile della
teoria dellinadempimento efficiente venga individuato, da Birmingham
in poi, in Oliver Wendell Holmes e che con una sua frase si aprano mol-
te delle trattazioni sul tema. Nel tentativo di distinguere il discorso giu-
ridico da quello morale, distinzione che per Holmes rappresenta lunica
via per comprendere davvero il modo in cui il diritto opera, egli osserva,
a proposito del rapporto tra diritti e rimedi: Una delle tante conseguen-
ze dannose della confusione tra concetti giuridici e concetti morali ()
che la teoria tende a mettere il carro davanti ai buoi ed a concepire il
diritto o il dovere come entit esistenti a prescindere dalla loro violazio-
ne, cui vengono poi riconnesse certe sanzioni (63).
Il diritto si limita a stabilire le conseguenze di un certo comporta-
mento (nel nostro caso, adempiere o meno). E lunica per comprendere
il diritto , dunque, quello di distinguerlo nettamente dalla morale e di
studiarlo dallangolo visuale del bad man al quale non importa unacca
degli assiomi e delle deduzioni (64). Per questuomo non ha alcuna im-
(61) R.L. BIRMINGHAM, Breach of Contract, Damage Measures, and Economic Ef-
ficiency, cit., 281.
(62) Osservano SALMOND & WINFIELD, Principles of Contracts, 510 (1927), che The
rule is now beyond doubt, but no very convincing reason has been given for it.
(63) O.W. HOLMES, The Path of Law, 10 Harv. L. R., 457, 458 (1896-97). La traduzio-
ne utilizzata di The Path of Law quella curata da C. Geraci (trad. it. La via del diritto) ed
tratta dalla raccolta di opinioni giudiziali e di saggi di Holmes, pubblicata in Italia nel vo-
lume O.W. HOLMES, Opinioni dissenzienti, Milano, 1975, 256. Dora in avanti faremo tal-
volta riferimento alloriginale americano, altre volte, quando utilizzeremo la traduzione ita-
liana, al testo italiano.
(64) O.W. HOLMES, La via del diritto, cit., 259. facile vedere nel richiamo, opera-
to da Holmes, alla prospettiva del bad man, il quale guarda solo alle conseguenze mate-
riali della propria condotta, linizio di quel pensiero giuridico normativo frequentemente
associato ad unanalisi strumentale delle politiche orientate al risultato. Sul punto v. am-
piamente P. SCHLAG, Normativity and the Politics of Form, U. Pa. L.R., 139, 801 (1991).
La bibliografia sulla figura e sul pensiero di O.W. Holmes amplissima. Limitandosi ad
alcune indicazioni bibliografiche in lingua italiana, si veda, per una ricostruzione del suo
pensiero, G. MINDA, Postmodern Legal Movements. Law and Jurisprudence at Centurys
194 GUIDO SMORTO
portanza che un certo atto sia definito dal diritto lecito o illecito, ma
guarder solo alle conseguenze che deriveranno dal suo compimento. La
nozione di dovere giuridico sfuma, dunque, when we wash it with cy-
nical acid (65). E questo bagno lustrale si rivela massimamente utile in
materia di contratto, ove la distinzione tra concetti giuridici e concetti
morali confusa come in nessun altro ramo del diritto, in cui diritti e do-
veri primari sono ammantati di significati mistici ed il linguaggio utiliz-
zato risente, fin dal diritto romano, della fraseologia della morale. Il ter-
reno pronto per laffermazione poi tante volte ripresa negli anni a ve-
nire. Seguendo questa impostazione, conclude Holmes, Lobbligo di
adempiere ad un contratto significa in common law la predizione che chi
non vi adempie deve pagare i danni, e nientaltro. (66). E che questa sia
da sempre la realt del common law sembra dimostrato dalla lettura dei
sacri testi del diritto inglese, ove depurati dalle trappole tese da un lin-
guaggio influenzato dalla morale (67).
Queste considerazioni sono oggi patrimonio comune del common
law. La necessit di ancorare lanalisi sulla vincolativit della promessa
ai rimedi posti a presidio della sua violazione e lesigenza di spogliare le
riflessioni su questi temi da declamazioni di stampo morale riecheggia-
End, New York, 1995, pubblicato in Italia con il titolo Teorie postmoderne del diritto, Bo-
logna, 2001, trad. it. C. Colli; spec. 32 ss.; G. GILMORE, The Ages of American Law, New
Haven, 1977, pubblicato in Italia con il titolo Le grandi epoche del diritto americano, Mi-
lano, 1991, trad. I. Mattei, spec. 48 ss. Per i legami tra O.W. Holmes e lanalisi economi-
ca del diritto v. R.A. POSNER, The Present Situation in Legal Scholarship, 90 Yale L. J.,
1113, 1120 (1981), in cui Posner individua nella Law and Economics lequivalente odier-
no del realismo giuridico; nonch ID., The Problems of Jurisprudence, Cambridge - MA,
1990, spec. 440, in cui The Common Law viene accostato a La genealogia della morale
di Nietzsche.
(65) O.W. HOLMES, The Path of Law, cit., 462.
(66) O.W. HOLMES, La via del diritto, cit., 261.
(67) Il richiamo addirittura ad unopinion di Sir Edward Coke nel caso Bromate v.
Genning (Roll. Rep. 368). Nega che un simile concetto possa trovare le proprie radici nel di-
ritto inglese Pollock in una lettera inviata allo stesso Holmes e datata 17 settembre 1897 (po-
co dopo la pubblicazione di The Path of Law), in cui osserva: The inventors of assumpsit
clearly thought that breach of contract was wrong not merely an election to pay damages
rather to perform (corsivo nelloriginale). La lettera pubblicata in M. DE WOLFE HOWE
(ed.), Holmes - Pollock Letters. The Correspondence of Mr. Justice Holmes and Sir Frede-
rick Pollock, 1874-1932, 2nd ed., Cambridge, Ma, 1961, 79-80.
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE 195
(68) Si vedano, a questo proposito, le riflessioni di P. ATIYAH, The Rise and Fall of
Freedom of Contract, cit., spec. 652 ss.; Du. KENNEDY, Form and Substance in Private Law
Adjudication, in 89 Harv. L.R., 1694 (1976).
(69) La tradizionale formulazione del compensation principle tanto in tort quanto in
contract si trova in Chronister Oil Co. v. Unocal Refining & Marketing, 34 F.3d 462, 464
(7th Cir. 1994): The point of an award of damages, whether it is for a breach of contract or
for a tort, so far as possible, to put the victim where he would have been if the breach or tort
had not taken place.
196 GUIDO SMORTO
(70) Merita di essere precisato, a questo proposito, che nella valutazione circa il valo-
re del bene da parte del promissario si tiene conto delleventuale valore idiosincratico che
questi attribuisce al bene, anche se questo si discosta sensibilmente dal valore di mercato.
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE 197
(71) L. BEBCHUK, Property Rights and Liability Rules: The Ex Ante View of the Cathe-
dral, 100 Mich L. R., 601 (2001) parla, a questo proposito, di unattenzione su quelli che
definisce ex post incentives e, per converso, di scarsa attenzione nei confronti delle ex ante
decisions.
(72) Oltre ai gi citati contributi di R.L. BIRMINGHAM, Breach of Contract, Damage
Measures, and Economic Efficiency, cit., 273 ss., e J.H. BARTON, The Economic Basis of
198 GUIDO SMORTO
Damages for Breach of Contract, cit., 277, ss., si vedano, per una prima formulazione del-
la teoria dellefficient breach, C.J. GOETZ & R.E. SCOTT, Liquidated Damages, Penalties,
and the Just Compensation Principle: Some Notes in an Enforcement Model of Efficient
Breach, in 77 Colum. L. Rev., 554 (1977); G.L. PRIEST, Breach and Remedy for the Tender
of Nonconforming Goods under the Uniform Commercial Code: an Economic Approach, 91
Harv. L. Rev., 960 (1978); D. DIAMOND & E. MASKIN, An Equilibrium Analysis of Search
and Breach of Contract, in 10 The Bell Journal of Economics, 282 (1979).
(73) S. SHAVELL, Damage Measures for Breach of Contract, cit., 466. Il tema poi ri-
preso dallo stesso autore in ID., The Design of Contracts and Remedies for Breach, cit., 121.
(74) Il concetto di contratto completo, come appare chiaro da questa prima definizio-
ne, ha carattere economico e differisce sensibilmente dalla nozione di completezza adotta-
ta dal giurista, tanto di common law quanto di civil law. Per il giurista continentale un con-
tratto completo anche in assenza di una previsione delle parti su un certo aspetto del rap-
porto contrattuale purch tale lacuna sia colmabile facendo riferimento alla disciplina lega-
le. In common law, invece, un contratto incompleto quando le parti non hanno contempla-
to un aspetto del rapporto. Entrambi i concetti differiscono da quello economico sopra in-
dicato e che si ispira al modello di scambio condizionato di Arrow e Debreu. Per questa di-
stinzione e, pi in generale, per una completa panoramica sulla dottrina dei contratti incom-
pleti nellanalisi economica del diritto si veda G. BELLANTUONO, I contratti incompleti nel
diritto e nelleconomia, Padova, 2000, spec. 67 ss.
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE 199
(75) In presenza di unasimmetria informativa tra le corti e le parti, ove si inserisse una
simile clausola, una delle parti potrebbe avere interesse a farla valere creando cos dei pro-
blemi, e ci anche se levento sia verificabile dalle parti (si pensi, a titolo di esempio, a clau-
sole relative alla qualit della prestazione). Un problema simile potrebbe verificarsi quando
la variabile considerata in contratto sia verificabile anche dalle corti ma ad alto prezzo (ad
esempio, attraverso la videoregistrazione della prestazione).
200 GUIDO SMORTO
cessivamente oneroso per una delle due parti, infatti, un contratto com-
pleto e mutuamente benefico non richiederebbe ladempimento. Per
chiarire meglio questo punto, si immagini un contratto che si preoccupi
di specificare i diversi comportamenti da tenere al mutare, ad esempio,
dei costi di produzione. Un simile contratto specificherebbe che il pro-
duttore tenuto a costruire un certo bene solo se i costi di produzione cui
va incontro non superino il valore che lacquirente attribuisce al bene
stesso. Una simile clausola importante sottolineare sarebbe mutua-
mente vantaggiosa. Diversamente, nel caso di un contratto che richiedes-
se sempre e comunque ladempimento, acquirente e produttore trovereb-
bero senzaltro un accordo per una diminuzione del prezzo in cambio di
una variazione dei termini del contratto nel senso di escludere ladempi-
mento in presenza di costi di produzione superiori al valore che lacqui-
rente attribuisce al bene. In presenza di una clausola che imponga sem-
pre ladempimento (anche, come nel nostro esempio, quando i costi di
produzione salgano drasticamente), non solo il produttore, ma anche
lacquirente sarebbero danneggiati, perch il produttore, in previsione di
questo evento, dovrebbe caricare sul prezzo il rischio di un aumento dei
costi di produzione che assume per contratto, e questo aumento non sa-
rebbe adeguatamente controbilanciato dal valore che lacquirente attri-
buisce al bene. Se, al contrario, il contratto consentisse al produttore di
non adempiere anche quando i suoi costi di produzione fossero inferiori
al valore del bene per lacquirente, il produttore sarebbe disposto ad ac-
cettare un aumento del prezzo in cambio di una modifica del contratto
che lo tenga obbligato ad adempiere ove i suoi costi di produzione risul-
tino inferiori al valore che ladempimento riveste per lacquirente; mo-
difica, questa, che lacquirente, per ragioni speculari a quelle appena de-
scritte per il caso opposto, troverebbe conveniente accettare.
Per riassumere, un contratto completo contiene previsioni per ogni
contingenza, nel nostro caso per ogni livello dei costi di produzione. Un
contratto completo, inoltre, non pu essere modificato in senso miglio-
rativo per entrambe le parti. Pertanto, un contratto completo (e mutua-
mente vantaggioso) richieder ladempimento, nel nostro esempio, so-
lo quando i costi di produzione siano inferiori al valore della prestazio-
ne per lacquirente. In un contratto completo, dunque, le condizioni in
presenza delle quali si richiede ladempimento sono tutte mutuamente
vantaggiose per le parti. In altre parole, se le parti contrattassero tutti gli
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE 201
(76) Il legame tra efficienza e volont ipotetica delle parti chiarito in termini com-
piuti per la prima volta in S. SHAVELL, The Design of Contracts and Remedies for Breach,
cit., 121 ss.
(77) Lo stesso ragionamento vale per i contratti di alienazione.
202 GUIDO SMORTO
(79) Per completezza, dovremmo distinguere tre ipotesi, a seconda del soggetto al qua-
le rivolta la proposta del secondo offerente. Se lofferta rivolta al solo venditore, allora
il venditore dovr cedere il bene al terzo solo se lofferta del terzo superiore al valore di
essa per lacquirente. In questo caso, infatti, entrambi gli originari contraenti sarebbero bet-
ter off se accettassero lofferta del terzo. questo il caso tipico utilizzato dalla dottrina
economica per descrivere linadempimento efficiente. Se lofferta fatta al solo acquirente,
allora bene che vi sia comunque ladempimento dellobbligazione originaria. Sar poi lac-
quirente a decidere se tenere il bene per s (se lofferta del terzo inferiore al valore che egli
attribuisce alla prestazione) o cederlo al terzo (nel caso contrario). Se lofferta fatta a en-
trambi, ladempimento preferibile se il valore della prestazione per lacquirente superio-
re allofferta del terzo mentre indifferente nel caso in cui lofferta del terzo sia superiore
al valore della prestazione per lacquirente (in questo caso, infatti, uno dei due tra vendito-
re o acquirente ceder il bene al terzo). Ma lacquirente , come ovvio, maggiormente in
grado di valutare il valore della prestazione per s, e quindi sempre preferibile che il bene
vada allacquirente. Vero che in questa ipotesi lacquirente potrebbe ricomprare il bene dal
terzo. Ma dal punto di vista dei contraenti originari ci costituirebbe un leakage e le parti
non hanno motivo di cedere una parte della loro utilit al terzo. Mentre dal punto di vista so-
ciale sarebbe una perdita connessa ai costi della negoziazione con il nuovo acquirente.
UN APPROCCIO FUNZIONALISTICO AL DANNO CONTRATTUALE 205
SOMMARIO: 1. Gli investimenti dei contraenti. 2. Gli investimenti del promittente. La c.d.
precaution. 3. Gli investimenti del promissario. La c.d. reliance. 4. Leffetto con-
giunto di precaution e reliance. 5. Ancora sugli investimenti del promittente. 6.
Sussidi incrociati e adverse-selection. 7. Allocazione del rischio e danno non patri-
moniale. 8. Il livello ottimale di azionabilit. 9. Unulteriore complicazione. Pro-
perty rule e liability rule. La distinzione tra risarcimento per equivalente ed esecuzio-
ne in forma specifica. 10. Risarcimento del danno e specific performance. Il contri-
buto dellanalisi economica del diritto. 11. (segue). Alcune conclusioni in tema di
specific performance. 12. Penalty default rule e regole proprietarie.
(1) L.A. BEBCHUK, Property Rights and Liability Rules: The Ex Ante View of the
Cathedral, cit., 601 ss.
208 GUIDO SMORTO
(2) Occorre, in primo luogo, comprendere come la misura di danno possa influenzare
il comportamento delle parti in relazione alle precauzioni assunte o agli investimenti effet-
tuati in reliance. A questo proposito bene distinguere due ipotesi. Quando linvestimento
effettuato dalla potenziale vittima dellinadempimento, le ragioni di questa influenza sono
almeno tre. In primo luogo, poich la misura di danno influenza la scelta di adempiere o me-
no, essa influenza di riflesso anche la possibilit che non si conseguano i vantaggi delle spe-
se effettuate in vista delladempimento. In secondo luogo, perch lammontare del danno
potr essere influenzato da quanto speso in investimenti, ove questi entrino a far parte della
misura di danno risarcibile. E pertanto, e veniamo alla terza ragione, si potr modificare, at-
traverso gli investimenti, la possibilit che laltra parte adempia o meno. Come vedremo, il
comportamento tenuto dal promissario influenza tanto la probabilit dellinadempimento
quanto lentit delle conseguenze che linadempimento produce. Se a potersi rendere ina-
dempiente sia, invece, la stessa parte che ha investito, egli dovr tenere nel conto che le spe-
se sostenute in vista delladempimento saranno perdute nel caso in cui si renda inadempien-
te. E, dal momento che la sua scelta se adempiere o meno dipende dalla misura di danno, lo
stesso varr per la scelta circa il livello di investimenti effettuati. Su questi aspetti v. S. SHA-
VELL, Damage Measures for Breach of Contract, cit., 466 ss.
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 209
ze positive e negative del suo agire, senza che queste ricadano su altri,
terr nel giusto conto tutti gli effetti del proprio agire; effettuer un cal-
colo circa il proprio tornaconto personale consistente in unanalisi costi
benefici. E poich lefficienza allocativa generale si raggiunge solo bi-
lanciando tutti i costi e tutti i benefici, gli incentivi individuali sono so-
cialmente efficienti solo se comportano la piena internalizzazione di co-
sti e benefici per il singolo (3).
zioni costi meno delle perdite attese in assenza di precauzioni, ossia del-
le perdite derivanti dallinadempimento, ponderate per la possibilit che
tali perdite si realizzino.
Un esempio dovrebbe essere sufficiente a chiarire questo aspetto.
Assumiamo che, nella produzione di un determinato bene, le probabilit
di verificazione di un danno per lacquirente (poniamo, a causa di un di-
fetto di fabbricazione) siano pari all1% e che, al verificarsi dellinciden-
te, le conseguenze dannose sofferte dallacquirente danneggiato siano
pari a 1000 euro. Se osserviamo questo dato dal punto di vista delle sin-
gole vendite, ci significa che su ogni vendita il produttore dovr consi-
derare un costo di dieci euro (1% di 1000 pari a 10). Supponiamo, inol-
tre, che questo venditore sia in grado di prendere precauzioni che con-
sentano di ridurre il rischio a zero (ad esempio, applicando un particola-
re dispositivo di sicurezza). Ove questo avvenga, il produttore sosterr i
costi di installazione del dispositivo di sicurezza ma, derivandone una
eliminazione dei difetti dei beni prodotti, non sar pi esposto a respon-
sabilit (pagher danni pari a zero).
Dal punto di vista della law and economics, queste precauzioni do-
vranno essere adottate solo se il loro costo sia inferiore alla diminuzione
delle perdite attese che dalladozione delle precauzioni conseguirebbe.
Nel nostro caso, il dispositivo di sicurezza dovr essere installato solo se
il suo costo sia inferiore a dieci euro per ogni unit di prodotto. Mentre,
nel caso in cui i costi di precauzione siano superiori, sar pi efficiente
non investire in precaution (5). Con terminologia economica, possiamo
dire che i costi del promittente sono minimizzati quando il costo margi-
nale delle precauzioni uguale alla riduzione marginale della responsa-
bilit attesa (6).
(5) Si osserva nella nostra dottrina pi attenta allanalisi giureconomica che la formu-
la dellart. 1218 c.c., secondo cui il debitore non risponde dei danni se prova che linadem-
pimento stato determinato da impossibilit della prestazione derivante da causa a lui non
imputabile, potrebbe essere interpretata in chiave giureconomica, individuando nel livello
efficiente di precauzioni il limite della possibilit. Sul punto v. R. COOTER-U. MATTEI-P.G.
MONATERI-R. PARDOLESI-T. ULEN, Il mercato delle regole. Analisi economica del diritto ci-
vile, cit., 348; P. TRIMARCHI, Sul significato economico dei criteri di responsabilit contrat-
tuale, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1970, 512.
(6) R. COOTER-U. MATTEI-P.G. MONATERI-R. PARDOLESI-T. ULEN, Il mercato delle re-
gole. Analisi economica del diritto civile, cit., 354.
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 211
(7) Tra i primi a formulare questa conclusione v. J.H. BARTON, The Economic Basis of
Damages for Breach of Contract, cit., 293 ss.; per un esame di questa conclusione v. inol-
tre R. COOTER & M.A. EISENBERG, Damages for Breach of Contract, cit., 1464; L.A. KORN-
HAUSER, Reliance, Reputation and Breach of Contract, cit., 700; C.J. GOETZ & R.E. SCOTT,
Enforcing Promises: An Examination of the Basis of Contract, cit., 1276 ss.
(8) Questa costruzione assume che il produttore sia neutrale al rischio.
212 GUIDO SMORTO
fatti, verr posta nella medesima posizione in cui si sarebbe trovata ove
il contratto fosse stato correttamente adempiuto). In tal modo tender a
guardare i propri investimenti in reliance come investimenti dal sicuro
ritorno, mancando di riconoscere che, di fatto, tali investimenti possono
non dare i frutti sperati nel caso di inadempimento (9).
Ma facciamo un passo indietro per delineare meglio il tipo di com-
portamento di cui si parla. Per investimento in affidamento da parte del
promissario intendiamo qui fare riferimento a quegli investimenti indot-
ti dalla promessa ed effettuati dal promissario in vista delladempimen-
to. Tali investimenti aumentano il valore che la prestazione riveste per il
promissario (ad esempio, affitto un garage in vista dellimminente con-
segna dellauto che ho acquistato: in tal modo, lauto varr per me di pi,
non dovendo preoccuparmi di cercare parcheggio o di temere furti). Ma,
al contempo, aumentano i costi, sempre per il promissario, di un even-
tuale inadempimento (se lauto non mi viene consegnata dovr comun-
que pagare il canone di locazione del garage). Laffidamento aumenta i
profitti attesi derivanti dalladempimento ma anche le perdite attese nel
caso di inadempimento.
Lanalisi economica si subito preoccupata di individuare incentivi
efficienti, volti cio ad indurre un livello di affidamento ottimale.
La previsione di una compensazione piena, nella misura del danno
da aspettativa perfetto, produce spinte inefficienti sul comportamento
del promissario. E ci per la semplice ragione che, laddove la misura del
danno renda dal suo punto di vista indifferente ladempimento o la cor-
responsione del denaro, questi sar portato ad assumere rischi aggiunti-
vi (o a far accumulare il danno). Il promissario potrebbe essere portato,
quindi, ad investire troppo in vista delladempimento (10).
(13) Il rilievo stato formulato per la prima volta in S. SHAVELL, Damage Measures
for Breach of Contract, cit., 466 ss.
(14) S. SHAVELL, Foundations of Economic Analysis of Law, cit., 360. Naturalmente
questa conclusione non varrebbe e il danno da aspettativa continuerebbe ad essere la misu-
ra ideale ove si considerino i c.d. danni da aspettativa perfetti, quelli cio che mettono il
promissario nella condizione in cui si sarebbe trovato se la promessa fosse stata mantenuta
e laffidamento fosse stato ottimale. In questo senso v. R. COOTER-U. MATTEI-P.G. MONA-
TERI-R. PARDOLESI-T. ULEN, Il mercato delle regole. Analisi economica del diritto civile,
cit., 220-221. Una cos sofisticata misura di danno presuppone, per, che le corti siano in
grado di osservare non solamente il valore della prestazione per il promissario, ma anche di
determinare il livello di affidamento ottimale di questi. Esse devono conoscere la relazio-
ne funzionale che intercorre tra affidamento e valore della prestazione e lintera distribuzio-
ne delle probabilit dei costi di produzione: S. SHAVELL, Foundations of Economic Analy-
sis of Law, cit., 361.
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 215
(15) R. COOTER, Unity in Tort, Contract, and Property: The Model of Precaution, cit.,
4: The efficiency condition is called double responsibility at the margin. Egli sviluppa
in ambito contrattuale un ragionamento noto gi per la tortious liability. Le precauzioni
prese dal potenziale inadempiente sono paragonabili alle precauzioni prese dal potenziale
wrongdoer. Le maggiori precauzioni prese dalla vittima di un illecito extracontrattuale so-
no raffrontabili alle minori spese in reliance effettuate dal promissario. Le precauzioni adot-
tate dalla vittima dellillecito e le spese effettuate in affidamento dal promissario sono cio
inversamente proporzionali. IBID, 11-12.
(16) R. COOTER, Unity in Tort, Contract, and Property: The Model of Precaution, cit.,
4.
(17) Se, in presenza di un inadempimento, le corti dovessero giudicare in modo restrit-
tivo le cause di impossibilit della prestazione e riconoscere il danno da aspettativa pieno,
il promissario spenderebbe troppo in affidamento. Viceversa, sarebbe il promittente a spen-
dere troppo poco in vista dellesecuzione. Proseguendo lanalogia tra tort e contract, si
216 GUIDO SMORTO
avrebbe un effetto analogo a quello che in sede di responsabilit civile produrrebbero rispet-
tivamente strict liability e no liability.
(18) R. COOTER, Unity in Tort, Contract, and Property: The Model of Precaution, cit.,
14-15. Il risultato sarebbe analogo a quello della negligence rule in tort.
(19) In questo senso R. COOTER & M.A. EISENBERG, Damages for Breach of Contract,
cit., 1467.
(20) A.S. EDLIN & A. SCHWARTZ, Optimal Penalties in Contracts, in 78 Chi.-Kent L.
R., 33, 48 (2003).
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 217
(25) Il carattere meno che compensativo del risarcimento pu essere dovuto ad un er-
rore nella determinazione del valore della prestazione per il promissario. A parte lipotesi di
errori, esistono buone ragioni in termini di efficienza per individuare una misura di danno
inferiore al danno da aspettativa. Abbiamo individuato diverse dimensioni dellefficienza le
quali richiederebbero una misura di danno non perfettamente compensativa. Si pensi alle
spese della vittima in affidamento ed alle precauzioni che questa pu prendere per evitare
il danno o per diminuirne lentit; ai sussidi incrociati; ai problemi di azionabilit della pre-
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 219
identica ove il danno sia pienamente compensato, essa porta ad esiti dif-
ferenti quando il risarcimento non sia pienamente compensativo e la vit-
tima avversa al rischio (26).
surplus determinato dal costo medio del danno sar, dunque, nel nostro
esempio, a carico dei proprietari delle auto piccole, i quali in questo mo-
do forniscono un sussidio ai proprietari delle auto grandi.
Questo determina un problema di efficienza e, a volte, di giustizia.
Un simile risultato innanzitutto inefficiente, perch un sistema di
prezzi efficiente richiede che ciascun acquirente paghi il costo margina-
le del prodotto acquistato pi il costo marginale atteso del danno che su-
birebbe in caso di inadempimento (29). Quando il venditore non in gra-
do di valutare i rischi connessi a ciascun acquirente e di praticare prezzi
differenti, gli acquirenti ad alto rischio troveranno conveniente conti-
nuare a rivolgersi al venditore in questione, poich non pagheranno lin-
tero costo atteso del loro danno potenziale (in aggiunta, ovviamente, al
costo marginale del lavaggio dellauto); mentre gli acquirenti a basso
rischio cercheranno forme alternative per ottenere lo stesso bene o ser-
vizio (ad esempio, nel caso del lavaggio dauto, lavando a mano la pro-
pria auto), poich, al contrario, essi pagheranno pi del costo atteso del
loro danno potenziale. Ci determina distorsioni in termini di adverse-
selection. Ci saranno, cio, acquirenti a basso rischio che non utilizze-
ranno pi un servizio di cui, ove il prezzo fosse corretto, continuereb-
bero a fruire; e acquirenti ad alto rischio che continueranno ad utilizza-
re il servizio solo perch sussidiati (30).
Quando il venditore non in grado di distinguere tra i diversi acqui-
renti, e il criterio di responsabilit per danni lexpectation, gli acqui-
renti a basso rischio si allontaneranno e quelli ad alto rischio aumente-
ranno, determinando cos un fenomeno di adverse selection, e, in defini-
tiva, un aumento dei costi.
Il problema non solamente di efficienza, ma anche un problema
di giustizia quando, come nel nostro esempio delle utilitarie e delle fuo-
riserie, siano i poveri a sussidiare i ricchi (31).
Quando il venditore non pu distinguere tra gli acquirenti, per eli-
(29) Sullefficienza del prezzo cos determinato si veda G. CALABRESI, Some Thoughts
on Risk Distribution and the Law of Torts, 70 Yale L. J., 499, 500-507 (1961).
(30) G.D. QUILLEN, Contract Damages and Cross-Subsidization, cit., 1130.
(31) I problemi di giustizia che discendono da un sistema di cross-subsidization sono
esaminati in G.L. PRIEST, A Theory of the Consumer Product Warranty, 90 Yale L. J., 1297,
1350-1351 (1981)
222 GUIDO SMORTO
(37) Qualsiasi altra misura del danno varierebbe, in meglio o in peggio, il suo livello
di benessere.
(38) S. SHAVELL, Foundations of Economic Analysis of Law, cit., 351. Una possibile
alternativa quella di scrivere un contratto che contempli esplicitamente le evenienze in
questione.
(39) Unanalisi completa della funzione assicurativa degli expectation damages si tro-
va in A.M. POLINSKY, Risk Sharing Through Breach of Contract Remedies, 12 Journal of
Legal Studies, 427 (1983).
(40) Losservazione di R. CRASWELL, Instrumental Theories of Compensation: A
Survey, cit., 1150.
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 225
(41) Carpel v. Saget Studios Inc., 326 F. Suppl. 1331 (E.D. Pa. 1971).
226 GUIDO SMORTO
(42) Sul punto si veda S.A. REA JR., Nonpecuniary Loss and Breach of Contract, cit.,
35 (1982).
(43) Lassunzione di fondo qui che un soggetto neutrale al rischio valuti la sanzione
attesa come uguale alla somma da pagare moltiplicata per linverso delle probabilit di at-
tuazione. Egli cio valuta ugualmente una chance del 50% di andare incontro ad una san-
zione di 400 euro e la certezza di andare incontro ad una sanzione di 200 euro. Per un sog-
getto risk-neutral un aumento del rischio percentuale di essere sanzionati o un aumento
equivalente della sanzione eventualmente irrogata producono lo stesso effetto. Mentre un
soggetto avverso al rischio sar maggiormente influenzato dallaumento della sanzione che
dallaumento della probabilit di subire la sanzione.
(44) J. BENTHAM, Theory of Legislation, Londra, 1802, 325.
(45) G.S. BECKER, Crime and Punishment: An Economic Approach, 76 Journal Pol.
Econ., 169 (1968). Le conclusioni cui giunge Becker sono che, nella scelta tra una sanzione
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 227
alta ed un livello basso di enforcement e una sanzione bassa ed un livello alto di enforcement,
sia preferibile la prima alternativa. In tal modo si otterrebbe il medesimo livello di deter-
rence con costi notevolmente inferiori. Per una revisione critica del pensiero di Becker si ri-
manda a A.M. POLINSKY & S. SHAVELL, The Economic Theory of Public Enforcement Law,
38 Journal of Economic Literature, 45 (2000); ID., The Optimal Trade-off between the Pro-
bability and Magnitude of Fines, 69 American Economic Review, 880 (1979); N. GAROUPA,
The Theory of Optimal Law Enforcement, 11 Journal of Economic Surveys, 267 (1997).
(46) R. CRASWELL, Instrumental Theories of Compensation: A Survey, cit., 1168.
(47) R. CRASWELL, Deterrence and Damages: The Multiplier Principles and Its Al-
ternatives, 97 Mich. L. Rev., 2185, 2198-2205 (1999).
(48) R. CRASWELL, Instrumental Theories of Compensation: A Survey, cit., 1169. Tale
228 GUIDO SMORTO
(52) Y.M. LAITHIER, tude comparative des sanctions de linexcution du contrat, cit.,
368.
(53) Y.M. LAITHIER, tude comparative des sanctions de linexcution du contrat, cit.,
33.
(54) J. CARBONNIER, Droit civil, t. 4, Les Obligations, 22 ed., Parigi, 2000, n. 375.
(55) In realt, come stato giustamente osservato, la forza obbligatoria del contratto
non dice nulla sul tipo di sanzione apprestata dallordinamento nel caso di inadempimento,
ma solamente che linadempimento sar sanzionato. Per una revisione critica su questi te-
mi si veda Y.M. LAITHIER, tude comparative des sanctions de linexcution du contrat, cit.,
spec. 58 ss.
(56) S. MAZZAMUTO, Linattuazione dellobbligazione e linadempimento in natura,
cit., 526 ss., spec. 532.
(57) C. DEMOLOMBE, Trait des contrats ou des obligations conventionnelles en gn-
ral, XXIV, 2 ed., Parigi, 1870, 486.
230 GUIDO SMORTO
Come per il common law, dove la centralit della riparazione per equi-
valente viene argomentata attraverso le parole di Oliver Wendell Hol-
mes, nel pensiero giuridico continentale la superiorit della riparazione
in natura viene costantemente attribuita ad un gigante del pensiero giu-
ridico, Rudolph Jhering, ed al suo richiamo alla necessit che il diritto si
realizzi nella pratica (58).
Un secondo filone di pensiero ha, al contrario, messo in luce una so-
stanziale convergenza sul piano operazionale tra le due tradizioni (59).
Qualche parola sullo spazio che i due concorrenti rimedi occupano
in common law si rende, dunque, necessaria per illustrare, sia pure per
grandi linee, questo processo convergente.
Nel common law il rimedio della specific performance nasce nelle
giurisdizioni di equity. In coerenza con queste origini il rimedio in que-
stione concesso solo in assenza di un adeguato rimedio at law (60). A
volte questo principio espresso attraverso la nota formula della irre-
parable injury rule: i rimedi di equity sono esperibili quando non esiste
alcun rimedio adeguato ovvero, il che lo stesso, quando il danno sareb-
be altrimenti irreparabile (61). Ci che rende un rimedio inadeguato , se-
(58) Si veda, in lingua italiana, R. VON JHERING, La lotta per il diritto, Milano, 1989,
spec. 125. Il riferimento altres a ID., Geist des rmischen Rechts, Lipsia, 1906.
(59) Sulla somiglianza sul piano operazionale delle diverse tradizioni giuridiche vedi
R. SACCO, Le contrat inexecut, cit., spec. 13. Per una riflessione sul tema fondata sullana-
lisi di declamazioni teoriche e regole operazionali v. R. PARDOLESI, Tutela specifica e tute-
la per equivalente nella prospettiva dellanalisi economica del diritto, cit., spec. 84, ove,
pur riconoscendo che ove si trascorra dalle declamazioni allimpatto delle regole operazio-
nali, i margini di divaricazione svaporano, avverte del rischio di un appiattimento dellana-
lisi che si limiti a rilevare la sussistenza di esiti omologhi, ove raggiunti per vie contrappo-
ste: Il fatto che la diversa caratura delle tecniche rimediali adottate dai singoli ordinamen-
ti non cambi drammaticamente la qualit del diritto dei contratti non toglie che quelle tec-
niche si ispirino a logiche di impronta differente e siano, quindi, suscettibili di differente ap-
prezzamento sul piano dellanalisi economica. Rileva come la preminenza del risarcimen-
to per equivalente risulta peraltro confermata dal capovolgimento, imposto dalla prassi, del-
lordine dettato dal legislatore tedesco S. PATTI, voce Danno patrimoniale, cit., 106.
(60) Per una ricostruzione della materia nel diritto inglese si veda G. CRISCUOLI, Il con-
tratto nel diritto inglese, cit., 428 ss.
(61) Sullidentit della adequate remedy rule e della irreparable injury rule si ve-
da il caso Bannercraft Clothing Co. v. Renegotiation Board, 466 F. 2d 345, 356 n. 9 (D.C.
Cir. 1972), ove espressamente si afferma che The very thing which makes an injury ir-
reparable is the fact that no remedy exists to repair it.
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 231
(66) G. CALABRESI & A.D. MELAMED, Property rules, Liability rules, and Inalienabi-
lity: One View of the Cathedral, cit., 1089.
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 233
(67) Queste conclusioni sono state messe in discussione dalla riflessione successiva.
Non questa la sede per rendere conto, neppure in modo sommario, di un dibattito ricchis-
simo.
234 GUIDO SMORTO
(68) Nel caso in cui i costi di adempimento siano inferiori al valore della prestazione
per il promissario egli sar comunque indotto ad adempiere.
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 235
(69) A.S. EDLIN & A. SCHWARTZ, Optimal Penalties in Contracts, cit., 33.
236 GUIDO SMORTO
(70) M. GIORGIANNI, Tutela del creditore e tutela reale, cit., spec. 861, ove lA. ri-
leva che la scarsa efficacia della tutela per equivalente, che difficilmente raggiunge risulta-
ti genuinamente compensativi delle perdite subite dal creditore, si rivela tanto pi grave in
uneconomia pi dinamica come quella moderna e spinge le parti a cercare, attraverso gli
spazi di autonomia riconosciuti dallordinamento, forme di tutela di carattere reale. Tra que-
sti, sempre a giudizio dellA., la preventiva liquidazione del danno, la clausola risolutiva
espressa, la riserva di propriet nella vendita.
(71) A.T. KRONMAN, Specific Performance, 45 U. Chi. L.R., 351 (1978); A. SCHWARTZ,
The Case for Specific Performance, 89 Yale L.J., 271 (1979); T.S. ULEN, The Efficiency of
Specific Performance: Toward a Unified Theory of Contract Remedies, 83 Mich. L.R., 341
(1984). Per unattenta analisi delle tesi dei tre autori e per una ricognizione dello stato del-
lelaborazione teorica sul rapporto tra specific performance e risarcimento del danno, v. R.
PARDOLESI, Tutela specifica e tutela per equivalente nella prospettiva dellanalisi economi-
ca del diritto, cit., 76.
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 237
(72) G. CALABRESI & A.D. MELAMED, Property rules, Liability rules, and Inalienabi-
lity: One View of the Cathedral, cit., 1089 ss.; L. KAPLOW & S. SHAVELL, Property Rules
versus Liability Rules, 109 Harv. L. Rev., 713 (1996).
(73) Anche in questi casi possibile che il danno sia sottocompensativo. Il bene og-
getto della prestazione pu avere per la vittima dellinadempimento un valore idiosincrati-
co (nella terminologia tradizionale si parla di pretium affectionis). Ma il carattere incerto e
speculativo di una simile posta di danno ha spinto gli ordinamenti a negarne la risarcibili-
t.
(74) A.T. KRONMAN, Specific Performance, cit., 351.
238 GUIDO SMORTO
pimento ed una normativa sulle ragioni dellinadempimento in relazione agli obiettivi sot-
tesi al diritto dei contratti.
240 GUIDO SMORTO
(77) A. SCHWARTZ, The Case for Specific Performance, cit., 281. Sullo stesso tema in-
terviene T.S. ULEN, The Efficiency of Specific Performance: Toward a Unified Theory of
Contract Remedies, cit., 341 ss., il quale osserva che i costi di negoziazione non sarebbero
eccessivamente appesantiti dal ricorso generalizzato allesecuzione specifica, posto che,
ove il rimedio standard fosse quello della specific performance, esso costituirebbe il rime-
dio voluto dalle parti in caso di prestazioni aventi ad oggetto beni infungibili, mentre le par-
ti dovrebbero escluderlo in caso di prestazioni aventi ad oggetto beni fungibili. Ma la diffi-
colt e i costi di questa inclusione sarebbero minimi, posto che, in questi casi, siamo tipica-
mente nellambito dei contratti standard, e una simile clausola potrebbe essere inclusa sen-
za troppe difficolt.
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 241
nessi alla sua scelta di risarcire il danno invece di eseguire la prestazione, posto che i costi
di reperimento del bene sul mercato costituiscono voce di danno risarcibile.
(80) La specific performance produce un incentivo ottimo con riguardo agli investi-
menti effettuati in affidamento (reliance) dalla parte non inadempiente. La spiegazione la
seguente: se il potenziale acquirente ha speso troppo in reliance egli non sar in grado di
contrattare in piena libert il diritto di uscita del potenziale inadempiente. Avendo investito
troppo, le sue perdite in caso di inadempimento saranno molto elevate. Questo riduce i mar-
gini di guadagno che pu trarre da una simile trattativa, confinandoli a quanto ricevuto in
eccesso rispetto alle perdite che deriverebbero dal mancato adempimento. Per le scelte di
investimento del potenziale breacher, il rischio , invece, quello di un eccesso di precauzio-
ne.
244 GUIDO SMORTO
(81) Anche S. SHAVELL, Foundations of Economic Analysis of Law, cit., 368 ss., con-
testa gli assunti di partenza della tesi di Kronman, secondo cui, nel caso di beni per i quali
non c un mercato perfetto e sviluppato, il venditore ritiene improbabili nuove offerte men-
tre lacquirente teme che il venditore ne riceva altre. E che pertanto, in simili circostanze il
venditore sar ben contento di accettare lesecuzione in forma specifica mentre il promissa-
rio sar disposto a pagare per avere lesecuzione in forma specifica disponibile. Non si com-
prende il motivo di queste diverse credenze delle parti sulla possibilit che il venditore ri-
ceva nuove offerte. Anzi osserva Shavell spesso il numero elevato di offerte proprio
causato dallunicit del bene (si pensi ad un noto quadro di Picasso, conteso tra collezioni-
sti).
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 245
possa essere equiparato, quanto agli effetti che sortisce sul comporta-
mento delle parti, ad una misura di danno sufficientemente elevata da in-
durre il potenziale inadempiente a trattare con laltra parte la liberazione
dalla propria obbligazione. E che, ove una simile negoziazione sia pos-
sibile, leffetto della property rule comporti di fatto la corresponsione di
una somma di denaro superiore al danno da aspettativa. Inoltre, abbiamo
cercato di dimostrare come la law and economics abbia affermato, a di-
spetto delle primissime trattazioni sul tema, la superiorit paretiana del
rimedio in natura in una serie di ipotesi. Ci che equivale a dire che, in
queste ipotesi, la misura ottima di danno una misura superiore al dan-
no da aspettativa. Infatti, se linadempimento prospettato efficiente, in
presenza di una property rule il contraente fedele sar portato ad accet-
tare linadempimento in cambio di una parte degli utili che il potenziale
inadempiente ricava dallinadempimento, ossia una somma variabile e
compresa tra il valore della prestazione per la parte fedele e i profitti che
dallinadempimento trae la parte inadempiente (82).
(82) Pi in generale, la misura del danno da aspettativa presuppone, per il suo funzio-
namento, che le parti e le corti siano in grado di stabilire con sufficiente precisione il valo-
re della prestazione per la vittima dellinadempimento. Quando ci non sia possibile, il dan-
no potrebbe essere determinato in base alla perdita media. Sul punto v. L. KAPLOW & S.
SHAVELL, Property Rules versus Liability Rules, cit., 725-732.
(83) I. AYRES & R. GERTNER, Filling the Gaps in Incomplete Contracts: An Economic
Theory of Default Rules, 99 Yale L. J., 87 (1991-1992).
LEVOLUZIONE DEL DIBATTITO GIURECONOMICO SUL DANNO CONTRATTUALE 247
(84) Alla luce di questa spiegazione viene comunemente letto oramai il requisito di
prevedibilit del danno risarcibile. Ulteriori ragioni possono sussistere a favore di una pe-
nalty default rule. Sul punto si veda I. AYRES & R. GERTNER, Majoritarian v Minoritarian
Defaults, 51 Stan. L. Rev., 1591 (1999).
(85) Il parallelo di R. CRASWELL, Instrumental Theories of Compensation: A Survey,
cit., 1173; sul punto v. altres ID., Property Rules and Liability Rules in Unconscionability
and Related Doctrines, 60 U. Chi. L.R., 1, 12-14 (1993).
(86) I. AYRES & P.M. GOLDBART, Optimal Delegation and Decoupling in the Design of
Liability Rules, cit., 1 ss.
CAPITOLO SETTIMO
1. PREMESSA.
(1) proprio in base alla rilevata comunanza di funzione dei criteri di delimitazione
del danno che alcuni autori appartenenti alla tradizione di common law hanno accostato le
diverse doctrine sui danni consequenziali alle ipotesi di risarcibilit del danno morale. In
questa prospettiva il danno non patrimoniale altro non sarebbe che unipotesi di danno
consequenziale. E in entrambi i casi dare riconoscimento alla risarcibilit di questi danni
determina un allontanamento da una valutazione del danno ancorata a criteri strettamente
market-oriented per abbracciare visioni maggiormente attente alla dimensione personale ed
individuale della vittima dellinadempimento. A favore di questa tendenza J.A. SEBERT JR,
Punitive and Nonpecuniary Damages in Actions Based upon Contract: Toward Achieving
the Objective of Full Compensation, 33 UCLA L. Rev., 1565 (1986).
250 GUIDO SMORTO
(2) Orester v. Dayton Rubber Manifacturing Co., 126 N.E. 510, 511 (N.Y. 1920): Nel
caso di illecito il risultato ideale per il diritto, anche se non sempre realizzato, quello di
compensare la vittima, n pi n meno. Teoricamente la perdita subita dalla vittima dellina-
dempimento il valore della prestazione per la vittima. E tuttavia non sempre questo prin-
cipio pu essere applicato con soddisfazione. La vittima poteva avere in mente, o potrebbe
dichiarare che aveva in mente, un qualche particolare obiettivo che avrebbe reso la presta-
zione dedotta in contratto particolarmente proficua. Ed meglio evitare questo genere di
tentazioni. bene avere una qualche teoria applicabile a questo genere di casi. La regola
(dellintegrale riparazione del danno) va pertanto limitata. Il valore che egli potr chiedere
di avere ristorato per questo genere di perdite va limitato ai danni che costituiscono conse-
guenza normale dellinadempimento, o quelli che si pu ritenere le parti abbiano ragione-
volmente preso in considerazione al momento della conclusione del contratto. Si tratta, a di-
re il vero, di una regola arbitraria. E non sempre consente di fare giustizia. Ma si tratta di
una political rule.
I CRITERI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO CONTRATTUALE 251
(3) M. BARCELLONA, Diritto, sistema, senso. Lineamenti di una teoria, cit., 107 ss.
252 GUIDO SMORTO
(4) T. SEDGWICK, A Treatise on the Measure of Damages, 9th ed., 1912, 1770. Per laf-
fermazione del principio in giurisprudenza si veda il leading case Rodonachi, Sons & Co.
v. Milburn Brothers, 18 QBD 67 (1886). A livello legislativo lirrilevanza di un secondo
contratto e la prevalenza del criterio di mercato nella determinazione del danno sono poi
riaffermate in Inghilterra con il Sale of Goods Act del 1894 ( 51), e, negli Stati Uniti, con
lUniform Sales Act ( 64 e 67). Di segno contrario Nobs Chemical, U.S.A., Inc. v. Kop-
pers Co., Inc., 616 F2d 212 (5th Cir 1980). Qui la corte adott il criterio del lost profit. La
ragione della decisione viene individuata nel rigetto del criterio di mercato ove la vittima
dellinadempimento non sia in grado di sfruttarne appieno le potenzialit.
I CRITERI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO CONTRATTUALE 253
(5) R.E. SCOTT, The Case for Market Damages: Revisiting the Lost Profits Puzzle, 57
U. Chi. L. Rev. 1155, 1174 (1990).
254 GUIDO SMORTO
(6) R.E. SCOTT, The Case for Market Damages: Revisiting the Lost Profits Puzzle, cit.,
1172.
(7) Su questi temi v. V.P. GOLDBERG, An Economic Analysis of the Lost Volume Seller,
I CRITERI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO CONTRATTUALE 255
57 S. Cal. L. Rev., 283 (1984); R.E. SCOTT, The Case for Market Damages Revisiting the
Lost Profits Puzzle, 57 U. Chi. L. Rev., 1155 (1990); C. GOETZ & R.E. SCOTT, Measuring
Sellers Damages: The Lost Profits Puzzle, 31 Stan. L. Rev., 323 (1979). Il leading case
Neri v. Retail Marine Corp., 285 N.E.2d 311 (N.Y. 1972).
256 GUIDO SMORTO
(8) Cass. 6 marzo 1982, n. 1429, in Mass. giur.it., 1982, 363. Sul punto si vedano le
riflessioni di G. VISINTINI, Il criterio legislativo delle conseguenze dirette ed immediate, cit.,
15.
I CRITERI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO CONTRATTUALE 257
(9) C. GOETZ & R.E. SCOTT, Measuring Sellers Damages: The Lost Profits Puzzle,
cit., 323.
(10) V.P. GOLDBERG, An Economic Analysis of the Lost Volume Seller, cit., 283. Ana-
logamente R. COOTER & M.A. EISENBERG, Damages for Breach of Contract, cit., 1434.
258 GUIDO SMORTO
(11) V.P. GOLDBERG, An Economic Analysis of the Lost Volume Seller, cit., 293.
(12) R.E. SCOTT, The Case for Market Damages: Revisiting the Lost Profits Puzzle,
cit., 1182.
(13) Anche nel common law il nesso di causalit viene accertato dalle corti in appli-
cazione della regola della prossimit. Per unapplicazione del principio della proximity ru-
le v. Milgard Tempering, Inc. v. Selas Corporation of America, 902, F.2d 703 (9th Circ.
1990).
I CRITERI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO CONTRATTUALE 259
(14) Sul ruolo della remoteness of damage come freno alla tutela risarcitoria in ambi-
to aquiliano v., nella letteratura in lingua italiana, M. SERIO, La responsabilit complessa,
cit., spec. 32 ss. Sul ruolo del nesso di causalit in materia di inadempimento nel diritto in-
glese v. G. CRISCUOLI, Il contratto nel diritto inglese, cit., 405 ss.
(15) In realt, nel corso del diciannovesimo secolo si registra in common law una ten-
denza a limitare la misura del danno risarcibile, spesso affermata in base al rilievo che i dan-
ni conseguenti allinadempimento non fossero the immediate and necessary effect of the
breach of contract: v. il dictum di Cockburn C.J. in Hobbs v. London and South Western
Railway Co. (1875) L.R. 10 Q.B. 111, 118.
(16) Osserva G.H. TREITEL, Remedies for Breach of Contract A Comparative Ac-
count, Oxford, 1988, 165, che lutilizzazione del criterio della prevedibilit in common law
produce effetti sostanzialmente convergenti con quello della causalit adeguata utilizzato in
Germania.
(17) British Columbia Saw Mill Co. V. Nettleship (1868) LR 3 C 499.
(18) Ci nonostante le corti e la dottrina anglo-americane hanno affrontato il proble-
ma delle implicazioni reciproche e delle differenze che entrambe le tecniche comportano.
260 GUIDO SMORTO
5. LA PREVEDIBILIT.
(23) Nelle sue prime applicazioni sono le stesse corti a richiamare lipotetica volont
delle parti. Cfr. Globe Refining Co. v. Landa Cotton Oil Co., 190 U.S. 540, 23 S.Ct. 754, 47
L.Ed. 1171 (1903).
(24) D.B. DOBBS, Law of Remedies, cit., III, 83. Sebbene in Hadley non si utilizzino
espressamente queste due espressioni, la distinzione tra danni che derivano naturalmente
dallinadempimento ed altri danni sembra ripercorrere la moderna distinzione tra general e
special damages.
(25) R.A. EPSTEIN, Beyond Foreseeability: Consequential Damages in the Law of Con-
tract, 18 Journal of Legal Studies, 105, 122 (1989); J.A. SEBERT JR, Punitive and Non-
pecuniary Damages in Actions Based upon Contract: Toward Achieving the Objective of
Full Compensation, cit., 1567.
(26) D.B. DOBBS, Law of Remedies, cit., III, 85.
(27) Per unapplicazione del principio dellipotetica volont delle parti da parte di O.W.
Holmes, si veda lopinion resa in Globe Refining Co. v. Landa Cotton Oil Co., cit. Nelle ipo-
tesi in cui il venditore non in grado di modificare il prezzo applicato a ciascun acquirente
pur in presenza delle informazioni necessarie, infatti, la dottrina della prevedibilit non pu
262 GUIDO SMORTO
trovare applicazione. Mentre il richiamo allipotetica volont delle parti circa i rischi assun-
ti attraverso il contratto opera come controllo sulla proporzionalit del danno verificatosi ri-
spetto al prezzo pagato allo scopo di escludere che il contraente inadempiente sia chiamato
a rispondere di danni ingenti rispetto ai guadagni ottenuti.
(28) D.B. DOBBS, Law of Remedies, cit., III, 98.
(29) Il passaggio dalla tacit agreement rule alla foreseeability avviene con AM/PM
Franchise Assoc. v. Atlantic Richfield Co., 584 A.2d 915 (Penn. 1990).
(30) La regola oramai ripudiata dalle corti nella maggior parte degli stati americani ed
stata esplicitamente rigettata dallU.C.C. 2.715 comment 2 (1978). Un discorso a parte
vale per il Restatement (Second) of Contracts 351 (1979) in cui al rigetto del principio in
questione fa da contraltare lattribuzione del potere alle corti di limitare lentit del danno ri-
sarcibile in caso di sproporzione tra danno e quanto ricevuto come controprestazione.
(31) L.L. FULLER & W.R. PERDUE, The Reliance Interest in Contract Damages: 1, cit.,
85, osservano, a questo proposito, che: It is clear that the test of foreseeability is less a de-
finite test itself than a cover for a developing set of tests () there is an element of circu-
larity about the test of foreseeability, e ancora The test of foreseeability is therefore sub-
ject to manipulation by the simple device of defining the characteristics of the hypothetical
man who is doing the foreseeing.
(32) Per la formalizzazione di questo argomento in ambito contrattuale si veda A.
SCHWARTZ, Product Liability, Corporate Structure, and Bankruptcy: Toxic Substances and
the Remote Risk Relationship, 14 Journal of Legal Studies, 689, 693 (1985).
I CRITERI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO CONTRATTUALE 263
(33) Lelaborazione della fortunata dottrina del cheapest cost avoider si deve a G. CA-
LABRESI, Costo degli incidenti e responsabilit civile. Analisi economico-giuridica, cit.,
spec.183 ss.
(34) Evra Corp. v. Swiss Bank Corp., 673 F2d 951 (7th Circ.), 459 U.S. 1017 (1982).
264 GUIDO SMORTO
(35) Evra Corp. v. Swiss Bank Corp., 673 F2d 951 (7th Circ.), 459 U.S. 1017 (1982).
(36) Nel caso Hadley, il proprietario del mulino avrebbe dovuto dare al corriere tutte
le informazioni necessarie (sulla destinazione della nuova pala, sul blocco del mulino, ecc.)
perch il danno poi lamentato fosse nella contemplation del corriere.
I CRITERI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO CONTRATTUALE 265
(37) R.A. POSNER, Economic Analysis of Law, 6th ed., New York, 2003, 127.
(38) M.A. EISENBERG, The Principle of Hadley v. Baxendale, 80 Cal. R. Rev., 563, 582
(1992).
(39) R. COOTER, Unity in Tort, Contract, and Property: The Model of Precaution, cit.,
15.
(40) M.A. EISENBERG, The Principle of Hadley v. Baxendale, cit., 583, il quale rileva
266 GUIDO SMORTO
che, in ogni caso, un simile problema potrebbe essere affrontato non riconoscendo tra le po-
ste di danno risarcibili quelle derivanti da un eccesso di affidamento da parte del promissa-
rio.
(41) M.A. EISENBERG, The Principle of Hadley v. Baxendale, cit., 583.
(42) M.A. EISENBERG, The Principle of Hadley v. Baxendale, cit., 596-599.
(43) L.A. BEBCHUK & S. SHAVELL, Information and the Scope of Liability for Breach
of Contract: the Rule of Hadley v. Baxendale, 7 J. L. Econ. & Org., 284 (1991).
(44) R. DANZIG, Hadley v. Baxendale: A Study in the Industrialization of the Law, 4
Journal of Legal Studies, 249, 281 (1975). Afferma, a questo proposito, M.A. EISENBERG,
The Principle of Hadley v. Baxendale, cit., 596 ss.: Sellers of relatively differentiated com-
modities will normally learn of any special circumstances as a result of precontract parley.
High-volume sellers of homogeneous commodities can often determine the equilibrium
level of pricing and precaution simply by the use of statistical analysis. In realt Eisenberg
affianca alla regola della proximate rule unobligation of fair disclosure.
I CRITERI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO CONTRATTUALE 267
(45) I. AYRES & R. GERTNER, Strategic Contractual Inefficiency and the Optimal
Choice of Legal Rules, 101 Yale L. J., 729 (1992); L.E. WOLCHER, Price Discrimination and
Inefficient Risk Allocation Under the Rule of Hadley v. Baxendale, 12 Research in Law and
Economics, 9 (1989).
(46) La sua superiorit dipende da circostanze specifiche: il rapporto tra acquirenti
low-risk e high-risk; i costi per ciascuna di queste categorie di fornire informazioni. Su que-
sti aspetti v. J.M. PERLOFF, Breach of Contract and the Foreseeability Doctrine of Hadley v.
Baxendale, 10 Journal of Legal Studies, 39 (1981); I. AYRES & R. GERTNER, Filling Gaps
in Incomplete Contracts: An Economic Theory of Default Rules, cit., 87; L.A. BEBCHUK &
S. SHAVELL, Information and the Scope of Liability for Breach of Contract: The rule of Ha-
dley vs. Baxendale, cit., 284; E.A. POSNER, Contract Remedies: Foreseeability, Precau-
tion, Causation and Mitigation, in B. BOUCKAERT & G. DE GEEST (eds.), Encyclopedia of
Law and Economics, III, The regulation of Contracts, http://encyclo.findlaw.com.
(47) J. S. JOHNSTON, Strategic Bargaining and the Economic Theory of Contract
Default Rules, 100 Yale L. J., 615 (1990), afferma la superiorit della regola della full
expectation in presenza di un potere di mercato del promittente; E.A. POSNER, Contract
Remedies: Foreseeability, Precaution, Causation and Mitigation, cit., 169, conclude per la
preferibilit di ununlimited liability nelle ipotesi in cui le corti, non possedendo le informa-
zioni rilevanti, abbiano bisogno di una bright-line rule.
268 GUIDO SMORTO
(48) Per un esame delle due regole si veda L.A. BEBCHUK & S. SHAVELL, Information
and the Scope of Liability for Breach of Contract: The rule of Hadley vs. Baxendale, cit.,
286.
(49) Per unillustrazione degli effetti in termini di efficienza della regola di prevedi-
bilit v. I. AYRES & R. GERTNER, Filling Gaps in Incomplete Contracts: An Economic
Theory of Default Rules, cit., 87; L.A. BEBCHUK & S. SHAVELL, Information and the Sco-
pe of Liability for Breach of Contract: The rule of Hadley vs. Baxendale, cit., 284; M.A.
EISENBERG, The Principle of Hadley v. Baxendale, cit., 563; J.H. BARTON, The Economic
Basis of Damages for Breach of Contract, cit., 277; J.M. PERLOFF, Breach of Contract and
the Foreseeability Doctrine of Hadley v. Baxendale, cit., 39; W. BISHOP, The Contract-Tort
Boundary and the Economics of Insurance, 12 Journal of Legal Studies, 241 (1983); G.D.
QUILLEN, Contract Damages and Cross-Subsidization, cit., 1125,
(50) 245 N.Y. 284, 157 N.E. 140, 275 U.S. 557 (1927).
I CRITERI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO CONTRATTUALE 269
lievo secondo cui una decisione di segno contrario, che sancisse una re-
sponsabilit per lintero danno subito, determinerebbe un aumento dei
prezzi per tutti i fruitori del servizio a protezione dei pochi che rischia-
no di subire gravi danni.
Tutti questi aspetti dellefficienza sembrano entrati a far parte del
patrimonio della giurisprudenza americana in tema di prevedibilit. Le
corti nordamericane interpretano in modo pi o meno ampio il requisi-
to della prevedibilit utilizzando due criteri concorrenti: il rapporto di
proporzionalit tra danni sofferti e guadagno ottenuto per mezzo del
contratto dalla parte inadempiente e il grado di colpa dellinadempien-
te. Se il criterio basato sulla colpa richiama la dottrina del cheapest cost
avoider e del information forcing, quello della proporzione tra guada-
gni e danni richiama il problema dei sussidi incrociati: la valutazione
circa la sproporzione tra prezzo contrattuale e danno che una simile
doctrine comporta pu essere vista come correttivo per evitare che il ri-
schio anomalo di uno solo non sia sussidiato dagli altri fruitori del ser-
vizio (51).
In tal modo, si restituiscono senso e funzione precisi al criterio in
commento, e sembra possibile superare le difficolt connesse allindivi-
duazione della portata del requisito di prevedibilit accantonando defini-
tivamente i tentativi di soluzione offerti, tanto in civil law quanto in com-
mon law, dallanalisi tradizionale, spesso ridotta, per usare le parole di
Lord Denning, ad un mare di esercizi semantici nei quali nuotare divie-
ne impossibile (52).
Dal common law ricaviamo anche unimportante indicazione sui rap-
porti tra prevedibilit e nesso causale. Da quanto detto fin qui emerge ab-
bastanza chiaramente come il requisito della prevedibilit non differisca
in maniera significativa da quello, applicabile al tort, della proximate ru-
le. Le corti di common law hanno frequentemente affermato che the ru-
le governing remoteness of damage in tort is the same as that prescribed
for breach of contract by the first rule in Hadley Baxendale (53), pur ri-
conoscendo che la regola della prossimit causale determini una mag-
giore ampiezza dellambito di responsabilit del debitore, giustificata dal
fatto che nel contratto il promissario in grado di richiamare lattenzio-
ne del promittente su eventuali conseguenze dannose inusuali che po-
trebbero derivare dallinadempimento (54). E la somiglianza di fondo
ammessa esplicitamente anche da quella parte della dottrina che, criti-
cando lo standard di Hadley v. Baxendale e proponendo che venga sosti-
tuito con quello della proximate cause, riconosce che la scelta tra questi
due criteri sia una scelta tra standard concorrenti di prevedibilit (pi se-
vero quello della proximate rule, meno quello di Hadley), e tra diversi
momenti di applicazione di questi standard (il momento dellinadempi-
mento per la proximate rule, quello della conclusione del contratto per la
regola di Hadley) (55).
6. LEVITABILIT.
(53) Per unampia disamina di questa posizione v. Overseas Tankship (U.K.) Ltd. v.
Morts Dock & Engineering Co. [The Wagon Mound I], 1961 App. Cas. 388, 399 (P.C.);
Overseas Tankship (U.K.) Ltd. v. Miller Steamship Co. [The Wagon Mound II], 1 Lloyds
Rep. 657 (P.C.), cui si rinvia per ampi riferimenti giurisprudenziali.
(54) Koufos v. C. Czarnikow Ltd. [The Heron II], 1 App. Cas. 350, 386 (1967).
(55) M.A. EISENBERG, The Principle of Hadley v. Baxendale, cit., 567-577. Il test di
prevedibilit evocato dalla regola di prossimit causale riguarda, infatti, il momento del-
linadempimento; quello di Hadley v. Baxendale riguarda, invece, il momento della conclu-
sione del contratto. Nello stesso senso, come visto in precedenza, anche G. GORLA, Sulla
cosiddetta causalit giuridica: fatto dannoso e conseguenze, cit., 420.
(56) Il caso classico in diritto americano Rockingham County v. Luten Bridge Co., 35
F.2d 301 (4th Cir. 1929).
(57) Cos J. Hastie in In re Kellet Aircraft Corp., 186 F.2d 197, 198-199 (3rd Cir. 1950).
I CRITERI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO CONTRATTUALE 271
The rule of mitigation of damages may not be invoked by a contract breaker as a basis for
hypercritical examination of the conduct of the injured party. Tull v. Gundersons, Inc., 709
P.2d 940, 52 A.L.R.4th 699, 945 (1985); Brandon & Tibbs v. George Kevorkian Accountan-
cy Corp., 226 Cal.App.3d 442, 277 Cal.Rptr. 40 (1990).
(58) D.B. DOBBS, Law of Remedies, I, 381 ss.; III, 149 ss.
(59) Su questi temi si vedano le riflessioni di L.A. BEBCHUK & S. SHAVELL, Informa-
tion and the Scope of Liability for Breach of Contract: The rule of Hadley vs. Baxendale,
cit., 284; C.J. GOETZ & R.E. SCOTT, The Mitigation Principle: Toward a General Theory
of Contractual Obligation, 69 Va. L. Rev., 967 (1983); D. WITTMAN, Optimal Pricing of
Sequential Inputs: Last Clear Chance, Mitigation of Damages, and Related Doctrines in
the Law, 10 Journal of Legal Studies, 65 (1981).
(60) Per una valutazione delle condizioni economiche della vittima dellinadempimen-
to v. Nyquist v. Randall, 819 F.2d 1014 (11th Circ. 1987). In tema di ricerca di nuove op-
portunit di lavoro v. Parker v. Twentieth Century-Fox Film Corp., 3 Cal.3d 176, 89
Cal.Rptr. 737, 474 P.2d 689 (1970).
272 GUIDO SMORTO
(61) Ford Motor Co. v. EEOC, 458 U.S. 219, 231-232 (1982).
(62) Small v. Combustion Engineering, 681 P.2d 1081 (Mont. 1984). Osserva M.B.
KELLY, Defendants Responsibility to Minimize Plaintiffs Loss: A Curious Exception to the
Avoidable Consequences Doctrine, 47 S. Cal. L. Rev., 391 (1996), che il principio delle
avoidable consequences pi spesso citato di quanto non sia in effetti applicato.
(63) S.J. Groves & Sons Co. v. Warner Co., 576 F.2d 524, 530 (3rd Circ. 1978); Paul
Warzman v. Hightower Productions, Ltd., 53 Md.App. 656, 456 A.2d 82, 40 A.L.R.4th 523
(1983).
(64) Lanalisi economica in tema di duty to mitigate assume che sia la vittima dellina-
dempimento a poter mitigare il danno al costo minore, posto che in caso contrario la parte
inadempiente avrebbe un incentivo a mitigare il danno. Per uninterpretazione della regola
dellevitabilit come espressiva del principio del cheapest cost avoider v. Evra Corp. v.
Swiss Bank Corp., 673 F2d 951 (7th Circ.), 459 U.S. 1017 (1982).
(65) J.G. MACINTOSH & D.C. FRYDENLUND, An Investment Approach to a Theory of
Contract Mitigation, 37 University of Toronto Law Journal, 113 (1987).
I CRITERI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO CONTRATTUALE 273
nella migliore posizione per mitigare il danno (66). Questa lettura divie-
ne immediatamente comprensibile ove si abbandoni langolo visuale del
promissario per adottare una visione congiunta delle dinamiche contrat-
tuali; e si guardi la scelta del promittente di non adempiere come una
sorta di rinuncia irrevocabile alladempimento, con contestuale attribu-
zione al promissario di tutti i futuri costi conseguenti, a fronte della qua-
le la parte inadempiente si assume lobbligo di pagare i danni. Il promit-
tente sceglierebbe, in altre parole, di non adempiere dopo aver verifica-
to che il creditore nella posizione migliore per mitigare il danno.
Linadempimento (ed il conseguente obbligo di risarcire il danno) sareb-
be, in questa luce, uno strumento volto ad ottenere il soddisfacimento
dellobbligazione assunta al costo minore e costituirebbe un invito rivol-
to al creditore a provvedere lui stesso a far fronte alle conseguenze dan-
nose al minor costo con lobbligo di tenerlo indenne attraverso il risarci-
mento del danno (67).
Inoltre, ladozione del mitigation principle, sebbene induca com-
portamenti efficienti da parte del creditore, riduce lefficienza dei com-
portamenti precauzionali del debitore.
Sul piano delle tecniche applicative, lanalisi giureconomica suc-
cessiva ha messo in luce le difficolt di implementazione del mitigation
principle; giudicato utile in contratti aventi ad oggetto beni e servizi per
i quali esiste un mercato sviluppato, ma inefficiente per altre ipotesi (68).
Ed ha sottolineato come il risultato di indurre il creditore ad un compor-
tamento efficiente si raggiunge con qualsiasi misura di danno insensibile
al livello effettivo di danni (69). Una regola possibile per indurre investi-
menti ottimali sarebbe quella che limita il risarcimento ai danni che il cre-
ditore avrebbe subito ove avesse adottato investimenti ragionevoli (70).
(66) C.J. GOETZ & R.E. SCOTT, The Mitigation Principle: Toward a General Theory of
Contractual Obligation, cit., 972 ss.
(67) C.J. GOETZ & R.E. SCOTT, The Mitigation Principle: Toward a General Theory of
Contractual Obligation, cit., 980.
(68) C.J. GOETZ & R.E. SCOTT, The Mitigation Principle: Toward a General Theory of
Contractual Obligation, cit., 970 ss.
(69) E.A. POSNER, Contract Remedies: Foreseeability, Precaution, Causation and
Mitigation, cit., 171.
(70) Un investimento in precaution ragionevole quando i guadagni attesi superano i
costi.
274 GUIDO SMORTO
7. LA CERTEZZA.
(87) Questa affinit sottolineata anche da Judge Posner nel pi volte citato caso Evra
Corp. v. Swiss Bank Corp., 673 F2d 951 (7th Circ.), 459 U.S. 1017 (1982).
(88) Largomento sviluppato da R.A. EPSTEIN, Beyond Foreseeability: Consequential
Damages in the Law of Contract, cit., 105.
(89) C.J. GOETZ & R.E. SCOTT, The Mitigation Principle: Toward a General Theory of
Contractual Obligation, cit., 969.
278 GUIDO SMORTO
(90) Marcella v. ARP Films, Inc., 778 F.2d 112 (2nd Circ. 1985). Al di fuori delle ipo-
tesi di emotional or mental distress si veda, ad esempio, Kenford Co. v. County of Erie,
73 N.Y.2d 312, 540 N.Y.S.2d 1, 537 N.E.2d 176 (1989). In questo caso la mancata costru-
zione di uno stadio ad opera del convenuto aveva determinato un mancato incremento del
valore dei terreni dellattore. Le prospettive di aumento di valore erano note al convenuto.
Ci nondimeno, in base al test di Hadley, non stato considerato responsabile per il man-
cato incremento.
(91) Cos J.A. SEBERT JR, Punitive and Nonpecuniary Damages in Actions Based upon
Contract: Toward Achieving the Objective of Full Compensation, cit., 1588 ss. In giurispru-
denza v. Valentine v. Gen. Am. Credit, Inc., 362 N.W. 2d 628 (Mich. 1985); Keltner v. Wa-
shington County, 800 P. 2d 752 (1990).
(92) E.A. POSNER, Contract Remedies: Foreseeability, Precaution, Causation and Mi-
tigation, cit., 172.
(93) M. GRAZIADEI, The Functionalist Heritage, cit., 117.
I CRITERI DI DETERMINAZIONE DEL DANNO CONTRATTUALE 279
sere gli scopi che, attraverso gli istituti esaminati, lordinamento inten-
de perseguire. Una lettura dei criteri di delimitazione del danno consa-
pevole di questi scopi consente, a nostro avviso, di superare buona par-
te delle difficolt interpretative, delle incertezze e delle reciproche rela-
zioni che abbiamo visto caratterizzare la riflessione dottrinaria e la pro-
duzione giurisprudenziale sul punto, fornendo cos allinterprete criteri
pi certi.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
A BOCCHINI; 25; 26
BOITARD; 77
ACCURSIO; 136 BONA; 54
AKERLOF; 223 BONFANTE; 157
ALESSI; 167 BONILINI; 54;
ALPA; 4; 87 BRAUCHER; 168
AMATO C.; 52; 53; 55 BRUGI; 107
AMBROSETTI; 124; 139; 140; 164 BRUNETTI; 106
ARISTOTELE; 115; 116; 131; 132; 171 BUSCARINI; 99
ASCARELLI; 3; 148 BUSNELLI; 13; 90
ATIYAH; 158; 159; 163; 195 BUSSANI; 3
AYRES; 120; 160; 167; 246; 247; 267; 268
C
B
CAETANO; 123
BARBEYRAC; 132 CALABRESI; 63; 187; 192; 221; 232; 237;
BARCELLONA M.; 3; 56; 57; 113; 146; 147; 263
148; 149; 150; 152; 153; 154; 157; CANNATA; 143
166; 167; 251 CARBONE P.L.; 27
BARCELLONA P.; 136 CARBONE V.; 90; 94
BARNETT; 125 CARBONNIER; 229
BARTON; 191; 197; 211; 268 CARNELUTTI; 80; 84; 152
BAUDRY-LACANTINIERE; 156 CARPINO; 27
BEBCHUK; 197; 207; 266; 267; 268; 271 CARUSO; 16
BECKER; 226 CASSIRER; 166
BELLANTUONO; 198 CASTRONOVO; 71; 79; 81; 82
BELOW; 142; 143 CATTANEO; 107
BENSON; 125; 168 CECCONI; 99
BENTHAM; 226 CENDON; 103
BIANCA C.M.; 11; 15; 28; 29; 90; 103; 107 CHABAS; 93
BIGIAVI; 80; 81 CHE; 120; 212
BIRKS; 118 CHIRONI; 156
BIRMINGHAM; 168; 191; 192; 193; 197 CHUNG; 212
BISHOP; 268 CINELLI; 94
BOBBIO; 133; 135; 136 COHEN; 159
288 GUIDO SMORTO
COMPORTI; 78 F
COOTER; 4; 17; 104; 168; 186; 187; 191;
209; 210; 211; 213; 214; 215; 216; 265 FARNSWORTH; 15; 47; 49; 67; 118; 182;
COSENTINO; 191 183
COSTANZA; 54; 57; 101 FEINMANN; 162
COTTINO; 22; 24 FERRERI; 63
COVIELLO JR.; 81 FERRINI; 81
CRASWELL; 126; 163; 169; 179; 186; 188; FLEMING; 275
189; 190; 191; 220; 224; 227; 247; 274 FRANZONI; 10; 15; 16; 31; 53; 99; 100;
CRISCUOLI; 47; 108; 109; 110; 111; 159; 103; 107
230; 259 FRIED; 158
CUJACIUS; 144 FRIEDMAN L.; 162
FRIEDMANN D.; 118; 125; 173; 176; 180
D FRYDENLUND; 272
FULLER; 129; 168; 172; 173; 175; 179;
DANGELO; 111 181; 262
DANZIG; 178; 266
DAWSON; 192 G
DE CUPIS; 2; 10; 12; 25; 31; 90; 91; 92;
94; 98; 103; 104; 107; 156; 157 GABEL; 162
DE FILIPPIS; 155
GALASSO A.; 77
DE MARCO; 78
GALASSO G.; 77
DE MARZO; 108
GALGANO; 145; 148; 149; 159
DE MATTEIS; 92
GAMBARO; 4
DE MOLINA; 125; 139; 140
GARDANI CONTURSI LISI; 22; 24; 30
DE ROBERTIS; 142; 143
GAROUPA; 227
DE RUGGIERO; 155
DE TILLA; 44 GERGEN; 130; 181
DELLUTRI; 104 GERTNER; 246; 247; 267; 268
DEMOLOMBE; 229 GIAMPIERI; 87
DENOZZA; 4 GILMORE; 158; 162; 175; 194; 260
DI MAJO; 2; 13; 81; 170 GIOJA; 154
DI PAOLA; 111 GIORGI; 156
DI PRISCO; 107 GIORGIANNI; 228; 236
DIAMOND; 198 GOETZ; 177; 198; 211; 255; 271; 273; 277
DOBBS; 49; 88; 89; 261; 262; 271; 276 GOLDBART; 120; 247
DOMAT; 150; 151 GOLDBERG; 254; 258
DU MOULIN; 145; 146; 147 GOODHART; 119
GORDLEY; 123; 124; 125; 126; 127; 133;
E 134; 160
GORLA; 4; 75; 76; 77; 90; 91; 92; 94; 95;
EDELMAN; 67; 118; 184 96; 105; 107; 108; 160; 270
EDLIN; 216; 217; 235 GRAZIADEI; 3; 5; 278
EISENBERG; 17; 127; 128; 168; 186; 187; GRAZIANI; 15
211; 216; 265; 266; 270 GRECO; 22; 24
ELKIN-KOREN; 68 GROSSI; 124
EPSTEIN; 261; 275; 277 GROTIUS; 132
INDICE DEGLI AUTORI 289
V Z